Posts written by Andréas

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    4afe758716586dd88f2ecd3a58f3860d62ab8f54
    corvo
    18 Anni
    III Anno

    Status: Imbarazzato

    Ascoltai la spiegazione che mi venne data dalla caposcuola e non potei far altro che crederci, non essendo minimamente al corrente delle dinamiche interne alle famiglie purosangue. Così, per quanto la mia opinione non fosse propriamente allineata a quella dei maghi altolocati, dovetti arrendermi all’idea che, in certi ambienti, la facciata contasse più del buonsenso. L’osservai dirigersi verso gli spogliatoi con espressione velatamente triste e senza proferir verbo, dispiaciuto (ovviamente) della situazione nella quale si trovò la Metis in quel periodo, sperando quantomeno che il male potesse passarle il prima possibile. Non appena si riaffiancò a me, mi rincuorò aiutandomi a sistemare il mio catalizzatore nella posizione più consona per una perfetta esecuzione dell’incanto che mi avrebbe insegnato ma, vuoi perché fu il primo tentativo, vuoi perché l’allenamento mi spossò più del previsto, il risultato ottenuto non fu esattamente quello voluto: un piccolo flusso d’acqua, del tutto simile a quello uscito da un rubinetto aperto per metà, sgorgò dalla punta della bacchetta, cadendo verso il terreno a metà tra la bionda ed il sottoscritto. Un filo di depressione tinse lo sguardo che la corva poté notare, guardandomi in volto; sempre se la sua attenzione non finì per essere completamente assorbita da quell’imbarazzante piscio d’acqua misto a bolle di sapone, nulla a che spartire con quello eseguito da lei.
    Che amarezza.
    Sentenziai, dando adito ad un severo commento autocritico che ben si prestava – in quel momento – come valutazione della mia esecuzione. Sospirai, facendo poi migrare lo sguardo verso la ragazza più grande, la quale mi spiegò in cosa avevo errato. Iniziai così ad effettuare più di una volta il movimento corretto, venendo poi aiutato dalla stessa ragazza che arrivò – senza probabilmente pensare alle conseguenze – a posare la sua mano sulla mia. Il mio corpo, tutto ad un tratto s’irrigidì, mentre la sensazione tipica della cosiddetta “pelle d’oca” si propagò fin dentro il mio animo. Divenni rosso in viso, visibilmente imbarazzato per il contatto che ci fu tra noi. Non solo era una bella ragazza, intelligente e sportiva, ma era per giunta più grande e…la cosa mi mise a dir poco in soggezione. Una reazione che mai mi sarei immaginato di provare, ma che (tuttavia) emerse in seguito a quell’inaspettato input ricevuto.
    No-Non mi scoraggerò, ca-caposcuola!
    Pervaso da quella rinnovata scarica di adrenalina, andai a replicare la movenza col mio ca-catalizzatore e, senza pensarci troppo, esclamai ad alta voce il nome dell’incanto.
    Lavatus!
    Il getto che spruzzò fuori dall’oggetto che stavo stringendo nel palmo della mano, iniziò a far ondeggiare il mio polso prima a destra e poi a sinistra, evidenziando una lacuna in termini di controllo del flusso. Inutile dire che anche la ragazza si bagnò dalla testa ai piedi, suscitando nel sottoscritto un certo imbarazzo.
    Skylee, aiuto! Non riesco…non riesco più a fermarlo!
    Dichiarai con tono quasi ironico, come divertito da quello che stava accadendo, malgrado stesse ad evidenziare quanto non fossi abituato a questo nuovo genere di “esperienze”. Non appena la ragazza mi aiuto con un incantesimo di interruzione, le chiesi di darmi un attimo per calmarmi, allontanandomi da lei per poi ripetere l'incantesimo con la dovuta calma e concentrazione richiesta.
    Lavatus!
    Stavolta, l'incanto riuscì.


    Parlato Pensato
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    Credits: Eltanin17

    Conclusa
    Corva bagnata, corva fortunata:: 7
    • 1d10
      7
    • Inviato il
      15/12/2022, 11:47
      Andréas


    Edited by STAFF. - 19/12/2022, 23:00
  2. .
    chris-evans-captain-america
    Malgrado avessimo fatto già diverse lezioni con la professoressa Huxley, quella fu la prima volta che ci svelò il suo segreto. Restai con espressione sbigottita per diversi secondi, fino a che non venni poi raggiunto dalla Rosier, la quale mi chiese (circa) se si fosse potuta sedere accanto a me.
    Ciao Macky! Certo, siediti pure.
    Le sorrisi, confermandole che mi avrebbe fatto piacere seguire l'intera lezione in sua compagnia o, se non altro, fino a quando ce lo avrebbe permesso l'insegnante.
    In che animale dici?
    Rimasi per qualche secondo a riflettere, mentre Harry finì – in quell'istante – di rispondere alla docente, la quale se ne stette in silenzio per alcuni secondi, permettendomi così di rispondere alla ragazza accanto a me con tono quieto.
    Credo un colibrì: sono rapidi, precisi, con straordinarie capacità di volo e somigliano tantissimo ai golden snidget...dai quali s'ispira il boccino del quidditch.
    L'entusiasmo col quale risposi a quella domanda, fu palese allo sguardo attento della corva seduta al mio fianco, la quale non avrebbe faticato poi così tanto nel riscontrare gli aspetti in comune tra il sottoscritto e quella creatura.
    Tu invece?
    Le ribaltai la domanda, curioso di scoprire in quale animale si sarebbe sentita più vicina e per quale motivo, malgrado avessi già una mia idea a riguardo (il cigno) ma, non volendo influenzare la sua risposta, me ne restai semplicemente in silenzio. La nostra attenzione, venne poi calamitata dal successivo aneddoto dell'insegnante, con il quale ci mise in guardia sugli incantesimi volti alla trasformazione degli esseri umani in animali. La osservai con aria preoccupata, iniziando ad accantonare l'idea di trasformarmi in un bellissimo trochilide, in seguito ad un lungo quanto meticoloso studio dell'animagia. Sarebbe stato sicuramente molto figo, ma anche molto pericoloso ed io non volevo certo finire magicamente intrecciato con una specie animale, per quanto carina. Ad ogni modo, dopo aver commissionato un incanto da eseguire agli studenti del primo nonché del secondo anno, venne infine il nostro turno. Ci aveva chiesto di spostarci nelle prime file ma, per mia fortuna, mi ero già precedentemente posizionato nei primi posti, da bravo corvo. Dovetti dunque attendere gli altri studenti e, non appena fummo in pole position, l'insegnante iniziò a illustrarci i vari compiti. A quelli del mio anno toccò, giustamente, l'esercizio più impegnativo: trasformare una delle sfere di cristallo di Divinazione in un animale. Prima di rivelarci quale, la professoressa ci fornì tutti i dettagli necessari per eseguire in modo impeccabile la trasfigurazione. Inutile dire che avevo già il quaderno degli appunti aperto e la penna (con la punta imbevuta di inchiostro) nella mano dominante, pronto a scrivere tutto nero su bianco. Il mio polso si fermò solo quando l'oggetto inanimato iniziò a creparsi, dando origine a piccole alette, zampette palmate ed una testolina avente un beccuccio fino. Ma la parte del corpo che più attirava la mia attenzione, era quel buffo codino che si muoveva animosamente di qua e di là. Trattenni una risata, parecchio divertito da quella bizzarria, iniziando poi a tracciare una bozza dell'animale, accanto al quale andai ad inserire le quote delle sue dimensioni.
    Direi si aggiri sui 30-40cm di altezza.
    Feci poi un elenco di tutti gli organi vitali che avrebbe dovuto avere, malgrado non avessi mai avuto modo di studiare l'anatomia dei pinguini (probabilmente solo gli aspiranti magizoologhi ne avrebbero potuto sapere qualcosa a riguardo), facendo infine un ripasso di tutto. Non appena mi sentii pronto, sostituii la penna con la bacchetta, immagazzinando quanto più ossigeno possibile nei miei polmoni. Tracciai dunque nell'aere il doppio semicerchio impilato e connesso, visualizzando nella mia mente la figura dell'animaletto con al suo interno tutti gli apparati e gli organi che gli avrebbero permesso di vivere felicemente, colorando il piumaggio in modo da somigliare quanto più possibile all'esempio che avevo difronte a me. Un rigolo di madore scivolò giù dalla tempia sinistra, ambasciatore dello sforzo impiegato per far in modo che l'esercizio riuscisse in modo quanto più preciso possibile. Non appena fu tutto delineato, pronunciai il nome dell'incanto con il corretto accento.
    Eudyptulus minor.
    Puntai il catalizzatore in direzione della sfera di cristallo, nella speranza di vederla schiudere a favore di un bellissimo esemplare di pinguino delle fate, chiaramente provvisto di coda ballerina.




