.I will find you.

Una strategia che aveva sempre funzionato era farsi conoscere nel mercato dai diretti interessati: coloro che prescrivevano ai pazienti i nostri intrugli. Ve n'erano alcuni di punta che stavano sopra alla lista vendite, non scadevano mai e la loro formula segreta non veniva modificata da anni visto l'effetto ottimale.
Ian aveva deciso di affiancarmi, però sarebbe arrivato dopo di me, durante la dimostrazione. In realtà non avevo bisogno di lui, i presenti della serata erano tutti maghi e non mi sarebbe stato difficile presentare loro il tutto. Avevo con me due valigie zeppe di campioni, alcuni flaconi già pronti nelle confezioni ufficiali in commercio. Alcuni cataloghi, contatti e ciò che serviva. Il laptop aperto sulla presentazione giace sul tavolo principale della stanza adibita alla serata.
Sono le diciotto, il tutto durerà meno di un'ora e al termine ai medici, personale ospedaliero e curiosi che sono venuti verrà offerto dall'azienda stessa un banchetto provvisto di ogni cosa. Il vino non mancherà, così come le poltrone morbide e i tavolini tondeggianti dove appoggiarsi.
Le sedie sono al momento disposte in righe di dieci, sono cinque righe ma in totale la lista dei presenti è una ventina di persone. Accederanno dalla porta in fondo, sulla parete bianca verranno trasmesse le diapositive descrittive e il tutto non sarà noioso poichè parlerò io stessa e interagirò con loro senza rendere tutto stancante.
Ho controllato i cognomi dei presenti un paio hanno destato la mia curiosità, uno in particolare ha attirato le mie iridi sulle lettere più del dovuto. Ho dovuto rileggerlo per convincermi di aver visto giusto e infine soffiando fuori il fiato e scuotendo il capo mi sono convinta che il nome e il cognome sono abbastanza comuni in Inghilterra, così come in America, può essere una banale coincidenza. Riprendo a spargere i bloc notes gratuiti e i volantini pubblicitari sulle postazioni. I primi partecipanti arrivano e con una veloce occhiata provo a vedere se conosco qualcuno. Noto dei medici la cui faccia non mi è nuova, sorrido e saluto solare.
Ho indossato una camicia elegante, dei pantaloni scuri e attillati che mi slanciano, i tacchi color carne e verniciati sono estremamente adatti alla serata. Il Blazer che mi avvolge dà l'aria di essere una donna con tutte le qualità per essere una buona imprenditrice. Siamo all'interno della mia azienda, non voglio che si facciano sbagliate idee di me e della stessa.
Quando una ventina di persone sembra esserci con un colpo di bacchetta espongo la prima diapositiva e accolgo tutti con un caloroso benvenuto. L'esposizione prosegue, interrotta da alcune domande curiose e mirate sui principi attivi e loro funzione. Sono tutte teste saccenti quelle di stasera, rispondo con educazione e in modo esaustivo. Attendo che anche l'ultimo neo sia appagato e infine Li invito a prendere parte a quella che è la parte più morbida della serata: dialogo diretto con chi vuole parlare con me, di fronte ad un calice di vino. Mi riservo anche la possibilità di rispondere ad ulteriori domande. Sistemo il plico di fogli mentre il pc si spegne e un vociare riempie la stanza. Distrattamente controllo e figure in piedi e appollaiate sulle sedie che ora circondano i tavolini da due o tre posti.

I blocchi sono ben impilati, posso pensare di aver riordinato tutto, posso concedermi una rilassante bevuta fra le persone presenti. E' quello che penso prima di alzare gli occhi e vedere due figure venire verso di me. Non perdono tempo penso mentre sfoggio un sorriso sincero e compiaciuto verso i due. Metto a fuoco l'uomo che per primo mi porge la mano. Buonasera Dottor Pine gliela stringo con vigore con un caldo sorriso. E' da un po' che non ci vediamo di persona, ma siamo sempre in contatto aggiungo rilasciandola, appoggio i palmi sui lati. Si può dire che lei sia senza dubbio uno dei storici affiliati a noi! E' la verità, ho il contratto che abbiamo è vecchio di anni, io apprezzo la sua gentilezza e la spontaneità e a lui piace il fatto che le anteprime le può conoscere tutte. Sono molto paziente e ai miei migliori clienti a insaputa e con sorpresa fornisco un kit ogni tanto. Sono ovviamente pozioni atte ad essere vendute, testa e sicure. Niente in via sperimentale viene dato sotto banco, mai. E' una coccola preventiva che amo fare con chi apprezzo di più e il cui feeling è solido.
Quando termino di sorridere al mio interlocutore sposto lo sguardo su quello che è il suo collega? Qualsiasi domanda formulata alla vista dell'elenco dei partecipanti viene annullata all'istante. Non è uno shock, quello che mi lascia per mezzo minuto senza parole e con la scatola cranica vuota è stupore. E' lui? Ne osservo i lineamenti, sono passati molti anni eppure la sua faccia è quella. Jonathan? Gli occhi si aprono e si chiudono, non faccio a meno di respirare un paio di volte rumorosamente ma prima che loro si sognino di praticare qualche genere di cosa da medici su di me mi ricompongo, apro un paio di bottoni della camicia sotto il mento. Gli stringo la mano con fare professionale, mi stupisco che i suoi occhi non mi guardino come io sto facendo. Perchè? L'America ha cancellato la mia faccia insieme alla sua vita in Inghilterra di quegli anni? Sono non solo stupita ma anche un po' offesa a dire il vero, che la sua faccia non emetta alcuna emozione. Voglio dire, non credo bastino ventidue anni per dimenticare la faccia di una persona che ha avuto un posto nella tua vita, no? Scaccio i pensieri all'istante, non posso di certo farmi prendere da queste domande, in questo momento.



