I'll Stand by You

· Alaska, Vanja&Sky

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    Danielle Richards | III anno | Corvonero


    Ellie
    «Hei V, V svegliati» ho da poco aperto gli occhi e mi sono stirata accanto alla figura ancora addormentata al mio fianco. Vanja sta ancora dormendo e quasi mi dispiace svegliarla considerando che solo a tarda notte ha finalmente chiuso occhio dopo che l’ho convinta a bere una tisana rilassante e ad ingerire alcuni sonniferi che mio padre le ha prescritto. Di Jon chiaramente non vuole sentirne parlare e farle prendere i farmaci che le aveva prescritto era stata un’impresa non da poco. «Sveeeglia» le sussurrò ancora con dolcezza all’orecchio beccandomi il suo braccio che arrancando nel sonno cerca di colpirmi per allontanarmi. «Sai che giorno è oggi?» Allora cambio strategia e vediamo se questa sortisce almeno l’effetto desiderato: «stamattina arriva Sky, vogliamo accoglierla come si deve?» Un sorriso appena accennato mi inclina le labbra mentre mi stacco finalmente dalla rossa per alzarmi dal letto e dirigermi verso il suo bagno dove velocemente mi do una rinfrescata e mi cambio di vestiti uscendo dal pigiama per indossare abiti da giorno comodi.
    Scendo in cucina e nell’attesa di entrambe le mie sorelle mi metto ai fornelli. Di solito è Vanja che lo fa, che provvede a sfamarci entrambe ma non è chiaramente ancora rientrata in bolla e nemmeno mi aspetto che lo faccia dopo solo un mese e più che ha perso sua figlia ma sono molto più che convinta che non posso lasciarla in balia di sé stessa, non posso permetterle di lasciarsi andare ed è ora – soprattutto poiché adesso e per i prossimi giorni non sarà più sola – di cercare di rimettersi in sesto un piccolo passo alla volta cominciando come primo step a rimettere qualcosa sotto i denti che non siano i suoi cracker senza glutine o altri spizzichi che a stento la fanno reggere in piedi. Faccio saltare il pancake nella padella e mi congratulo con me stessa per essere riuscita a non combinare un disastro seguendo al millesimo la ricetta appuntata dalla stessa rossa sulla piccola agenda predisposta allo scopo. Mi sposto di fornello e rimescolo le uova prima di depositarle nel piatto. Sollevo la bacchetta e in pochi colpi preparo la tavola distendendo una grossa tovaglia rossa, una ghirlanda di pino i cui aghi sono puntellati di bianchi a simulare la neve ed una grossa candela bianca nel mezzo a fungere da centro tavola. Manualmente piego i tovaglioli e sistemo i piatti e nonostante il tutto sia imbandito per la colazione lo preparo con la stessa cura di un pranzo. «Buon Natale» mormoro cercando di accennare un sorriso quando la testa della rossa fa capolino nella cucina. So che questo sarà un Natale diverso, del tutto inaspettato e sicuramente come non ce lo aspettavamo minimamente attendendo invece in quelli che sarebbero stati questi giorni l’arrivo di Abigail e delle sue urla ad ogni ora del giorno e della notte che ci avrebbero rese odiose ed intrattabili l’una con l’altra ma allo stesso tempo fiere di quella piccola vita di cui ci saremmo prese cura. Sospiro buttando fuori tutto il peso di quella sensazione, di quella mancanza che pesa sulla bocca dello stomaco e fa perdere l’aria e l’appetito. Ma siamo ancora una famiglia, no? Nonostante tutto quanto sia accaduto, lo siamo ancora e dobbiamo farci forza l’un l’altra. Più che mai questo è il momento per starci vicine, per affrontare il tutto insieme esattamente come una famiglia e le famiglie questo fanno, si supportano “qualsiasi cosa accada”. «Buon Natale», ripeto di nuovo con maggiore convinzione mentre le passo una mano sulla base della schiena stringendola brevemente a me. Ci sono V, ci sono e sarò sempre. Le poso un bacio delicato sulla spalla. «S-stavo pensando che... se ti va, potremmo provare a sistemare casa, mettere qualche lucina o non so, fare l'albero. Creare l'atmosfera così quando arriverà Sky troverà tutto allestito, che ne dici?» Cerco di spronarla a fare qualcosa, qualcosa che la distragga stando allo stesso tempo bene attenta alle parole che pronuncio, evitando qualsiasi accenno alla bambina che abbiamo perso ma allo stesso tempo cercando di spronare Vanja ad una reazione. «T-te la senti?»
     
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    Riecheggia un vagito in lontananza.
    Sembra più un richiamo che un lamento.
    Il respiro si fa veloce e spezzato da una corsa senza sosta in direzione di nulla... in verità.
    Nulla che io possa toccare con le mie dita.
    Mai probabilmente.
    O forse.. Forse in questo momento ho una possibilità.
    Ci voglio credere..
    Il cuore va a mille.
    I passi si susseguono senza mai calare la velocità, con le dita sudate e tremanti mi aggrappo al bordo in cemento di un pozzo profondo. Sporgo la testa, i capelli si spostano per il vento che si incanala a livello dell'apertura.
    La mia bocca si muove, la chiama.
    La chiama di continuo eppure al momento non ricordo il suo nome. É un urlo disperato e i tentativi sono numerosi per afferrare con le mani quel qualcuno che urla in fondo al buco nero.
    Stremata ma determinata mi sporgo e infine ci riesco, le mie mani afferrano un qualcosa di morbido.
    E vivo..
    Il silenzio per qualche secondo regna sovrano.
    Il cuore sta esplodendo e il mio fiato viene a mancare. Completamente in apnea scosto la coperta che avvolge il corpicino di mia figlia che si contorce. La sua pelle bianca riflette il colore della luna in cielo sopra di noi.
    La osservo con gli occhi che catturano veloci ogni dettaglio prima di soffermarmi sulle estremità delle mie mani che la tengono. Piange e solo in quel momento mi accorgo che si tratta di artigli.
    Pian piano l'urlo della neonata taglia l'aria, lacera il mio cuore e l'agitazione si fa palese. Mi sfugge dalle mani intrise di sangue.
    Cade all'interno di quel pozzo infinito.



    Sobbalzo quando la voce di El mi chiama. La metto a fuoco con difficoltà mormorando qualcosa di insensato. Sono sudata e con la testa dolorante. Sveeeglia insiste. Per quanto stia alzando la voce il suo tono è dolce. É da un po' di giorni che io e lei siamo in Alaska e si sta prendendo cura di me come farebbe una madre.
    Nella disgrazia accaduta il nostro legame fra sorelle si é intensificato.
    La guardo, mentre cerco di ricompormi e tenermi nel lamentarmi di ciò che vedo nel sonno. Deglutisco mettendo i piedi giù dal letto ancora chiaramente frastornata da ciò che ho visto. Mugugno con poca voglia di alzarmi perché mi sento costantemente stanca probabilmente per i farmaci che sto prendono. Ho litigato con El e Skylee perché mi sono rifiutata di seguire la cura impartita da Bennet. Solo sapere che c'è lui dietro quella prescrizione mi irrita e non poco. Non mi fidavo di lui prima, adesso men che meno.
    Alla fine Ellie mi ha convinta perché ha esplicitamente chiarito che se non mi curo psicologicamente va a finire che il periodo della ripresa si allungherá troppo, rimettendoci in salute. Lo so che ha ragione eppure in quel momento le ho dato contro, urlando disperata che non me ne fregava un cazzo. Se dovevo essere punita per aver ucciso la nostra bambina meritavo di subire questo. Avevo colto la reazione sui loro volti di forte al peso delle mie parole e la verità era che avevo ferito me stessa più di tutte. Ero scoppiata a piangere pregandola di schiafeggiarmi quando andavo fuori di testa. Per la verità doveva farlo più volte al giorno se doveva seguire quell'ordine perché alternavo momenti di lucidità con altri in cui precipitavo in uno stato ansioso e al limite della pazzia.
    Stamattina arriva Sky, ha tutta la lia attenzione adesso e le labbra di piegano in un debole sorriso. Skylee sta arrivando a casa. Annuisco accennando al fatto che mi farò trovare giù di lì a poco. Lei sparisce in bagno e io mi trascino completamente giù dal letto, passo oltre lo specchio verticale attaccato alla parete. Non mi specchio da tempo, precisamente da quando sono rimasta incinta e il pancione aveva cominciato a vedersi anche attraverso i vestiti ampi. In quel momento le paorle di Dillon riecheggiano nel mio orecchio come le avesse pronunciate ieri "non hai deluso le mie aspettative, scherzi? Mi piace il tuo pancione, sono serio" sospiro e una volta che lo stanzino è libero mi prendo il tempo che serve per rendermi presentabile.
    La cute è pallida, gli occhi contornati da profonde occhiaie e forse solo oggi che nutro una sottospecie di ansia e di contentezza per l'arrivo della bionda, mi dedico ad osservare il mio volto riflesso. Deglutisco e li soffermo sugli zigomi, sulle labbra e mi rendo conto che da un mese e più dall'accaduto quella figura che ho di fronte in questo momento é così diversa da V come era. Non ha le gote color pesca che spiccano nel bianco, non ha gli occhi infiniti e vispi come mesi addietro. Pare il ritratto di una ragazza di molti più anni in avanti, di una donna che non ha voglia di curarsi né si preoccupa di cosa questo comporterà nel futuro continuando a vivere entro il dolore.
    Sento rumori dalla cucina poiché la porta della camera e del bagno è socchiusa, mi fermo a respirare con le mani aggrappare ai pomelli del lavandino, distogliendo lo sguardo dal volto scarno di me stessa. Ce la posso fare, vogliamo accogliere Skylee senza affogare di nuovo in cospicui pianti almeno per un po'? funge da promessa a me stessa ma non sono certa di poterla rispettare per troppo tempo.
    Quando raggiungo El la vedo trafficare con tegami e altro, le stoviglie incantate si posano al loro posto. La tavola è addobbata in stile natalizio, un enorme centro talvolta é sistemato con cura.
    So che la mora non ama molto stare au fornelli, so che lo sta facendo per me e per nostra sorella. É uno sforzo gradito e vorrei dimostrarle attraverso un consumo elevato di cibo che la ringrazio ma la nausea é già padrona di me. Come ieri, il giorno prima e quello ancora antecedente a quello.
    La vedo alzare lo sguardo mente piega un tovagliolo con le dita. Mi augura buon Natale.
    La osservo per interminabili secondi, le parole si bloccano sulle labbra. Sento una stretta al collo e ho come l'impressione che una mano invisibile mi stia per soffocare.
    Io odio il Natale.
    Odio il Natale ancora di più da quest'anno.

