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Privata - Bagno di Mirtilla Malcontenta

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    Corvonero
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    Dylan
    Quanto manca ancora?
    Guardo le lancette dell'orologio che porto al polso, non saprei dire se sono io che ho la percezione del tempo falsata o se effettivamente le due piccole astine di metallo si sono fermate. Picchetto un paio di volte con l'indice contro il vetro del quadrante, nella speranza che quest'ultimo abbia una qualche reazione, che magari si sblocchi.
    Niente. Sì è fermato l'orologio. La cosa mi fa subito innervosire, perché non so quanti minuti mancano alla fine della lezione e in questo momento avrei davvero gradito saperlo - psss, scusa - mi allungo sul banco per raggiungere le orecchie di un serpeverde di fronte a me che, dopo un'attenta sbirciata, ho scoperto avere l'orologio - mi dici che ore sono? - il tipo, inizialmente un po' scocciato senza nessun motivo apparente, si decide poi ad informarmi che mancano un paio di minuti alla fine della lezione. Benissimo, adesso non devo far altro che concentrare tutti i miei pensieri su questa info e focalizzarmi sul fatto che tra poco avrò una pausa utile per fumare la sigaretta magicamente modificata che riposa sul fondo della tasca della mia divisa. Non sarei così irrequieto se non avessi la testa ad altro, sento che si sta sovraccaricando di stress e che staccare la spina del cervello sarebbe proprio ciò che fa al caso mio. Muovo freneticamente una gamba sotto il banco e annoto quello che c'è da annotare su un quaderno, fino a quando le parole dell'insegnante non ci confermano che la lezione è ufficialmente finita. Il motivo di questa agitazione è mia sorella, Emilie sta diventando pressante con questa mania di voler per forza continuare le tradizioni di un morto: prima era il maneggio la domenica, ora c'è anche la giornata dei tacos a cena che sono quasi certo si sia inventata lei. A volte ha un entusiasmo decisamente invadente ed è così cocciuta che non ne vuol sapere di ragionare, neanche quando cerchi di spiegarle che si sta sforzando troppo per mantenere vivo il ricordo di papà. Come se potessimo davvero scordarcelo, poi.
    Afferro la mia borsa e me la metto a tracolla, come un vero adolescente in piena fase di ribellione mi dirigo verso il posto ideale a me più vicino in cui fumare una sigaretta: il bagno. Quello di Mirtilla, abitato solo da lei ed evitato dalla stragrande maggioranza degli studenti. Praticamente perfetto se te ne vuoi stare per i fatti tuoi. Infatti, di solito, non ho mai rotture quando scelgo questo posto per le mie pause, è il ritiro ideale per chi vuole stare in compagnia del silenzio. Mi mordicchio l'interno della guancia mentre con la classica andatura spedita che mi contraddistingue, raggiungo il suddetto bagno. Che poi Mirtilla basta ignorarla, lei si annoia e se ne va offesa a cercare altre vittime dentro ai cessi. Poggio la mano sul battente della vecchia porta in legno, più stretta di quelle che si è soliti vedere in giro per il castello, e varco la soglia tirando un respiro liberatorio. Finalmente, ho atteso quest'attimo di pace tutta la mattina. Alleggerisco la spalla del peso della borsa abbandonandola sotto ai vecchi lavandini tutti in fila contro la parete - cough cough cough! Basta, non se ne può più!!- l'acuta e squillante voce di una Mirtilla indispettita, echeggia nel bagno apparentemente vuoto e la segue, ovviamente, fin dentro la tazza di qualche cesso. Oggi è di cattivo umore. Meglio, vorrà dire che non dovrò sopportarla. Però... cos'è questo fumo? Assottiglio gli occhi per mettere a fuoco: sì c'è decisamente una strana coltre di fumo nell'aria, sarà stato sicuramente questo ad aver infastidito Mirtilla.
    - Cough! - per forza di cose, un colpo di tosse scappa anche a me: superati i rubinetti dorati che si ergono al centro della stanza, mi si palesa davanti l'origine di quel fumo - ...non ci posso credere - vorrei veder la faccia del genio che ha pensato fosse una mossa furba accendere un fuoco in un bagno. Non è neanche piccolissimo, direi anzi che si fa proprio notare. Con il braccio sinistro mi copro bocca e naso mentre con la destra, recupero la bacchetta dalla divisa - aqua eructo! - e mi trasformo subito in un pompiere babbano che invece di impugnare una di quelle loro super pompe, stringe tra le mani una bacchetta da cui fuorisce un getto d'acqua che va subito a colpire la base del fuoco.
    Questi sarebbero dieci punti a Corvonero per aver salvato il bagno da un imminente incendio.





