La Teoria del Proibito

Rhysand & Rey | 14/01/2023 - ore 22:00

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    Rhysand Harkness
    There is nothing unforgivable about such a masterpiece.
    A Rhysand piaceva la scuola nei periodi festivi. Durante i weekend o le vacanze, il Castello assumeva un aspetto del tutto nuovo. Certo, era più difficile trovare posti poco affolati dove leggere o esercitarsi con la Magia, ma l'affluenza di molte persone non era un problema.
    Sorridere, salutare, fermarsi per commentare questa o quella lezione. Rhysand non poteva dire di essersi fatto degli amici, ma malgrado la sua estetica tetra, non era stato difficile per lui trovare qualcuno con cui socializzare.
    L'unico problema, era che lui detestava le così dette chiacchiere di circostanza. Riteneva le small-talks inutili riempitivi e non passava giorno senza che dovesse dilettarsi nel partecipare a quegli inutili minuetti sociali.
    Era difficile.
    Era terribilmente difficile.
    Perché in cuor suo sentiva una tensione, una crine strinato dall'archetto di un violino impietoso. I suoi pensieri scorrevano sotto la crosta semi-solida della decenza sociale, sospinti da un flusso sotterraneo. Anche se, più che come lava, erano come radici che scavavano nel suo cervello e simili ad artigli smuovevano la terra dei suoi impulsi, facendosi strada fino al suo cuore per trasportarvi linfa di tenebra.
    Era sempre così. Ogni giorno. Ogni ora. Ogni minuto, Rhysand combatteva contro quella fame insaziabile. Il sole che era obbligato a presentare davanti a tutti collassava su se stesso a fine giornata, tramutandosi in un vorace buco nero che inghiottiva ogni cosa.
    Voleva fare del male. Non importava a chi. Non importava come.
    Aveva parlato con qualcuno di come distillare una pozione rigeneratrice e i suoi occhi si erano soffermati anche solo per un attimo sul collo dell'interlocutore. Le sue dita si erano contratte in un piccolo spasmo, torcendosi come zampe di ragno. Rhysand aveva sentito quella scarica elettrica attraversargli il corpo e aveva dovuto reprimerla, mostrando il più angelico dei sorrisi.
    Quando era solo, sapeva di non poter fare molto, se non riversare su se stesso quella necessità- e a testimoniarlo c'erano diverse pallide cicatrici, tutte nascoste in punti del corpo non facilmente fruibili, nemmeno se lui fosse stato nudo- e allora si lasciava andare alla fantasia, la mente che si dissociava dalla realtà, scivolando in un turbine di immagini e desideri mai espressi.
    Quel sabato sera, nella Torre di Astronomia, Rhysand cercò la compagnia delle stelle. La punta della piuma nera graffiava sul suo brogliaccio, mentre la Strega trascriveva parole sparse e arrangiamenti per il prossimo brano da suonare al pianoforte.
    Indossava una camicia di stampo vittoriano bianca, con le maniche a sbuffo e i polsini stretti chiusi da due gemelli a forma di corvo. Il pantalone gessato aderente lo cingeva all'altezza dell'ombelico, mostrando una doppia fila di bottoni argentati, e gli fasciava le gambe snelle, le quali terminavano in un paio di stivaletti col tacco a spillo. Sulle spalle, per coprirsi dal freddo invernale, Rhysand aveva adagiato una marsina color pervinca, delineata da una trama di linee sottili rosso chiaro.
    Sospirò, adagiato alla balaustra, con il taccuino che veniva smosso dal sussurro notturno del vento.
    Volse gli occhi grigi verso le stelle, scrutando quei pallidi spettri di luce. L'ispirazione, a quanto pare, non era pervenuta per quella sera.
    Avrebbe fatto bene a tornare in Sala Comune e ripassare qualcosa. Era molto probabile che non avrebbe preso sonno entro le tre del mattino, tanto valeva portarsi avanti.
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    Rey Shiny | 5° anno | Serpeverde


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    Sera tardi, era il migliore momento per riuscire a prendersi del tempo per se e Rey amava la notte.
    Quella sera infatti, dopo una cena passata a leggere un libro camminava per le strade di quella scuola.
    Il pensiero era sempre fisso, fisso e indelebile come un marchio nella mente.
    Non aveva la minima idea di come riuscire a causare quel dolore, padroneggiare quelle arti, e sentiva dopo tutti quei continui aggettivi negativi proferiti dal professore di difesa contro le arti oscure, che di certo non si sarebbe aperto facilmente nel spiegare per bene come si faceva una tale maledizione ad una studentessa fin troppo interessata.
    Le giornate infatti passavano rapidamente da un colore all'altro, talvolta nero come il vuoto, talvolta rosso come la rabbia, talvolta verde come la speranza e talvolta grigio come la tristezza.
    Nulla in quella scuola la tangeva realmente, poteva implorare studenti di anni superiori di imparare, ma se qualcuno litigava, la ignorava, la prendeva in giro oppure la attaccava, Rey era per la maggiorparte del tempo impassibile di fronte a qualunque cosa accadeva all'interno della scuola. Voleva vivere un sogno, voleva che queste conoscenze non fossero più nascoste, ma libere di essere scoperte. Voleva un mondo dove chi come lei meritava di sapere, avrebbe saputo.
    E quello era un'altro di quei giorni, un'altra di quelle sere, fresche come le ultime sere di primavera.
    Camminava lentamente verso la torre di astronomia con l'intento di ammirare il bellissimo panorama del cielo stellato, contemplare in silenzio e lasciar fluire i pensieri di un'alieno incompreso nel mondo ostile in ogni angolo che riusciva a osservare intorno a se.
    Ostile... si il mondo era ostile, perchè nessuno probabilmente avrebbe potuto capire il desiderio e il fuoco che ardeva dentro quegli occhi color smeraldo che fin troppo spesso erano incollati sui libri alla ricerca spasmodica di quella conoscenza proibita ed emozionante tra le righe spente di un libro approvato dalla scuola.
    Una volta raggiunta la torre di astronomia vide una persona che conosceva, sebbene di sfuggita.
    Era del quinto anno come Rey, corvonero, ed era uno degli studenti che la serpeverde aveva adocchiato già da tempo come interessanti per via del suo comportamento, aspetto particolare e soprattutto quella somiglianza tra loro due, entrambi topi da biblioteca, chini sui libri.
    Chissà cosa cercava tra le parole dei libri che divorava con gli occhi e con la mente...

    "Buona sera, Rhysand"

    Disse Rey abbozzando un sorriso, tenendo saldamente la ringhiera della torre di astronomia e poi guardando il cielo stellato.
    Non parlava molto spesso con le persone, se non per chiedere compiti, e loro più di tanto non avevano parlato, ma essendo uno degli studenti per Rey interessanti, non poteva di certo non approfondire la conoscenza maggiormente.
    Il cuore batteva forte, per la felicità insieme alla paura di creare qualche problema, ma il coraggio era il primo passo, giusto?

    "Anche a te rilassa la notte e il cielo stellato?"

    Chiese, la serpina spesso vestiva di nero, aveva un'aspetto che si confondeva nella notte anche senza la divisa, tuttavia quella sera era particolarmente scura, per via di un leggero trucco con la matita che aveva sugli occhi.


