La storia che non abbiamo mai raccontato.

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    Soffice, dolce neve.
    Capitolo 3.


    La neve cadeva copiosa sui monti della Scozia e il Natale alle porte portó con esso la divisione dei ragazzi del castello, si dividevano tra quelli che tornavano a casa e quelli che rimanevano a scuola. Io avevo deciso di passare una settimana a casa, nel territorio inglese, per constatare i progressi di mamma e verificare come se la passavano i miei fratelli. Lavoravano già e ben presto anche io sarei stata indipendente. Si sapeva comunque che non navigavamo nell'oro, mio fratello piu grande si sarebbe sposato a momenti e mamma sarebbe rimasta a casa con quello più piccolo. La sua depressione, ogni volta che tornavo, sembrava definire erroneamente la sua età :quell ex modella appariva più anziana di quello che in realtà era. Nonostante ciò avevo intenzione di presentare Jonathan a casa, questo inverno. Forse la notizia l'avrebbe resa spensierata per un po'. Almeno era l'effetto che avevo visto in lei quando il piu grande si era fidanzato.
    In attesa di proporre a Jon di conoscere quella che era la mia famiglia, gli avevo chiesto di preparare una valigia e di trovarci alla stazione del treno St Pancras, a Londra. Non gli avevo anticipato niente volutamente perché volevo fargli una sorpresa coi fiocchi. Avevo organizzato tutto nella mia testa servendomi di fonti attendibili e di amicizie che mi avevano aiutata.
    Appena lo vidi arrivare il mio cuore iniziò a scalpitare, col giubbotto lungo e scuro era davvero bellissimo ai miei occhi. I suoi ricci ribelli erano una di quelle cose che del suo fisico amavo particolarmente.

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    Ci infilai le dita, abbandonando la maniglia delle valigia, assaporai le sue labbra. Pronto? Domandai tutta eccitata, lo presi per mano. Chiudi gli occhi. Mi impegnai tanto, ci smaterializzammo insieme e mentre i nostri corpi subivano lo stress della pratica, io pensai assiduamente a dove stavamo andando.

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    E dinanzi ai nostri sguardi un panorama mozzafiato si estendeva da destra a sinistra. La magnificenza delle montagne regnava sovrana così come il silenzio e il chiarore dovuto alla quantità di neve sparsa ovunque. Benvenuto a Tromsø! La mia voce vibró dalla contentezza. La Norvegia era bellissima, ma questo luogo era speciale: i tramonti assumevano un colore assurdo ed era possibile assistere al fenomeno dell'aurora boreale. Vedi.. Aggiunsi indicando un loft sulla destra, a duecento metri da dove eravamo. L'edificio era tutto in legno e il primo piano presentava un'enorme facciata in vetro in direzione dei picchi Tromsdalen. Alloggeremo là, é tutto già apposto ridacchiai incredula. Lo sai che Da entrambi i lati ci sono ponti che collegano il centro con le periferie, e anche un tunnel sottomarino verso Tromsdalen? Mi voltai verso di lui, gli occhi luminosi. I trolley erano fermi sulla neve con le rotelle tutte sporche. Intersecai la sua mano. Questo luogo veniva chiamato la Parigi del Nord spiegai stringendogliela. Raccontano tante storie su questa cittadina.. non le ricordo tutte però non siamo molto distanti dal Polo Nord. Il gelo cominciava a raffreddare i nostri indumenti. É la nostra prima vacanza insieme, Jonathan.
    Era la vigilia di Natale, il mio sguardo ricercó il suo. Chissà come sarebbero stati i giorni insieme.

     
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    Era così felice Jonathan di poter passare qualche giorno insieme alla sua corvonero preferita, aveva passato l'ultima settimana dai suoi genitori nel miglior modo possibile. I suoi genitori erano sempre esigenti di averlo a casa quando tornava dal Hogwarts per le vacanze, erano così affezionati al loro figlio unico che quando tornava a casa passava la stra grande maggioranza di tempo insieme a loro, evitava di vedere troppi amici quando c'erano le vacanze, si concentrava ad esempio nella pesca insieme a suo padre, oppure capitava di fare uscite fuori porta in posti stupendi. Ma questa volta nella sua vita c'era qualcun'altra: Zoya aveva un posto speciale e un paio di giorni insieme e lontani da tutti ci volevano. Era infatti la prima volta che si ritrovavano soli in un luogo lontano che non era la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. < Ciao! > Il cuore del tassorosso palpitava dalla gioia quando la vide arrivare in stazione, si lasciò addolcire dalle sue labbra e poi la prese per mano. Bastarono pochi passi per nascondersi, chiuse gli occhi.
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    < Prontissimo! > poi si smaterializzarono in un posto completamente diverso, e quando riaprì gli occhi non poté evitare uno sguardo meravigliato per così tanta bellezza intorno a loro. < Ma è stupendo!! Non ci ero mai venuto. > aggiunse con stupore mentre lei faceva vedere il bellissimo posto dove avrebbero preso posto in quei giorni di pace. < Non ci credo.. È così bella quella casa!! Come hai fatto a prendere la più bella? > la guardò ridacchiando anche lui, chiaramente era una battuta e mettendo le mani sui suoi fianchi la alzò da terra e girando su se stesso la fece praticamente volare, era così felice e stupito per ciò che aveva organizzato. Quando finirono di girare, la strinse a sé in un caloroso abbraccio. < Si, è la nostra prima vacanza insieme! E sarà bellissimo esplorare questo posto, vedo che anche a te piace esplorare il mondo.. Siamo d'accordo! > tutte le storie che lei racconta lui non le conosce, per questo la curiosità è immensa, e poi stare con lei in un posto del genere aumentava ancora di più il fascino che quel luogo aveva. Era tutto così stupendo. La prese per mano e insieme si avviarono verso l'edificio in legno. Si fece scappare altri complimenti quando videro il luogo dall'interno, era davvero tutto stupendo. Si ritrovarono affacciati alla terrazza e guardavano il panorama, Jonathan non smetteva di fare avanti e indietro per guardare il tutto da ogni angolatura. < È davvero bello.. Interessante.. > per sbaglio si trascinò la sedia a dondolo che cadde a terra facendo un rumore pazzesco. Lui impacciato la prese e la sistemò. < Oh per merlino, neanche l'avevo vista. Spero di non rompere nulla in questi giorni ahahah! > rise e si avvicinò a Zoya che lo guardava con un sorriso infinito. Avvolse lei con le sue braccia intorno alla vita e la guardò negli occhi < Grazie per questa bellissima sorpresa. > stampo' un bacio sulle sue labbra e sorrise < Dunque, sei tu l'esperta.. Dove andiamo?? > da lì a poco sarebbero partiti per cominciare davvero ad esplorare e a godersi quelle giornate tutte per loro.

