Acqua cheta!

Skylee (Novembre)

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    Come ero riuscita a superare quella giornata non lo sapevo nemmeno io.
    Dopo la lezione di difesa con mio padre ne ero uscita devastata. Sarebbe facile pensare al fatto di aver affrontato la mia paura oppure un dissennatore e sicuramente tutto questo aveva aumentato il fatto di sentirmi uno schifo ma no, non era per questo.
    L’ultima prova, il suo sguardo pieno di vergogna verso di me e le parole invece mosse verso… La ragazza Serpeverde . Sempre in mezzo. Iniziavo a non sopportarla più, mi veniva l’orticaria.
    Avrei voluto andare via subito da quella lezione e sparire, invece ero rimasta li fino alla fine. Poi in velocità mi ero alzata ed uscita superando dei ragazzi senza guardare nessuno negli occhi. Avevo passato la giornata da una lezione all’altra ma non ne avevo ascoltata mezza, fino all’ultima. Avevo saltato l’ultima lezione.
    Ero distrutta. Mi impegnavo, cercavo di essere all’altezza di migliorare ma non bastava mai. Per Lui non ero abbastanza. Non riusciva proprio a mostrarmi un po’ di amore paterno. E iniziavo a credere di aver perseguito qualcosa che non esisteva. L’amore in senso lato era il sentimento che mi guidava sempre e che puntualmente, nell’ultimo periodo, mi feriva di più. Nel mio stomaco cresceva un senso di pianto ma non solo, qualcos’altro si stava insinuando…
    Così andai nel dormitorio e presi il quaderno degli appunti, quello con la copertina in velluto verde dove scrivevo da anni appunti sulle piante e i loro “poteri” ed usi per poter curare le persone e non. Presi il diario dove ogni sera scrivevo i miei pensieri e le mie emozioni, presi dei libri che avevo acquistato, sia di materiale da studio che da lettura. Rinchiusi Liam nel trasportino ed Etto nella sua gabbietta, lasciai la borsa e presi la bacchetta.
    Il respiro era irregolare ed il cuore stava esplodendo. Il mio viso ribolliva. Uscì dalla sala comune con le braccia piene del materiale e la bacchetta, con la divisa stropicciata e mi guardai intorno. Iniziai a camminare senza meta nei sotterranei fino a bloccarmi davanti la porta di una delle tante aule dismesse e piene di oggetti accatastati, che erano inutilizzati. Una di quelle più isolate.
    Entrai senza badarci oltre, lasciando cadere su un tavolo di legno mal concio i diversi libri, ed accesi le fiaccole che erano ai lati «Incendio» la voce fioca ma adirata e dura.
    Andai verso i libri e feci scorrere la mano sopra. Presi il diario e lo aprì.
    12 giugno 2018
    ….
    Vorrei andare al mare, ma non posso. Mi piacerebbe nuotare nelle sue acque ed affondare i piedi nella sabbia.
    So che mio padre lo fa per me. Sono certa che quando sarò più grande mi lascerà scoprire il mondo e forse lo faremo insieme. Sarebbe bellissimo!
    “ Lo fa per me” lo dice sempre, devo solo pazientare.
    Io gli voglio bene.

    Una lacrima stava scendendo rigando la mia guancia fino a terminare la sua corsa sul foglio macchiandolo e poi la sua voce risuonò nella mia testa, quelle parole a lezione “Non sia dura con se stessa Signorina …” Il suo sguardo verso di me e qualcosa iniziò a cresce sempre di più. Lanciai il diario verso un punto indefinito e mentre stava letteralmente piombando a terra afferrai la bacchetta e «BOMBARDA urlai, facendolo esplode il diario in tanti pezzi. Le mani tremavano ma quella sensazione sembrava farmi star bene almeno sul momento… Era come se tutto quello che stavo provando in quel frangente si incanalasse nel mio braccio e poi nella bacchetta, aumentando il potere dell’incantesimo. Allora presi un altro libro e «REDUCTO urlai ancora mentre il libro si ridusse in briciole.
    Rabbia, delusione, paura… si stavano mischiando. «Sono debole… eh? DIFFINDO Tagliai a metà un tavolo già malconcio «Ma non è mai venuto ad insegnarmi lui stesso qualche incantesimo…» aggiunsi guardando quei minuscoli brandelli di polvere scivolare a terra.
    «Una puttana… eh? BOMBARDA…» una mensola appesa esplose… Dopo il boato l’unica cosa che si sentiva era il mio respiro affannoso quasi come se stessi ringhiando.
    Alcune schegge volarono qua e la lasciando dei graffi sulle gambe scoperte dalla gonna della divisa, ma non sentivo nulla.
    «Gli faccio schifo! LACARNUM INFLAMAREEEE il quadernetto con gli appunti prese fuoco …
    Gli occhi neri ma senza nessuna luce e i capelli neri come la notte. Il viso rigato dalle lacrime e contorto da una rabbia e da una delusione troppo grande. La luce delle fiamme illuminava il mio viso mentre i capelli sembravano leggermente più lunghi o forse lo erano e stavano cambiando colore diventando rosso intenso.


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    Edited by Rose M White - 13/1/2022, 00:41
     
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    Le lezioni della giornata erano state particolarmente impegnative. Alle prime ore avevamo avuto difesa contro le arti oscure e lì non avevo dato proprio la miglior prova delle mie capacità. Dinnanzi ai dissennatori mi ero come spenta, il ricordo della serata di Halloween tornava prepotentemente alla mia mente. Quella sera, complice la paura di morire e la consapevolezza di dover aiutare a tutti i costi, ero riuscita a castare un patronus non corporeo, ma pur sempre sufficiente a fermare una delle creature con l'aiuto di Axel. Eppure dopo aver fatto ciò tutto era degenerato, un dissennatore era riuscito a resistere ai nostri traballanti colpi e con malignità aveva spento la vita nel corpo di Axel, che prima di venir risucchiato via da un misterioso vento, era rimasto a terra privo di forze. Ne ero rimasta scioccata, profondamente turbata e al tempo non potevo minimamente immaginare che fosse tutto un trucco, una sorta di crudele gioco atto a spingerci fino al nostro limite. Per la prima volta quella sera avevo visto Mors, il compagno di stanza non che grande amico del Bulgaro, disperato, distrutto e iracondo per ciò che era capitato al suo amico, mi aveva fatto quasi compassione ma nella mia testa in quel momento vi era un solo pensiero. Axel era morto a causa sua, nonostante il Serpeverde tentasse crudelmente di affibbiare le colpe a me, e ciò non riuscivo proprio a perdonarglielo. Aveva avuto inizio uno scontro, scontro durante il quale stavo avendo nettamente la peggio, poi il nulla. L'ultimo sbuffo d'aria rimasto nei miei polmoni stava lentamente abbandonato il mio corpo, ma prima che ciò potesse accadere ci ritrovammo tutti fuori dalle mura del cimitero, sani, curati e soprattutto tutti vivi. Non avevo realmente capito cosa fosse successo, ma vedere che tutti stavano bene era stata una gioia infinita, una liberazione dell'anima e un sollievo per il cuore. Quella sera un grosso macigno era riuscito a sollevarsi dal mio petto e mi aveva permesso di ricominciare a respirare tranquillamente, senza dovermi sentire in colpa per l'ossigeno che aspiravo ed espiravo. Nonostante ciò, durante la lezione mi era stato davvero impossibile concentrarmi a dovere, non riuscivo a togliermi dalla mente quell'orribile ricordo e ciò aveva compromesso le mie prestazioni già precarie di loro in seguito a quanto visto durante la prova precedente. La forma che il molliccio di Padme aveva assunto mi aveva tormentato per tutte le lezioni a seguire. La sua paura più grande ero io e ciò mi lacerava nel profondo. Mi sentivo una persona orribile, così sbagliata e cattiva da essere temuta da quella che un tempo era la mia fidanzata. Era un colpo basso, un boccone troppo grande da mandare giù, una macchia sulla mi coscienza che non sarei mai riuscita a ripulire del tutto. Mi domandavo cos'avessi di sbagliato e perché da sola non riuscissi a capirlo. Avrei voluto chiederle spiegazioni ma ero troppo spaventata da ciò che mi avrebbe potuto rispondere, per cui tacqui semplicemente e attesi il terminare delle lezioni per avventarmi verso le cucine ed elemosinare un po' di cibo dagli elfi. Ero quasi arrivata davanti all'ingresso delle cucine quando un grosso frastuono attirò la mia attenzione. Proveniva da un'aula dismessa e stava attirando non pochi sguardi di studenti incuriositi. «Che avete da guardare? Circolare prego, ci penso io qua» Intimai a qualche primino curiosone che tentò di raggiungere la fonte del rumore prima di me. Se lì dentro ci fosse stata una qualche creatura impazzita giunta per caso o qualche studente intento a duellare fuori dall'aula apposita, sarebbe stato sicuramente rischioso far avvicinare dei giovani studenti all'aula. «Si può sapere che succede qui dentro?» Esclamai con tono autoritario aprendo con cautela il grosso portone il legno. «Rose?» Per qualche secondo dubitai della mia stessa vista. I capelli lunghi e dello stesso colore del fuoco avrebbero potuto trarre in inganno molti, ma il dolce tono di voce indurito dalla rabbia della ragazza di fronte a me, era inconfondibile. La ragazza che aveva appena appiccato un fuoco all'interno del castello era proprio Rose. «Finite incantatem» Urlai estraendo dallo stivale e puntando il mio catalizzatore verso quello che sembrava essere una sorta di libro. «Rose, calmati, che succede?» Domandai avvicinandomi con cautela e con i palmi alzati davanti a me per non spaventarla. Sembrava totalmente fuori di sé.
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    Edited by STAFF. - 13/1/2022, 13:22
     