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    Rhysand Harkness
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    Rhysand chiuse il taccuino e fece per incamminarsi verso la scalinata a chiocciola che annetteva la Torre di Astronomia con il corridoio, quando dei passi attirarono la sua attenzione.
    Dal nero riquadro dell'ingresso vide emergere la figura di una studentessa dall'aspetto gracile e minuto, il caschetto di capelli corvini ad incorniciarle il viso eburneo. Gli occhi di Rhysand si accesero di un lampo di sorpresa nel vedere Rey Shiny apparire quasi di punto in bianco, proprio mentre stava per darsi per vinto riguardo all'andamento della sua serata.
    Lui e Rey non avevano mai parlato molto, ma per le poche lezioni in comune avute con la Serpeverde, Rhysand non era riuscito a non sentire una certa affinità con lei. Forse era per quella strana connessione per la quale le menti brillanti si attraggono a vicenda, come pianeti che orbitassero attorno alla sete di conoscenza e, a causa della forza centrifuga, finivano prima o poi per entrare in collisione.
    Rey era una ragazza misteriosa e già questo, di per sé, era per Rhysand un buon motivo per trovarla interessante.
    « Buona sera a te, Rey » la salutò, un sorriso cordiale ad accompagnare il suo tiepido tono di voce. Si era permesso di chiamarla per nome, giacché la ragazza gli aveva rivolto la stessa confidenza. Vide Rey aggrapparsi alla ringhiera e sentì ogni desiderio di andarsene venire spazzato via.
    Due persone che si ritenevano in qualche modo affini, messe assieme sotto il cielo notturno, in un luogo remoto e distaccato dal resto della società. Rhysand si adagiò a sua volta alla ringhiera, le mani premute sulla balaustra e la schiena tenuta dritta in una postura aristocratica. Dall'alto di quella posizione, entrambi potevano godere di una vista mozzafiato: il parco del castello che si estendeva come un telo color smeraldo, lambito dall'abbraccio del Lago Nero, simile ad una lastra di ossidiana umida. Il campo da Quidditch era un'ombra scura che si stagliava all'orizzonte, con gli anelli che si sollevavano simili ad orecchie e poi, ancora più in là, le Highlands Scozzesi e, oltre ancora, l'ignoto della notte.
    « Parecchio, sì. Confesso che spesso trovo difficile stare in mezzo agli altri. Anche il cielo è affollato stanotte » disse, volgendo lo sguardo verso il firmamento trapuntato di argento occhieggiante « Ma a differenza delle persone, le stelle sono piacevolmente silenziose, eppure hanno moltissime cose da dire. »
    Molto più interessanti, avrebbe voluto aggiungere, ma non desiderava risultare scortese agli occhi della compagna.
    Si voltò verso di lei, rivolgendole un sorriso carezzevole.
    « Sei alla ricerca di ispirazione o fuggi dalla movida adolescenziale del castello? » Domandò, quasi non fosse anche lui un adolescente.
    Spesso e volentieri, il suo Maggiordomo gli ricordava quanto fosse simile a suo nonno Phineas. Rhysand e Phineas si erano incontrati pochissime volte, eppure la stima della Strega per il tutore cresceva ogni volta di più. Una persona brillante, Phineas Harkness, che aveva avuto la gentilezza di fargli da mentore e, ormai, genitore.
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    Osservava le stelle, rilassandosi com'era facile farlo solo in situazioni non sociali, situazioni dove poteva staccare la spina, nel silenzio della pace che favoriva i pensieri.
    Cosa poteva fare per apprendere la magia oscura senza ricevere ripercussioni? Parlare con il professore? Lo avrebbe fatto ancora, ma solamente se aveva qualcosa di sensato da chiedere, per non destare sospetti. Doveva fare dell'altro, studiare, trovarsi un luogo, mettere mano su quelle informazioni e iniziare da ciò che le tempestava la mente giorno e notte. Quella maledizione cruciatus, descritta come l'agonia più intensa, il dolore più puro e profondo, la tortura signora delle torture. Ricordava ancora l'intenso calore, euforia, brividi... le mancava il fiato a ricordare di quel giorno, le mancava il fiato a ricordare ogni piccolo momento dove qualcuno aveva provato un qualche piccolo dolore anche durante le lezioni, fissando nella sua mente l'espressione della vittima, assaporando quel secondo che sembrava durare ore, rallentato dal piacere.
    La vita faceva fin troppo schifo per pensare ancora a viverla senza coltivare la propria passione, ogni giorno che passava, la mente di Rey le urlava di agire, agire in fretta, di coltivare questa passione nel migliore dei modi, e di non perdere tempo.

    "Le stelle sono in grado di farti pensare quando il chiasso delle chiacchiere inutili delle persone te lo impediscono"

    Disse, sospirando, rimanendo incantata poi su quelle stelle.
    Era vero, ne avevano viste di cose, probabilmente in quel preciso istante qualcuno nel mondo stava soffrendo intensamente come desiderava Rey, e in parte ne era felice, in parte provava un'immensa invidia per qualche stella che, se avesse avuto una coscienza umana, avrebbe potuto assaporare ogni istante senza nemmeno troppa fatica.

    "Se le stelle raccontassero ciò che hanno vissuto, a quest'ora la conoscenza umana sarebbe così elevata che forse neppure riconosceremmo la società di quel nuovo mondo"

    Avere la conoscenza delle stelle, la conoscenza di ogni cosa...
    Rey aveva avuto da sempre qualcuno che le mozzava la sua voglia di conoscere, maltrattata e umiliata per il semplice desiderio di sapere.
    Sapere era come una droga per Rey, per un'attimo si chiese ancora come mai non era stata smistata corvonero, per poi ricordarsi quali ambizioni aveva, e tornare a pensare a serpeverde.
    Ma solo, era semplicemente testurbante corvo-serpe.

    "Il relax della notte e la bellezza del cielo stellato mi aiutano ad avere ispirazione e ordinare le idee"

    Disse, per poi tornare a guardare Rhysand con uno sguardo straordinariamente calmo.
    Era davvero un tipo particolare, più di altri suoi compagni e iniziò a pensare che forse era il più carino della scuola, ma non intendeva esporre questo suo pensiero, era alla fine un complimento futile sulla bellezza che più che un "grazie" non rendeva.

    "Ho mille sogni, mille progetti e mille pensieri, la testa scoppia, e in sala comune non mi trovo, fanno troppo baccano. Preferisco stare in pace, talvolta vengo qui, altre volte in biblioteca, altre volte al parco davanti al lago nero..."

