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    La ciocorana di Astrid non era venuta poi tanto male, ma la Serpeverde non poté fare a meno di farsi sfuggire un'espressione molto delusa. Non era perfetta, e lei voleva che lo fosse. Gli errori e il fatto che non fosse capace la innervosivano e se la professoressa non avrebbe smesso di passarle accanto ogni cinque minuti, commentando la mediocrità con cui Astrid stava eseguendo quell'incantesimo, avrebbe trasformato volentieri la donna in una ciocorana. Si limitò ancora una volta a regalare alla donna un sorriso falso e con espressione delusa continuò a fissare quella ciocorana, che di aspetto era perfetta ma tanto lenta nei movimenti. Il che le faceva venir voglia di farla scoppiare con un bombarda come sorta di sfogo per la solita rabbia incontrollata che Astrid covava dentro di sé, ma in un modo o nell'altro la ragazzina doveva cercare di trattenersi.
    Si accasciò su una delle sedie riponendo la sua bacchetta nelle tasche della divisa, aspettando pazzientemente che i ragazzi del secondo e terzo anno terminassero i loro esercizi. Avrebbe commentato volentieri il loro operato, se non avesse fatto schifo pure lei.
    Per fortuna quella lezione stava per volgere al termine. Astrid non vedeva davvero l'ora di tornarsene in stanza e dimenticare la lezione. Si sarebbe sicuramente esercitata al di fuori di quell'aula per fare in modo che quell'incantesimo le riuscisse. Per quanto lo trovasse inutile lei doveva saper fare tutto. Doveva riuscirle qualsiasi cosa. Se non riusciva a controllare incantesimi così semplici, come poteva controllare quelli più complicati?! Non aveva neanche alcuna idea di cosa avrebbe scritto su quella relazione. La sua delusione?! Ammettere di essere delusa non era nel suo stile. Tuttavia, davanti aveva le prove di come le era andata, doveva in qualche modo descrivere il suo esercizio dicendo la verità, ma con un pizzico di positività in più, anche se ora le sue energie erano cariche di amarezza e delusione.


    Astrid Hansen, primo anno, Serpeverde.
    Il mio esercizio non è riuscito esattamente come io speravo. Nella prima parte il mio cioccolato non era perfetto. Eppure mentre lanciavo l'incantesimo avevo ben chiaro nella mia mente la forma del cioccolato che il mio bastoncino avrebbe assunto. Avevo nella mia mente l'immagine di un bastoncino di cioccolato perfetto. Ma a quanto pare immaginarlo non è stato abbastanza perché il risultato è stato mediocre. Probabilmente ero poco concentrata.
    Nella seconda parte è andata decisamente meglio. La mia ciocorana era esteriormente "perfetta" peccato che i suoi movimenti fossero lenti e quindi non del tutto perfetta come speravo.
    Ho capito che dovrei lavorare forse un po' di più sulle mie emozioni. Forse mi concentravo poco sull'incantesimo stesso e più sulla riuscita. Ho compreso che è una materia non semplice da padroneggiare, ma con pazienza e concentrazione si possono raggiungere buoni risultati.



    Non sapeva davvero cos'altro aggiungere. Mise quindi un punto, sia alla relazione e sia alla lezione. Consegnò il suo foglio di pergamena e a fine lezione se ne tornò finalmente nel suo dormitorio.

    Astrid Hansen, primo anno, Serpeverde.
    Si é limitata a scrivere la sua relazione senza interagire con nessuno.
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    Astrid guardò amareggiata il cioccolato che aveva davanti a sé. Non aveva molto un bel aspetto, o almeno non quello che si era immaginata. Già eseguiva quell'esercizio con poco entusiasmo. Avrebbe di sicuro preferito concentrarsi su un qualcosa di più interessante. Il fatto che un incantesimo così semplice non le sia riuscito bene le faceva venir voglia di abbandonare quella lezione seduta stante. Il commento della professoressa non aiutò di certo i suoi nervi, anzi, il sentirsi rimarcare il fatto che aveva fatto schifo nell'esecuzione la innervosiva di più. Ma fece finta di niente, sorrise gentilmente all'insegnante, nonostante volesse mandare a cagare lei e i suoi inutili incantesimi, rispondendole. Al prossimo esercizio ci metterò più impegno. Anche se lei pensava di essersi concentrata abbastanza nell'esecuzione dell'esercizio. Pensava che l'esperienza a Durmstrang le avrebbe dato una marcia in più rispetto ai suoi compagni di anno, e invece non era così. E la cosa non le procurava soddisfazione.
