Posts written by dickhead

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    Kai vantava alle spalle svariate esperienze legate alle risse da bar e in uno, tra l'altro, non era più ammesso per i problemi che aveva causato. Quella rissa era stata davvero pesante perché Kai aveva preso di mira un ragazza di colore che gli aveva rubato il posto al quale era seduto, quel gesto aveva scaturito svariate battutine razziste che avevano fatto incazzare - giustamente - l'uomo che aveva scelto di utilizzare le maniere forti per farsi rispettare. Kai, sotto l'assuefazione dell'alcol, sapeva essere davvero un coglione e un impavido, una combo davvero poco raccomandabile capace di trasformare il serpeverde in una macchina da guerra senza eguali. Il rampollo di casa Parker si era avventato con rabbia sul volto dell'uomo che però sapeva difendersi bene e rimandare indietro tutti i colpi di Kai, con i dovuti interessi. I due avevano ridotto il locale in un pattume: vetri rotti sparsi per terra, sangue, sedie e tavoli mandati all'aria. C'era da dire che tutte le risse di cui era stato il protagonista, erano nate da motivazioni davvero stupide e opinabili ma quella, quella le batteva tutte. La rissa che aveva appena avuto con Valentine, era nata per un motivo così stupido che Kai già se l'era dimenticato. Che cosa volevano ottenere con quella patetica messa in scena? Al serpeverde non veniva in mente nessuna spiegazione plausibile, semplicemente aveva notato quanto il potere dell'alcol fosse potente sulla mente umana. Kai, in quei pochi istanti che si erano propagati al lungo, era prevalso dall'adrenalina e dalla grinta che l'alcol gli dava. Aveva perso di vista il motivo che lo aveva spinto a sfidare Valentine e andava avanti semplicemente per forza d'inerzia e con il desiderio di mettere al tappeto il ragazzo. Durante l'atto finale, gli occhi di Kai si erano inniettati di sangue e avrebbe potuto ammazzare Valentine se il proprietario non fosse intervenuto, cacciando entrambi i ragazzi fuori dal locale. Il giovane Parker, piegato in due per i colpi subiti, sputava sangue che non riusciva a capire da quale parte del corpo proveniva: forse dalle labbra oppure dal sopracciglio. Quando si tirò in piedi e vide il corvonero intento ad osservarlo, corrucciò la fronte e partì nuovamente all'attacco. E' stato davvero un colpo basso, hai giocato sporco. La prossima volta che avrebbe vissuto episodi del genere, avrebbe messo in mezzo delle regole perché non poteva rischiare nuovamente di morire. Già, Kai aveva visto letteralmente la morte in faccia. Sei un coglione, fattelo dire. Le motivazioni che stava tirando fuori il ragazzo, erano davvero stupide e opinabili. Come si poteva fare un ragionamento del genere? Ti dirò, ho così tanta rabbia repressa che me ne servirebbe un'altra per smaltire tutta la merda che ho in corpo. Magari non nella stessa serata. Tregua? Gli porse la mano sporca di sangue, aspettando che l'altro accettasse quell'accordo non scritto. C'è un locale lungo la strada, ci facciamo una birretta? Ah gli uomini, bastava un niente per ammazzarsi l'un l'altro e altrettanto per ritornare amici. Tra tutti gli incontri che aveva avuto, quello era stato il più strano ma anche il più avvincente.
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    Sorrise mentre volgeva alla ragazza uno sguardo alquanto divertito. E così ti preoccupi di me? Le domandò brevemente stuzzicandola, credendo che quel piccolo momento di idiozia che aveva colpito entrambi fosse quanto di più puro ci fosse. Kai non era solito lasciarsi andare in quella maniera ma aveva avvertito una certa sintonia con la tassorosso che gli aveva permesso di abbassare qualche barriera. Se volevamo fare un paragone con altre sue conoscenze, tipo Halley, non c'erano mai stati momenti del genere. Anche se fare un paragone con la grifondoro, non era qualcosa di propriamente corretto perché la loro relazione era sempre stata costellata da scontri verbali abbastanza pesanti. Loro due erano sempre entrati in conflitto su qualsiasi cosa e non erano mai riusciti a godersi un momento di tranquillità, probabilmente per colpa del loro orgoglio e del loro desiderio di prevaricare sugli altri. In un certo senso ero meglio così, doveva prendere per buono quella rottura poiché aveva iniziato a credere di aver bisogno di rapporti più leggeri e meno intricati, un po' come quello che sarebbe potuto nascere con la tassorosso. La sua situazione psicologica era già abbastanza intricata e opprimente perciò non c'era motivo di aggiungere altro carico emotivo nei suoi rapporti, con quelli doveva impegnarsi nel cercare qualcosa di più genuino. Mh e dove hai letto che le mie labbra potrebbero essere infestate da così tante malattie? Astrid gli ricordava un po' sua sorella: Joecelyn era sempre stata così allegra e spensierata, con l'abilità di guardare il mondo con gli occhi di un bambino. Persino la sera dell'incidente, mentre erano stretti in un abbraccio, lei cercava di trovare qualcosa di positivo a cui aggrapparsi. La invidiava perché lui non era mai stato così e dopo aver torturato i suoi, aveva completamente smesso di essere un bambino. Kai era stato un bambino che era stato strappato troppo presto dall'età della spensieratezza per essere gettato in pasto ai leoni, era stato buttato in un mondo adulto austero e privo di compassione verso quelli come lui. E l'uomo che l'aveva preso sotto la sua ala, faceva leva proprio su questo. Così Kai era stato educato a pensare in maniera cinica e negativa, approcciandosi alla vita nella medesima maniera. Non ci arrivi? La tassorosso non voleva avere a che fare con lui eppure gli continuava a servire su un piatto d'argento i modi per poterci provare con lei. Così va meglio? Si abbassò su di lei e avvicinò pericolosamente il suo volto a quello di lei, sorridendole sornione. Attese qualche istante, un tempo che si prese per osservare i lineamenti morbidi e docili della ragazza. Astrid era davvero carina e particolare, una bellezza che di certo non passava inosservata. Non ai suoi occhi almeno. Giusto, dimenticavo che a te non interessa baciarmi. Si allontanò, ridendo sotto i baffi dopo aver visto le sue guance tingersi di rosso. Devi scoprire da sola cosa riuscirebbe a corrompermi, non posso darti la soluzione al tuo problema. Se glielo avesse detto, lei avrebbe avuto la chiave per poter, successivamente, riuscire a scoprire la tana dei serpeverde e ciò non era proprio possibile. Poi la biondina venne distratta dal profumo che proveniva dalle cucine dei sotterranei e il serpeverde sorrise nel mentre che guardò la ragazza leccarsi le labbra in modo teatrale, sfregandosi le mani nell’atto di sgattaiolare all’interno delle cucine facendo il minimo rumore possibile. Entrando all'interno di quest'ampia stanza si percepiva una certa tranquillità, probabilmente dovuta all'orario inoltrato. La tassorosso disse che aveva voglia di fragole con panna e ciò aveva spinto Kai a cercarle, per trovarle prima di lei in modo tale da avere un certo vantaggio nei suoi confronti. Andò a finire così: il serpeverde trovò il bottino per primo e richiamando l'attenzione della ragazza, decise di appropriarsi del diritto di privilegiato e ne mangiò una. Prese poi la panna e iniziò a ricoprire il resto della ciotola, esaudendo il desiderio della biondina che, in tutta risposta, tinse di bianco la punta del naso con fare giocoso. Ah e così che la metti? Mai sfidare un serpeverde. Kai si riappropriò della panna spray e dopo svariati giri intorno al bancone, riuscì a prendere la tassorosso e tenendola salda con un braccio, le restituì il favore sporcandogli il naso con la panna. Ora siamo pari, tieni. Le offrì la ciotola piena di fragole con panna Dovresti ringraziarmi.Disse prontamente prima di venire traditi dalla ciotola, ormai vuota, che decise di schiantarsi al suolo. Durò tutto pochi secondi, tempo che Astrid e Kai impiegarono per fissarsi, una paralizzata e l'altro divertito. Inutile dire che quello che dovevano fare se non volevano finire nei guai, era sparire e anche abbastanza in fretta. La tassorosso lo trascinò fuori dalle cucine, mentre mille lucine iniziavano ad accendersi e un rumore di elfi brontolanti si innalzava alle loro spalle. Non erano ancora salvi perché all'orizzonte, un fioco bagliore fece intuire al giovane rampollo di casa Parker che dovevano nascondere e attendere pazientemente che la ronda passasse. L'afferrò con prontezza e la trascinò in un vicolo, poggiando le spalle al muro poi la tirò a sé in una stretta salda e sicura. Il petto di Kai si alzava velocemente e i suoi battiti erano rapidi per colpa dello sforzo fisico al quale era stato sottoposto, mischiato all'adrenalina che in quel momento iniziò a far sentire il serpeverde davvero eccitato. Sentendo dei passi venire nella loro direzione, la tassorosso gli schiaffò una mano sulla bocca e, con l’altra, fece lo stesso con la sua, probabilmente per cercare di rendere il meno impercettibile possibile ogni loro respiro. Abbassò lo sguardo su di lei, colto alla sprovvista da quel gesto che lo aveva divertito. Per così poco ma non ci provare mai più. Sussurrò di rimando dopo essersi assicurato che non ci fosse più nessuno nei paraggi. Dovrai farti perdonare per avermi messo nei guai. Allentò la prese e incrociò le braccia al petto, fingendosi deluso da quel comportamento. Era giunto il momento di ritornarsene nelle proprie sale comuni e questa volta per davvero ma prima che Kai potesse muovere un solo passo, Astrid gli poggiò una mano sul petto costringendolo a tornare con le spalle al muro. Non fece battutine su quel gesto e cosa precedeva, bensì fissò la ragazza negli occhi con la fronte corrucciata. Tu non vuoi dirmi il tuo segreto… quindi neanch’io ti mostrerò dov’è la mia sala comune. Questa è una sfida: riuscirò a trovare la tua sala comune. Sorrise mentre la ragazza fece per salutarlo con un bacio sulla guancia, gli mimò un buonanotte con le labbra e la guardò avanzare il primo passo che l'avrebbe portata alla sua sala comune. Cacciò le mani in tasca e camminò fino a quando non fu inghiottito completamente dall'oscurità.