    Disse, tornando poi a guardare le stelle, iniziando a riordinare nella sua testa il piano per agire.
    Al reparto proibito sicuramente qualcosa sulla magia oscura c'era, e sulle maledizioni senza perdono pure, tuttavia come sarebbe riuscita a intrufolarcisi senza venir beccata? E una volta li, quale libro avrebbe dovuto prendere?
    Si stava già organizzando i piani, A B e C, tutto quanto in scaletta.
    Quando voleva qualcosa, Rey la otteneva

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    Rhysand Harkness
    There is nothing unforgivable about such a masterpiece.
    L'osservazione di Rey lasciò Rhysand piacevolmente colpito. La ragazza aveva esposto un pensiero interessante quanto singolare, qualcosa che spinse la Strega di Corvonero a scrutare i corpi celesti con ancora più intrigo. In un certo senso, loro potevano comunicare con le stelle. L'Astronomia era proprio la disciplina che aiutava a tradurre il linguaggio dell'universo in quello terrestre. Le stelle parlavano, certo, ma non potevano snocciolare niente che l'uomo non sapesse già interpretare.
    Ma se le stelle avessero potuto davvero parlare, come Rey aveva suggerito, chissà quanti segreti avrebbero potuto esporre, a patto che non preferissero rimanere silenti, proprio come in quel momento. Rhysand, tuttavia, sapeva che quelle stelle che loro stavano guardando erano già morte, semplici spettri, ambasciatori del passato, un ponte tra l'universo primordiale e quello attuale.
    Era bizzarro e affascinante, il tempo. Un concetto così relativo. Eppure non tutti potevano rendersene conto. Non tutti guardavano le stelle e pensavano: sono qui, eppure non ci sono veramente. Posso vedere qualcosa che è già morto.
    Ed ecco che anche la prima affermazione di Rey si rendeva tangibile. Lasciarsi andare a quei pensieri era molto più rilassante, rispetto al dover tollerare il brusio di mille persone intente a fare baccano.
    « I Centauri sono esperti Astronomi, abili nella divinazione. Penso che nessuno meglio di loro possa sentire i segreti sussurrati dalle stelle » ma i centauri stavano nella Foresta Proibita e non sempre apprezzavano la visita dei Maghi.
    Rhysand guardò Rey di sbieco, senza voltarsi del tutto. La Strega di Serpeverde aveva detto di avere mille progetti, mille idee e Rhysand si chiese se, osservando il cielo stellato, non stesse invero generando una corrispondenza tra la lontananza degli astri e quella dei suoi sogni.
    A Hogwarts, molti studenti tendevano a dire di voler diventare Auror, prendere parte a questo o quell'ufficio del Ministero o addirittura diventare insegnanti. Su quell'ultima chiosa nello specifico, Rhysand non aveva nulla da ridire, perché l'idea di insegnare non lo tediava affatto, ma c'era qualcosa nel tono usato da Rey, una vela di desiderio che usava il cielo al posto dell'oceano, perché il mare non sarebbe mai riuscito a contenere la pienezza delle sue ambizioni.
    In un certo senso, Rhysand sentiva di capirla. Forse non nel dettaglio, ma più rimaneva in presenza di Rey, più percepiva la sua affinità con lei crescere. Era una strana sensazione, che fino ad allora non si era mai manifestata. Era come se entrambi stessero parlando il linguaggio delle stelle, silenzioso e paradossale nella sua assenza di suono e di presenza, eppure brillante e visibile.
    « Buffo » disse Rhysand, le labbra tese in un sorrisetto ironico « Abbiamo praticamente gli stessi luoghi di ritrovo, eppure dopo cinque anni riusciamo ad incontrarci solo adesso. »
    Vero, in Biblioteca capitava che si incontrassero, ma non si erano mai scambiati niente più di un cenno di saluto.
    « A volte mi chiedo quanto sia pericolosa la Foresta. Ti confesso che non mi dispiacerebbe esplorarla, ma siamo sempre alle solite » gli occhi di Rhysand si persero nel vuoto per un attimo, ma le sue labbra continuarono a muoversi, le parole a serpeggiare, arrotate dalla lingua in un nastro sibilante. « Foresta Proibita, Sezione Proibita, fonti di Magia segreta... quante cose messe a portata di mano, ma mai davvero disponibili. Divieti, raccomandazioni, intimidazioni. Guardare, ma non toccare. Toccare, ma non assaggiare. Assaggiare, ma non ingoiare » le dita di Rhysand si strinsero appena sulla balaustra, mentre la sua espressione rimaneva congelata in quella maschera di tiepida cortesia. Un baluginio tetro gli corse negli occhi. « E tu stai lì, a saltare da un piede all'altro, a chiederti se ci sarà mai un compenso, se la tua sete di conoscenza verrà mai soddisfa-»
    Rhysand scosse il capo e si voltò verso Rey, rivolgendole un'espressione dispiaciuta.
    « Ti chiedo scusa, non volevo annoiarti con questi discorsi. »
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    Le parole di Rhysand erano come ... molto più interessanti delle parole degli studenti, Rey si chiedeva a volte come mai trovasse più interessante parlare con i professori o gli studenti più grandi di argomenti affrontati a lezione rispetto ai suoi coetanei o addirittura più piccoli.
    Nel discorso di Rhysand notava la stessa sensazione che provava nel parlare con un insegnante, amore per la conoscenza, conversazione non futile, ma utile a ragionare e soddisfare.
    Forse perchè era corvonero? O forse era solo una stella caduta dal cielo che aveva ottenuto il potere di parlare?

    "Non mi spaventa, se i centauri sono davvero così intelligenti, penso avranno più possibilità di molte altre persone di notare la mia semplice sete di curiosità, che per definizione è qualcosa da non condannare"

    Disse, abbassando leggermente il capo pensando al mondo, alla spiegazione di difesa ottenuta dopo le lezioni.
    Il professore aveva spiegato, ma in un modo seppur emozionante, estremamente vago.

    "Tuttavia non mi avvicinerei mai a sconosciuti senza un piano B di fuga ben organizzato"

    La prudenza non era mai troppa, ma i centauri avrebbe volentieri cercato di incontrarli per parlarci, ogni esperienza per Rey era un occasione di imparare ancora di più.
    Dopo un'iniziale commento riguardo al fatto che in cinque anni, avendo gli stessi luoghi di ritrovo non avevano mai parlato, al quale Rey aveva risposto con un semplice sorriso, dopotutto era vero, ma solo ultimamente Rey ci teneva ad aprirsi ancor di più, lui iniziò a parlare di... proibito.
    Rey ebbe un brivido, si voltò con lo sguardo sbalordito, ascoltando incredula ogni sua parola e sentendo dei brividi così forti al cervello da farla star male.
    Esplosione, uno shock di emozioni simile a quando si riceveva la notizia di un lutto in famiglia, ma la versione positiva, con una gioia incredibile.
    A caso aveva iniziato a parlare di proibito, quasi fosse un legiliments, descrivendo con perfezione millimetrica le sensazioni che Rey provava come se stesse cucendo la tela dei desideri.
    Poi si bloccò, riportandola alla realtà mentre i brividi dentro di lei si fermarono lasciando posto ad un leggero giramento di testa.
    Che diamine era successo... si sentiva qualche centimetro da terra, Rhysand era li, sembrava come se non avesse detto nulla di nulla... invece le parole che aveva detto sembravano per Rey quasi un'allucinazione, tali da illuderla per qualche secondo, che potevano essere state davvero allucinazioni.

    "N-non mi annoi con questi discorsi"

    Disse, sentendo un calore così intenso da sentire, seppur era sera, il bisogno di staccare i vestiti dalla pelle per far uscire il vapore bollente intrappolato nei vestiti.