    Edited by STAFF. - 20/1/2022, 16:27
     
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  2. Joshua D. Evans
     
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    Josh Evans | IV anno | Hufflepuff



    Hogwarts era ricca di storia e magia, soprattutto di quest'ultima la scuola era impregnata fin nelle fondamenta, lì da dove non si godeva di alcuna vista mozzafiato, ma ciò su cui si posavano gli occhi era un qualcosa di indescrivibilmente familiare, sicuro, che sapeva di casa.
    Negli anni precedenti aveva scoperto tante cose su quel castello, complice la curiosità che lo aveva smosso a violare le regole quel tanto che gli era servito a viversi il rischio senza scadere nell'esagerazione. Se qualcuno avesse desiderato ispezionarla come di tanto in tanto capitava di fare ai ragazzi del primo anno, si sarebbe imbattuto in statue parlanti, passaggi segreti, stanze che fino a un'ora prima non si trovavano in un determinato punto del castello... Insomma, all'interno di quelle mura e anche al di fuori esistevano luoghi incantati a cui nessuno, neppure un mago, avrebbe potuto guardare con sufficienza.
    E poi c'erano i bagni.
    Certo, sicuramente con il loro perché e di solito anche ben puliti, nonostante la miriade spropositata di studenti desiderosi e obbligati a utilizzarli nello stesso giorno, ma di certo non il luogo ricco di fascino che quel giorno, secondo Joshua, essi avevano assunto.
    Se ne stava lì, seduto nel cubicolo più distante dall'ingresso, con la porta socchiusa per assicurarsi che non arrivasse nessuno o, per lo meno, per essere certo di riuscire a liberarsi in tempo di ciò che stava facendo.
    E a tal proposito, che stava facendo?
    Aveva letto nel libro di testo di Cura delle Creature Magiche che, lasciando un fuoco magico incustodito per un certo periodo di tempo, dalle sue ceneri sarebbe nato un Ashwinder. Ora, questo spiega il perché Josh si fosse recato ne bagni quella mattina con un secchio di ferro, legna secca e polvere volante. Cosa c'entrava la polvere volante? Beh, per far sì che il fuoco fosse magico, serviva una sostanza magica che lo rendesse tale e, poiché la maggior parte di Ashwinder nascevano a seguito dell'utilizzo della Metropolvere, non era difficile fare due più due.
    A lui sembrava tutto così lineare.
    Quel giorno Josh pareva essere particolarmente incontinente, e infatti chiedeva ad ogni docente di poter andare in bagno almeno due o tre volte durante la sua ora, e la cosa buffa era che non mentiva affatto. Complice il suo stato di salute nessuno avrebbe osato dirgli di no, ma qualcuno era addirittura arrivato a chiedere ai Prefetti di andare a controllare dove andasse e, sempre nel rispetto della parola data, Josh si recava veramente in bagno, ma a controllare che niente prendesse fuoco ad eccezione del contenuto del secchio.
    Fu dopo l'ultima ora del mattino che il ragazzo, sgraffignati un paio di tramezzini dalla Sala Grande -e una coscia di pollo e un pezzo di formaggio e una bistecca di agnello su una fetta di pane- andò a consumare il suo lauto pasto nei bagni, proprio fuori dal cubicolo in cui ardevano le fiamme.
