Posts written by .Cielo.

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    Ok riproviamo. DylanW.

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    Ahhhhhh mi fa piacere! :giraerigira:
    Oggi zero voglia di vita sociale, faccio pasticci grafici u_u
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    Raga mi annoio e sono in pari con tutte le role

    yourgrace.


    Il bibliotecario.


    :perdono: :perdono:
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    Ormai aveva abbandonato ogni sorta di hobby da quando si era trasferito. Non vi era un vero e proprio motivo per cui aveva smetto quello che era abituato a fare, semplicemente non lo costringevano più a fare certe cose, mentre le altre, per qualche motivo, non era sicuro gli fossero mai veramente interessate. Una parte di lui era convinta che persino i suoi genitori, sempre così rigidi e tutti d'un pezzo, da quando si erano ritrovati in questo nuovo Paese fossero molto più rilassati. Non aveva mai pensato davvero al peso e alla pressione che loro stessi si portavano appresso. Forse era stato egoismo, magari superficialità, ma di rado si era sul serio preoccupato dei problemi che avevano anche loro. Certo, i suoi genitori per primi ci tenevano a non mostrare preoccupazione, pensieri o qualsivoglia segno di debolezza, e lui era troppo concentrato su se stesso per domandarselo. Ora, invece, erano tutti più liberi di fare quello che davvero piaceva loro, di dedicarsi alle proprie passioni, peccato che lui non aveva idea di quali fossero. Quante delle cose che aveva sempre fatto in Giappone gli interessavano davvero, e quante si era ritrovato solo a saperle fare? Avrebbe dovuto riprenderle una ad una e capire quale gli interessasse e quale no. Oppure, ancora meglio, provare con cose nuove e basta, seguire l'istinto e la curiosità, e scoprire nuovi lati di sé rimasti nascosti e basta.
    Da come la biondina parlava dei duelli sembrava fossero un campo in cui avrebbe voluto migliorare, gli venne da chiedersi come mai. Era solo dedizione accademica o era qualcosa che gli sarebbe servito fuori da scuola? Non avevano mai parlato di quello che avrebbero voluto fare dopo la scuola, ed era possibile che il suo desiderio di miglioramento fosse dovuto che duellare le sarebbe potuto essere utile per lavoro. Le avrebbe posto la domanda, ma con lei era sempre come camminare sulle uova, non poteva mai sapere quando stava per scavalcare un limite che la ragazza avrebbe voluto mantenere. Decise di non chiedere niente, avrebbero avuto modo di parlarne in futuro
    -Sono abbastanza sicuro che il professor White ci farà allenare parecchio. Sembra quasi si diverta a vederci uno contro l'altro- ridacchiò prima di corrucciare appena le sopracciglia riflettendoci su. In realtà non ricordava di aver mai visto il vicepreside sorridere in modo spontaneo. In realtà sembrava del tutto disinteressato a loro poveri marmocchi, aveva di certo di meglio da fare che guardare un branco di lattanti cercare di schiantasi a vicenda con pessimi risultati!
    -Chissà che cosa fa lui nel suo tempo libero- sarebbe stato buffo scoprire che, l'algido professore, fosse un appassionato di uncinetto o di ventriloquio.
    Strano come la comunità magica fosse sparsa in giro per il mondo, ma quanto poco sapessero l'uno degli altri. Prima del suo arrivo sapeva solo che Hogwarts era un castello antico costruito con una magia antica, così come i suoi abitanti sapevano che Mahoutokoro era costruita con pietre di giada bianche. Sarebbe stato bello scoprire di più gli uni degli altri, magari qualche gita in giro per il mondo, agevolare la cooperazione magica, insomma!
    “..i professori sono tutti come il vicepreside li”
    -Sexy?- quasi si slogò il collo per la velocità con cui voltò il capo verso la verde-argento, in un momento di annebbiamento cerebrale. Una scuola piena di Dylan White, vi immaginate? Sarebbe già andato a recuperare i moduli per il trasferimento se solo la sua parte logica non lo avesse raggiunto di nuovo
    -Ah no, intendi rigidi- la delusione era appena percepibile dalle sue parole, d'altronde non è che avrebbe avuto più possibilità anche con una scuola piena di replicanti del vicepreside. Sarebbe rimasto il suo sogno proibito. Forse. Sapeva dell'esistenza di un locale in cui si divertivano a creare drink dagli effetti strani, magari avrebbe potuto procurarsene qualcuno da inviargli come dono. Interessante, molto interessante.
    -Diciamo che da quelle parti non sono molto in vena di divertimenti, capisco. Immagino ci sia andata bene per esserci trasferiti qui!- chissà poi perché anche la biondina avesse cambiato scuola. Si segnò anche questa domanda sul suo diario immaginario da chiederle al momento giusto.
    -Dalle mie parti drammi non ce n'erano, almeno non a scuola. Salvo rarissimi casi, la maggior parte è troppo concentrata sullo studio, se succedeva qualcosa era sempre a scuola terminata- e, anche se qualcosa succedeva, erano comunque cose irrilevanti rispetto a quello che succedeva ad Hogwarts
    -Per vedere un po' di casino serio si andava a vedere le partite di Quidditch- era un po' la valvola di sfogo per esternare la propria frustrazione -Peccato mi abbia sempre fatto orrore- ammise con una scrollata di spalle. Un branco di studenti all'inseguimento di palle volanti, ma chi glielo faceva fare? Dal suo arrivo a Londra, Ryuu aveva capito di essere molto meno nipponico di quanto il suo aspetto testimoniasse. Era nato per la vita occidentale e, soprattutto, per i suoi drammi.
    Rispedito il ragazzino al suo dormitorio, Ryuu e Daphne si sarebbero potuti dire soddisfatti. Il tempo stava per scadere e avrebbero potuto tornare alle loro attività, senza piagnistei di piccoli ragazzini capricciosi o il casino e le urla di quel poltergeist maledetto
    -Indagare? Lo sai che ci sto sempre- ecco, senza nemmeno farlo apposta, aveva da poco scoperto una passione nascosta per gli indaghini. Avrebbe dovuto aprire un club scolastico e mettere le sue abilità da segugio al servizio di studenti danarosi che avrebbero avuto bisogno di una mano a scoprire misteri. Controllata l'ennesima stanza, anch'essa vuota, si fermò all'imbocco di una scalinata che avrebbe portato ai piani inferiori
    -Quando vuoi, sai dove trovarmi- strizzò l'occhio alla ragazza sfregandosi le mani, pregustandosi la prospettiva di una giornata passata ad indagare su una torre misteriosa su cui non era ancora mai salito, approfittando del clima di avventura per cominciare a scoprire qualcosa di più interessante che un mucchio di macerie: il pianeta Daphne. Era proprio ora di apprendere e capire meglio cosa le passasse per la testolina.
    -Direi che per questa sera abbiamo finito- si guardò attorno un'ultima volta allungando le orecchie, ma nessun rumore gli fece credere che ci fosse qualcuno ancora in giro -'Notte Daphne, aspetterò il tuo gufo!-