    "Comprendo pienamente ciò che intendi"

    Dopotutto aveva iniziato Rhysand, non poteva condannare Rey solamente perchè andava dietro al suo discorso, no?

    "Il proibito ha un fascino, è naturale, e continuare a proibirlo per chi ha una grande sete di conoscenza è una vera e propria violenza, sono d'accordo. Certe cose a scuola non si impareranno mai, e la conoscenza non si rivela a te per pietà"

    Aveva detto troppo? Forse si, perciò si limitò a sospirare, e guardare in basso

    "A me piace conoscere, sono in una scuola di magia per imparare la magia, già ho vissuto a forza dai babbani quando sentivo che il mio mondo era il mondo magico, non c'è nulla di male a voler imparare tutto su questo mondo"

    Le interessavano le arti oscure, ma era così pericoloso parlare di queste cose.
    Avrebbe voluto chiedere di andare in quei posti proibiti, consigli su come infiltrarsi al reparto e prendere quel libro che conteneva le istruzioni per usare quella maledizione... ma nulla, sapeva che una cosa del genere l'avebbe messa nei casini fino al collo

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    Rhysand Harkness
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    Rhysand riteneva che gli smistamenti fossero molto aleatori e che le case avessero molte caratteristiche in comune, più di quanto ci tenessero ad ammettere. O, se non altro, tendevano a raggiungere gli stessi risultati, anche se con mezzi diversi. L'ambizione dei Serpeverde poteva essere scambiata per l'intraprendenza dei Grifondoro, ma entrambe le caratteristiche potevano essere annesse sotto al termine ombrello di testardaggine. Poi c'era la dedizione allo studio tipica dei Corvonero, che non aveva però nulla da invidiare alla strenua capacità lavorativa dei Tassorosso.
    In sostanza, arrivato al quinto anno, Rhysand era giunto alla conclusione che il sorteggio del Cappello Parlante fosse solo una cerimonia figlia della tradizione, ma priva di un effettivo significato. Al massimo, si poteva pensare che fosse utile ai fini della competizione tra le case, che però tendeva ad avere l'insensato effetto collaterale di alimentare dissapori, piuttosto che stimolarne l'unità.
    Un sistema piuttosto antiquato, che avrebbe avuto un senso effettivo solo nel Quidditch e nella suddivisione in squadre.
    La determinazione di Rey era davvero lodevole e se Rhysand avesse dato un peso alla suddivisione delle Case, avrebbe detto che fosse perfetta per una Serpeverde. E forse lo era, senza ombra di dubbio Rey doveva essere una Strega intraprendente e ambiziosa, specie per come aveva lasciato intendere di avere diversi sogni nel cassetto. Ma anche il fatto che fosse pronta ad affrontare i pregiudizi dei Centauri, pur di soddisfare la sua sete di conoscenza, la rendevano adatta anche a Grifondoro o Corvonero.
    Durante le vacanze Natalizie, Rhysand aveva scritto su uno dei suoi diari circa queste riflessioni e aveva finito con il riempire tutte le pagine, dalla prima all'ultima, scrivendo una vera e propria tesi sul perché suddividere gli studenti in Case non servisse a nulla. Poi, per allenare lo spirito critico, si era cimentato nella stesura di una tesi che valorizzasse la controparte di quell'idea, contestandosi punto per punto.
    Si era divertito, ma non è questo il momento di soffermarci su come aveva passato le recenti vacanze.
    Lo sguardo di Rey lo incuriosì. L'espressione della Strega di Serpeverde lo aveva lasciato piacevolmente sorpreso, tanto quanto lei era apparsa sbalordita. Come se avesse finalmente trovato qualcuno che parlasse la sua lingua in terra straniera.
    « Non sapevo avessi vissuto con i Babbani » disse Rhysand, avvertendo il peso di quanto quella vita forzata, per Rey, fosse una terribile catena. « Deve essere difficile tornare a casa durante le vacanze...»
    Non lo disse con arroganza o sufficienza, ma con un sincero dispiacere. Rhysand sentiva la mancanza della magia, quando non era al castello. Durante le vacanze estive era difficilissimo non lanciare incantesimi, non esercitarsi con la pratica e doversi accontentare della teoria. Certo, lui viveva in un contesto Magico, nel suo castello a picco sul mare nei pressi di Cragcroft nelle Highlands Scozzesi, ma Rey doveva tornare dai Babbani, lontana dalla Magia più di chiunque altro.
    « Ma hai ragione. La penso proprio come te » aggiunse, tornando al punto focale di quella conversazione. « Viviamo in un mondo sconfinato, dove ogni cosa però può essere spiegata e conosciuta. Nulla può esistere senza essere definito. Persino il caos, che nella sua mutevole ed imperscrutabile forma, ha una logica tutta sua. Trovo sia sciocco istruire le persone sin da giovani su preconcetti come "Proibito" e "Fruibile", solo per paura di ripercussioni negative. Piuttosto, sarebbe sensato insegnare alle persone come sfruttare la conoscenza a fin di bene, a patto che sia definibile un concetto del bene che sia totalitario... ma non limitare il prossimo con inutili proibizionismi. »
    A quel punto, Rhysand si sentì di parlare in tutta franchezza, con la stizza di un accademico limitato, tormentato dalla stessa sensazione di disappunto di quando si arriva al termine di un romanzo e si volta l'ultima pagina, nella speranza che ci sia di più, solo per scoprire la quarta di copertina e la sua bianca vacuità.
    « Se per tutto il tempo ad Hogwarts non potrò mai andare alla Foresta Proibita, ma studiarne i pericoli solo su libri o simulazioni coordinate dai professori, come farò a capire quale sia il vero pericolo davanti ad un'Acromantula quando me la troverò davanti? La scuola dovrebbe essere un'istituzione funzionale alla preparazione per il mondo là fuori. O, se non altro, dovrebbe darne un quadro abbastanza nitido, se proprio non vogliamo avere la presunzione di capire come funzioni la vita standocene sette anni dietro ai banchi. Non so se mi spiego... »
    Aggiunse infine, sperando che Rey stesse seguendo il senso del suo discorso.
    « Se ci fosse qualcosa, qualsiasi cosa, nel panorama del proibito che potresti imparare senza inutili ripercussioni, a cosa ti dedicheresti? »
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    Rey rimase ad ammirare le stelle col cuore in gola mentre Rhysand tornò a parlare.
    Disse che doveva essere dura tornare dai babbani, si... era molto dura, sia per la mancanza di magia, sia per la presenza del padre che non mancava di maltrattarla ad ogni occasione. Non poteva parlare di magia che quello smidollato, appena poteva, iniziava a riempirla di botte. Era purosangue, ma voleva fare il nato babbano, e se non fosse per la lettera di Hogwarts che aveva continuato a ricevere incessantemente, avrebbe fatto vivere (controvoglia) la figlia dai babbani per sempre.
    Ora che però era in una scuola magica, suo padre si raccomandava che la figlia diventasse un auror di primo ordine, rifiutandosi anche di utilizzare la magia oscura se dovessero darle l'autorizzazione.
    Dal canto suo Rey voleva insegnare difesa, non combattere al servizio della legge, tuttavia insegnare difesa era solo una piccola parte delle sue ambizioni, una parte futile e quasi priva di significato. Avrebbe rinunciato alla cattedra per combattere per la realizzazione di un mondo dove la magia, anche oscura, era alla portata di tutti, e ciò che era proibito, poteva venir studiato, o ancor meglio, era nel programma scolastico.