    Conclusa :bla:
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    Se avesse avuto episodi di magia involontaria? Non che lui ne avesse memoria. Dopo l'incidente con i suoi, aveva cercato di depennare ogni singolo ricordo legato alla sua età più innocente. Non voleva ricordare nulla del bambino che era stato, proprio per non paragonarlo al ragazzo che era diventato. Spesso si domandava cosa sarebbe accaduto se il Kai bambino e il Kai adulto si fossero incontrati? Probabilmente il Kai bambino sarebbe rimasto deluso dal Kai adulto mentre quest'ultimo si sarebbe sentito in colpa per aver deluso le aspettative del Kai bambino. Era una viaggio mentale che spesso faceva per evadere dalla realtà quotidiana che era gran lunga peggiore rispetto ad un probabile incontro tra i due sé. Comunque, ritornando alla questione principale, forse c'era un episodio che era rimasto impresso nella mente del giovane rampollo di casa Parker. Se ci penso... Tentennò un po', indeciso se raccontarle o meno quell'episodio. ...forse c'è un episodio. E si prese qualche istante affinché riaffiorassero tutti i ricordi legati a quella volta in cui, i suoi poteri si manifestarono senza il suo pieno controllo. Fu la prima e unica volta in cui litigai con la mia migliore amica d'infanzia. Come si chiamava? Ah, sì: Margot Chesterfield detta anche e semplicemente Maggie. Era la figlia dei vicini e aveva la medesima età di Kai, per cui spesso e volentieri si incontravano per passare il loro tempo insieme. Era specialmente durante i caldi pomeriggi d'estate che si vedevano nella casa sull'albero di lei per parlare, giocare o fare i compiti. Maggie aveva notato che Kai aveva qualche difficoltà nello studio e con la sua pazienza, la sua generosità lo aveva sempre aiutato a tirare fuori qualcosa di buono. Era questo uno dei principali motivi che aveva spinto Kai a provare qualcosa verso quella ragazza, un sentimento che andava oltre il loro rapporto di amicizia. Fortunatamente era ricambiato purtroppo, però, i due decisero di non mettersi mai insieme per la paura di rovinare il loro rapporto di amicizia. Non ricordo di preciso su cosa stavamo discutendo... Probabilmente su chi avesse visto il maggior numero di stelle cadenti - come lui, anche Maggie condivideva la passione dell'astronomia - o chi sarebbe riuscito, una volta cresciuto, a fare una scoperta in campo astronomico. ...ricordo semplicemente che ero così arrabbiato con lei che all'improvviso, una tempesta si manifestò all'interno della mia stanza da letto. Ricordava perfettamente quel momento e anche di come si fossero guardati per cercare di capire da che parte fosse arrivata una tempesta di una simile densità, dal momento in cui non c'era nessuna finestra aperta. Non sono mai riuscito a darmi una spiegazione logica fino a quando non ho capito di essere un mago però non l'ho mai collegato all'elementalismo. Ammise mentre volgeva il suo sguardo alla ragazza che lo stava ascoltando con attenzione. L'elementalismo era un argomento che aveva spesso ignorato perché non aveva mai preso in considerazione l'idea che proprio lui avesse un rapporto con esso. Tu stai imparando a controllarlo? Le domandò, ansioso di conoscere la risposta. Anche lui doveva imparare a controllarlo per gestirlo ed usarlo a suo piacimento, senza che esso prendesse il sopravvento. Non aveva mai amato la perdita del controllo, anzi, ne aveva il terrore. Le azioni spregevoli che aveva compiuto nei confronti dei suoi genitori, erano una dimostrazione di ciò che significava perdere il controllo e lui non voleva che si ripetesse lo stesso episodio. Dov'è finita la Victoria cazzuta di poco fa? La guardò con un sopracciglio alzato mentre prese un tiro dalla sua sigaretta, per poi espellere il fumo in eccesso dalla parte opposta. Non mi aspetto che arrivi ai livelli del sottoscritto ma sono sicuro che hai molte qualità che puoi sfruttare per farti spazio in questo castello popolato da un branco di idioti. Il repulso che Kai provava per gli altri, era palese e non aveva paura nel mostrarlo agli altri. Con il prossimo era spesso sfuggente, pragmatico e misterioso, odiava mostrarsi agli altri e dover continuamente dare spiegazioni sul suo conto. Guarda, ti ho fatta sorridere. Lo so, è impossibile resistere al mio fascino magnetico. Pian piano che la tensione diminuiva, riaffiorava il solito Kai: quello piacione, arrogante e pieno di sé. Penso che ritornerò nel dormitorio, ci rivedremo presto e fino ad allora cerca di non sentire troppo la mia mancanza. Un ghigno comparve sul suo volto mentre si rimetteva in piedi. Nel caso in cui tu proprio non riesca a fare a meno di me, sai dove cercarmi. Le sorrise ancora una volta, puntando i suoi occhi chiari in quelli scuri di lei. 'Notte Crain. E si allontanò senza guardarsi nuovamente indietro, convinto che avrebbe avuto di nuovo a che fare con lei.
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    Kai fino a quell'istante aveva creduto che la lettera di sua sorella, fosse il dramma più duro da dover superare. Ciò che non aveva messo in conto, era il fatto di dover affrontare un faccia a faccia con Halley. Se pensare a sua sorella e ad ogni ricordo legato a lei, lo facevano fremere di paura, la vista di Halley riduceva il suo stomaco ad una carta straccia e accartocciata. Sentiva le budella contorcersi e i suoi sensi, andare a puttane: provava un senso di rifiuto verso quella ragazza e ce l'aveva a morte con lei per averlo lasciato solo quando ne aveva più bisogno. Con lei al suo fianco, aveva ripreso a boccheggiare e a vedere uno spiraglio di luce nel suo futuro ma dopo essere stato abbandonato, era ritornato sul fondo dell'abisso. E quella sarebbe stata solo l'inizio della fine. Kai aveva lottato per la sua redenzione, per provare a sistemare le cose ma da qualche tempo a questa parte aveva smesso di farlo e stava aspettando solo il momento giusto per lasciare questo mondo. David, certo. David. Sempre quel fottuto figlio di puttana in mezzo alle palle. Era davvero stanco della sua presenza e aveva preso la decisione che a settembre avrebbe cambiato dormitorio, trasferendosi in quello di Harry. In fin dei conti, era quello che in poco tempo era riuscito a guadagnarsi la sua fiducia. Avrei comunque preferito che me ne parlassi, invece di sparire così su due piedi. Lui aveva sempre dovuto dare una spiegazione ad Halley sul perché che era legato alle sue azioni e lei? A lei tutto era dovuto e lo aveva trattato come un giocattolino. Era così che si era sentito nelle mani della grifondoro: un giocattolo con cui giocare fino al momento in cui non aveva trovato un giocattolo più nuovo e divertente con cui sostituire il modello vecchio. Poi era sempre stato lui lo stronzo della situazione, certo. Cosa ci trovi in lui? E soprattutto cosa ti spinge a stargli accanto? Non lo vedi che è un mentecatto, uno squilibrato. Non che gliene importasse per davvero, era l'odio e il risentimento che provava nei suoi confronti a farlo parlare. Vi ho visti, sai. Sembra che stiate forzando le cose, non avete nulla in comune. I due cozzavano l'uno con l'altro e per come la vedeva lui erano due linee parallele destinate a non incontrarsi mai. D'altronde come si erano conosciuti? Prima della festa di Natale, non gli era sembrato che tra i due ci fosse qualcosa. Tu non sei come lui o forse sì? Non ti ho mai capita, Wheeler. Era così: aveva sempre creduto di conoscere Halley meglio delle sue tasche e invece, in quel momento, si rese conto che le grifondoro era un volto senza un nome. Era come se fino al momento della rottura del loro rapporto, lui avesse interagito con una sconosciuta. Non la riconosceva più e anche in quel momento non sapeva se stesse parlando con Halley o con l'ombra di lei stessa. Non era tua intenzione, eppure lo hai fatto ma poco importa. Sono abituato ad essere abbandonato per qualcosa di più interessante, di più soddisfacente. Non preoccuparti, continua a vivere la tua vita come se non ci fossi. Kai era fermamente convinto che le azioni derivavano per forza di cose da un forte desiderio di compierle, perciò Halley voleva abbandonarlo e lo aveva fatto nel peggiore dei modi, scomparendo senza lasciare traccia. La rottura aveva ridotto il cuore di Kai ad un mucchio di macerie, portandolo a soffrire e a desiderare di non essere mai nato o peggio ancora, lo avevano portato a voler far finire al più presto la sua esistenza. Non era solo per Halley che voleva togliersi la vita ma anche per merito di tutto il contesto che girava intorno alla vita del giovane Parker: una famiglia distrutta, la vista dei suoi genitori inermi nel letto di un ospedale, il suo patrigno che lo costringeva a compiere azioni deplorevoli, tutto faceva sì che Kai pensasse al momento in cui avrebbe trovato il coraggio di togliersi la vita. Io con te ho fatto così e stavo bene fino a quando non sei piombata qui all'improvviso. Già, dopo che si era reso conto che Halley non sarebbe più tronata da lui, aveva fatto finta che non l'avesse mai conosciuta. Halley per lui era morta, ideologicamente parlando. Non ho alcuna intenzione di perdonarti. No, non lo avrebbe mai fatto perché non c'era perdono per chi decideva di uscire dalla sua vita dopo avergli fatto credere a cose che non erano altro che un mucchio di puttanate. Halley, è così. Come si erano ritrovati a parlare dei peccati del serpeverde, ancora non riusciva a spiegarselo. Eppure aveva sentito il bisogno di consegnare il suo fardello nelle mani di Halley, come se così facendo sarebbe riuscito ad alleggerire il carico emotivo. Cosa che non portò a nulla di tutto ciò, anzi, la testa del serpeverde iniziò a girare vorticosamente e il respiro si fece più corto. Cazzo, un attacco di panico non ci voleva. Pensò e nel mentre iniziò a credere di star perdendo il controllo, di star impazzendo invece di preoccuparsi di se stesso pensò ad Halley e alla minima possibilità che c'era di farle del male. La odiava ma non sarebbe mai riuscito a ferirla, perciò le intimò di andarsene da lì prima che accadesse qualcosa di irreparabile. Si accasciò per terra e iniziò a pregare che quello strazio finisse al più presto, poi, una voce: Malachai. Come un soffio giunse alle sue orecchie ma ciò non sembrò destarlo dal suo stato. Poi ancora: Basta! Alzò la testa e vide la grifondoro stringere i pugni come se ne avesse abbastanza di lui e di tutte le cose che stava dicendo. A quel punto, però, in lui scattò qualcosa che lo fece alzare rabbiosamente e con altrettanta rabbia si diresse verso la ragazza. Erano nuovamente vicini, a tal punto da percepire il respiro l'uno dell'altro. Sono stufo di te e di tutti quanti. Disse allargando le braccia per poi farle cadere stanche lungo i suoi fianchi. Sono stufo di quelli come te che cercano di controllare la mia vita, che mi dicono cosa fare e cosa no. Specialmente ne ho le palle piene di quelli come te che pensano di avere il diritto di ritornare da me, dopo che mi hanno abbandonato a me stesso senza degnarmi di una miserabile e fottuta spiegazione. Era giunto il momento di tirare fuori tutto ciò che aveva covato nel profondo e che era diretto solamente e soltanto verso colei che lo aveva ferito più di tutti quanti. Se ci fosse stato qualcun altro al mio posto, lo avresti rincorso e supplicato pur di non farlo uscire dalla tua vita. E invece, siccome da questa parte c'era il sottoscritto, hai pensato bene di lavartene le mani e di sparire in silenzio. Era quello che pensava: lui non era nulla, lui era un soprammobile che si poteva prendere e utilizzare fino a quando faceva comodo, poi lo si poteva lasciare al proprio posto fino al prossimo utilizzo. Ma lui non ne poteva più di essere trattato in questo modo, nemmeno il mostro peggiore del mondo meritava un simile trattamento. Sì, sono stato io Halley. Ed ecco che un nuovo segreto, veniva consegnato nelle mani della grifondoro. Sono stato io perché la tua presenza mi destabilizza. Glielo si poteva leggere negli occhi che era così. Ti odio! Ti odio per avermi dato la falsa speranza che con te al mio fianco potevo salvarmi. Ti odio perché mi hai abbandonato, ti odio per avermi fatto provare delle cose per te delle quali tu te ne sei sbattuta il cazzo. Ti odio perché dopo avermi fatto abituare alla tua assenza, torni qui e mi fotti la testa con le tue stronzate. Stava delirando e forse era il caso di levarsi di torno prima di poterla ferire intenzionalmente. La tempesta, in quel momento si trovava proprio sulle loro teste e Kai era sicuro che avrebbe recato qualche danno irreparabile. Se non avessi trovato quella lettera, non credo che saresti venuta a cercarmi. Aveva avuto pietà di lui, ecco perché era tornata. Ma se lei non fosse venuta a conoscenza di quelle cose, avrebbe continuato ad ignorarlo perché aveva David a cui rivolgere le sue attenzioni. Sei così brava negli addii, non vedo perché tu non possa farlo anche adesso. Con un'ironia sprezzante nel tono della voce,le sussurrò quelle parole. Se non te ne vai tu, lo farò io. Le servì un ultimatum: prendere o lasciare. E non venirmi a cercare, voglio essere lasciato in pace.