     
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    Il fracasso della sedia mi fece sobbalzare, ero così incantata in quel momento alla vista che si vedeva dalla finestra e dalla presenza di Jon che non avevo controllato ogni suo movimento. Il cuore mi andò a mille in un secondo, ma lui con i suoi occhi riusciva decisamente a fare di meglio. Mi avvicinai a lui, posando una mano sulla sua che teneva fermo lo schienale che dondolava ancora. Il suo bacio arrivò leggero, sulle mie labbra. Mi scaldò all'istante e mandò via qualsiasi tremolio generato dallo spavento improvviso. A ridosso delle sue labbra comparve un sorriso, appoggiai ancora le mie sulle sueOvunque tu voglia, Jon. La voce è carica di sentimento, non ho bisogno di andare da nessuna parte a dire la verità, tu sei il mio luogo preferito. Ma questo panorama non possiamo perdercelo, mi voltai verso la vetrata pulita che faceva vedere le acque sottostanti, le montagne bianche ed enormi. Guarda! Indicai la vista trascinandolo con me a ridosso. L'alito delineò un piccolo cerchio con un dito tracciai un cuore sullo stesso. Ridacchiai e dondolandogli la mano tutta eccitata dissi. Andiamo! Passeggiata sulla neve, andiamo là sopra! Con un cenno di mano feci segno di mettere gli scarponi e cogliere quella piccola tormenta che avrebbe reso tutto più magico.



    Poco dopo fummo fuori, una scia di peste delineava il nostro passaggio. A tratti lo guardavo, di fianco a me i suoi ricci scuri erano punteggiati da piccoli fiocchi ghiacciati. Arrossivo vistosamente. Camminammo correndo, intersecando le mani e indicando ogni particolare che ci piaceva. Ben presto trovammo un sentiero in mezzo ad un boschetto, la strada era un po' ripida ma portava ad un'altura percorribile. Avanti, ci siamo quasi lo esordii. Mi ero informata su cosa vedere, una volta arrivati nella piazzola avremmo visto il lago dall'alto molto da vicino. Sarebbe stato bello conservare una foto magica di noi. Che ne dici di creare un album fotografico? Possiamo creare una cronologia di dove andiamo per il mondo! Il lago si presentò sotto di noi, la natura taceva, la neve cadeva copiosa. Il berretto mi teneva coperte le orecchie, il naso era rosso e il vapore usciva come nuvolette ribelli dalle mie labbra. Gli occhi azzurri brillavano. Secondo te è ghiacciato? Sai pattinare Jon?


     
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    Jon sentì un calore avvolgere ogni singola parte del suo corpo, rimase a fissare gli occhi chiari di Zoya e la faccia di lui era serena, avrebbe voluto congelare quel momento per sempre, stamparlo completamente nel suo cuore. Il loro bacio alla vista di quel panorama stupendo, non era un sogno ma una solida realtà. Jonathan sorrise alle sue parole poco dopo aver assaggiato di nuovo le sue labbra, poi si voltò per guardare il panorama insieme a lei che disegnò un cuore, e per farlo in bellezza lui ci aggiunse una freccia che andava a conficcarsi nel cuore. Si perché lui si sentiva esattamente così, trafitto completamente da quell'amore così puro, così bello e così innocente. Avrebbe voluto conservare per sempre ciò che stava provando in quel momento, un'immensa felicità. Insieme si dirissero fuori e andarono a passeggiare sulla neve, arrivarono in un boschetto che sembrava davvero incantato, Jonathan teneva stretta la mano della corvonero per aiutarla a salire perché la strada si era fatta ripida. < Wow sai che ho portato proprio la macchina fotografica? Certo che dobbiamo fare tante foto! Faremo un bellissimo album. > la prese da dentro il suo grande cappotto nero, aveva delle tasche enormi all'interno dove praticamente ci entrava tutto. Quando arrivarono di fronte al lago rimasero entrambi stupiti. < È stupendo!! Certo che so pattinare, proviamo?? > esclamò, poi la invitò a voltarsi < Facciamo una foto su! Voltati. > avevano il lago alle spalle, Jon tese il braccio per dare una prospettiva alla foto e si servi dell'autoscatto < Ciiiis! > la foto scattò e la polaroid uscì la foto fresca fresca, il tassorosso agitò la foto per asciugarla per bene, dopo di che la passò a Zoya con una faccia perplessa < Ma tu sai mica chi è questa qui? > indicò Zoya sulla foto scherzando, poi la prese per mano e insieme scesero fino al lago ghiacciato. Fu a quel punto che da un'altra tasca uscì fuori un piccolo sacchetto magico, lo fece diventare a misura normale e lo passò prima a Zoya che ne estrasse dei pattini per lei, poi per lui. < Pronta?? > la prese per mano e insieme scivolarono sul lago ghiacciato, lui teneva forte la mano di lei come fosse davvero la cosa più preziosa al mondo, aprí il suo cappotto che svolazzava qua e là, ogni tanto si guardavano, tutto intorno a loro era candido e veloce, erano in sintonia persino quando pattinavano. I fiocchi di neve ricadevano sui loro corpi facendoli brillare, i loro sorrisi erano contagiosi e solo le loro voci si udivano in quell'angolo di paradiso. < Facciamo una cosa, prendi le mie mani. > incrociarono le braccia e si diedero le mani, iniziarono a girare, erano uno di fronte all'altro e tutto intorno a loro iniziò a girare forte, risero forte per tutto il tempo fin quando Jonathan cadde in modo buffo, ma si portò con sé anche Zoya, insieme caddero a terra ma fece in modo che finisse lui con le spalle sul ghiaccio, prese la corvonero dai fianchi e se la portò completamente addosso, ora erano occhi negli occhi, Jonathan avvolse Zoya con tutto il cappotto, la richiuse all'interno insieme a lui, se lei lo avesse voluto, non poteva scappare. Lui la guardò intensamente negli occhi, il silenzio della natura lì avvolgeva, tutto era stupendamente magico. Bisbigliò solo due parole, un semplice ma intenso < Ti amo. > poi non riuscì a resistere e tornò ancora una volta ad assaporare le sue labbra.