    "Condivido totalmente ciò che dici"

    Disse, incredula, tornando a guardare Rhysand come se fosse una sorta di sdoppiamento di se stessa, uno specchio che rifletteva lei stessa durante uno dei suoi discorsi allo specchio dove fingeva di avere qualcuno che la capiva davvero.

    "Se ci pensi si, bene e male come concetti sono figli della cultura, cambiano nel tempo. Ciò che era bene o male anni fa, ora è totalmente diverso, pertanto trovo anche io queste etichette inutili e addirittura dannose"

    Suo padre era proprio l'esempio, lui pensava di essere "bene" perchè non usava la magia oscura, ma picchiava la figlia, talvolta mandandola all'ospedale, e si giustificava dicendo che aveva lo scopo di non farla cadere nelle tenebre.
    L'educazione dei figli, la famiglia, il vestiario, anni fa molte cose erano male e ora sono accettate e molte cose erano bene e ora sono condannate.
    Questo può essere un motivo sufficiente per limitare la conoscenza? Rimanere all'asciutto lasciando corrodere la mente dalla curiosità? La verità era che ognuno aveva la propria morale, i propri pensieri, e ogni forma di prevaricazione trasformando il concetto di uno come "giusto" era una dittatura.
    Rey aveva la sua, aveva passione, era una strega, meritava di conoscere la magia, anche quella più proibita.
    E il pensiero tornò alla biblioteca, a quel libro che voleva a tutti i costi avvicinarla a quella conoscenza, citando quelle maledizioni senza però approfondirle.
    Al professore, quando le aveva chiesto cosa fossero, specialmente le domande relative alla maledizione cruciatus... perchè doveva ammetterlo, era la sua preferita.
    Tutti quei ragguagli sul fatto che era magia oscura per eccellenza.
    Ci arrivava da sola che quella era magia oscura, e la riempiva di un estasi indescrivibile.

    "Capisco benissimo"

    Disse poi ancora Rey, la scuola non prepara completamente a cosa c'era la fuori, e Rey sapeva che parlando così poco di magia oscura rimanevano solo gli auror realmente preparati... sempre se sotto sotto lo erano davvero.
    Odiava troppo la conoscenza nascosta, e nel discorso di Rhysand si ci perdeva completamente, per la prima volta nella sua vita...
    Poi arrivò quella fatidica domanda... a cosa si dedicherebbe, nel panorama del proibito?
    Quella domanda in quel momento fece un particolare effetto in Rey, che subito, istintivamente sgranò gli occhi e sorrise.
    Quella domanda la faceva sognare di più della domanda "cosa vuoi fare da grande" e in quel momento comprese che forse, ciò che voleva, non era insegnare difesa contro le arti oscure, ma insegnare Arti Oscure, e basta.
    Il cuore batteva fortissimo, poteva dirlo o no? Beh... aveva chiesto cosa voleva, nel panorama del proibito, non qual'era il sogno della vita, non poteva nel caso fosse una trappola per incastrarla architettata da qualcuno, lamentarsi, cosa avrebbe potuto rispondere... "nulla"? Nessuno ci avrebbe creduto, ovviamente.

    "La magia oscura"

    Quelle parole uscivano rapide, senza volere con più emozione del normale.
    Il cuore batteva fortissimo e vampate di calore scaldavano il corpo come prima.
    La chiacchierata con Rhysand era forse la più bella mai fatta nella vita, e rimpiangeva il fatto di essersi fermata a parlare con lui solo in quel momento.

    "Sai, recentemente ho letto di tre maledizioni chiamate "senza perdono" in biblioteca, mi hanno incuriosita tantissimo e avevo domande, specialmente relative alla cruciatus, e ho chiesto approfondimenti al professore di difesa"

    Il cuore pulsava a mitraglia, un po' per paura, e un po' per l'euforia.
    Non aveva fatto nulla di male, neppure era andata al reparto proibito, perciò...

    "Mi ha spiegato qualcosina, è stato illuminante, avevo chiesto cosa provava una vittima della maledizione cruciatus e se era possibile morire solamente per il troppo dolore"

    Aggiunse, cercando di essere il più tranquilla possibile, ma l'emozione intensa si sfogava dove ancora non era in grado di controllarsi.
    Gli occhi erano lucidi, vibranti, la voce era cambiata, più calda ed emozionata, lo sguardo era rapito mentre ne parlava, anche se la postura e le parole usate davano l'impressione di una ragazza si interessata ma tranquilla, dentro di se avrebbe voluto esplodere, di emozione, di gioia...
    Non poteva... non poteva esplodere...

    "Si è raccomandato che io sapessi che questa era magia oscura, e che non si scherzava. Lo so, ma ha suscitato davvero tanto il mio interesse, e non mi interessa, se è oscura comunque voglio soddisfare la mia sete di conoscenza"

    E imparare a farla un giorno, purtroppo il professore non aveva spiegato ne movimento, ne le intenzioni che bisognava avere, anche se per molti altri incantesimi serviva immaginare quello che si andava a creare e il desiderio, perciò veniva da se che per esempio, per la cruciatus, forse bisognava immaginare la vittima in preda ai dolori più forti, mentre strillava, e desiderare di farlo. Ma il movimento?
    "Che diamine Rey..." pensò, sentendo il cuore così forte in petto da tremare leggermente "calmati... cosa ti fa emozionare in questo modo..." l'immagine della vittima ipotetica, implorare di smetterla sotto i dolori di quella maledizione l'aveva completamente stesa, avrebbe voluto prenderla, infierire ancora e ancora, fino a quando non moriva per quello... allora... avrebbe iniziato con un altra vittima, con ancor più desiderio che con quella precedente.
    Prese un respiro, non poteva di certo perdere completamente il controllo li, davanti a Rhysand che faceva discorsi così piacevoli per poi farsi odiare.