B-buonasera mormoro lasciandogliela. Non balbetto mai, la voce è leggermente rauca.
Certo, la segno subito forzo un sorriso verso il Signor Pine. Lo tengo a mente, al momento sono un po' incredula. Jonathan comincia a parlare con me come se nulla fosse, non riesco a capire come faccia a mettere su una faccia così disinvolta. Sto anche pensando che stia facendo l'attore, che non voglia darmi a vedere che è rancoroso. Ma dopo vent'anni davvero? Mi domando. Cerco di non far trasparire ciò che penso, anche se negherei che l'aria mi pare viziata. Si annuisco, sono disponibile a fornirle qualsiasi delucidazione. Mi limito a dire. Incredibile, sto dando del lei a Jonathan. Annuisco mentre vengo invitata a prendere un bicchiere di vino. Sì, ho decisamente bisogno di bere constato silenziosamente. La pozione di cui lei parla viene somministrata in caso di allergia, urgenza ma anche in quelle zone in cui i punti di sutura non sono consigliati. Mi creda, è la salvezza in alcune operazioni molto delicate o in incidenti che necessitano una velocità notevole. La mia spiegazione si interrompe, vedo il vassoio con i calici, ne afferro uno e lo passo a Pine, prendo il secondo per me tenendolo con la sinistra e quello per Bennet nella destra. Un secondo di esitazione e glielo porgo. Per lei, Jonathan. Volutamente ho usato il nome, non lo faccio mai per i miei clienti o personale con cui devo collaborare. C'è un perchè se l'ho fatto. Voglio vedere che reazione ha.

Rigiro il biglietto da visita datomi da Jonathan, lo conservo con cura per mettermi in contatto appena la festa avrà fine, domani mattina andrà meglio. St. Mary Hospital? domando retorica passando lo sguardo su Pine e poi su Bennet. Lo osservo ancora in modo silenzioso, studio le sue iridi, voglio capire perchè continua a non sbilanciarsi. Non lo capisco, ma non faccio a meno di notare la sua voce. E' sempre la stessa anche se ha ora una cadenza più adulta che quando ci frequentavamo, è anche molto professionale e perciò ordinata e conferisce fiducia. Londra mormoro mentre la mia mente fa due più due e risponde in automatico alle domande che avrei tanto voluto fargli ci trovassimo fuori da queste quattro mura, distanti da queste persone e sicuramente esterni da un appuntamento di lavoro, perchè infine di questo si tratta. Lavori quì. Sei diventato un medimago, Jonathan, uno dei migliori dice il tuo collega, come hai sempre desiderato e come hai scelto, in fine dei conti. Il dottor Pine si allontana, osservo la sua sagoma allontanarsi fra la folla. Esatto, dalla lista dico annuendo. Sì e no in realtà. Che domanda è? Comincio a preoccuparmi e a pormi dei quesiti seri, uno è legato anche al fatto che balbetta, cosa ti è successo Jonathan?
In realtà la sede è solo questa spiego. L'azienda non è enorme, ma la produzione è tanta e riusciamo a stare dietro alle richieste e siamo in continuo sviluppo. Abbiamo comunque contatti ed esportazioni in tutto il mondo. Viaggio io stessa per mettere piede in territori caratteristici. Test diretto ridacchio e annuisco più volte. E' strano sentire dire che il direttore lavora così tanto? A me piace il mio lavoro. Siamo in continuo sviluppo e vedendo come sta andando credo che riusciremo ad aprire una filiale in America. Aggiungo assaporando un sorso di vino che solletica la lingua. Sorrido in sua direzione, il suo viso allungato non è cambiato poi così tanto in vent'anni e ora che pian piano sto rispolverando i ricordi me lo immagino con la divisa Tassorosso a fuggire da un tentacolo verdastro proveniente da qualche vaso alle serre. Che ricordi. Sto sorridendo in un modo che non si addice per una direttrice e donna in carriera, quindi tossico posando lo sguardo altrove cercando di non dare nell'occhio. Se ci siamo già visti? Non posso aver sentito davvero. Sono cambiate molte cose negli anni forse pensa che stia parlando della storia aziendale o che stia farneticando senza senso, la realtà è che mi riferisco a tutt'altro e sto volutamente portando il discorso verso le domande accumulate dal suo atteggiamento curioso e ai miei occhi strano. Non è mia intenzione fargli una domanda diretta e quindi usufruendo dei miei ricordi e di ciò che di lui non ho assolutamente dimenticato, con la bacchetta richiamo una piccola busta dalla cattedra in fondo alla stanza. La rigiro fra le dita e prelevo da essa un paio di fiale confezionate con il tappo blu. Non gli spiego cosa sono, non è quello che mi interessa al momento, le osservo e prendo un bel respiro. Le prendo nel palmo e con il mento faccio un cenno di allungare la mano. Le appoggio sulla sua. Campioni di polvere extra cicatrizzante. Ha poca importanza, l'intento è chiaramente un altro. Sostengo il suo sguardo mentre indugio con il palmo sopra le fiale, prolungando il contatto con la sua mano. Sembra che i minuti siano lunghi ore.