    Alexander Reid, III anno, Corvonero.
    Saluta Macky e le risponde in merito al quesito sull'animale in cui si sarebbe trasformato, qualora fosse divenuto un animagus, proponendo alla corva la medesima domanda. Quindi ascolta interessato la spiegazione della docente, prendendo appunti su ciò che avrebbe dovuto fare successivamente, oltre che disegnare una bozza dell'animaletto apparso. Non appena avrà fatto mente locale, effettuerà il suo tentativo!
  3. .
    chris-evans-captain-america
    Anche il mese di Novembre era trascorso, portando con sé molte domande su quello che sarebbe potuto essere il futuro, sia da un punto di vista prettamente scolastico che da un punto di vista relazionale. Stavo difatti approfondendo le mie conoscenze magiche, scoprendo al contempo nuove procedure difensive contro le arti oscure, così come nuove formule per la realizzazione di miscugli alchemici. Nulla di troppo complesso (per ora), quantomeno per le mie capacità! Certo, da qui alla fine dell'anno c'era ancora parecchio tempo per essere smentiti sulla difficoltà delle lezioni ma, almeno per ora, mi sarei permesso di pensare che il mio percorso di studi stava proseguendo piuttosto bene – tralasciando Incantesimi che, come un'ancora, stava abbassando la mia media di voti positivi. Dopo tutto quello che avevo vissuto – seppur in modo fittizio – ad Halloween, tuttavia, tutta la rabbia provata si era come dispersa; evaporata sia dallo sfogo (avvenuto nella mia mente) che dalle settimane trascorse nel frattempo. Un reset spirituale, quindi, il quale mi permise di ritrovare non solo la mia rinomata calma interiore, ma anche la lucidità necessaria per affrontare lo studio (nonché l'analisi) di tutte quelle sfaccettature della magia che venivano insegnate ad Hogwarts. Persino Incantesimi, sebbene continuassi ad esecrare colei che insegnava tale materia. La crescita di tale “tolleranza”, oltre che alla mia quiete indole, era dovuta – tuttavia – per buona parte ai rapporti che ero riuscito ad instaurare con i diversi studenti del mio anno. Tra essi v'erano sicuramente Ivory, la bionda serpeverde dai modi di fare (forse un po' troppo) sopra le righe, e Mackenzie, la mora corvonero dai modi più miti e posati. Avevo – chiaramente – conosciuto anche altri aspiranti maghi, sia più giovani che più grandi del sottoscritto ma, dopo “quella” lezione di Incantesimi, erano loro le persone con le quali avevo avuto modo di relazionarmi maggiormente. Ora, è risaputo che la comprensione delle emozioni non sia propriamente il mio cavallo di battaglia, dunque evitate di pormi domande a riguardo poiché non otterrete alcuna risposta chiara o, quantomeno, precisa. C'era sicuramente simpatia con entrambe, ma era ancora tutto molto acerbo (me compreso) per poter asserire una cosa, piuttosto che un'altra. Mi sarei dunque concesso la possibilità di scoprire cosa ci fosse dietro a tutto con i miei tempi e con la dovuta calma, vivendomi il momento anziché forzarlo.
    Quel giorno mi svegliai senza troppi pensieri per la testa, dando un'occhiata fuori dalla finestra della sala comune, non prima di aver tolto l'alone di umidità dalle vetrate con l'ausilio di un fazzoletto ben pulito. Il cielo era limpido, ma fu piuttosto chiaro quanto potesse far freddo all'esterno delle mura del castello. Bastava allontanarsi dal fuoco di alcuni metri per avvertire quel pizzicore alle mani e ai piedi, tipico della stagione invernale che raggiungeva Hogwarts ben prima dei luoghi inglesi più a meridione. Decisi così di vestirmi con l'outfit più invernale tra quelli appartenenti alla casa dei corvonero, aggiungendovi sia la sciarpa che la mantella che avrebbero sicuramente fermato buona parte del vento gelido del mattino. Così bardato, avrei raggiunto l'aula di Trasfigurazione onde poter seguire con interesse la lezione della professoressa Huxley. Lungo il tragitto, ebbi modo di ammirare le innumerevoli decorazioni che erano state messe forse dagli elfi o forse da uno dei docenti...magari la stessa docente che avrei incontrato quel giorno. Varie onomatopee vennero rilasciate dalle mie labbra, benché la più frequente fosse – senz'ombra di dubbio – il classico “Brrr”. Ad ogni modo, non appena raggiunsi l'aula, entrandovi all'interno, i miei occhi iniziarono a catturare ogni singolo dettaglio (o decorazione) presente in quella stanza, fino a quando il mio sguardo non andò a posarsi inevitabilmente sulla creatura stante sulla cattedra. Mi avvicinai ad essa con fare guardingo, osservandola per qualche secondo a debita distanza, dedicando qualche secondo in più al suo sguardo atipico.
    Occhi cerulei?
    Osservai quindi le curiose indicazioni che il tasso pareva dare con gli studenti, fino a quando (ipotizzando una tesi e rischiando una gaffe) mi avvicinai d'un poco all'animale, abbozzando un sorriso prima di buttarmi nel vuoto.
    Buongiorno...professoressa(?)(??)(???)
    La seconda parola venne a malapena sussurrata, come se non mi volessi sentir ridere dietro dagli altri, qualora avessi scambiato l'insegnante per il predatore dall'aspetto buffo, stante difronte a me. Magari era veramente lei ma, nel caso non lo fosse stato, meglio lasciare l'azzardo tra me ed una creatura che (fino a prova contraria) non avrebbe potuto raccontare l'avvenuto ai quattro venti. Imbarazzato ed avvolto dall'incertezza, mi voltai verso un banco libero e mi sedetti in attesa dell'arrivo della professoressa. Fu quando la creatura balzò giù dal tavolo che i miei occhi si sgranarono e le mie labbra si schiusero, ambasciatrici della sorpresa che (seppur intuita) mi colse impreparato. Inutile dire che, in seguito alla breve premessa della giovane donna, nonché alla chiamata alla lavagna di alcuni degli studenti presenti, la mia mano si levò verso il soffitto, vibrando nell'aere manco avessi urgentemente bisogno di usufruire dei servizi igienici.
    Avrei una domanda.
    L'avrei fatta all'insegnante o, in caso, direttamente al serpeverde interrogato a riguardo.
    È possibile, per un aspirante Animagus, scegliere l'animale in cui mutare?
    La risposta di Sean non tardò ad arrivare, così come la mia sorpresa nel venire a conoscenza del fatto che l'animale non era affatto scelto dal mago, bensì dalla sua indole...per così dire.
    Perfetto, grazie Sean!
    Restai quindi in ascolto del resto delle interrogazioni, curioso di sapere cosa ci avrebbe insegnato la professoressa quel giorno.




    Alexander Reid, III anno, Corvonero.
    Arriva in aula, studia a debita distanza il tasso notando il colore degli occhi. Sospetta che sia la prof, ricordandosi delle iridi di lei, e la saluta accennandole sottovoce "professoressa", cercando di non farsi udire da altri per non subire le risate altrui, qualora non ci avesse preso. Va quindi al posto e pone una domanda a Sean, ringraziandolo poi per la delucidazione :Bacio: :yes:
  4. .