    Guardò il resto dei suoi compagni notando che l'esercizio più interessante se lo erano beccato quelli del terzo anno. Anche quello del secondo anno era abbastanza inutile e ridicolo. Forse quel giorno la norvegese avrebbe fatto bene a restarsene a letto.
    Il prossimo esercizio era forse più interessante. Non perché la Serpeverde fosse ghiotta di ciocorane, ma perché già provare a trasformare un oggetto anche solo nella forma di un animale, era un primo passo per imparare a trasfigurare un oggetto in un animale vero proprio. Ignorò l'ennesima perdita di punti che la sua casa aveva appena subito e si concentrò sul suo pezzetto di cioccolato. Impugnò la bacchetta guardando attentamente quel piccolo pezzo di cioccolata cercando di immaginarselo con la forma di una rana. Stavolta non devo sbagliare. Pensò. Se avrebbe sbagliato ancora avrebbe finito davvero per mandare a cagare la lezione e tutti. Come poteva sbagliare un incantesimo tanto semplice?! Si diede del tempo, per visualizzare nella sua mente una rana di cioccolato mentre osservava quel bastoncino di cioccolato al suo posto mal riuscito. Cercò di assentarsi dal resto della classe raffigurando nella sua mente la ciocorana. Anche se le risultava complicato considerando il vociare dei ragazzini del suo anno accanto a lei. Ranae Chocolus. Scagliò l'incanto non appena si sentì pronta di farlo, sperando che questa volta abbia esito positivo.


    Astrid Hansen, primo anno, Serpeverde.
    Si è innervosita per non essere riuscita nell'incantesimo ma fa finta di niente e prova ad eseguire il prossimo.
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    Astrid si appuntò i punti interessanti di quella lezione. Non era una gran studiosa, detestava passare ore sui libri, ma solo quello che non le interessava. Al contrario, per quello che le interessava desiderava apprendere più nozioni possibili. In quel caso imparare a padroneggiare bene la sua bacchetta e diventare forte abbastanza per ottenere potere e far si che la gente la temi. La sconfitta subita quella notte ad Halloween da una ragazza Grifondoro non l'aveva ancora digerita. Si era fatta uccidere, e questo dimostrava che era ancora debole. Il fatto che fosse al primo anno non aiutava di certo, ma Astrid odiava perdere e di quella notte preferiva dimenticare tutto, il suo egocentrismo ed orgoglio ne risentivano.
    Alzò gli occhi al cielo alle idiozie tirate fuori da uno dei suoi compagni di casata. Quelli che giocavano a fare i pagliacci irritavano la norvegese. Pensavano che in quel modo attirino l'attenzione su di sè ma l'unica cosa che riuscivano ad ottenere erano conseguenze, come quelle che il ragazzo aveva appena procurato alla sua casa con un abbassamento di punti. Sia chiaro, ad Astrid importava poco e niente di quella stupida competizione. Non amava il gioco di squadra, lei amava vincere da sola. Il merito doveva essere solo suo e delle sue capacità. La sua irritazione era solo dovuta alla stupidità del Serpeverde.