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    Rey aveva detto bene, un commento degno di una valida pensatrice: bene e male erano concetti duttili, che mutavano a seconda di come il mondo si evolveva.
    Per Socrate, il male era generato dall'ignoranza, mentre la virtù più alta di tutte era la conoscenza. Aristotele e Platone sostenevano che il male venisse dalla privazione e che fosse una specie di retaggio insito nell'animo umano. Hobbes riteneva che il male fosse tutto ciò che l'uomo cercava di evitare, tutto ciò che genera un ostacolo nel tentativo dell'uomo di sopravvivere.
    Dunque, non era forse la privazione della conoscenza un male? Per Rhysand, quell'assioma era di una semplicità disarmante e fu contento di sentire che Rey la pensasse come lui.
    Un po', nel destino, Rhysand ci credeva. Certo, ci credeva nei termini in cui poteva essere definito in quanto una serie di eventi probabili posti su un orizzonte spazio-temporale, eventi che diventavano reali grazie a condizioni di esistenza favorevoli... e l'affinità tra lui e Rey, che cresceva di parola in parola, di secondo in secondo, sotto lo scrutinio algido delle stelle, doveva essere per forza una questione di destino.
    Perché quando la Strega di Serpeverde rispose alla domanda di Rhysand, lui sentì un fremito, un palpito cupo all'altezza del petto. Un'emozione gli ravvivò lo sguardo, facendogli attraversare gli occhi grigi da uno scintillio... ma per il resto, la sua espressione rimase compassata, ma non priva di delizia.
    Le Arti Oscure.
    Il grande male del mondo magico, il terrore di qualsiasi studioso, il mostro sotto al letto...
    Lui e Rey erano davvero affini, o forse si trattava di uno di quei bizzarri casi in cui due persone vengono separate dalla stessa matrice, solo per incontrarsi in seguito?
    Rhysand fu incuriosito dal sapere che Rey avesse ottenuto il coraggio di andare a parlare con il Vicepreside. Una mossa azzardata, ma degna della persona che aveva davanti.
    Forse avrebbe dovuto prendere ispirazione dalla ragazza e uscire dal suo guscio di teorie, supposizioni e meditazioni concettuali.
    Rey aveva letto delle Maledizioni Senza Perdono ed era naturale che se ne fosse sentita irretita. Rhysand a sua volta le aveva studiate, le aveva cercate e aveva chiesto persino a suo nonno di parlargliele. Phineas Harkness lo aveva osservato con una strana luce negli occhi, le labbra prima tese si erano allungate in un lieve sorriso... e gliele aveva enunciate. Tutto lì.
    Ma la prospettiva sottoposta da Rey era... interessante.
    Era possibile morire a causa della Maledizione Cruciatus? Possibile che i ricettori neuronali potessero venire sovraccaricati eccessivamente dal dolore, tanto da ridurre in pappa il cervello... magari un attacco di cuore sarebbe stato possibile, ma quelle erano mere conseguenze, non l'effetto in sé.
    Rhysand strinse la balaustra, attraversato da un lampo di blasfema curiosità. Era possibile? E in che condizioni? Si potevano ricreare diverse simulazioni con piccoli soggetti, con cavie che facessero da test, per poi passare a soggetti più grandi, fino al test finale, quello sull'uomo.
    Pur mantenendo un'espressione cauta e tranquilla, Rhysand sentì nella propria mente un'esplosione di emozioni e pensieri come mai gli era successo.
    Quella ragazza era un genio. Un genio!
    « Ti ammiro, Rey. Penso tu sia stata davvero coraggiosa ad andare dal Professor White » disse Rhysand, guardando la sua interlocutrice con un sorriso accomodante. « E non mi stupisce sapere che il nostro stimato Vicepreside si sia limitato a darti poche informazioni, vista la natura dell'argomento... ma questo è il mondo in cui siamo costretti a vivere, non è così? Il fatto che il nostro insegnante di Difesa contro le Arti Oscure debba tenere a freno la lingua su un argomento di cui, inevitabilmente, sa più di quanto possa dire. Questo è l'ostacolo di cui parlavo prima. Questo è il danno causato dagli inutili preconcetti che stabiliscono cosa sia sbagliato e cosa no. »
    Rhysand si voltò del tutto verso Rey, tenendo una mano sulla balaustra e l'altra a gesticolare elegantemente.
    « Quelle Maledizioni sono ritenute senza perdono perché andrebbero contro l'ordine naturale, no? Ma puoi biasimare un serpente per il dolore che ti porta il suo veleno? Ha davvero senso trattare la morte come un grande male di cui avere il terrore, quando fa parte della vita di tutti i giorni?»
    Rhysand scoccò a Rey un'occhiata quasi di ovvietà, come se le stesse enunciando la semplicità delle tabelline. « Lo sapevi che esiste un parassita che è in grado di controllare i movimenti delle lumache? Si fa mangiare da esse e si insinua al loro intero: lo si può distinguere perché le antenne delle lumache sembrano brillare ad intermittenza, ma è solo lo spazio occupato dal parassita per vivere a loro spese. Essendo così appariscenti, le lumache diventano facili prede per i volatili, che ingeriscono così il verme, che verrà poi espulso e rimangiato da un'altra lumaca. E così via... Le lumache sono già morte da un pezzo, quando il volatile le adocchia, eppure continuano a vivere fintanto che il parassita è dentro di loro. E no, Rey, se te lo stai chiedendo, non si tratta di una Creatura Magica » ci tenne a specificare Rhysand, sollevando un indice con aria accademica. « Il Leucochloridium Paradoxum Cacus è un verme squisitamente ordinario. E dunque eccoci qui: abbiamo il dolore, abbiamo la morte e il controllo mentale » disse, contando sulle dita. « Tutto fornito da Madre Natura in persona. Quindi, è davvero corretto considerare questi tre incantesimi come aberranti e blasfemi? Il vero problema è che sono magie molto potenti, in grado di mettere nelle mani di una sola persona il potere di vita e di morte su altri esseri viventi. Nulla che non accada in qualsiasi ecosistema naturale, se posso dire la mia, ma non è questo il punto adesso. »
    Rhysand si infiammò, mostrando nei propri occhi una luce quasi febbricitante.
    « Il problema è che fanno paura. Ma allora impediamo ai serpenti di mordere! Impediamo al parassita di fare la sua vita e -se pensiamo sia fattibile, perché no?- smettiamo tutti quanti di morire! Queste sarebbero alterazioni da ritenere Imperdonabili, non viceversa. L'Oscurità fa parte del mondo quanto la Luce e fare finta di niente a riguardo è inutile e pernicioso. A Durmstrang gli studenti apprendono le Arti Oscure e non mi sembra che da quella scuola escano criminali ad ogni pié sospinto. Lord Voldemort, invece, ha frequentato questa stessa scuola- assieme a molti dei suoi più feroci seguaci- e guarda cosa è successo alla fine dello scorso secolo. »
    Rhysand si rese conto di essersi perso nell'ennesimo dei suoi monologhi. Era così abituato a studiare e ripassare da solo, a buttarsi in riflessioni e calcoli e teoremi in totale autonomia, che si rese conto solo dopo di aver travolto Rey con una marea di nozioni.
    Si schiarì la voce e raddrizzò la schiena, riprendendo il suo piglio aristocratico. Decise, in ultima analisi, di chiudere secondo un concetto sul quale aveva basato tutta la sua esistenza accademica.
    « Bene e male non esistono. Esiste solo la conoscenza e coloro che sono troppo pavidi per perseguirla. »
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    Rey non poteva di certo fermarsi ad ascoltare Rhysand. Condivideva tutto, il fatto che il vicepreside non poteva dire molto, ma sicuramente conosceva di più sull'argomento che si era trattato, anche se non lo poteva esprimere. Sul fatto che etichettare come male la morte era una cosa insensata, essendo la morte una parte normale della vita.
    Sembrava avere una conversazione con se stessa, le parole pronunciate dalla bocca di Rhysand erano come parole che Rey stessa voleva pronunciare ma non aveva avuto l'opportunità di farlo.
    Si stupì di quella connessione mentale, una connessione mentale incredibile, simile a persone che condividevano le giornate per anni e che nella loro parte più interna era rimasto qualcosa che collegava quelle due anime.
    Forse senza parlarsi hanno potuto inconsciamente condividere pensieri e idee durante i loro anni a Hogwarts?
    Se si... come mai loro e non con altri?
    Ogni parola, ogni emozione percepita tra loro, era qualcosa di indescrivibile a parole, incredibilmente piacevole, una sintonia ... strana... mai provata prima.
    Parlò di quel parassita, un parassita che Rey non conosceva, un verme che si insinuava nelle lumache e viveva a spese di quella lumaca, come un virus.
    Dal suo discorso si poteva comprendere che essendo normale, controllo dolore e morte, condannare certe cose era insensato.
    Rey sorrise, non poteva dirlo meglio, condivideva appieno, e non poteva dirlo meglio.
    Poi Rey notò qualcosa di Rhysand di... incredibile.
    Osservò i suoi occhi, uno sguardo che trasmetteva la stessa euforia ed emozione che aveva anche lei.
    Uno sguardo, incrocio di sguardi e di emozioni, Rey sentì subito un brivido lungo la schiena, e si bloccò persa in quegli occhi con una luce tutta nuova.
    Parlò di non impedire le arti oscure di accettarle...
    Quanto condivideva, quanto era d'accordo, non riusciva neppure più ad annuire, ma tanto era inutile, non poteva ripetere come un disco rotto "concordo pienamente" ad ogni parola pronunciata da Rhysand.
    Parlò di Durmstrang, una scuola che Rey aveva solo sentito nominare.
    Li si insegnavano le arti oscure? Sul serio? Era sotto shock, sorprendentemente incantata e felice.