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    Jonathan mi stupì, non ci potevo davvero credere aveva davvero una macchina fotografica con sè. Sei incredibile! esclamai con gli occhi luccicanti in sua direzione e arrossendo un po'. Usò l'autoscatto e scattò quella che sarebbe stata la nostra prima foto dell'album. Oltre a quelle che gli altri ci avevano fatto finora del resto, alle feste della scuola e ad eventi. Questa aveva un altro valore, l'avevamo fatta insieme perché lo volevamo. Ci credevo tanto a questa raccolta, un giorno seduti sul divano avremmo magari sfogliato quelle pagine ingiallite in cui vedevamo noi giovanissimi e spensierati. Chissà dove avremo preso la prima casa, se saremmo riusciti ad avere una famiglia un giorno. Erano i sogni di una donna in crescita, che sentiva un sentimento vero con la persona che in questo momento rideva con lei.
    Scendemmo poi al lago e da un piccolo sacchetto comparvero dei pattini. Sai pattinare Jon? domandai incredula. Diciamo che le origini russe mi hanno un po' plasmato su questo sport, mi piaceva farlo da piccola, ci andavo con i miei due fratelli. Ridacchiai convinta che se non era capace in qualche modo avremmo fatto un giro lo stesso sulla superficie ghiacciata. Invece mi stupì, cominciammo a slittare insieme, mano nella mano e con lo stesso ritmo. Molte volte durante le curve incrociai il suo sguardo, la sciarpa mi teneva caldo il collo e i biondi capelli si ribellavano da essa e dal berretto. Wao Jon! Attenzione, curva a destra! urlai mentre con il mento indicavo la direzione. La neve continuava a cadere sulle nostre teste, il berretto scuro cominciò ad avere un velo di neve ghiacciata fra i ricami e il pon pon soffice.
    Presi le mani di Jon come mi consigliò, iniziammo a girare come una trottola e io gridai felice come lo ero stata gran poche volte in vita mia. Ad un tratto per il freddo o chissà quale cosa, Jonathan scivolò indietro e finì con la schiena parallela al ghiaccio che rivestiva il lago e io tirata dalla forza della caduta ci finii sopra.



    Eravamo stesi uno sull'altra, ridacchiammo come dei bambini. Mi trovai avvolta nel suo cappotto nero, come una coperta mi teneva stretta a se. Mischiai il mio sguardo col suo, vi era un reciproco studio e una sensazione aleggiava tra di noi. Le nuvolette di fumo si fondevano insieme, il mio naso rosso e ghiacciato andrò a posarsi sul suo, gli occhi si chiusero e udii una dedica che sciolse anche il brivido di freddo più ostinato. Le mie labbra si tirarono in un sorriso liberatorio: era ciò che stavo assiduamente pensando di dirgli nell'ultimo mese. Il cuore iniziò a tamburellarmi nel petto, appena aprii gli occhi vidi i suoi, grigi e striati di verde e blu, un colore dove mi ci perdevo ad ogni sguardo. Erano così vicini e belli, l'ambiente che ci circondava poteva definirsi solo magico. Magico come quello che ci stavamo scambiando e stavamo sentendo. Il mio cuore pulsava a ridosso della zona del petto dove a lui mancava, eravamo complementari e così ne fui certa. Ti amo anche io Jonathan Bennet. La mia voce era carica di sincerità e le mie labbra si intersecarono alle sue. La neve cadeva come un dolce velo sulla nostra figura immobile ma viva. Sembrava una carezza o un augurio per il futuro. Ero certa di averlo trovato, fra tutti, con una fortuna pazzesca, la persona che avrei amato per tutta la vita.
     
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    Anche in quel momento Jonathan avrebbe voluto avere il potere di fermare il tempo, tutto ciò che provava dentro il suo cuore era perfettamente rispecchiato tutto intorno a loro, la pace regnava sia dentro che fuori e sembrava di essere in paradiso. Avrebbe voluto rimanere per sempre abbracciato a lei, il suo sguardo era fisso negli occhi chiari della ragazza, era completamente perso nei suoi occhi quando lei rispose alla sua breve frase con un sorriso, con una frase che a Jon aprì completamente il cuore, ma la ferita che aveva appena ricevuto era tutt'altro che dolorosa, era come una lama tagliente che fece fiorire fiori da quell'apertura invisibile nel suo cuore, quello era il momento in cui decise di farvi entrare per sempre Zoya, perché Jonathan credeva e crede ancora adesso, che una persona importante ti rimane per sempre dentro aldilà di come le cose possono poi andare. Sorrise al Ti amo della corvonero, la strinse ancora più a sé e la baciò. Era tutto incredibilmente bello, stavano vivendo in pieno uno dei periodi più belli della loro vita. Dopo che stettero un paio di minuti in quella posizione, finalmente decisero di rimettersi in piedi, mano nella mano proseguirono la passeggiata sulla neve ancora più felici di prima, col naso rosso per il freddo, i vestiti un po' umidi. Jonathan si abbassò per prendersi una palla di neve < Che ne dici se adesso facciamo un po' di guerra? > e senza pensarci due volte gliela lanciò e scappò via, perché sapeva benissimo che Zoya si sarebbe vendicata in fretta, infatti subito dopo riuscì ad acchiapparlo. Si divertirono parecchio e poi andarono a mangiare in uno di quei ristoranti rustici e montagnoli, poi tornarono a casa inzuppati di neve perché aveva nevicato molto sulla strada del ritorno. Zoya si era ritrovata in bagno ad asciugare i suoi capelli con l'aria calda del phon quando Jonathan entrò mettendosi dietro alle sue spalle, guardandola attraverso lo specchio. I suoi capelli ricci erano spettinati, la sua maglietta bianca s'intonava con la carnagione chiara del suo viso esaltando gli occhi e il sorriso che aveva in quel momento. < Faccio io. > Tolse il phon dalle mani della ragazza e continuò lui ad asciugare i capelli di lei, con delicatezza, guardandola di volta in volta negli occhi attraverso lo specchio. Spense il phon e si preoccupò di pettinargli i capelli, sapeva quanto fosse rilassante farsi fare i capelli da un'altra persona, tante volte sua madre aveva toccato i suoi capelli ricci, a volte si era persino addormentato. Iniziò bisbigliare una canzone mentre le sue mani si intersecavano tra i capelli biondi di lei < When the night has come
    And the land is dark
    And the moon is the only light we'll see
    > avvolse le sue braccia intorno alla sua vita e posò un bacio sulla sua guancia, la voltò e cinse la sua vita con le mani, < No I won't be afraid
    Oh, I won't be afraid
    Just as long as you stand, stand by me
    > facevano finta che ci fosse la musica,
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    la fece dondolare solo un po' prima di baciarla con passione fino a stringerla con le spalle contro la parete del bagno, la guardò intensamente negli occhi mentre la sua mano prendeva la bretella della sua canottiera e l'abbassava facendola cadere lungo il braccio. Rimase a fissarla negli occhi a pochi centimetri dalle sue labbra mandando segnali di intesa, cercando di fargli comprendere quanto la voleva, quanto la desiderava.

    sto cantando Stand by me di Ben E. King click!