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    corvo
    18 Anni
    III Anno

    Status: Ispirato

    Accolsi con un ampio sorriso l’entusiasmo scaturito da Macky, tanto da caderne vittima ed esserne – successivamente – contagiato. Non fu affatto una sorpresa che, in quanto corvonero, si interessasse lei stessa di mettere in atto le tesi elaborate in precedenza; chiaramente, nel totale rispetto delle persone o degli animali coinvolti. Era una cosa che ci accumunava e, in quanto tale, non potei che rispondere favorevolmente alla sua idea.
    Prima dovremo studiare le creature in questione, magari soffermandoci su quelle che popolano il 1° e il 2° recinto.
    Le diedi man forte, sia perché mi parve un’idea interessante e sia perché la mora mi sembrava la persona giusta, con cui effettuare quel genere di esperimento.
    Potremmo poi utilizzare i dati raccolti per fare una relazione da presentare al professore…chissà, magari ci potrebbe fruttare un Eccezionale!
    Come ti sembra come idea?
    Bastò davvero poco per entrare in complicità con la ragazza, più piccola rispetto a me di un paio d’anni, tanto da non rendermi nemmeno conto della situazione in cui mi trovavo. Beh, ad essere sinceri, non mi rendevo conto di molte cose, ma quella sarebbe stata sicuramente una delle più iconiche.
    Tranquilla Mulan, farò di te un Cercatore!
    Ironizzai, nella speranza che la ragazza avesse visto (da piccola) il film d’animazione Disney con protagonista una giovane ragazza di origine asiatica; solo in quel momento mi ricordai del suo cognome: Rosier, ovvero una delle Sacre 28 Famiglie di maghi purosangue. Imbarazzato, mi schiarii la voce, cercando di dare una risposta meno babbana di quella precedente.
    Volevo dire che sarà un insegnante esemplare! Non perché temo le ripercussioni (sia chiaro), ma perché ho piacere di trasmetterti la mia passione, s’intende.
    Fu una risposta decisamente meno babbana, ma altrettanto veritiera: avevo piacere ad insegnare agli altri, così come avevo piacere nel stare in sua compagnia. Dunque perché rovinare tutto? Non avrebbe avuto il ben che minimo senso. Senza trascurare il sorriso che andò a regalarmi in quel momento, così sincero e dolce da inibire la mia respirazione per un paio di secondi.
    Gli allenamenti vanno piuttosto bene e il morale è alto.
    L’espressione si fece più seria, mentre il mio sguardo migrò verso il cielo quasi a contemplarlo, alla ricerca delle parole più appropriate per approfondire la prima parte della risposta.
    Siamo una squadra coesa, abbiamo progettato tattiche che non lasceranno spazio ai nostri avversari e dalla nostra abbiamo la Caposcuola Metis, la quale è in grado di sganciare dei bolidi impietosi con la sua mazza!
    Avrei potuto parlare anche dei miei riflessi fenomenali, grazie ai quali avrei potuto notare un boccino d'oro a a decine di metri di distanza; ciò nonostante, preferii tacere, evitando così figuracce, qualora le cose mi fossero andate male durante il match. Il discorso virò poi sul suo passato da ballerina e sul fatto che avesse continuato ad esercitarsi anche quando frequentava la scuola di magia, in America. La sua era una vera passione (glielo si leggeva in volto) e fu proprio questo suo genuino entusiasmo che mi arrivò fin dentro, quando si propose di mostrarmi qualche passo.
    O-Ok! Volentieri.
    Divenni paonazzo in volto, al pensiero di vederle compiere tutte quelle pose aggraziate – tipiche della danza classica – solo per me. Non che la mora non fosse aggraziata nella vita quotidiana, solo non mi aspettavo di poter assistere dal vivo ad un connubio tra grazia, eleganza ed armonia. Fu però il futuro soggetto ad imbarazzarmi, al punto da farmi mettere subito mano al violino, prima che fosse troppo tardi.
    Già mi immagino la faccia che farà, quando io suonerò e tu gli ballerai attorno!!
    Trattenni a stento una risata, lasciando poi che l'arco si posasse sullo strumento e che la mia espressione mutasse in una decisamente più seria e concentrata, pronto ad eseguire la melodia richiesta. Il mio sguardo si posò solo per un attimo su Macky, la quale – nel mentre – s'era seduta accanto a me, sulla panchina; distolsi gli occhi da lei solo quando i suoi andarono ad osservarli, abbassando quindi le palpebre. Lo stesso fece la ragazza, a mia insaputa, sognando i ricordi di un tempo ormai andato. In quel momento, fu come se le nostre menti si fossero allineate, malgrado ciascuno vide una differente ballerina esibirsi su di un palco: la Rosier, rivisse un ricordo assieme alla nonna...a ballerina che (con ogni probabilità) la portò ad iniziare danza classica; io, invece, vidi un palco molto simile ma con la ragazza seduta al mio fianco come protagonista dell'assolo. Quando riaprii gli occhi, in seguito alla conclusione della melodia, andai subito a ricercare la figura della ragazza. Ritrovarla mi avrebbe allietato l'animo, se solo non l'avessi ritrovata in lacrime. Liberai la mano che tratteneva l'archetto, portandolo tra le dita dell'altra così da estrarre da una tasca interna della giacca un fazzoletto – rigorosamente pulito, ovviamente.
    Sicura che sia stato bravissimo? Non sembra esattamente così.
    Ironizzai, offrendole il fazzoletto di seta ancora piegato su sé stesso, sperando potesse esserle utile per riprendersi dall'emozione ch'ero riuscito a suscitarle attraverso la musica.
    Poco meno di quattro anni, dopo che mia nonna è venuta a mancare – in pratica.
    Spiegai alla ragazza, sincerandomi con lo sguardo che fosse tutto ok, sorridendole poi per il commento finale che mi rivolse.
    Spero sia un bene o mi sarei giocato due corvonero con un solo violino!!
    Nella speranza di essere riuscito a sdrammatizzare, con quel palese richiamo ai due piccioni ed alla fava, le avanzai poi un ultimo quesito.
    Hai detto che ti ho ricordato un teatro? Ti va di parlarmene o è personale? In tal caso, perdona l'invadenza.
    Conclusi, mettendomi a sedere accanto a lei, curioso di conoscere l'aneddoto, qualora avesse deciso di condividerlo.


    Parlato Pensato
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    Credits: Eltanin17
  5. .

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    corvo
    18 Anni
    III Anno

