I solemny swear I am up to no goodprivata, Phoebe

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    La società che avevamo messo su io e Mars stava finalmente prendendo vita, così come lo stavano facendo le nostre invenzioni. Tra una pausa e l'altra, studiavamo come creare delle pozioni efficaci. Sì, lo so che la parola "studiare" perde di efficacia se aggiunta vicino ai nostri nomi ma posso giurarvi che non ce la stavamo cavando poi così male. Nessuno dei due era un genio in pozioni ma due teste funzionavano meglio che una. No? Quel pomeriggio, dopo l'ultima lezione, avevo deciso di dedicarmi ad una mia invenzione segreta che non avevo ancora proposto a Mars ma che sapevo avrebbe sicuramente apprezzato. Si trattava di una specie di bath bomb che si camuffava nell'acqua così da trarre in inganno la povera vittima che una volta volta entrata, si sarebbe trovata con qualche squama e con la pelle colorata. Mi sarei dedicata alla sua progettazione proprio quel pomeriggio così poi da testarla sul mio compare, a sua insaputa, così da avere la mia piccola vendetta per avermi mollato alla festa di San Valencoso. Me l'ero presa perché aveva rovinato i miei piani di diventare il re degli scherzi, i miei sogni di gloria erano andati in frantumi per colpa sua e quindi doveva pagare il prezzo per le sue ignobili azioni. Ovviamente, poi, saremmo tornati ad essere amici come prima. Purtroppo per me - ma per sua fortuna - volevo troppo bene a quel cazzone per mollarlo per una cazzata, era così fortunato ad avermi nella sua vita che non lo avrei privato di tale gioia. Avevo chiesto al mio compagno di stanza se conosceva un luogo poco frequentato e soprattutto che fosse lontano dagli occhi vigili dei vari pezzi grossi del castello, volevo mantenere l'anonimato ma specialmente volevo evitare di guadagnarmi l'ennesima punizione. Se non mi vedi tornare, vuol dire che mi hanno preso. A quel punto fai scattare il diversivo, così che io possa svignarmela. Avevamo ideato un piano di fuga da utilizzare nel caso in cui mi avrebbero sorpreso a compiere azioni poco legali all'interno del castello. Dopo aver consolidato il tutto, sgattaiolai fuori dal dormitorio e mi avviai verso la così detta "aula in disuso". Mi sorpresi del fatto che poteva esistere una tale stanza nel castello di Hogwarts ma quello che mi lasciò più esterrefatto era che io non ne ero venuto a conoscenza subito. Come poteva una stanza del genere essere passata inosservata ai miei occhi? Proprio non riuscivo a capacitarmene. Seguii le indicazioni del mio compagno: scendendo giù nei sotterranei e trovando proprio sulla destra la porta dell'aula dismessa. Mi guardai intorno per assicurarmi che non fossi osservato da sguardi indiscreti e tenendo saldamente la mia borsa contenente tutti gli ingredienti per la preparazione delle bath bomb, entrai nella stanza apparentemente vuota. Pronunciai l'incantesimo "lumos" per vederci meglio all'interno di quella stanza buia, iniziando successivamente a cercare il passaggio segreto posto all'interno dell'armadietto che si trovava sul lato ovest dell'aula. Fui subito colpito da una strana luce proveniente dall'interno dell'armadio, così, senza pensarci troppo decisi di addentrarmi seguendo la strana luce. In meno di un secondo mi ritrovai nella stanza nascosta che il mio compagno di stanza mi aveva descritto. Wow. Esclamai trovandomi davanti un panorama inaspettato: la stanza presentava solo pareti in vetro dalle quali era possibile le profondità del lago nero. Il luogo appena citato lo avevo visto solo da lontano e trovarmi nelle sue profondità mi lasciava sbalordito, chi l'avrebbe mai detto che avrei potuto guardare le sue acque da così vicino senza dovermi per forza bagnare? Dopo quella breve pausa meritata, continuai a perlustrare la stanza per vedere se faceva al caso mio: vi trovai un vecchio divanetto scuro non ancora consumato dal passare del tempo, un tappeto, un tavolino e un grammofono con svariati dischi sistemati in un mobiletto poco distante. Poggiai la mia tracolla sul divano e mi inginocchiai vicino al tavolino così da poter, con calma, estrarre gli oggetti che mi servivano per la preparazione della mia ultima invenzione. Avevo rubato quella tracolla dal mio patrigno che l'aveva incantata per aumentare la sua capienza, convinto che sarebbe stata utile per la mia permanenza al castello. E infatti, grazie a lei riuscì a trasportare al suo interno: una bacinella, il mio calderone precedentemente ristretto per facilitarne il trasporto, delle fiale e alcuni ingredienti per preparare le pozioni che sarebbero state destinate a trasformare delle semplici bath bomb in qualcosa di incredibilmente divertente. Per prima cosa dovevo preparare la pozione Cresci Branchia che, come suggeriva il nome, avrebbe fatto crescere le branchie e le squame a chi ne fosse venuto a contatto. Stavo per versare il primo ingrediente nel calderone quando un rumore improvviso, mi fece trasalire. Alzai subito lo sguardo verso la porta da cui uscì una ragazza che non credevo di aver visto prima di allora. Con un sorriso sornione sul volto, la fissai aspettando che dicesse qualcosa per scusarsi della sua intrusione. Cosa porta una ragazza come te ad addentrarsi nei sotterranei? Le domandai, utilizzando il solito tono scherzoso che accompagnava qualsiasi mia interazione. Mi stavi per caso seguendo? Ipotizzai, sapendo benissimo che non era affatto così visto che i sotterranei erano vuoti al mio arrivo.
     
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    Phoebe Emily Smith

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    All'avventura!
    Certo ogni giorno per Phoebe era un avventura anche quelle giornate che non erano proprio il massimo e voleva urlare contro qualcuno, pensandoci bene durante la sera dopo cena, nel suo letto a baldacchino, lei le riteneva delle avventure.
    Come definire la lezione di pozioni appena terminata? Phoebe risponderebbe con "un avventura noiosa".
    Non vedeva l'ora di finire e poter uscire dall'aula. Aveva i capelli crespi per l'umidità e odiava dover attendere pazientemente la fine dei dieci minuti per poter dichiarare la pozione pronta, sempre se le era riuscita. Finalmente anche quella lezione terminò e con essa la giornata intera. Non vedeva l'ora di correre in dormitorio e posare la borsa con l'occorrente. Non se lo fece ripetere certo due volte e insieme alle sue compagne uscì in velocità dall'aula, salutò le ragazze delle altre case e con le compagne di stanza si diresse sulla torre, chiacchierando di quanto fosse stato noioso il professore e di come il ragazzo in fondo all'aula le sembrava un tipo interessante.
    Arrivata sulla torre lanciò tutto sul letto e si lanciò anche lei con un enorme sospiro. Si mise a fissare il baldacchino ma restare ferma per lei era una tortura. Si rimise in piedi, svuotò la borsa e la riempì con altre cose che a detta sua potevano essere utili e poi chiese alle sue compagne se volevano fare un giro. Come al solito, erano stanche e volevano fare altro, così senza attendere oltre le salutò e uscì saltellando dalla sala comune.
    Percorse le scale e nel suo cuore sperò che mentre le percorreva qualcuna si fosse mosse, invece no. Rimasero li ferme, immobile e senza vita, almeno quelle che percorreva lei. Sbuffò sonoramente: «Ecco... perchè non ti sei mossa?» chiese guardando i gradini della scala: «Mi annoio, almeno avrei vissuto una piccola avventura, oppure no...» Continuò a camminare senza una meta e si ritrovò nei sotterranei. Alzò lo sguardo e rimase a fissare le mura grigie del posto: «Certo che qui è così scuro, dovrebbero mettere delle torce in più..!» Certo non si fermava per un pochino di oscurità anzi fu attirata da una porta che non aveva mai aperto. Era sempre stata li, certo, ma lei non l'aveva mai guardata molto, di solito scappava dalla lezione di pozioni che non si soffermava molto su quello che ci fosse nei sotterranei.
    Adesso non andava di fretta e il fatto che si stava annoiando aiutava ad aumentare la sua curiosità. Si avvicinò cauta e con un occhio furbetto aprì la porta e spiò leggermente. Non si vedeva molto ma questo rendeva tutto più accattivante. Sembrava un aula in disuso senza niente di particolare, o almeno qualcuno avrebbe potuto pensare questo ma non Phoebe. Per lei lì poteva esserci di tutto oppure nulla ma era chiaro che ci avrebbe dato un occhiata. Così appena oltrepassata la porta si ritrovò immersa nelle tenebre, afferrò la bacchetta e pronunciò decisa la formula: «Lumos!» e la punta della stessa si illuminò facendo luce all'interno dell'aula. Mentre entrava e si guardava intorno notò un armadietto che si richiudeva su se stesso da dove sembrava che ci fosse una luce accesa. «Vedere luci in un armadio, non è normale! Forse me lo sono sognata! Certo tutti quei fumi della pozione mi avranno infumicato la testa!» Così continuò a guardarsi intorno ma l'occhio ricadeva su quell'armadietto e la curiosità bussava prepotente. Phoebe non se lo fece ripetere due volte dalla sua testa che la mano si stava già allungando verso l'anta. L'aprì e una luce abbagliante la inondò. Il suo viso si illuminò non solo per la luce ma anche per la curiosità e la voglia di entrarci subito. Non attese oltre e con la bacchetta nella mano si addentrò. Appena la luce iniziò a diminuire e gli occhi si abituarono al luogo, comprese di essere in un'altra stanza nascosta. «Wow!» disse guardandosi intorno e non notando subito di non essere da sola. Era completamente rapita ed affascinata dalla bellezza della stanza e con sorpresa sentì la voce di qualcuno. Non si fece intimorire e si voltò con un sorriso enorme. C'era un ragazzo li dentro e lei non se ne era nemmeno accorta, solita sbadata. «Una ragazza come me?» chiese sbigottita ma allo stesso tempo divertita: «perchè deve essere fatta in un modo preciso una ragazza per poter entrare qui?» Phoebe si voltò del tutto ed incrociò le braccia al petto e alla sua seconda domanda alzò un sopracciglio: «E perchè mai ti dovrei seguire? Pff.» fece spallucce e si avvicinò ancora un pochino: «Comunque mi chiamo Phoebe e tu saresti?» arricciò leggermente il naso e poi si spostò leggermente verso una enorme vetrata appoggiando una sua mano e scoprendo che quella all'esterno era acqua. «Ma dove sono di preciso?» chiese ad alta voce a se stessa con grande meraviglia.