    Conclusa :cuore:
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    David_


    Fanne ciò che vuoi :occhioni:
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    -Credo di aver sentito che hai bagnato il letto fino i tredici anni- si portò una mano al mento fingendosi pensieroso -Ma tranquillo, non ti giudico, può capitare- ovviamente non era vero, ma sarebbe stato divertente se ci avesse creduto. Era un ragazzo annoiato, ma non aveva avuto la prontezza giusta per inventarsi qualcosa di più sofisticato su due piedi, a volte non si poteva pretendere troppo, ci si doveva accontentare di quello che veniva.
    Non aveva avuto la fortuna di crescere con un fratello minore ma, per quanto l'Harris grande fosse molesto, qualcosa gli diceva che anche il piccoletto che gli stava di fronte non fosse proprio uno zuccherino!
    -Mh? No- la domanda lo prese in contropiede e si ritrovò a rispondere in modo piuttosto secco. Figuriamoci, drammi! Come se in passato gli fosse stato concesso di mostrare emozioni o, più nello specifico, se stesso. Quali drammi avrebbe mai potuto creare o avere? Non era come qui in Gran Bretagna, dove tutti erano sempre liberi di mostrarsi per quello che erano, o almeno gran parte delle persone. Storia diversa, cultura diversa, usanze diverse. Ci si aspettava che tutti rientrassero perfettamente in certi parametri, che fossero inscatolati per diventare dei perfetti soldatini che rispettassero gli schemi sociali. Persone come Ryuu, che si erano accorte di non rientrare in quelle scatole, ma con genitori estremamente rigidi, non avrebbero avuto mai vita facile e, per quanto il Giappone, la sua casa e i suoi amici gli mancassero, era consapevole che sarebbe stato più felice dove si trovava ora. Anche se non per motivi felici.
    -Bello si, ma non ci vivrei- ghignò -Lo consiglierei per una vacanza, come mai? Ti è venuta voglia di cambiare aria? O ti sono così simpatico che hai deciso di volermi conoscere meglio?- il ghigno si allargò trasformandosi in un sorrisetto tronfio. Stava scherzando, ovvio che non fosse così, ma era divertente punzecchiarlo. Socchiuse gli occhi alzandoli verso il soffitto, con il chiaro intento di ripescare dalla mente informazioni utili
    -Vediamo, mi chiamo Ryuu, ma forse già lo sai- gli strizzò rapidamente un occhio prima di tornare nella posizione di meditazione -Sono della Vergine e questo dice già tutto di me- mosse la mano destra come per schiaffeggiare l'aria dall'alto verso il basso -Mi piacciono il gelato al pistacchio e le passeggiate sulla spiaggia, invece odio i calzini grigi perché non hanno senso e il caldo- con un dolcissimo e fintissimo sorriso, tornò a posare lo sguardo sul suo interlocutore, terminando il tutto mimando il gesto di scostare dei capelli dalla spalla. Capelli immaginari, ovviamente.
    -Che dici, sono il tuo tipo?- le sopracciglia si alzarono e poi abbassarono velocemente un paio di volte, non aveva idea di che tipo di umorismo fosse dotato il biondino ma, nel dubbio, nel cassetto del suo comodino, nel dormitorio, avrebbero potuto trovare le sue ultime volontà. Sapeva che prima o poi avrebbe detto o fatto la cosa sbagliata alla persona sbagliata e la sua vita sarebbe giunta al termine. Almeno sarebbe morto giovane e senza rughe.
    Gonfiò il petto quando venne definito “signore e padrone”, non era solito vedersi nella veste di dominatore, eppure l'idea non gli dispiaceva. Aveva sempre creduto che sarebbe stato divinamente vestito in latex, e poi avrebbe avuto la scusa per andare a chiedere al professor White di insegnargli ad usare il frustino. Era sicuro che lo usasse, glielo diceva il suo sesto senso.
    -Appunto, nemmeno io rischio il mio culo per altri- annuì abbastanza convinto. Almeno, non aveva intenzione di mettere a rischio la carriera o presunta tale in favore di chi infrangeva regole. Per cose più importanti, magari, avrebbe potuto provarci.
    -Hai ragione, la normalità è sopravvalutata!- per di più non aveva mai capito cosa si intendesse come tale. Non tutti avevano gli stessi parametri di giudizio, restava un concetto troppo astratto per poterla definire
    -Più che altro inizio a chiedermi cosa potresti aver passato per disprezzare la tua famiglia e rifugiarti in una torre, di notte, dalla parte opposta rispetto al tuo dormitorio, ma immagino non siano fatti miei- privacy, privacy! Per quante supposizioni potesse fare, non avrebbe mai saputo darsi spiegazioni senza conoscere fatti che, come giusto che sia, non gli avrebbe snocciolato su due piedi. Invece, al contrario di quanto credeva, Mike non perse tempo a rivelargli cosa pensasse di alcuni dei suoi famigliari. Rimase piuttosto stupito della cosa, sembrava tenerci all'onore e al nome ma non ci aveva pensato due volte a gettare padre e fratello sotto un Graphorn. Forse aveva ragione, forse sarebbe stato meglio non scoprire altro sul suo conto e vivere sereni. Allo stesso tempo ormai si era accesa la lucetta della curiosità verso quello strambo ragazzo che aveva davanti
    -Dici che se scoprissi troppo poi tuo padre e tuo fratello proverebbero a farmi fuori?- ridacchiò scherzando, prima che il sorriso gli si congelasse sul volto ed il lampo di un pensiero gli perforò il cervello -Non mi farebbero fuori davvero, no?- oppure si? Non si poteva mai dire con queste famiglie purosangue così fissate con l'onore e chissà che altro! In più la pubblicità che Harris junior faceva non era proprio lusinghiera. Da un lato avrebbe voluto tenersi a distanza di quella storia, d'altra parte ora era più curioso di prima.
    -Più che liberarmi di te, vorrei tornare alle mie cose- ammise sincero seguendolo fuori dalla torre -Ma non pensavo che i tuoi sentimenti dipendessero così tanto da me- se il verde-argento si fosse voltato lo avrebbe visto mimare un cuore con le mani -Non ti facevo così tenero!-
    Iniziarono così la discesa verso i sotterranei, non era sicuro di dove fosse esattamente l'entrata della Sala Comune delle serpi, ma a grandi linee ne aveva un'idea
    -Quindi? Cosa ci facevi li tutto solo? Ti nascondevi dal tuo fratellone cattivo o erano pensieri generali sulla vita?- camminare in silenzio non era contemplato. Minuti interi dei loro passi sulla fredda roccia che riecheggiavano per i corridoi deserti avrebbero messo i brividi a chiunque, motivo per cui, quando poi sarebbe dovuto tornare al suo dormitorio, si sarebbe messo a canticchiare. Oh merda. Aveva appena realizzato che avrebbe di nuovo dovuto fare le scale al contrario per tornare alla sua amata camera. Ma che cazzo. Sarebbe stato tentato di chiedere ospitalità su un divano nella sala di Salazar, ma il fatto che fosse contro le regole lo trattenne dal porre anche solo la domanda
    -Ehi! Non è che avevi un appuntamento clandestino e stavi aspettando qualcuno?- un'epifania a cui non aveva pensato prima di quel momento. Magari ora qualcun altro si trovava in quella torre, convinto di trovare il biondo -Dimmi che non devo tornare a controllare- per favore.
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    Non riusciva a spiegarsi cosa fosse andato storto. Forse l'essere riuscito nell'incantesimo solo pochi minuti prima gli aveva fatto abbassare la guardia, credere che ormai fosse padrone di quella particolare formula e che, l'aver avuto successo una volta, gli garantisse la vittoria sul non-essere così, per partito preso, senza metterci il giusto impegno. Era sconcentrato, aveva deciso di sdrammatizzare la situazione improvvisandosi comico, cosa per nulla da lui, almeno non a lezione. Non avrebbe nemmeno saputo dire per chi lo facesse, se per se stesso o per mettere più a suo agio la compagna, ma sembrava che quest'ultima avesse tutto sotto controllo e, anzi, persino più abile di lui. Una fortuna che almeno uno dei due non avesse perso tempo in chiacchiere e che, al contrario del giapponese, sapesse cosa stava facendo. Osservò il mostruoso insetto gigante trasformarsi in un ballerino di tip tap, ridacchiando allo stesso ritmo del ticchettio delle numerose scarpette sul pavimento duro, così precario con il suo enorme corpo bitorzoluto sostenuto solo da quelle gambette esili e pelose. Quasi gli invidiò il farfallino attorno a quello che, in teoria, sarebbe stato il collo, era diventato un insettino molto elegante e quasi gli dispiacque vederlo inciampare sui suoi stessi piccoli piedi. Le risate dei due giovani vennero quindi accompagnate da quelle del resto dei compagni, indebolendo così il mostro-molliccio, ma quella di Ryuu si spense in fretta dopo che le parole del professore lo raggiunsero. Aveva ragione, niente da obiettare. Come aveva potuto distrarsi per sciocchezze del genere? Soprattutto a lezione. Soprattutto alla lezione del vicepreside. Lo aveva sempre detto che se la cavava meglio con la teoria, ma questa volta non era colpa delle abilità personali, era solo stato stupido.
    -Bhe, almeno tu di certo- sorrise alla compagna prima di farsi da parte e lasciare che la prossima coppia prendesse il loro posto. A braccia conserte, poggiò le spalle contro la parete dietro di lui, osservando il molliccio cambiare forma di volta in volta, partecipando appena alle risate collettive quando la situazione diventava sul serio divertente. Era turbato, pregò solo che la lezione finisse presto così da poter rimettersi in focus e tornare preparato la volta successiva, eppure il professore fece loro un'ennesima sorpresina. In effetti, come potevano un esame a sorpresa e fare pratica contro la propria paura essere sufficienti? Ma non scherziamo, su! Vuoi non metterci pure un duello? Il professore aveva quel tocco di sadismo che a molti, era sicuro, sarebbe piaciuto. A lui i sadici piacevano solo a letto, e nemmeno sempre.
    Da una parte aveva la possibilità di rifarsi del risultato appena ottenuto, dimostrando al professore di essere capace a concentrarsi e di avere qualche abilità pratica. Dall'altra, non era per niente sicuro delle use capacità pratiche. Insomma era un terno al lotto. Posò gli occhi sul Phoebe, se la ragazza avesse fallito poco prima si sarebbe sentito più tranquillo ora. Invece, tra i due, era ormai sicuro che fosse quella con più possibilità di riuscita.
    -Non farmi troppo male- le sorrise mentre si andava a posizionare di fronte alla ragazza a qualche passo di distanza, mettendo spazio tra loro per poter duellare come si deve. Già non gli piaceva lanciare incantesimi in faccia alla gente, figuriamoci poi a qualcuno che non gli aveva fatto niente e che, anzi, gli sembrava pure simpatica. Rispose al mezzo sorriso, che situazione scomoda!
    -Eh.. proviamoci- non era per nulla convinto. Fece il classico inchino di rito e, subito dopo, si mise in posizione con un piede avanti e uno dietro per mantenere l'equilibrio e alzò la bacchetta con la mano dominante, stringendola saldamente così da non farsela strappare dalle mani al primo colpo.
    Con le parole del professor White a martellargli il cervello, corrucciò le sopracciglia per la concentrazione. Non avrebbe voluto utilizzare incantesimi aggressivi, allo stesso tempo non era giusto si facessero degli sconti solo per la simpatia, sperava che la ragazza non si trattenesse. Al via del vicepreside, lo scontro partì. La stanza si riempì di fasci di luci dai colori diversi e delle urla più di sparate, ma cercò comunque di mantenere la concentrazione sulla persona davanti a lui e su quello che stava facendo
    -Falsabuca!- enunciò con voce sicura puntando la punta della bacchetta verso la bionda. Farla inciampare poteva essere una strategia valida, se fosse andato a segno, così da renderle difficile l'azione successiva. Ryuu non credeva nel botta e risposta, non si sarebbe potuto sapere contro chi si sarebbero potuti imbattere fuori dalla scuola, nessuno avrebbe aspettato il turno dell'avversario per attaccare a sua volta, sarebbe stato il caos e, siccome suo padre gli aveva sempre detto che la miglior difesa era l'attacco, non perse tempo. Mirò di nuovo con il catalizzatore e provò a lanciare un secondo incantesimo
    -Levicorpus!- come prima, l'idea era sempre quella di impedirle i movimenti così da limitare i danni che avrebbe potuto causargli, fosse andato a segno avrebbe avuto gioco facile per l'ultimo incantesimo che avrebbe usato
    -Flipendo!- ancora una volta pronunciò la formula con voce ferma, sperando che andasse a buon fine.
    Sia in caso di vittoria che di sconfitta, Ryuu si sarebbe ritenuto soddisfatto. Sapeva da sé di non essere il miglior duellante della scuola, avrebbe avuto modo di migliorare ma, a differenza di poco prima, sapeva di essersi impegnato e di aver fatto il meglio che in quel momento potesse.
    -Si, la lezione del distrarsi l'ho imparata anche io!- ammise lui annuendo verso la biondina -Sono contento di aver potuto fare pratica con te!- le sorrise di nuovo. Senza rancore, fuori dalla lezione non le avrebbe torto un capello, figuriamoci, ed era piuttosto sicuro che la cosa fosse reciproca. Non sembrava una pazza che moriva dalla voglia di far del male agli altri. Ora ci sarebbe proprio voluto un bel bicchiere di succo di bolle.