    La legna si era quasi esaurita, motivo per cui a breve sarebbe dovuto nascere l'Ashwinder, o almeno così sperava dato che non era certo che attendere fuori dal cubicolo bastasse a rendere il fuoco "incustodito".
    Spalancò la finestra alle sue spalle e lasciò che i primi segnali di fumo venissero risucchiati via dalla brezza autunnale, mentre con il libro di Cura delle Creature Magiche in una mano e il pezzo di formaggio nell'altra, attendeva che il tempo scorresse.
    Gli Ashwinder non erano pericolosi, in verità svanivano poco dopo la loro apparizione, ma era ciò che lasciavano al posto del fuoco a interessare il giovane. A quanto pareva, le uova della creatura congelate avevano un immenso valore e potevano essere utilizzate in vari modi nel campo della medicina. Avrebbe dovuto riconoscerle con facilità: quando l'Ashwinder fosse scivolato fuori dal cubicolo, lasciando dietro di sé una scia di cenere, avrebbe dovuto prenderlo e lanciarlo (letteralmente) dalla finestra, in modo che non incuriosisse qualcuno all'interno del castello; poi avrebbe preso con sé le uova che, se lasciate com'erano state generate, avrebbero dato fuoco all'intero edificio, e le avrebbe portate in cucina con l'aiuto di Ethan -al quale non aveva ancora detto nulla. Non sarebbe stato difficile trovare un congelatore, ma forse sarebbe stato meglio provvedere grazie all'aiuto della bacchetta.
    Oh beh, avrebbe avuto modo di rifletterci su.
    E nell'attesa, doveva solo far caso al fatto che qualcuno potesse entrare in bagno e avvertire il malcapitato dell'inagibilità di quei cubicoli.
    «Cough cough cough! Basta, non se ne può più!»
    Lo sguardo del giovane si librò nell'aria fino a riscontrare quello di Mirtilla, il colore delle sue iridi innaturalmente identiche alle proprie.
    «Dai, non è così fastidioso. Ricordi la Seconda Guerra Magica? Ecco, quella sì che deve averti soffocata per il fumo.»
    Insomma, era bruciato mezzo castello... Evitò di ricordarle che fosse morta già all'epoca, in fondo era un ragazzo sensibile ai disagi altrui.
    Riprese la lettura come se nulla fosse, mandando giù un altro boccone di formaggio e sollevando il piede destro fino a trovargli un appoggio sul davanzale su cui se ne stava stravaccato in comodità, quando l'arrivo di un pompiere improvvisato mando letteralmente in fumo tutto il lavoro della mattina.
    Lo sguardo di Josh era attonito, la bocca spalancata dall'incredulità e la realizzazione che, no, quel giorno non avrebbe ottenuto alcun uovo di Ashwinder.
    Fu inevitabile volgere l'attenzione al Corvonero, a cui il moro riservò un'occhiataccia.
    «Ehi, non mi sembra di venire a romperti i coglioni quando ti fumi le tue sigarette in santa pace.»
    Il tono di voce era relativamente tranquillo, ma sarebbe stato impossibile non percepire la sua delusione.
    Insomma, fumo per fumo...