    Edited by dickhead - 11/6/2023, 09:15
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    Alla luce di ciò che era appena successo, Kai dovette ridimensionarsi un attimo per rielaborare i vari dati che scaturivano da quell'esperienza. Probabilmente smettere con le prese in giro verso Victoria, poteva essere il primo passo per giungere ad una collaborazione con la diretta interessata. Dopo aver sistemato il disastro che avevano combinato, causato dall'unione dei loro poteri, si sedette sul divano che sostava davanti al caminetto e iniziò ad osservare le fiamme tornare a muoversi con regolarità. Il suo sguardo si fece improvvisamente scuso e il giovane Parker, se la mora lo avesse osservato con attenzione, sembrava non appartenere più a quella dimensione: era come se Kai riuscisse a vedersi come se fosse una terza persona e osservandosi, non riusciva a capacitarsi come un ragazzo come lui avesse potuto generare una tempesta di quella intensità. Ad incantesimi avevano trattato ampiamente l'argomento dell'elementalismo ma lui era rimasto ai margini, non pensando che potesse toccargli così da vicino. Era convinto che quel genere di talento riguardasse solo maghi con grandi abilità magiche e che lui, essendo vittima del deficit di attenzione, ne fosse esente. Sì perché seppur non lo ammetteva ad alta voce, si sentiva un mago inferiore rispetto agli altri studenti che insieme a lui si apprestavano a seguire le varie lezioni. Più volte gli era capitato di non riuscire immediatamente ad eseguire i compiti pratici che gli venivano assegnati dai professori, al contrario di chi sedeva accanto a lui durante le varie materie. Durante queste occasioni, quasi sempre gli balzava in mente l'idea di dover abbandonare gli studi per dedicarsi a qualcosa che rientrasse nelle sue corde. Eppure mai aveva preso in considerazione che un giorno, avrebbe sperimentato un simile talento. La voce di Victoria giunse alle sue orecchie fioca e ovattata ma ciò bastò ugualmente a risvegliarlo da quella specie di trance nella quale si era rinchiuso. No, non mi è mai successo prima di oggi. Sembrava ancora abbastanza scosso e provato da quello che era stato capace di causare e senza distaccare gli occhi dalle fiamme del caminetto, rispose alla serpeverde. A te, invece, è già successo? Le domandò e questa volta si voltò verso di lei, scrutando i lineamenti del suo volto cercando qualcosa con cui distarsi. Non mi sembra vero! Scosse la testa e piegandosi in avanti, poggiò i gomiti sulle ginocchia e si prese la testa tra le mani tornando a scrutare il fuoco. La sua mente andò subito ad esaminare tutte le conseguenze e le possibilità che quella nuova consapevolezza poteva dargli: un pericolo poteva essere la possibilità di ferire qualcuno nel caso in cui non avesse imparato a controllare questo potere mentre una possibilità si nascondeva nella posizione di vantaggio che quel potere poteva dargli rispetto agli altri. Insomma l'elementalismo poteva rivelarsi una piaga oppure una sottospecie di miracolo. Tu come l'hai presa? Non ti spaventa l'idea di non saperlo gestire? Tornò a poggiare la schiena ai cuscini del divano, divaricando le gambe e allargando le braccia sullo schienale. Poi prese a sorridere. Scusa, ti sto riempendo di domande. La verità é che...é che non mi sembra vero che uno come me potesse essere capace di fare qualcosa del genere. Commentò girandosi verso Victoria, tornando ad osservarla ma questa volta con un espressione più distesa come se si fosse già abituato a quella novità. Chiaramente non poteva sapere ciò che gli avrebbe riservato il futuro ma ora che aveva scoperto questo talento, avrebbe visto l'universo magico con occhi diversi. Andò a cercare il pacchi si sigarette che aveva nella tasca in alto della sua camicia, lo prese tra l'indice e il medio e con un movimento veloce andò a recuperare l'oggetto dei suoi desideri, avvicinandolo alle sue labbra. Richiuse il pacchetto e lo ripose nella tasca, poi accese la sigaretta e prese un profondo respiro lasciando che il fumo gli bruciasse la gola. Sembrava più rilassato rispetto a prima e stava assumendo un comportamento che andava in contrasto con quello che aveva assunto fino a poco prima dell'incidente. Vuoi? Le domandò, ricordando le parole che gli aveva detto qualche istante fa: Cos'è, una sigaretta quella? Credevo che le sigarette fossero bandite da Hogwarts. Ah no, dimenticavo che sei l'unica ragazza di serpeverde che segue le regole. La prese in giro ma questa volta non era stato fatto con l'intento di infastidirla ma, probabilmente, cercava un pretesto per distendere quella sensazione di tensione che era scesa su di loro.
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    Mille e più volti durante quel periodo si erano susseguiti nella sua mente ogni volta che lui chiudeva gli occhi e tra quelli, c'era anche il viso di Halley. Da quando le loro strade si erano divise dopo la sera di Natale, Kai non aveva fatto altro che pensarla. Nonostante si sforzasse di negarlo, non poteva continuare a mentire e soprattutto non a sé stesso: aveva passato i mesi successivi a pensare a lei e a tutte le volte in cui avevano avuto l'occasione di passare del tempo insieme, rinnegando l'opportunità di dirsi ciò che pensavano realmente l'uno dell'altro. Aveva ripensato al loro primo incontro, al modo in cui i suoi occhi scuri lo avevano fissato inorriditi e come, senza scrupoli, era andata a denunciare le sue malefatte alla polizia locale. L'aveva odiata con tutto sé stesso eppure già da quel momento, la sua figura gli era rimasta impressa nella sua mente: il suo viso angelico e pulito, accentuato da uno sguardo dolce e penetrante, lo avevano indotto a cascare in una serie di sentimenti tutti contrastanti tra di loro. I suoi occhi, poi, grandi e castani, gli avevano fatto credere che la Wheeler fosse una ragazza sincera e trasparente. Agli occhi di Kai, Halley era stata dipinta come la classica ragazza della porta accanto: gentile, premurosa verso il prossimo, capace di farsi breccia nell'anima del prossimo con la sua sola presenza. Ma dopo quel primo incontro non si erano più rivisti e Kai non aveva mai smesso di pensarci, sperando in cuor suo di rivederla anche solo per una volta. E quando, nelle serre, l'aveva incontrata nuovamente; qualcosa in lui cambiò. Sapere di averla lì, ad Hogwarts, aveva acceso in lui un barlume di speranza inducendolo a pensare che forse lei avrebbe potuto salvarlo. Tutto sembrava stesse andando per il verso giusto, almeno fino a quando non erano entrati in gioco i sentimenti. Ogni volta che si incontravano, Kai percepiva nell'aria una strana tensione come se entrambi stessero lì ad aspettare che uno compiesse il primo passo. Con il tempo, però, le cose si erano rivelate per quelle che erano, ovvero, un mucchio di stronzate che la mente di Kai si era creata per rifugiarsi dalla realtà ed evitare di affondare. Giunse il momento in cui anche gli occhi della grifondoro mutarono e da limpidi e sinceri quali erano, diventarono un muro impenetrabile. Il serpeverde non la riconobbe più e tutto ciò che c'era tra di loro andò lentamente a sgretolarsi, fino a quando i due decisero di non rivolgersi più la parola. I primi mesi, per Kai, furono i più difficili ma abituarsi all'assenza e all'abbandono di una persona, non era qualcosa di nuovo per lui. E così il dolore per quella separazione, si trasformò in completa indifferenza e il giovane rampollo di casa Parker smise di cercarla tra i corridoi. Ed ecco perchè la sua presenza lì lo rendeva inquieto e calmo allo stesso tempo. Lei era stata a lungo il suo porto sicuro e il loro rapporto, seppur tedioso alle volte, era riuscito a stanarlo dai suoi pensieri più oscuri. “Voglio che tu sappia che mi sei mancato.” I fatti dimostrano il contrario. Freddo, teso e senza alcun briciolo di emozione nella sua voce pronunciò quelle parole e nell'esatto momento in cui esse uscirono dalle sue labbra; un tuono segnò l'inizio di una tempesta. Kai non riusciva a credere a nessuna parola che usciva dalla bocca della grifondoro e più lei cercava di servirgli parole di conforto, più il disagio aumentava in lui. A quella nuova emozione, il cielo iniziò a versare le sue lacrime e un tuono risuonò per la seconda volta. “Sono tornata perché, nonostante tutto, ti voglio bene, Malachai.” Come posso crederti? Era all'inizio di una crisi di nervi che presto lo avrebbero portato alla deriva ed Halley continuava a propinargli parole che non servivano a nient'altro se non ad aumentare la sua già persistente confusione. Perché non mi hai cercato dopo la festa di Natale? Anche lui avrebbe potuto farlo, certo, ma