    Ryuu Sora Watanabe, Corvonero, III anno.
    Ryuu - Phoebe

    Si è fustigato mentalmente per aver fallito il riddikulus, poi ha interagito solo con la sua compagna ed è stato molto poco felice di scoprire che la lezione non era ancora finita. Ha scelto gli incantesimi:
    -Falsabuca
    -Levicorpus
    -Flipendo
  8. .
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    Ah, i primini! Simpatiche creaturine dalla bassa statura che si aggiravano per il castello convinti di esserne i padroni, dandosi arie e sbruffoneggiando in giro. Era sempre un piacere svegliarli dalle loro fantasie onnipotenti con una bella doccia fredda, ricordando loro che non potevano fare quello che più gli aggradava
    -La tattica di minacciarli con il vicepreside funziona sempre, la settimana scorsa ne ho beccato uno che si è finto sonnambulo, ma quando ha sentito il nome del professor White si è magicamente svegliato gridando al miracolo- scosse la testa ridacchiando. Erano tutti uguali, con quella saccenza e presunzione tali da credere di poter farla franca sempre perché più furbi degli altri, tipico pensiero tra i piccolietti che si atteggiavano a uomini o donne vissuti, con chissà quali esperienze dalla loro, che non si rendevano conto che altri, prima di loro, vi erano già passati. Beata gioventù! Facevano quasi tenerezza, oltre che ridere. Eppure non aveva mai avuto cuore di far loro notare la cosa. Che si esaltassero da soli, montandosi la testa, prima o poi l'avrebbero picchiata contro un muro bello spesso e avrebbero imparato a loro spese. Era più divertente così.
    Era facile immaginare Daphne pattinare, con i suoi modi aggraziati sembrava il prototipo di pattinatrice perfetto -È uno dei tuoi tanti hobby?- magari sarebbe voluta diventare una professionista, che ne sapeva! Non aveva nemmeno idea di come funzionasse, sperò solo un giorno di poterla osservare e, soprattutto, di potersi fare una risata guardandola prendersi una bella culata a causa della piovra. Solo una piccola vendetta per l'incantesimo che gli aveva lanciato nella serra, e poi sarebbe stato semplicemente divertente.
    -Maddai! Un giapponese che fa arti marziali! Sarebbe un cliché fin troppo banale, non trovi?- la osservò con un sorrisetto stampato in faccia, divertito dai luoghi comuni che nascevano tra un Paese e l'altro -Comunque si, ovvio- ammise poi come se, in effetti, fosse la cosa più scontata al mondo -I miei ci tenevano che fossi abile con le mani così come con la bacchetta, ma ti dirò: sono più bravo con le mani che a duellare. Tu, invece? Te la cavi con la pratica?- ridacchiò grattandosi il mento. In effetti il suo aspetto era ben poco minaccioso e, ad osservarlo, nessuno gli avrebbe dato due lire. Invece, il ragazzo, sapeva il fatto suo se non ci si basava sulla pura e semplice forza bruta. Evitò di menzionare la sua abilità con la katana, altra attività imposta dai genitori che si divertivano a cacciare creature oscure, perché portava sempre a domande bizzarre. D'altronde perché esercitarsi con un'arma vera e propria quando erano dotati di una bacchetta? Mistero della fede.
    -Com'erano le cose a Durmstrang?- le scuole di magia sparse per il mondo non erano tantissime e si sentivano ogni sorta di storie su di esse, alcune vere, molte false, ma che la scuola delle regioni nordiche fosse dura, non nella difficoltà ma nei modi, era risaputo -Niente gossip spicciolo o drammi da quelle parti?- non riusciva ad immaginare la noia che avrebbe potuto esserci in una scuola se fosse stata così restrittiva, gli sarebbe sembrata più un istituto militare e, lui, avrebbe avuto una vita molto breve li dentro.
    Continuavano ad avanzare tra una chiacchiera e l'altra, non proprio ottimale se lo scopo era cogliere studenti in flagrante senza farsi notare. Tutto ora sembrava tranquillo e pacifico, come se il castello fosse finalmente addormentato, come se fossero gli unici due svegli in quel momento. Ryuu era annoiato, sembrava che tutti al castello si fossero adagiati sulle loro storielle personali e che si forzassero a farle funzionare ad ogni costo, non giravano nemmeno più pettegolezzi scabrosi! Sarebbe stato divertente metterne in giro qualcuno di assurdo per vedere come si sarebbe disteso a macchia d'olio. Stava per proporle un'idea brillante e per nulla assurda, quando la bionda gli parlò di una torre, non riuscì a capire dove volesse andare a parare ma non fece nemmeno in tempo a domandarlo perché un rumore li fece scattare verso la sua fonte. Non poteva credere a quanto fossero idioti certi soggetti, lui e Daphne non facevano nemmeno grandi sforzi per celare la loro presenza, e questi comunque facevano rumori per attirarli proprio dove si nascondevano. Davvero, molto poco furbi. Incrociò le braccia al petto scuotendo la testa quando i suoi occhi si posarono sul Grifondoro beccato, alcuni non imparavano proprio mai. Almeno non sarebbero tornati a dormire a mani vuote
    -Inutile sprecare fiato, tieniti le scuse migliori per il professor White- peccato che l'orario non fosse proprio quello da ufficio per portarcelo subito, la cosa sarebbe stata rimandata al mattino dopo, ma sicuro non l'avrebbe scampata questa volta. Intimarono al ragazzino di tornarsene al dormitorio, inutile aggravare la sua situazione opponendo resistenza ma, quando finalmente se ne furono liberati, tornò a dedicare le sue attenzioni alla serissima ragazza al suo fianco
    -Cosa stavi dicendo sulla Torre della Memoria? L'ho sentita nominare ma non credo di esserci mai stato- quel castello era così grande che dubitava qualcuno avrebbe mai potuto esplorare ogni anfratto. Secondo Watanabe, il preside in persona doveva essere all'oscuro di certi dettagli. Rimase comunque curioso e concentrato a sentire cose avesse da dire la Andersen, sperando avesse idee più sofisticate di quelle che erano venute a lui stesso. Aveva pensato di mettere in giro la voce che Daphne stessa fosse incinta, giusto per vedere in quanto tempo avrebbero cominciato a credere che il padre fosse proprio il vicepreside, una sorta di esperimento sociale. Oppure di mandare biglietti anonimi ad Halley fingendo che fossero da uno spasimante segreto. Cose stupide, becere, ma che funzionavano sempre. La Grifondoro sarebbe andata in giro a cercare di scovare questo stalker innamorato, facendo il terzo grado a chiunque, anche qui solo per puro studio sociale e scientifico. Dubitava però che la Serpeverde fosse il tipo di persona che faceva cose di questo tipo -Hai qualcosa in mente?-
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    lee-taeyong-taeyong
    Gioia e giubilo, furono le sensazioni provate dal giapponese quando il professore mostrò interesse per la sua domanda. Si ok, magari è una descrizione esagerata ma ci siamo capiti. A volte, la curiosità pagava. In realtà non si trattava solo di curiosità, piuttosto di un pararsi le chiappe per quando avrebbero dovuto mettere in pratica ciò che avevano studiato, più informazioni aveva più sarebbe stato sicuro della buona riuscita della prova, senza contare che un successo nel lato teorico avrebbe potuto alzare la media nel caso di un fallimento pratico. Il suo era solo buon senso condito da un po' di sana preoccupazione.