    Edited by Phoebe Emily Smith - 2/3/2023, 13:20
     
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    Osservai la ragazza entrare nella stanza e ammirare il panorama nel quale si era ritrovata, penso, per caso. Notai con piacere che avevamo avuta la stessa reazione, un miscuglio tra stupore e incredulità. Bello, vero? Le domandai, rompendo così il silenzio che c’era tra di noi. Anche io, come lei, avevo passato una buona dose di minuti nell’osservare la stanza e il paesaggio su cui si affacciava. Ne ero rimasto davvero affascinato e pensai che sarebbe diventato il mio posto preferito dell’intero castello, quindi ci sarei venuto spesso. Specialmente quando mi sarebbe servito un posto in cui passare del tempo da solo. Già, purtroppo non riuscivo ad essere sempre l’Aaron divertente, ai limiti dell’idiozia a cui piace solo scherzare, a volte avevo bisogno di ascoltare anche le vocine nella mia testa e lasciare che la tristezza scorresse via libera. Oh! Non volevo offenderti. Mi scusami nel momento in cui capì che i miei toni scherzosi non erano stati recepiti come tali. Ci ero abituato. Non tutti riuscivano a capire e ad apprezzare i modi che utilizzavo per interagire con le persone che spesso si riducevano a battute e scherzi non richiesti. Con “ragazza come te”… Piegai le braccia e le avvicinai al mio volto per minare con l’indice e il medio delle due mani, le virgolette. …intendevo dire che una ragazza carina come te non dovrebbe aggirarsi da sola in questi posti. Le sorrisi ancora, sperando che capisse che stavo semplicemente scherzando. A meno che non stavi cercando di proposito questa stanza. Azzardai, ipotizzando che dovesse fare qualcosa di proibito dalle regole della scuola. Ma non è chiaro? Perché non vedevi l’ora di passare un po’ di tempo da sola con il sottoscritto. Comportarmi da sbruffone era ciò che mi riusciva meglio e alcune ragazze lo trovavano divertente, altre un po’ meno. Da quello che mi aveva ricordato Daphne durante il nostro primo e ultimo incontro, a lei non era piaciuto il mio modo di fare e infatti aveva cercato di evitarmi fino a quando non l’avevo seguita per spiegarle come stavano davvero le cose. Chissà di quale pensiero sarebbe stata la ragazza che avevo davanti. Aaron. Mi avvicinai a lei il tanto che bastava per stringerle la mano e notare che era davvero bella. Come mai non l’avevo notata prima? A quel punto, animato dalla mia curiosità, glielo domandai. Come mai questa è la prima volta che ti vedo? Sei nuova? Le sorrisi amichevolmente guardandola dall’alto. No, non l’avevo mai vista. A meno che non l’avevo già incontrata a qualche lezione e la mia amnesia momentanea mi aveva cancellato anche il suo ricordo. Chissà. Non restava che aspettare la risposta di Phoebe. La guardai avvicinarsi ad una vetrata e quando mi domandò dove ci trovavamo, la raggiunsi. Credo che ci troviamo immersi nelle acque del Lago Nero. Le spiegai mentre voltai lo sguardo per ammirare il paesaggio da dietro l’enorme vetrata. Non è una figata pazzesca…oh guarda! Le indicai una creatura con la pelle verde pallido e le dita molto lunghe, sembrava stesse inseguendo dei piccoli pesci. Come si chiamano queste creature? A…avvincini? Era la prima volta che mi trovavo davanti ad una creatura magica, per me era ancora difficile riuscire a distinguerle tutte. A parte i due elfi domestici che si occupavano della famiglia del mio padrino, non ero mai stato a contatto con altre creature magiche. Era solo tramite le ricerche della professoressa di cura delle creature magiche che ero riuscito a conoscerne alcune. Allora cosa ti porta da queste parti? Poggiai la schiena alla grande vetrata e incrociai le braccia al petto, poi voltai il viso verso la ragazza attendendo una risposta che fosse in grado di colmare la mia curiosità. Non preoccuparti, manterrò il segreto. Magari lo avrei detto solo a Mars però, per il resto, non lo avrei spifferato a nessun altro.
     
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    Sorrideva divertita Phoebe e continuava ad osservare intorno restando stupita da quello che vedeva. Il ragazzo sembrava uno sicuro di sé . «Non preoccuparti! Non mi sono offesa… per quello ce ne vuole!» Aggiunse in velocità con un sorriso di quelli allegri per poi replicare «Oh grazie per il complimento e si, certamente era per passare del tempo con te che non conoscevo!» Scoppiò in una risata di quelle che le dipingevano le gote di rosso e che facevano intendere che sapeva anche lei scherzare, anzi era una delle cose che amava di più ridere, ma non a scapito di qualcuno, anche se a volte capitava ma ingenuamente. Phoebe si presentò e strinse di rimando la mano del ragazzo con una certa grinta e ripetè nella sua testa il suo nome “Aaron” così da memorizzarlo bene.
    Phoebe seguì le spiegazioni che dava quel ragazzo mentre osservava dalle enormi vetrate le acque del lago nero. Spiaccicò il suo naso al vetro e rimase lì per qualche secondo per poi fare un saltello piccolo senza staccare le punte dei piedi da terra. «Emozionante! Certo che questo posto è una meraviglia! » Si spostò all’altra vetrata per seguire gli avvincini e sembrava elettrizzata all’idea di vedere cosa potevano fare. Nella sua testa voleva saperne di più su quelle creature, lei era curiosa di natura, ma non aggiunse altro lo avrebbe scoperto da sé o forse lo avrebbe chiesto a lui ma non in quel momento.
    All’ennesima domanda del ragazzo Phoebe fece spallucce e rispose con tranquillità «Nulla di chè! Mi annoiavo sulla torre dei grifi e così ho iniziato a girovagare!» Si spostò dall’altro lato della stanza guardando tutto con curiosità. Fu in quel momento che la Grifondoro si avvicinò a un calderone e ci guardò dentro «Io non ho segreti, le mie compagne non volevano venire con me a passeggiare, erano stanche, e così mi sono messa a girovagare e sono finita qui. » Girò in tondo continuando a guardare incuriosita e poi indicò con l’indice quello che aveva davanti a sé «Tu cosa combini? » Un piccolo sorriso di quelli pieni di curiosità e interrogatori le spuntò sul viso «Tu hai dei segreti eh? Se combini qualcosa qui e non nell’aula di pozioni!» Continuò avvicinandosi a Aaron mentre con il palmo della mano rivolto verso l'alto indicò sommariamente il punto di prima fino ad arrivargli vicino ed alzarsi sulle punte per parlargli vicino al viso, sempre con un sorriso da scherzo… Phoebe ancora era leggermente una piccola diavoletta, stava iniziando ad affacciarsi al sesso opposto ma ancora doveva capire bene cosa volesse dire, quindi le sue intenzioni non eravo volte a qualcosa di malizioso o almeno non nell’immediato e non a primo impatto, non ci pensava minimamente ma gli piaceva giocare con la sua faccetta super espressiva. «Non conoscevo questo luogo ma…» Un altro passetto verso un muro mentre afferrò un piccolo candelabro con una candela da uno scaffale «… sono stata fortunata oggi! Chissà se questa stanza nasconde qualcosaltro… » Phoebe e la curiosità erano una cosa sola ma non amava mettersi nei guai o almeno non in guai pericolosi. «Dimmi vuoi avvelenare qualcuno? Oppure sei scarso a pozioni che stai provando a far qualcosa di buono?» Era chiaro dalla sua espressione che stava scherzando e che stava giocando con il grifondoro. «Io trovo un pochino noiose le lezioni di pozioni, stare fermi ad attendere minuti che la pozione sia pronta! Che noia! Vorrei che ci fosse un metodo per avere tutto e subito! Che ne pensi?» Chiese ancora portando il candelabro di vecchia fattura vicino al ragazzo e sventolando il soprammobile davanti al suo muso come un oggetto qualsiasi. Era semi esperta di cose fatte di nascosto con due fratelli più grandi ne sapeva abbastanza e quel ragazzo con quel faccino furbetto sembrava suo fratello Matt quando voleva combinarne qualcuna. Certo poteva sbagliarsi ma era quello che stava pensando, di fatti non disse niente ad Aaron e rimase ad ascoltare e a guardare il suo comportamento.