dopo il modo brutale in cui era stato trattato e dopo aver visto che l'interesse di Halley era sfociato verso il suo compagno di stanza, aveva preferito levare le tende e concentrarsi su altro. Kai era uno di quelli che riusciva a capire quando la sua presenza non era più gradita ma invece di rincorrere le persone, spariva dalla loro vita così come ci era entrato. Nel frattempo il semplice perché di lei, diede il via libera al serpeverde di librare il suo flusso di coscienza interiore. Tutto ciò che aveva passato in quegli anni, tutto quello a cui era stato costretto, tutte le sue convinzioni erano racchiuse tra le righe di quelle parole che probabilmente un orecchio estraneo avrebbe ricondotto ad un puro esempio di vittimismo. Il mostro che viveva dentro di lui, si era impossessato piano piano di ogni singolo granello di luce che gli dava la speranza di poter contare ancora qualcosa in quella vita di merda a cui era stato destinato. Quella marea di pensieri gli avevano annebbiato la mente ed Halley stava lì ad ascoltarlo senza dire nulla, senza neanche emettere un suono. Solo quando pronunciò una frase che era rivolta anche e soprattutto a lei, decise di interrompere il suo monologo. L'ascoltò e ogni sua parola, giungeva al suo petto come una lama affilata. Perché quelle parole lo facevano sentire così? Basta. Disse piano mentre chinava la testa per nascondere le lacrime che ripresero a scendere dal suo volto. Non voleva più ascoltarla, quelle parole su di lui non avevano nessun effetto e di certo non sarebbero bastate per cancellare tutto ciò che la sua mente aveva creato in quegli anni. Basta! Gridò a quel punto e la sua voce risuonò, andando a perdersi poi in quel luogo così desolato. Come puoi chiedermi di perdonarmi se non sai quello che ho fatto? E a quel punto rialzò il volto, puntando i suoi occhi in quelli di Halley. Halley i-io... A quel punto doveva dirglielo, sebbene le sue parole facevano fatica ad uscire dalle sue labbra. ...io sono un assassino, Halley. Nella sua voce si avvertiva tutto il peso dei sensi di colpa che si portava dietro da anni. Per qualche assurdo motivo a me ignoto, ho torturato i miei genitori. A loro mi legano dei ricordi bellissimi eppure sono stato capace di distruggere una famiglia. Sono scappato e ho abbandonato mia sorella. Abbassò la testa, incapace di guardarla negli occhi. A quel punto ritrasse le mano e la portò lungo i suoi fianchi, puntando i pugni verso il basso e il temporale si fece più vicino. Va' via, ti prego... Disse in un sussurro mentre sentiva la paura crescere in lui. Va' via, Halley! Gridò nuovamente. Era agitato e spaventato dalla reazione che avrebbe avuto davanti a quella verità che gli aveva sputato addosso. Ciò che successe dopo, accadde in lasso di tempo decisamente breve e impercepibile: il battito cardiaco iniziò ad aumentare mentre le sue mani furono percosse da lievi tremori e Kai iniziò a percepire una sensazione di irrealtà. Era come se lui fosse staccato da se stesso, come se non avesse più la percezione del suo corpo. Chiuse gli occhi e prese a respirare affannosamente, un attacco di panico non era ciò di cui aveva bisogno in quel momento. Alzò le mani e le portò tra i suoi capelli, comprimendosi le tempie come per cercare di mettere a posto quella situazione. A quel punto uno strano vento improvviso, iniziò a soffiare intorno a loro e Halley avrebbe capito che la causa scatenante era Kai. Il serpeverde cercò di gridare, incapace di sopportare ancora quel dolore lancinante che lo stava colpendo in quel momento però la sua voce apparì strozzata come se fosse morta nella sua gola prima ancora di raggiungere le labbra. Scappa, non voglio farti del male. In quello stato angosciante di confusione, cercò comunque di mettere al riparo la grifondoro e sperò che le sue parole, seppur flebili, giungessero alle sue orecchie. Si accasciò per terra e con le ginocchia al petto, pregava affinché quel momento finisse.
  7. .
    Davvero sorprendente il breve lasso di tempo in cui due persone possono passare dalle semplici prese in giro, alle mani. Quella non era di certo né la prima né l'ultima volta in cui Kai si ritrovava all'interno di una rissa, solo che quella volta il motivo per il quale era iniziato, era davvero stupido. Talmente stupido che il serpeverde se ne era già dimenticato. Tutto era iniziato con l'assurda pretesa di prevaricare sull'altro, dimostrando chi era tra i due era quello che aveva fatto breccia nel cuore della biondina. Poi, però, il motivo si era spostato sulle accuse verbali che i due si erano rivolti reciprocamente. Non che Valentine con il suo sarcasmo da quattro soldi avesse in qualche modo scalfito l'orgoglio del moro ma più semplicemente, quando si arrivava a quel punto era praticamente impossibile tornare indietro e sistemare le cose in maniera pacifica. Il giovane rampollo di casa Parker, in altre occasioni, si sarebbe fatto da parte e avrebbe puntato su altro ma la faccia del suo rivale gli dava così fastidio mentre cercava di canzonarlo che una lenzioncina come si deve, gliela doveva impartire per forza. Insomma quello che contava realmente in quel momento era chi sapeva colpire più forte e Kai glielo avrebbe dimostrato con tutte le sue forze. Il serpeverde lo spinse via un paio di volte, provocandolo e come un pesce abbocca all'amo anche Valentine cade nella sua trappola sferrandogli un gancio destro che prontamente Kai riesce ad evitare. Sfortunatamente lo evita solo in parte e le nocche del corvonero, gli sfiorano la mascella. Con destrezza Kai lo ripaga con la stessa moneta e dopo aver mirato al naso, gli tira un gancio destro che però il ragazzo riesce ad evitare. Non contento e ormai fomentato da quella rissa, Kai decide di non perdere tempo e di assestargli un calcio. Questa volta lo prende e il corvonero vola all'indietro, atterrando di schiena. Lo vide sospirare e mettersi lentamente in ginocchio, un mezzo ghigno compare sul suo volto squarciando a metà il suo volto. Già stanco Valentine? Si fece beffa di lui e ormai senza più un briciolo di lucidità, gli si avvicina pericolosamente. Se riesci ancora a parlare, vuol dire che non ti ho colpito abbastanza forte. Sputò per terra e alzando la gamba, portò il suo piede all'altezza delle spalle spingendolo indietro con il solo intento di prenderlo in giro. Lo osservava divertito e alimentato dalle grida di alcuni tifosi che si erano uniti per guardare quello spettacolo, Kai cercava un modo per metterlo finalmente al tappeto. Succede tutto fin troppo in fretta: in pochi secondi, lo stronzo raggiunge la sua amata Netherwood. Dopo aver bofonchiato qualcosa di stupido, afferrò il manico della chitarra e facendo una sorta di piroetta si rialzò e caricando il colpo, concentrò tutta la sua forza per sferrare il colpo direttamente alla sua guancia. Riuscì nel suo intento e ricevendo il legno della chitarra sul volto, Kai fece un balzo all'indietro e la vista diventò scura per qualche minuto. Sentì la guancia andare a fuoco e subito dopo qualcosa di freddo e umido percorrergli il labbro, giungendo fino al mento: stava sanguinando. La vista del sangue aumentò ulteriormente il baccano della folla, che divenne assordante. Il serpverde credette che fosse giunto il suo momento ma fortunatamente l'intenzione di Valentine, era quella di stordirlo e non di accopparlo, perciò la forza che aveva utilizzato per colpirlo non fu abbastanza per metterlo definitivamente al tappeto. L'impatto fu comunque notevole ma l'alcol che aveva in circolo aveva attutito un po' il dolore. Chiuse gli occhi, fingendo di essere morto, la verità era che stava aspettando il momento in cui il ragazzo si fosse avvicinato e solo a quel punto si sarebbe svegliato dal suo intorpidimento. Lo sentì vicino al suo corpo, a quel punto una risata glaciale quasi demoniaca si vibrò nell'aria e Kai riaprì gli occhi sferrando il suo attacco: lo cinse con le braccia e entrambi ruzzolarono sul pavimento. Ancora leggermente stordito, si mise su di lui e lo colpì rapidamente con due pugni sul viso: uno a destra e uno a sinistra. Poi piegò il gomito e gli sferrò un colpo violento sul naso, vedendolo stordito Kai si preparava a sferrargli il prossimo attacco ma un paio di braccia lo agguantarono e lo trascinarono via. Ragazzini, la festa è finita! Fatevi vedere ancora qui e vi caccio fuori a calci nel culo. Disse un uomo, probabilmente il proprietario, buttando entrambi fuori dal locale. Kai sputò per terra, macchiando di sangue anche il pavimento. Poi si pulì il labbro sulla sua giacca, macchiandola irrimediabilmente. Che cazzo volevi fare? Volevi ammazzarmi per caso, coglione?
  8. .