    So che lei sta pensando alla stessa cosa ma comprendo che lei adora questo periodo e non vorrei per nulla al mondo farle vivere questo momento di tristezza. M-mi dispiace El.. sussurro appena abbassando lo sguardo sui piedi.
    Si fa vicina, sento la mano sfiorare la schiena, chiaro segno che sì, lei sta male come me é chiaro.
    Mi posa un bacio di conforto e io so che c'è un affetto e un sentimento non misurabile fra noi tre. Sospiro e quando ripete l'augurio le parole mi sfuggono dalle labbra in concomitanza con la schiena che si irrigidisce. Doveva essere ieri.. La scadenza. Il giorno in cui Abigail avrebbe investito ufficialmente le nostre vite.
    Sospiro e scuoto il capo cercando di focalizzarmi su ciò che propone. Allungo la mano verso la sua e quindi la stringo con forza. Buon Natale El gracchio mettendo da parte con insicurezza l'ondata di amarezza e dolore che è appena riaffiorata.
    I-io.. Ti do una mano annuisco anche se è chiaro che non sono molto motivata. Mi sposto verso un baule non troppo distante dal divano. Hai trovato questo in soffitta? Domando chinandomi e aprendolo. Ci sono dei festoni glitterati all'interno e sembrano adatti al periodo natalizio. Mi volto verso di lei sperando che ci sia tutto il necessario, magari avrà comprato altro? Oltre all'albero in casa sussurro e poi indico la finestra che da sull'uscio. Addobbiamo il pino li fuori? Dovrebbe essere magnifico acceso quando cala il buio.. propongo. É enorme, se l'intento era quello di distrarmi ad addobbare quello interno senza magia, quello fuori la richiedeva per forza. C'è altro di sopra o.. O da qualche parte? Non mi ero interessata degli addobbi, nulla del Natale mi piaceva e gli unici pensieri che mi riempivano la testa erano i soliti, tanto che la loro presenza era diventata un'ossessione.

     
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    «Doveva essere ieri...» ho ancora la guancia poggiata sulla sua spalla mentre ascolto la sua voce tremante, appena un sussurro mentre esterna queste parole. «Lo so» mormoro solenne a mia volta trattenendola ancora di un poco nella mia presa calda e avvolgente. Le strofino la guancia contro il tessuto del maglioncino e rimaniamo così, strette, per qualche istante prima che la liberi dalla mia presa “soffocante”. La conduco alla tavola imbandita stringendole delicatamente la punta delle dita e la guido fino al suo posto dove la lascio andare affinché si sieda. Prendo posto anch’io cominciando a posizionarmi gli elementi della colazione nel piatto. Un rapido cenno del mento in direzione della rossa e la spingo a copiare le mie mosse perché anche lei metta qualcosa sotto i denti. So che lei preferisce il salato al dolce per colazione ed è proprio per questo che le ho preparato alcune uova strapazzate che ha già nel piatto e in quello che ha di fronte una selezione di salumi tra i suoi preferiti. «Mangia qualcosa» la sprono, «fallo per me o per Sky se peferisci» parole al vento perché i suoi occhi grigi sono attirati altrove, si alza lasciando le posate accanto al piatto e si dirige verso il baule socchiuso che ho lasciato accanto al divano. La seguo con lo sguardo e al contempo mi verso dello sciroppo d’acero al di sopra dei pancake, non ho molta fame ma cerco di renderli sufficientemente invitanti per mangiarmeli. «Sì lo avevo messo lì, fa parte delle mie decorazioni... quelle che avevo dai miei. I miei non sono mai stati molto, come dire, natalizi. Papà lavorava sempre, anche a Natale e vabbè mia madre manco a dirlo» faccio spallucce mentre le racconto questo pezzo della mia vita che di fatto non giustifica come da un Grinch sia uscito un folletto del Natale ma tant’è. In realtà lo devo totalmente a Jonathan, non ci fosse stato lui ad allietare i miei natali passati chissà come sarei adesso. Lui che si è sempre comportato come un secondo padre con me... Vanja lo capirà a momento debito, fosse l’ultima cosa che faccia anche perché non è solo mia sorella perché ci siamo trovate e abbiamo stretto questa amicizia, questo, questa scoperta ha cambiato tutte le carte in tavola. Questo fa di lei mia “cugina” o comunque mia sorella davvero dato che Jon per me è come un secondo padre, è come se tutto adesso si fosse ufficializzato!
    «Addobbiamo il pino li fuori?» Le mie riflessioni vengono distratte e la mia testa ha uno scatto, i miei occhi si illuminano a quella proposta che viene proprio da lei. «Sì, sì! Sky ne sarà entusiasta e renderà casa nostra ancora più nostra. Vedrai, sarà tutto più bello con le lucine!» Le sorrido incoraggiante mentre con la mano le faccio cenno di raggiungermi di nuovo in tavola. «In realtà è tutto lì dentro ma non farti fregare dalle dimensioni del baule, io credo di avere un problema con uhm, gli addobbi ed il Natale in sé. Quel baule è incantato con un Adduco e una volta tolti i festoni superficiali c’è una scala» abbassò quasi vergognandomi lo sguardo sul piatto attendendo che la rossa commenti la cosa. «È tutto diviso per tipologia e sistemato in apposite scatole», continuo ignorando lo sguardo stupefatto di mia sorella. «Ma per l’esterno penso ci convenga fare un’ordine su Magizon così per domani abbiamo tutto. Tipo potremmo prendere le misure del pino intanto così ordiniamo le luci a meno che...» e qui il mio sguardo zampilla mentre il sorriso sulle labbra si apre cercando di richiamare la vivacità del suo, «non ti vada di provare ad incantare alcune candele! Tipo, stavo pensando... però mangia o non ti faccio fare proprio niente», la rimbecco notando che con la scusa di parlare dei decori non ha toccato ancora mezzo uovo. «Dicevo, potremmo accenderne alcune, renderle ignifughe e ah ah ah! Mangia!» Le punto l’indice contro con un’occhiata fiammeggiante delle mie affinché torni a mettersi alla bocca una nuova forchettata. «Che ne pensi? Ti... piace il programma?»
     