    Edited by Joshua D. Evans - 20/1/2022, 23:21
     
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    Non c'è cosa che la magia non possa sistemare. Cioè, quasi, ma io non sto parlando di singole situazioni strane e complicate, parlo della semplice vita di tutti i giorni, quella dove alcuni faticherebbero persino a raggiungere un libro su uno scaffale troppo alto. Non è il mio caso nello specifico, ma so che è quello di molti.
    Ancora rifletto sull'identità dell'aspirante piromane, ignaro del fatto che la risposta sarebbe giunta dalla mia destra proprio in quell'esatto momento, inaspettata perchè sono solito sentire solo la voce di Mirtilla dentro questo bagno e non quella di un ragazzo assolutamente vivo. Sobbalzo, sono convinto di avere l'espressione di chi ha appena visto un fenomeno molto strano, gli occhi che puntano la porta del bagno domandandosi "ma quando è entrato?" e poi, un attimo dopo, la realizzazione "oh, è sempre stato qui...". qu3sto perchè io più che preoccuparmi di entrare guardingo per capire se ci fosse qualcun altro, ho preferito avanzare verso quello che avevo identificato come il problema e, di conseguenza, eliminarlo alla radice. - Ah... non ti avevo proprio visto - sono genuinamente sorpreso di trovarmelo davanti e l'unica cosa che mi viene in mente da dire, è ammettere come sono andate effettivamente le cose. Non mi ero accorto della sua presenza. Adesso posso dedurre che non si trattasse di un incidente, bensì di un esperimento: l'indizio chiave me lo fornisce il libro sulla cura delle creature che il tassorosso stringe fra le mani, lo noto subito dopo aver notato l'espressione di delusione che si è stampata sulla faccia del ragazzo. Ma io cosa potevo saperne? Anche lui però, mettici una grata intorno magari, qualcosa, a quest'ora non avrei distrutto il suo lavoro.
    Capisco che sia infastidito, lo sarei anche io. Ma c'è un particolare nella sua frase che cattura la mia attenzione - un momento, ci conosciamo per caso? - come fa a sapere che vengo qui a fumare? O santo cielo, questo potrebbe essere un altro segno della mia memoria un tempo ottima che invece adesso mi sta lasciando prematuramente con il culo per terra. Fottuta ADHD. Sono perplesso per la seconda volta nell'arco di una manciata di secondi,solo che im questo caso il pensiero che prima o poi potrei scordare qualcosa di davvero importante mi mette non poca ansia.
    - Senti, mi dispiace per.. - una mano si alza in direzione del libro - il fuoco. Però dai, potevi anche camuffarlo meglio- quelli che spesso vogliono essere consigli, detti da me non suonano come tali: se mi trovo davanti ad una decisione non ben ponderata, non riesco a nascondere un'inflessione nella voce che mette in evidenza il mio giudizio. In questo caso per dire, bastava pensarci dieci minuti in più e anche il tassorosso sarebbe giunto alla mia stessa conclusione, ossia: camuffo il fuoco in modo che nessun curioso o possante possa esserne attratto. Quantomeno se ne stava in questo angolo a controllare la fiamma, su questo punto devo fare un grande mea culpa e ritrarre i pensieri negativi che mi ero fatto sullo scemo che ha abbandonato un fuoco nel cesso, il mio giudizio è stato piuttosto affrettato. Ora comunque penso sia inutile piangere sul latte versato, poso la bacchetta pensando che qua non ci sia più granchè da fare: è un suo esperimento, mi sono messo in mezzo una volta ed eviterò di farlo una seconda, anche perchè qualcosa nel precedente tono usato dal tassorosso mi dice che non gradirebbe un altro intervento da parte mia. Adesso comunque sarei anche un po' curioso di sapere nello specifico cosa il ragazzo avesse intenzione di fare, ma so che non glielo chiederò proprio per evitare di farmi gli affaracci altrui e tornare così a guadagnare parte di quella invisibilità che mi calza tanto a pennello. Però adesso che si fa? Volevo davvero fumarmi quella sigaretta in solitudine che mi avrebbe decisamente rilassato i nervi ma sembra che la solitudine oggi sia stata brutalmente rimossa dai piani. A questo punto non ha neanche senso nascondere il motivo per cui sono qui, quindi è con tutta la nochalance e tranquillità di questo mondo che torno indietro a recuperare la mia borsa. Dentro ho tutto l'occorrente per rollare un'altra sigaretta, anche se si rivelerà essere del comune tabacco al contrario di quella che si trova nella mia tasca ma "questo passa il convento" come direbbe un comune modo di dire babbano. Non avendo granchè da dire, ogni operazione si svolge nel completo silenzio: silenziosamente prendo comodamente posto di fianco alla finestra appena aperta, sorreggo la borsa con una gamba ed estraendo tutto ciò che mi serve inizio a rollare. Anche questa operazione per me è pace, fa parte del piccolo rituale a cui adoro dedicarmi per rilassarmi e se comprassi le sigarette già fatte e finite, metà del divertimento andrebbe a quel paese.
    Eccola, sono soddisfatto, è un lavoro piuttosto preciso - per risarcirti - gliela pongo stretta fra indice e pollice in segno di pace- vuoi? - tanto ormai sono stato scoperto e quindi la mia, con o senza di lui, me la fumo lo stesso.


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    Edited by .Moore. - 22/1/2022, 09:38
     
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  4. Joshua D. Evans
     
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    Josh Evans | IV anno | Hufflepuff