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    Ero di spalle che camminavo avanti e indietro con tanta rabbia e delusione dentro di me. Nulla andava nel verso giusto, nulla.
    Mi voltai sentendomi chiamare per nome e vidi Sky sulla porta che stava spegnendo il piccolo “incendio” e che cercava di avvicinarsi a me.
    Mi voltai di scatto «Ah… ecco, ecco… Ti sembro una stupida?»domandai mentre i miei occhi scuri quasi ardevano di una luce strana «Eh? Rispondi… SONO STUPIDA!» Continuavo ad andar avanti ed indietro mentre agitavo la bacchetta davanti a me prima in direzione di Sky e poi nell’altra direzione. «Studio, leggo, lavoro, mi applico in tutto e per cosa???» Mi mossi veloce in direzione del tavolo dove ancora c’erano fogli sparsi e qualche libro leggermente bruciacchiato. Puntai la bacchetta «Bombarda!» dissi facendo saltare il povero tavolino già mezzo distrutto «Vedi? Sono capace… ma per lui non sono abbastanza… » La voce dura e piena di rabbia, tirai un calcio ad un asse che era nelle vicinanza del mio piede destro… «Dai… su… analizziamoci. Le persone ti mollano come un pacco vuoto… che importa se stai mal, se stai bene… mandiamo tutto a puttane così.. come se non ci fosse un domani! Ma Si!» dissi sempre arrabbiata e lanciai un locomotor tavolo, per spostare un altro tavolo che mi impediva di passare o almeno mi impediva di passare nel punto in cui io avevo deciso di voler passare. Mi voltai nuovamente verso Sky e mi avvicinai a lei continuando a gesticolare con la bacchetta «Allora tu cerchi di aiutare e cosa succede? Eh… cosa? CHE FERISCI LE PERSONE E MI SENTO UNO SCHIFO!» Urlai verso la corvonero. La rabbia stava risalendo ancora, pensando a quello che avevo fatto a Sky. Ero in buona fede, volevo aiutare due amici ed invece era finito tutto all’aria «Reducto!» lanciai senza guardare dove e il mal capitato fu un calderone completamente rotto.
    Il respiro era affannoso e la stanza non mi sembrava così grande, la mia vista era alterata. Scoppiai in una risata inquietante e feci il verso a mio padre «”Non sia dura con se stessa…” certo… “Davvero molto bene…”» Mi fermai un secondo abbassando la mano con la bacchetta, alzai lo sguardo verso Sky e la fissai negli occhi «E a me… mi ha guardato come se fossi la feccia di questa terra…» Il mio viso stava diventando pallido e i miei capelli stavano perdendo il rosso «Conosco il suo sguardo…» e li che divennero neri e i miei occhi si riempirono di lacrime… «Per un momento avevo creduto di…» non finì la frase, ma durante la lezione quando avevo risposto alle sue domande ed ero riuscita con il molliccio, mi era sembrato di vedere come una piccola luce. Invece mi ero sbagliata o avevo frainteso oppure… non sapevo nemmeno io cosa pensare ero completamente confusa.
    «Non basta mai… ho accettato la spilla per dimostrargli di essere capace… ma…» Mi appoggiai con il fianco a un tavolo che sembrava decente rispetto agli altri. L’odore di fumo aleggiava nella stanza e la polvere dei diversi libri ed oggetti andati in frantumi era ben presente. «Diffindo!» dissi a voce più bassa contro le pagine del libro sulle piante magiche. Il fascio di luce uscì dalla mia bacchetta con potenza. Mi lasciai scivolare a terra accompagnando il movimento con la forma del banco che mi fece da appoggio per la spalla. Appoggiai le mani a terra e la bacchetta fece rumore quando incontrò il pavimento.
    Ero distrutta emotivamente. Le lacrime tenute ferme dalle ciglia inferiori rendevano la mia vista annebbiata. «Non volevo, farti del male…» dissi con tono di voce basso e ferito. Ero certa che Sky avrebbe capito senza altre spiegazioni.
    Lasciai andare indietro la testa, poggiandola alla gamba del banco e mi misi a guardare in aria «Perché? Perché nulla va bene… perché vanno via le persone a cui tengo? Sono io il problema, vero?» Feci un piccolo respiro «Perché non riesco a renderlo orgoglioso, anche solo un po’…» Dei brividi attraversavano il mio corpo e la mia mente andava oltre le mura della stanza ed oltre Hogwarts. Le sue parole che ferivano, i miei stupidi dispetti finiti nel vuoto. La mia migliore amica non poteva esserlo più, Lui non era orgoglioso di me, Sky… Non sapevo nemmeno cosa pensava in quel momento. Avrei voluto scappare, prendere e smaterializzarmi via. Eppure nello stesso momento, la cosa che realmente mi serviva non era restare sola, ma avere qualcuno su cui contare. Il molliccio aveva mostrato qualche ore prima la mia paura. Eccola li. Ero seduta a terra arrabbiata e piena di paura che piangevo per essere stata allontanata e con il terrore di aver perso altro. Portai le ginocchia al petto ed appoggiai la fronte su di esse, nascondendo il viso e lasciando cadere i capelli lateralmente, come una tenda che poteva nascondermi da tutto.