     
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    Sorrisi quando la ragazza disse che per offenderla ci voleva ben altro e mi sentì felice perché solitamente le mie battute non venivano sempre comprese. Per questo meriti il mio rispetto. Apprezzavo davvero molto le persone che riuscivano a comprendere che il mio modo di fare non era volto a prendere in giro il prossimo ma era semplicemente l'approccio che utilizzavo per interfacciarmi con gli altri. Di incomprensioni ne avevo affrontate molte e spesso e volentieri erano sfociate in risse perché solitamente chi si sentiva offeso per le mie parole, voleva cercare di rimediare per risultare superiore al sottoscritto e la maggior parte delle volte sceglievano sempre la strada della violenza. Non amavo fare a botte ma ero pur sempre una testa calda e un attaccabrighe, il che mi portava inevitabilmente allo scontro nudo e crudo con il prossimo. Bastava poco per provocarmi e accendere la miccia ma questo gli altri sembravano non averlo ancora capito. Sapevo che era così, tutte vorrebbero passare del tempo con i sottoscritto. Portai le braccia dietro la nuca e intrecciai le dita con fare compiaciuto. Chiaramente la mia non era una mossa per farmi bello ai suoi occhi o per aumentare il mio ego già smisurato ma era la verità. Probabilmente avevo un po' ingigantito le cose ma ero stato sincero. Andavo forte con il gentil sesso ed ero rinomato tra il popolo femminile ancor prima di entrare a far parte della band di Mars, ma dopo questo evento la cosa si era intensificata. Apprezzavo davvero quel lato dell'essere famosi poiché mi spianava la strada e riusciva a farmi arrivare subito al momento clou degli appuntamenti - spero abbiate capito a cosa mi riferivo - ma alcune volte mi sembrava di non essere apprezzato per quello che ero. A volte sembrava come se le ragazze facessero a gara per avermi, mi facevano sentire un premio da mostrare agli altri o semplicemente qualcosa da raccontare alle amiche per suscitare invidia per l'essere riuscite ad andare a letto con qualcuno di noto. A volte mi piacerebbe te ovare qualcuno che non sappia chi sono e che scoprendomi pian piano, riesca ad apprezzare le mie qualità che andavano ben oltre l'essere famosi. Ne avevo parlato più volte con Mars e lui diceva che era una cosa alla quale mi sarei abituato con il passare del tempo...beh, certo. Facile per lui parlare così dal momento che aveva trovato una ragazza che lo apprezzava per la persona che era. Alcune volte lo invidiavo mentre altre mi dicevo che non avevo bisogno di queste cose. Io non ero un tipo che credeva nell'amore, ero sempre rimasto della convinzione che era una cosa futile. Inoltre pensavo che non serviva a nulla avere accanto un'altra persona per sentirsi completi. Per me l'amore eterno, quello vero, non esisteva e prima o poi chi si era amato per tanto tempo, avrebbe smesso di farlo e allontanandosi si sarebbe fatto solo un male cane dal quale sapevo era difficile - se non impossibile - guarire. E io non volevo finire a stare di merda per una persona che probabilmente mi avrebbe dimenticato con qualcun altro nel giro di poco tempo. Se l'amore era sempre stato decantato come qualcosa di bello, unico, meraviglioso allora perché si soffriva? Ecco, quello non lo avrei mai capito ma tanto non era un mio problema, visto che non avevo nessuna intenzione di innamorarmi. Già, non pensavo che ad Hogwarts ci potessero essere posti del genere. Il panorama che si poteva gustare salendo nelle torri più alte, era davvero mozzafiato e sicuramente unico ma quello che stavo guardando in quel momento era ineguagliabile. Chi l'avrebbe mai detto che si poteva apprezzare il fondale del lago nero senza doversi per forza immergere? Così si evitava anche di disturbare il mostro marino che vi ci abitava al suo interno. Venni distratto da Phoebe e iniziai a seguirla con lo sguardo quando notai che stava curiosando per la stanza, andando alla ricerca di chissà quale cosa. Girovagare da sola per il castello, potrebbe essere pericoloso. La provocai ancora mentre mi facevo nuovamente vicino a lei per controllare che non si avvicinasse troppo al mio calderone. Ero un libro aperto e prima o poi le mie creazioni sarebbero state conosciute da tutti ma fino a quel momento preferivo mantenere una certa riservatezza. Così non hai segreti? Non ti credo. Le passai da dietro, facendo finta di scrutarla con attenzione come se così facendo sarei riuscito a scoprire davvero qualcosa di nascosto, di inopportuno. Tutti avevano dei segreti, qualcosa da tenere a tutti i costi lontano dagli occhi indiscreti degli altri. Anche io li avevo, perciò ero convinto che anche la grifondoro avesse qualcosa da nascondere. L'aula di pozioni era chiusa così...sono finito qui! A raccontare cazzate ero il numero uno e sicuramente la ragazza al mio fianco, non avrebbe mai capito se stavo dicendo la verità oppure no. La vidi avvicinarsi al mio viso, al che un ghigno divertito si dipinse sul mio volto. A che gioco stava giocando? Cosa vorresti fare? Stai per caso cercando di tirarmi fuori la verità? Guarda che ci vuole ben altro per riuscirci. Sicuramente la ragazza non aveva nessun secondo fine con quel gesto ma non potetti fare a meno di continuare a provocarla, d'altronde era ciò che mi riusciva meglio. Mantenni il contatto visivo con la ragazza, fino a quando non si allontanò nuovamente aumentando la distanza che prima era stata ridotta al minimo. Potrei accompagnarti nel caso in cui dovessi trovare qualche altra stanza nascosta. Tornai a seguirla da lontano, quella ragazza stava iniziando ad incuriosirmi perché mi era parsa diversa rispetto alle ragazze con cui ero solito rapportarmi e mi piaceva avere l'occasione di approfondire quella conoscenza. Non so se posso dirtelo, chi mi dice che posso fidarmi di te? A quel punto mossi di nuovo qualche passo in direzione della grifondoro, mantenendo il tono della conversazione sullo scherzo. Nulla si fa per nulla, cosa ottengo se ti rivelo il vero motivo della mia presenza qui? Incrociai le braccia al petto e la guardai con curiosità, attendendo una sua risposta o una sua reazione. Di qualsiasi natura essa fosse. Le lezioni sono noiose e anche dover aspettare che la pozione quagli non è tutto questo divertimento però... Misi una mano sul manico del candelabro, sfiorando leggermente le sue dita, poi spostai di lato l'oggetto che mi aveva illuminato il viso fino a poco fa e guardai la biondina negli occhi. ...trovo pozioni una materia davvero interessante e stimolante. Dimmi non ti senti potente quando riesci a fare una pozione perfetta? Era quella la sensazione che mi inondava ogni volta che riuscivo a realizzare una pozione ben fatta e se poi aggiungessimo la possibilità che il professore potrebbe complimentarsi con te davanti a tutti, allora avevi fatto davvero centro. Tutto e subito? Sei una ragazza impaziente? Sorrisi divertito davanti a quell'affermazione. Per ammazzare la noia, basta trovare qualcosa di divertente da fare nel mentre che la pozione sia pronta. Alzai un sopracciglio mentre il mio sorriso si ridusse in un mezzo sorrisetto che sembrava non far presagire nulla di buono.