    A nulla servirono i pensieri e le idee che gli vennero mentre si trovava in fila con tutti gli altri studenti perché, come lo stesso vicepreside gli aveva confermato, il molliccio non sarebbe stato in grado di prendere la forma della sua più grande paura essendo essa "astratta", per così dire. Ciò che Ryuu più temeva era il fallimento. Era il primo pensiero che si teneva dentro ogni volta che terminava un test o svolgeva un compito, l'immagine degli occhi dei suoi genitori che lo guardano delusi, le loro aspettative infrante, il dolore che avrebbe causato loro. Razionalmente sapeva bene che le aspettative che gli altri riponevano su di lui non erano qualcosa di cui si sarebbe dovuto preoccupare, non spettava lui soddisfare i loro sogni o le loro idee, non poteva farsi carico di essere o di diventare la persona che viveva nelle loro fantasie eppure, a volte, faticava a rimanere razionale. L'idea di dare loro un dispiacere lo faceva sentire sbagliato. In un certo senso il fatto che avessero messo sulle sue spalle il peso di ciò che si aspettavano che sarebbe diventato, gli faceva credere che, in un certo senso, i suoi genitori pensassero che sarebbe stato in grado di ottenere quello che loro desideravano, e non riuscire a soddisfarli era come se non ci avesse provato abbastanza pur avendone le capacità. Per il nipponico, fallire era una colpa, era un non essersi impegnato abbastanza, e mai avrebbe provocare una delusione o un dolore ai suoi genitori solo per mancanza di impegno, era come ammettere di non tenere a loro. Fallire non era un’opzione, anche quando, purtroppo, le loro idee e i loro obiettivi non corrispondevano ai suoi. Era così preso dai suoi pensieri più o meno profondi, che nemmeno gli vennero in mente le altre paure, quelle irrazionali e inspiegabili che tutti avevano, magari perché significativamente più piccole della paura principale. Fu quindi sorpreso ma non troppo, di trovarsi a dover fronteggiare un pagliaccio inquietante in mezzo alla stanza, sicuramente fu ancora più stupito di vedere quello che la sua mente aveva partorito per riuscire a riderne. Fu con estremo disagio ed imbarazzo che si voltò ad osservare l'espressione di Rain, ma ormai il danno era fatto. Avrebbe dovuto fermarla dopo la lezione per rivolgerle delle scuse come si deve? Forse si, ma rischiare che si mettesse a fare degli animali con i palloncini? Anche no!
    L'imbarazzo lasciò presto il posto alla soddisfazione, era riuscito nell'esercizio e ora avrebbe potuto tirare un sospiro di sollievo. Molto bene, la messa era finita, potevano andare in pace, no? No. Perché mai avrebbe dovuto pensare che, una volta riuscito nel compito sarebbe potuto andare in camera o a fare chissà che, invece di ricominciare di nuovo dal principio ma in coppia? Sciocco, Watanabe, ma quando la voce seria e distaccata del professor White terminò la spiegazione di quello che sarebbero andati a fare con quel suo imperioso “Disponetevi”, cos'altro avrebbe dovuto fare se non pensare molto forte un “Yes, daddy!”?
    Vide avvicinarsi la ragazza a cui solo poco prima aveva sorriso, deducendo che fosse lei la compagna designata, faceva proprio pena a ricordare i nomi.
    -Che fortunelli, eh?- sussurrò Ryuu a sua volta approfittando della distrazione del professore che controllava le coppie. Avrebbe voluto urlare all'ingiustizia, lo aveva già fatto ed era anche riuscito, perché rifarlo? Ma la parte più stacanovista di lui gli ripeteva che la pratica rendeva perfetti, approfittare della lezione per migliorare era un privilegio che qualcuno non aveva. E se anche si fosse rifiutato, dubitava che White sarebbe stato comprensivo anzi, probabilmente lo avrebbe pure punito. Anche se, non avrebbe rifiutato una sculacciata dal professore, doveva ammetterlo. Ghignò prima di scacciare l'immagine di Dylan versione sadomaso con frustino dalla sua testa, meglio non pensare a certe cose, tornando così a concentrarsi sulla biondina al suo fianco.
    -Mi è già andata bene una volta, spero anche nella seconda!- ammise lui, ora curioso di vedere cosa ne sarebbe uscito nell'affrontare il non-essere in due. Sapeva che la presenza di più persone era un buon modo per confonderlo, chissà come avrebbe reagito davanti ai due ragazzi. Rimase al fianco di Phoebe mentre, insieme, avanzavano verso il grosso baule, era pronto? Manco per il cazzo.
    -Insomma..- le rispose titubante mentre il baule si apriva lasciando il via libera al molliccio -Che Merlino ce la mandi buona-
    Il non essere vorticava su se stesso, nascondendo si la sua vera forma, ma allo stesso tempo senza assumere le sembianze di niente che avessero visto in precedenza, sembrava indeciso, disorientato. Ci volle più tempo di quanto ne aveva impiegato in precedenza, quando era solo, sembrava che non riuscisse a capire quale delle paure dei due ragazzi potesse avere la meglio, nonostante lui sperasse fortemente che vincesse la paura della bionda, così avrebbe avuto un incubo in meno quella notte, ma non avvenne. Secondi interminabili passarono senza che Ryuu riuscisse a distogliere lo sguardo da quel piccolo turbine così, quando poi finalmente si fermò, non riuscì ad evitarsi di vedere in cosa quel molliccio aveva deciso di trasformarsi. La faccia del Corvonero si contorse in una smorfia a metà tra l'Urlo, di Munch, e quel bambino di quel film babbano in cui perdeva l'aereo. Le mani andarono a posarsi ai lati delle guance, mentre la bocca si apriva come a voler urlare, ma fu abbastanza furbo da non emettere un suono. Un gigantesco coso marrone e bitorzoloso torreggiava davanti a loro, cosa diavolo avevano creato? Osservò quegli occhi grandi e disgustosi, quando poi lo sguardo cadde su quello che, a parer suo, fosse la cosa più raccapricciante di tutte: ali. Grosse, sottili, rumorose ali che gli ricordavano una.. libellula? Quell'affare doveva morire, e subito!
    -E io che ne so!- commentò il corvo sconvolto senza distogliere l'attenzione da quella creatura che gli faceva tremare le ginocchia -Somiglia tutto alla mia ex!- cercò di sdrammatizzare -Grande personalità, però!- la ragazza attirò di nuovo la sua attenzione e, mosso dalla sua determinazione, le concesse un'occhiata fugace mentre annuiva convinto. Strinse la bacchetta con la mano dominante e la puntò sul corpo orrendo che torreggiava su di loro
    -Qualcosa di divertente, come no!- commentò sarcastico in preda alla paura. Serviva una grossa racchetta, altro che! Questo si che se lo sarebbe sognato di notte!
    -Ohh, e va bene!- la sentì iniziare a contare, si vedeva chi dei due facesse parte della casa di Godric, ma non volle essere da meno -.. due.. tre!- c'era un'immagine che gli era rimasta appigliata tra i pensieri, qualcosa che, se fosse riuscita gli avrebbe strappato almeno un sorriso. Si tenne stretta quell'immagine mentre, con voce forte e sicura pronunciava finalmente l'incantesimo
    -Riddikulus!- rimanendo a pregare che, almeno uno dei due, potesse riuscire a portare a casa il risultato. Quel coso doveva sparire, in un modo o nell'altro!


    Ryuu Sora Watanabe, Corvonero III anno
    Ryuu – Phoebe
    Si è perso nei suoi monologhi interiori e si è fatto qualche pensiero interessante sul prof. Ha interagito direttamente con Phoebe e, dalle loro menti malate, è nato una scarafellula, o un libefaggio, insomma un OGM a metà tra una libellula (paura di Ryuu) e uno scarafaggio (paura di Phoebe). Ha lanciato l'incantesimo contemporaneamente alla ragazza tenendo bene in mente la forma che avrebbe dovuto prendere la bestiola


    Risultato del Riddukulus: 1
    • 1d5
      1
    • Inviato il
      21/3/2023, 23:51
      .Cielo.