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    La ragazza davanti a me sembrava solo un lontano ricordo della Rose che avevo imparato a conoscere. Nei suoi occhi una furia di cui non credevo capace, continuava a crescere e la spingeva a fare gesti sciocchi e pericolosi che avrebbero potuto metterla in situazioni spiacevoli, in quanto caposcuola. La carica che ricopriva portava con sé determinate responsabilità dalle quali non poteva sfuggire e l'essere una studentessa modello e responsabile, era proprio uno di quelli. Tutto il contrario di ciò che si stava dimostrando in quel preciso istante. Alla sua domanda non potei fare a meno che inarcare stupita un sopracciglio. Sapeva bene che non l'avevo mai considerata una stupida, anche se l'atteggiamento che stava assumendo davanti a me sembrava dire tutto il contrario. Non ci si poteva permettere di scoppiare in un modo simile all'interno delle mura scolastiche, non era per nulla saggio e l'unica cosa che avrebbe ottenuto così facendo sarebbe stata una punizione esemplare, qualora a sorprenderla non fossi stata io ma un professore. «Rose, smettila!» Tentai di gridare all'ennesimo incantesimo che la Tassorosso decise di castare contro un tavolino già di per sé malconcio. La mia voce non raggiunse le orecchie sorde di rabbia della ragazza, che imperterrita continuò a fare a pezzi l'aula. Era dominata da una furia aggressiva e la capivo, per quanto il suo atteggiamento stesse mettendo a dura prova i miei nervi. «Rose!» Il mio tono severo fu tale da attirare per una frazione di secondo la sua attenzione su di me. «Non puoi dargli così tanto potere, guarda cosa ti sta portando a fare» Allargai le braccia davanti a me per farle scrutare l'aula e comprendere quando stesse dando di matto. «Cosa ottieni a fare una scenata simile? Ti sfoghi? E poi? Poi che succede se vieni sospesa per aver distrutto una proprietà privata?» Le Domandai tentando di riportarla alla ragione mentre mi avvicinavo a una Rose ormai distrutta e sfinita che pian piano si accasciava sul pavimento contro un tavolo. «Cosa ottieni di concreto? Nulla. Ecco cosa...» Affermai infine accocolandomi al suo fianco e prendendole la testa per portarmela al petto, dove avrebbe trovato un caldo abbraccio di conforto. Non avevo mancato di cogliere il suo chiaro commento per ciò che riguardava Christian e il suo stupidissimo piano di "riconquista", ma non mi sembrava per nulla il momento di tirare nuovamente fuori l'argomento. Sapevo che lei lo aveva fatto in buona fede per aiutare noi, o almeno era ciò di cui si era convinta in seguito alle richieste di Christian, ma ciò non toglieva che per me era ancora una ferita aperta e difficilmente ci sarei passata presto sopra. Con un veloce gesto del polso tentai di rimettere a posto quanto più possibile l'aula, in seguito a svariati incantesimi e quando il più fu fatto, tornai a prestare la mia attenzione su Rose e cercai di darle il conforto di cui era evidente necessitasse. «Rose, non sei te il problema e non lo sarai mai. È il mondo che è un posto duro e sai cos'è ancora più duro?» Le domandai sorridendole. «La testa delle persone» Scoppiai a ridere sperando che pure lei, almeno in parte, facesse lo stesso. «Purtroppo non possiamo decidere noi per gli altri e se prendono decisioni stupide o ci trattano male, possiamo solo reagire di conseguenza...» I suoi capelli corvini mi aiutavano a capire quanto fosse giù di morale e più che aiutarla a parole non avrei saputo cosa fare, non avevo così tanta confidenza con lei e temevo di fare o dire qualcosa di sbagliato che potesse addirittura farla scoppiare nuovamente. Mi sembrava di star camminando su un campo minato e dovevo stare attentissima se non volevo rischiare di far esplodere tutto. «Dimmi, cosa ti ha realmente spinto a fare questo?» Domandai curiosa cercando di sollevarle la testa per fissarla nei suoi occhi buii come il carbone. Volevo capire.
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    Edited by STAFF. - 13/1/2022, 13:23
     
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    La voce di Sky ancora echeggiava nella mia testa. Il pavimento freddo e duro, in quel momento mi sembrava il posto più caldo e comodo, semplicemente perché non lo stavo nemmeno percependo. La rabbia mi risaliva e poi si univa alla paura di non riuscire più a essere, o meglio, diventare come gli altri volevano. Tutto condito dalla gelosia della lezione di quella giornata. Non ero consapevole nemmeno io come potevo provare un miscuglio di emozioni del genere ma ero così. Ero così passionale in tutto, ogni stato d’animo lo vivevo al massimo, quindi ogni gioia e ogni dolore, ogni paura e ogni amore...
    Sky stava dicendo che non ero io il problema che erano gli altri ma non ne ero convinta affatto. Poteva sembrare che non stessi ascoltando le sue parole ma non era così. Anche se le lacrime continuavano a scendere e a rigare il mio viso nascosto, percepivo e assimilavo tutto. Sentì le sue mani prendere delicatamente il mio viso e sollevarlo. I miei occhi incrociarono i suoi e mi sentì rapita per qualche secondo da quella profondità.
    Come potevo rispondere alla sua domanda senza cadere nella trappola “bocca larga” come ormai mi definiva lui. «Io...io non ne sono sicura» balbettai mentre continuavo a singhiozzare e a tirare su con il naso. Per un attimo i miei occhi si spostarono da lei e presi a pensare «Io so come vi guarda e ho paura che non guarderà mai me così... oggi a lezione mi sono sentita...» le lacrime ripresero a scendere ancora più intensamente e la rabbia stava risalendo dallo stomaco che continuava a contorcersi «La odio! Odio quella serpe di ragazza... e lui l’ha consolata l’ha incoraggiata. Mai, nemmeno una volta ricordo una parola verso di me così... Sky!» la mia voce stava diventando nuovamente dura e piena di odio. «Mi impegno tanto ma sembra che … non basti mai.» Presi un pezzo di legno che era nelle mie vicinanze e lo lanciai contro il muro. «Sai cosa? In realtà odio me. Lui, mio Padre, ha ragione...» mi voltai verso la corvonero «mi mangerete Sky... e io non saprò difendermi. » Il reflusso salì fino alla gola tanto che dovetti chiudere gli occhi per respingere il tutto «Faccio solo disastri e non valgo nemmeno come amica. La mia amica Grifa non è riuscita a restare vicino a me... guarda te... » finì la frase quasi in un sussurro. Presi la bacchetta e la girai nella mano destra passandola tra le dita. «mi spiace... » dissi portando le ginocchia al petto ed appoggiando la testa sopra di esse chiudendomi a riccio come a voler implodere, mentre il mio sguardo iniziò a spegnersi perdendo la lucentezza e il mio volto divenne quasi grigiastro. I capelli ritornarono castani ma senza lucentezza, come se qualcuno vi avesse gettato sopra del talco o della farina. Apatia, rassegnazione... non sapevo nemmeno io cosa fosse. Avevo creato un bel casino ma non mi importava, in fondo non andava nulla nel verso giusto. «”...Non sia dura con se stessa...”» ripetei a bassa voce come un mantra, come un pugnale che si conficcava ancora di più nella ferita. Mi avrebbe lasciato svenire li? Cadere a terra e chissà forse farmi male... Ma no c’era la salvatrice vicino a me, colei che era riuscita a fargli accendere quella piccola luce negli occhi. Pensare di scappare era inutile, ne avrebbe pagato il conto Amelia. Non sapevo cosa fare, ma ero davvero a pezzi e per poco non avevo incendiato la scuola. Le mani continuavano a tenere stretta la bacchetta mentre le mie dita divenivano fredde. Alcune piccole ferite avevano smesso di sanguinare e i graffi del legno esploso adornavano le mie gambe pallide e le mie guance. Quanto avrei voluto che mia madre fosse con me a darmi uno dei suoi calorosi abbracci, a sentire la sua voce “ Rosie... adesso arriva...un ABBRACCIO STRITOLOSO!” Le lacrime non osavano fermarsi ma il mio respiro divenne meno sonoro ma con più affanno. Forse, nonno aveva ragione quel lontano giorno di tanti anni fa quando parlando a mio Padre gli disse che avrebbe dovuto eliminare il problema alla radice. Il “problema” ero io. Nessuno sapeva che avevo ascoltato la loro conversazione casualmente passando dal salotto insieme ad Amelia. Non avevo mai dimenticato le sue parole.