    L'argomento sorella sembrava un tabù anche per la tassorosso che si fece improvvisamente malinconica nel momento in cui iniziò a raccontargli qualcosa sulla diretta interessate. Kai l'ascoltò, in rigoroso silenzio, perdendosi nell'osservare il cielo cercando di individuare la costellazione dei gemelli intenti a darsi la mano. Provò ad immaginare Astrid e sua sorella: due sorelle legate da un destino diverso. Lei destinata a diventare una grande strega mentre l'altra costretta a vivere all'ombra della tassorosso. Chissà come doveva essere nascere, sapendo di non poter vantare degli stessi diritti e oneri. Kai riusciva a comprendere perfettamente la sorella di Astrid: l'essere etichettato come diverso, è sempre stato il suo tallone d'Achille. Per quanto si sforzasse di non pensarci e di credere che il disturbo non fosse altro che l'ennesima prova che la vita gli aveva messo davanti, lui sapeva che per la societá sarebbe sempre stato un problema, un peso. L'essere diversi, al giorno d'oggi, non era un valore aggiunto ma semplicemente un modo per venire messi da parte da quelli che combaciano perfettamente con gli standard ideali della società di adesso. Quando gli venne posta la stessa domanda, il cuore di Kai perse un battito. Sì, ho una sorella. Rispose brevemente, cercando di non far trapelare nessuna emozione dal suo tono di voce piuttosto cercò di apparire calmo e pacato; due emozioni in netto contrasto con ciò che sentiva dentro di lui. Si chiama Joecelyn e... ...ed è tutto ciò che so. Cazzo, non ci aveva mai pensato! Quando era stato portato via, aveva lasciato sua sorella che era appena una bambina e non aveva ancora sviluppato nessun potere. Per quanto poteva saperne, Joecelyn sarebbe potuta essere una strega eccezionale oppure, nel caso contrario, sarebbe rimasta una senza poteri magici. Sai, non ci parliamo molto. In realtà, non ci parliamo affatto.Però sorvoliamo sull'argomento famiglia, non ho molta voglia di parlarne. Ok? Rimase ad osservare il cielo è la costellazione prese la forma di due bambini: Malachai e Joecelyn. Come nella costellazione originaria, anche loro si tenevano per mano e giocavano sereni nel giardino sul retro dell'abitazione in cui vivevano. Il serpeverde sospirò mentre il suo sguardo si faceva languido e malinconico. Il rapporto che aveva avuto con la sorella, era il più bello e raro di tutti. Fin dal primo giorno in cui Kai aveva visto la sorellina dormire nella culla, se ne era innamorato. Il bambino che era stato, non aveva lasciato Joecelyn sola nemmeno per un secondo. Ricordava perfettamente di averla custodita fin dal primo istante, fin dal primo gemito che aveva emesso. Era il fratello perfetto: le stava accanto, giocava con lei, le insegnava a parlare e a camminare, aiutava sua madre a darle da mangiare quando c'era poco tempo per allattarla o qualsiasi altra cosa. Ma quello che custodiva segretamente nel suo cuore era che fin da bambini, avevano questa abitudine di tenersi per mano. Sempre. Se correva in giardino, si tenevano per mano; quando c'erano i temporali e Joecelyn aveva troppa paura per riuscire a dormire, Kai sgattaiolava nel suo letto e le afferrava la mano fino a quando non la sentiva respirare tranquilla. Persino la sera dell'incidente, prima che lui scendesse al piano di sotto, si erano stretti in un abbraccio e si erano presi per mano. Poi lui, quella mano l'aveva lasciata, e aveva fatto quel che ha fatto. Quello era il loro gesto, il loro modo per giurarsi fedeltà eterna, un po' come stava facendo in quel momento Astrid. Quando sentì il contatto con le dita di lei, si irrigidì e sorpreso sobbalzò leggermente ma senza allontanarsi da lei. Che stai facendo? Le domandò semplicemente ma senza risultare duro o cattivo. Non si sarebbe mai aspettato un gesto del genere e la confusione nel suo sguardo, era più che palese. Questa strana atmosfera e sintonia che si era creata tra i due, durò pochi istanti poi tornarono alla realtà. Una realtà fatta di fantasmi irruenti e impiccioni che si divertivano a spaventare gli studenti, passando da un muro all'altro. Era giunto il momento di tagliare la corda e ritornare ognuno nel proprio dormitorio, entrambi con la consapevolezza di aver trovato qualcuno di così simile a loro. Da quello che aveva notato quella sera e dalle parole, opinioni che si erano scambiati, Astrid era più simile a lui di quanto pensasse. Si muovevano quatti e prudenti nei corridoi, affinando l'udito nel caso in cui si fossero presentati pericoli in vista. E tu non vuoi che le altre possano saltarmi addosso, giusto? Le disse ironicamente. Tranquilla, lascerò a te l'esclusiva. Con un rapido occhiolino, portò alla parola fine l'argomento. Poi la biondina, si attaccò al suo braccio e si beccò un'occhiata divertita da Kai. Se pensi che basterà sbattere le tue ciglia lunghissime per riuscire a strapparmi qualche informazione, sappi che non funzionerà. E detto questo, tornò a guardare davanti a sè. Devi impegnarti di più, non sono facilmente corruttibile. Le sorrise prima di notare che la tassorosso era stata distratta da qualcosa. Che c'è? Hai sentito qualche rumore? Kai era già pronto per scappare ma ciò che aveva distratto la ragazza erano le cucine del castello. Beh, certo. Perché non ci aveva pensato prima. Entrando, Kai si guardò intorno alla ricerca di qualche cosa da mangiare. Di certo non l'aveva seguita per non ottenere niente. Sorrise quando la vide pregustarsi le sue fragole con panna e immediatamente pensò a sua sorella. Da piccoli, lui e Joecelyn, avevano una piccola routine: alle undici precise di sera, sgattaiolavano in cucina e si facevano una grossa scorpacciata di fragole con panna, per guardare il loro programma preferito: un cartone per ragazzi ambientato tra le costellazioni. Purtroppo non lo davano in orari decenti e così si dovevano arrangiare in qualche modo. Da questa parte. Richiamò la sua attenzione per comunicarla che aveva trovato il cibo dei suoi desideri. Si sedette sopra al bancone e si riempì una ciottoliamo di fragole, cospargendole con della panna. Ma con la tassorosso aveva ormai capito, che i guai erano sempre all'orizzonte. Infatti la vide andare indietro per, probabilmente, prendere un'altra fragola. Quello che accadde dopo potete immaginarvelo: il contenitore cadde, emettendo un gran tonfo metallico, che in quel silenzio tombale sembrò ancora più forte di quanto non lo sarebbe stato in circostanze normali. Impassibili e probabilmente interdetti, per tutto quel frangente i due si guardarono. Kai sorrise ma la tassorosso non era dello stesso avviso, infatti mantenne gli occhi sgranati per tutto il tempo. Quando la ciotola smise di rotolare su sé stessa, Astrid e Kai decisero di iniziare a correre. La tassorosso afferrò la mano del serpeverde che con un balzo, ritornò con i piedi per terra e in un battere d'occhio si ritrovarono fuori dalle cucine. Da questa parte! Sussurrò alla ragazza, dopo che aveva visto il muro davanti a loro tingersi di arancione: qualcuno doveva averli sentiti. La trascinò dietro di sè e prima che potesse combinare qualche altro disastro, la portò in un vicolo. Con le spalle al muro, attirò a sè la ragazza in una presa salda e le intimò di fare silenzio. Scappare era inutile, dovevano nascondersi e sperare di non essere trovati.
  9. .
    La tranquillità provata sul ponte sospeso, era disarmante: si era recato lì che era completamente a pezzi, era ridotto uno straccio e ora si ritrovare a contemplare una nuova pace interiore. Era ancora tutto un caos, un fottuto casino intorno a lui però quel luogo con il suo silenzio e con la sua brezza leggera, era riuscito a mettere a tacere l'animo inquieto del giovane Parker. In quell'ultimo periodo aveva sdegnato la solitudine, evitandola per non cadere di nuovo nel turbine dei suoi pensieri negativi che quasi sempre lo avevano portato a compiere passi falsi. Lo aveva fatto per non dover sopportare il peso del senso di colpa per tutto ciò che aveva compiuto anni fa, lo aveva fatto per non dare adito alla sua mente che quasi sempre lo portava a credere a quelle vocine che si infilavano nelle pareti più sottili dei suoi pensieri nascosti e davano vita alle sue paure che Kai badava bene a tenere chiuse in un cassetto di cui lui soltanto possedeva la chiave. Non credeva che sarebbe mai ritornato agli albori, ai periodi in cui preferiva il silenzio assordante della sua camera per sfuggire agli sguardi dei passanti che sembravano incolparlo di tutte le sue azioni. Eppure quel giorno era successo: si era sentito talmente sopraffatto dalle sue ombre, dalle sue paure che si era rifugiato in un posto che sapeva essere poco frequentato. Si era rinchiuso nuovamente in se stesso e non sapeva se quella volta sarebbe riuscito a ritornare in superficie. Un'altra persona era giunta su quel luogo e aveva atteso in rigoroso silenzio che Kai uscisse dalle pareti della sua mente, si rimettesse in piedi e si voltasse verso di lei capendo che era probabilmente giunto il momento di ritornare all'ovile. Ancora ignaro del motivo che aveva spinto la grifondoro a presentarsi in un luogo fatiscente come quello, le aveva annunciato la sua ritirata credendo di essere di troppo e per giunta di non essere gradito. Fin troppi mesi erano passati dall'ultima volta in cui si erano rivolti la parola e il silenzio che si era creato tra di loro, aveva irrimediabilmente cambiato il loro modo di rapportarsi. Kai, dopo il modo in cui si era conclusa la festa di natale, aveva deciso di tagliare i ponti con lei e di non ricontattarla più; troppo preso dalla delusione che Halley li aveva causato. Impassibile e senza avere l'intenzione di prolungare quell'incontro, il serpeverde era pronto a tagliare la corda e a ritornare nel suo dormitorio. Poi, però, accadde l'impensabile: vide il braccio della grifondoro sollevarsi e seguendone il profilo, vide che all'estremità delle sue dita c'era un bigliettino. Non ci volle molto a capire di quale foglietto si trattava, quella non poteva che essere la lettera che sua sorella gli aveva scritto. Gli si formò un groppone in gola che cercò di rimandare giù, prima di tornare a scoppiare a piangere davanti colei che mai si sarebbe aspettato di rivedere. Quando gli porse la lettera, l'afferrò con una mano per riappropriarsene velocemente come se così potesse evitare il misfatto. Ma a Kai bastò puntare le sue iridi fredde e spente, negli occhi lucidi di lei per capire che Halley aveva letto la lettera e perciò sapeva tutto quanto. Sentì il suo nome, uscire flebile e delicato dalle labbra di lei, un suono che nei mesi precedenti aveva imparato ad apprezzare. Avrebbe voluto superarla, oltrepassarla e scappare dove non avrebbe potuto più raggiungerlo. Chiuse gli occhi e cercò di non crollare di nuovo davanti a lei poiché sentiva che non meritava di vederlo in quello stato, dopo il modo in cui si erano messe le cose tra di loro. Poi, sentì uno strano tepore pervadergli la guancia sinistra, sobbalzò leggermente e quando riaprì gli occhi vide la mano della mora sfiorargli la guancia con una delicatezza disarmante che mai aveva utilizzato nei suoi confronti. Infine si sentì cingere i fianchi e i due caddero in un abbraccio alquanto inaspettato. Kai, però, dal canto suo non ricambiò fin da subito l'abbraccio ma si ritrovò ad affrontare una nuova emozione che lo portò ad esternare nuovamente le lacrime che fino ad allora, aveva cercato di mantenere dietro ai suoi occhi. Chiuse il suo sguardo e sentì immediatamente le palpebre pizzicare, così si lasciò andare ad un nuovo pianto liberatorio sicuro che Halley non poteva vederlo. Il suo dolore, la sua sofferenza, la sua preoccupazione per l'avvenire erano così forti e prepotenti che persino il suo potere iniziò a vacillare. Dopo l'incontro con Victoria e il disastro che entrambi avevano combinato nella sala comune, avevano portato Kai ad una nuova consapevolezza: dentro di lui c'era una strana energia che non riusciva a controllare e che usciva fuori nei momenti meno opportuni. Come quello. In lontananza si udì appena un temporale, poi una pioggerellina leggera si abbatté sul ponte e a quel punto il giovane Parker, sciolse l'abbraccio ritornando alla triste realtà. Senza allontanarsi l'uno dall'altra, ascoltò la domanda che Halley gli porse asserendo e cercando un briciolo di lucidità che gli potesse permettere di analizzare la situazione. Aveva passato l'intera giornata sul ponte sospeso proprio per evitare sguardi e domande scomode, alle quali non aveva nessuna intenzione di rispondere e ora la grifondoro stava mandando all'aria tutti i suoi piani. Halley... Abbassò lo sguardo su di lei, lasciando che leggesse cosa c'era oltre quegli occhi apatici. Non ci parliamo da mesi, irrompi qui come un fulmine a ciel sereno e mi chiedi di parlarti di quello che mi succede? Stupida ironia della sorte quella. Doveva ammettere che la grifondoro aveva coraggio da vendere e una bella faccia tosta se pensava che dopo tutto quello che era successo tra di loro, Kai le raccontasse per filo e per segno ciò che gli passava per la mente. Perché hai deciso di tornare a rivolgermi la parola? A quel punto si allontanò, cosa l'aveva spinta a farlo? Vedere che la sua stupida esistenza stava giungendo ad una fine? Oppure quel messaggio aveva fatto riaffiorare in lei i sensi di colpa per averlo tratto in quel modo? Sei tornata da me perché ti faccio pena? Era serio ma non c'era alcun tipo di emozione nella sua voce, né rabbia, nè rancore, nè tristezza, né risentimento. Nulla. Poi il perché di lei, lo scosse. Perché? Un mezzo sorriso comparve sul suo volto. Perché secondo te? La mia esistenza è un fottuto fallimento, io non valgo nulla, sono capace di distruggere tutto quello che tocco e ogni persona che incontro e nella quale decido di riporre le mie speranze, è destinata ad allontanarsi da me. Proprio come hai fatto tu. Sono solo Halley. Non ho nessuno al mio fianco, vivo all'ombra del vecchio me, ho deluso mia sorella e quello che mi accade giorno dopo giorno, mi porta a credere che non ho alcuna speranza. Il mio passato, ha segnato le sorti del mio avvenire e sinceramente non ho alcuna voglia di ripercorrere all'infinito i miei stessi errori. Tanto vale, farla finita. Non c'era nulla di buono in lui ed era ora che anche lei se ne accorgesse.