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    Ascolto El, i suoi occhi sono incantati, quando parla del Natale sembra stare su un altro pianeta. Vorrei avere anche solo la metà del suo interesse ma, a prescindere dalla situazione in cui verso, non ne ho nemmeno un briciolo. E' per questo che faccio un sorrisino forzato e mezza risata isterica condisce il tutto. Sembra entusiasta della mia proposta ed è chiaro che se fosse per me questa casa non avrebbe nemmeno mezza pallina appesa ad un gancio e nemmeno mi sarei curata di guardare il calendario. Ammetto che se Ellie non mi avesse augurato buon Natale stamane io me ne sarei dimenticata. Niente ha senso e niente nutre il mio interesse in questo periodo. L'Alaska però mi fa bene, se così si può dire, perchè rimanere distante dalla scuola e dalla Scozia mi aiuta a non cadere nell'abisso del tutto; parliamoci chiaro ho già mezzo piede in quella direzione.
    Non mi mancano le mura della scuola, per persone che camminano fra quei corridoi, non nutro particolare interesse o ansia per le lezioni che verranno. La mia materia preferita è poi insegnata da mia madre. Mia madre. La professoressa Stojnov.
    Ellie e Skylee hanno giurato di non dare alcuna informazione riguardo il nostro alloggio ai miei genitori biologici, non posso di certo vietare loro di parlarci o di proferire spiegazioni riguardo il mio stato psico-fisico, ma non desidero avere contatti con loro. E a detta tutta, non so come mi comporterò nuovamente sui banchi. E questo è un problema che affronterò più tardi, molto più in avanti se possibile.
    Ellie mi lesse la lettera ricevuta dal dottore Bennet, so che citava un tempo per la "guarigione" psicologica dall'accaduto ma è chiaro che mi opporrò con tutta la mia testardaggine. Se non sarò pronta non mi muoverò di quì. E da come sta andando dubito di essere mentalmente sana da lasciare questo posto il nove gennaio per recarmi con loro ad Hog. Sky ne sarà entusiasta e renderà casa nostra ancora più nostra. Vedrai, sarà tutto più bello con le lucine! la sua voce stridula ed eccitata devia i miei pensieri che mi stavano incupendo il viso. Lucine.. sussurro con debito sforzo mentre un brivido mi percorre la schiena. Dal suo gesto capisco che non gradisce il fatto che io salti la colazione quindi la raggiungo appollaiandomi allo sgabello. Afferro la forchetta e no, l'odore che inonda le mie narici mi da così fastidio che vomiterei all'istante sul tavolo. Me la prendo con un pezzetto di frittata puntellandolo più volte e adagiando la testa sul palmo della mano libera. Tengo su la testa in questo modo e mi abbandono ai suoi discorsi sulle decorazioni natalizie. Io credo di avere un problema con uhm, gli addobbi ed il Natale in sé dice ad un tratto fra una frase e l'altra. Non avrei mai detto.. commento alzando gli occhi sui suoi, è chiaramente contenta mentre ne parla e a me dispiace in verità manifestare assoluto disinteresse e freddezza. La osservo e mimo un mi spiace con le labbra, sicura che lei comprenda il perchè. È tutto diviso per tipologia e sistemato in apposite scatole mi stupisce la cura che El ha per questi oggetti che infine vengono usati solo per un breve periodo dell'anno. L'odio che provo per questo periodo è causato da parecchie cose ma la verità è che non mi sono mai sforzata di cambiare e vedere da un'altra angolazione. Ma per l’esterno penso ci convenga fare un’ordine su Magizon così per domani abbiamo tutto. Tipo potremmo prendere le misure del pino intanto così ordiniamo le luci a meno che... ho appena preso fra le dita un bicchiere con succo di mela e quasi mi va di traverso. Magi.. che? Non abbiamo abbastanza roba? dico strabuzzando gli occhi e tossendo. Appoggio il bicchiere. Dimmi, cosa prenderesti? tamburello le dita e la sto guardando seria perchè quì ragazzi non si scherza, lei non scherza, credo che la nostra casa diventerà un regno di Babbo Natale. Senti va bene ma ad una condizione dico attirando il suo sguardo giallastro. Prendo la forchetta e mi sforzo di mettermi in bocca un pezzetto di frittata preparata da lei con cura. Nessuna canzoncina natalizia. Quelle non le sopporto, mi urtano. Ammetto. Per le candele esterne va bene, oltre che ignifughe dobbiamo attuare un incantesimo protettivo per neve o pioggia o si spegneranno mh? Prendo un altro boccone e prima che la voglia mi passi del tutto con la bacchetta aziono la macchina del caffè appoggiata non molto distante dal lavello, al rumore meccanico presto segue un aroma di caffè intenso. La tazzina vola sopra le nostre teste e quando arriva davanti a me senza spandere nemmeno una goccia la prendo fra le dita. L'annuso e alzo lo sguardo su mia sorella mentre cerca di capire se quel che ha proposto mi piace. Mh.. dico titubante ma per lei voglio farlo visto che è un folletto del Natale e una buona bevuta di brulè a fianco all'albero esterno illuminato non sarebbe male. Va bene, finiamo quì e diamoci da fare. A che ora arriva Skylee più o meno? L'hai sentita? domando curiosa e impaziente. Sorseggio il caffè mentre un rumore fastidioso proviene dalla finestra. Un grufo grigiastro si è appena schiantato e ha alzato una piccola nuvola di neve che probabilmente si trovava sul davanzale. Alzo il sopracciglio e guardo prima lei e poi la bestiola, dopo aver scosso il piumaggio ci osserva torva e con insistenza ha già cominciato a sbattere il becco sul vetro.
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    La sua faccia è interrogativa quanto la mia e abbandonando la tavola mi appresto a farlo entrare. Lo conosco quel gufo ma cerco di non darci importanza, anche El lo conosce se ci pensa un po'. Con la coda dell'occhio attendo la sua reazione ma da quando la bambina non c'è più i nostri diverbi si sono momentaneamente smorzati e non so in che rapporti sia rimasta con lui. La lettera è sigillata con un piccolo punto in ceralacca e mentre raggiungo la tavola con il pacchetto annesso su una mano non perdo tempo a leggere quel paio di righe. Ethan ha ricevuto la mia lettera notturna e ha risposto appena risvegliato dal mondo dei sogni. Non sa niente vero? domando distrattamente chiudendo la lettera a metà. Dove siamo intendo.. aggiungo girandomi verso di lei. E' chiaro che ho una faccia che è tutto un programma, le dita aprono il pacchetto ed estraggono i libri in regalo, prendendo il primo e leggo le righe di presentazione sul retro. Non ha importanza.. io.. io non sono pronta soffio fuori il fiato e abbandono il tutto da una parte. Ellie ama i libri mi aspetto da lei un commento riguardo quella spedizione. I miei occhi si soffermano sul piatto ormai freddo, la tazzina di caffè giace di fianco al bicchiere di succo mezzo vuoto. Lo fisso evidentemente assente. Alle volte mi domando se.. se faccio bene a vivere una vita sulla difensiva.. come si è visto.. le persone intorno a me soffrono.. scuoto il capo. Forse sì faccio bene, per quanto io sia incazzata con lui, so che non meritava di essere coinvolto e archivio il discorso, sempre se El non ha niente da aggiungere. E' una situazione delicata e non so nemmeno che dire quando in verità ci sarebbe molto da proferire. Non ho mai le palle di dirle in faccia che ha ragione su tutto: sono innamorata di lui e non lo voglio ammettere e forse non lo farò mai.
    Voglio categoricamente evitare di scontrarmi con lei e sentirmi dire frasi banali e ovvie che non sopporto come per esempio: perchè non glielo dici? Non ti deve sempre andare male V.
    Mi si è chiuso lo stomaco definitivamente, raccolto le posate e mi avvicino al lavello cestinando ciò che non ho mangiato. Mentre il volatile si scalda un po' di fronte al caminetto apro l'acqua e incanto il sapone e le spugnette. Torniamo a noi.. facciamo in tempo a cominciare qualcosa mh? Cosa vorresti ordinare?
     