    L'argomento della lezione era molto interessante. Astrid avrebbe voluto imparare a trasformare la materia in un animale, ma si rendeva conto che era un argomento abbastanza complesso e seppur delusa, si aspettava che non avrebbe partecipato a quell'esercizio. Doveva portare pazienza e aspettare anche lei nei passaggi d'anno. Il primo anno le serviva ad imparare a controllare la sua magia e purtroppo doveva partire da esercizi semplici come quello che la professoressa aveva assegnato a quelli del suo anno. Cercò di raggiungere sorridente nel tentativo di fare buona impressione sull'insegnante il gruppetto formatosi del suo anno insieme a quelli del secondo. Attese il suo bastoncino da trasformare osservando i vari compagni del suo anno. Si rese conto di essere l'unica del primo anno ad avere l'età di una del sesto e questo la metteva estremamente a disagio. Sospirò tornando a concentrarsi sul suo bastoncino. Doveva semplicemente trasformarlo in cioccolato. Astrid un po' di esperienza a Durmstrang l'aveva fatta. Pensava e sperava che un incantesimo del genere potesse riuscirgli. Con la bacchetta puntata sul bastoncino si concentrò cercando di immaginarsi quella piccola striscia di legno in una deliziosa striscia fatta di cioccolato, nonostante mantenesse la stessa forma. Tonalità di colore leggermente diversa, leggermente meno rigida e più lucida. Chocolus.




    Astrid, Hansen, primo anno, Serpeverde.
    Ha preso appunti per tutta la lezione per poi svolgere il suo esercizio.
    Citato Jaemin.
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    Quella mattina Astrid si era svegliata serenamente nel suo letto, all'interno del suo dormitorio tutta da sola. Il giorno precedente si era assicurata che l'ennesima compagna di stanza che le veniva assegnata scapasse via a gambe levate. Era più o meno la terza ragazzina che chiedeva di poter cambiare stanza. La norvegese lo faceva apposta. Diventava intrattabile, scontrosa e dispettosa, cercava di rendere la permanenza in quella stanza un inferno per quelle povere ragazze. Non sopportava più condividere la stanza con qualcun altro. Ne aveva già avuto abbastanza in questi anni con le sue compagne di stanza in orfanotrofio. E lì aveva tipo a che fare con più di cinque ragazzine fastidiose. La maggior parte si improvvisava bulla, purtroppo per loro Astrid era molto peggio, con la sola differenza che lei non aveva bisogno di un branco di pecore per pretendere potere. Comunque la Serpeverde da circa due anni aveva una stanza tutta sua e a quello spazio tanto agognato per anni si era ormai abituata e non intendeva assolutamente rinunciarci.
    Mentre camminava per raggiungere l'aula di Trasfigurazione, Astrid non poteva fare a meno di notare come quasi tutto il personale della scuola, compresi gli elfi domestici, si prodigavano a decorare il castello in occasione del Natale. Astrid non avrebbe voluto, ma probabilmente quel Natale lo avrebbe passato a casa degli Hansen. Loro desideravano che la loro adorata figlioletta tornasse a casa da loro, almeno per le feste e Astrid almeno per due anni doveva ancora recitare il ruolo da brava figlia amorevole e quindi doveva tornare da loro. Per lei il Natale le era del tutto indifferente. Lo aveva sempre festeggiato in orfanotrofio e nonostante le suore cercassero di addobbare l'istituto, il Natale lì era sempre stato triste, la ragazza se ne era resa poi conto quando ne era finalmente uscita.
    Anche l'aula di Trasfigurazione era piena di addobbi natalizi, compreso un grosso albero di Natale impossibile da non notare. Astrid si chiese cosa ci fosse all'interno di quei pacchi regalo al di sotto di esso. Oltre a chiedersi perché ci fosse uno strano tasso appoggiato sulla cattedra che la guardava in modo minaccioso. E perché poi aveva gli occhi azzurri? Non si soffermò più del dovuto. Cercò di trovare immediatamente posto aspettando l'inizio della lezione. Nell'esatto momento in cui si chiese dove fosse finita la professoressa, il tasso cambiò forma in essa lasciando Astrid non solo stupita ma anche affascinata. Era un animagus, abilità di cui la norvegese era sempre stata attratta e per sua fortuna quel giorno era proprio uno degli argomenti di quella lezione. Ascoltò attentamente sia le domande dell'insegnante e le risposte dei suoi compagni selezionati dalla professoressa stessa, soffermandosi in modo particolare su quella che riguarda appunto gli Animagus. Questa sarebbe di sicuro stata una lezione interessante.

    Astrid Hansen, primo anno, Serpeverde.
    Entrata in aula, si siede da sola ignorando il tasso e ascolta interessata gli altri rispondere alle domande.