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    «Forse con te è più duro perché vuole seriamente che tu riesca a dare il meglio, invece che elogiarti quando ci potrebbe essere ancora molto su cui lavorare...» Tentai di rassicurarla trovando una motivazione dietro quelle evidenti lacune affettive di suo padre. Non potevo e non volevo credere che il suo fosse solo menefreghismo, dopotutto era suo padre, non poteva semplicemente ignorare quanto faceva sua figlia. Forse l'essere troppo duro e severo era il suo modo per dimostrare che per lei volesse il meglio e che per questo pretendeva estremo impegno da parte sua. «Smettila di distruggere la scuola» Sorrisi bloccandole entrambe le mani in una salda presa fra le mie. Era ancora molto agitata e si vedeva che stava soffrendo, non c'era nemmeno il bisogno di osservare il colore dei suoi occhi o dei suoi capelli per capirlo, bastava guardarla in volto per scorgere quanto cupa fosse la sua espressione e intuire così che pure il suo umore fosse sotto ai piedi. «Se ciò che pensi è questo ti basterà allenarti più duramente per non farti mangiare da nessuno» Feci spallucce sperando che il mio minimizzare sulla questione l'aiutasse a prenderla con leggerezza. Rose era un pezzo di pane, era evidente, ma nonostante ciò ero certa che fosse pure molto forte e nulla avrebbe potuto fermarla, se solo avesse provato davvero a migliorarsi per evitare che certe persone continuassero a metterle i piedi in testa. «Non so cos abbia portato la tua amica ad allontanarsi, ma io ci sono, sono qui e non vado da nessuna parte, tranquilla. Non importa cos'hai fatto o cosa farai, potrai sempre contare su di me» Sussurrai sfiorandole una guancia col dorso della mano. Ero sincera, estremamente sincera e ciò che dicevo valeva molto per me. Era una promessa che non avrei infranto, perché ero fatta così, quando decidevo qualcosa lo portavo fino in fondo e se ciò che decidevo consisteva nel non abbandonare un'amica in difficoltà, niente e nessuno mi avrebbe convinta a cambiare idea. Non mi importava ciò che Christian l'avesse portata a fare, sapevo che nella sua testa lei lo stava facendo per aiutarlo a tornare con me e l'unico da incolpare di quel teatrino era solo e soltanto quello scemo di una serpe. Come aveva potuto credere che fosse una buona idea ancora non lo capivo, mi domandavo se ciò che voleva fosse soltanto dimostrare a sé stesso che a lui ci tenevo, o se invece lo aveva spinto qualche altro stupido istinto a ideare un simile piano.«Rose lo so che ti dispiace, ma davvero, per me è acqua passata» Mentii sotto certi aspetti ma solo e soltanto per rassicurarla. Non volevo aggiungere quella questione ai motivi per i quali si stava già struggendo. «Non incolpo te per quanto successo, davvero» Sussurrai accarezzandole delicatamente la nuca. Questa volta ero totalmente sincera, perché per quanto ci fossi rimasta male e stessi portando ancora il peso di quella presa in giro sulle spalle, la capivo appieno e non la biasimavo. «Basta!» Esclamai improvvisamente alzandomi in piedi. «Forza, i minuti per piangersi addosso sono terminati. Vuoi sfogarti?» Le mostrai il palmo della mano nella speranza che lo afferrasse per poterla fare alzare in piedi. «Che ne dici di un bel duello per sfogarsi per bene? Così non sarà più la scuola a rimetterci» Sorrisi indicando quei pochi pezzi di aula che i miei incantesimi non erano riusciti a riparare. Come ad esempio uno scaffale di libri spezzato a metà. «L'aula per i duelli e solo a pochissimi metri da questa... che ne dici?» Domandai con sguardo sornione. Duellare era un ottimo modo per distendere i nervi e lasciarsi andare, durante uno scontro non c'era tempo per pensare troppo a ciò che ci faceva stare male, a meno che non si volesse perdere, e ciò permetteva letteralmente di staccare la spina dai propri problemi, per dedicarsi soltanto a ciò che succedeva di fronte a noi. Guardai Rose negli occhi e iniziando a indietreggiare le riservai un occhiolino di incoraggiamento. Volevo che mi seguisse nell'altra aula, dove finalmente avremmo potuto vedere se era vero o meno che quella mangiata sarebbe stata lei.
    ⋆⋆⋆

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    Edited by STAFF. - 13/1/2022, 13:24
     