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    Anche se i miei occhi si sono aperti da soli, senza il bisogno della sveglia, sento che il sonno di quella notte non è stato sufficiente a farmi riposare sul serio. La festa di natale che ho dovuto organizzare è stata un successo e non è finita nemmeno troppo tardi, ma ciò che mi ha portato ad addormentarmi a notte fonda sono stati i pensieri. Nel silenzio tombale della mia stanza, libera dai rumori di fondo solitamente prodotti da Ellie e in precedenza pure da Vanja, la mia coscienza sembrava come urlare a squarciagola e la vocina nella mia testa le dava corda, portando alla mia attenzione quanti più pensieri tristi e malinconici. La verità era che da quando Vanja aveva perso la bambina non stavo affatto bene, anzi, forse le mie agonie interiori erano iniziate addirittura qualche giorno prima e quello di Abigail era stato solo il colpo di grazia che aveva spezzato di netto il mio spirito, portandomi a cadere sempre più verso un baratro oscuro. Non mi stava andando bene nulla nella vita e le uniche cose di cui potevo ancora vantare un apparente stabilità, erano i voti scolastici e beh... la salute? Mentale non di sicuro, ma quella fisica supponevo di avercela ancora e spesso molte persone si limitavano a chiedere quello per natale, per cui potevo forse dirmi fortunata. Quando c'era la salute tutto il resto non contava, no? Mh... certo. Una fredda risata poco convinta tagliò l'aria e mi spronò ad alzarmi da quelle coperte che durante tutto il corso della notte non si erano riscaldate abbastanza, per via della mia temperatura corporea fin troppo bassa. Alle volte mi domandavo se in realtà non fossi solo un cadavere ignaro del suo stato, che incapace di cogliere la sua vera natura continuava a vivere come un qualsiasi essere vivente. Dopotutto i miei profondi solchi violacei attorno alle palpebre potevano apparire realmente simili a quelli gonfi e induriti dal rigor mortis di un cadavere. Con una manata chiusa a pugno battei con forza sullo specchio del bagno, che in seguito alla pressione applicata su di esso si crepò appena. Sbuffai sonoramente e con un colpo di bacchetta lo riparai all'istante per non lasciare alcuna traccia di quei piccoli cedimenti mentali, che di lì a poco più di un mese contraddistinguevano le mie giornate. Mi sciacquai la faccia con acqua fredda e dopo essermi lavata i denti, infilai braccia e testa sotto al letto a baldacchino per tirarvici fuori un pesante sacco, celato fino a quel giorno alla vista di Ellie. Durante tutto il mese avevo pian piano accumulato un gran numero di regalini che quello stesso giorno avrei finalmente consegnato a Vanja ed Ellie, una volta raggiunte finalmente in Alaska. Iniziai a preparare tanti pacchettini dalle varie forme e grandezze, durante quelle settimane avevo fatto in modo di procurarmi pure svariati metri di carta colorata con temi natalizi stampati sopra. Vi erano renne, pupazzi di natale e persino piccole stelle dorate ad adornarne la superficie. Riposi ogni singolo pacchettino all'interno dello stesso sacco rosso di poco prima, che ricordava quello di babbo natale e dopo aver recuperato pure un piccolo zainetto da dentro all'armadio, con dentro tutto il necessario per fare alle mie sorelle la sorpresa che mi ero prefissata di realizzare, mi diressi verso i confini di Hogwarts per smaterializzarmi prima nei pressi della statua di Peter Pan, passaporta più comoda per raggiungere il paesino vicino al quale vivevamo, e poi nuovamente a pochi metri di distanza da casa, dopo aver ovviamente attraversato la passaporta ed essere sbucata nel piccolo bosco che divideva casa nostra dalla comunità poco distante. Una volta giunta a destinazione feci ben attenzione a non farmi vedere dalle mie sorelle da una delle finestre che davano sull'ampio giardino della tenuta e silenziosamente indossai sopra agli abiti il largo costume da babbo natale che avevo infilato nello zaino. Avevo giacca e pantaloni di panno rosso, un cappellino di natale tempestato di lucine che si accendevano a intermittenza e una folta barba bianca a incorniciarmi il viso, divenuto ormai più spigoloso a causa di quella manciata di chili che avevo perso durante quel lungo ed estenuante mese, che ormai volgeva al termine.
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    Indossai infine il mio miglior sorriso e celando nel profondo ogni sentimento negativo, mi avviai con ampie falcate verso la prota d'ingresso. Aprii con forza il portone di legno scuro e con grande entusiasmo salutai le due ragazze che sembravano aver appena terminato di fare colazione. «Oh oh oh, buon natale stronzette!» Esclamai con tono grave e profondo per imitare quello tipico dei babbi natale dei film o delle pubblicità babbane. «Avete fatto le brave quest'anno?» Domandai scherzosamente posando l'enorme sacco che tenevo sulle spalle a terra, lasciando così che alcuni doni rotolassero fuori. «A giudicare da quanti regali avete ricevuto direi proprio di sì!» Esclamai con ritrovato entusiasmo saltellando verso Vanja per stringerla con vigore fra le mie esili braccia. «Come ti senti oggi tesoro?» Le Domandai dolcemente all'orecchio prima di liberarla dalla mia solida presa, per poi andare a salutare pure Ellie con un sonoro bacio sulla guancia. «Cosa mi sono persa dolcezze?» Domandai grattandomi allegramente il mento, che a causa della barba sintetica iniziava a pizzicare lievemente.
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    «Magizon! Non lo conosci?» Mi porto alla bocca la minuscola porzione di pancake irrorata di puro glucosio e la mastico forzatamente mandandone giù il contenuto. Non ne mangerò tantissimo ma almeno tutto questo zucchero mi manterrà sufficientemente in piedi per il resto della mattinata. «Non ci crederai mai ma girovagando per il web ho scovato il lato magico dell’internet!» In verità non era tutta farina del mio sacco, la frequentazione con Karen mi aveva fornito le basi per un argomento in cui ero scandalosamente lacunosa e difatti mi ero sempre chiesta come fosse possibile che non esistesse un portarle o una fascia del web destinata al mondo magico – a mali estremi me la sarei creata io, però a trovare le cose pronte era anche meglio! Fatica in meno – soprattutto per i giovani maghi e streghe. Già il mondo della magia per certi aspetti era medioevale figuriamoci a togliere anche internet! «Ho scoperto questo portale dove ordini le cose e il giorno dopo ti arrivano via gufo, express, a prescindere dalle condizioni meteo, è straordinario! Comunque ti stavo dicendo...» la rossa mi interrompe domandandomi qualcosa la cui risposta sarebbe anche ovvia, per me, ma che probabilmente per lei non è così scontata soprattutto considerando i suoi occhi sgranati che mi danno l’idea non si immaginasse questa mia sfrenata passione per il Natale e i decori. «Gli addobbi non sono MAI abbastanza» chiarisco alzando bene eretti i palmi di fronte a me. «Quindi, sta a sentire una professionista. Tu che sei brava con quel trabiccolo del demonio, volerai con il metro fino alla cima del pino e me lo lancerai giù così ne misureremo l’altezza, così, poi, sul sito potrò ordinare i giusti metri di festoni... quelli che ho forse forse bastano per il salotto. Casa dei miei è tipo la metà della metà... uhm, della metà di questa casa.» Mi guardo attorno stimando le dimensioni spropositate della reggia in cui abitiamo, Skylee non ha badato a spese munendo la casa di ogni possibile minimo confort tanto da rendere inutile ciò che sta esattamente facendo Vanja: lavare a mano i piatti quando abbiamo una lavastoviglie dotata di incantesimo estensibile che potrebbe lavare i piatti di tutta Hogwarts volendo.
    «Come nessuna canzone? Stai scherzando?! Vuoi privare l’Alaska di Mariah Carey e Michael Bublé?! Sono un MUST del Natale!» La guardo con due enormi occhi da cucciolo mentre le mie spalle cominciano a muoversi a ritmo per l’entusiasmo e mi viene del tutto naturale cominciare ad intonare le note di “All I want for Christmas is you” della cantautrice statunitense. «Facciamo così. Tu pensi alle candele, a renderle anti-tutto e io addobbo l’impossibile. Sarà meraviglioso vedrai!» Non posso fare a meno di alzarmi in piedi raggiungendola al lavello per abbracciarla infondendole un po’ di amore gratuito e riconoscenza poiché posso solo immaginare quanto sia difficile per lei accettare le stramberie che le sto proponendo quando vorrebbe solo rimanere raggomitolata nel letto a piangere e darsi la colpa ma... porca miseria! Lo ha fatto fino adesso! E diamine non è colpa sua ciò che è accaduto, non è colpa sua la scoperta che ha fatto sulla sua natura... poteva succedere a chiunque! È orribile quanto successo, terribile e alienante ma non è giusto che se ne colpevolizzi e non è giusto che si chiuda in questa spirale di depressione. Se sarà necessario intendo fare di tutto per costringerla ad andare da un buon terapista che l’aiuti ad affrontare il lutto poiché non lo sta facendo.
    Il rumore di uno schianto alla finestra fa sollevare lo sguardo di entrambe ed interrogative guardiamo il piccolo gufo che scuote le penne togliendosi la neve dalle ali. «Non guardare me» le faccio sollevando le spalle, «aprigli, vediamo che vuole» asserisco muovendomi verso la macchina del caffè che preparo affinché mi confezioni un perfetto latte macchiato. «Di chi è?» Soffio sulla tazza mentre mi volto e trovo la sua espressione seria, inclino il capo aguzzando la vista sulla vista e riconoscendo la grafia con cui è scritto il nome della destinataria, ovvero mia sorella. «No, Dìl non sa nulla. Ho rispettato la tua volontà» concludo facendomi a mia volta seria avvicinandomi a lei con la tazza fumante. L’ho rispettata anche se non condivido, l’ho rispettata anche se vorrei tanto che V gli desse una possibilità di spiegarsi, di permettergli di starle vicino ad affrontare tutto questo. Non sono d’accordo su una loro eventuale frequentazione ma non posso negare l’evidenza dei fatti... entrambi sono innamorati l’una dell’altro e questo continuare ad evitarsi non giova a nessuno dei due. Si sono mossi male ed hanno gestito le cose peggio ma ciò non vuol dire che non possano riprovarci se ci tengono davvero. Prendo un respiro avvicinandomi di più ed afferrando il primo libro che mi capita a tiro dei tre, ne leggo a salti il sunto nella nota di copertina sinistra e lo poggio con delicatezza al di sopra dell’ultimo. «È una bella trilogia» abbozzo cercando di sondare il terreno, di capire il suo umore quale sfumatura ha portato a galla. La vedo tentennare sulla gamba e soffiare a disagio l’aria dalle labbra mentre il suo sguardo si fa sfuggente. «Io... io non sono pronta!» Le poggiò quindi una mano sulla spalla massaggiandogliela con dolcezza. «Secondo me no, la vita è un errore continuo. È farsi male ma riuscire a rialzarsi. Supereremo anche questa insieme e... credo Dillon voglia aiutarti a farlo. Prova a dargli una possibilità V. Non è cattivo e nella rabbia si dicono molte cose sbagliate, credimi» io per prima quest’estate ero stata incredibilmente dura e ingiusta con lui. Ero stata fredda e proprio cattiva nel tentativo di metterlo in guardia ma mi ero dovuta ricredere nel momento in cui i due si erano allontanati, nel momento in cui avevo riconosciuto me stessa negli sguardi di lei al tavolo dei docenti in Sala Grande.
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    Ero stata costretta ad ammetterlo: erano innamorati, che mi piacesse o meno. «Permettigli di dire ciò che vuole dirti, poi deciderai... okay?» Il suo sguardo è lucido mentre si gira a strofinare con forza le posate che sono già lucide alla prima passata di spugna. «Sai che non lo so? Mi aveva detto in mattinata ma non so se l’hanno trattenuta a pulire il post-party... a quanto pare gli elfi sono in sciopero!» Alzo le spalle e devo ammettere che non ne ho la più pallida idea del motivo del perché di punto in bianco lo siano. Non ho mai letto di qualcosa del genere avvenuto in passato in “Storia di Hogwarts”. «Allora, secondo me ci servono: pall-... SKY!» Tiro immediatamente la manica della rossa e al mio turno stringo la bionda tra le mie braccia scoccandole di rimando un affettuoso bacio sulla guancia. «Ma sei impazzita cos’è tutta questa roba?!» M’inginocchio immediatamente vicino al saccone rosso cominciando a dividere i doni mentre le due si salutano a dovere e Vanja si bei un po’ delle attenzioni della ricciola. «Morgana quanta roba che hai preso!» Comincio ad aprire i miei doni emettendo degli strilletti entusiasti per ogni singola cosa che volevo. «Abbiamo deciso...» mi volto solenne stringendo al petto un libro della quadrilogia che bramo da mesi, «di arredare tuuuuuutta casa, esterno incluso. V, si occuperà del pino fuori!» La incastro immediatamente prima che cambi idea e nel mentre passo all'apertura del secondo pacchetto non prima di avergliene lanciato uno tra le mani.
     
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    Sofija Anastasya Bennet Vanja E. Rosencrantz| Corvonero, IV anno