    Quando cadrà la notte
    e la terra sarà buia
    E la Luna è l'unica luce che vedremo
    no, non avrò paura
    oh, non avrò paura
    finché tu sarai con me, sarai con me
     
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    Nooo! Ma davvero? schiamazzai in sua direzione, mi mancava il fiato dal ridere quando la sua palla di neve mi colpì sul fianco. Mi faceva male la pancia dal divertimento e senza pensarci molto mentre lui se la dava a gambe mi chinai e con le mani feci una piccola piramide di neve per poi schiacciarla e fare quella che sembrava una palla più grossa del normale. Cominciai a correre con quella in mano, dovetti tenermi durante una curva fatta troppo in fretta, rischiando di andare a terra quindi gliela lanciai dritta sulla schiena. Lui accusò il colpo in modo teatrale. La sua risata mi mandava in subbuglio lo stomaco, quanto amavo quelle farfalle che schizzavano sulle pieghe interne e dio, quanto calore mi faceva sentire la sua voce. La sua voce. Ne conoscevo le sfumature, ogni piccola cadenza, spesso la sentivo anzi la bramavo prima di addormentarmi nel baldacchino della torre ovest. In questa mini vacanza finalmente avremmo potuto dormire insieme. La prima di molte altre volte, speravo. Avevo voglia di svegliarmi di fianco a quel ragazzo riccioluto, intrufolare le mie dita fra quei ribelli capelli, sentire il lenzuolo caldo avvolgerci e rimanere lì, anche senza dire molto. Mi bastava la sua presenza. Lo raggiunsi e tirai il cappotto da dietro facendolo voltare, quindi mi addossai a lui puntando le iridi sulle sue Sapevo che saresti arrivato sussurrai. Ti ho aspettato tutto questo tempo. Sei tu la persona giusta. Tu, nella mia vita, prima o poi. gli rubai le labbra per poi schizzare via con un urlo di estrema felicità.
    La sera mangiammo insieme, i piatti tipici del posto, una neve fitta ci accompagnò fino al nostro nido perfetto. I miei capelli erano tutti bagnati e poichè avevo paura di ammalarmi mi infilai nel bagno per lavarmi e compormi. Avevo in mente di guardare il cielo attraverso la vetrata immensa, la luna specchiarsi su quel manto acquoso, seguire con la punta del naso i fiocchi che cadevano imperterriti a terra. O chissà che altro, come prendere una tazza di thè bollente con mezzo corpo nascosto fra le lenzuola pesanti. Jon comparì dietro di me, lo vidi attraverso lo specchio, prese in mano il phon e cominciò a pettinare i miei capelli lunghissimi. Socchiusi gli occhi, la sua dolcezza sembrava una coccola. Le mie gote presero fuoco quando la sua voce cominciò a cantare un pezzo di canzone. Le parole erano bellissime e sapevo che non le stava dicendo con banalità. Era bravo e soprattutto dolcissimo, mi incantai sul suo viso riflesso, mentre le sue gesta mi parevano sempre più lente e cortesi. Infine il phon fu messo da parte, le sue braccia mi cinsero e con un gesto veloce ma rispettoso mi ritrovai voltata verso di lui. Lentamente mi soffermai sul suo dorso coperto solamente da una t-shirt bianca. Un brivido mi percorse mentre il suo fiato soffiava sulla mia pelle, le sue mani appoggiate ai fianchi. Mi facevano sentire sua. I versi della canzone sciolsero ogni parte di me, più di come lo ero già. Mi lasciai andare a quel movimento perfetto, pensai al suono degli strumenti che potevano andare bene per quelle strofe. Cantata da lui la canzone era già perfetta.



    La mia schiena toccò il muro, spinta da un suo bacio affamato, non opposi resistenza, la mia lingua intersecò la sua mentre una vampata si impadronì di me. Rabbrividii quando le sue dita armeggiarono con la spallina della canotta. Per un breve lasso di tempo lessi i suoi occhi, trovandoci tutto quello che anche io desideravo, bruciai la distanza fra noi, i nasi si sfiorarono e le labbra si assaporarono con una velocità più alta. Ti voglio. Uniti in quello che era un bacio appassionato venato da una nota corporea, ci dirigemmo automaticamente fuori dal bagno verso il letto, le mie mani sfioravano il suo petto, trovandovi superfluo il tessuto. Non servivano parole, ci capivamo vista l'intesa pazzesca che alleggiava tra di noi, le sue gambe si addossarono al mobile del letto, volutamente lo spinsi indietro delicatamente. Staccandosi da me cadde di schiena sul materasso e con una risata calda lo raggiunsi. Mi sedetti a cavalcioni su di lui, in mutande visto che non avevo terminato di sistemarmi prima, gli sorrisi dolcemente e ricercai di nuovo un suo bacio. Dentro alla stanza cominciava a fare veramente caldo, cosa che di certo non dipendeva dalla regolazione interna del locale. Il naso sfiorò il suo lobo, gli occhi socchiusi. Cosa mi fai, Jonathan mi mandi fuori di testa. Vi era tanta bramosia nella mia voce ma anche tanta dolcezza e sentimento.