    Edited by .Cielo. - 21/3/2023, 23:51
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    Per sua fortuna, l'orientale, aveva avuto a che fare con ben poche serpi. Per lo più a lezione e solo ben pochi al di fuori di esse e, dopo attenta analisi, aveva capito fosse meglio tenersi a distanza, chi per un motivo chi per un altro. Giusto Daphne si salvava. Al di la di qualche fantasia che avrebbe potuto avere su alcuni di loro perché si sa, a tutti piacciono i bad boys, aveva capito non avessero delle caratteristiche che rientrassero nelle persone con cui preferiva circondarsi. Chiaro, vi erano sempre le eccezioni e tutto era possibile nella vita, ma come linea generale se poteva scegliere con chi andarsi a bere una burrobirra avrebbe optato per altri. Ecco spiegato perché non avesse idea di chi o come fosse la persona che ora si ritrovava davanti. Certo, David era uno di quei nomi che si sentiva spesso in giro tra quelle quattro mura, se non altro per tutti i fastidi che creava, ma non aveva mai avuto l'interesse di approfondire. Figuriamoci poi se si sarebbe mai interessato al fratello! Il discorso di Mike, tuttavia, lo fece sorridere. Il cognome, argomento spinoso per molti. Una cosa buffa che aveva compreso una volta trasferito, era come l'orgoglio per il cognome che si portava e la casata di appartenenza dei purosangue occidentali, fosse simile a quell'orgoglio che ogni giapponese aveva, mago o babbano che fosse. E possiamo dirlo? Che grandissima noia. Questo peso di dover portare alto il nome di famiglia, le aspettative, gli obblighi, l'onore. Argomenti così datati e polverosi che sperava se ne potessero andare con le nuove generazioni, evidentemente sbagliava.
    -Sei consapevole di non essere il tuo cognome, vero?- se anche il fratello avesse infangato questo santissimo nome, davvero ci sarebbe stato qualcuno a cui sarebbe importato? Pensare di valere quanto l'importanza che veniva data al nome di famiglia era così.. triste. Inclinò appena la testa di lato, osservando il ragazzo attentamente, dispiacendosi per lui -È così importante?-
    Che poi Ryuu non avesse avuto il piacere di scontrarsi con il maggiore degli Harris era un dato di fatto, ma non capiva come il suo pensiero su uno dovesse influire sul pensiero che si sarebbe fatto sull'altro
    -Non ho mai avuto questo privilegio, ma da come ne parli non mi sembra di essermi perso granché, lui pensa lo stesso di te?- chiese curioso. Le dinamiche familiari erano sempre affascinanti. Soprattutto in occidente, dove la competizioni era più viva che mai, la costante lotta di potere tra membri della stessa famiglia lo lasciava basito e insieme lo divertiva. Ridacchiò sentendo il finale del suo discorso
    -Come sei ottimista, non lo avrei mai detto!- incrociò le braccia al petto sollevando appena il mento -Quello lo deciderò io, tu continua a fare il bravo- ma, d'altra parte, era comunque il fratello di David, e non ci si poteva aspettare che fosse l'agnellino che poteva sembrare dal suo faccino. Il suo sarcasmo e la sua lingua lunga e tagliente non sarebbero state facili da gestire. Se non altro, potevano dirsi simili nel prendere insulti velati come plateali complimenti. Era evidente che entrambi avessero delle carenze.
    Il biondo sollevò un punto interessante, perché in effetti Ryuu avrebbe potuto fingere indifferenza e passare oltre, lasciandolo a fare Morgana solo sa cosa in quella torre, mentre lui se ne tornava bello tranquillo in camera a fare ciò che gli premeva. Aveva scelto di restare e fare quello che, in effetti, era il suo dovere, imponendogli la sua presenza e trovandosi così in una strana conversazione.
    -Se avessi fatto finta di niente e poi fosse passato un professore non solo ti avrebbe punito, ma avrebbe fatto rapporto sul mio cattivo operato, davvero tu al posto mio ti saresti sacrificato rischiando di pagarne le conseguenze a tue spese? Così Grifondoro- restando li, invece, nel caso fosse passato qualcuno avrebbe potuto dire che ci stava già pensando lui, e sarebbero vissuti per sempre felici e contenti -Non ti ho nemmeno tolto punti- scrollò le spalle -Chi è quello magnanimo, ora?- non diceva che avrebbe dovuto fargli una statua, questo pareva pure troppo, però insomma. Poteva almeno apprezzare!
    C'era questa credenza comune che, siccome i Corvonero erano diligenti per definizione, allora non sapessero divertirsi. Che credenza sciocca. Solo perché erano più bravi degli altri a separare dovere e divertimento non voleva dire che l'uno escludeva l'altro. Invidia, ecco cos'era. Tutta invidia da parte di chi invece non riusciva a farlo e, nonostante non ci fossero state molte occasioni per dimostrarlo, Ryuu era piuttosto sicuro di sapere cosa ci fosse alla voce “divertimento”
    -C'è la mia foto, tesoro- ridacchiò di nuovo schioccando le dita passando con la mano davanti alla sua faccia per dare enfasi e, soprattutto, mettere un punto alla frase. Se il verde-argento pensava già che fosse presuntuoso, tanto valeva esserlo davvero -Magari un giorno ti insegnerò come si fa- gli strizzò l'occhio senza però alcuna traccia di malizia. Nonostante i gusti del nipponico, Mike non era affatto il suo tipo.
    Cominciava a preoccuparsi per il biondino, da disturbi del sonno ad armi infilate nel letto, non doveva essere una vita semplice
    -Hai mai preso in considerazione il San Mungo? Ne ho sentito parlare molto bene- era certo ci fosse anche un reparto di psichiatria che sarebbe stato adatto alla situazione, avrebbero potuto aiutarlo e sicuramente avrebbe fatto la conoscenza di tante persone speciali proprio come lui
    -A che ti serve un coltello sotto il cuscino, poi?- mai capito questa pratica, come se uno appena sveglio avrebbe mai potuto avere la prontezza di afferrarlo e usarlo. Andiamo, l'eventuale assalitore avrebbe fatto in tempo a farlo fuori da almeno cinque minuti. E poi, il biondo, non sembrava nemmeno così pratico. Aveva questo faccino da bravo ragazzo, sicuramente traeva in inganno, ma non poteva dire di aspettarsi chissà quale cattiveria da lui. Al massimo qualche dispettuccio, ma nulla di più. Facile intuire che, tra i due fratelli, non corresse buon sangue
    -Parenti serpenti, eh?- si grattò il mento, contento di essere figlio unico. Era certo di essersi risparmiato un sacco di problemi e di un sacco di psicoterapia.
    -Magari hai personalità multiple, chi può dirlo?- gli diede corda il corvo -Immagino lo scopriremo, ma non oggi e non qui, per favore!- scese dal banco su cui era seduto di nuovo lo fronteggiò ben eretto sulle gambe sottili
    -Lascia che ti accompagni al dormitorio. Ormai i tuoi amichetti staranno dormendo, non dovresti avere problemi- gli fece notare indicandogli l'uscita con il braccio -Ti faccio anche da scorta, che vuoi di più?- così non avrebbe nemmeno subito rotture da altri prefetti o caposcuola di ronda -Vinciamo tutti!- fece un passo verso la porta osservando Mike e cercando di capire se lo avrebbe seguito -Ho uno smalto rosa molto carino, magari la prossima volta te lo lascerò usare però sul serio, non voglio avere le occhiaie domani mattina!- fece un altro passo verso l'uscita pregando Priscilla e Salazar di poter mettere fine a quella serata. Non poteva rinunciare alle sue otto ore di sonno di bellezza.