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    Ho scoperto questo portale dove ordini le cose e il giorno dopo ti arrivano via gufo, express, a prescindere dalle condizioni meteo, è straordinario! la voce di Ellie squilla eccitata e non sta più nella pelle. Per lei lo farò, mi metterò a darle una mano per davvero. Anche se l'evento non mi piace non voglio rendere un inferno questo giorno che si va a sommare a parecchi giorni precedenti assai peggiori. Sospiro un po' per arrendermi al fatto che avremo un vasto compito a partire da adesso. Dubito che riusciremo a finire prima dell'arrivo di nostra sorella ma sarebbe già fantastico farci trovare con le mani nei festoni mentre traffichiamo.
    Mi strappa un vero sorriso e mezza risata in sua direzione quando cerca di convincermi che un Natale non è un Natale senza canzoncine natalizi. Non se ne parla le dico chiudendo di sforzo la bocca con una smorfia. Mi viene la pelle d'oca. Sono sicura che comunque le canzoncine del cantante da lei citato le sentirò eccome, chi la ferma questa!
    Ho studiato bene la reazione della mora quando ha riconosciuto il pennuto e non ho fatto a meno di leggerci un po' di tutto nei suoi occhi quando mi ha vista trafficare col pacchetto. Con piacere comprendo che ha mantenuto il segreto di dove sono anche se per un attimo ho pensato che mi stesse mentendo. Se anche glielo avesse rivelato non credo che avrei dato di matto, forse da un lato avrei gradito sotto sotto di sapere che il bibliotecario aveva chiesto di me. Non so a che pro visto che non avevo nessuna intenzione di coltivarci qualcosa, rimanevo nel mio sovrastata dal dolore e dai pensieri.
    El sistema silenziosamente il libro sopra gli altri due, il silenzio è pesante in questo momento e so per certo che mi sta studiando alla ricerca di qualche reazione o di qualche parola. Non ne pronuncio nessuna di definita per farle capire che lui mi manca e ogni volta che si fa sentire sto peggio che non sentirlo. E' una guerra contro i miei sentimenti. ..credo Dillon voglia aiutarti a farlo. Prova a dargli una possibilità V mi volto di scatto verso di lei nascondendo come meglio riesco il fatto che questa situazione mi distrugge. L'hai sempre protetto da me.. sussurro e non ho affatto un tono di rimprovero. Avevi ragione aggiungo alludendo all'episodio della biblioteca e al nostro furioso litigio. Io non sono in grado di stare con le persone a cui.. t-tengo osservo lei più intensamente e con quelle parole non intendo solo Dillon, parlo anche di lei e Skylee. Le ferisco vorrei aggiungere. Non sono adatta e basta. Volgo lo sguardo altrove staccandomi dal suo. Dargli una possibilità perchè El? vorrei domandarle e so che avrebbe già la risposta pronta da sbattermi in faccia: perchè è quello che vorresti V? So che così facendo gli animi si scalderebbero, prima o poi sbotterei dicendo menzogne a destra e a manca piuttosto che dimostrarmi una sentimentale e debole. Non è cattivo e nella rabbia si dicono molte cose sbagliate, credimi io per prima vorrei sottolineare ma non ci riesco, utilizzo la frase che ha detto per agganciarmi Appunto, forse non è destino e basta. Non posso contare su una persona che passa da zero a mille in un secondo mi alzo dallo sgabello per non sentirmi rispondere: esattamente come te.
    Sento i suoi passi raggiungermi al lavabo, le do le spalle però la sua voce è incredibilmente dolce e so che sta parlando col cuore: Permettigli di dire ciò che vuole dirti, poi deciderai... okay? Sospiro e appoggio la spugnetta e diamine mi dimentico di essere una maga quando sto con la testa per aria e i pensieri dietro l'angolo. Chiudo l'acqua e mi soffermo con lo sguardo sull'acciaio del lavello. Io.. non lo so ammetto ed è la verità. Sono costantemente combattuta.
    Grazie al cielo il fatto di averle chiesto di proseguire con gli addobbi devia i nostri discorsi; si sta concentrando di nuovo sul da farsi che un rumore attira la nostra attenzione e chi può essere quella Babba Natale troppo magrolina per il ruolo se non nostra sorella? Ha sempre delle idee buffe e se i suo intento era rallegrarci un po' ci sta riuscendo. Mi allontano dai piatti insieme ad El. Buon Natale Skylee le dico muovendomi verso di lei. Sempre! certo che abbiamo fatto le brave rispondo con un luccichio negli occhi e un sorriso beffardo laterale. Mi viene incontro e assorbo tutto il suo abbraccio socchiudendo gli occhi. Adesso la casa è al completo, ci siamo tutte e questo ha tutto il sapore di famiglia. Meglio, Skylee, Meglio.. sussurro senza perdermi in altri discorsi malinconici che rovinerebbero il momento. El è già china sui regali fuoriusciti da saccone e non posso che rimanere di stucco per la quantità con cui nostra sorella è piombata quì. Evoco il piccolo scatolone che avevo rimpicciolito e portato con me durante il trasferimento a metà novembre. Quest'anno per fortuna avevo finito di prendere i doni a ottobre oppure non avrei mai avuto la testa di impegnarmi a farli dopo quello che era successo. Per El avevo preso l'intera collana di quel romanzo fantasy dell'autrice Christelle Dabos, non li avevo ancora letti ma sapevo che lei li bramava. Altri piccoli pacchi contenevano leccornie di Mielandia e quest'anno non ero riuscita ad andare in Russia per potare qualcosa di tipico. La gravidanza non mi aveva permesso di viaggiare molto. Skylee avrebbe trovato un nuovo paio di anfibi del modello che tanto bramava, era stato difficile trovarli ma pe fortuna erano in sconto il giorno in cui riuscii a comprarli. Speravo tanto che non li avesse uguali, dopotutto era una limited edition che non le avevo ancora visto addosso. Con un velo di tristezza guardo lo scatolone adagiarsi nei pressi dell'albero e penso che per la prima volta a novembre avevo acquistato una cosa per Abigail. E' vero che noi tre avevamo fatto dello shopping insieme, Dillon si era adoperato anche da solo, però a novembre avevo fatto il primo acquisto in solitaria e adesso mi sentivo parecchio vuota e stranita pensando che dentro a quello scatolone avremo aperto un pacchetto rosa con scritto sopra Abigail con il pennarello. Mi ero immaginata di aprirlo insieme a loro, tra urla e passaggi di bimba un po' quì e un po' li. Soffoco il tutto allacciandomi alla domanda di Sky a cui El ha già velocemente risposto per non lasciarmi altra via di scampo. Mi conosce troppo bene, se trovavo uno spiraglio era sicuro che mi sarei ritirata dall'incarico. Sforzo un sorriso guardando la riccia. Sì, io comincerò da fuori.. candele ignifughe per il grande pino, che ne pensi? domando. Sono china con le ginocchia e rigiro fra le dita un pacchettino dalla forma tondeggiante mentre El ha aperto un bel kit di cioccolatini magici proveniente dall'emporio magico. Ne infilo uno in bocca senza pensarci troppo. Ad Ellie non bastano tutte le lucine, i festoni eccetera, provvederà a comprare l'impossibile roteo gli occhi verso l'alto per accentuare la cosa. Skylee dille che abbiamo già tante cose, non darle corda La casa è grand.. cicici unisco gli occhi a guardarmi il naso incredula per poi passare lo sguardo su loro due. Con un lampo afferro la scatola di cioccolatini leggendo il titolo Chocozoo sulla confezione. Cicici..? gesticolo in loro direzione, la mia voce è simile al verso dei pettirossi in questa stagione. Allargo le labbra in un sorriso vedendo loro due passare da un viso confuso a risate aperte. Ci ritroviamo in tre a ridere di una magia momentanea racchiusa in un dolcetto di cioccolato.



     
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    «Sono esattamente cinquanta pacchetti!» Esclamai estremamente soddisfatta del bottino da me accumulato. Durante tutto il mese di dicembre non avevo fatto altro che andare ad acquistare ogni singolo oggetto che le mie sorelle nominavano, mostrando un evidente interesse nel possederlo. Mi ero divertita molto ad andare alla ricerca dei regali richiesti inconsciamente e mi aveva aiutato a pensare meno, a deviare la mente dal costante senso di impotenza dinnanzi a ciò che era successo ad Abigail. Nessuna di noi avrebbe potuto fare nulla per salvarla ed era questa consapevolezza a turbarci tutt'ora. Il sapere che nulla di ciò che avremmo potuto fare avrebbe cambiato le nefaste sorti della bambina. «È un calendario dell'avvento con regalini al posto della cioccolata» Ammisi orgogliosa spingendo scherzosamente Vanja verso il sacco, in modo che pure lei potesse aprire i suoi pacchetti prima che Ellie li scartasse tutti in preda all'entusiasmo. Erano divisi per colore, tutti quelli di V avevano un fiocco grigio in cima, come i suoi occhi, mentre quelli di El li avevano gialli, per il medesimo motivo. «Sono tutte sciocchezze, giuro che non ho speso un terzo dell'eredità di mio padre per comprarli...» Esclamai incrociando di proposito le dita davanti a me, per far dubitare entrambe della veridicità delle mie parole. La verità era che quelle da me prese erano sul serio sciocchezze, piccoli pensierini che sapevo avrebbe fatto loro piacere ricevere. «Spoiler, due pacchettini contengono completini da babba natale sexy» Scherzai ammiccando a entrambe e lasciando a loro stesse il piacere di scoprire se stessi mentendo o meno e no, non lo stavo facendo. I due completini c'erano sul serio ed erano estremamente raffinati e realizzati con materiali pregiati, nulla a che vedere con quelle volgarità che si vedevano in giro. Ne avevo preso uno pure per me, anche se ero già certa che non lo avrei mai indossato durante un incontro intimo, mi sarei imbarazzata troppo a mostrarmi con quei costumi strani addosso, ma l'idea di possederli mi divertiva un mondo e dopotutto avrei sempre potuto indossarlo in dormitorio per scioccare le mie sorelle, visto che alla mia sporadica nudità si erano ormai abituae da tempo. «Wow! Sono stupendi» Balzai in piedi saltellando euforicamente alla sola vista degli anfibi nuovi di zecca regalatomi da Vanja. Erano un edizione limitata e già li adoravo. Non persi tempo e dopo aver lanciato via quelli che avevo ai piedi, li sostituii. «Guarda che meraviglia! Mi calzano a pennello. Grazie mille V!» Ero contenta che fosse riuscita a farsi contagiare almeno un po' dal nostro spirito natalizio e speravo sinceramente che ciò potesse migliorare anche di poco il suo ultimamente tipico umore nero come il carbone. «Mi pare un ottima idea addobbare il pino, faremo l'albero di natale più magico di sempre!» Affermai segretamente convinta che nemmeno lontanamente avremmo potuto competere con la bellezza tipica di quelli di Hogwarts, ma ciò non mi demotivava affatto e nel nostro piccolo avremmo addobbato in maniera stupenda il nostro albero, anche se tecnicamente eravamo ben oltre il imite di tempo massimo per iniziare a decorare casa. «Uh, stupendo! Più addobbi ci sono e meglio sarà!» Purtroppo quelli dei tempi di mio padre erano andati persi chissà dove e in ogni caso, visto le dimensioni decisamente incrementate della casa, dopo la ristrutturazione, non sarebbero comunque bastati. «Cosa aspettiamo? Andiamo a prendere le misure» Nella mia testa ero già con un piede fuori dalla porta di casa, per scoprire quanti festoni avremmo effettivamente dovuto recuperare, ma il mio entusiasmo venne frenato da uno strano suono prodotto da Vanja. «Ma che cazz» Scoppiai a ridere rischiando seriamente le lacrime per la scenetta della quale ci stava degnando la rigida Russa. «Finalmente sentiamo la tua vera voce. Cosa sei? Una gallinella col mal di gola?» Domandai ironica ben conscia che quello che fuoriusciva dalle sue labbra non somigliava minimamente al verso di una gallina. Anche se farle credere che io lo pensassi era molto divertente. Più la punzecchiavo e più diventava rossa in volto agitandosi e pigolando all'impazzata per spiegarci la vera natura dell'animale che al momento abitava le sue corde vocali. «Fammi vedere...» Presi dalle mani della rossa la scatolina dalla quale aveva poco prima estratto un cioccolatino. «Chocozoo... interessante» Sentenziai facendomene rotolare un paio sul palmo della mano. «Uno per te e uno per me» Esclamai lanciando un dolcetto alla volta di Ellie, che titubante decise in fine di assecondare i miei desideri. Mandai a mia volta giù il cioccolatino ricoperto di fine granella alla nocciola e immediatamente cominciai a sentire montare in me il bisogno di lasciarmi andare a un grido animale. «Beeheeeeh» Iniziai a belare divertita. «Beeeeeeeh» Era dannatamente divertente tentare di parlare e ritrovarsi a emettere suoni animali. Per quanto cercassi di mettere insieme una frase, l'unica cosa che usciva dalle mie labbra era il verso di una capra e ciò continuava a farmi ridere sempre più, anche se ovviamente quello percepito dalle mie sorelle sarebbe stato solo un belare isterico.
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    Danielle Richards | III anno | Corvonero