    "Ogni cosa che dici la capisco e la condivido"

    Disse, con un sorriso e il cuore che pulsava in lei, vibrante.

    "Io se desideri conoscenza senza limiti posso provare a condividerla, anche se probabilmente ne sai più te"

    Tremava leggermente, il cuore batteva troppo forte.

    "Puoi rivelarmi le cose che sai? Sarebbe un grande sogno per me, purtroppo a me hanno impedito di sapere per fin troppo tempo"

    Sentiva il cuore battere forte, e la mente era quasi fuori controllo...
    Ancora... ancora una volta...
    Doveva imparare a controllarsi molto meglio, un giorno di questi

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    Rhysand Harkness
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    Negli occhi di Rey brillava una luce intensa, fervida, gravida di quell'emozione che Rhysand conosceva fin troppo bene.
    Non era avidità, quella che veniva scandita dagli occhi di Rey. Non era un'ingordigia sciocca e petulante. No, era la fame vorace che scavava sin nelle ossa, mordendole fino a ridurle in polvere pallida. Era la fame dell'inedia, lo stomaco così vuoto da essere accartocciato e ripiegato, sottile come carta. Rhysand rivedeva in Rey la sua stessa fame, la sua necessità di toccare i limiti dell'universo solo per capire se ci sono.
    E in quel loro stato di inedia, non era solo la fame che dovevano condividere, ma anche la frustrazione di non poterla affatto soddisfare.
    « Oh Rey, vorrei tanto...» disse Rhysand, abbassando lo sguardo oltre la balaustra, dove il piazzale cinto dai porticati era ridotto ad un minuscolo quadrato notturno. « Sarò sincero, temo di non sapere niente che tu non sappia già. Nozioni storiche, avvertenze sparse qua e là, nulla di entusiasmante che non vada oltre il mero accenno. »
    Le rivelò, dispiaciuto e seccato. Sarebbe stato bellissimo avere una conoscenza da condividere, un segreto che non dovesse essere solo suo, ma anche a portata di altri che, come lui, desideravano di più. « Dopotutto, le nostre fonti sono le stesse e anche le limitazioni. Sono certo che tu abbia perlustrato la biblioteca da cima a fondo tanto quanto ho fatto io. »
    Rhysand decise però di sorridere. Sì, non fu un'azione spontanea, ma non voleva creare una separazione tra sé e quella nuova conoscenza. Ora che aveva trovato qualcuno che, come lui, patisse vivere nelle costrizioni, cinti da quelle catene insopportabilmente strette, non avrebbe rovinato tutto demoralizzandoli entrambi.
    « Ma posso prometterti questo: semmai dovessi scoprire qualcosa di nuovo, stai pur certa che te lo farò sapere immantinente! Pensaci! » E all'improvviso il suo sorriso fu sincero e aperto e solare, mentre il viso gli si imporporava per l'emozione. « Potremmo fare delle ricerche assieme, scambiarci i reciproci aggiornamento e buttarci a capofitto in questo territorio proibito! Due teste sono meglio di una, no?»
    Allargò le braccia, indicando il panorama di cui si godeva dalla Torre di Astronomia, come se tutto il mondo fosse a loro disposizione.
    « Il solo tedio è che non avremo molta fortuna, a scuola, a patto di riuscire ad entrare nella Sezione Proibita della Biblioteca... ma senza il permesso del Preside Edevane potrebbe risultare un'impresa perigliosa. »
    Ci pensò su, portandosi un indice al mento.
    « Per non parlare del non indifferente rischio di farsi espellere... cosa che eviterei per il bene dei nostri percorsi accademici. Urge agire in modo oculato. E con astuzia- qualcosa per la quale voi Serpeverde siete noti, se non erro. » Rise con il vento che gli scompigliava appena i capelli albini dalle punte viola. « Che ne pensi, Rey? Ti va di scoprire assieme la Teoria del Proibito? »
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    Rhysand parlava, e Rey questa volta, dopo quelle parole, non aveva più ne la forza, ne il controllo.
    Aveva sentito bene? Proporre di condividere le conoscenze, di camminare fianco a fianco, contro le avversità, alla scoperta di ciò che era proibito.
    Lo fissava, era ciò di cui aveva più bisogno, un sogno che stava diventando realtà in una sera come tante che però si era trasformata in una delle più speciali della sua vita.
    Bizzarro, il padre odiava i serpeverde, ma... corvonero?

    "Oh certo che mi va"

    Disse Rey, con un sorriso così colmo di gioia da essere quasi assurdo e innaturale.
    Rey sorrideva, ma mai con questa intensità, questo piacere e questo trasporto.
    Gli occhi vispi, spalancati e colmi di desideri, il labbro sorridente e il viso colmo di gioia incontenibile.
    Nessuno aveva mai visto in quello stato, non si conteneva, e si conteneva pure dal vicepreside, con Rhysand ora no.

    "Posso condividere ciò che so sulle maledizioni senza perdono, anche se è davvero poco... qualcosina sul crucio alla fine"

    Disse, mentre nel pronunciare "crucio" sentiva una scarica di brividi intensa capace di alterare il timbro di voce.
    Istintivamente cercava di contenersi, sapendo quanto fosse malvisto mostrare particolare interesse verso una maledizione senza perdono, specialmente quella...

    "Il professore disse che ciò che si sentiva erano fiamme, essere perforati da un infinità di coltelli... deduco caldi come il fuoco"

    Nel dire queste cose dovette impegnarsi il più possibile per contenersi, l'alterazione della voce per l'emozione, le parole che non uscivano, sempre per la troppa emozione...