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    Ascoltai le parole di Sky che si posarono dentro di me delicatamente. Poteva avere ragione su mio padre, forse voleva vedere il meglio venir fuori da me ma avevo bisogno, ogni tanto, di sentirmelo dire, di vedere quel qualcosa che oggi aveva dimostrato alla serpeverde in aula. Sky mi afferò le mani e senti la sua stretta come un punto fermo, quel qualcosa che di cui in quel momento necessitavo, fermezza e forse protezione, sentirmi accettata anche in quel modo diverso in cui mi stava vedendo e io stessa stavo affrontando. Mi voltai a guardare quella presa e poi istintivamente ci poggiai la fronte leggermente calda, mentre lei cercava di “consolarmi”. Feci un piccolo sorriso alla sua affermazione di allenarmi e poi rimasi ferma ad ascoltare con il cuore in gola quello che stava dicendo. Lei … come riusciva ad essere così comprensiva con me. Alzai lo sguardo verso il suo viso e la sua mano mi sfiorò la guancia portando via con se le lacrime che ancora rigavano il mio viso. Ero pessima e in tutto questo l’avevo fatta ancora più grossa, prendendomi una cotta per lui, per il mio amico e suo ragazzo, ex ragazzo. Non volevo perdere Sky e non volevo perdere Chris, dovevo sotterrare tutto. Dovevo fare quello che sapevo far nel migliore dei modi, reprimere quello che sentivo veramente, nascondere il tutto per poi soffocarlo, in questo ero brava. «Dovresti... dovresti incolpare anche me... me lo merito!» Fu l’unica frase detta dopo attimi lunghi di silenzio e detta sottovoce senza rabbia, senza furia omicida ma con consapevolezza e colpevolezza.
    All’improvviso la vidi alzarsi e mostrarmi il palmo della sua mano. Alzai la testa verso di lei con due occhioni da bimba, quelli che mi venivano fuori ogni tanto ma che mio padre odiava, almeno così faceva intendere. Inarcai il sopracciglio e piegai leggermente la testa di lato. Rimasi a guardarla mentre mi proponeva un metodo per sfogarmi. Ero incredula e indecisa. Afferrai la sua mano alzandomi lentamente e cercando di pensare, mentre con la bacchetta stretta nella mano cercavo di ripulirmi un pochino. Non amavo duellare perché non volevo far del male a nessuno, ma sentivo che in questa occasione ne avevo bisogno, avevo bisogno di far uscire quella “potenza” che sentivo dentro che non avevo idea da cosa dipendesse e nemmeno di averne tanta. Sorrisi sincera alla sua frase sulla scuola e da alzata sembrava davvero che fosse passato un uragano, anche se la maggior parte delle cose era stata rimessa a posto dalla mia amica. «Cosa ho fatto...» dissi continuando a guardare lo scaffale . «Va bene Sky... credo di averne bisogno... se solo ripenso ancora a...» mi fermai e la rabbia riprese a salire, ma non era uguale a prima era leggermente smorzata. Le parole di Sky mi avevano fatto ragionare o almeno riflettere.
    Mi sentivo a disagio per quello che avevo combinato ma era un accumulo di tante situazioni a partire dalle cose successe quest'estate. Mi chinai a raccogliere il mio diario o quello che ne era rimasto... Dovevo essere furiosa per come era conciato e per fortuna non l’avevo disintegrato completamente. L’afferrai mentre seguivo la mia amica per uscire fuori da quella stanza. Mi guardai intorno e diversi ragazzi curiosi si erano fermati nelle vicinanze senza però avvicinarsi del tutto alla stanza. Divenni rossa in viso e non dissi mezza parola, strinsi solo di più la bacchetta nella mano. Accelerai il passo senza ascoltare nessuno e arrivai davanti alla sala dei duelli.
    Che strana sensazione entrarci. Un brivido percosse la mia schiena e le mie spalle sussultarono. Di solito mi allenavo da sola negli incantesimi. «Okay... è sempre così strana questa stanza.» affermai continuando a guardarmi intorno... Io non ero il tipo di persona che amava fare quel tipo di cose, però mi serviva, ne avevo bisogno. Lo stomaco risuonò debolmente ma scacciai via la sensazione. Mi voltai verso Sky con la divisa completamente impolverata e in qualche punto annerita, un buco era in bella vista sulla gonna vicino al ginocchio destro. Il mio sguardo era leggermente perso come lo ero io in quelle diverse ore. L’emozioni provate e i cambi repentini del mio organismo per la questione metamorfomagus mi avevano stancata e il mio corpo era leggermente dolorante ma non lo davo a vedere o almeno ci provavo. « Cosa... cosa si fa?» chiesi. Era una domanda retorica ma avevo bisogno di interrompere il silenzio e per di più non mi ero ancora staccata da vicino a Sky. Era strano ma sentì come una vibrazione nella mia mano destra, che la bacchetta si stesse preparando? O forse ero io che inconsciamente avevo attivato i sensi di protezione. Passai la mano sinistra tra i capelli completamente scompigliati «Ho fatto un casino vero?» chiesi con un leggero sorriso che di felice non aveva nulla.

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    Edited by Rose M White - 14/1/2022, 03:25
     