    Status: Agitato

    Malgrado le mie intenzioni fossero genuinamente propositive, tanto da essere rivolte alla ragazza al solo scopo di farle comprendere che dovevamo iniziare a farci carico dei più piccoli, forse il mio atteggiamento fu troppo pungente: quella che doveva essere semplicemente una puntualizzazione su come comportarsi, venne (probabilmente) vista come una critica. In realtà, malgrado non fosse voluto, la sua essenza sapeva decisamente più di rimprovero che di consiglio e, non appena mi accorsi dell’eccessiva serietà (ovvero quando Ivory iniziò a ridersela), mi rivolsi a lei con tono dispiaciuto.
    Scusami, non volevo essere così maniacalmente legato alle regole.
    Spiegai in prima battuta, nella speranza che la serpeverde non facesse troppo caso al mio atteggiamento da robottino privo di empatia ed ironia ma, proprio come appurato durante la lezione di Incantesimi, la mia capacità di pormi nello stato d'animo o nella situazione di un'altra persona era ancora piuttosto scarsa.
    Mi importa il giusto, a seconda delle circostanze e delle persone con cui ho a che fare, ma poc’anzi parlavo della tua: di quella mi importa, tanto da essermi assunto la responsabilità per il tuo coinvolgimento, con la Vane.
    Provai a spiegarmi, cercando di farle capire che mi importava di lei a parole mie, ovvero senza essere troppo esplicito nonché senza una vera e propria incisività oratoria. Questo, fu chiaramente il sintomo del fatto che io stesso ignoravo certe dinamiche; il rapporto che ci legava, infondo, era ancora agli albori – oltre che indefinito – dunque era necessario un vento piuttosto violento per accendere le braci che davano tepore al mio animo. Non del tutto certo che la bionda avesse compreso le mie intenzioni, risposi con un accondiscendente cenno del capo alla sua richiesta di sedermi accanto a lei, per quanto questo mi mettesse alquanto in imbarazzo. Beh, meglio così, non vi pare? Ciò stava a significare che qualcosa lo stavo provando, sebbene non fosse – con ogni probabilità – quello che avrebbe voluto Ivory.
    Vuoi conoscermi?
    Inutile ripetervi il discorso sull’empatia, ma in quel momento fui vittima anche della mia inesperienza in merio a certi rapporti interpersonali, mai vissuti in vita mia. Rimasi così ad ascoltarla in religioso silenzio fino all’ultima parola che disse, ragionando poi alcuni secondi prima di risponderle.
    Incantesimi era una delle mie materie preferite, dunque volevo essere il primo della classe.
    Iniziai col dire, mettendo fin da subito i puntini sulle “i”, approfondendo poi la risposta nei secondi a venire.
    Ma, a quanto pare, la nuova professoressa ha la sua preferita: una ripetente senza alcuna voglia d'impegnarsi!
    Chiusi ambo le mani a pugno, concentrando in esse tutto il risentimento che stavo ancora provando per la Vane, nonché per gli argomenti che aveva proposto quel giorno.
    Volevo dimostrare di valere più di una svogliata grifondoro, per questo ho azzardato l’Imaginem Maxima – oltre che al fatto che non credevo richiedesse così tanta concentrazione: pensavo fosse del IV anno ma, evidentemente, così non è.
    L’orgoglio, ecco cosa mi aveva portato a compiere quell’azzardo; e, difatti, fu proprio quello ad uscirne ferito in seguito a quella desolante lezione che avrei voluto unicamente dimenticare, così come il voto datomi dalla professoressa.
    Quello “Scarso più”, poi…non ti pare una presa per il culo?!
    Dichiarai, senza troppi peli sulla lingua, alla ragazza accanto a me che aveva – involontariamente – aperto il vaso di pandora, con quella domanda.
    Piuttosto dammi “Scarso” e basta, no?! Devi essere davvero stronza a mettermi quel più! Col cazzo che mi risiedo in prima fila e con lo stesso cazzo che l’aiuterò da qui in avanti.
    Sbattei un pugno contro il tavolo, proiettando nel vuoto il mio sguardo furente. Mi sarei sbollentito solo dopo una dozzina di secondi…e nemmeno troppo.


    Parlato Pensato
    scheda | mailbox | memo

    Credits: Eltanin17
  6. .

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    corvo
    18 Anni
    III Anno

    Status: Pronto

    Riuscii, col giusto tempismo, a smorzare la caduta della studentessa più grande nonché ad acciuffarla per il polso, così da non farla precipitare contro la superficie acquatica che (considerata la parabola di caduta) sarebbe stata al pari del cemento, come forza d’impatto. La vidi poi prendere il controllo della situazione, usando il biancospino per riprendere la sua scopa; la liberai dalla presa non appena la vidi al sicuro sul manico umido, restando poi a riflettere lungo il tragitto che ci riportò verso il campo. Avevo già visto studenti di anni superiori all’opera, ma mai da così vicino e mai con una simile grazia. Credevo di essere piuttosto bravo nell’uso di un incanto quale l’Accio ma, vedendo la caposcuola all’opera, compresi istantaneamente quanto divario ci fosse tra uno studente del quinto ed uno del terzo anno.
    Non a caso, è al quinto anno che si consegue il Giudizio Unico per Fattucchieri Ordinari...immagino che, in quanto caposcuola, non avrà difficoltà a superarlo.
    Per un attimo, nella mia mente si ricreò il momento in cui la mano della bionda tracciò la fattura, come se la fluidità e la sicurezza mi avesse incantato. Beh, probabilmente, quando hai a che fare con incantesimi che richiedono maggiore concentrazione, incanti come quelli dovevano risultare davvero banali. Sorrisi, divertito e (possiamo dirlo?) compiaciuto da una simile perfezione nell’esecuzione, tanto da arrivare a vederla – nemmeno troppo inconsciamente – come un punto di riferimento da inseguire; proprio come in quel momento, sulle nostre scope. Il mio sguardo si fece poi stranito quando – giunti a destinazione – Skylee confessò di non essere effettivamente al pieno delle sue forze, a causa di un infortunio risalente ad alcune settimane prima dell’inizio della scuola. L’avrei voluta rimproverare, per aver fatto finta di nulla quando (inizialmente) le dissi di non trascurarsi fisicamente, ma…dubito che avrebbe cambiato qualcosa. Forse, si sarebbe addirittura risentita nei miei riguardi per averla sottovalutata, quindi (col senno di poi) meglio così. Negai col capo, quasi a volerle dire che non v’era nulla per cui chiedere perdono, tenendo presente che il rischio – in fin dei conti – lo aveva preso lei.
    Hai provato a sentire dal nuovo medimago? Dicono ci sappia fare…magari ha un rimedio specifico per il tipo di ferita che hai riportato.
    Magari non durante le notti di luna piena, giusto per non finire dalla padella alla brace! Ovviamente né io né lei potevamo saperlo ma, tralasciando le ore notturne meno indicate, perché non andare a sentire? Infondo, se non la ferita, magari ne avrebbero giovato gli occhi…o così avevo sentito dire dalle studentesse un po’ più frivole.
    Un largo sorriso sorse poi dalle mie labbra, quando la Metis si ricordò della sua parte dell’accordo, ovvero la promessa di insegnarmi l’incanto con il quale mi aveva precedentemente ripulito da sudore e sporcizia.
    Ok, ti aspetto…uhm…laggiù!
    Le indicai un punto del campo ove (in apparenza) non s’erano formate zone fangose, cosicché – una volta sceso dalla scopa – i miei stivali trovassero un terreno quanto più asciutto possibile. Le lasciai quindi il tempo richiesto, volando nel frattempo fino a raggiungere la zona asciutta onde poi tornare con i piedi a terra. Non dovetti attenderla per molto tempo, ciò nonostante impiegai quel (seppur) breve intervallo di tempo per rilassare mente e corpo dalle esercitazioni di volo compiute quel giorno.
    Vediamo, intanto di che anno sarebbe?
    Chiesi con una certa curiosità, nella speranza che non si trattasse di un incantesimo del quinto, malgrado fossi certo che Skylee non mi avrebbe mai posto difronte ad una fattura che non sarei stato in grado di far mia. Qualora mi avesse messo al corrente del fatto che apparteneva agli incanti insegnati nel corso del quarto anno, avrei sì tirato un sospiro di sollievo, ma nemmeno troppo: ero pur sempre all'inizio del terzo anno, dunque non era poi così detto che me la sarei cavata.
    Lo sai che non sei molto credibile, vero?
    Un mezzo sorriso, palesò l'ironia insita in quella domanda retorica, appoggiato da una mano che andò a portarsi su di un fianco. Poi però, non appena il momento di sarcasmo si disperse (lasciando posto alle istruzioni dettate dalla corva), l'espressione sul mio volto divenne concentrata. La mia mente, si acuì alla stregua del pennino di una penna stilografica, iniziando a scrivere nella memoria non solo ogni parola della spiegazione datami dalla ragazza, ma anche le movenze tracciate nel vuoto dalla punta della sua bacchetta. Sarebbe stato tutto assorbito, senza che nulla potesse essere trascinato via dal vento o dai tuoni che iniziarono – imperituri – a udirsi dalle cupe nubi in avvicinamento. Fu così che, non appena la studentessa mi incitò a provare, lo feci senza lasciar nulla al caso: mossi la punta del catalizzatore a formare una “S” dall'alto verso il basso, facendo proseguire la curva sempre più internamente. Non appena mi sentii pronto, inspirai ossigeno nei polmoni così da poter il nome dell'incanto.
    Lavatus!
    Ritrassi per un attimo la bacchetta, come a caricare il colpo, quindi la portai in direzione della ragazza accanto a me, nello specifico verso il suo bel faccino.


    Parlato Pensato
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    Doccia su Skyle: 6
    • 1d10
      6
    • Inviato il
      22/11/2022, 22:25
      Andréas
  7. .