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    «Non devi decidere ora» specifico a V, il suo sguardo nonostante la sua testardaggine rivolta a rifiutare le persone dice più di quanto crede. «Prenditi il tuo tempo, medita e tira le tue somme ma considera... una seconda chance la meritano tutti, non credi?» Il sorriso sulle mie labbra è bonario così come il luccichio che mi illumina lo sguardo che le rivolgo. Ho scelto di proposito quelle parole marcandone alcune più di altre. Una seconda, terza o persino quarta possibilità come le miriadi che io e Skylee le abbiamo dato e che V ha infranto ripetutamente quasi incapace di apprendere la lezione; però in una famiglia questo si fa, si cerca di perdonare sempre e di starsi vicino a prescindere da tutto e non perderò mai la speranza che Vanja finalmente capisca anche se dopotutto ha avuto una vita incredibilmente difficile, più di quanto posso solo immaginare avendone visto e condiviso così poco. Posso solo parzialmente comprendere cosa la muova a prendere determinate decisioni in base all’esperienza che l’ha forgiata anche se, non posso negare, che il più delle volte io non comprenda né tantomeno condivida il suo modo di agire. L’argomento cambia, proprio per sua iniziativa ed io, accomodante, le vado dietro chiudendo definitivamente l’argomento Dillon in quanto se vorrà lo riaffronteremo più avanti in separata sede. Non serve quasi nemmeno nominarla che la nostra biondissima sorella irrompe con un sacco di doni travestita dal nonnino più famoso al mondo gettando un sacco ai nostri piedi per poi fiondarsi a salutarci una alla volta. «Cinquanta?» sbotto aprendo il terzo pacchettino col nastro giallo e stringendomi immediatamente al petto un altro dei doni. Ma come faceva a sapere che lo desideravo così tanto? Mi sporgo verso l’ennesimo pacco, un po’ più grosso degli altri e mi fermo nell’esatto momento in cui nostra sorella ci rende partecipi del contenuto. «Oh per l’amore del cielo» sbotto richiudendo quasi immediatamente la confezione che, è proprio così, cela un completino da Natalina ultra sexy che mi fa arrossire fino alla punta dei capelli. «Sei fissata con queste cose» continuo mentre sento il viso andare in fiamme, «non ti è bastato l’anno scorso?» Santo cielo, che vergogna infinita quando in Australia avevo spacchettato quei doni insieme a Liam trovando persino un pensiero dedicato a lui da parte della riccia. Liam non aveva smesso di prendermi amorevolmente in giro per quel siparietto tentando di convincermi a più riprese d’indossare il completino per una delle nostre serate anche se mi ero sempre vergognata troppo all’idea di farlo e alla fine lo avevo stipato nel fondo del comodino a non vedere mai e poi mai la luce del giorno. «Sei una pazza furiosa» borbottai ancora pesantemente rossa mentre nascondevo il tutto dietro la schiena e successivamente, con un colpo di bacchetta, evocavo i loro di doni. Li avevo nascosti nella mia camera dato che tanto una era ancora bloccata al castello e l’altra, purtroppo, non usciva più di quel tanto dalla sua stanza. Dato il tenore di quella festività che si era purtroppo spenta avevo scelto come filo conduttore di entrambi i regali qualcosa che evocasse il nostro legame, qualcosa di personalizzato per entrambe ma che dicesse chiaramente “io ci sono e ti penso”. Nulla era dato per scontato come la presenza e per come la pensavo io era importante anche la dimostrazione di quelle stesse parole e che non diventassero un ritornello di cui riempirsi la bocca ma che poi, a fatti concreti, erano unicamente parole vane. I pacchetti li avevo incartati mettendoci tutta la passione e l’attenzione di cui ero capace... no okay, le bugie non si dicono... in realtà mi sono fatta aiutare da Rose, ecco ammettiamolo, poiché io in queste cose manuali sono una vera frana mentre lei ha delle manine d’oro. Ci siamo date appuntamento poco prima delle vacanze e le ho portato tutti i materiali e poi lei ha chiuso i pacchetti. Per l’occasione le ho anticipato anche il suo, un tomo di erbologia che sono sicura la Tassorosso non possieda e mi dispiace unicamente che il suo non fosse chiuso con la stessa bellezza di quelli che ha realizzato per le mie sorelle ma come si suole dire conta il pensiero, no?
    I pacchi si depositano con grazia ai piedi di entrambe con due belle etichette che ne identificano la destinataria e attendo che ognuna di loro lo apra mentre io continuo nella divisione delle scatoline. «Certo che non bastano, diglielo anche tu Sky!» Poi mi fermo ed alzo un palmo di fronte a me facendomi più seria: «immagina. Tutta la casa sarà ricoperta di festoni, lucine e... qualsiasi cosa di sbrilluccicante!» E non mi serve aspettare ulteriormente perché come ovvio che sia la bionda si schiera immediatamente dalla mia parte sottolineando alla perfezione quanto ho detto e Vanja vorrebbe anche darci contro, replicare con il suo solito modo da Grinch ma uno dei regali della bionda la zittisce, o meglio, la fa cantare come un uccellino mentre la sua espressione si aggrotta e continua a rimbeccarci senza tuttavia essere minimamente compresa. Scoppio a ridere e mi alzo in piedi con alcuni dei regali scartati in mano, pronta a depositarli sul tavolo per poi essere incantati alla volta della mia stanza e nel frangente afferro circa al volo il dolcetto che Sky mi ha lanciato osservandolo in controluce. «Marzapane? Eww passo!» Dico rilanciandoglielo indietro beccandomi un belato che ha poco da lasciare all’interpretazione. «Lo mangerò, lo mangerò lo giuro! Ma adesso iniziamo o si farà capodanno e noi saremo ancora qui che non abbiamo addobbato nulla» batto quindi le mani e afferro nuovamente la bacchetta che avevo posto nel retro dei jeans incantando tutto il casino di carte e oggetti affinché trovi il proprio posto nella casa, inclusi i pacchetti che V non ha ancora aperto si radunano in una pila simile ad un piccolo muro ornando un angolo del salotto nel punto esatto dove nella mia mente ho immaginato l’albero per l’interno della casa, sfrego questa volta le mani tra loro e vado verso l’attaccapanni prendendo il giubbotto e tutto il necessario per uscire all’esterno dato che nonostante ami il freddo, le temperature sono di molto al di sotto lo zero qui in Alaska mettendo a dura prova chiunque. Lancio alla volta delle mie sorelle il loro abbigliamento contro il freddo e sprono V a darsi una mossa. «Forza V, prendi la scopa e andiamo e Sky tu prendi il mio pc così facciamo anche l’ordine live delle cose che ci servono... sarà bellissimo!»
     
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    Sofija Anastasya Bennet Vanja E. Rosencrantz| Corvonero, IV anno