     
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    Gli occhi della ragazza parlarono da soli, dicevano la stessa identica cosa che dicevano quelli di Jonathan, entrambi desideravano la stessa cosa e al sol pensiero di sapere che finalmente, liberi dalle mura scolastiche, potevano davvero stare insieme per tutta la notte, avevano entrambi la necessità di donarsi reciprocamente. Jon capì che Zo accettò subito l'invito, si fecero trasportare da una marea di baci fino ad arrivare sul letto, quando il tassorosso si ritrovò la ragazza sopra di lui avvampò, le sue guance si arrossarono ma la voglia di avere lei ebbe la meglio, difficilmente si lasciava scolpire dall'imbarazzo, cosa che poteva sembrare strana visto che nella maggior parte di cose lui era sempre stato impacciato. Prima si lasciò baciare, chiudendo gli occhi assaporò le labbra di Zo', poi la sua frase sussurrata lo mandò in tilt, ma lui reagì con la sua solita dolcezza, senza esagerare, accompagnandola con semplici e lenti gesti, tutto era condito di sguardi d'intesa, lui giocava coi suoi occhi, scavava l'anima di Zoya in una maniera profonda. Non parlò, non disse neanche una parola. Le sue mani tirarono via la canotta della ragazza e quando la vide in intimo roteò su di lei ed ora era lei che si ritrovava sdraiata sul letto, lui rimase su di lei senza schiacciarla troppo, i suoi baci delicati attraversarono tutto l'addome di Zo' e con le sue mani fece scivolar via gli slip della ragazza. Sorrise Jon quando tornò a guardarla negli occhi, la prese per i fianchi e capovolse nuovamente la situazione: lei adesso era interamente distesa su di lui, i loro occhi si mischiavano in una serie di sguardi d'intesa, fu lì che si prese tutto il tempo per gustare le labbra di lei con una serie di baci, poi tornarono a guardarsi negli occhi e le loro mani si intersecarono, fu solo in quel momento che Jonathan parlò dopo aver fatto silenzio per lungo tempo. Hai reso la mia vita un sogno ad occhi aperti. le sue mani slacciarono il suo reggiseno, tolse l'ultimo pezzo di intimo che la ricopriva, i suoi occhi guardarono il suo seno, poi la spinse facendola cadere con le spalle sul materasso, lui si sedette a cavalcioni su di lei e tolse via la sua maglietta, poi si abbassò e andò a baciare il collo di Zo' con una passione tale da assomigliare ad una lava ardente che brucia qualsiasi cosa. Era così che si sentiva.
     
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    Avevamo un'intesa pazzesca perchè non vi era bisogno di chiarie cosa ognuno voleva. Entrambi eravamo consci e desiderosi di aversi. Io non ero mai stata con nessun ragazzo prima di lui, non sentivo comunque la necessità di dirglielo a parole, ero certa che Jon capiva dal mio modo imbarazzato di agire e anche dal fatto che alcune gesta non mi venivano naturali. Volevo ma mi sentivo inesperta quindi mi lasciai cullare dalla sua dolcezza. Lui era sempre stato un ragazzo premuroso, mi aspettavo la stessa cosa in questo momento e in qualsiasi modo sarebbe andata credevo sarebbe stato bellissimo. Assaporai le sue labbra avidamente, trovarmi senza nulla ai suoi occhi di li a poco mi fece sentire per un secondo imbarazzata. Fu il suo sguardo, carico di rassicurazione e sciogliere tutte le incertezze che avevo. Ci rotolammo un paio di volte per poi trovarmi stesa su di lui, la sensazione della sua pelle sulla mia in quel modo era nuova. Ciononostante mi sentivo pronta per tutto questo. Ci legava qualcosa di grande e non avevo alcun dubbio di volerlo mio in tutti i senti e lasciare che lui mi facesse sua per davvero. Le sue parole giunsero come una dolce mano, era ciò di cui avevo bisogno. Sei la cosa più bella che ho mormorai mentre il fiato cominciava a mancare poichè l'asticella andava ad alzarsi. Tu sei la mia persona, Jon! sussurrai in sua direzione. Non mi ero mai aperta con nessuno in quel modo e qualsiasi cosa gli avrei detto non sarebbe mai stata abbastanza per dirgli cosa sentivo dentro di me. Non avevo mai amato nessuno a dire la verità. Quello che gli stavo dicendo era una dichiarazione d'amore che mi faceva schizzare il cuore nel petto. Anche la situazione aumentava i ritmo. Quando i gancetti scattarono un brivido mi percorse e ritrovarlo ad osservarmi così da vicino fu appagante. Perchè lui apprezzava come ero e non mi faceva sentire incerta.
    I suoi baci e la sua lingua bruciavano sulla mia pelle e non feci a meno di chiudere gli occhi. Con le dita mi insinuai sotto la sua maglietta, spostandola verso il capo e sfilandola. Jonathan mi era sempre piaciuto e nonostante fosse la prima volta in cui ci trovavamo in questo contesto, la mia reazione fu palesemente accondiscendente. Lo volevo, era chiaro. Cercai le sue labbra spingendo il naso sul suo, morsi il labbro con dolcezza e mi soffermai con le dita sul suo petto. Esse scivolarono intimandolo di spogliarsi del tutto. Credo di stare per impazzire rilasciai un buffetto sulla sua guancia arrossata. Questo desiderio è una cosa nuova per me. Infine glielo dissi, anche se mi ero promessa che era superfluo. Inoltre con ciò fu chiaro che la sua presenza e il suo corpo mi lasciavano tesa e bramosa.
     