    4afe758716586dd88f2ecd3a58f3860d62ab8f54
    corvo
    18 Anni
    III Anno

    Status: Calmo

    Per un solo istante il mio sguardo si posò sulla rivista stante tra le sue mani, migrando poi verso la coppia di preziosi zaffiri incastonati nel suo sguardo, in attesa di una valida spiegazione. Inclinai il capo verso destra, delineando una postura d’attesa di saperne di più mista ad un’espressione fattasi incredula, per le parole da lei usate. Stava minimizzando il fatto che avesse dato un’informazione errata agli studenti più giovani, sperando (forse) che non avessi ascoltato proprio tutto, di quello che le sentii proferire poco prima. La successiva risata – carica di imbarazzo – fu seguita poi da una spiegazione in “stile serpeverde”, dalla quale evinsi il suo desiderio di appropriarsi di un tavolo, a spese dei poveri malcapitati primini. Sospirai sonoramente, specie quando la biondina continuò a minimizzare quello ch’era appena avvenuto. Le regole erano importanti, così come era importante dare corrette direttive ai nuovi cadetti.
    Non dimenticare che siamo dei punti di riferimento per loro.
    Spiegai alla ragazza, restando immobile sul posto manco avessi il cemento al posto del sangue.
    Tralasciando il fatto che, non appena verranno a sapere che hai mentito loro, l’opinione che avranno di te sarà inevitabilmente compromessa.
    Analitico all’inverosimile, le spiegai come ci saremmo dovuti comportare (da protocollo), sospirando nuovamente – stavolta come per mettere un punto al discorso. Ero fin troppo scocciato da com’era andata ad Incantesimi, per mettermi a discutere anche con Ivory, verso la quale avevo un debito per averla portata fuori strada con quel mio azzardo a lezione. Realizzando di essere come quel famoso bue che dava del cornuto all’asino, rilassai le mie palpebre fino ad oscurare del tutto i miei occhi.
    Chiuderò entrambi gli occhi, per stavolta.
    Manco fossi un prefetto. Li tenni chiusi per diversi secondi, cercando di trovare la serenità che la Vane mi aveva tolto quel giorno, così da poter apparire quanto più amichevole possibile nei confronti della ragazza che – in fin dei conti – aveva fatto tutto allo scopo di stare in mia compagnia. Li riaprii solo quando sentii il suo commento ultimo, in merito al suo entusiasmo nel poter passare del tempo in mia compagnia. Nessuna mi aveva mai parlato in modo simile, tant’è che a quelle parole rimasi alquanto interdetto, lasciando che il mio sguardo s’intrecciasse al suo per alcuni (forse troppi) secondi. Il suo sorriso, unitamente al suo entusiasmo, furono poi il binomio che riuscì a far definitivamente breccia nel mio frigido modo di fare da corvide.
    Spero tu non ci rimanga male, ma quest’oggi non ho voglia di ripassare Incantesimi…a dire il vero, non ho voglia di aprirlo per parecchio tempo quel tomo. Piuttosto, visto che siamo in biblioteca, potremmo metterci avanti con qualche altra materia, che dici? Ne hai una che vorresti approfondire, più di altre?
    Il tono della mia voce s’era fatto più tranquillo, mentre il mio corpo s’era fatto più vicino – seppur ad una distanza consona.

    Parlato Pensato
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    Credits: Eltanin17
  8. .

    4afe758716586dd88f2ecd3a58f3860d62ab8f54
    corvo
    18 Anni
    III Anno

    Status: Istigato

    I vari Depulso riuscirono a tenere alla larga i bolidi, abbattendosi sull'oscura figura fino a farla stramazzare al suolo. Un sorriso si levò sul mio volto, ricolmo di un'accidia che non mi aveva mai rappresentato...fino a quel giorno, perlomeno.
    È un peccato che la Vane sia morta, ti avrebbe tolto 5 punti.
    Mi stavo chiaramente riferendo ai punti persi dopo aver azzardato un'Imaginem Maxima a lezione, ignaro del livello di tale incanto. Restai tuttavia ad osservarlo per poco, in quanto un rombo nel cielo – seguito poi da alcune goccioline di pioggia – mi fece capire che restarmene così in alto, senza riparo, non era esattamente la migliore delle idee. Ciò nonostante, il Castello sembrava essere completamente compromesso, indi per cui dovetti scegliere un altro rifugio da quel susseguirsi di eventi che continuavano a capitarmi.
    Potrei andare nella Serra.
    Riflettei, mentre (rapido) iniziai a scendere di quota, fino a volare rapido rasente il terreno, dirigendomi verso il complesso di strutture adibite alla coltivazione di piante magiche e di erbe. Sperando di non dovermi imbattere in un altro tizio contro cui combattere, entrai dentro ad uno dei vari ambienti; notai fin da subito l'elevato tasso di umidità, avvalorato dall'acqua piovana ch'era riuscita ad infiltrarsi in vari punti del tetto.
    Beh, meglio che fuori sicuramente...credo.
    Pensai con fare guardingo, mentre andai a compiere qualche passo verso l'interno, dandomi diverse occhiate attorno a causa dei sinistri rumori fatti dalle piante circostanti. Mi presi coraggio, brandendo il mio catalizzatore con mano ferma, pronto a reagire nell'eventualità che anche la vegetazione desse di matto. Fu allora che udii una voce e, non appena mi voltai di novanta gradi a sinistra, vidi una figura ricolma di edera (Poison Ivy, is that you?) che mi intimò di restarmene fermo, di non avvicinarmi a lei. Malgrado trovassi la sua carnagione (come ricoperta da un velo di muschio) bizzarramente interessante, l'avermi puntato la bacchetta contro non poté che farmi agire d'istinto.
    Repsi Genitum!
    Dei rampicanti si generarono dalla mia bacchetta, percorrendo il tragitto delle edere che erano già su di lei per raggiungerla nel minor tempo possibile; ne avrei approfittato anche per tenere a bada quelle che aveva addosso, così da limitare la sua capacità offensiva. Peccato per i Diffindo che riuscì a sfoderare, i quali mi fecero intuire che non aveva poi così a cuore la natura come pensai inizialmente. A complicare le cose, ci fu un avvenimento che demolì il mio morale: un ramo s'era attorcigliato attorno alla mia scopa, applicandovi sopra una forza tale da spezzarlo in due.
    Cazzo.
    Mi voltai per un attimo, usando lo stesso incanto di Poison Ivy così da recidere le varie piante che provarono ad avvicinarsi a me, ma non ebbi nemmeno il tempo di ultimare il compito che un'intensa luce illuminò il buio della serra, obbligandomi a voltarmi. Dall'estremità della bacchetta – puntata in mia direzione – iniziò a propagarsi una fiamma di medie dimensioni. Se non avessi “risposto al fuoco”, probabilmente sarebbe riuscito ad ustionarmi in varie parti del fuoco ed io non glielo potevo permettere. Fu così che recitai il nome della formula che mi avrebbe permesso di far cambiare direzione alle fiamme scaturite, sempre se ci fossi riuscito – ovviamente.
    VENTUS!!!
    Si sarebbe così generata una folata di vento parecchio intensa, tale da rispedire (potenzialmente) il fuoco a colei che lo aveva richiamato o (nel peggiore dei casi) di aggravare le fenditure attraverso cui pioveva l'acqua, usando proprio quest'ultima per spegnere il fuoco.


    Parlato Pensato
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    Alexander Reid, III anno, Corvonero.
    Sconfitta l'oscura presenza, si dirige alle serre, ritenendolo luogo sicuro; incontra tuttavia Alexis che scambia per una cosplayer(?) di Poison Ivy. Dopo averla attaccata con liane e tagliato qualche ramo, usa Ventus per soverchiarla con il suo stesso attacco.


    Opzione B: Ventus! Riuscirà? Who knows?: 2
    • 1d10
      2
    • Inviato il
      18/11/2022, 22:39
      Andréas
  9. .