    Joshua non era il genere di ragazzo che saltava facilmente all'occhio, ad eccezione di quando qualcuno soffermava il proprio sguardo nel suo; la tonalità di quelle iridi era alquanto particolare, a tratti persino inquietante, e non era mancato chi gli aveva domandato se fossero frutto di lenti colorate in contrasto con probabili occhi scuri.
    Ma per il resto, nonostante l'altezza invidiabile e la corporatura massiccia ma perfettamente in regola per un diciassettenne, rientrava in ciò che le persone avrebbero definito ordinario.
    Non rispose dunque quando il Corvonero ammise di non averlo notato, limitandosi invece a lanciare in aria il libro e ciò che rimaneva del suo pranzo per affrettarsi a controllare se ci fosse ancora una qualche vaga speranza che il suo esperimento non fosse andato a farsi benedire.
    All'interno del secchio riscontrò solo cenere e acqua, e il cuore gli si riempì di un'unica consapevolezza: aveva sprecato un'intera mattinata per un nonnulla di fatto.
    Sbuffare ed imprecare fu inevitabile, ma l'apice del momento lo si raggiunse quando Hunter decise di non riconoscerlo. Lo sguardo di Josh sondò incredulo il volto del compagno, probabilmente alla ricerca di una qualche sorta di segnale che gli facesse intendere di aver capito male o che il corvo si stesse burlando in maniera davvero indelicata di lui.
    «Moore, fai sul serio?»
    Insomma, non essere notato d'accordo, ma addirittura non ricordarsi di lui...
    «Frequentiamo insieme da sei mesi.» Ma in fondo, si disse, di cosa si sorprendeva? Quel tipo probabilmente si faceva tante di quelle canne da ricordare appena il proprio nome.
    Forse.
    Colse con uno sbuffo il suo suggerimento, conseguenza di scuse colmate da una venale voglia di seminare giudizi, prima di colpire il secchio con un calcetto. Le mani in tasca e il fondo-schiena a poggiarsi contro il davanzale della finestra, le iridi cineree alla ricerca di qualcosa sul viso dell'altro in grado di leggerlo come era solito fare. Con Hunter non era mai stato così semplice: la sua tendenza ad atteggiamenti stereotipati non era sfuggita all'inglese, che aveva una certa familiarità con gli stessi, così come l'inclinazione a perdere il filo del discorso o l'attenzione in determinate circostanze.
    I ragazzi non avevano affatto confidenza l'uno con l'altro -facile da intuire dato che uno dei due sembrava non essere a conoscenza dell'esistenza dell'altro- ma, pur non dandolo a vedere, Josh trascorreva molto tempo a guardarsi intorno, a studiare chi lo circondava.
    Era curioso per natura, spesso anche troppo.
    «Sei esperto di incendi quindi?»
    Gli domandò con noncuranza nel vederlo tornare indietro fino a recuperare quello che sembrava essere del tabacco.
    Il moro lo guardò incuriosito, seguendone il movimento delle dita fino ad ammirare l'opera conclusa.
    Un fischio sommesso fuoriuscì dalle labbra arricciate del Tassorosso quando vide l'altro porgergli il risultato.
    «Sai il fatto tuo. Le fumi da molto?»
    Non aveva idea se si trattasse di semplice tabacco o di ben altro, ma lasciò intendere di non avere alcuna praticità con certe cose. La birra? Sì. Il fumo? Era un miracolo se le poche volte in cui aveva provato ad aspirare non avesse perso i polmoni.
    «Che ci fai da queste parti? Oltre al farti quella roba e buttare nel cesso le mie mattinate, si intende.» Perché, diciamocelo, nessuno andrebbe davvero a fare pipì nel bagno di Mirtilla, con i suoi quattr'occhi puntati con avida malizia sulle parti intime.
    Un brivido lo colse a quel pensiero.
    Quanto al tono che usò, Josh domandò con espressione gioviale ed un mezzo sorriso, segnali evidenti che lasciavano intuire quanto la frustrazione del mancato esperimento fosse svanita non appena l'altro aveva ammesso di non aver avuto intenzione di rovinargli alcunché.
    In fondo era un tipo tollerante.
     