    Una seconda possibilità la meritano tutti dice El e il suo sguardo è di una tenerezza e comprensione disarmante. Lo so vorrei dirle, io quante possibilità ho avuto con loro? Più di un paio e siamo ancora quì. So che la volontà fa padrona in tutto e per tutto ma questa situazione è difficile ed è più grande di me. Vorrei tanto che Dillon non fosse il bibliotecario, non vorrei che fra noi fosse successo tutto ciò che invece è accaduto. Potevamo essere felici se non mi facessi influenzare dal passato? Quando sono lucida penso: se una persona ti ha ferito perchè devi allontanare gli altri? Due minuti più tardi trovo la ragione, torno me stessa e con la corazza che porto so che non riuscirò mai a prendere le cose come vengono. Le rovino e basta. Nonostante io ci tenga. Anche troppo.
    Cinquanta regalini? mi domando pensierosa avvicinandomi ad El che tutta eccitata strappa i suoi pacchetti col fiocco giallastro. Ogni tanto urla e alza gli occhi enormi su nostra sorella che è tutta intenta a rigirare il pacco che le ho dato pochi minuti prima. Devo dire che quello che stiamo avendo è uno dei pochi momenti che mi fanno sentire completa, ho una famiglia ed è questa quì. Sarebbe completa se Lennox stesse, che ne so, arrivando dopo una giornata al Ministero che l'ha reso esausto, sarebbe completa se.. interrompo volontariamente il tutto, so dove sta andando a parare la mia mente. Non volendo addentrarmi in un doloroso monologo mi concentro sulle parole di Sky. Un completino da Babba Natale Sexy mi ripeto, alzo gli occhi grigiastri su di lei interrogandola con lo guardo. Sta scherzando mi dico studiandone il volto. Vedo che mi sta guardando di rimando. No, cazzo, non sta scherzando. Ma..? piego la testa di lato emettendo un sono interrogativo con ironia. Osservo i pacchetti sparsi ovunque e dalle dimensioni potrebbe essere.. quello? O quest'altro il pacchetto contenente il così detto completino?
    El lo trova prima di me e con uno sguardo che è tutto un programma rimprovera scherzosamente Skylee. Ah si, l'anno scorso penso, quando stava con Liam. Dio come lo detesto quell'uomo e pensare che si sono vestiti con intimo sexy rosso e festoso mi infastidisce parecchio.
    Completino sexy. Completino Natalizio. Associo mentalmente. Le due cose per me non vanno a braccetto, come può una cosa fastidiosissima e odiosa come il natale fondersi con una lingerie accattivante? Sovrasto il chiacchiericcio di El per partorire un pervertito pensiero: body natalizio rosso fuoco con sbuffi bianchi glitterati su di me. Oh Morgana Cara! No! Scuoto silenziosamente il capo sentendo un brivido percorrermi la schiena e mi reputo fortunata perchè Skylee è in estasi per i suoi anfibi e poco dopo capisco che vuole iniziare all'istante con la preparazione delle decorazioni. Due folletti, non bastava Ellie! esclamo fra me e me incapace di dire di no e ritirarmi anche se vorrei molto. Sbrilluccinante! La voce della mora mi mette i brividi.
    Cici.. quando.. ciiii quando l'effetto del cioccolatino finisce vorrei risponderle in preda a suoni irriconoscibili. Punto il dito su Skylee che sta belando e ridendo al contempo. Sposto l'indice su El a cui Sky ha lanciato un dolcetto magico che rifiuta salvandosi per il momento; neanch a dirlo ha deciso che dobbiamo sbrigarci, riordina il tutto a suon di bacchetta e io lamentona come sempre cerco di acchiappare uno dei doni volanti con insuccesso. Cii finire.. El! Niente, il tutto si impila in ordine, la carta regalo si appallottola e va a finire nel camino. In due minuti El è avvolta nel suo giubbotto e io vengo spronata da lei a darmi una mossa. Sbuffo alzandomi dal tappetto dove ero accovacciata e per un attimo ho una strana sensazione, come stessi perdendo l'equilibrio. Sono tornata me stessa ma non mi sono ancora abituata al peso che avevo, quando mi alzavo e mi sdraiavo in dormitorio Corvonero gli ultimi mesi bilanciavo bene le mie azioni. Che strano ora, è tutto così strano.
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    Vestita e ben chiusa infilo i guanti bluastri con ricamo argentato e agguanto la scopa dietro la porta d'entrata. E' da un pezzo che non la uso, ho smesso di seguire le lezioni di Volo in modo pratico dai quattro mesi di gravidanza in poi quindi mentirei non dicessi di avere un certo desiderio. Trascino la scopa al mio fianco, nella neve, sistemo la sciarpa sulla bocca e mi assicuro che Skylee ci stia seguendo a sua volta. Mi dirigo verso il grande pino, monto a cavallo ondeggiando sul posto, da una tasca sfilo il metro da sarta e lo incanto ingigantendolo. Spicco il volo e cazzo è una figata pazzesca, quando mi è mancato? Mi prendo qualche minuto per svolazzare sopra a quel meraviglioso paesaggio che brilla alla luce del sole: vedo il fiumiciattolo scorrere sotto di me, rimpicciolito e bellissimo, il boschetto che non è altro che una macchia verde scuro. Penso di amare questo posto oltre misura.
    Poichè il metro sembra fare da festone dietro di me mi avvicino alla punta del pino e lo calo fino a terra leggendone l'altezza e piegandomi verso sinistra vedendo le sue sorelle sotto di me. Tre metri e ottantanove! urlo in loro direzione prima di compiere mezzo giro ad alta velocità, sfiorare il manto nevoso tracciando una linea sulla superficie e arrestandomi con una dolce frenata, scendo e compio una camminata a ritroso affondando nella neve con gli stivali da scii. Una piccola nuvoletta di vapore esce dalla mia bocca attraverso la sciarpa. Stima di cosa prenderemo? domando alle sue che stanno chiacchierando fra loro. Un centinaio di candele di un bel diametro in modo da avere delle belle fiamme mh? abbozzo nella mia testa l'idea osservando il pino dove in alcuni rami è ancora depositata la neve caduta l'ultimo giorno. Mi avvicino al tronco spostando invano della neve in quel punto. Vuoi prendere una slitta e metterci una renna gigante di paglia? mi sto sforzando molto e deve capire che le mie idee per le decorazioni possono arrivare fino ad un certo punto. Poi davvero vendono delle renne giganti di paglia da piazzare all'esterno?





    Edited by Anastasya. - 20/1/2022, 08:27
     
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    «Dovresti vedere la tua faccia in questo momento! Vale tutti i soldi spesi» Scoppiai a ridere fino a farmi scendere piccole goccioline dagli occhi, che prontamente asciugai con il dorso della mano, ancora in preda alle risate. L'espressione di Ellie valeva sul serio fino all'ultimo zellino speso. Non era raro osservare le sue gote prendere colore, ma quando esse raggiungevano una tonalità fra il rosso fuoco e il fucsia, significava che l'imbarazzo che stava provando era veramente a livelli galattici e in quel momento il merito di tale colorito, andava tutto attribuito al bel completino rosso e bianco che si celava nel largo pacchetto che teneva fra le mani. Pure Vanja sembrò imbarazzarsi nello scoprire che ve ne era uno simile pure per lei e non potei fare a meno di scoppiare nuovamente a ridere. Amavo fare regali strani e inaspettati, non perché li trovassi davvero belli o utili, più per ammirare le risate che essi alimentavano, perché dopo l'imbarazzo iniziale vi seguivano sempre fragorose risate in grado di scaldarmi il cuore.
    Aprimmo a turno i nostri regali, ma prima che potessimo terminare di scartarli tutti dal lato della sala da pranzo ci venne impartito un ordine non rifiutabile, che initimava di abbandonare i pacchetti e iniziare a sgobbare per addobbare casa. Saltellai sul posto e dopo aver dato leggere spintarelle alla volta di Vanja, per indirizzarla verso la porta, corsi in tutta velocità su per le scale per andare a prendere il computer portatile di Ellie, anche soprannominato, da me, "l'aggeggio del demonio". Mi sentivo incredibilmente stupida, dovevo ammetterlo, ma io e la tecnologia Babbana non andavamo per niente d'accordo e ogni volta che provavo a usarlo, iniziava a emettere suoni strani che mi intimorivano e mi convincevano a richiuderlo immediatamente senza nemmeno tentare di scoprirne l'origine. Ellie ci aveva provato tante volte a spiegarmi come usarlo, ma alla fine eravamo giunte alla conclusione che sarebbe stato più sicuro per tutti se a usarlo fosse stata soltanto lei, o al massimo Vanja, che di certo si intendeva di diavolerie Babbane più di me. Raggiunsi la camera di mia sorella e recuperai il pc dal suo comodino e dopo essere nuovamente scesa al piano di sotto ed essermi infilata un giaccone più pesante, seguii finalmente le mie sorelle all'esterno, ma non prima di aver recuperato a mia volta uno dei manici di scopa che tenevamo appoggiati accanto all'entrata. Visto che con la tecnologia ero inutile mi sarei almeno potuta dare da fare per aiutare Vanja a prendere le misure, anche perché oltre all'albero, mi era appena balzato in mente che pure a qualcos'altro sarebbe servito un tocco di luce e colore. «Vieni qua V!» Urlai salendo in groppa alla mia scopa dopo aver lasciato il computer a Ellie. «Che ne dite se appendiamo lucine pure sul tetto e sulla facciata di casa?» Domandai entusiasta a entrambe, certa che almeno una sorella su due sarebbe stata totalmente d'accordo con me. Sollevai i piedi da terra e mi diressi verso il punto più alto della casa, dove prontamente Vanja si apprestava a raggiungermi per aiutarmi, controvoglia o meno, a prendere le misure della facciata di casa. Da quell'altezza Ellie pareva piccina piccina e con fare giocoso la salutai appendendomi a testa in giù alla scopa. Sapevo che quelle acrobazie spaventavano moltissimo mia sorella, che già al solo pensiero di staccare i piedi da terra, impallidiva. Non mancava mai di raccomandarmi di stare attenta e non compiere acrobazie spericolate prima di ogni partita di Quidditch e io puntualmente finivo per mandare all'aria la mia promessa di farlo. Mi piaceva troppo svolazzare qua e là e tentare sempre nuovi giochetti con la scopa, era divertente scoprire per quanto tempo riuscissi a tenermi in equilibrio sul manico mentre mi alzavo in piedi, usandolo come uno snowboard babbano, o ancora saltare sulla sulla scopa per vedere quanta quota perdessi nel farlo. Tutte cose per nulla approvate da Ellie, ma che erano troppo divertenti per non provarle. «Che dici? Prima o poi ci proverai a superare la tua paura?» Le domandai urlando per farmi sentire mentre ancora mi trovavo appesa a testa in giù come un pipistrello. «Non potrai evitare di volare per sempre, diglielo anche tu V!» In realtà probabilmente avrebbe tranquillamente potuto se quella fosse stata la sua scelta finale, ma perché privarsi di una tale comodità senza nemmeno provare a superare le proprie paure prima? Erano tre anni che in un modo o nell'altro riusciva quasi sempre a sfuggire alle lezioni di volo e ciò non aveva fatto altro che consolidare sempre più la sua paura, perché quelle poche volte che veniva obbligata a librarsi in aria, finiva per rischiare un esaurimento nervoso non appena percepiva di non star più toccando terra e ciò non andava per nulla bene. Mi misi nuovamente in posizione eretta e finii il lavoro assieme a Vanja.
    Il vento pungente e ghiacciato mi scompigliava i capelli e a tratti mi faceva perdere l'equilibrio, ma avevo la presa salda e a ogni scossone di vento mi appiattivo sempre più sul manico per evitare di farmi disarcionare. «V forse è meglio che scendiamo ora, credo stia per arrivare una bufera a giudicare dall'aria che si è alzata!» Nemmeno a dirlo che un'altra folata di vento soffiò su di noi e fu così potente da farmi andare a sbattere contro al tetto e per poco non mi fece cadere di sotto. «Cazzo...» Imprecai fra me e me per l'essermi lasciata quasi sopraffare dalla folata.
    ★ ★ ★
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    Danielle Richards | III anno | Corvonero