    4afe758716586dd88f2ecd3a58f3860d62ab8f54
    corvo
    18 Anni
    III Anno

    Status: Adirato

    La proiezione della Vane che in quel momento avevo nella mia mente, la ritraevano nelle vesti di un’umanoide avente fattezze mostruose, del tutto simili a quelle di uno zombie di uno dei tanti telefilm visti in tv. Ero parecchio risentito per l’insufficienza ricevuta, ma (inconsciamente) sapevo che non mi sarei mai spinto così tanto lontano. Eppure, per ragioni che non riuscivo a spiegarmi, la ragione era stata completamente distrutta da un istinto e un’indole che mai avrei potuto credere mio. Il tentativo della creatura di proteggersi, venne negato da un improvviso aumento della forza di gravità su di lei, tanto da essere costretta a sottomettersi dinanzi al sottoscritto – prima in ginocchio e poi con i palmi a premere sul freddo pavimento. E quando non riesci ad alzare le mani, non riesci nemmeno ad emanare nulla, dal tuo catalizzatore.
    La sua materia è da sempre stata una delle mie preferite…fino al suo arrivo!
    Le gridai addosso, con tono iracondo, iniziando a camminare avanti e indietro, con passi pesanti quanto il mio umore.
    È riuscita a farmela disprezzare! È tutta colpa sua!!! Sua e sua soltanto!! Chieda scusa!! Avanti, lo faccia!!
    Mi avvicinai col capo al suo, con fare intimidatorio, malgrado tutto ciò che le volessi sentir dire era semplicemente quella parola.
    Non vuoi farlo?! Tsk! Sia come vuoi.
    Mi accovacciai difronte a lei, portando la punta della bacchetta contro il suo petto, per poi schiudere le labbra in modo da proferire il nome della fattura che sarei andato a utilizzare.
    Stupeficium.
    Un potente raggio cremisi, l’avrebbe schiantata in mezzo alla moltitudine di banchi che l’avrebbero travolta, inveendo su di lei alla stregua di una mandria di gnu impazzita.
    Mufasa+!
    Un bel voto, infondo. Voi che dite? Ad ogni modo, sistemata la responsabile della mia ira, optai per andare a scaricare a terra la tensione restante nell’unico posto che me lo avrebbe permesso: il Campo da Quidditch. Con un Accio, recuperai la mia scopa, aprendo la finestra che dava verso l’esterno onde poi spiccare il volo e, nel giro di una dozzina di secondi, raggiungere il luogo designato. Le sorprese, tuttavia, erano tutto fuorché finite: giunto al campo, avvertii fin da subito quanto l’aria fosse diversa dal solito, tanto da farmi respirare faticosamente. In quanto cercatore, avevo imparato a governare il mio mezzo con una sola mano, permettendomi – in questo modo – di poter utilizzare la mano dominante per tener stretta a me la bacchetta. Nemmeno il tempo di tirarla fuori dalla fondina, tuttavia, che mi vidi costretto ad abbassare (istintivamente) il capo, a causa di un sibilo via via sempre più intenso.
    Un bolide?!
    Chiaramente mi allarmai, specie quando le armi ch’ero solito a dover affrontare durante i match presero a moltiplicarsi e a causare uno stonato coro assordante. Fu durante una delle evasioni che fui costretto ad eseguire che lo notai: un essere completamente avvolto dalle ombre, stava gesticolando in mia direzione con una bacchetta nella propria mano.
    Sei tu l’artefice di questo casino?!
    Non sembrava volermi dare tregua, così come i bolidi (almeno secondo il mio punto di vista) da lui controllati. Lo sentii farfugliare qualcosa in una lingua a me sconosciuta, venendo poi colpito alla schiena da una delle sue stesse palle.
    Perirai per il tuo stesso potere, povero idiota!
    Me la risi di gusto, portando poi la bacchetta in direzione di due bolidi che – nel caso in cui non avessi fatto nulla – sarebbero riusciti a colpirmi, a causa delle loro traiettorie.
    Depulso!
    Le sfere deviarono di traiettoria, segno che la fattura (se ben usata) poteva essere efficace contro di loro. Portai nuovamente la bacchetta in direzione di altri bolidi, tornando a castare nuovamente l’incanto così da deviare gli oggetti e così avrei fatto ancora e ancora, nella speranza che il loro controllore sopperisse prima del sottoscritto, così da disperderne l’effetto…


    Parlato Pensato
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    Credits: Eltanin17


    Alexander Reid, III anno, Corvonero.
    Si conclude il suo conto in sospeso con la Vane-Amanda, dirigendosi poi - in volo sulla propria scopa - verso il Campo da Quidditch dove vede un Daniel nei panni di uno spirito avvolto dalle ombre. Vedendo che (a detta sua) l'evocatore di bolidi viene colpito da uno di essi, decide di giocarsela sulla difensiva, usando dei Depulso per deviare i bolidi a lui più pericolosi, attendendo che l'essere muoia per l'effetto del suo stesso incantesimo.


    Opzione B: Depulso! Riuscirà? Who knows?: 9
    • 1d10
      9
    • Inviato il
      15/11/2022, 13:54
      Andréas
  10. .