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    Corvonero
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    La mia testa è molto, molto strana: passo ore a studiarla seduto ai piedi del letto fissando un punto non meglio definito davanti a me, come fossi un povero scemo o un povero pazzo che ogni tanto si assenta perdendo ogni contatto con la realtà. Evito di farlo in pubblico anche se, lo ammetto, occasionalmente mi capita di lasciarmi sfuggire attimi di assenza che ad occhi esterni potrebbero farmi apparire davvero come un tipo particolare. Sono sicuro che anche il ragazzo di fronte a me l'abbia pensato, che ho qualcosa di strano. Mi comunica questa sensazione alla perfezione tramite espressione, tono della voce, linguaggio del corpo in generale, conferma il terribile dubbio che mi ha assalito appena qualche minuto fa: la mia memoria ha sul serio qualcosa che non va. Compio quindi uno sforzo per cercare di spingerla a ricordare e a mettere a fuoco il volto che ha davanti: ragiona, ragiona, ragione, tu da qualche parte hai delle informazioni riguardo questo ragazzo. Ci metto tutto me stesso, stringo gli occhi, lo scruto a dovere e poi una piccolissima parola si fa strada nella mia testa piena di nebbia -ah sì, Evans!- sono quasi sicuro di ciò che dico, nonostante sia visibile una piccola percentuale di esitazione -giusto?- la richiesta della conferma, è essa stessa segno del mio dubbio.
    Frequentiamo insieme da sei mesi, è vero, e non abbiamo mai scambiato tante parole. Anzi, forse abbiamo stabilito proprio oggi il record di conversazione più lunga superando il tetto delle cinque parole massimo che ci saremo scambiati in questi mesi. Adesso mi è tornato in mente ma per me non è una vittoria, anzi, non va bene per niente.
    Metto momentaneamente da parte le mie riflessioni che mi porrebbero davanti ad un labirinto da cui, ora come ora, non sarei in grado di uscire e quindi, per evitare di perdermi, è meglio focalizzarmi solo sull'attimo.
    - Sì esatto, anche se di solito sono io quello che da fuoco alle cose - sono ovviamente ironico e decido di farlo a capire al tassorosso mostrandogli un sorriso lieve in seguito alla faccia seria che doveva sostenere la battuta, non vorrei mai farmi la falsa nomina di piromane.
    Per rollare una sigaretta serve una mano leggera, sennò alle labbra non ci arriverà mai. Ecco perchè i gesti che uso sono sempre delicati e mai troppo veloci, è il modo migliore per ottenere un buon risultato ed è anche il modo migliore per rilassarsi godendo del momento. Il mio lavoro viene apprezzato dal tasso e io mostro un'espressione soddisfatta a mia volta.- Circa tre anni, forse qualcosa in più. - rispondere a questo genere di domanda per me non è un problema, fin tanto che chi sta dall'altra parte non tenta di farmi la morale e a pelle direi che non è questo il caso, o forse la mia è più che altro una speranza.
    All'improvviso mi ricordo il nome, si chiama Josh. Ah, fortuna che mi riaffiorano alla mente altre immagini: è un tipo spigliato, amichevole, insomma uno che per quello che ho avuto modo di vedere, rispecchia alla perfezioni i valori della propria casata di appartenenza. Mi chiedo se sia anche una buona compagnia di fumate.
    - Intendi farmela pesare ancora per quanti anni? - aggiungo alla lista che è anche un tipo curioso solo che lui, al contrario di me, ha l'intraprendenza che serve per porre le domande a cui pensa. Se però mi dice che "mi faccio", mi dipinge come un drogato in piena regola mentre a me piace definirmi come un "drogato occasionale". Preferisco nascondermi dietro questa definizione ridicola, mi alleggerisce dalle mie colpe perchè anche se non sono uno di quelli che ha venduto la propria vita alla droga o che ha fatto una brutta fine all'angolo di qualche strada malsana, in fondo non ho alcun diritto per definirmi migliore: ne ho bisogno. Il mio capitolo con la droga è lungo, complesso, inconcluso e troppo impegnativo da aprire adesso. - Leggo, scrivo... - è arrivato il momento di cacciare fuori la mia di sigaretta, indipendentemente da ciò che Josh possa pensare. Un attimo dopo essermi fissato la mano in tasca, la sigaretta prerollata è già fra le mie labbra accesa dalla punta dall'accendino che tenevo insieme al tabacco.
    Mi sembra interessato e questa, mi sembra un'intervista. - Non è che ...preferisci provare questa diroba? - mi riferisco alla roba che ho tenuto per me mentre invece, fra le dita dell'altra mano, sta ancora bloccata la sigaretta che ho rollato apposta per lui. Solo che quello è banale tabacco, nulla a che vedere con l'effetto che può darti ciò che sono maggiormente abituato a fumare io. Tuttavia sono rilassato e non preoccupato delle conseguenze, è roba che non dovrebbe essere così forte da metterlo KO ma è piuttosto un buon punto di inizio, magari scopre pure che gli piace.
    - Cosa stavi cercando di fare?- alla fine mi sento quasi autorizzato a chiedere cedendo alla mia curiosità, mi prendo questa piccola libertà chiedendomi mezza frazione di secondo dopo se sia stato o meno il caso, se non mi arriverà come risposta un bellissimo "fatti i cazzi tuoi". Beh, ormai è andata, suppongo che avrà presto il mio responso. Il mento indica il secchio abbandonato sul pavimento e in pieno contrasto con le mie intenzioni, aspiro disinteressato una boccata di buon fumo.