    Edited by schneider. - 23/3/2023, 12:38
     
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    Phoebe rimase sorpresa e si chiedeva se davvero meritasse il suo rispetto per così poco. Sorrise raggiante ma con un pizzico di curiosità, quel ragazzo era strano ma non più di lei. in fondo chi non lo era. Era una battuta quella della ragazza, ma Aaron sembrava averci creduto così piegò di lato la testa ed alzò un sopracciglio: «Certo! Tutte quante!» disse con fare ironico e con un sorrisetto da piccola furbetta. I suoi fratelli con lei avevano un bel da fare, era difficile farla arrabbiare ma altrettanto difficile sembrava poterla prendere in giro; un bel tipetto la grifondoro. Phoebe a volte sembrava immersa nei suoi pensieri come se il mondo intorno a lei non esistesse ma bastava un nonnulla per riportarla alla realtà. Era quello che stava accadendo in quel momento mentre si guardava intorno, ma la voce del ragazzo la fece ritornare alla realtà «Hogwarts è magnifica! Chissà se esistono altri luoghi così o se sono stati scoperti!» Ed eccola lì la sua vena di avventure. I suoi occhi brillavano emozionati come il suo visino. Phoebe non era una che si metteva nei guai di proposito era che, a volte, ci si ritrovava e basta, la sua curiosità era un qualcosa che tendenzialmente la portava a ritrovarsi in situazioni strane. Aaron, il grifondoro davanti a lei sembra un tipo molto sicuro e ritornando con lo sguardo verso di lui la grifondoro fece una risatina «Certo che potrebbe essere pericoloso ma so cavarmela. E poi non esiste avventura senza un pochino di pepe, no?» Chiese con entusiasmo. Phoebe era così, genuina e socievole ed allo stesso tempo non si tirava in dietro all’esplorazione a meno che non avrebbe ritenuto che quello che stava andando a fare non fosse “Troppo” grande per lei ma anche in quel caso sarebbe rimasta a rifletterci. Il calderone del ragazzo sembrava iniziare a fumare e quando Phoebe si avvicinò anche lui lo fece. Si sentì leggermente studiata ma questo non le diede molto fastidio anzi girò in tondo su se stessa come stava facendo lui, mise le mani sui fianchi e l’osservò. «Ah! L’aula di pozioni chiusa?» riprese lei con fare spavaldo. «Strano, se così fosse qualcuno avrà combinato qualcosa.» Non volle non credergli ma era davvero strano che l’aula fosse chiusa, però non avendo controllato non poteva dire il contrario che lui stava affermando. Phoebe si avvicinò al suo viso e lui rispose subito «Verità? Quale verità? Se non stai nascondendo nulla non c’è bisogno di tirar fuori nessuna verità!» Ammettiamolo era davvero un bel tipetto la ragazzina. La sua vena di avventura veniva fuori minuto dopo minuto ma quello che non si aspettava era che Aaron le poteva dare corda. Una volta allontanata da lui si rivoltò seria per poi ritornare incuriosita e sorridente. «Verresti con me? Davvero? » lasciò le domande a mezz’aria il suo sguardo continuava a percorrere la stanza mentre pensava se avrebbe potuto fidarsi o se dopo un’avventura quel ragazzo avrebbe fatto la spia a qualcuno o semplicemente ai suoi fratelli. In un secondo però, pensò che non era proprio plausibile, fare la spia significava autodenunciarsi e quindi finire anche lui stesso nei guai, nel caso. Va bene, va bene, stava fantasticando, questo era un suo difetto.
    Quando la ragazza ritornò sul punto della pozione che il grifondoro stava facendo, lo vide avvicinarsi a lei nuovamente. Ascoltò le sue domande e affermazioni e poi fece un piccolo saltello battendo una volta le mani. «Ah Ah! Vedi? Non ho dovuto fare molto che mi hai confermato che stai facendo qualcosa e…» Si avvicinò di qualche passo verso il calderone ma rimanendo a distanza ed aggiunse «e se fosse qualcosa di banale non chiederesti se io sia affidabile e di ottenere qualcosa in cambio di una risposta!» Il suo tono era divertito e non arrabbiato o sfumature strane, era semplicemente divertito. Stava giocando con lui. In realtà le importava di quello che il ragazzo stava facendo ma solo per curiosità non voleva saperlo per forza, se ne sarebbe fatta una ragione, però si stava divertendo e quel ragazzo non sembrava prendersela perchè anche lui spingeva sulle battutine e Phoebe le interpretava scherzosamente. «Potente per una pozione? Non c’ho mai pensato. Certo sono felice e mi sento di non aver sprecato tempo, ma potente non saprei. » Fece spallucce osservando il ragazzo che si avvicinava al calderone e lo sfiorava delicatamente per poi ritornare con lo sguardo su di lei. «Oh, sembra sentire mio fratello!» scoppiò in una risata cristallina «Si, sono impaziente. Ho tanta energia e voglia di fare tante cose… E poi le attese, ecco…» si scurì leggermente in viso «Non le amo molto.»Aveva atteso sua mamma il giorno che se ne era andata per ore vicino alla finestra con le sue piccole manine appoggiate al davanzale e anche il giorno dopo e il giorno dopo ancora, ma non era mai tornata. Attendere per Phoebe stava a significare che poteva perdere qualcuno o qualcosa. Era una bambina paziente nelle attese o almeno così si deduceva quando era piccola, se il papà le diceva dopo non si metteva a piangere, ma dopo che la madre l’aveva lasciata con la sua famiglia qualcosa in lei era cambiato e le attese non erano ben viste dalla piccola. Il viso del ragazzo con la sua ultima affermazione cambiò e Phoebe si fermò sul posto «Non so cosa tu intenda dire ma non ho intenzione di farmi buttare fuori da scuola…» Il suo sorrisetto mi aveva allertato ma non in senso negativo, ma era giusto mettere in chiaro che lei non era una ragazza che faceva cose che potevano essere di dubbio gusto. «Però si, hai ragione… si potrebbe trovare qualcosa da fare in quel tempo. Nulla che faccia saltare la scuola in aria…» Nella sua testa si immaginò l’aula di pozioni completamente in aria e sottosopra e le venne da ridere. «Ehm… non vorrei dire ma… E’ normale che il calderone che hai spostato borbotti?» Uno strano rumore come di uno stomaco che brontolava ma forte, iniziò a sentirsi da esso. Poteva anche essere tutto nella norma ma era meglio esserne certe. «Dobbiamo scappare? Spero davvero tu non stia preparando una bomba o qualcosa di simile…» disse con un'espressione leggermente dubbiosa. Fece dei passi verso il calderone, così facendo si riavvicinò ad Aaron. «Sembra davvero strano… spero non dovrà berlo nessuno perchè se così fosse… avrà problemi di stomaco il poverino!» Una piccola risata le venne spontanea per la sua battuta mentre cercava di capire cosa stesse accadendo e si stava avvicinando al calderone senza pensare che poteva essere pericoloso. Un secondo dopo si voltò verso Aaron «Allora? Di che morte moriremo?»chiese in tono super ironico sperando in una risposta convincente e plausibile riguardo a quell’intruglio.