    4afe758716586dd88f2ecd3a58f3860d62ab8f54
    corvo
    18 Anni
    III Anno

    Status: Pronto

    La piacevole sensazione, provata per essermi completamente tolto da addosso tutta la polvere ed il terreno fangoso (presente sull’improvvisata pista di atterraggio sulla quale planai), venne progressivamente meno non appena udii cosa voleva – la caposcuola – in cambio sei suoi insegnamenti.
    Che comportamento disdicevole, da parte sua!
    Pensai nel fissarla severamente, giudicandola per la richiesta che mi aveva appena avanzato, un’offerta che non avrei mai potuto rifiutare…un ricatto, in sostanza.
    Mette il mio orgoglio (e la verità) su di un piatto, mentre sull’altro la conoscenza mista alla menzogna. Questo è…questo è…giocar sporco!
    Le mie mani si strinsero ai fianchi, mentre (ancora in silenzio) il mio capo s’abbassò fino a quando anche lo sguardo dovette prostrarsi – seppur con fatica – alla richiesta della bionda stante difronte a me.
    Se solo non fossi così fissato con la pulizia, magari le avrei potuto fare una controfferta, trovando magari un compromesso…invece, così, mi è davvero impossibile ribattere; specie dopo averle mostrato quanto mi avesse fatto piacere quella lavata.
    Sospirai. In realtà, i polmoni si riempirono a fondo con l’intento di sfociare in un sonoro sbuffo (ricolmo di tutto il mio dissenso) ma, alla fine, optai per la via più diplomatica, malgrado il prezzo che dovetti pagare.
    Ok, hai vinto tu.
    Sollevai ambo le mani verso il cielo, come a gettare al vento le ultime briciole di orgoglio che mi erano rimaste, tornando ad alzare lo sguardo verso di lei.
    Stronza.
    Glielo avrei detto a voce alta, se non fosse che non avevo sufficiente confidenza per dirglielo apertamente, nonostante fossi certo che fosse palesemente al corrente di quanto fosse stata forse astuta, ma sicuramente perfida – con quella richiesta. In fin dei conti non avevo ancora perso e, in tutta franchezza, non mi sarei mai aspettato di durare così tanto tempo con una simile marcatura a corvo. Anche perché difficilmente capitavano situazioni del genere durante le partite, in quanto i battitori erano maggiormente interessati ad ostacolare i cacciatori piuttosto che i cercatori. Quindi, tutto sommato, malgrado la parola che inizia con la “s” e finisce con “confitta”, era stata comunque proficua come prima parte d’allenamento. Ora, però, senza bolidi che potessero intralciarmi e/o impensierirmi, sarebbe stata tutta un’altra storia.
    Fu così che, dopo averle lasciato il vantaggio promesso, strinsi il manico della Firebolt per poi scattare in sua direzione con un’accelerazione fulminea.
    Non mi scappi.
    La distanza che aveva frapposto tra di noi, era troppo elevata per essere colmata con il minimo divario (in termini di velocità) tra le nostre scope. Per di più, non era una gara di accelerazione o (con i dieci secondi di vantaggio concessi) avrei dovuto fissare il punto d’arrivo ad alcuni chilometri di distanza per avere qualche chance. No, lo scopo era riuscire a negarmi la possibilità di raggiungerla, allo scopo di testare le nostre capacità in termini di agilità. Per un inseguitore, era decisamente più semplice quella sfida: potevo tagliare le sue traiettorie curvilinee, anticipare le virate e (il tutto) senza dovermi preoccupare di nulla. Lei invece? Beh, la Metis si vedeva costretta a guardarsi spesso alle spalle, restandomene io zitto come un dissennatore che si avvicinava sempre più a lei, per strapparle quanti più ricordi possibili in suo possesso. Scelsi di sacrificare la prima fase per studiar meglio le movenze della ragazza; in particolare, i miglioramenti in termini di agilità rispetto all’anno scorso, anche se – per una qualche ragione a me sconosciuta – non sembrava essere migliorata di molto. Anzi, ora che avevo modo di osservare i suoi movimenti nel dettaglio (a differenza di qualche minuto prima), mi parve di vederla compiere qualche sbavatura di troppo, rispetto alla pulizia nelle virate più strette. Cercai di non farle notare nulla, limitandomi a compiere aggraziati mezzi-looping, allo scopo di non farla allungare durante le curve di 180° e di seguirla in scia durante i voli radenti, intervallati da improvvise risalite ascensionali verso il cielo. In poche parole, la mantenni sotto pressione per tutto il tempo, analizzando ogni sua mossa da vicino, cogliendo ogni dettaglio e memorizzando ogni sua scelta nel dar vita ad un elaborato puzzle, pregno di dati statistici su tutte le volte che pendeva una decisione piuttosto che un’altra, a seconda delle circostanze che le si paravano davanti. Tuttavia, proprio quando stetti per compiere la mia mossa – ormai certo della sua – la vidi perdere il controllo del suo mezzo, in seguito ad un nuovo tentativo di intraprendere una traiettoria parabolica troppo stretta per lei. Qualcosa non andava, tanto che non appena la vidi perdere il controllo misi mano al mio catalizzatore sussurrando una formula al vento che ci sosteneva.
    Circularis.
    Mossi l’estremità della bacchetta a formare un cerchio in direzione della bionda in caduta, nel tentativo di materializzare una piattaforma magiche di forma rotonda sotto di lei, così da non farla impattare contro la superficie acquatica. La piattaforma, tuttavia, non fu sufficientemente ampia da fermare il rotolio del suo corpo, ma – ritrovandomi alle sue spalle – feci in tempo ad agguantarle il polso, non appena scivolò giù dal bordo.
    Presa!
    Esclamai, nel tenerle stretto il polso con una mano che la ragazza avrebbe avvertito come calda e non troppo opprimente nella morsa. La feci risalire fino alla piattaforma, per poi sciogliere la presa. Non le feci alcuna domanda in merito a quello che l'era appena accaduto; le indicai invece il punto in cui la sua scopa era precipitata, così che con la bacchetta potesse castare un Accio per farla tornare tra le sue mani. Non appena la caposcuola fu nuovamente sul suo mezzo magico, l'avrei scortata nuovamente fino al campo da quidditch, onde concludere la sfida.
    Non eri tu, pochi attimi fa(?)
    Le dissi durante il volo fino al campo, osservandola con un velo di preoccupazione per quello che era appena accaduto. Nonostante ciò, le avrei lasciato la libertà di confessare (o meno) ciò che aveva omesso sin dall'inizio.


    Parlato Pensato
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    Credits: Eltanin17
  11. .

    4afe758716586dd88f2ecd3a58f3860d62ab8f54
    corvo
    18 Anni
    III Anno

    Status: Ispirato

    Feci spallucce quando Macky commentò l’ignoranza del concasato, come ad evidenziare il fatto che – oltre che esserci ormai abituato – non gli avrei dato troppa importanza, alla stregua di una causa persa. Magari, il vecchio cappello parlante lo aveva battezzato Corvonero per altre ragioni che solo lui poteva conoscere; magari, sarebbe sbocciato anni più tardi, ma ad ora non dava l’idea d’interessarsi a molti aspetti culturali. Sorrisi poi alla successiva affermazione della ragazza, annuendo col capo per poi concretizzare il mio parere nel spiegarle ciò che sapevo a riguardo.
    Nel mondo babbano, so che ci sono degli animali (in particolar modo, in Giappone) che vengono allevati facendo ascoltar loro la musica. Non sono un esperto in materia, ma sono abbastanza sicuro che anche per le creature magiche (la musica) possa avere un ruolo importante…così come tutti gli esseri viventi.
    Il mio sorriso divenne poi più ampio quando, fino a sfociare quasi in una leggera risata divertita, quando la mora si fece volontariamente più piccola del dovuto, proponendosi poi come allieva del sottoscritto.
    Potrei insegnarti qualche acrobazia da poter sfoggiare o, ancor meglio, potrei aiutarti a risvegliare il talento che giace (ancora sopito) in te!
    Non riuscii a cogliere il collegamento con il fratellastro, a dire il vero non ero nemmeno al corrente che ci fosse un legame tra loro. Il mio viso si tinse poi di rosso, quando la corva parve quasi ammiccare, tanto da lasciarmi un attimo interdetto.
    O-Ottimo!
    Un altro cenno col capo, stavolta decisamente imbarazzato, andò ad accentuare la mia risposta positiva, nonché una certa felicità nel sapere che ci sarebbe stata. Non ero il migliore ad esprimere le proprie emozioni, così come non lo ero nel comprenderle, ma un velo di entusiasmo Macky sarebbe comunque riuscita ad intravederlo. Ascoltai poi con molta attenzione la risposta che diede al mio quesito, stupendomi non solo del compositore scelto (Tchaikovsky) ma anche dei suoi trascorsi come spettatrice al teatro e…come ballerina di danza classica.
    Non sapevo avessi praticato danza!!
    Le dissi nell’incamminarmi verso la panchina designata, mostrandomi visibilmente interessato a tale scoperta, continuando poi il discorso non appena posai la custodia del violino sul legno della panca.
    Ti chiederei di accompagnarmi con qualche passo ma, essendo al corrente dello sforzo (nonché del dolore) che provate nello stare sulle punte, preferisco evitare.
    Dell’imbarazzo non ne vogliamo parlare? Beh, i miei pensieri furono più analitici che empatici, sebbene mi fossi comunque preoccupato del dolore che avrebbe potuto provare. Sganciati i fermi, aprii il contenitore, per poi tirar fuori – infine – lo Stradivari nonché l’archetto. Lo appoggiai sulla spalla, sciogliendo per un attimo le articolazioni delle dita nel far mente locale sul pezzo. Non appena visualizzai il pentagramma e le note adagiate su di esso, portai il crine di cavallo a pochi centimetri dalle corde dello strumento. Posati i polpastrelli sulle corde, abbassai lentamente le palpebre, per poi immergermi nella danza di note che avrebbero composto la melodia richiesta…



    Parlato Pensato
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    Credits: Eltanin17
  12. .
    Benvenutaaa :valzer:
  13. .

    4afe758716586dd88f2ecd3a58f3860d62ab8f54
    corvo
    18 Anni
    III Anno

    Status: Adirato

    Disintegrate le sfere in bagno ed iracondo per il ricordo che esse mi fecero riaffiorare, lasciai perdere il lavaggio delle mie mani optando per una spedizione punitiva nel luogo ove i globi erano stati presi. Quel desiderio, remoto quanto intenso, che provai quando mi venne data – per la prima volta nella mia vita – un'insufficienza, iniziò inspiegabilmente a creare un terremoto nel mio pacato animo. Vuoi per la sensazione di lerciume alle mani, vuoi per quella dannata prof che (a mio dire) non era capace di spiegare, vuoi perché erano state le emozioni a tirarmi quel tiro mancino...fatto sta che (inspiegabilmente) avvertii una sempre più crescente voglia di distruggere tutto, in quell'aula.
    Ora ti faccio vedere io come controllo bene le emozioni!
    Oltre che di fargliela pagare per quell'S+ che mi aveva rifilato, il quale suonava molto come un motivante “Scarso, si, ma con lode”. Agitai la bacchetta, dichiarando un Flagramus che mi avrebbe poi permesso di scrivere pareri molto profondi sulle pareti di quel bagno...