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    Edited by .Moore. - 25/1/2022, 15:58
     
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  6. Joshua D. Evans
     
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    Josh Evans | IV anno | Hufflepuff


    Osservò con malcelato interesse le reazioni del compagno, riuscendo a interpretarle solo in parte. Da buon osservatore - non eccellente, ma discreto - non gli fu difficile individuare le rapide ma marcate espressioni che delinearono la presa di coscienza di ciò che stava accadendo e, a quel punto, Josh non ebbe il cuore di commentare ulteriormente.
    Non sapeva cosa ci fosse di sbagliato o atipico nel Corvonero, non lo conosceva affatto per poter anche solo tentare di capire cosa gli frullasse nella testa, ma sapeva cosa significasse vivere con un peso che si deve finire per accettare poiché irremovibile.
    Elucubrazioni, queste, che lasciò nell'angolo più remoto della propria mente, incapace di richiamarle alla realtà perché non abbastanza maturo da ricollegare le nature controverse e indesiderate di ciò che li rendeva diversi, forse speciali.
    «E' evidente che non sono così indimenticabile come credevo.»
    La prese con ironia e il sorriso che ne ammorbidì i lineamenti fu un chiaro segnale di voler chiudere l'argomento. Non era mai stato egocentrico seppur qualcuno a seguito di quest'episodio avrebbe potuto iniziare a pensarlo, e in ogni caso avrebbe fatto bene a tenersi per sé qualunque considerazione al riguardo.
    Josh non fu l'unico a ricorrere a quella particolare sfaccettatura di una personalità con molteplici sfumature, motivo per cui colse la battuta di Hunter con una risata sommessa, non accennando a spostarsi dalla posizione di cui si era deliberatamente appropriato.
    «A-ah.»
    Non ci avrebbe creduto neppure se lo avesse visto con i propri occhi. Gli era bastato assistere all'impresa da pompiere mancato per capire che quel ragazzo non avrebbe mai fatto nulla per recar danno a qualcosa o a qualcuno. Tranne che a se stesso.
    Le sigarette - qualunque cosa vi fosse al loro interno - parlavano chiaro circa le esigenze e le priorità del bronzo-blu.
    «Figo. Io non l'ho mai fatto. Ci tengo alla mia salute.»
    Altra battuta.
    Non è che la sua salute fosse granché. Non fumava perché detestava l'odore del fumo - non quello degli incendi dolosi, si intende - ma di certo non si privava delle gioie della vita per trascorrere un'esistenza lunga ma tutt'altro che intensa.
    Ritenne ben poco probabile che quel tipo avesse scelto il bagno di Mirtilla per leggere, anche perché a voler giocare all'ispettore Gadget Josh non vedeva neppure un libro. Piuttosto si soffermò a riflettere sulla proposta dell'altro, posando lo sguardo per un attimo di troppo sulla seconda sigaretta.
    «Mh...»
    Non aveva idea di cosa ci fosse di diverso tra le due e non avrebbe avuto alcuna remore a chiedere, ma prima le cose importanti: cosa aveva cercato di fare? Storse le labbra in una smorfia nel pensare di dover rifare tutto dal principio, prima di staccarsi dalla finestra con un colpo di reni e avvicinarsi all'altro per afferrare la seconda offerta di pace.
    «Uova di Ashwinder. Sono ottimi ingredienti per alcune pozioni e si vendono bene.»
    Soprattutto gli avrebbe permesso di fare qualcosa di diverso, che nessuno probabilmente in quella scuola poteva dire di aver fatto: essere espulso per aver causato un incendio.
    Errore, era già accaduto qualche decennio prima.
    «Ma soprattutto non avevo nulla di divertente da fare.»
    Più sincero.
    Sorrise e abbandonò la propria colpa per concentrarsi su quella dell'altro, portandosi con una discreta dose di incertezza la sigaretta tra le labbra e ispirando una generosa boccata.
    Aspirare fu una delle scelte peggiori che avesse mai preso in vita sua: i polmoni chiesero pietà, la gola iniziò a bruciare e gli occhi gli si riempirono di lacrime, il tutto seguito da una sequenza di colpi di tosse che probabilmente avrebbero fatto accorrere chiunque fosse stato nei paraggi.
    «Cristo, ha un sapore schifoso!»
    Tossì e tossì ancora, restituendo l'oggetto del crimine al compagno per correre verso i lavandini ed infilare la bocca sotto il flusso corrente dell'acqua.
    Impiegò qualche attimo di troppo a riprendersi, non immaginando minimamente che, vista da fuori, la scena sarebbe risultata fin troppo poco credibile. Esisteva davvero al mondo un diciassettenne che non avesse ancora mai provato a fumare?
    Josh teneva moltissimo a essere uno di cui non ci si poteva dimenticare e pensò, volgendosi verso Hunter con il polso ad asciugargli il mento, che da quel giorno non avrebbe più potuto avere dubbi su di lui.
    Forse.
    «Credo davvero che tra me e te non ci sia futuro.»
     