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    Quel gesto non aiutò di certo Astrid, evidentemente esasperata per quella situazione. La ragazzina si agitò ancor più di prima, stavolta per paura che Astrid stessa potesse farle del male. Non si poteva di certo biasimarla. Astrid aveva uno sguardo che in quel momento avrebbe fatto paura chiunque. La Serpeverde desiderava farla tacere per sempre, e quel suo sadico bisogno lo si percepiva dal suo sguardo. Carico di odio e disprezzo per quella ragazza, che le stava complicando la situazione molto più di prima. Si sentiva strana. La norvegese normalmente non si faceva molti scrupoli, neanche le interessava della vita altrui e soprattutto degli ostacoli che si mettevano sul suo cammino. Era abituata ad abbatterli. Ma il bisogno di uccidere, era un sentimento nuovo per la ragazza. E la cosa peggiore era che non la preoccupava affatto. Guardò il viso bagnato di lacrime della piccola Tassorosso. In quel momento si sentì potente. Aveva paura di lei. E quando generalmente qualcuno aveva paura di te pur di "salvarsi" avrebbe fatto qualunque cosa. Un sorriso compiaciuto le comparve in volto. La Serpeverde avrebbe volentieri sacrificato la ragazza per salvare la pelle a se stessa. Con ancora il pezzo di vetro puntato alla sua gola, si volta in direzione delle tre armature, che erano rimaste ferme di guardia in quel punto per non lasciarle passare. Corri. Disse facendo cenno con il capo di correre verso le armature in direzione della sala comune di Serpeverde. La ragazzina inizialmente pensava che la norvegese la lasciasse libera e cercò di liberarsi dalla sua presa per correre altrove. Ma Astrid la fermò trattenendola ancora con la mano ben salda al tessuto della felpa. Ah, Ah! Verso di loro. Disse indicando i due fantocci di metallo. Voglio che corri fino alla sala comune di Tassorosso e che ci resti. Si trovava lì nei paraggi no?! Non ti sto chiedendo di scegliere, lo farai e basta. Altrimenti ti ritroverai questo conficcato alla gola, sul pavimento in un mare di sangue. Se corri, non ce la faranno mai a raggiungerti, non possono correre veloce come te considerando il peso che si trascinano dietro. Le stava dando comunque una possibilità di sopravvivere, dovrebbe esserle grata. Ma la ragazzina frignò ancora più forte facendo perdere la pazienza alla Serpeverde, che fece più pressione con la punta. Muoviti. La ragazzina impaurita scattò, Astrid la spinse in direzione delle armature in modo che la notassero e non potesse lei scappare in un'altra direzione. Le tre armature la notarono e iniziarono ad avanzare verso di lei. E solo quando la ragazzina si rialzò scappando verso la sua sala comune, portandosi dietro gli esseri di metallo, Astrid, ancora armata di vetro, scappò nella direzione opposta. Uscì cauta dai sotterranei cercando di capire dove potersi rifugiare e decise di andare in biblioteca, avrebbe potuto nascondersi tra gli scaffali.
    Entrò silenziosa cercando di non chiudere troppo forte la porta. Si guardò intorno tenendo la bacchetta ben salda tra le mani, pronta ad usarla se sarebbe stato necessario.
    Con l'avanzare dei passi Astrid udì qualcosa. Dei singhiozzi, quasi un lamento. Come se qualcuno stesse piangendo. Preoccupata che possa essere una qualche strana specie di mostro pronto ad ucciderla, cercò di voltarsi all'angolo dello scaffale facendo avanti solo la testa. Fu stranamente sollevata ma allo stesso tempo infastidita che fosse ancora quella ragazzina. Ah sei viva. Disse uscendo allo scoperto quasi come se fosse dispiaciuta della cosa. Ti ho detto di restartene nella tua sala comune, sono stufa di tenerti incollata al culo. E stavolta meditava davvero di fargliela pagare, pensando a quale tra gli incantesimi che era in grado di usare potesse riuscire meglio in quell'intento. Ma i suoi pensieri furono interrotti da un dolore improvviso alla testa. Qualcosa le era cascato addosso colpendole appunto la testa, e solo dopo essersi guardata intorno capì che quel dolore proveniva da uno dei libri caduti dallo scaffale. Si massaggiò la testa cercando di riprendere in mano la situazione. Ma iniziarono a cadere sempre più libri e Astrid fu costretta a correre, con la ragazzina ancora alle calcagna, per non essere schiacciata da essi. La Serpeverde cercava di farsi strada a suon di Flipendo per respingere i libri che le venivano addosso. O almeno quelli che riusciva a colpire. Non era più divertente per lei quella situazione, anzi, avrebbe volentieri strangolato chi le stava facendo questo.