    Edited by .Cielo. - 13/3/2023, 17:22
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    Ryuu pensò attentamente alle domande fatte dal professore, chiedendosi se si sarebbe mai sbarazzato di quello strano essere nascosto tra le mura di casa sua. Da una parte, finché sarebbe rimasto in un punto non utilizzato, senza infastidire nessuno, non ci sarebbe stato nemmeno motivo liberarsene. In fin dei conti ad Hogwarts si doveva avere a che fare con Pix, molto più molesto di un molliccio nascosto in una soffitta, e nessuno faceva niente per liberarsene. Odiava quel poltergeist. D'altro lato, come faceva notare il vicepreside, il non-essere si sarebbe nutrito di ciò che temevano e, a lungo andare, sarebbe diventato ben più che un disturbo quindi si, a ben vedere era logico sbarazzarsene e sperare che non si riformasse tuttavia, non tanto per una questione di proprietà, come l'uomo sottolineava, quanto più per non subirne l'influsso dato dalla vicinanza.
    Annuì, quindi, quando l'algido prof terminò la sua risposta -Giusto- concordando con quanto detto e appuntandosi come la dimensione del molliccio influisse sulle conseguenze. Molto interessante. Gli venne naturale chiedersi cosa il professor White avrebbe visto se messo davanti ad un molliccio, non sembrava il tipo che avesse paure tangibili. Il concetto di tangibilità gli fece scattare un'altra domanda e, dato che nessuno sembrava sollevare la questione, si ritrovò di nuovo a far scattare la mano verso l'alto. Temeva che troppe domande potessero indispettire, ma era fermamente convinto che prima di affrontare una situazione ci si dovesse preparare, e sapere quante più informazioni possibili era quanto di più intelligente si potesse fare, almeno secondo lui. Non era uno spregiudicato Grifondoro che si buttava nelle situazioni a testa bassa, lui studiava e poi pregava un Dio in cui non credeva di uscirne vivo.
    -I mollicci hanno la capacità di modificare il loro aspetto, come già detto, ma non l'ambiente circostante, per cui se avessi paura di un ragno si trasformerebbe in quello, ma se la mia paura non fosse una “cosa” specifica? Se avessi paura delle altezze per esempio, o se soffrissi di claustrofobia, che succederebbe?- si immaginò un mago che soffre di vertigini mettersi davanti un molliccio e, questo, trasformarsi in una scaletta per richiamare l'altezza. Molto poco pauroso, al massimo sarebbe stato usato per raggiungere qualche ripiano più in alto.
    Arrivarono i momenti dei dolori. La tanto temuta -dal nipponico- parte pratica. Ok, l'incantesimo era abbastanza semplice, sarebbe bastato trasformare la paura in qualcosa di divertente. Facile, sulla carta. Il problema è che non aveva idea di quale fosse la sua più grande paura! Si alzò dal suo posto e si unì alla fila ordinata che si stava formando, serio in volto, cercando di ragionare su quelle che potevano essere le sue paure e su come poterle rendere divertenti. Di cosa aveva paura? Non ci aveva mai veramente pensato. La sua vita era sempre stata tranquilla, non aveva grossi traumi a cui appigliarsi e che potessero fargli venire gli incubi di notte. La fila scorreva, mentre altri studenti prima di lui svolgevano l'esercizio con risultati più o meno buoni, e Ryuu osservava l'immagine della loro paura cercando di scorgervi qualcosa che avesse potuto risvegliare in lui qualcosa, ma sembrava che nulla facesse scattare quella scintilla che gli facesse capire qualcosa in più di se stesso. Pareva avrebbe dovuto improvvisare.
    Quando anche la persona davanti a lui si spostò, lasciandogli campo libero, prese un bel respiro e fece un passo avanti, entrando così nel raggio d'azione del molliccio. Nella sua mente si erano aperti diversi scenari, dal Preside che lo informava di essere stato bocciato in tutti gli esami, al cadavere di uno dei suoi genitori a terra, ma era tutto così assurdo che non potevano essere davvero paure reali. Quindi espirò, osservando il non-essere vorticare su se stesso mentre leggeva nell'orientale la paura che nemmeno lui sapeva, quindi finì. Watanabe rimase stupito, per un paio di secondi restò immobile sul posto ad osservare il grosso, grasso clown con gli occhi rossi che aveva di fronte, che lo fissava e rideva con una risata sinistra. Ma che cazzo. Come aveva fatto a non pensarci? Si, non era una paura seria e chissà quanto condivisibile, ma era qualcosa di irrazionale e non poteva farci nulla. Strinse la bacchetta con la mano dominante smaltata di rosa, deglutendo in modo rumoroso, nonostante la tentazione di indietreggiare fosse tanta. Fin da bambino ne era rimasto spaventato, e da allora si portava dietro quell'immagine nei suoi peggiori incubi. Era la cosa più insensata ci potesse essere, eppure quei vestiti ridicoli, quel trucco inquietante e, per qualche motivo, i suoi denti appuntiti nemmeno fosse un vampiro, gli mettevano i brividi. Era ovvio che fosse stata la sua mente di bambino a modificare l'immagine di un banale clown in qualcosa di pauroso, eppure non se ne era ancora liberato. Che fosse arrivato il momento? Si chiese come avrebbe trasformato qualcosa che nasceva già per far ridere, in qualcosa che avrebbe potuto trovare divertente anche lui e, istintivamente, un'immagine prese piede nella sua testa. Non sapeva se sarebbe stata divertente per tutti, lui ci vedeva del potenziale. Puntò la bacchetta verso il clown dai capelli rossi e, tenendo bene a mente l'immagine che avrebbe voluto replicare, enunciò l'incantesimo con voce sicura
    -Riddikulus- un raggio colorato partì dalla punta del catalizzatore per andare a colpire la pancia del pagliaccio che cominciò a mutare. I vestiti rimasero gli stessi, sempre colorati e ridicoli, persino i capelli, rossi e ricci ma solo ai lati, lasciando una grossa pelata centrale, ciò che cambiò fu il soggetto. Dall'essere un orribile uomo di mezza età, si trasformò in una giovane ragazza che ormai tutti conoscevano. La rossa della scuola, che in più occasioni gli aveva messo i brividi, se ne stava ora al centro della stanza con abiti larghi e colorati e quelle scarpe di almeno sei numeri in più, e quella pelata centrale che rifletteva la luce delle torce, mentre un grosso naso rosso rimaneva il punto centrale del suo viso truccato in modo buffo. Dopo quell'immagine, osservare la ragazza nei suoi abiti normali sarebbe stato molto meno spaventoso. Una risatina gli partì spontanea, dapprima divertita, poi nervosa, mentre il giapponese si voltava, ricordandosi solo in quel momento della presenza della vera Rain nell'aula a pochi passi da lui. La risata nervosa non si placò, si limitò a portare una mano alla nuca per poi, dopo essersi spostato per lasciare il posto allo studente dopo di lui, mimare uno “Scusa” con le labbra in sua direzione. Fortuna che l'anno scolastico sarebbe finito a breve.