     
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    Phoebe era come un fiume in piena e sembrava non avere nessuna intenzione di fermarsi. Continuavo ad osservarla con piacevole curiosità mentre si aggirava nella stanza alla ricerca di qualche porta nascosta o qualche plausibile segreto che quell'ambiente poteva nascondere. Guardandola, non potevo fare a meno di sorridere divertito. Quell'incontro, seppur non programmato, mi stava stupendo. La grifondoro mi era sembrata una ragazza genuina, semplice e la cosa non mi dispiaceva affatto. Era la prima volta che avevo a che fare con quel tipo di ragazza perché solitamente mi capitava di frequentare ragazze ben più complesse o che, per quanto mi riguardava, si atteggiavano come tali. Sì, era bello e divertente vederle cedere lentamente però di quegli incontri non mi rimaneva poi molto, se non la soddisfazione di esserci andato a letto. Mentre ero sicuro che dopo essere tornato nella mia camera, avrei sicuramente ricordato l'esuberanza e la freschezza di Phoebe. Phoebe! La richiamai mentre imitandola portai le mani sui miei fianchi continuando ad osservarla con fare divertito. Non mi credi, forse? Finsi di prendermela per non aver creduto alla mia storia dell'aula di pozioni chiusa. Possiamo andare a verificare, se vuoi. Girovagare per l'aula di pozioni a quell'ora e soprattutto senza autorizzazione da parte di nessun docente, sarebbe potuto essere parecchio interessante. Magari ne avrei approfittato anche per rubare qualche ingrediente interessante con cui sperimentare nuove invenzioni. Questa potrebbe essere un'avventura piena di pepe come quella descritta da te poco fa. La stavo sfidando. Sì, la stavo sfidando a fare qualcosa di poco corretto a livello morale. Volevo capire fino a quanto la grifondoro poteva spingersi e se era realmente desiderosa di vivere un'avventura con i contro fiocchi. Quale verità? Chi ha parlato di dire la verità? Pensandoci bene, ero quasi riuscito a darmi la zappa sui piedi da solo. Il mio voler proteggere a tutti i costi il mio segreto, si stava rivelando parecchio difficile. Phoebe rispondeva alle mie provocazioni ma le sue continue domande, mi rendevano impossibile continuare a rimanere vago circa la mia presenza in quell'aula. Certo!Risposi con fin troppo entusiasmo alla sua domanda. Che razza di figura ci farei se si venisse a sapere che ho lasciato una ragazza a vagare da sola per le stanze nascoste del castello? Rovinerei la mia reputazione e questo non giocherebbe a mio vantaggio ma bensì abbasserebbe le mie possibilità di provarci con una ragazza. Chiaramente il motivo della mia risposta affermativa non si fermava solo a quella spiegazione ma anche al fatto che ero curioso di vedere come si sarebbe comportata in presenza di un'avventura vera e propria, piena di pericoli o misteri da risolvere. Vedendola allontanarsi dal punto in cui si trovava il calderone, mi diede l'impressione di essermela scampata. Non che non mi fidassi di Phoebe, avevo capito che non era il tipo da fare la spia ai professori o ai capiscuola e via dicendo, solo che volevo mantenere segreta la creazione che stavo provando a realizzare. Se fosse andata a buon fine, l'avrei potuta brevettare insieme a Mars e successivamente l'avremmo potuta mettere sul mercato. Ero davvero eccitato all'idea che stavamo per lanciare un'attività tutta nostra e soprattutto ero entusiasto all'idea che era nato tutto per caso. Una mattina un ragazzo aveva fatto uno scherzo a Mars e a me così, invece di risolvere tutto con un duello magico, avevamo optato per qualcosa di più creativo e decisamente permanente. Eravamo riusciti a combinare le proprietà della pozione pepata -che per chi non la conosce serviva per curare il raffreddore - e a invertire il suo processo per far sì che il ragazzo in questione continuasse a starnutire senza avere il potere di fermarsi. Avevamo mescolato la pozione in una mentina che avevamo fatto trovare al ragazzo nella sua stanza, consapevoli del fatto che quel pomeriggio aveva un appuntamento con una ragazza. Quel pomeriggio Mars ed io non riuscivamo a smettere di ridere, il tassorosso continuava a starnutire all'impazzata e per due volte lo aveva fatto in faccia della povera grifondoro. Non so come hai fatto ma devo complimentarmi con te, sei riuscita a farmi ammettere che le mie intenzioni non sono proprio nobili. Ammisi convincendomi, poi, a raccontarle quello che stavo combinando lì dentro. Devi promettermi, però, che non lo dirai a nessuno. Attesi che mi giurasse eterna fedeltà e prendendola per mano, la condussi nuovamente davanti al calderone. Sto preparando delle specie di bath bomb che camuffandosi nell'acqua, dovrebbero trarre in inganno la povera vittima che una volta entrata, si ritroverà con qualche squama sparsa qua e là e con la pelle colorata. Nel raccontare quell'invenzione ero letteralmente su di giri e fiero del fatto che la mia mente avesse partorito un'idea così complessa e geniale. Pensaci bene... Avvolsi un braccio intorno alla spalla della ragazza per poi proseguire con il mio discorso. ...sei in aula e devi preparare una pozione. Il tuo vicino di banco combina un disastro imperdonabile mentre tu sei riuscita a fare un'ottima pozione. Come ti senti? Potente, un incredibile genio. Questa era la risposta che speravo di ottenere da lei. Le attese non piacciono neanche a me però hai del tempo per fare tante altre cose quindi, in realtà, stai solo ottimizzando il tuo tempo. Era un discorso sensato, no? Non mi aspettavo che la ragazza comprendesse quello che pozioni suscitava in me però apprezzavo il fatto che si fosse interessata ugualmente all'argomento. Vidi poi un cambiamento repentino nei suoi modi di fare e il mio ghigno si trasformò una linea retta. Tranquilla, non ho nessuna intenzione di essere la causa della tua espulsione. Forse avevo un po' esagerato e dovevo capire che Phoebe non era quel genere di ragazza. No, la mia idea non prevedeva di certo far saltare la scuola in aria. Il mio sorrisetto doveva far intendere che alludevo a tante cose che erano decisamente distanti dal far saltare la scuola in aria e non avevano niente a che fare con argomenti scolastici e compagnia bella. Eh? Mi voltai in direzione del calderone per poi avvicinarmi ad esso, allontanandomi dal viso di Phoebe. Mi affrettai a recuperare il libro di pozioni che avevo abbandonato sul divano per poi cercare, con altrettanta velocità, la pagina contenente la ricetta per preparare quella pozione. Lessi velocemente e diverse volte la sua preparazione, non trovando scritto da nessuna parte che il calderone doveva bollire in quel modo. Phoebe? Mi voltai verso di lei con aria preoccupata. Io non so se è normale ma penso che sia meglio allontanarci da qui. La presi per mano e la condussi fuori da quella stanza, proprio all'interno del passaggio segreto. Una volta al suo interno, mi accovacciai al pavimento, senza mai mollare la presa sulla mano della ragazza che invitai a copiare i miei movimenti. Phoebe? Mi voltai verso di lei con aria preoccupata. Se moriremo qui sappi che ti trovo davvero carina e che è stato un vero piacere conoscerti. Cercai di ironizzare mentre chiudevo la porta del passaggio segreto, attendendo con ansia di sentire qualcosa. Passarono pochi istanti ma dall'aula non provenne alcun tipo di rumore, eravamo salvi? Credi che dovremmo andare a controllare? Domandai voltandomi verso di lei.