    Alla fine degli scaffali notò la scrivania del bibliotecario e scivolò sotto di essa lasciando che i libri cadessero sulla superficie piana della scrivania. La Tassorosso seguì il suo esempio. Le due sgattaiolarono dal loro rifugio solo poco dopo, quando quella pioggia di libri finalmente terminò. Senza avvertire la ragazzina si incamminò verso l'uscita. Stavolta avrebbe riprovato a tornare nella sua Sala Comune. Si fermò di scatto. Sentì delle strane urla che non le piacquero affatto. Continuò ad avanzare cauta fino a svoltare un altro angolo notando da dove provenissero quelle urla. Istintivamente puntò la bacchetta verso di essa. Astrid davanti aveva una figura femminile che aveva l'aspetto di un mostro, con lunghi capelli neri e occhi arrossati. Riconobbe la figura, anche dal suo urlo. Era una banshee. Sbiancò dallo spavento non sapendo come combatterla. La banshee iniziò a scagliare incantesimi lasciando sorpresa la Serpeverde che aveva letto che quelle creature non erano in grado di utilizzare la magia. Astrid si difese istintivamente con un Protego e subito dopo iniziò a scagliare sulla banshee tutti gli incantesimi che conosceva, e lo stesso la sua avversaria. Cosa dici di iniziare ad agitare un po' quel bastoncino che tieni in tasca ed aiutarmi eh?! Si rivolse alla Tassorosso. Sì, è vero. Dopo averla minacciata, era un po' da ipocriti chiederle aiuto, ma si trattava comunque di salvare anche il suo culo e non solo quello della norvegese. La banshee scagliò infine un bombarda in direzione di uno scaffale. Astrid corse prontamente per evitarlo, gettandosi a terra e riuscendo a salvarsi, cosa che non si poteva dire della piccola Tassorosso che ne era rimasta schiacciata. Non curante della poverina si voltò nel punto in cui c'era la banshee, notando che ella fosse sparita. Astrid sollevata, recuperò la bacchetta alzandosi in piedi. Guardò la pila di libri sopra al corpo privo di vita della ragazzina. Tanto non servivi ad un cazzo. Esclamò facendo spalluce, quasi fosse un sollievo.
    Continuò ad avanzare verso l'uscita, sperando di trovarla in fretta e stavolta essendo più cauta di prima, ma si ritrovò ancora una volta a correre per incantesimi che le continuavano a venire addosso. Ancora quella maledetta bashee, nascosta sotto la scrivania. Hai seriamente rotto il cazzo. Diffindo. Disse puntando la bacchetta verso la scrivania dove era nascosta, nel disperato tentativo di tagliarla in due parti in modo da fargliela cascare addosso e schiacciarla, mentre lei continuava a correre.
    Poteva neutralizzarla in quel modo?! Pensò poco dopo aver lanciato già l'incantesimo.




    Minacciato la Tassorosso (png) di conficcargli la punta del vetro in gola se non avesse corso a distrarre le armature. Approfittando di ciò Astrid scappa verso la biblioteca dove incontra ancora una volta la Tassorosso. Decide di volerla punire ma viene fermata dalla caduta dei libri sulla sua testa e in seguito scappa insieme a lei per evitarli. Si nasconde sotto la scrivania del bibliotecario e una volta calmate le acque riprende ad avanzare per uscire dalla biblioteca. Durante il tragitto sente urlare, si volta e vede dietro di lei una banshee (Grace). Si difende dai suoi attacchi, attaccandola a sua volta e quando ella scappa lanciando un bombarda, Astrid evita i libri correndo. Non curante della morte della sua fastidiosa compagna, continua ad avanzare ritrovandosi di nuovo la banshee davanti nascosta sotto la scrivania del bibliotecario. Decide di correre in direzione dell'uscita (e quindi verso di lei) scagliando un Diffindo alla scrivania per tagliarla in due e farla cadere sulla bashee per schiacciarla.