    Ryuu Watanabe, III anno Corvonero.
    Ascolta la risposta del proffe e poi pone un'altra domanda perché non si fa i fatti suoi. Svolge l'esercizio facendo comparire un clown inquietante e lancia l'incantesimo che funziona, trasformando il clown in Rain (love u) mantenendo però trucco, vestiti e capelli! Chiede scusa a Rain (png).
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    Halley, un nome, una garanzia. Daphne non aveva torto, la Grifondoro avrebbe sicuramente accettato un viaggio all'ultimo minuto soprattutto per stare ben lontana da sua madre, ma andarsene in giro con la Wheeler avrebbe potuto rivelarsi problematico. L'amica era ormai famosa per fare sempre la cosa sbagliata al momento sbagliato, avrebbe potuto ficcarsi nei guai e trascinarci pure Ryuu, che avrebbe evitato volentieri di mettersi nei casini che l'altra avrebbe combinato. Eppure, forse, gli avrebbe fatto bene un po' di movimento, uscire dalla comfort zone se così possiamo dire. Sempre molto quadrato, almeno per quello che riguardava le regole, gli ci sarebbe voluto un vero e proprio scossone che lo avrebbe aiutato ad allargare i propri orizzonti e, chissà, magari dargli una nuova prospettiva. Tuttavia, doveva ammettere, era troppo pavido per avventurarsi in nuove cose, non per niente non era stato smistato tra i rosso-oro
    -Magari la prossima volta proverò a chiederlo anche a lei!- così si sarebbe guadagnato un biglietto di sola andata per il manicomio, ma chissà! Doveva essere pieno di persone interessanti, e lui aveva proprio bisogno di fare nuove conoscenze, mischiare un po' le carte.
    -Come vanno le cose con lei?- chiese titubante portandosi una mano alla nuca leggermente a disagio. La mora era stata vaga sull'argomento, ma sapeva che le due non erano esattamente in buoni rapporti, e non sapeva quanta voglia avesse Daphne di affrontare l'argomento -Non è scesa nei dettagli, ma mi ha accennato che è ormai parecchio tempo che non vi parlate- era scontato che il problema fosse la notte di Halloween, lui stesso non ne aveva un bellissimo ricordo, d'altra parte tutti avevano provato più o meno le stesse cose, rabbia, strani istinti, nevrosi, non avrebbe portato rancore a chi lo aveva fatto fuori ma certo non tutti potevano prenderla come lui -Nessuna possibilità di chiarirvi?- un peccato buttare un'amicizia, o qualunque cosa fosse, per un'allucinazione causata da chissà chi.
    Il lavoro dei Prefetti, così come quello dei Caposcuola, era una palla. Era vero che a farlo in due il tempo passava più velocemente, ma chiacchiere a parte era sempre piacevole quando si sentivano rumori e si seguivano piste di ragazzini che avevano violato il coprifuoco, sembrava di essere degli investigatori privati. Possibile lavoro dopo Hogwarts al posto del guaritore? Bhe, perché no? Aveva sempre apprezzato fare indaghini e seguire indizi, così come cercare di capire le persone e le loro intenzioni ma, a giudicare da come si era sbagliato su Daphne e il suo presunto interesse per Moore, forse si era sovrastimato di parecchio. Peccato che quella volta l'unico ad aver attirato le loro attenzioni fosse quel maledetto poltergeist, cosa diavolo ci facesse nella scuola poi non lo aveva ancora capito. Non si poteva cacciare?
    -Si, ti prego. Sta diventando troppo molesto- seguì la bionda verso l'ala Ovest, controllando le varie stanze chi da un lato, chi dall'altro del corridoio senza avere alcuna informazione aggiuntiva da condividere
    -Forse hai ragione, peccato! Avevo proprio voglia di sentire qualche ragazzino arrampicarsi sugli specchi raccontando chissà quale scusa sul perché fosse in giro a quest'ora- doveva ammettere che a volte sapevano essere fantasiosi, altre invece meno ma erano quelle che preferiva. Ascoltarli andare in panico nel tentativo di salvarsi la pelle era tenero in modo divertente, il giapponese stava diventando vagamente sadico.
    -Quindi sai pattinare?- un'espressione stupita si fece largo sul suo volto -Una volta ci ho provato, ho dato una facciata a terra dopo due minuti, mi è bastato- ridacchiò tra sé e sé. Era un chiaro segno che non fosse portato per quel tipo di cose nonostante fosse, in genere, piuttosto coordinato
    -Ti ci vedo però- ammise guardandola con la coda dell'occhio mantenendo il sorriso, la principessa di ghiaccio non poteva non saper pattinare -Spero però che la piovra gigante non ti faccia finire col sedere a terra!- che falso, avrebbe riso tantissimo se fosse successo. Non perché le augurasse di cadere, ma sarebbe stato carino vederla scomposta per una volta!
    -Purtroppo io ho ben poco da raccontare, come ti ho detto sono rimasto qua e non posso raccontarti altro che non sia stato già detto su quell'odioso giornalino- chiamarlo giornalino poi era un insulto alle vere riviste. Non era altro che un ammasso di gossip raccontato solo in base alle opinioni di chi scriveva senza mai offrire un punto di vista oggettivo. Certo, non che se ne facesse mai scappare un numero, ci teneva ad essere sempre aggiornato sui fatti fondamentali della vita, ma non poteva dire che ci trovasse dello spessore -È da un po' che non succede più niente di divertente da queste parti, non trovi? Sempre le solite cose, ci vorrebbe un po' di pepe!- Sempre le solite facce, sempre le stesse coppiette, sempre la solita vitaccia. Forse Ryuu non era l'unico ad aver bisogno di uno scossone. Arrivarono ad un bivio in fondo ad un corridoio, mantenersi sul piano o salire
    -Dove andiamo, milady?- lasciò a lei la decisione, tanto una strada valeva l'altra, sembrava che per quella sera non avrebbero trovato nessuno da frustare, ma era ancora troppo presto per scommetterci -Dovremmo scombinare un po' le cose, non pensi?- camminando il pensiero gli tornò sul discorso di poco prima, sulla solita routine che ormai avvolgeva Hogwarts -Fare qualche casino, sganciare qualche bomba, movimentare la situazione insomma!- certo, come se, tra tutti, quei due fossero i più indicati per incasinare le cose -Hai qualche idea?-
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    Si agitò sulla sedia, contento come un picchio, quando scoprì dell'imminente compito a sorpresa. “Che Salazar la abbia in gloria, professor White” pensò il giapponese sorridendo osservando la pergamena sul suo banco. Non sapeva dire il motivo, ma aveva sempre trovato i compiti teorici molto rilassanti, se poi erano a sorpresa anche meglio. C'era una certa soddisfazione nel trovarsi davanti delle domande e rendersi conto di sapere le risposte anche se non ci si era preparati appositamente per quello. Era un modo per capire che si stava lavorando nel modo giusto e che le ore passate sui libri non era stato tempo sprecato. Se la cavava decisamente meglio con la parte teorica che con quella pratica, almeno per quello che riguardava quella materia. Nonostante le mille lezioni imposte dal padre, i duelli non erano affatto il suo campo, non spiccava, gli era tutto molto innaturale, e ne aveva avuto la conferma definitiva la notte di Halloween quando, nonostante in ballo ci fosse la vita -seppur scoprì in seguito fosse solo una visione-, si era lasciato uccidere perché non aveva quello che serviva per andare fino in fondo. La teoria, invece, era tutto un altro paio di maniche. Ci sguazzava serenamente tra i libri e, compiti del genere non lo preoccupavano affatto.
    Trovò quell'ora davvero piacevole, la penna scivolava sulla pergamena ingiallita fermandosi solo per intingerla nell'inchiostro scuro e, talvolta, per il tempo necessario per rileggere quanto scritto. Mantenne un sorrisetto sereno per tutto il tempo, sperando che anche l'ora seguente l'avrebbero passata allo stesso modo così da racimolare qualche altro punticino per la sua Casa anche se, dopo l'ultima partita di Quidditch, si poteva dire piuttosto soddisfatto di come stessero andando le cose. Non era mai stato un grande appassionato di quello sport, ma vederlo giocato qui, abituato com'era alle partite nipponiche, ne era rimasto ancor meno entusiasta. Le serpi, poi, erano riuscite a dare uno spettacolo piuttosto imbarazzante e il Vicepreside lo sapeva bene. La sua reazione sarebbe stata motivo di chiacchiericcio ancora per molto. Quasi si sentì dispiaciuto per i verde-argento, ma nemmeno troppo. Stava cominciando a percepire la competizione.
    “Cinque minuti alla fine” le parole del sexy-prof lo distolsero dai pensieri che avevano cominciato a divagare, faceva sempre così quando stava per finire, doveva imparare a darsi una regolata da solo invece di aspettare che fossero gli altri a farlo per lui. Completò l'ultima risposta prestando attenzione anche alle ultime righe e, attendendo la fine, ricontrollò velocemente di non aver scordato niente. Poteva ritenersi soddisfatto quando le pergamene cominciarono a svolazzare magicamente verso la cattedra ma, ovviamente, preoccupato per ciò che sarebbe potuto avvenire subito dopo. In genere dopo la teoria veniva subito la pratica, e non ne aveva affatto voglia! Un sospiro di sollievo gli sfuggì dalle labbra quando venne richiesto di recuperare i libri, buon segno, mentre un'imprecazione partì nella sua testa non appena vide arrivare il grosso baule. Era abbastanza certo di quello che vi avrebbero trovato, avevano già cominciato ad affrontare l'argomento ad inizio anno e, purtroppo, sapeva bene che presto o tardi avrebbero continuato l'argomento. Avrebbe esposto la sua opinione ma quel Troll di Harris fu più veloce, facendogli piegare gli angoli della bocca verso il basso e annuendo con il capo, sorprendentemente meno sciocco di quanto sembrasse. Alzò a sua volta la mano attendendo il suo turno
    -Concordo, essendo dei mutaforma amanti dei posti chiusi si può supporre che ci sia davvero un Molliccio. In tal caso, si tratta di non-esseri, come i Dissennatori, che non sono mai stati vivi e, come giustamente diceva la mia compagna- si voltò sorridendo alla giovane Grifondoro che aveva preso parola prima di lui -Hanno origine e si mantengono in vita con le emozioni umane. Questo vuol dire che eliminarli sia inutile? Le risate li sconfiggono ma non li eliminano, tuttavia avrebbe senso farlo? Oppure, presto o tardi, un altro molliccio si riformerebbe al suo posto?- i non-esseri esercitavano su di lui un certo fascino, non riusciva a spiegarsi come delle creature potessero non essere, pareva surreale eppure erano li, visibili a loro modo. Quindi com'era possibile? Odiava che nel mondo magico ci fossero così tante cose interessanti a cui non si potesse dare una spiegazione se non: magia!