    Edited by schneider. - 8/4/2023, 08:17
     
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    Si stava divertendo davvero tanto la grifondoro, quel ragazzo era divertente. La proposta di Aaron per l’aula di pozioni incuriosì molto la ragazzina e i suoi occhi si spalancarono, ma il suo viso fece un cambio espressivo repentino «No, no ti credo. Verrei pure ma oggi meglio evitare altri guai… o questa volta me la dovrò vedere con i miei fratelli e sono peggio di una squadra di caposcuola e prefetti insieme!» sbuffò e il ciuffo biondo davanti al viso si mosse in avanti. «Chissà, le avventure a volte ci trovano direttamente loro!» Sorrise con grande emozione e si spostò leggermente. Quando vide il ragazzo in difficoltà sulla questione della “verità” si misi a ridere. «Sei così divertente!» non riusciva a fermarsi e quella risata vera e cristallina era contagiosa, di solito chi era vicino a lei non poteva far a meno di sorridere. Phoebe fece una piccolissima giravolta e poi un piccolo inchino verso Aaron: «Oh certo, sei un galantuomo! Pensa a cosa direbbero di voi nel caso scoprissero che avete lasciato una povera indifesa ragazzina vagare per il castello!» Scherzava naturalmente e si divertiva molto, di fatti aggiunse velocemente e con fare sicuro: «Io, però non sono indifesa…» Oh no, non lo era. Era tranquilla e carina ma se l’attaccavi sapeva difendersi, lo sapeva bene Chris, dopo avergli rubato l’ultima fetta di dolce il suo braccio sinistro aveva subito un pugno arrabbiato e ben piazzato dalla sorellina. Mai togliere il dolce a Phoebe!
    Ed eccolo qui, il Signor Grifondoro cedere alla trappola di Phoebe e lei non potè non sorridere ancora, «Oh, io non ho fatto nulla. Sarà un mio Supeeer Potereeee!» disse mettendosi in una posa da supereroe, posizionando le mani ai fianchi, allargando le gambe, assumendo una posizione eretta e uno sguardo fiero e con forza. Abbandonò la posa quando Aaron cambiò tono di voce e le chiese fedeltà per quella verità che stava andando per raccontare. Phoebe annuì e quando il grifondoro le prese la mano per condurla al calderone, la ragazzina sembrò darsi una calmata ma se Aaron si fosse voltato avrebbe visto un viso luminoso e pieno di curiosità. Phoebe ascoltò con attenzione la spiegazione del compagno di serata e poi esclamò: «Uno scherzo!» Non si preoccupò minimamente del braccio del ragazzo che si era andato a posare intorno alla sua spalla, a lei non infastidiva il contatto fisico, e poi aggiunse: «Hai pensato alla durata? Oppure a un rimedio… sai se nel caso finisse male, hai il piano B per non finire totalmente nei guai!» Ecco, un’altro piccolo scorcio del carattere della grifondoro, pensare a un piano B per togliersi dai guai o almeno provarci. Da li il discorso variò su pozioni e quando il ragazzo le fece un esempio lei si fermò a riflettere, «Certo! Sarei super felice di aver fatto un ottima pozione. Mi sentirei … Capace!» Sorrise felice ma non sapeva cosa aggiungere altro su come si sarebbe sentita. «Facciamo così, se mi uscirà una pozione nelle prossime lezioni, penserò a questo e ti farò sapere!» Sembrava andare tutto bene, fino al momento dopo che il calderone prese a ribollire. Aaron si affrettò a capire cosa stava accadendo mentre Phoebe era anche incuriosita. A un certo punto la ragazza si sentì nuovamente afferrare la mano e tirare. Guardò il ragazzo e lo seguì velocemente. Uscirono dalla porta e lo vide accovacciarsi e sentirsi tirare, fece lo stesso mentre restò a tenere la mano di Aaron. Phoebe alzò lo sguardo verso Aaron quando si sentì chiamare e rimase a fissarlo con i suoi occhioni celesti. «Suvvia! Non dire così… non moriremo! E se proprio vuoi ti posso importunare altri giorni con la mia parlantina» disse decisa come se lei sapeva bene cosa stava accadendo e invece ne capiva meno di lui. Non si sentiva nulla da dietro la porta, così Phoebe si alzò di scatto, senza lasciare la mano di Aaron e appoggiò l’orecchio al legno della porta «Sembra sia tutto nella norma! Certo dobbiamo entrare!» E così con movimenti lenti aprì la porta e si affacciò nella stanza. In quel momento lasciò la mano di Aaron per andare avanti: «Tutto okay!» disse avvicinandosi al calderone. «E’ solo strabordato un pochino di liquido…» avvicinò la sua mano e con fare curioso toccò con l’indice destro il composto che era fuoriuscito continuando a parlare: «Forse aveva bisogno di più spazio, un calderone diverso…» Si era voltata verso Aaron sorridente, e fece spallucce non sapendo preciso quale fosse stato il problema che aveva fatto ribollire la pozione; all’improvviso un piccolo solletico sull’indice la portò a grattarsi e a guardare il dito e fu li che i suoi occhi si spalancarono: «Aaron! Ti farà piacere sapere che il tuo intruglio funziona alla grande!» Dicendo questo mostrò l’indice al ragazzo, e il dito di Phoebe era diventato bluastro e squamoso. Rimase con il dito alzato mentre i suoi occhi cercarono lo sguardo del grifondoro per avere conforto: «Ehm… dimmi che sai come far cessare l’effetto o nel caso dimmi che dura poco tempo…» la fortuna della ragazza fu non aver messo tutta la mano in quel composto. Adesso, aveva davvero bisogno del suo compagno Aaron sperando fosse a conoscenza di una soluzione.


     
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    Il calderone stava borbottando ed io non avevo la più pallida idea del perché. Avevo seguito alla lettera la ricetta scritta sul mio libro di pozioni e prima di inserire un nuovo ingrediente, avevo letto più volte la dicitura così da essere certo di non sbagliare. Ero certo di aver fatto un buon lavoro ma lo stato in cui si era ridotta la pozione, mi faceva pensare l'esatto opposto. Per questo e perché non c'era il tempo materiale di pensare ad altre possibili soluzioni, decisi di afferrare la grifondoro per un braccio e di portarla al sicuro nel passaggio segreto. Se ci fosse stata un'esplosione, lì saremmo stati al sicuro. O almeno speravo. Cercai di sdrammatizzare il tutto, rifilando a Phoebe una delle mie battute sicuro che la grifondoro avrebbe apprezzato e gettato il tutto sullo scherzo. Difatti, fu così e la sua risposta confermò la mia precedente tesi. Ero felice di aver trovato una ragazza che capiva il mio umorismo e che sapeva stare al gioco, non offendendosi alle mie battutine o alle mie costanti provocazioni. Tutto ciò non l'avevo trovato in Daphne. Da ciò che mi aveva detto durante il nostro primo incontro, mi aveva fatto capire che mi conosceva ma dopo la festa di San Valentino ero sicuro che la serpeverde non mi conoscesse affatto. Si era dimostrata una qualsiasi arrampicatrice sociale che alla prima mancanza di rispetto nei suoi confronti, doveva difendersi buttandoti nella merda per elevare la sua spregevole supremazia. Dopo quella festa, avevo deciso di tagliare definitivamente i ponti con lei. Al mio fianco avevo bisogno di persone che mi comprendessero e lei, evidentemente, non era destinata a stare al mio fianco. Mi stai per caso dicendo che vuoi rivedermi? Fin troppo spesso, saltavo a conclusioni affrettate ma dovevo pur tentare qualcosa. Se sopravviviamo, ti andrebbe di uscire ad Hogsmeade? Offro io. Se avesse accettato, l'avrei rassicurata dicendo che non si trattava di un appuntamento bensì di un'uscita tra amici o tra...sopravvissuti. Se non fossimo saltati in aria, dovevamo pur festeggiare in qualche modo. Sta' attenta. Dissi facendo pressione sulla sua mano quando la vidi alzarsi di scatto per appoggiare l’orecchio al legno della porta. Se ci eravamo cacciati in quella situazione era solo e soltanto per colpa mia perciò volevo assicurarmi che alla grifondoro non le succedesse nulla di male. Anche perché, se si fosse fatta male, avrei dovuto spiegare cosa ci facevo in quella stanza e la mia invenzione sarebbe stata in serio pericolo. Una volta avevo già ricevuto un avvertimento dal vicepreside White perché era venuto a conoscenza di quello che stavo facendo nel bagno in disuso del castello e quindi non volevo destare ulteriori sospetti. Specialmente perché questa attività apparteneva sia a Mars che a me e io non volevo che venisse punito a causa mia e della mia superficialità. Ok, andiamo! E così la seguì all'interno della stanza, prestando attenzione a non abbassare la guardia così in fretta. Con le pozioni bisognava prestare molta attenzione. Oh...non so cosa possa essere andato storto. Arricciai il naso osservando lo strano composto che fuoriusciva dal calderone. Ho seguito alla perfezione ciò che c'era scritto sul libro. Forse come hai detto tu, il calderone è sbagliato. Mi grattai confuso la nuca, pensando di dover ripetere dall'inizio la pozione ma fu in quel momento che Phoebe esclamò: «Aaron! Ti farà piacere sapere che il tuo intruglio funziona alla grande!» Strabuzzai gli occhi e le presi la mano per guardare con i miei la veridicità delle parole della grifondoro. Oddio! Non ci credo. Preso dall'euforia del momento, avvolsi le braccia intorno ai fianchi della ragazza e la sollevai da terra facendole fare un rapido giro per poi rimetterla giù. Phoebe sono così felice che potrei darti un grosso bacio. Ero troppo felice per rendermi conto che stavo parlando a sproposito e che magari la ragazza non avrebbe apprezzato. Però non lo faccio perché magari non vuoi o perché i tuoi fratelli potrebbero rovinare il mio meraviglioso faccino. E no. Ci tenevo troppo al mio volto per poter permettere ai suoi fratelli di rovinarlo per una mia mancanza. Non potevo proprio permetterlo, dovevo preservarlo da mani estranee. A quel punto, però, mi resi conto che non avevo un antidoto per il suo dito perché non avevo ancora testato la pozione e la durata dei suoi effetti. Vieni. La presi per mano e la invitai a sedersi insieme a me sul divano, a quel punto cercai un fazzoletto dal mio zaino. Innanzitutto... Senza lasciarle la mano, le pulì delicatamente il dito con il fazzoletto. ...puliamolo. E poi...attendiamo che l'effetto sparisca? E già, mi sembrava la soluzione migliore per risolvere quel piccolo incidente. Purtroppo non conosco un antidoto però... Toccai anche io il liquido che fuoriusciva dal calderone così da non farla sentire sola in quella lunga agonia. ...guarda! Non ti lascio sola, adesso abbiamo entrambi le dita blu. Sorrisi, sperando che così facendo la ragazza non sarebbe corsa da uno dei superiori per farmi punire per le mie malefatte. Però possiamo provare a trovare qualcosa sul libro di pozioni, ti va? Le domandai guardandola con un sorriso rassicuratore. Mi puoi passare il libro? Per ogni pozione che aveva il compito di modificare la struttura delle cose, c'era sempre un antidoto perciò doveva averlo anche quella pozione. Qui dice: questa pozione consente di rimanere sott'acqua e di poter respirare per tre ore consecutive. Solo con un antidoto, previamente preparato, si possono annullare gli effetti anticipatamente. Allora esisteva per davvero un antidoto agli effetti della pozione solo che... Io non ho preparato l'antidoto. Accidenti. Erano quelli i dettagli che facevano la differenza e anche quelli che spesso mi fottevano alla grande. Io ero solito non badare a queste cose, andavo dritto verso ciò che mi interessava davvero tralasciando le informazioni inutili come quella. Potremmo prepararla insieme ma non so quanto ci vorrà. Sospirai, prendo le sue mani e guardandola negli occhi. Phoebe mi dispiace davvero tanto di averti cacciato in questo guaio. C'è qualcosa che posso fare per farmi perdonare o per farti sentire meglio? Qualsiasi cosa mi avrebbe chiesto, lo avrei fatto perché mi sembrava il minimo dopo averle fatto diventare il suo dito blu.
     