    Lancio Diffindo contro Grace alla Quest di Halloween: 7
    • 1d10
      7
    • Inviato il
      10/11/2022, 01:41
      Astrid;
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    La sua prima festa di Halloween. Astrid aveva solamente sentito parlare di questa ricorrenza che avveniva la notte del 31 ottobre. Le suore dell'orfanotrofio in cui era cresciuta ne parlavano malissimo. "E' una festa malvagia." Dicevano. "La gente innalza il male e invoca imitando il demonio. Nel nostro istituto questo abominevole giorno non esiste." E solo a sentirle parlare, Astrid immaginava che fosse in realtà una festa fighissima. Tutto ciò che per loro era un bene per la norvegese era noioso. E solo dopo aver finalmente abbondonato quella prigione di perbenissimo vomitevole, Astrid aveva compreso meglio come si festeggiasse quella festività. Anche se non aveva avuto modo di partecipare ad alcuna festa anche da libera. Aveva avuto altro a cui pensare.
    Quest'anno era praticamente il suo primo Halloween, ma non si aspettava comunque una grande festa con musica, alcool e qualche tipo di scherzo spaventoso. Magari, se ad organizzarla fosse stato uno studente ci avrebbe pure sperato, ma considerando che era un'iniziativa della scuola stessa, beh la Serpeverde non nutriva molte speranze. Il preside di quella scuola non si vedeva quasi mai. Astrid sapeva solo che era molto vecchio e troppo buono, le bastavano quelle informazioni per comprendere che con lui non ci sarebbe stata alcuna festa "peccaminosa". E White, nonostante fosse uno dei suoi insegnanti preferiti, era troppo fissato con le regole anche lui per permettere agli studenti di divertirsi come dei normali adolescenti.
    La festa, come appunto Astrid immaginava, non era altro che l'ennesimo banchetto di tutti i giorni. Con le sole differenze delle decorazioni a tema Halloween. Che sì, davvero carini gli scheletri. Ma che li avevano animati a fare se non si reggono neanche in piedi? La sua unica consolazione quella sera almeno sarebbe stato il banchetto. Uno dei pregi di quel castello era sicuramente il cibo e anche quella sera gli elfi non avevano lasciato il suo palato insoddisfatto.
    Era arrivato il momento dei dolci. Astrid non ne era particolarmente ghiotta e inoltre si sentiva abbastanza piena, ma assaggiò comunque qualche caramella, un paio di confetti ed una sola cioccorana. Dopodiché lasciò che gli altri Serpeverde il resto dei dolciumi presenti sulla tavola.
    Si sentì poi improvvisamente strana. Avvertiva degli strani formicolii a braccia e gambe, inoltre la colpì una stanchezza improvvisa, come se non riuscisse a tenere più gli occhi aperti. Talmente noiosa questa festa che era riuscita a farle venire sonno. Sbadigliò prima di chiudere definitivamente gli occhi e accasciarsi su uno dei ragazzini del suo anno seduti accanto a lei. Riaprì gli occhi improvvisamente qualche secondo dopo. Il ragazzino sulla quale si era appoggiata si era alzato improvvisamente dal suo posto spaventato facendo urtare la bionda sulla panca in cui prima c'era lui. Imbecille! Le urlò contro mentre si allontanava spaventato da non si capiva cosa. Astrid si guardò intorno confusa. Era tutto come prima. Tranne alcuni studenti ancora privi di sensi, i professori privi di sensi e il panico generale che si era venuto a creare. Qualche scherzo di uno studente? O finalmente la scuola aveva deciso di organizzare qualcosa degno di questo giorno? Una cosa era certa, Astrid non ne poteva più di quel banchetto. Si alzò in piedi cercando di uscire da quella sala piena di studenti spaventati che fuggivano a gambe levate neanche ci fosse un mostro pronto ad ucciderli alle loro spalle. La norvegese dal canto suo si sentiva stranamente arrabbiata. Solitamente lei si faceva facilmente prendere dalla rabbia, ma quando ne aveva motivo, e in quel momento non ne aveva. Uscì dalla Sala Grande incamminandosi verso i sotterranei, mettersi a letto e dimenticare quella noiosa ma allo stesso tempo strana serata.