    Ryuu Watanabe, III anno, Corvonero
    Si è divertito a svolgere il compito a sorpresa, poverino è pazzo.
    Citati Mike e Phoebe e aggiunto qualcosa alla risposta oltre ad aver domandato cose al proffe.
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    Un giapponese biondo, in groppa ad un cavallo bianco, con una calzamaglia blu, era certamente un'immagine che molti avrebbero potuto trovare suggestiva, Ryuu la trovava solo inquietante, anche perché aveva paura dei cavalli
    -Sicura non sia solo una tua fantasia?- dubitava fosse così, ma il dubbio era lecito. Chissà, magari si sarebbe potuto presentare così a San Valentino, una romantica visione per aiutare le giovani coppie in difficoltà, ma senza cavallo. Più che il principe azzurro sarebbe potuto essere la fata turchina, non sarebbe stato nemmeno il primo evento in cui avrebbe dato spettacolo. Gli venne in mente la reginetta dagli occhi belli a cui aveva rubato il titolo, e si chiese se anche Dragonov avrebbe presenziato alla festa, chissà se ci sarebbe andato ancora con la sua compagna di copertura. Povera cara. Quella si che sarebbe stata una coppia a cui dare una gran mano, a lui poi avrebbe dato anche altro, ma meglio non divagare.
    Tornò a concentrarsi sul compito di quella sera che, per quanto non avesse mai puntato ad ottenerlo, gli era stato utile per cominciare a farsi delle domande. Avere delle responsabilità reali sulle spalle lo aveva portato a fare i conti con gli obiettivi che si era prefisso e sul tipo di responsabilità che avrebbe voluto avere. Era sempre stato affascinato dal mondo dei guaritori, l'idea di rendersi utile aiutando gli altri lo faceva sentire appagato, ma era forse troppo pretenzioso? Per quanto ne sapeva poteva anche non esserne all'altezza e aver puntato troppo in alto. Oppure poteva essere solo un sogno che sarebbe rimasto tale, magari la sua vocazione reale non era ancora arrivata! Ma quali altre opzioni aveva? La verità è che mai prima di quell'ultimo periodo aveva preso seriamente in considerazione il suo futuro e, ora, si trovava indeciso sulla strada che avrebbe dovuto intraprendere. D'altronde non erano nemmeno così tante le opzioni, per il momento aveva considerato solo il medimago o la dragqueen. Avrebbe dovuto aspettare i risultati dei G.U.F.O. per decidere, inutile pensarci prima, in effetti.
    -Sono rimasto a scuola- scrollò le spalle -C'era quella strana festa, ma avrei preferito andare in vacanza da qualche parte- peccato non aver trovato qualcuno da portarci
    -Sono sicuro che avresti dato spettacolo anche tu! Sarà per la prossima!- la guardò con un sorrisetto furbo stampato in faccia, qualcosa gli diceva che, se si fosse lasciata andare, la biondina avrebbe potuto combinare grossi guai.
    -Non c'ero alla festa di San Valentino, ma ho letto qualcosa. Per qualche motivo, Halley finisce sempre per essere protagonista in quello che fa- ridacchiò pensando all'amica, volente o nolente finiva sempre al centro dell'attenzione. Era un dono, non doveva neppure sforzarsi.
    Continuarono ad avanzare ed ispezionare stanze, come un movimento meccanico di routine, quando un pensiero gli attraversò la mente. Incredibile come non fosse mai capitata occasione per rivelarle prima questo piccolo dettaglio! Si pregustò il momento in cui le avrebbe fatto sapere chi era il suo vicino di letto, aspettandosi curiosità e interesse, ma non avvenne nulla di tutto questo. La ragazza pronunciò il nome di Moore senza particolare enfasi, continuando il suo cammino come nulla fosse anzi, sembrava già esserne a conoscenza. Di certo era stato il moro a rivelarglielo, ma la cosa sembrava scivolarle addosso. Che Ryuu avesse preso un abbaglio? In effetti Daphne non aveva mai confermato un reale interesse per Hunter, questa era stata solo una supposizione del giapponese che, proprio per questo motivo aveva provato a sondare il terreno con il concasato che, invece, aveva avuto reazioni ben più evidenti. Vuoi vedere che quello interessato era solo lui e che Ryuu si fosse sbagliato? Oh, povero caro! Aveva provato anche a stuzzicarlo sfiorando le corde della gelosia, che fosse stato tutto vano? Il piccolo Moore rischiava di rimanere scottato! Sperò, quindi, che quella famosa Emma fosse in grado di consolarlo!
    -Già, proprio lui- la seguì abbattuto, odiava sbagliare, quando il rumore di un'armatura cigolante attirò la sua attenzione
    -Ehi, hai sentito?- quatto quatto si avvicinò all'angolo del corridoio, attento a non fare alcun rumore strisciando lungo la parete. Si premette un dito sulle labbra per suggerire a Daphne di fare silenzio, aveva proprio voglia di cogliere sciocchi studenti in fallo
    -Ah ah!- enunciò a gran voce saltando fuori all'improvviso aspettando di trovarsi davanti qualche studente dei primi anni, finendo invece faccia a faccia con..
    -Pix!- le braccia caddero sconsolate lungo i fianchi -Maledizione smettila di fare casino, o dovrò chiamare il Barone Sanguinario!- il poltergeist se ne andò ridacchiando, lasciando che tutto tornasse tranquillo e silenzioso come al solito
    -Sarà meglio continuare, o non finiremo mai- tornò sui suoi passi, abbattuto per essersi fatto fregare da quel guastafeste e riportò l'attenzione sull'unico essere vivente presente oltre lui -Allora? Hai qualche programma per i prossimi giorni?-
  15. .
    taeyong-nct
    Divisa perfettamente in ordine, capelli impeccabili, espressione seria ed imperscrutabile, la ragazza che si stava avvicinando non poteva essere altri che Daphne. Gli piaceva essere di ronda con lei, aveva sempre quest'aura austera a circondarla, tanto seria e rigida da mettere in soggezione quei quattro scappati di Casa e a risolvere la situazione in fretta. E lo era davvero, seria e rigida, o almeno quello era un lato di lei, ma aveva avuto la fortuna di scoprire che fosse anche una ragazza piacevole e divertente. Nonostante la reticenza ad aprirsi.
    -Dai, ma che dolce!- si portò una mano al cuore inclinando appena il capo verso la spalla, sorridendo grato alla compagna fingendo di stare al gioco -Ecco perché non fai che sognarmi!- scherzò a sua volta andandole in contro.
    "Andiamo?" sempre ligia al dovere, non perdeva tempo
    -Iniziamo questa tortura- mani dietro la nuca e gomiti larghi, iniziò ad incamminarsi per il lungo corridoio all'apparenza deserto chiedendosi se sarebbe stata o meno una serata di quelle tranquille. Non aveva deciso ancora cos'avrebbe preferito, da una parte una serata senza intoppi avrebbe significato finire in fretta e tornarsene in camera belli tranquilli a dedicarsi alle proprie cose, d'altra parte non aveva assolutamente nulla da fare. Il più grande nemico di Ryuu, almeno in quell'ultimo periodo, era la noia. Abituato al gran numero di attività che portava avanti nella sua terra d'origine, non era riuscito a trovare qualcosa che potesse considerare il giusto rimpiazzo. Certo, a scuola vi erano diversi club, dalle gobbiglie al giornalino, da quelli sportivi a quelli più mentali, ma nessuno di essi era riuscito ad attirare la sua attenzione, facendo così cadere in un circolo di noia e pigrizia. In poche parole sentiva di non avere alcuno stimolo, ogni giornata era sempre uguale, e solo di rado riusciva a passare del tempo piacevole. Per fortuna, si disse, passare del tempo con la Andersen era qualcosa che lo divertiva. Per quel giorno poteva dirsi fortunato. Eppure, presto o tardi, avrebbe dovuto trovarsi nuovi hobby, o si sarebbe ritrovato in cima alla torre di Astronomia a desiderare di lanciarsi di sotto e, qualcosa gli diceva, l'atterraggio non sarebbe stato piacevole.
    -Allora? Cosa mi racconti?- chiese curioso e speranzoso di non passare una serata in silenzio -Sei tornata a casa per le vacanze?- da che ricordava, la bionda gli aveva rivelato che “casa”non era un posto in cui sarebbe tornata volentieri. Sperò per lei che fosse riuscita ad evitarla e di aver trovato altro da fare o posti da vedere ma, in caso contrario, sarebbe rimasto ad ascoltare nel caso in cui avesse avuto bisogno di uno sfogo. Non aveva idea di quali disagi le causasse quel posto ma, per quanto curioso, si trattenne dal fare domande che avrebbero potuto essere inopportune.
    -Ti sei persa una festa carina alla Vigilia!- si fermò davanti l'entrata di un'aula in cui, giusto la settimana prima, aveva beccato uno della sua stessa Casa che vi si aggirava, eppure sarebbero dovuti essere quelli svegli e intelligenti. Aprì la porta in legno ed entrò ispezionando l'area con lo sguardo, questa volta sembrava libera. Uscì richiudendosi la porta alle spalle tornando a fronteggiare la ragazza osservandola con sguardo curioso
    -Drammi, risse sfiorate, dichiarazioni, baci rubati, credo anche di aver visto un reggiseno appeso ad una statua mentre me ne andavo- insomma solite cose. Il giorno in cui ci sarebbe stato un evento che fosse filato liscio, senza nessun litigio, pianto, o senza liti beh, sarebbe stato una noia mortale. Alla fine erano quelle cose che davano un senso alle serate di quel tipo che, altrimenti, sarebbero state piatte e tutte uguali. La fortuna era che, almeno li, drammi non mancavano mai. A differenza della scuola magica giapponese, in cui tutti erano pacati e riservati, ad Hogwarts anche i muri avevano orecchie e nessuno si faceva il minimo problema a fare scenate in pubblico. Merlino, come aveva fatto a vivere fino a quel momento senza tutto questo? C'erano giorni in cui si sarebbe seduto con una confezione di popcorn ad osservare tutto quello che combinavano. Cibo più spettacolo, una meraviglia. Lui non avrebbe mai potuto fare altrettanto, almeno non volontariamente
    -Che avevi di meglio da fare?- impensabile credere che lei avesse passato una serata migliore. Sapeva che li, in occidente, il Natale era una festa che si passava in famiglia, per cui, nella sua testa, al massimo era stata tutta la sera in balia di qualche zia che cercava di tirarle le guance. Così imparava a non andare in vacanza con lui.
    -Oh cavolo!- stava per riprendere a camminare per continuare la perlustrazione quando si stampò il palmo sulla fronte, ricordandosi solo in quel momento di un dettaglio che avrebbe proprio voluto condividere con lei -Non te l'ho ancora detto: indovina un po' chi è il mio compagno di stanza?- zan zan zaaaaan.


    Reina manda i suoi ossequi
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