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    Udì delle parole davvero grandi Jonathan, non si poteva misurare la quantità di amore che si stavano scambiando, non poteva credere che davvero stava succedendo una tale magia da sembrare quasi surreali. Oh no, non aveva mai portato a letto una ragazza in questo modo, era tutto successo spontaneamente senza neanche pensarci .. anche se poteva ammettere a se stesso che già da un po' di tempo provava un forte desiderio, desiderava solo quel momento in cui lei dicesse il suo si. Ed ecco che l'occasione giusta era arrivata, poteva gridare al mondo che si trattava di puro amore e non solo di piacere, quella sera c'era qualcosa in più nell'aria: la chimica perfetta per decidere di consumarsi a vicenda, e nessuno dei due avrebbe osato tornare indietro, erano così presi da tutto ciò che si ritrovarono in poco tempo sul letto.
    Sentì il respiro della ragazza diventare sempre più veloce ad ogni bacio sulla sua pelle, il tassorosso non tralasciò neanche un centimetro del suo corpo: la baciò tutta e ovunque, poi risalì per guardarla negli occhi. Fu lì che lei gli rivelò che quella era la sua prima volta e non era una cosa da poco, Jonathan apprezzò molto questa cosa e avrebbe trovato il modo per metterla a suo agio, con i suoi modi gentili e il suo carattere dolce forse sarebbe stato perfetto. Accarezzò il viso di lei delicatamente e rispose. Sarà bellissimo. Sorrise alla ragazza, poi si ritrovò ad avvampare completamente quando la tensione salì, lui in un batter d'occhio scivolò via da lei, si tolse gli ultimi indumenti e risalì lentamente sul letto percorrendo con le labbra le sue gambe, le cosce, le sue mani divaricarono le gambe di Zo' con le labbra baciò ogni centimetro delle sue gambe fino ad arrivare all'inguine, lì si fermò solo un istante puntando i suoi occhi blu in quelli della ragazza, poi prima con le labbra, dopo con la lingua si insinuò nei punti più sensibili dell'inguine, sentiva il suo calore e la sua voglia che cresceva .. e questo lo eccitava tremendamente, assaporò quel momento sentendola tremare per il desiderio, poi risalì lentamente facendo aderire il suo corpo a quello di lei, man mano che saliva con le braccia allargò le gambe della ragazza, la sua faccia era adesso ad un palmo dalla sua, la guardò intensamente negli occhi e azzerò quella distanza rompendo quel piccolo velo, penetrandola prima con delicatezza, poi muovendosi sinuosamente. Le sue mani andarono a prendere le sue stringendole sul materasso, non nascose l'espressione di piacere con cui si colorò il suo viso arrossandosi del tutto, chiuse solo per un attimo gli occhi. Non aveva di sicuro mai fatto sesso in questo modo, ed ora lo capiva perchè.. l'amore aveva tutto un altro sapore e se ne stava accorgendo proprio in quel momento. Riaprì gli occhi e sollevò le gambe di Zo' portandosele sulle spalle, in questo modo poteva andare più a fondo, aumentò il ritmo e la guardò per un istante, prima di impossessarsi delle sue labbra con ardore.
     
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    Le parole di Jon mi rassicurarono, era esattamente quello di cui avevo bisogno, per sentirmi tranquilla e non in imbarazzo. Alla fine avevo paura di non essere abbastanza per lui, insomma nessuno uomo mi aveva vista nuda prima di questo momento. Quindi pensai che tutto ciò era normale, così come le emozioni che mi stavano sempre più intimando di volerlo. Sì, sarà bellissimo annuisco silenziosamente. Quando anche lui fu senza vestiti, i miei occhi si fusero ai suoi, pensando che non avevo più dubbi nè paure, mi lasciai andare ai suoi baci ardenti, ogni qualvolta le sue labbra si posavano sulla mia belle tremavo di piacere. Era una cosa nuova per me e pensavo di lì a poco di scoppiare, si poteva desiderare qualcosa così tanto? Avevo visto tanti film, letto tantissimi romanzi d'amore di cui mi ero appassionata perdutamente. Eppure nessuno di essi mi aveva trasmesso l'emozione che stavo vivendo io con lui: Jonathan era la persona che io desideravo e di certo pensavo che insieme saremmo stati una figura perfetta. Concedermi a lui perchè ero pronta significava moltissimo per me: gli stavo dicendo che da quel momento ero sua. Lui avrebbe preso una parte di me che fino a quel momento era stata solo mia, inalterata e pura. Lui sarebbe stato il primo e non desideravo che questo avvenisse che una persona diversa da lui.
    Le sue labbra e la sua lingua tastarono le mie parti più nascoste e più sensibili e mi ritrovai a puntare le dita delle mani sul lenzuolo che rivestiva il materasso, mentre la mia bocca emanava spezzati gemiti. L'unione fu qualcosa di indescrivibile, sotto ai suoi occhi attorcigliando le mie dita con le sue, il dolore tramutò in piacere, il suo fiato spezzato sul mio collo e le sue labbra che rubavano le mie erano un contorno perfetto. Eravamo una cosa sola e pur essendo inesperta pensai che quella fosse la cosa più piacevole di questo mondo. Intersecai le sue iridi azzurrine prima di abbandonarmi al suo ritmo, stringendo a momenti la sua schiena fra le mie braccia. Era un abbraccio che significava che apprezzavo e in qualche modo voleva dire che era mio e non desideravo che si staccasse da me.
    Quando cambiò moto percepii una sensazione più intensa e le mie gote avvamparono più del dovuto, il mio respiro si sparse nella camera da letto e si unì al suo. Stavo sudando, la sua pelle aderiva alla mia e dopo un lasso di tempo che stava mandando fuori di testa capovolsi la situazione, tirandolo verso di me e sciogliendo le gambe, rotolai di fianco e mi posi sopra di lui. Intersecai le sue dita dietro i suoi ricci scuri, insieme alle mie e mi chinai a baciarlo con passione mente il mio seno libero sfiorava il suo petto. Era una carezza piacevole. Danzammo ancora insieme, mentre il rumore dei nostri bacini risuonava all'unisono coi nostri respiri. Nello stesso momento una dolce melodia cominciava a spargersi da alcune casse poste su una mensola, alla finestra la burrasca cominciava a farsi intensa e il calore che ci avvolgeva rendeva il momento indimenticabile.


    Cause all of me loves all of you
    Perché tutto me stesso ama tutto di te

    Love your curves and all your edges
    Ama le tue curve e tutte le tue forme

    All your perfect imperfections
    Tutte le tue perfette imperfezioni

    Give your all to me, I'll give my all to you
    Dammi il tuo tutto, io darò il mio tutto a te