    Si sentì improvvisamente un urlo. Astrid istintivamente si fermò per capire da dove provenisse. Pessima idea Astrid. Continua a camminare. Si convinse, ma quelle urla man mano si fecero sempre più forti e vicine e la Serpeverde scoprì che provenivano da una ragazzina di Tassorosso che impaurita correva verso di lei. Istintivamente afferrò la bacchetta che teneva nelle tasche dei pantaloni e si voltò indietro per capire ciò che la stava raggiungendo. La ragazzina vedendola la afferrò coprendosi dietro di lei, come se la Serpeverde fosse il suo scudo per poterla proteggere. Ma che fai? Scollati di dosso ragazzina... La spinse via arrabbiata, puntandole contro la bacchetta. Non azzardarti mai più a toccarmi. La ragazzina aveva uno sguardo impaurito e gli occhi colmi di lacrime, ma non guardava Astrid con quegli occhi pieni di terrore, bensì alle spalle della norvegese. Astrid si costrinse a voltarsi e vide uno scheletro, di quelli che aveva disprezzato qualche ora fa al banchetto, correre verso di lei con in mano un pezzo di vetro molto appuntito ed affilato. D'istinto gli lanciò un Falsabuca, ricordandosi della loro incapacità di reggersi in piedi. Lo scheletro per fortuna inciampò riducendosi in mille pezzi. Astrid sollevata afferrò il pezzo di vetro che il mucchio di ossa aveva tra le mani e iniziò a correre. Si trovava finalmente nei sotterranei, quasi vicino alla Sala Comune dei Serpeverde, ma a sbarrarle la strada furono tre armature animate armate di spada. La cosa era irritante ma allo stesso tempo divertente. Quello sì che poteva definirsi Halloween.
    Si voltò indietro per cercare un nascondiglio e notò che la ragazzina di prima era dietro di lei. La guardò furiosa, afferrandole la felpa e trascinarla in un angolo nei paraggi per non farsi beccare dai tre esseri di metallo. Chi cazzo ti ha detto di seguirmi ragazzina. Le disse abbassando il tono della voce per non farsi beccare. Ma i singhiozzi fastidiosi della ragazzina superavano di gran lunga la sua voce, il che irritava la Serpeverde ancor di più. Sta zitta. Vuoi farci scoprire idiota. Smettila di frignare. Il suo tono era diventato leggermente più alto e molto più minaccioso, abbastanza da farle andare il sangue al cervello per la situazione. Non sarebbe morta a causa di una sciocca ragazzina. Ti ho detto di chiudere quella fogna, è chiaro?! Le ringhiò contro spingendola con forza contro il muro e puntandole la punta del pezzo di vetro, rubato allo scheletro, alla gola. Nonostante la rabbia stava cercando di controllarsi, ma ardeva dal desiderio di fare pressione con quella punta e squarciargli la gola in modo da farla tacere per sempre e liberarsi del problema. Ma si trattenne. Era da poco uscita da una prigione, non poteva permettersi di farsi rinchiudere in un'altra.


    Arrivata al banchetto da sola. Dopo aver mangiato i confetti ed essersi risvegliata in Sala Grande, cerca di tornarsene in Sala Comune. Incontra una ragazzina di Tassorosso (png) che scappa da uno degli scheletri animati. Con un Falsabuca Astrid lo fa inciampare facendolo rompere in mille pezzi, si impossessa del pezzo di vetro che teneva tra le mani e inizia a correre verso la Sala Comune, ma trova la strada sbarrata da tre armature armate di spada. Si nasconde in un angolo vicino trascinandosi la ragazzina e la minaccia con il pezzo di
    vetro che gli ha puntato alla gola perché continua a frignare.
6 replies since 8/9/2022
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