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    «Avanti, avanti, avanti muovete i vostri grossi culi e andiamo!» Mi calco il berretto sulle orecchie e tiro giù dall’appendiabiti un altro cappellino di lana foderata all’interno simile al mio. Mi volto giusto in tempo per vedere le mie sorelle avvicinarsi e prontamente lancio ad una il berretto e all’altra la sciarpa. Sono carica a molla di entusiasmo. Proprio che non sto nella pelle di fare questa cosa e penso che traspaia benissimo alle ragazze dal modo in cui cammino ondeggiando al ritmo di una musica che canticchio euforica tra me e me. Dal pianerottolo faccio un saltello ed immediatamente gli scarponcini affondano in qualcosa come almeno venti centimetri di neve, dito più dito meno e la cosa – incredibilmente – riesce a farmi impazzire ancora di più. «Amo questo posto!» Il mio è un gridolino entusiasta mentre mi lascio sopraffare dall’emozione – amo la neve – e comincio a correre in mezzo a quella coltre bianca producendo quel suono caratteristico mentre la si schiaccia. «Amo l’Alaska, è il posto più bello del mondo!» E questa è proprio una dichiarazione che viene dal cuore a questo luogo che simboleggia finalmente casa, una casa in cui tornare e sentirsi accolto sempre e comunque, dove nessuno ti giudicherà ma ti stringerà e supporterà qualsiasi cosa accada. Corro sotto il grosso pino posto dinanzi casa, ecco forse leggermente più a destra rispetto all’uscio e mi volto a guardare che fine abbiano fatto le mie sorelle. Vanja sta montando sulla scopa e... Santo cielo. Sky sta uscendo a tutta velocità dalla porta a cavallo della sua scopa! Fortunatamente il pc è al riparo stretto al mio petto e l’unica cosa che posso fare è continuare a stringerlo mentre osservo con la bocca spalancata dal terrore quelle due pazze scatenate che sfrecciando come auto babbane sfiorando la neve per poi alzarsi a diversi metri dal terreno provocandomi un sento di nausea generato dalle vertigini. La sola idea di salire a quella quota mi ribalta lo stomaco mentre un brivido mi attraversa da capo a piedi. «PER LA BARBA DI MERLINO SKYLEE MÉTIS, RITORNA DRITTA» Mi faranno morire, è chiaro. Questa è la loro missione, farmi venire i capelli bianchi – tutti – alla tenera età dei diciannove anni. «V NON CORRERE» Mi muovo seguendole con il corpo, piegando busto e braccia a seguire le loro dannatissime quanto pericolosissime acrobazie. Per me già solo stare seduta con i piedi staccati dal terreno è un problema, figuriamoci mettermi a fare le cose che stanno facendo loro. «MAI!» Sbotto infuriata di tutta risposta alla riccia. «Avanti prendete le misure, non vi pago per uccidervi!» Sbraito ancora questa volta aggiungendoci una punta d’ironia. È chiaro che non pago – e ci mancherebbe – però spero davvero adesso smettano di attentare alla loro stessa esistenza. V si da immediatamente una calmata e ligia al dovere vola sopra al pino lanciandomi l’estremità del nastro. Lo blocco alla base del tronco e volgendo il capo verso l’alto attendo il dato che inserisco prontamente nell’area di testo del programma di scrittura che ho aperto prima. «Sì, assolutamente! Anche il tetto. Andate a misurarlo!» Riporto tutti i dati e mi segno anche l’idea della slitta con la renna per avercela nero su bianco quando la nostra Grinch cambierà idea alla vista dell’ammontare di tutto quel materiale d’acquistare. «Solo cento? Per quattro metri d’albero ne serviranno un’infinità di più!» Apro la calcolatrice ed inizio a fare i conti annotando nel contempo altre cose scrivendo fitto le varie idee che mano a mano mi passano per la testa. Poi un rumore. Come di una forte botta e al limitare del mio campo visivo vedo un grosso mucchio di neve cadere al suolo. «V?!» Il primo istinto è immediatamente cercare la rossa, capire che non le sia successo qualcosa essendo la più debole e fragile delle tre in questo momento, salvo poi sbiancare quando vedo che è Skylee quella che sta riprendendo più a fatica il controllo del mezzo. La mia Skylee campionessa di Quidditch che al sabato sfreccia nel cielo di Hogwarts deviando bolidi a potenti colpi di mazza. «RAGAZZE VENITE SUBITO GIÙ!» Il mio tono è diverso rispetto a quello iniziale, c’è dell’urgenza e moltissima preoccupazione. Guardo l’orizzonte e come ha notato la bionda pare che una bufera stia per arrivare e scatenarsi con nuova neve. Mi sposto nel sottoportico all’ingresso stringendo al petto nella sinistra il portatile ed estraendo la bacchetta nella destra. La tengo in pugno, pronta a scattare al minimo cenno di problema per evocare un qualcosa che permetta loro di attutire una eventuale caduta. «Andiamo dentro al caldo forza e prepariamoci una bella cioccolata con ottocento marshmallow» tiro su con il naso attendendo che entrino mentre osservo con preoccupazione il cielo rabbuiarsi e farsi sempre più carico, un forte vento comincia a spazzare sollevando da terra il pulviscolo di ghiaccio. «Mi sa che verrà giù il mondo...» sussurro a loro ma rivolta a me stessa.
     
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    Sofija Anastasya Bennet Vanja E. Rosencrantz| Corvonero, IV anno


    Dall'alto posso vedere Ellie trafficare col computer, di certo non verrà mai quassù a darci una mano. La sua fobia non è per nulla migliorata, di certo il suo ex non ha fatto altro che fregarsene invece di aiutarla ad avere un approccio migliore con manico volante. Per fortuna quell'uomo si è praticamente dileguato e io ho finito di insultarlo mentalmente. Chiaro che visivamente si vedeva subito che stavo macchinando qualcosa di poco carino nei suoi confronti.
    Seguo Skylee alla volta del tetto, queste due follette sono pazze è chiaro. Anche il tetto? chiedo speranzosa in un cambio idea. Skylee sta già perlustrando la zona ed è chiaro che bisogna tirare il metro e non si discute. Le do una mano anche se le sue acrobazie e la sua testa in giù non piacciono per niente ad El che sta sotto. Ridacchio disinvolta e diamine come mi fa bene questo momento. Si punzecchiano a distanza ed El assicura che mai e poi mai salirà alla nostra altezza. Non poi evitare di volare per sempre! faccio eco a Sky in direzione della mora coperta di strati come uno gnomo.
    Una volta finito col tetto, osservo El tutta indaffarata a compilare chissà che tabelle o liste per gli ordini del materiale. Stiamo per fare un ampio giro a mezz'aria per dirigerci verso il basso che il vento si intensifica proprio dalla nostra parte, fra i piccoli fiocchi che iniziano a cadere a terra e schiantarsi sul viso guardo Skylee che mi anticipa. Sferza e quasi perde l'equilibrio. SKYLEE! la richiamo con un urlo e la mano tesa, è chiaro che non mi sente. Ho però la conferma di El, il tempo sta mutando e non è saggio stare fuori soprattutto a volare. Vedo che si agita un poco, volto a sinistra compiendo un'ampia curva in sicurezza e poi freno piantando le punte degli stivali e tracciando la neve. Mi avvicino con il fiato provato a nostra sorella e annuisco osservando il cielo scurirsi. Va bene rientriamo acconsento, sposto una ciocca dal viso, sistemo il cappello e guardo la riccia per constatare che non sia successo niente. Torno con gli occhi al cielo. Se ne fa un metro significa che domani avremo una sanguinosa battaglia a palle di neve. Forse quello sarebbe stato un buon modo per staccare il cervello per bene. Era così che dovevo fare, impegnarmi a compiere qualcosa di divertente o che in pratica non mi permetteva di pensare e sfociare in pensieri depressi.
    Io odio i mashmallow, El penso quando parla del break che faremo dentro, la seguo arrivando fin davanti la porta, sbatto gli stivali dall'eccesso di neve, li sfilo e li appoggio davanti al fuoco affinché si asciughino. Certo con un colpo di bacchetta sarebbero stati perfetti all'istante ma vuoi mettere un camino con intorno le nostre cose ad asciugare o riscaldare? Sa un po' da scena alla Tv e me la voglio godere tutta.
    Libera dal giubbotto e dagli indumenti pesanti scuoto il capo per scrollare anche le goccioline lasciate dai piccoli fiocchi di neve che si sono sciolti, mi sistemo sullo sgabello e mi approprio del pc di El. Sei fuori di testa! esclamo indicando il totale di tutto ciò che c'è da ordinare. E' una barca di soldi! Lo so che Skylee ne ha, grazie, lo so, ma non vi pare di esagerare?
    So che comunque sono parole al vento e fra non molto quelle due leggeranno la lista e cliccheranno quell'enorme pulsante rossastro chiamato ORDINA ORA.
    Ed è esattamente così che andò, le due nataline ordinarono un bordello di roba e il giorno dopo non fu solo un gufo a portare pacchetti. Ce n'era uno stormo e per fortuna che le confezioni erano incantate e tenevano più roba di quanto visivamente si poteva prevedere.
    Queste sono fichissime, lo ammetto dico il giorno dopo prendendo un candela fra le dita. E' tozza ma esattamente come la immaginavo. Ce ne sono di bianche, rosse, coi glitter e senza. Tutto il giorno lo impiegammo ad abbellire casa e a rendere quel posto un perfetto villaggio natalizio, in contrasto con ciò che la sottoscritta ne pensava. Ben presto fu capodanno e anche se il mio umore non era ottimale decisi che mi sarei occupata io del menù ed è per quello che mi ecclissai per mezza giornata precedente a studiare ciò che sarebbe piaciuto ad entrambe per poi mandarle a afre un'enorme spesa. Avremo mangiato fra noi e noi soltanto e in programma c'era l'apertura dello champagne a mezzanotte all'esterno della casa in una piscina riscaldata creata al momento. Non ero in vena di festeggiare ma di certo l'anno dei disastri andava archiviato in qualche modo.
     
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12 replies since 17/1/2022, 08:41   171 views
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