  10. .
    Si mise in piedi e raggiunse il corvonero, squadrandolo dalla testa ai piedi per poi rivolgergli un'occhiata di supponenza. Falla finita Valentine! Il sarcasmo non fa per te, tornatene da dove sei venuto. Era chiaro come la luce del sole che il commento che gli aveva lanciato il ragazzo, non aveva sortito l'effetto sperato perché più che indispettirlo lo aveva fatto ridere. Provava pena per coloro che volevano farsi belli agli occhi delle ragazze, utilizzando un sarcasmo becero e anche privo di originalità proprio come stava facendo Valentine. Apprezzava l'impegno del ragazzo ma davvero non c'erano paragoni quando si trattava di fare del sarcasmo un'arma affilata con la quale provocare il prossimo. In quello, Kai era davvero il re. Il giovane Parker non perse altro tempo: lo afferrò per il colletto della giacca e lo spinse via, vedendolo indietreggiare sorrise compiaciuto. Notò poi che nell'indietreggiare, il ragazzo aveva sbattuto contro la sua adorata Netherwood che era appoggiata al bancone, facendola cadere a terra. Fu a quel punto che Kai udì la voce dello straniero, diventare più cupa. Lo vide osservare la sua amata chitarra stesa sul pavimento di legno e poi, molto lentamente, spostò lo sguardo su di lui. Dovresti prestare più attenzione alle cose a cui tieni di più. Non te l'ha insegnato nessuno? Kai sorrideva ancora, palesemente divertito da tutta la situazione; al contrario, Valentine aveva cambiato repentinamente espressione. Che c'é? Ho per caso detto qualcosa che ti ha ferito? Chiese, mostrando un finto stupore. Non so con chi tu creda di parlare, Kai, ma non hai idea di quanto tu non abbia voglia di vedere il mio lato peggiore, no, non hai idea. Ora hai risvegliato la mia curiosità. Era proprio quello che voleva: infastidirlo a tal punto da dare vita ad una rissa vecchio stile. Avanti, se hai coraggio da vendere perché non mi mostri di che pasta sei fatto? E senza perdere altro tempo, riprese a spintonarlo un paio di volte sicuro che quello sarebbe bastato per fargli perdere le staffe. Sorrise soddisfatto nel vederlo avvicinare a passo tranquillo, sicuro che presto il corvonero avrebbe sferrato il primo attacco. Kai, lo osservava immobile e beandosi delle provocazioni che gli aveva lanciato e che stavano suscitando l'effetto premeditato. Guardandolo sistemarsi il colletto della giacca di pelle, in lui crebbe il desiderio di rompergliela. Ascoltò passivamente le parole che quest'ultimo gli rivolse perché era troppo concentrato nell'osservare le sue movenze, come previsto vide chiudere la mano destra in un pugno che era pronto ad essere diretto contro di lui. Riuscì appena ad evitarlo, sentendo comunque le nocche dell'altro sfiorargli la mascella. A quel punto, si massaggiò brevemente la mascella e aprì la mandibola per controllare che tutto fosse al proprio posto e che nulla fosse stato rotto. Sei fottuto Espinoza! Pronunciò lentamente il suo cognome e prima che riuscisse a ragionare, gli tirò un gancio destro in faccia. Oramai parlare era diventato davvero futile, perciò Kai si buttò a capofitto in quella rissa immotivata. Anche se nella penombra, tuttavia non gli sfuggì l'espressione che gli stava riservando: severa e sembrava intenzionato a farlo fuori. Quella di certo non era la prima volta che il giovane Parker prendeva parte ad una lotta del genere, nata solo per dimostrare chi fosse il più forte. Di solito studiava i ragazzi con i quali si trovava a fare a botte ma non quella volta perché era mosso solo dal desiderio di vedere il sangue del corvonero ricoprirgli le nocche. Il pugno che gli aveva sferrato precedentemente il serpeverde, aveva fatto indietreggiare il corvonero e Kai ne approfittò: si avvicinò a lui e gli sferrò un calcio, mirando al centro dello stomaco.
  11. .
    Non mi odi? Questo non può che ricadere a mio vantaggio. Le sorrise, continuando a nascondere delle insinuazioni dietro alle sue parole. Purtroppo dovette ricredersi subito perché la serpeverde non perse tempo nel ritirare la sua prima frase: solo...se stessi andando a fuoco, penserei a salvare i tappeti persiani. Non credo che saresti capace di arrivare a ciò. Disse con il suo solito tono irriverente e supponente. Dal suo canto e dal modo che aveva di percepire gli altri, lei non era altro che la solita ragazzina che fingeva di essere capace di spostare intere catene montuose per poi rivelarsi un'insulsa perbenista. Il ruolo della cattiva ragazza non ti si addice proprio, valla a dare a bere a qualcun altro. Andiamo, la Crain dava proprio l'impressione di essere una alla quale bastava fare un paio di moine o gli occhi dolci per farla cedere ai propri voleri. Chiaramente questa era l'impressione che aveva dato a Kai e sappiamo tutti quanto non sia molto portato nel comprendere gli altri. Quasi sempre il rampollo di casa Parker, sbagliava nel dare giudizi troppo affrettati sulle persone che incontrava: bastava vedere la sua amicizia con Barnes. Fin da subito gli era sembrato un'idiota con il quale non aveva nulla da spartirsi, poi coniscendolo durante e fuori dalle lezioni, aveva capito che poteva ricredersi e dare al suo concasato una possibilità. Questo sarebbe potuto accadere anche con Victoria, annesso e concesso che le cose tra loro sarebbero andate a buon fine. Vedendo, però, come stava procedendo la serata aveva parecchi dubbi al riguardo. Vedi quante cose posso insegnarti? Si avvicinò alla mora e con fare non curante, le pose un braccio intorno alle spalle avvicinandola a lui. Sotto la mia ala, potresti diventare una perfetta serpeverde e sguazzare tranquilla in queste acque pericolose. Lui non aveva mai creduto nel detto "l'unione fa la forza" e aveva avuto più volte la dimostrazione che tra i serpeverde, quello che andava per la maggiore era l'individualismo più becero e spietato. Nessuno si preoccupava del prossimo, nessuno aveva a cuore le sorti della propria casa perché erano tutti fin troppo concentrati sul proprio 'io'. Presto anche la Crain si sarebbe arresa all'idea di vedere i serpeverde collaborare tra di loro e allora, avrebbe intrapreso anche lei la strada dell'egoismo. Ne era più che sicuro. Lo dico per il tuo bene. Non che gliene importasse più di tanto ma fare il buon viso a cattivo gioco, era ciò che gli riusciva meglio. Se a lui quella discussione non era altro che un pretesto per divertirsi a spese della mora, di certo non si poteva dire lo stesso della ragazza. Era chiaro ed evidente che ogni parola che usciva dalla bocca del serpverde, l'avevano infastidita e l'avevano innervosita così tanto da portarla a compiere un gesto estremo. Lui stava continuando a stuzzicarla per portarla all'esasperazione e lei, probabilmente stanca di quei suoi modi di fare, gli intimò di farla finita e di restituirle la bacchetta con i pugni chiusi probabilmente per la rabbia. Nemmeno quello fu capace di smuoverlo dalla sua posizione, anzi sembrò quasi che lo divertirono ancora di più. infatti, rivolse alla concasata un sorriso divertito. Purtroppo, questa fu la goccia che fece traboccare il vaso: i libri sugli scaffali iniziarono a tremare, come i piccoli oggetti sui tavolini e le fiamme nel camino. Tutto ciò sembrò sorprendere il rampollo di casa Parker che rivolse uno sguardo confuso e preoccupato alla Crain che, invece, sembrava abituata a tutto quel frastuono. Che cazzo sta succedendo? Le domandò preoccupato di essere ferito in qualche modo. Poi, quel che successe di lì a poco fu inaspettato anche per l'altra ragazza. All'improvviso nella stanza si alzò una bufera di vento potente che sembrò minacciare di spegnere il fuoco e poter distruggere ogni cosa presente in quella stanza. Fu in quel momento che Kai diede prova di avere un minimo di cuore dietro tutta quell'indifferenza che continuava a mostrare agli altri: si accovacciò e con un braccio avvolse la ragazza per proteggerla da eventuali pericoli. Senza aggiungere nient'altro, si rimise in piedi e offrì la sua mano a Victoria aiutandola a rimettersi in piedi. Si preoccupò del suo stato di salute e le restituì la bacchetta, ripulendosi successivamente gli indumenti da alcuni residui di polvere che quella folata di vento aveva inevitabilmente spostato sui suoi vestiti. Si guardò intorno e vide che nulla era più al suo posto. Frena, frena...vuoi sul serio metterti a raccogliere ogni singolo libro? Le domandò riprendendo possesso del suo solito caratteraccio. La guardò affannarsi per raccogliere tutti i libri che quella tempesta aveva sparso per tutto il perimetro della stanza e non potette fare a meno di pensare che razza di idiota fosse. Perché non utilizzava la magia per rimediare a tutto il casino che aveva creato? Le aveva persino restituito la bacchetta. Non guardarmi così, non ho nessuna intenzione di aiutarti. Tu hai combinato questo disastro e tu metti in ordine. Incrociò le braccia al petto, cercando di prendere una posizione e evitare che la ragazza pensi che in lui esista davvero un lato buono. Purtroppo il suo pensiero cambiò in fretta: si rese conto che se fosse entrato qualcuno in quel momento, avrebbe dato la colpa anche a lui visto che Victoria non era la sola presenza nella sala comune. D'accordo. Ti aiuto, tu devi promettermi di non dire a nessuno che l'ho fatto oppure diventerò il tuo peggior incubo. La minacciò puntandole l'indice contro e allontanandosi dal bracciolo del divano, al quale era rimasto poggiato fino a quel momento. Si avvicinò alla ragazza e prese dalle sue mani i libri, rimettendoli per terra. E' inutile che mi guardi così...so quello che faccio. E dopo aver gettato un'occhiataccia alla ragazza, puntò la sua bacchetta sui libri e recitò l'incantesimo: Entropius! Quell'incantesimo serviva per riordinare una stanza, infatti bastava pensare intensamente agli oggetti e di come si voleva disporli. Fu proprio quello che fece Kai, immaginandosi la stanza com'era prima dell'arrivo di quella tempesta. Ecco fatto. Disse guardandosi intorno con l'aria soddisfatta di essere riuscito a sistemare le cose, anche se non tutto era stato rimesso al proprio posto. Alcuni oggetti, infatti, giacevano ancora sul pavimento. Quelli dovremmo sistemarli a mano. Attese che la ragazza lo aiutasse a sistemare le ultime cose e poi, invitandola a sedersi accanto a lui, decise di parlare di quanto successo perché non riusciva a capacitarsi di quello che aveva visto con i suoi occhi. Cosa ha scaturito tutto ciò? Sei stata tu? Le chiese senza mezzi termini per poi finire a ripensare all'accaduto. Era certo che l'innalzarsi delle fiamme e l'oscillare dei vari oggetti era colpa della ragazza ma il vento? Quello non poteva essere stata colpa sua. Prima che quella tempesta si facesse spazio nella stanza, ho sentito una strana energia pervadere tutto il mio corpo e più essa cresceva più aumentava la densità e la forza del vento. Sapeva dargli qualche spiegazione?