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    La domanda stupita del ragazzo fece voltare Phoebe e il suo sguardo si fece leggermente serio, per poi ritornare nella normalità «A cosa hai pensato Aaron… ci rivedremo a prescindere non credi? Siamo Grifondoro e siamo nella torre.» Una risata spontanea fuoriuscì con intensità per poi riascoltare l’altra domanda ma la ragazza non rispose subito perchè attenta ad altro. Una volta entrati successe l’inevitabile. La curiosità di Phoebe la mise nei guai e così il suo dito divenne squamoso. Dopo aver fatto notare ad Aaron la riuscita della pozione il ragazzo ebbe un'esplosione di gioia. Phoebe lo guardò leggermente divertita ma quando disse che le avrebbe potuto dare un grosso bacio, la piccola fece un piccolo passetto indietro e lo fissò. Alzò un sopracciglio alla sua altra affermazione ma lo lasciò terminare mentre metteva le braccia incrociate davanti al busto «Stai tranquillo… prima dei miei fratelli, te lo rovino io il faccino!» finita la frase fece una linguaccia e si voltò. Cosa pensava che avesse bisogno dei suoi fratelli per potersi difendere? Ah non sapeva che la piccola non si sarebbe di certo intimorita.
    Un attimo dopo, Phoebe sentì che Aaron l’aveva presa per mano, così il broncio si sciolse e lo seguì senza indugio. Lo vide tirar fuori un fazzoletto e con movimenti leggeri, il grifondoro le stava pulendo il dito. Rimase a fissare i movimenti della mano e beh, non si può certo dire che non le faceva piacere avere attenzioni «Va bene! Attenderò che passi l’effetto…» Disse cercando di capire cosa fare nel mentre ma poi si voltò verso il ragazzo che senza pensarci andò a toccare la sostanza con un dito «No! Ma cosa fai?» Il ragazzo mostrò l’effetto anche sul suo dito e Phoebe non potè proprio restare seria o triste, così un enorme sorriso le apparve sul suo viso; «Sei pazzo! Adesso siamo in due. Però, si, non mi sento sola adesso!» Eccola di nuovo frizzante «Combino sempre qualche guaio!» era nella sua natura a quanto poteva capire, infilarsi in alcuni guai e crearne altri.
    Si mise in ascolto di Aaron «Sai che non sono molto affidabile… però se la fai tu ed io ti aiuto forse non combino disastri!» Feci spallucce e passai il libro al compagno di dito blu «Insomma il tempo lo dobbiamo passare comunque, quindi se possiamo sfruttarlo per qualcosa, direi che è meglio!» Quel ragazzo la faceva ridere e di gusto anche «Vedi? Ti avevo detto di avere un piano B! Se fai dei disastri come me devi avere sempre o quasi sempre una scappatoia!» Ancora una risata e poi si alzò in piedi con grande energia, mentre il ragazzo continuava a scusarsi. Così la piccola Grifondoro si mise le mani ai fianchi e si avvicinò in velocità al Grifondoro «Punto uno mi sono intromessa io qui; Punto due: ho toccato io la pozione e Punto tre: smettila di scusarti sto benissimo dobbiamo nel caso estremo solo aspettare no? E così passerà tutto.» Gli occhi celesti di Phoebe erano puntati in quelli di Aaron come quando la mamma ti guarda per rimproverarti ma in realtà dentro sta ridendo come le matte perchè non può rimproverare nulla, ma poi aggiunse «Se proprio ci tieni a farti perdonare, facciamo così, accetto il tuo invito ad Hogsmeade. Ho il permesso di mio padre firmato per poter uscire da Hogwarts. Ecco fatto, va meglio?» chiese cercando anche di tranquillizzare il grifondoro. Non era mica colpa sua, almeno non del tutto e la maggior parte era colpa della grifondoro che aveva toccato, senza pensarci su, il composto. «Bene! Allora proviamo a fare la pozione? In caso contrario avremo comunque passato del tempo facendo qualcosa!» Si guardò intorno e poi guardo il ragazzo «Che cosa ci serve per l’antidoto? E…» l’indice dell’altra mano non contaminata andò a grattare la testa ricoperta dai suoi biondi capelli «Soprattutto, abbiamo tutti gli ingredienti? Perchè in caso contrario come facciamo?» Phoebe continuava a fissare Aaron con aria interrogativa e vivace. «Dai! Leggi e vediamo se qualcosa anche nella stanza sarà utile… Cosa dice il libro?» chiese pronta a scattare a destra e a sinistra per scovare qualcosa di utile nella stanza, se ma ci fosse stato e se non l’aveva Aaron.