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    «E se incolpassi pure te ti sentiresti meglio?» Domandai seriosa con un espressione sorniona dipinta sul volto. Sapevo che nemmeno quello l'avrebbe fatta sentire meglio e anzi, se davvero l'avessi incolpata e mi fossi allontanata da lei ci sarebbe sicuramente rimasta male, come d'altronde mi aveva appena confessato di esserci stata per la sua amica Grifondoro. Non volevo essere l'ennesima persona ad allontanarla o abbandonarla, aveva sbagliato, questo era innegabile, ma tutti meritavano una seconda possibilità. Il problema sussisteva solamente quando a una seconda possibilità se ne sommava una terza, una quarta, una quinta ecc... Quello era stato il caso di Christian, che nonostante tutte le possibilità che mi ero costretta a dargli, in un modo o nell'altro tornava sempre a compiere una nuova minchiata che incrinava inesorabilmente il nostro rapporto. «Dai... piantiamola con questi discorsi, avanti, alzati» Ripetei col sorriso sulle labbra mentre la ragazza afferrava la mia mano e la usava come leva per alzarsi. Quello era già un piccolo passo avanti e unito a tanti altri piccoli passetti, avrebbe riportato di sicuro la sua mente a uno stato di tranquillità. Dubbiosa e confusa decise di seguirmi e quando fummo fuori dall'aula le occhiatacce non mancarono. Altri piccoli gruppetti di ragazzini si erano formati e curiosi avevano tentato di scoprire cosa stesse succedendo nell'aula. «Questo ragazzi si chiama sesso estremo fra fanciulle!» Esclamai indicando prima l'aula con la testa e poi cingendo le spalle di Rose con un braccio. Nessuno ebbe il coraggio di replicare al mio tanto strano e ironico commento, ma non mancai comunque di dileguare tutti quanti con un allusivo dito medio alzato. Forse non era il modo più diplomatico per richiamare tutti quanti all'ordine, ma non avevo tempo per perdermi in spiegazioni dettagliate sul perché fosse opportuno che si facessero i cazzi loro e tornassero a fare qualsiasi cosa stessero facendo prima di essere attirati verso l'aula dal trambusto che fino a pochi minuti prima si era percepito per i corridoi. «Ignorali» Intimai a Rose voltandole il capo con il dito indice puntato su una delle sue guance. L'imbarazzo nei suoi occhi era fin troppo evidente e non mi sarei sorpresa se avesse iniziato improvvisamente a sbriciolarsi per la vergogna mentre ancora la cingevo in una stretta presa fra le mie braccia. «Benvenuta nell'aula di duelli!» Esclamai mollando finalmente la presa che avevo su di lei e saltellando da una parte all'altra allargai le braccia come a mostrarle la bellezza della stanza. Non ci andavo spesso, ma quell'aula aveva sempre suscitato in me un certo fascino. Il lungo corridoio rialzato a mo' di piattaforma era il protagonista indiscusso della stanza e le conferiva una certa presenza scenica, mentre alte e ampie finestre lasciavano che la luce del giorno penetrasse attraverso i vetri e riempisse l'aula di luce naturale. Mi sarebbe piaciuto avere qualcuno con cui duellare abitualmente in quel posto, perché ahimè, per quanto Axel si prestasse a insegnarmi l'arte del duello, quelli che facevamo noi non sarebbero stati certamente permessi fra le mura della scuola, dato che il più delle volte terminavano con una me rantolante di dolore stesa al suolo in seguito al lancio della maledizione Cruciatus da parte del Serpeverde. «Chiaro, no? Ora ce le diamo di santa ragione a colpi di bacchetta!» Scoppiai a ridere fissando gli occhioni da bambina impaurita con i quali la Tassorosso non smetteva di osservarmi. «Non pensare più a quanto accaduto, ok? Ora devi solo concentrarti, andare in fondo alla piattaforma, fare un bell'inchino e prepararti a dare il meglio di te. intese?» Le mie mani fremevano dall'eccitazione di poter finalmente duellare con qualcuno alla mia pari, invece che i soliti duelli dei quali l'esito pareva giàscritto nel destino. Tirai fuori il catalizzatore dal supporto che avevo legato attorno alla caviglia e dopo aver segnato i nostri nomi sull'elenco dei duellanti, mi diressi finalmente verso la piattaforma, dove al capo opposto si trovava la mia imminente avversaria. Speravo sinceramente che ciò che stavamo per fare l'aiutasse a sfogarsi e a buttare fuori le emozioni che come me sembrava troppo spesso mandar giù cercando di eliminarle, ma che puntualmente si ripresentavano quando meno ce lo aspettavamo. Feci un profondo inchino e aspettai che pure Rose replicasse, poi mi misi in posizione d'attacco e le scagliai contro il primo incanto. «Everte Statim!»
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    Come ci riusciva? Come riusciva a portare quella ventata di aria fresca e poi due secondi dopo tornare seria. Come faceva a non far trasparire quasi nulla di quello che provava. La invidiavo, no anzi, l’ammiravo. Non amavo duellare e lo facevo solo costretta dalle lezioni ma ero li e non potevo tirarmi indietro. Ci avrei provato, avrei dato ascolto al consiglio di Sky, forse era proprio questo che mi serviva. Feci come mi stava spiegando la corvonero, ma sapevo bene cosa fare almeno in teoria. Così feci l’inchino e mi misi in posizione. I miei occhi fissi su di lei e la bacchetta alta, il cuore batteva forte e non ero proprio convintissima. Poi il suo attacco arrivò dritto verso di me, mi colpì e mi scagliò a terra a metri di distanza. Che bella botta presa alle chiappe. Rimasi un attimo stordita dalla potenza con cui avevo ricevuto l’impatto dell’incantesimo. Mi rialzai e mi accarezzai con la mano il fondoschiena. Era così strano eppure qualcosa stava incalzando dentro di me. Non sapevo spiegarlo ma era qualcosa che mi dava come una strana scarica, forse quella era l’adrenalina. Se mi avessero chiesto con gentilezza di duellare avrei risposto di no e sarei andata avanti, al massimo avrei potuto osservare. Non l’avrei mai detto che prima o poi mi sarei ritrovata qui. Mi incamminai verso la piattaforma tenendo la bacchetta tra le mani «wow! Forte... » dissi sorridendogli. Le stavo ancora mentendo, ancora una volta e non potevo farlo. Non sapevo come sarebbero andate le cose e come sarebbero finite o se mi stavo illudendo ma Sky era mia amica e doveva sapere, se lo meritava e anche io sentivo il bisogno di parlarne con qualcuno. Così, mentre la mia mente andava veloce e cercava l’incanto per attaccare, ero ritornata sulla piattaforma. Avevo trovato un incanto che mi avrebbe dato l’occasione di sfogarmi e di parlare un attimo. Avrei perso l’incontro? Non lo sapevo ma poco mi importava, dovevo e voleva che mi sfogassi e lo stavo per fare. Alzai la bacchetta e con un movimento preciso e forte, la voce dura e convinta dissi «Languelingua!» l’incanto faceva bloccare la lingua al palato. Ne approfittai, dopo aver lanciato l’incanto e senza abbassare la guardia «Sai! Non pensavo di avere tanta forza... e poi hai ragione devo sfogarmi e tu sei mia amica e meriti di sapere la verità.» dissi spostandomi leggermente con il peso sul piede sinistro per avere una visuale su di lei perfetta «Quello che è successo, sai che l’ho fatto per aiutare te e Chris... ma nel mentre è successo qualcosa che non avrei mai potuto prevedere e che ho tenuto nascosto a tutti e per un po’ anche a me stessa...» Mi piegai leggermente sulle ginocchia con la bacchetta in posizione di difesa mentre i miei capelli su tinsero di rosa facendo riaffiorare il mal di testa «Credo di aver preso una cotta... Sky. Una cotta per Chris! Adesso puoi capire quella serata, in bagno, quanto è stata dura anche per me non solo per te. Dover ammettere che lui ama te!» Il duello non era solo a colpi di incantesimi era un duello emotivo e di verità. Basta bugie! «Anche questo mi ha fatto esplodere ero e sono confusa!» La voce un pochino alta per far arrivare le frasi fino a lei e per la prima volta dopo giorni senza cedimenti, limpida e decisa. Anche lei doveva sfogarsi ed io ero brava a fare da cuscino o da sacco da box e per le amiche ero a disposizione. In questo caso forse non lo meritavo del tutto ma un pochino si. Le mie intenzioni erano buone ma a conti fatti avevo fatto soffrire Sky e lei non lo meritava. Mi sentivo orribile e il sentimento che provavo verso Chris doveva darmi un pochino di gioia, invece provavo dolore. Lui non si era reso conto di nulla e giocava con tutte per cercare di fare ingelosire Sky, lo conoscevo troppo bene per non capire alcuni suoi comportamenti. In più sapevo che quasi sicuramente non mi avrebbe mai potuto amare. Come facevo a saperlo? Beh non ne ero sicura e nessuno me l’aveva detto ma lui quella sera nel bagno era stato chiaro, mi voleva bene come amica. Che colpo avevo preso, il mio cuore era completamente in frantumi e avevo pianto tutta la notte, da sola, per Sky e per lui. Iniziavo a pensare che la felicità non faceva per me.