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    Alzò le sopracciglia, quando gli domandò: in che senso? Kai era sempre pragmatico, difficilmente si spiegava fino in fondo e gli altri facevano quasi sempre fatica a seguirlo. Questo perché, nel caso in cui le cose si fossero messe nel peggiore dei modi, lui poteva nascondersi dietro il fraintendimento che gli altri avevano percepito dalle sue parole. Se continueremo a vederci, potrai conoscermi meglio e viceversa. Il giovane rampollo di casa Parker non era una persona molto propensa al crearsi nuove amicizie, questo però non significava assolutamente che non dovesse provarci. Il periodo che stava vivendo era quel che era e forse avere una persona come Astrid al proprio fianco, non poteva che fargli del bene. Non si era mai cimentato più di tanto nel crearsi una cerchia di amici all'interno del castello perché non credeva nei rapporti a lungo termine e quindi per evitare di fidarsi di persone che prima o poi lo avrebbero tradito o più semplicemente abbandonato, preferiva di gran lunga la solitudine. Purtroppo in quel periodo era proprio la solitudine a spaventarlo. Per anni l'aveva bramata e ricercata, andandosi ad isolare di proposito anche durante contesti sociali che prevedevano l'interagire con altre persone, questo perché avere a che fare con i suoi simili lo faceva sentire tremendamente a disagio: uno per il suo disturbo che già di base lo rendevano un reietto, due perché non reputava importante la vicinanza di un altro essere umano. Invece, in quel periodo, stare solo significava soltanto ricadere vittima delle sue ombre che cercavano il momento perfetto per colpirlo e farlo ricadere in un turbinio di emozioni negative che quasi sempre lo portavano allo sfinimento. Una condizione, quest'ultima, che portava Kai a credere che non avesse più nulla da spartire in quella vita. Come mai ti ricorda tua sorella? Le domandò mentre la sua mente e i suoi pensieri, andarono a Joecelyn. Immediatamente si rese conto che era da quando aveva appena superato la decina di anni che non vedeva sua sorella. Già. Sua sorella sarà sicuramente cresciuta e nel caso in cui si fossero rivisti, il serpeverde non sarebbe riuscito a riconoscerla. Chissà com'era diventata, come risuonava il timbro della sua voce, quali erano le sue passioni, tutte domande alle quale Kai cercava di non pensare perché era ormai fermamente convinto che non avrebbe mai più avuto a che fare con quella che era la sua vecchia famiglia. A te importa? Certo che gli importava perchè era cresciuto con l'idea che la perfezione era ciò di cui le persone avevano bisogno e lui, con il suo disturbo, non soddisfaceva i desideri e i voleri delle persone. Purtroppo quando nasci con un problema e le persone lo usano per farti sentire inadatto, imperfetto, hai sempre la sensazione di non essere mai abbastanza per gli altri. E questo era ciò che provava Kai. Il suo deficit, lo portava troppo spesso a mettersi a confronto con persone che da quel punto di vista, erano perfetti e senza macchia, senza peccato. Lui, invece, doveva correre, fare i salti mortali per raggiungere gli obiettivi che gli altri perseguivano in meno tempo. Probabilmente sei l'unica a pensarlo. Scrollò le spalle, on aggiungendo nient'altro a quell'argomento che lo faceva sentire così piccolo rispetto agli altri. Lui non era mai stato per le cose facili, nonostante tutto, eppure tutti quelli che aveva conosciuto lo avevano messo da parte semplicemente perché non era in linea con quello che era il fare comune. Certo che mi riconosco, solo che non mi aspettavo di ricevere un ritratto. La sua sorpresa, era più che palese. Le aveva chiesto di disegnare la luna e si era ritrovato con un suo ritratto tra le mani. Il mio fascino disarmante ti ha distratto dalla bellezza della luna, lo so. Capita a tutte. Commentò ironicamente mentre non riusciva a scrollare gli occhi dal quel disegno che era stato fatto con una precisione maniacale. Ma ora sta' a vedere. E detto questo, tirò fuori la bacchetta e l'agitò in aria per poi colpire il disegno che come per magia prese a muoversi. Lo vide inizialmente sbattere le palpebre, poi sollevare e abbassare il mento e infine si voltò direttamente verso di loro increspando appena le guance in un lieve sorriso. Come vedi questo incantesimo può rendere ancora più emozionante qualsiasi disegno. E' quel tocco che va a completare l'intera opera. Ammise, ripensando a tutti i disegni che giacevano sul suo taccuino. Lui non era di certo un abile disegnatore ma con quel trucchetto, era capace di ottenere davvero degli ottimi risultati. L'atmosfera che si era venuta a creare, venne bruscamente interrotta da due fantasmi che fecero il loro ingresso accusandoli di essere colpevoli di atti osceni in luogo pubblico. Chiaramente, Kai, rispose nella maniera più elegante e pacata che conosceva. A quel punto si resero conto che era meglio levare le tende e tornare nei propri dormitori. Così, dopo essersi assicurati che non ci fosse nessuno nei paraggi, uscirono dalla torre diretti ognuno verso la propria sala comune. O almeno quello era il programma. Si trova nei sotterranei e ha un ingresso nascosto, solo i serpeverde lo sanno. Chiaramente. Le spiegò rapidamente. Vuoi accompagnarmi per assicurarmi che torno vivo e vegeto nel mio dormitorio? La prese in giro mentre si cacciava le mani in tasca e guardava davanti a lui, pronto a captare qualche movimento strano che lo avrebbe messo in allarme. Chiaramente a lui non fregava niente dell'essere beccato fuori dal dormitorio, oltre il coprifuoco ma Astrid era dello stesso parere? Lui continuò a camminare ma quando si rese conto che la tassorosso non lo stava più seguendo, si fermò di colpo iniziando a guardarsi intorno. Solo quando vide la biondina ferma davanti ad un quadro con della frutta, la raggiunse. Non ti credevo una tipa a cui piace rubare dalle cucine. La prese in giro, seguendola all'interno delle cucine. Entrando, la stanza in cui si ritrovò, vide che era grande come e più della Sala Grande che si trovava direttamente al di sopra. Al centro c'erano quattro lunghe tavolate parallele e una perpendicolare a queste, chiaramente non potevano che essere le tavolate delle quattro case e quella dei professori. Ai lati della cucina c'erano montagne di pentole e padelle accumulate, lunghissimi piani di lavoro e tante stufe, oltre ad un enorme camino di mattoni, posto all’estremità opposta della porta d’ingresso alle cucine. Allora cosa desidera signorina? Le domandò, atteggiandosi come se fosse uno di quei damerini che spesso si ritrovava ad aver a che fare durante le cene prestigiose che il signor Parker organizzava.