    Se la Vane desse i voti come fa i pom*ini, saremmo tutti più felici!
    - un cliente -


    E, poco più sotto, avrei scritto pure la risposta, ovviamente con una calligrafia diversa dalla prima.

    Ti dirò: un dissennatore mi avrebbe lasciato più felice!
    - un cliente insoddisfatto -


    Un sorriso si dipinse sul mio volto mentre, ancora una volta, imprecai per la sensazione di lerciume che avvertivo nei palmi delle mie mani, dirigendomi – spedito – verso l'aula. Ignorate bellamente ogni figura che si stava affrontando lungo il tragitto, giunsi finalmente nell'Aula di Incantesimi. Una volta entrato, tuttavia, notai come i banchi fossero in perpetuo quanto randomico movimento, negandomi (in questo modo) la possibilità di arrivare fino alla teca all'interno della quale v'erano le sfere rimaste.
    Ora vedremo chi è lo "scarso-più"!
    Ringhiai con ira, mentre il catalizzatore si mosse verso uno qualunque dei banchi in movimento, pronto a scagliare una fattura degna del suo nome.
    Volate Ascenderai!
    Il tavolo si levò in volo, venendo poi proiettato verso la bacheca delle sfere di cristallo, andando a distruggere non solo la teca, ma anche il suo contenuto. Fu in quel momento che mi accorsi di una figura, all'interno dell'aula, la quale somigliava molto alla docente con cui ce l'avevo a morte, malgrado (a causa delle allucinazioni) apparve più come uno zombie, ai miei occhi: il ventre era smembrato, al punto che le viscere le oscillavano fuori alla stregua di liane di carne. Era forse quella, l'immagine che avevo di lei, in quel momento?
    Chieda scusa per il voto...in ginocchio.
    Mossi verso di lei la bacchetta, osservandola con fare furente ed espressione corrotta dalla vendetta, andandole a scagliar contro un incantesimo di cui mi aveva raccontato un corvonero del IV anno.
    Pressure.
    Qualora fossi riuscito nell'esecuzione, avrei atteso le scuse del mostro, lasciando poi che i banchi la travolgessero con il loro entropico impeto.


    Parlato Pensato
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    Credits: Eltanin17


    Alexander Reid, III anno, Corvonero.
    I ricordi della lezione riaffiorano e fungono da comburente per l'apertura del vaso di pandora emotivo: scrive commenti poco consoni nel bagno, poi si dirige in aula e scaglia un baco contro la teca delle sfere di cristallo; infine, per via dell'allucinazione, crede che Amanda sia in realtà una versione zombie della Vane e usa un Pressure per obbligarla a chiedergli scusa in ginocchio, lasciando ai banchi l'onore di farle poi del male...non è uno che si sporca le man-...beh, non sempre...


    Opzione D: Pressure! Riuscirà? Who knows?: 8
    • 1d10
      8
    • Inviato il
      9/11/2022, 21:13
      Andréas
  14. .

    4afe758716586dd88f2ecd3a58f3860d62ab8f54
    corvo
    18 Anni
    III Anno

    Status: Perplesso

    Per due anni avevo studiato diligentemente Incantesimi, ritenendola una materia divertente – oltre che fondamentale, per un corso di studi (quale era quello magico) ad Hogwarts. Ero sempre andato piuttosto bene, come nella maggior parte delle materie ma, quel giorno, qualcosa s'era rotto in me.
    Scarso +...
    Riflettei, con espressione torva a fissare il soffitto per alcuni secondi, amareggiato per come era andata a finire quella lezione, mentre lasciavo cadere a terra il pesante tomo di Incantesimi, pieno zeppo di annotazioni e segnalibri. Quello era il posto per una materia che – grazie alla nuova docente – stavo progressivamente iniziando a detestare.
    So di avere poca esperienza nel campo delle emozioni, ma quel “+” che sta a significare: che sono più che scarso? Che sono un po' meglio di scarso? O che sono scarso, ma che mi vuole comunque incoraggiare? In tal caso, bell'incoraggiamento...
    Mi rimisi a sedere, battendo un paio di volte su di una piega del lenzuolo nel tentativo di eliminarla, per poi riprendere il tomo dal pavimento, tenendolo stretto tra le dita della mano dominante, nell'osservarlo con attenzione per diversi secondi. Sarebbe stato in quel momento che mi sarei ricordato delle parole della serpeverde. Mi aveva proposto di scambiarci gli appunti e le opinioni, in biblioteca, ma (considerata la valutazione) le chiesi un quarto d'ora per andare a rinfrescarmi un attimo nei dormitori. Quella era stata la scusa che avevo utilizzato con lei ma, in realtà, avevo avuto bisogno di un attimo per scaricare a terra tutta la rabbia che provai quando mi sentii dare quello che – a conti fatti – era stata la mia prima insufficienza. Corsi come un ninja su per la lunghissima sequenza di gradini della Torre dei Corvonero, fino a quando non sentii i muscoli delle gambe andare a fuoco per il flusso di sangue affluito; ignorai, tuttavia, l'incendio, fermandomi unicamente quando le gambe non mi si bloccarono. Giunto nei dormitori, andai a sdraiarmi qualche minuto sul mio letto, con ancora il libro tra le mani...ed eccoci qua.
    Al diavolo la Vane!
    Gridai dentro di me, mentre il taglio del mio sguardo si fece più sottile e (con la mano libera stretta a pugno) m'incamminai verso la sala comune e – da lì – verso i piani inferiori della struttura, fin verso la biblioteca. Non mi ci volle molto per raggiungere il luogo, anche perché ero solito frequentarla spesso nel corso della mia permanenza al castello e – chiaramente – conoscevo a memoria il tragitto più breve per raggiungerla. A pochi passi dalla porta d'ingresso, tuttavia, nell'udire un tono di voce a me familiare, mi fermai. Non era certo mia intenzione, origliare; ciò nonostante, considerando che non conoscevo ancora molto bene la proprietaria di quel timbro femminile, volli farmi una prima impressione. Inutile dire che il mio sguardo da curioso si fece poi dubbioso, quando la serpeverde si mise a discutere con qualcuno circa un avviso che (a detta sua) era stato affisso in bacheca.
    Ma di che sta parlando?
    Pensai, piuttosto sicuro di non aver letto alcun avviso del genere né sulla bacheca e neppure sulla porta della biblioteca. Mossi il mio sguardo sulla porta stante difronte a me e, in effetti, non v'era alcuna comunicazione a riguardo.
    Capo-prefetto?
    Strabuzzai nuovamente gli occhi, domandandomi se stesse facendo sul serio o se si fosse messa a prendere per i fondelli qualcuno di veramente ignorante riguardo gli argomenti tirati in ballo. Fu in quel momento che mi sovvenne il dubbio: si starà rivolgendo a dei primini?
    Anche se fosse...
    Pensai.
    ...per quale motivo gli sta dando informazioni errate?
    Non mi sembrava molto corretto e, se consideriamo il fatto che – d'indole – ero solito correggere chiunque per le esattezze dette, vi pare che mi potessi tirare indietro in un momento del genere? Mossi così i primi passi all'interno dell'ambiente di studio, percorrendo il lungo corridoio (tra gli alti scaffali), fino a raggiungere – silenziosamente – la biondina, alle sue spalle. Fu in quel momento che, schiarita deliberatamente la voce, avrei attirato la sua attenzione quel tanto che bastava per farle capire che non era più da sola.
    Mi dica, “Capo-Prefetto”...
    La mano libera andò ad arpionarsi al corrispettivo fianco, marcando una postura che traspariva tutta la mia impazienza di conoscenza, riguardo la storiella che la Song s'era inventata.
    ...cos'è questa storiella sui tavoli da riempire?
    Posai il tomo sulla tavola appena liberata dalla ragazza, lasciando poi che la mano libera andasse ad emulare la sorella, completando la postura intrapresa in precedenza.


    Parlato Pensato
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    Credits: Eltanin17
48 replies since 27/2/2017
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