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    L'incantesimo da me lanciato fece volare all'indietro Rose di svariati metri e la sua caduta si arrestò sulle natiche. Sorrisi soddisfatta e le feci l'occhiolino mentre si rialzava per tornare in posizione. Non volevo andarci troppo pesante con lei, ma non potevo nemmeno renderle le cose troppo facili, volevo che si arrabbiasse, volevo che il suo cervello si concentrasse solo sullo scontro e che attaccando con tutta la sua forza riuscisse finalmente a sfogarsi. L'incantesimo che scelse per attaccarmi lo considerai particolarmente astuto e per non essere da meno finsi di aver subito i danni del colpo, per poi attaccare quando meno se lo sarebbe aspettato. Era un trucchetto che mesi addietro mi aveva insegnato Axel e consisteva nel castare incantesimi non verbali. Era una pratica estremamente complicata e difficile da padroneggiare, difatti dal canto mio riuscivo ad usarla solo su pochi e basilari incantesimi, come ad esempio il Protego che avevo appena castato senza l'ausilio della voce. Avevo finto di non essere riuscita ad arrivare in tempo per bloccare l'incantesimo e che l'unica cosa che ero riuscita a fare, fosse stata muovere la bacchetta, movimento che in realtà mi era servito per formulare l'incantesimo non verbale. Aveva funzionato alla perfezione e per rendere la scenetta più credibile avevo mosso le labbra a vuoto, fingendo un tentativo di comunicazione mal riuscito, con tanto di mani portate alla gola in segno di shock. Avevo fatto tutto alla perfezione per colpirla a tradimento quando meno se lo sarebbe aspettato, ma ciò che la ragazza confessò fu in grado di ribaltare totalmente la situazione, quella colta alla sprovvista ero stata io e ormai era evidente che il mio teatrino di poco prima non sarebbe servito a niente. Continuai ad ascoltarla in silenzio come da programma e per quanto le sue parole corrispondessero a ciò che per svariato tempo avevo considerato la verità dei fatti, ora, non potevano fare altro che colpirmi in pieno petto. Se per un istante, un bravissimo istante mi ero potuta rallegrare del fatto che la loro relazione non fosse vera, ora non potevo fare altro che mandar nuovamente giù la notizia, a fatica, come si fa con un boccone troppo a lungo masticato. Mandavo giù, mandavo giù e mi chiedevo costantemente quando quel boccone mi sarebbe andato di traverso, perché era inevitabile, prima o poi sarebbe successo. Fingevo che non mi interessasse, fingevo di non starci male, così abituata a mentire che a volte finivo per farlo pure con me stessa. La verità però era tutt'altra e le parole della ragazza mi avevano fatto male, dannatamente male. Come poteva provare per lui dei sentimenti dopo ciò che aveva fatto a me e a lei per prima, obbligandola a mentire solamente per riconquistare la sua ex. Come poteva anche solo pensare che quello potesse essere un sentimento sano? In fondo mi ci rivedevo molto in Rose, pure io avevo creduto all'amore e a ciò che esso rappresentava, ma erano tutte cazzate, l'amore non era bello, non era rassicurante. L'amore faceva male, feriva e aggrediva come la più spietata delle bestie e ciò che rimaneva di te quando l'amore finiva di aggredire, era soltanto una carcassa. Le mani mi si mossero istintivamente e la mia bacchetta si puntò tremante in direzione della Tassorosso. Volevo colpirla e farle provare lo stesso dolore che avevo provato io. Lo volevo con tutta me stessa. Eppure. «Silencio» Esclamai con convinzione invertendo repentinamente la direzione verso la quale il catalizzatore puntava. L'incantesimo ebbe l'effetto da me sperato e percepii subito che dalla mia bocca non sarebbe più potuto uscire alcun suono, né alcun incantesimo offensivo gridato verso la ragazza, nulla. Era stato difficile trovare la forza di volontà necessaria a fermarmi, ma dovevo farlo, non volevo ferire Rose più di quanto Christian non avrebbe potuto fare da se e sapevo che se non avessi messo un fermo alle mie parole, ciò che sarebbe uscito dalla mia bocca sarebbe stato solo veleno. Avevo bisogno di calmarmi, raffreddare il sangue che ormai ribolliva nelle mie vene e trovare le parole giuste con le quali mettere in guardia Rose sul ragazzo per il quale si era presa una cotta. Scesi dalla piattaforma rigirandomi la bacchetta di Biancospino fra le mani, passai le dita sui piccoli frammenti di Ametista che ne decoravano la base e con estrema flemma andai a sedermi davanti alle lunghe vetrate della stanza. Fuori il cielo era nuvoloso e grigio come il mio umore. Appoggiai la testa contro il vetro e cercai di rilassare i nervi, avevo solo bisogno di un po' di tempo per assimilare la notizia e farmela scivolare addosso. Potevo farcela. Dovevo farcela. L'amicizia con Rose iniziava a significare molto per me e non potevo rischiare di rovinarla per colpa di Morgan.
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    Sembrava che il mio incanto l’avesse colpita in pieno, per parlare non stava parlando eppure sembrava un pezzo di legno fermo sul posto mentre le mie parole le arrivavano dritte come delle frecce. Vidi puntare la sua bacchetta verso di me senza dire una parola e mi misi in posizione di difesa. Sembrava volesse farmi veramente male e in meno di un secondo la sua mano ruotò verso sé stessa e scagliò un silencio che colpì in pieno il suo corpo. «Sky...» dissi con voce incredula ed esterrefatta mentre provai a fare qualche passo verso di lei ma mi bloccai. La vidi abbandonare la piattaforma e andare verso la grande vetrata e appoggiarsi mentre il cielo sembrava uscire letteralmente dalla sua testa o forse dalla sua anima.
    Certo mi aspettavo una reazione ma non così. Aprì la bocca volendo dirle qualcosa ma non uscì nessun suono. Cosa avevo combinato ancora una volta. Niente, non dovevo confidarmi con nessuno era semplicemente un errore, facevo solo del male alle persone a cui mi affezionavo e tenevo di più. Per un attimo avrei voluto essere nella mia enorme stanza a casa White e restare rannicchiata sul grande letto a baldacchino con le morbide coperte che emanavano quel dolce profumo di pulito. Nei mesi estivi quella casa era stata la mia prigione e adesso sarei tornata spontaneamente a richiudermi li senza fiatare e senza combattere. Man mano che questi pensieri riaffioravano nella mia mente i capelli divennero neri e nel mentre mi ero mossa scendendo anche io dalla piattaforma ed andando a sedermi al lato opposto, rannicchiandomi in un angolo per terra. Aveva bisogno di tempo e questo l’avevo imparato bene gli scorsi anni ad Hogwarts,ed io non sapevo cosa fare o dire. Appoggiai la guancia sulle ginocchia sembrando piccola piccola. Quello che provavo per Christian era successo senza rendermene conto e così improvviso che aveva sorpreso anche me lasciandomi per parecchio tempo confusa. Niente, il mio cuore sembrava non essere destinato a guarire ma a continuare a frantumarsi. Avrei voluto Amelia vicino a me, sentire le sue mani dolci che accarezzavano la mia testa e la sua voce pacata e matura che mi rassicurava che tutto sarebbe tornato alla normalità, che tutto avrebbe preso il suo posto nella vita e sarebbe andato tutto bene. La mia mente visualizzò il suo viso e in un secondo il ricordo tornò al giorno che mio padre la punì davanti a me per colpa mia. La sua dolce espressione svanì lasciando il posto al dolore lancinante e alle sue urla. Sussultai e mi strinsi nel mio angolino appoggiando la fronte sulle ginocchia e nascondendo il viso. Non dovevo e non potevo chiamarla, era un errore, lui l’avrebbe punita e io non avrei sorretto un altro colpo. Poi il viso di mio padre austero e letteralmente schifato e il viso di Christian che svanì in un secondo lasciando al buio i miei occhi ed i miei pensieri. Alzai la testa e guardai Sky ancora li. La mia mano stringeva il catalizzatore con delicatezza. Lasciai le gambe che ricaddero lunghe sul pavimento mentre i miei occhi riflettevano il cielo che andava a scurirsi sempre di più, sospirai e mi alzai dal mio angolo e andai verso Sky con calma e con delicatezza. Arrivata vicino a lei le puntai la bacchetta e dissi con voce bassa «Finite incantatem» feci un passo indietro e provai a dire qualcosa «Mi spiace... puoi anche non parlare... » Gli diedi le spalle e mi allontanai per restare distante. Dovevo essere una visione e una compagnia orrenda e dolorosa. Posai una mano alla tempia mentre una fitta attraversò la mia testa e mi fece leggermente barcollare costringendomi a fermarmi e a riprendere fiato. Questa situazione del dolore non riuscivo a comprenderla, speravo che prima o poi sarebbe finita.
    Mi voltai verso la corvonero ed aggiunsi «Non volevo ferirti... ho pensato che nasconderti le cose non fosse giusto. Comprendo il tuo stato...» feci una piccolissima e quasi impercettibile risatina nervosa «Sono davvero brava in questo... a far del male... eppure il mio intento è l’opposto...» mi silenziai mentre i miei occhi si inumidirono e iniziai a mordermi il labbro con insistenza. Continuai a camminare molto lentamente all’indietro, passo dopo passo «Mi spiace...» la mia direzione era la porta e simbolicamente allontanarmi da lei, non perché volessi farlo ma perché non sapevo cos’altro fare e lei era li che non parlava e io ero ancora a pezzi per non essere all’altezza di mio padre che prediligeva dei serpeverde e non ero all’altezza di Christian che aveva detto quelle meravigliose parole a Sky anche se aveva sbagliato tutto e ancora, non ero all’altezza di Sky perché non riuscivo a non farle del male. “un errore... da eliminare” Le parole di nonno che mi ritornarono in mente questa volta fecero così male che le lacrime non si fermarono anzi stavo singhiozzando senza rendermene conto ed istintivamente portai la mano alla bocca lasciando che il mio corpo sussultasse. Non piangevo così intensamente da quasi togliermi il respiro da davvero tanto tempo.