     
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    Phoebe la trovavo davvero adorabile e quando disse che sarebbe stata lei a rovinarmi il mio bel faccino prima dei suoi fratelli, scoppiai a ridere. E tu saresti capace di compiere un gesto simile? Le domandai con il mio solito tono scherzoso mentre avvicinavo pericolosamente il mio viso al suo, quasi a volerla sfidare. Puntai i miei occhi chiari nei suoi e rimasi a guardarla in silenzio, per poi ritornare alla mia postazione. Non sapevo esattamente cosa mi spingeva a comportarmi in quella maniera così stupida con la piccola grifondoro. Eppure avevo completamente abbandonato il mio atteggiamento da fighettino patentato per far uscire fuori il mio lato più divertente e scherzoso. Misi da parte la mia idiozia, per occuparmi brevemente del dito della povera ragazza che era stata una vittima immolata ingiustamente. Non mi sarei mai aspettato che avrebbe messo la mano proprio in un qualcosa dagli effetti sconosciuti, non avevo mai visto nessuno prendere una decisione così affrettata. Nemmeno io, mi sarei spinto così tanto eppure la grifondoro aveva una certa propensione per il cacciarsi nei guai. Dispiaciuto di averle causato un piccolo problema, decisi di seguirla così da farle compagnia durante quell'esperimento. Ho voluto testare anche io gli effetti della mia pozione, dopotutto, è quello che fanno gli scienziati. Giusto? Chiunque avesse a che fare con le invenzioni o con qualsiasi campo inerente ad esse, prima o poi, si metteva a testare personalmente i risultati delle loro teorie e chicchessia. E così, avevo deciso di farlo anche io perché non potevo di certo permettere che la grifondoro facesse da cavia ad un mio esperimento. «Combino sempre qualche guaio!» Sorrisi. Potrei averlo notato, vuoi per caso spodestarmi dal mio trono? Era risaputo che il titolo di 'combina guai', apparteneva al sottoscritto. Me l'ero sudata quella nomina che era stata il frutto di numerosi scherzi riusciti fin troppo bene e battute lanciate in contesti sbagliati, come le lezioni. Fatto sta che non potevo e non volevo che quel titolo nobiliare mi venisse tolto di punto in bianco perché spettava a me di diritto. Dopo oggi, credo che penserò in anticipo ad un piano B. Accettai quel consiglio, prima di lanciarmi alla ricerca del mio libro di pozioni con l'intento di trovare la ricetta per preparare l'antidoto. Però, prima di potermi dedicare alla lettura del paragrafo in cui veniva citato tutto ciò, notai un movimento repentino da parte di Phoebe: prima la vidi alzarsi e allontanarsi, poi si avvicinò velocemente a me, il che mi costrinse ad indietreggiare poggiando la schiena allo schienale del divano. Ascoltai le sue parole e cercai di sembrare il più serio possibile mentre venivo rimproverato per le mie eccessive scuse. Ok, ok, ho capito. Le risposi, alzando le braccia in segno di resa, per poi sentire con gran piacere le parole "accetto il tuo invito" uscire dalla sua bocca. Perfetto, non vedo l'ora. Le dissi, sorridendo compiaciuto e preparandomi mentalmente ad affrontare la decisione sul dove portare una ragazza come Phoebe. Beh, forse quello non era il momento giusto per pensarci visto che avevamo un problema ben più grave da risolvere. Qua dice che ci servono: venticinque grammi di ali di coleottero, sette foglie di ortiche secche, due tazze di bava di rana, venti grammi di radice di bar...bardana e due litri di acqua. In quel momento non avevo nessuno di quegli ingredienti, al che, alzai lo sguardo verso Phoebe. Non ho questi ingredienti...per preparare l'antidoto dovremmo recarci nell'aula di pozioni. Annunciai con rammarico, sapendo che non avrebbe mai rischiato così tanto per un banale dito blu. Se non vuoi andare, potremmo sempre restare qui e fare un gioco. Le proposi, alla fine si trattava semplicemente di aspettare e perché non farlo facendo un gioco che ci avrebbe permesso di conoscerci meglio? A turno, dobbiamo dire una cosa su noi stessi: un ricordo, un aneddoto, un particolare, insomma qualsiasi cosa e l'altro deve indovinare se questa cosa è vera o falsa. Le spiegai mentre mettevo la mia mente all'opera, alla ricerca di qualcosa di interessante da dirle. Inizio io. Esclamai con entusiasmo mentre divaricavo le gambe e poggiavo entrambi i gomiti sulle mie ginocchia, assumendo una posizione pensierosa. Solo quando fui sicuro di aver trovato la cosa giusta da dirle, mi rimisi su, voltando il busto verso di lei. Ho dato il mio primo bacio all'età di cinque anni. Visto che prima avevo detto che l'avrei potuta baciare, mi sembrava una buona idea proseguire su quella scia. Vero o falso? Diventai improvvisamente serio, così da non far trapelare alcuna informazione dal mio corpo.
     
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    Phoebe Emily Smith

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    Si mise a ridere mentre Phoebe rimase a guardarlo. Lo vide avvicinarsi ma lei non si spostò. «Vuoi vedere?» disse senza batter ciglio. Oh oh… Non sfidarla sulla sua stessa parola che la ragazzina ha fegato da vendere.
    Il dito di Phoebe era li e non faceva male o altro avevo solo avuto quella “trasformazione”. Nel mentre anche Aaron aveva deciso di provarla come segno di “scusa” verso la grifondoro. Alla sua affermazione Phoebe fece spallucce e poi aggiunse «Non lo so, credo che facciano così!» Beh, a meno che uno scienziato o inventore non avesse delle cavie, faceva tutto da se quindi, forse si, provavano da soli le loro invenzioni a volte con risultati non del tutto ottimali.
    Era chiaro che Phoebe non voleva combinare guai me le veniva spontaneo crearne, era come se non potesse restarne lontana. «No,no, non voglio spodestare te, ma spostati leggermente più a destra che ci sediamo in due sul trono.» Lo guardò un secondo e poi scoppiò anche lei in una risata sonora e allegra.
    In tutta quella strana e bizzarra situazione, sembrava che Arron fosse riuscito a comprendere una lezione e che forse in minuscola parte era stata proprio Phoebe ad insegnarla a lui. «Si, conviene avere un piano alternativo, almeno quando è possibile averlo.», perchè non era sempre facile avere un secondo piano per poter sopperire al primo in caso di problemi, ma nelle pozioni avere un antidoto o qualcosa che possa risolvere in parte la situazione era la cosa sicura da fare, così aveva insegnato il Professore Fletcher. Un secondo dopo il Grifondoro era alla ricerca del suo libro di pozioni, non ci mise nemmeno molto a trovare l’antidoto. Nel mentre, pur di tranquillizzare il compagno, Phoebe accettò il suo invito ad uscire. Sarebbe stato divertente, o almeno sarebbe potuto accadere qualcosa di strambo e particolare visto i due soggetti che erano entrambi i ragazzi. Quindi accettò e Aaron ne sembrò entusiasta.
    Aveva anche trovato la giusta pagina per l’antidoto e si accingeva a leggere quello che serviva. Man mano che procedeva nel leggere gli ingredienti, Phoebe rimaneva sempre di più allibita dagli stessi «Ma cosa? Serve tutta l’aula di pozioni per questo antidoto.»E no lei nei guai ulteriori non voleva proprio ficcarsi. La proposta di Aaron la fece diventare pensierosa ma la sua seconda proposta le sembrò quella adatta «Si dai restiamo e nel mentre potresti prendere appunti e vedere quanto tempo dura effettivamente l’effetto. Così potrai avere un quadro completo dell’oggetto che andrai a creare.» Ehi ehi, Phoebe da quando era così attenta e coscienziosa? Va bene, sicuramente un attimo di distrazione ecco. E così che Aaron propose un attività per passare il tempo di attesa. Phoebe sorrise con grande allegria e fece un mezzo saltello senza staccare le punte dei piedi dal pavimento. «Benissimo! Si mi piace la tua idea!» Si guardò in torno e poi si spostò verso una delle grandi vetrate che davano dentro al lago «Vieni, sediamoci qui…» Quella stanza era qualcosa di troppo bello e Phoebe ci sarebbe ritornata sicuramente, ormai ne era rimasta affascinata. «Dai, Spara. Che gioco hai in mente?» I suoi occhi celesti brillarono di curiosità e si mise in ascolto del Grifondoro. «Ci sto! Mi piace questo gioco!» Battè una volta le mani e si mise nuovamente in ascolto del ragazzo. “ Ho dato il mio primo bacio all'età di cinque anni.” Il sorriso di Phoebe si allargò e iniziò a fissare il volto del ragazzo come a scoprirne ogni singolo movimento. Si mise a riflettere, non lo conosceva bene, ma vedendo come si era comportato quel giorno pensò che forse non era così impossibile. «Sai cosa ti dico? Che è vero! Hai dato il primo bacio a cinque anni.» Si mise in ascolto della sua risposta e poi fece lei una domanda, essendo il suo turno. «Mi sono nascosta e non mi hanno trovata per un giorno intero!» Era vero! Il Padre e i suoi fratelli l’avevano cercata per tutta casa ed erano riusciti a trovarla solo la sera, pochi minuti prima di chiamare le forze dell’ordine. Phoebe si era nascosta in soffitta dentro un vecchio armadio e alla fine si era addormentata, erano riusciti a trovarla la sera perchè la piccola aveva fame e cercando di uscire fece cadere degli scatoloni. Finì in punizione per una settimana, ma adesso quella giornata la raccontano con il sorriso.
    Tra una risata e un altra, tra un vero e un falso e qualche sprint di energia dei due ragazzi il tempo trascorse, cambiarono gioco e mangiarono delle caramelle che la piccola aveva con se. Allo scoccare delle quasi tre ore Il dito dei ragazzi iniziò a tornare normale. Phoebe saltò in aria urlando dalla gioia. Finalmente potevano ritornare nel dormitorio. Avevano anche saltato la cena e questo era una disgrazia per Phoebe, ma aveva del cibo nella sala comune così lo disse anche al ragazzo. Con calma e cautela, tornarono fin sulla torre di Grifondoro, e per fortuna non furono scoperti da nessuno. Phoebe prese dalla sua stanza dei muffin e tornò in sala comune. Offrì il cibo anche al suo amico e dopo aver riempito la pancia, salutò con grande entusiasmo «Grazie per questa bella avventura Aaron! Co vediamo domani! Buonanotte!» e prese le scale della parte femminile per poter tornare nel suo dormitorio. Che bell’incontro inaspettato che aveva avuto quella sera e che bell’avventura. Si addormentò felice ed esausta con un enorme sorriso.


    CHIUSA :cuore:
     
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