    You're my end and my beginnin'
    Sei la mia fine e il mio inizio

    Even when I lose, I'm winnin'
    Quando perdo, vinco

    'Cause I give you all of me
    Perché io ti do tutto di me

    And you give me all of you, oh-oh
    E mi dai tutto di te oh-oh


     
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    L'abbraccio di Zoya che lo stringeva a sé fece capire al tassorosso quanto ci tenesse, quanto le piacesse quel momento così intimo che stavano provando insieme, uniti più che mai erano diventati una cosa sola. Si guardarono negli occhi fin dal primo istante della loro unione, il volto di Zoya da una leggera espressione di dolore si trasformò in piacere, tornarono ad assaporarsi le labbra prendendosi un po' di respiro, sentiva tutto il calore diventare sempre più insistente, la sua pelle sudata aderiva perfettamente in quella di lei e quando cambiò il ritmo si lasciò sfuggire qualche espressione di piacere, chiuse gli occhi e sprofondò con la faccia sul cuscino appoggiando le mani sul materasso e stringendolo. Non solo era bellissimo farlo con lei, ma era estremamente piacevole e godeva di ogni attimo, ogni singolo movimento gli provocava sensazioni che si diramavano su tutto il suo corpo. Magicamente la musica faceva da contorno a tutto ciò e non si spiegava come potesse essere successo. Lasciò che prendesse lei il comando e si distese, i suoi occhi guardarono il corpo di Zo' con tanto desiderio quando fu su di lui con una passione tale da farlo impazzire, era fuori di testa, la accompagnò nei movimenti e strinse le sue mani che insieme a quelle sue erano mischiate tra i capelli ricci e ormai stravolti di lui. Sentiva il suo seno caldo sul suo petto, il suono dei loro respiri si diffondeva per tutta la stanza. Staccò le mani dai suoi capelli, ricambiando il bacio con la stessa passione di lei, le mani andarono sulle sue natiche, la spinse con forza verso di lui per aumentare l'unione, il piacere era immenso, lo si poteva capire anche dai gemiti che la ragazza esternava, lui chiuse per un attimo gli occhi cercando di riprendere fiato sebbene la loro danza fosse senza sosta. Nessuno dei due aveva intenzione di staccarsi dall'altro. Il suo istinto lo fece roteare e mise Zoya di nuovo con le spalle verso il materasso, tornò a riprendere il controllo dei movimenti riposizionandosi sopra di lei, stavolta le sue mani si appoggiavano sul materasso per consentirgli maggiore spinta, iniziò così a spingere con più forza, con molta passione.. voleva raggiungere l'apice insieme a lei, per questo con i suoi movimenti cercò di conquistarsi i punti più inesplorati, rendendo ogni affondo sempre più intenso, mentre le sue labbra erano vicine alle sue morse le sue tirandole, poi scese lungo il collo, i suoi baci erano ardenti, poi si fermò a guardarla negli occhi, ormai i loro visi come i loro corpi erano bagnati da gocce di sudore, proprio in quel momento l'orgasmo lì travolse, e lui si lasciò scivolare esausto su tutto il suo corpo, appoggiò la testa sul suo seno e tirò un sospiro, il profumo di Zoya faceva ormai parte di lui, socchiuse gli occhi e sulla sua faccia spuntò un sorriso. < Sei parte di me.. Adesso.. > si tirò un po' su e la guardò con uno sguardo perdutamente innamorato. < Sei importante. > quella era la prima e spontanea parola che in quel momento le venne in mente. Con la mano spostò una ciocca chiara dei suoi capelli mentre continuava ad immergere i suoi occhi in quelli di lei. < Come stai? > glielo chiese con dolcezza.
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    Era inspiegabile come non doveva esservi per forza un dialogo per capirci al volo. Insieme assaporammo il piacere che veniva dall'altro, i corpi andavano a fuoco e le lenzuola sembravano così superflue che caddero di lato. Non curanti da ciò che ci circondava continuammo ad alternare i nostri movimenti con baci ricercati. Il fiato spingeva sul naso dell'altro a ritmo del movimento e io pensavo che nonostante Jonathan aumentava la velocità rimettendosi sopra di me, la sua delicatezza intrinseca non era da poco. Gli affondi divennero più secchi, di certo anche io sentivo che sarei esplosa a momenti. Mi morse il labbro rendendo il tutto più eccitante. La mia prima volta con lui l'avrei conservata nei miei ricordi più belli e sicuramente non avrei mai pensato quella volta che l'avevo conosciuto fra le mura di finire così. A prenderci e ad amarci per ogni pregio ma anche per ogni difetto. Avevo sempre amato le sue smorfie quando accadeva qualcosa di imprevisto come versare una pozione quasi finita addosso alla divisa, far cadere qualcosa o far andare per aria come un esplosivo un oggetto o un intruglio di per se innocuo. Sono i difetti a fare speciale una persona e non poteva che essere vero. Ora che avevo trovato l'amore della mia vita, ricambiato poi, mi sentivo così leggera. Lui era arrivato in un momento della mia vita abbastanza difficile, la situazione a casa spesso mi rattristava e non riuscivo a sorridere. Come tornavo in famiglia mi sentivo soffocare ma nonostante ciò non potevo evitare i miei doveri e compiti nelle veci di figlia.
    Insieme sfondammo la barriera delle nostre resistenze, dei gemiti spezzarono l'aria e la mi fronte si imperò maggiormente di sudore. Si accasciò su di me, sentivo la sua testa fra i seni. Le sue parole dolci erano una dolce coccola. Sei parte di me significava anche sei mia, è una frase possessiva ma detta con il giusto tono è una cosa bellissima. Gli sorrido visivamente provata ma felice. Non ho mai amato nessuno prima di te mormorai intrecciando le dita nei suoi capelli umidicci. Vorrei che questo momento si potesse fermare per sempre vidi le sue iridi poco più in basso del mio mento sprofondare nelle mie. Sai, alle volte ciò che viviamo è talmente bello che anche se lo ricorderemo un domani, per via del naturale decorso del tempo, non percepiremo le sensazioni con la stessa intensità. E' proprio così, è naturale.
    Non ho di certo paura di dimenticarmi di questo, come mai potrei?
    Anche tu sei importante, Jon, è che alle volte non sono brava con le parole o non mi vengono gli sorrisi arrossendo visivamente. Però è così! Sono molto più brava con i gesti, quando gli interseco la mano o lo cerco ha un significato molto intenso per me. Chiedeva come stavo ed era una delle cose più dolci che in quel momento potevo desiderare: lui non era mai banale e si prendeva cura di me anche in quelle piccole domande.
    Sto bene, sì gli confermai. E tu?
    La stanchezza mi stava trascinando verso il desiderio di una bella dormita. Potevamo dormire abbracciati e nudi, l'ambiente era perfetto e il fruscio del vento alle finestre fungeva da melodia rilassante.
     
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    Le parole di Zoya arrivarono dritte al cuore di Jonathan mentre si concedeva un meritato riposo disteso sul suo corpo vellutato .. questo momento è stato speciale.. ma pensaci, ce ne saranno molti altri di speciali. La cosa più bella della vita è che si possono inventare mille nuovi modi per creare dei ricordi speciali, il ricordo è l'unica cosa importante nella vita.. soprattutto quando si tratta dell'amore. si tirò su per guardarla negli occhi, le sue parole erano profondamente vere come quelle di lei. La baciò sulla guancia e sorrise rispondendo anche lui alla sua domanda Non mi sono mai sentito così bene. Vale come risposta? prese Zoya e la fece girare fino a portarsela su di lui, avvolse il suo corpo con le braccia stringendosela al petto.
    Il ricordo di quella notte -come tanti altri- per Jonathan sarebbe andato completamente perduto negli anni avvenire, nessuno di loro due sapeva come sarebbero andate le cose. I ricordi sono la cosa più preziosa che abbiamo, ma quando li perdiamo che cosa ci resta? la domanda che spesso oggi si fa Jonathan davanti al grande vuoto della sua mente. Ma forse esiste un ricordo, una memoria del cuore?