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    La vita di Kai in quel periodo, stava prendendo una strana piega: era come se tutto ciò che era riuscito a tenere sotto controllo, ad evitare che finisse sotto gli occhi di tutti stava per ribellarsi contro di lui. Il signor Parker gli aveva scritto per comunicargli che quell'estate sarebbe stata cruciale per lui, che aveva in mente un piano e che lui doveva obbedirgli o lo avrebbe spedito ad Azkaban rivelando a tutti ciò che aveva fatto ai suoi genitori. Kai sapeva benissimo di aver bisogno della protezione dell'uomo perché ciò che aveva causato ai suoi genitori, non poteva passare inosservata a lungo agli occhi del ministero ed era convinto che solo il signor Parker poteva proteggerlo da tutto. Sapeva che prima o poi la verità sarebbe venuta a galla, sancendo la fine per lui. Aveva un bellissimo biglietto di sola andata per Azkaban che aspettava solo il momento di essere usato e non doveva fare passi falsi o il signor Parker avrebbe smesso di offrirgli il suo rifugio. Ma questa non era la sola preoccupazione del giovane Parker, infatti, l'altra cosa che gli stava sfuggendo di mano era sua sorella, Joecelyn. Da dopo le feste di Natale, aveva ripreso a scrivergli in maniera incessante e a dirgli che dovevano parlare. Kai erano anni che aveva chiuso i rapporti con la sua famiglia, troppo preso dai sensi di colpa per poter accettare di parlare con loro. Una sola volta aveva avuto il coraggio di andargli a trovare al San Mungo ma vedere i loro occhi vuoti e i loro corpi inermi, lo avevano turbato molto al tal punto da portarlo ad autoinfliggersi dolore. Ciò che lo turbava e lo rendeva inqueito, era l'impossibilità di riuscire a trovare una risposta al perché si fosse spinto a compiere un gesto così estremo, quando tutti i ricordi che aveva con la sua famiglia erano più che positivi. Cosa mai era potuto accadere per spingerlo a torturare i suoi genitori in quel modo così barbaro? Proprio non riusciva a trovare una risposta che seguisse una via logica e razionale. Quella mattina, durante la colazione, il suo gufo gli aveva portato l'ennesima lettera da parte di sua sorella che chiedeva di rivederlo e di avere un confronto. Perché era così ostinata a volerlo rivedere? Non aveva paura che quello che aveva fatto nei confronti dei suoi genitori poteva farlo anche a lei? Lui ormai non aveva più nulla da spartirsi con gli Evans, era un Parker ormai e sua sorella avrebbe fatto meglio a farsene una ragione. Fatti i cazzi tuoi. Aveva detto in maniera minacciosa a Barnes, riprendendosi quel pezzo di carta straccia che conteneva questo messaggio: "Kai non puoi fuggire da me in eterno, sai benissimo anche tu che dobbiamo parlare di quello che è successo ai nostri genitori. Perché mi eviti? Perché non vuoi vedermi? Ho scoperto che hai tentato di buttarti giù dal ponte, l'ho letto sul giornale. Perché Malachai? Perché? Sono pur sempre tua sorella, non credi che merito una risposta? Ti prego. Ho bisogno di sapere che stai bene. Firmato: J.E." Continuava a inviargli queste lettere in cui sembrava struggersi per un fratello che non aveva la benché minima intenzione di affrontarla, di avere un confronto, un faccia a faccia con chi sapeva di aver deluso. Alla fine di tutto, era questa la cosa che più lo faceva stare male: sapere di aver deluso sua sorella che aveva sempre avuto un occhio di ammirazione per Kai e il ragazzino che era. Non poteva essere altrimenti ma mattinata iniziò nel peggiore dei modi e gli sembrava che la luce del giorno non fosse ancora giunta ad illuminare i meandri del castello. Quella lettera gli aveva mandato completamente in tilt il cervello, a tal punto da non riuscire a pensare a nient'altro se non a Joecelyn, si sentiva incredibilmente teso e paranoico. Non sapeva cosa lo avesse ridotto per primo in quello stato, se l'avere il fiato del signor Parker sul collo o se le parole utilizzate dalla sorella nei suoi confronti. Era tornato a provare quella sensazione familiare, quella maledetta voce nella parte posteriore della sua testa era ritornata a riecheggiare, a farsi sentire e sembrava essere diventata più forte di prima. Questa volta sembrava avere anche una faccia propria, un viso che si svegliava ogni volta che chiudeva gli occhi, un volto che osservava tutte le volte che lui mentiva a se stesso e agli altri. Quel volto rideva ogni volta che Kai precipitava nel suo baratro, nel limbo nel quale si era rinchiuso per non dover sopportare tutto quel dolore che si portava dietro da quando era uno stupido ragazzino. Si era ritrovato a non saper distinguere di nuovo quando era il momento di affondare e quando quello di continuare a nuotare perché quella stupida vocina che aveva dentro non gli permetteva di distinguere il nero dal bianco, la luce dalle tenebre. Per tutto il giorno, aveva continuato a controllarsi le spalle per paura di vedere le sue ombre correre verso di lui pronte ad afferrarlo per le caviglie e a trascinarlo con loro nell'abisso più oscuro. Era come paralizzato, come se non potesse fermare ciò che sentiva dentro di lui. O forse semplicemente non voleva fermare quello che stava provando perché sperava che lo portassero ad una conclusione, ad una rottura definitiva con il suo passato, in modo tale da permettergli di vivere una vita serena. Dopo le lezioni mattutine, Kai decise di rifugiarsi sul ponte sospeso. Non aveva né la testa, né la mentalità giusta per affrontare un'intera giornata di studio. Aveva bisogno di tempo per riflettere e per mettere ordine ai suoi pensieri. Arrivato al ponte sospeso, con lo sguardo perso nel vuoto, Kai cercava di dare un senso a tutto ciò che gli stava capitando in quel preciso istante della sua vita ma non trovando nessuna via d'uscita a quelle che erano le sue domande più insidiose e difficili da guardare per ciò che erano realmente; si accasciò contro la parete. Si lasciò cadere sul pavimento e con entrambe le mani messe ai lati delle tempie, crollò in un pianto disperato. A guardarlo da fuori, sembrava di rivedere lo stesso bambino che nei giorni successivi all'incidente dei suoi genitori, si nascondeva sotto le coperte e piangeva fino a quando non si addormentava esausto. Si sentiva in colpa per aver rovinato una famiglia, per dipendere dal volere di un uomo oscuro che l'obbligava a compiere azioni spregevoli contro la sua stessa volontà, si sentiva in colpa per aver deluso sua sorella che riponeva tutta la sua ammirazione e rispetto in lui; vedendolo e dipingendolo come il fratello perfetto. Aveva distrutto tutto ciò che c'era di bello intorno a lui ma senza capirne il reale motivo. Pensava che se soltanto avesse potuto avere la possibilità di tornare indietro, lo farebbe per cambiare le sorti di quell'interminabile partita a scacchi che lo dipingeva già in partenza come un perdente. Quando Kai alzò la testa, notò il sole tramontare. Quanto tempo ho passato seduto per terra? Aveva perso completamente la cognizione del tempo e non si era reso conto di essere stato lontano per troppo tempo, così decise di rimettersi in piedi pronto ad incamminarsi verso l'interno del castello, mettendo fine a quel giorno di agonia che aveva passato. Quando voltò la sua testa, si rese conto di una nuova presenza. Era immobile, fissa al suo posto e non sembrava avere nessuna intenzione di schiodarsi di lì. Che ci fa lei qui? Kai a stento non riusciva a credere che fosse lei, dal momento in cui le loro strade si erano divise per sempre eppure Halley era lì e lo fissava con un'espressione che il serpeverde non riuscì a decifrare. Non so cosa ti porta qui ma, in ogni caso, sto andando via. Disse in modo secco morendo dalla voglia di sparire dalla sua vista, sapendo che lo aveva visto accasciato per terra in quello stato pietoso. Poi, a quel punto, la grifondoro alzò un biglietto e il volto di Kai diventò immediatamente pallido. Non era un semplice biglietto, era quel biglietto. Halley teneva stretta tra le sue mani la lettera che sua sorella gli aveva scritto e che gli era stata recapitata proprio quella mattina. L'aveva persa? Come aveva fatto a perderla? E lei come era riuscita a trovarla? Ridammela. E cercò di mostrarsi duro, forte, impassibile ma la luce del sole lo stava tradendo e la mora poteva vederlo per quello che realmente era: un ragazzo solo, triste, con il volto spento e rigato dalle lacrime, un ragazzo che ormai non riusciva più a trovare la luce dentro di lui.


    Edited by dickhead - 8/5/2023, 19:12
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    Di primo acchito, i due ragazzi non sembravano provare simpatia uno nei confronti dell'altro e ciò lo si poteva notare dalle risposte stizzite che il corvonero stava lanciando a Kai. Dai, non devi prendertela per ciò che ti ho detto. Con un espressione di sfida, commentò la risposta che il ragzzzo gli aveva dato circa il suo parere sui corvonero. Kai era un ragazzo pieno di pregiudizi su qualsiasi cosa fosse venuta in contatto con lui e Valentine, così si chiamava il suo interlocutore, non era da meno. Durante la lezione di divinazione, gli aveva dato l'impressione di essere uno di quei fighettini con la spocchia sotto al naso che non pensano ad altro se non a dimostrare quanto sono bravi e talentuosi. Beh, i corvonero erano conosciuti per menarsela su qualsiasi cosa ed era sicuro che anche lui fosse uno di quei corvonero. Per questo si sorprese di vederlo in una bettola fatiscente come la testa di porco. Avrei pensato di incontrare chiunque tranne uno come te e non parlo della tua appartenenza alla casata dei fighettini per eccellenza. Fu l'alcol a fargli pronunciare quelle parole. Ricordate cosa aveva detto ad inizio anno? Si era promesso di non crearsi inimicizie ma bensì di puntare più sulla gentilezza e meno sulla scontrosità. Beh, possiamo dire che questo buon proposito era andato a puttane. Letteralmente. Cercò di rimettersi sulla carreggiata giusta e di riservagli un apprezzamento sulla sua musica e su come sapeva far funzionare quell'aggeggio che lui non osava nemmeno sfiorare. Lo vide compiacersi di quel complimento e lui non potette fare a meno di sorridergli di rimando perché sapeva che quelle erano le corde giuste da toccare per far sentire un corvonero in prima linea. Valentine era un perfetto corvonero: una primadonna che provava piacere nel ricevere complimenti. A quel punto, la sua farsa poteva concludersi lì. Ci si becca in giro. O forse no, pensò. Lui aveva altri piani per quella sera, ovvero, affittare una camera e lasciarsi andare con la ragazza che aveva adocchiato poco fa. A quel punto ritornò da lei e le offrì da bere, continuando la conversazione che avevano lasciato a metà poco prima quando lui si era allontanato per andare a salutare Valentine. Mostrarsi indifferente era ciò che a ragazze come lei, faceva impazzire. Kai sapeva perfettamente come comportarsi per ottenere la sua completa attenzione e guadagnarsi così l'interesse della ragazza. A giudicare da come rideva alle sue battute o dai movimenti che faceva, tipo accavallare le gambe e sporgersi verso di lui, poteva dire di aver fatto centro. Ancora pochi minuti e poi la ragazza sarebbe caduta nella sua trappola. Si allontanò un'altra volta, fingendo di dover andare al bagno e promettendole che una volta tornato, avrebbero cambiato ambientazione. La ragazza sembrava più che entusiasta e questo non fece che aumentare l'ego già spropositato di Kai che in poco tempo, ritornò dalla sua interlocutrice e presto avventura di una notte. Ritornando al bancone, Kai si affrettò a pagare il conto per entrambi e la sua momentanea distrazione portò un altro ragazzo ad avvicinarsi alla biondina. Voltò il viso e vide Valentine tediare la ragazza con le sue moine da cantautore fallito. Cacciò le mani in tasca e si avvicinò al ragazzo che noncurante della sua presenza, continuava a comportarsi come un perfetto imbecille. Hai per caso perso il senso dell'orientamento? Il palco è alla fine del locale. Gli sorrise, mostrandosi calmo e fin troppo educato. La verità è che fremeva dalla voglia di tirargli un pugno sul naso con l'intenzione di romperglielo per vederlo fuggire via da perfetto codardo quale era convinto che fosse. Ti sto facendo un favore, fermandoti dal metterti in ridicolo davanti agli occhi di questa ragazza che, per la cronaca, è già occupata con il sottoscritto. A quel punto, lo afferrò per la camicia e lo allontanò di prepotenza. Forse nel tuo paese tutto ciò attrarrebbe una ragazza, qui è diverso. Perciò torna a strimpellare la tua chitarra da un'altra parte. Gli diede una pacca sulla spalla e lo spinse leggermente indietro, facendogli intendere che non era la sua serata quella e che se avrebbe continuato a comportarsi in quel modo, avrebbe subito tutta la violenza di cui era capace Kai.
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