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    - Oh, no, è un problema mio - gli ho davvero appena fatto credere di essere qualcuno di cui ci si dimentica facilmente? Che poi potrebbe anche essere vero, ma io in realtà che ne so, non lo conosco affatto - ogni tanto mi dimentico alcune cose, capita con tutto - in questo momento il movimento circolare che la mia mano sta compiendo ad altezza della tempia, descrive perfettamente il caos di informazioni che turbinano nella mia testa senza trovare una disposizione ordinata. Frustrante, davvero frustrante per uno che vantava una memoria perfettamente funzionante.
    Quando realizzo che sto divagando, batto rapidamente le palpebre e torno alla realtà con l'orecchio attento a quello che dice il mio riscoperto compagno di corso. Lì per lì storco il naso di fronte alla risposta che, lo ammetto candidamente, non mi piace. Sono suscettibile all'argomento e sicuramente di parte, sono anche un incoerente che predica bene e razzola male perché non raccomandare a nessuno il mio stile di vita ma questo non significa che smetterò di seguirlo. Io no, a me serve. Poi però riesco a cogliere la sfumatura ironica della frase e quindi, a ribattere con altrettanta ironia - tanto dobbiamo tutti morire prima o poi, tanto vale togliersi ogni sfizio -.
    Sempre con ironia.
    Ma forse neanche tanta.
    Ho trovato una strada alternativa e non voglio aspettare di essere morto per sentire solo il silenzio nella mia testa.
    Quindi me ne sto lì con la mia sigaretta rollata tra le dita e attenzione: ci tengo a specificare che questo non è un chiaro invito a fare quello che sto facendo io, è solo una scelta che gli sto mettendo davanti... un'alternativa a cui magari non ha mai pensato. Forse appaio un po' come un diavolo tentatore in questo momento, non lo so e francamente non mi interessa dal momento che non sto costringendo nessuno. E comunque sia dall'espressione che ha messo su, dubito che Josh accoglierà la mai proposta, lo vedo esitante come se stesse scegliendo di accettare le caramelle da uno sconosciuto. In me sta crescendo una certa curiosità nel vedere gli sviluppi di questo incontro, se entrambi ne usciremo fatti oppure no - bisogna pur passare il tempo, in qualche modo. Non ti biasimo - intanto aspiro un'altra boccata che ha l'immediato effetto di zittirmi la mente sostituendo i pensieri con il fumo. Amo questa sensazione, così liberatoria - chiamami se ci riprovi, stavolta verrò senza bacchetta - interesse scientifico e curiosità a parte, nel mio stato normale non avrei dato voce a quel pensiero. Ma viste le circostanze, le parole sono semplicemente scivolate via dalla mia bocca senza che potessi elaborarle poi troppo. Mi prende subito una sensazione di pentimento, perché mai dovrei venire poi? Beh, ormai la frase senza senso l'ho detta. Il tassorosso finisce finalmente di tentennamenti, prende la sigaretta, aspira e non posso dire di essere sorpreso dalla reazione. Penso che pacche sulle spalle magari possono essergli di aiuto per buttare tutto fuori- col il tempo, migliora - decido di dare un'occhiata da vicino al ragazzo e quindi lo seguo prendendomela comoda - ci siamo passati tutti - è una sorta di rito di iniziazione - e poi il sapore va in secondo piano. Il bello, è come ti fa sentire - sospiro quasi in modo malinconico, come fossi un anziano che ripensa ai suoi anni migliori. E in effetti ci ripenso, ai miei anni migliori, a quando quest'erba rollata mi bastava per trovare la pace che andavo cercando. Ma prima di ricadere nell'oblio della mia testa, mi schiarisco la voce - stai parlando alla canna, vero? - domanda retorica. Stupida anche. Ripensandoci la eliminerei, ma ormai è andata.


    ––––––
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