    Butterflies
    capitolo 4


    Jonathan aveva passato le ultime settimane a riflettere molto sul suo futuro, l'anno scolastico era ormai a più di metà e i giorni sembravano correre veloce verso una fine che un po' lo faceva star male. Era molto attaccato a quella scuola in cui aveva vissuto sette anni della sua vita, lasciarla per continuare oltre gli metteva un po' di nostalgia, anche se era felice di aver fatto finalmente una scelta definitiva.
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    Tutto questo grazie ad un esperienza che aveva avuto qualche settimana prima, quando un suo caro compagno di casata aveva rischiato di morire ucciso dal platano picchiatore, ancora prima quando aveva salvato Zoya dalle acque del lago nero. Insomma, quella vicenda era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, aveva finalmente scelto che cosa fare nella vita e così aveva cominciato a mandare le varie lettere di iscrizione nelle più prestigiose università magiche. Aveva promesso a Zoya che sarebbero andati a vedere il bosco delle farvalle, lui stesso non era sicuro che esistesse davvero, ma in ogni caso presero al volo la prima occasione per andarsi a fare una passeggiata insieme e lontani dalla scuola. Il loro rapporto era diventato molto stretto, il viaggio insieme nel periodo Natalizio aveva contribuito ad unirli ancora di più. < Eccoci! > disse mentre teneva stretta la mano della ragazza e insieme camminavano dentro il fitto bosco ai margini di Hogsmeade. < Mi hanno detto che le farfalle dovrebbero proprio essere a cinque minuti di cammino.. Tu ci credi? > lui forse era un po' scettico anche se voleva davvero crederci, sarebbe stato meraviglioso se la leggenda fosse stata vera, avrebbero trovato un altro momento bellissimo da condividere insieme, un ricordo in più tra le loro numerose foto, l'album cresceva e parlava di felicità. Arrivarono in un punto dove gli alberi coprivano in modo fitto la zona circostante e i raggi del sole sbucavano dall'alto con eleganza e magia. Jonathan uscì fuori dalla sua tasca espandibile un piccolo stereo babbano, lo appoggiò ai piedi di un albero e una musica di quelle che sembravano davvero magiche uscì fuori dalle piccole casse dallo stereo. < Dicono che la musica attiri questa specie di farfalle, tu hai mai letto qualcosa che parli di questa strana cosa? > disse avvicinandosi alla ragazza, poi puntò lo sguardo in alto e sospirò < dobbiamo aspettare Zo'> sorrise e abbassò lo sguardo sulla corvonero < Spero sia vero! > se fosse stato vero, avrebbe di sicuro fatto una marea di foto.

     
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    Finalmente è giunto il momento di vedere se il bosco delle farfalle esiste davvero! dissi tutta entusiasta quando mi incontrai con Jonathan e ci sedemmo sul treno diretto al villaggio magico. Pensavo te ne fossi dimenticato! Ridacchiai. Lo presi per mano, gliela strinsi e infine gli baciai il dorso. Ci dirigemmo verso una zona laterale, io seguivo lui perchè sembrava avere un'idea di dove andare. Io voglio crederci! affermai annuendo con convinzione. E' folle non credere alle cose belle! Insomma che senso avrebbe? lo tirai correndo in avanti e bruciando la strada più velocemente. Hai portato la macchina fotografica? dissi voltando lo sguardo verso di lui. Mi sono dimenticata di ricordartelo! Sono così sbadata ultimamente. Quando si è innamorati si ha la testa altrove non è così? Vidi estrarre un oggetto dalle sue tasche, erano delle casse musicali. Mi spiegò che così potevano essere attirate. Mio dio, sarebbe fantastico se funzionasse! esclamai e rimasi in attesa. Sognavo che uno sciame di coloratissime farfalle sbucasse d'un tratto e che spandessero polvere colorata dalle ali.
    Annuii quando disse che dovevamo essere pazienti. Osservai le nuvole biancastre sopra di noi e il cielo azzurrino. La musica continuò a inondare l'aria e noi rimanemmo in silenzio, tesi ad ogni cosa che potesse muoversi. Ad un certo punto da un cespuglio si unì un ronzio e una farfalla dalle ali rosa spuntò ondeggiando. Aveva un moto bellissimo, sembrava disegnare grandi cerchi nell'aria, si avvicinò allo strumento che riproduceva la musica a mentre i miei occhi erano puntati su di lei, mi avvicinai automaticamente al tassorosso tirando un lembo della sua manica. Non volevo spaventarla e prima di dire qualcosa dagli alberi vicini si riversarono una grande quantità di farfalle di diverse tipologie e dimensioni. Alcune di esser andavano veloce, quasi si scontravano con le altre. Alcune facevano delle grandi piroette e in particolare una specie più piccola spargeva nella traiettoria della polvere luccicante. Sembravano glitter colorati, la luce si rifletteva e rendeva tutto così surreale. Dimmi che non sto sognano Jon! esclamai in un sussurro arrossendo. Il bosco delle farfalle esiste davvero! conclusi. Indicai con un gesto leggero una di quelle bianche, con le ali arrotondate e striate di giallo, che volava sempre in coppia con una identica ma striata di blu. Guarda.. quelle due vanno una di fianco all'altra, non si separano mai pur stando nell'insieme delle altre. Appoggiai la testa sulla sua spalla, dondolandomi appena. Sembriamo noi. Proprio così, pensai, non avevamo paura ne vergogna a far vedere la nostra relazione fra le mura. Stavamo bene ed eravamo felici e non ci curavamo degli invidiosi nè dei commenti altrui. Vorrei incatenare questa visione nella mia mente e non dimenticarla mai aggiunsi, quindi socchiusi gli occhi concentrandomi sullo sfarfallio che non era altro che un leggero e piacevole fruscio appena udibile causa musica. La traccia terminò e ne iniziò un'altra. Lo sciame mutò il movimento, formando quasi un'onda marina. Non potevo crederci, le farfalle sembravano danzare.
     
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