Va bene annuisco mentre mi dice che mi informerà sui campioni fornitogli e del pacco che io invierò presso il St. Mary. Pensavo che la sua reazione fosse diversa o più visibile. Precisamente cosa ti aspettavi Zoya? Non è lo stesso di vent'anni fa. Smettila. Del resto non potevo aspettarmi che un discorso del genere saltasse fuori ad un appuntamento di lavoro con così tante persone presenti. Mi schiarisco la voce mentre Pine torna verso dove siamo. Cerco di essere pacata, facendo scemare per quanto possibile le domande che mi riempiono la mente ora come ora. Incredibile, è più forte di me, continuo a pensarci e quando cerco di rispondere ad un quesito ne ho subito un altro. Ascolto attentamente la frase del dottore.
Un incidente? rimango accigliata. Ha perso la memoria mi dico. Sento uno strano strattone a livello dello stomaco, è come se un colpo bello e buono mi avesse colpita. C-cosa gli è successo? Non balbetto mai, sono scossa al momento. Mi ricompongo, cerco di mantenermi seria e professionale mentre getto una fugace occhiata alla figura di Jon in mezzo a tutti gli altri. Non riesco ad immaginarmi il suo viso insanguinato o chissà che altri traumi. Ha rischiato la vita? Sono domande legate alla mia curiosità ma la verità è che a distanza di anni parlare di lui mi fa ancora un certo effetto. Devo dire che ho accantonato lui e tutto ciò che ci legava in qualsiasi modo possibile. L'aver incontrato Harry, il mio attuale marito - per ora visto la situazione - aveva sancito il taglio ufficiale di quel legame morto comunque qualche anno prima. Non era facile staccarmi da lui psicologicamente avevo sofferto la sua partenza, avevo pianto dopo, avevo intrapreso le conseguenze da sola. Se per molti anni ero riuscita a mettere una pietra sopra a lui e ad annessi, ora mi pareva che tutto fosse tornato con la stessa intensità. E' una sorpresa mista a dolore. E quest'ultimo era soprattutto legato ad un motivo particolare. Ora che Jonathan era proprio quì sapevo che il momento che non avrei mai creduto possibile potesse diventare concreto, era proprio arrivato insieme a quella che poteva diventare una valanga di problemi. Il che mi spaventava parecchio. Anche se potevamo condurre entrambi la vita che già facevamo, come se niente fosse.
Sono una donna determinata che può nascondere e decidere qualcosa per il bene o per giusta causa, ma che non riesce a seppellire. Lo so, che per quanto io cerchi di negarlo, voglio che lui sappia. Ora che è in Inghilterra. Per vent'anni ho creduto di non rivederlo mai. Ero quasi convinta che l'America avesse deciso di assorbirlo del tutto e lui non fosse legato a questa terra per nulla.
Non è questo il momento, non so quando lo sarà e come.
Vent'anni sono troppi, è tardi, ma devo parlare con lui.