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    Era dannatamente difficile mandare giù quel boccone amaro, non sapevo come reagire, cosa dirle o cosa pensare. Rimasi ferma a osservare i terreni ancora grigiastri della tenuta attraverso la finestra e spinsi leggermente il capo verso il vetro, come a volerlo attraversare e uscire fuori da quella stanza che ormai mi dava un fastidioso senso di claustrofobia. Sembrava che la vita si divertisse a prendersi gioco di me in continuazione, era da anni ormai che non mi dava un attimo di tregua e non sapevo quando, ma prima o poi sarei esplosa. Espirai e inspirai con estrema lentezza, cercando di controllare il mio respiro e infondere in me un senso di calma e pace interiore. Non potevo incolpare Rose per ciò che provava, sapevo bene che controllare i propri sentimenti non era per nulla facile e spesso fuoriuscivano e si legavano a persone inaspettate, senza che tu potessi fare nulla per controllarli. I sentimenti erano dannatamente complicati e difficili da capire, non agivano con una vera logica, essi facevano di testa loro e spesso regalavano enormi sofferenze. Sentii la voce di Rose castare un finite verso di me, ma non ripresi a parlare, continuai a fissare il vuoto chiedendomi cosa fosse giusto fare, cosa fosse meglio per me e per lei. Volevo bene a Rose, iniziavo seriamente a considerarla un amica e sapevo che non sarebbe stato giusto giudicarla e allontanarla per ciò che mi aveva appena detto, ma era così dannatamente difficile fingere che non mi interessasse o che non mi toccasse in alcun modo. Era innegabile che nonostante tutto mi sentissi ancora legata a Christian e per quanto detestavo la cosa, non potevo dirmi ancora impassibile nel vederlo avvicinarsi ad altre ragazze. Nella mia testa si paravano davanti mille dubbi, mille domande, non volevo decidere, avrei soltanto voluto dimenticare tutto, ma sapevo che non era proprio possibile.
    Alle mie spalle sordi suoni di singhiozzi attirarono la mia attenzione, vidi Rose in prossimità della porta d'uscita e notai che dai suoi occhi scendevano copiose lacrime fuori controllo. Fu istintivo, tutti i dubbi e le domande che mi ero posta fino a quel momento scomparvero e mi fu subito chiaro ciò che avrei dovuto fare. Mi alzai in piedi e la raggiunsi con passo veloce e sostenuto e quando le fui davanti allargai le braccia e la strinsi forte a me. «N-non mi hai fatto del male Rose. Davvero» La strinsi più forte cercando di convincermi che fosse davvero così, perché era ciò che volevo e ciò che desideravo ardentemente in quel preciso istante. «Sono felice che tu sia stata sincera, quasi nessuno lo è mai con me» Sorrisi quasi impercettibilmente e appogiai la mia fronte sulla sua abbassandomi leggermente. «Va tutto bene, non voglio che tu pianga, n-non voglio che tu ti senta in colpa, so che non mi volevi fare del male» Affermai stupendomi della sincerità ritrovata con la quale le stavo parlando. Faceva male, eppure sapevo che era la scelta giusta da prendere. «Se cio che provi per Christian ti rende felice mi sta bene, cioè io... me lo farò andre bene, ti sosterrò, però ecco... non voglio che faccia del male pure a te, tutto qua...» Sussurai sfiorandole la fronte con le labbra per darle un leggero bacio pregno d'affetto. Christian aveva tanti pregi, ma i suoi difetti spesso li annebbiavano totalmente ed erano in grado di annebbiare pure la sua stessa mente, che confusa e alterata da chissà quali sostanze gli faceva prendere pessime decisioni. Decisioni che ferivano e che erano in grado di rovinare pure il più profondo dei sentimenti e non volevo che anche la Tassorosso vivesse ciò che avevo vissuto io, o che soffrisse come Christian mi aveva fatto soffrire. Se le cose fra loro avessero mai preso una piega romantica avrei cercato di esserne sinceramente felice, ma non avrei mai smesso di essere protettiva nei confronti di Rose e avrei fatto tutto ciò che era in mio potere per impedire che Morgan commettesse gli stessi errori. «Pace?» Domandai improvvisamente con voce quasi da bambina. Non volevo assolutamente rovinare la nostra amicizia e se ciò significava dover soffrire leggermente pur di vedere Rose felice, ero pronta ad accettare il compromesso. Ne valeva la pena.
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    In un attimo sentì un enorme calore e delle braccia cingermi e stringermi forte. Sky mi stava abbracciando e quasi rimasi ferma per qualche attimo prima di abbracciarla anche io. Non venivo abbracciata così da tanto tempo. Erano tutti terrorizzati dall’essere toccati che avevo preso di stare lontana dalle persone per non toccarle. Quell'abbraccio mi ricordò quello di mia madre. Quasi potevo percepire il suo profumo e la sua dolce voce che mi rassicurava e mi coccolava quando venivo punita per aver sbagliato a rispondere o aver parlato non interpellata o essere stata troppo allegra a tavola oppure essermi macchiata di erba i vestiti perchè mi ci ero rotolata dentro, insomma per un motivo o per un altro ero spesso sgridata e la mia mamma mi abbracciava fino a che le mie lacrime non smettevano di scorrere e non mi addormentavo tranquilla. Le parole di Sky mi fecero sciogliere e le lacrime aumentarono al posto di placarsi. Socchiusi gli occhi perché sapevo di aver fatto del male a Sky anche se non era intenzionale e conoscevo bene quello che provava perché l’avevo provato io mentre cercavo di aiutarli a tornare insieme. La lasciai parlare e man mano le mie lacrime si fermarono. Ripresi a respirare con tranquillità. Mi sentivo davvero sopraffatta da quella giornata. Ero esausta e iniziavo a non reggermi in piedi. «Non posso fare pace con te» le dissi staccandomi leggermente e restando seria per poi sorridere tutto d’un colpo «Perchè non abbiamo litigato e sono in pace con te!» L’abbracciai ancora una volta e questa volta fui io a stringerla a me. «So che stai soffrendo, anche a causa mia. Lo so perché ci sono passata mentre portavo avanti la finta per farvi tornare insieme. Christian non sa nulla non si è accorto di nulla perché ama te. Va bene così... non voglio costringerlo e poi perderlo. » le presi la mano e continuai a camminare verso l’uscita «So che è strano che io dica una cosa così, ma Chris mi ha aiutato in un momento davvero difficile. Io... io sono scappata di casa quest’estate... e lui è venuto in mio soccorso senza sapere cosa volessi e cosa stavo facendo. Non ci sono segreti tra di noi.. E...» mi misi a ridere uscendo dalla sala «Siamo stati in un hotel super costoso e ha dormito sul divano... lasciando il letto gigante a me... Non ha voluto dormire con me perché è pnsava a te.» Cosa stavo facendo? Beh le stavo raccontando la verità «Non so cosa succederà ma di una cosa sono sicura...» dissi stringndole il braccio e tirandola un po’ «Sono esausta!Vorrei non venire a cena ma la Dottoressa mi ha letteralmente imposto di mangiare sia a pranzo che a cena... quindi andiamo a cenare e poi manderò un gufo per spostare la mia ronda. Ho voglia di un bagno caldo e di dormire...» Mi misi a ridere facendo un piccolo saltello e tirando Sky per il corridoio dei sotterranei per dirigerci verso la sala grande. Che importava se non ero super ordinata. Adesso ero felice perché sapevo di avere un amica al mio fianco. I miei capelli erano ritornati color castano luminoso e i miei occhi avevano dei piccoli riflessi dorati.
    Conclusa <3


    Scheda - Gufo - Pensatoio
     
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12 replies since 13/1/2022, 00:24   147 views
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