    "Crucio significa crocifiggere, torturare, il professore disse che era il dolore nella forma più pura del termine"

    Rey dovette concentrarsi ora per non tremare, immaginava se stessa in classe, insegnante, che spiegava queste cose così intense e meravigliose agli studenti, per poi insegnare a ciascuno di loro come farlo contro altri alunni, assistendo per il resto della lezione a torture strazianti in grado di piegare facilmente gli alunni più fragili e di far brillare negli occhi degli alunni sadici una scintilla, la scintilla che Rey era sempre stata costretta a nascondere.

    "Chiesi al professore se era possibile morire, il corpo che cede per il troppo dolore, come stremato, oltre il limite di sopportazione umana. Mi disse di si, che era possibile secondo lui"

    E Rey si trattenne dal dire che si, ci avrebbe voluto provare, quanto desiderava uccidere in quel modo...

    "Nulla su come concentrarsi per farlo, nulla sul movimento della bacchetta"

    Aggiunse poi, completando a mente la frase finendo con un "ovviamente"

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    L'entusiasmo condiviso da Rey aiutò ad alimentare il buonumore di Rhysand. Era strano, finalmente, poter coinvolgere qualcuno in quel mondo che fino ad allora era stato solo suo. Era come se Rhysand avesse avuto una stanza segreta tutta sua, unico affittuario di uno spazio intimo e pieno di angoli bui e misteriosi e, finalmente, avesse avuto l'occasione di farci entrare qualcuno.
    Rey era meritevole di fare l'ingresso in quella stanza e, con tutta probabilità, aveva ritenuto che Rhysand lo fosse a sua volta.
    Fu alle successive parole di Rey che l'espressione di Rhysand si congelò. Il sorriso, sempre presente, sempre delicato e sottile, sembrò cristallizzarsi nel ghiaccio, mentre i suoi occhi venivano pervasi da una fissità quasi febbricitante. Il cuore palpitava e Rhysand ne avvertiva i battiti come eco sorde e tetre nelle orecchie.
    L'aveva nominata.
    Aveva nominato la Maledizione Cruciatus davanti a lui.
    Rhysand si umettò le labbra. Il suo sguardo si inchiodò su quello di Rey. Le mani gli tremarono e lui strinse i pugni, come ad afferrare redini invisibili che gli consentissero di mantenere il controllo su se stesso e sulla situazione.
    « Sublime... » sussurrò in un sol fiato, quando Rey descrisse la sensazione che si sarebbe dovuta provare nel patire la Maledizione. La mente di Rhysand per poco non si tuffò oltre quella finestra aperta, spalancata sull'oceano di fantasie e immagini che richiamavano all'utilizzo di quel potere nefasto.
    « Il dolore... nella forma più pura... » fece eco a Rey, sempre sussurrando per non parlarle sopra. « Il Dolore Perfetto. »
    Era strano. Rhysand conosceva gli effetti della Cruciatus, così come quelli della Maledizione Imperius e di quella Mortale. Eppure, sentire qualcuno parlarne a voce alta, qualcuno che desiderava saperne di più e che non contorceva il viso in una smorfia nel farlo... Era folle, ma anche liberatorio.
    Rhysand si sentì leggero, all'improvviso. Come se un macigno gli si fosse tolto dal petto.
    Un pensiero gli attraversò la mente e la sua espressione si fece guardinga.
    Possibile che Rey...?
    « Scusa se cambio argomento, Rey... ma vorrei... sì, vorrei farti una domanda personale, se non sono indiscreto » disse, tenendo una mano sulla balaustra. « Immagino anche tu, come tutti, abbia vissuto gli sconvolgenti avvenimenti di Halloween. Co-come... cosa hai provato? Che cosa hai sperimentato, sotto l'effetto di quei confetti? »
    Ciò che lui aveva vissuto, sarebbe stato considerato un incubo da chiunque... ma Rhysand scoprì di aver sperimentato un sogno lucido tra i più belli mai vissuti. Quasi un sogno che diventasse realtà... si chiese se anche per Rey fosse così.
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    Sublime?
    Rey percepiva quella sensazione, mentre spiegava cercava di contenersi, ma sentiva come una strana connessione con Rhysand, come se i due si capissero senza parole.
    Più parlava e osservava Rhysand, e più le sembrava di vedere se stessa allo specchio.
    Fu solo alla successiva frase, che sentì vibrare dentro di se, con un intensità pari ad un fulmine.
    Cosa aveva provato? Perchè chiederle una cosa del genere?
    Ricordava, lei non amava i dolci, perciò di base non li aveva mangiati, ma aveva visto tutti gli altri come impazziti, in una sorta di pazzia generale.
    Rey ricordava ancora, fissa in testa come un sogno erotico inaspettato.
    Era li, osservava gli altri rimanendo ferma, senza fare nulla, nutrendosi di ogni azione in grado di danneggiare qualcun'altro, di rompere la loro mente, di logorare l'anima e di devastarne perfino il corpo, culminato anche col decesso di una persona, in tutto quel trambusto.
    Rey ci aveva capito poco, ma quel poco era bastato per farla sognare tanto che quella sera... ripensandoci....
    Quale sublime piacere.

    "Io?"

    Disse, non sapendo cosa poteva dire e come

    "Io ho provato... una sensazione strana..."

    Disse, la voce però era chiaramente... strana...
    Tremava, vibrava

    "Bello"

    Disse solamente, senza sbilanciarsi su cosa, per poter recuperare nel caso qualcosa andasse storto.
    La voce tuttavia, tradiva il fatto che era molto, molto più bello del semplice "bello"

    "e tu? Cosa hai provato?"

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    La Strega MangiaMaranza
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    Rhysand Harkness
    There is nothing unforgivable about such a masterpiece.
    Bello.
    La risposta di Rey poteva sembrare stringata, ma fu molto più aperta di quanto la ragazza potesse immaginare. Rhysand amava leggere i libri tanto quanto le persone. Guardava Rey con occhi neutri, il sorriso leggero adagiato sulle labbra, senza alcuna forma di giudizio, né negativa, né positiva. Lei aveva detto una sola parola a voce, ma il tono, le reazioni del suo corpo nel ripescare quel ricordo dal pozzo della memoria... c'era di più, molto di più. Rey vibrava come una corda di violino strinata da un archetto e la melodia che effondeva era quella del desiderio represso, di una fame mai soddisfatta.
    Poteva capirla. Poteva capirla davvero.
    « Io... » Rhysand chiuse gli occhi, tornando con la mente a quell'assurda allucinazione, quel gorgo psichedelico di percezioni tanto inebrianti da essere soffocanti. Ricordava il sangue, ricordava di averlo estratto, stilla per stilla, mentre striature scarlatte imbrattavano i suoi capelli bianchi. Ricordava il terrore negli occhi della
    (preda)
    malcapitata persona che gli era finita sotto mano e ricordava di averci visto dentro il paradiso. La vibrazione di un piacere che era più che carnale, un'alterazione mentale che superava il potere di qualsiasi allucinogeno, una tensione al sublime figlia di un'arte che era più sottile e dolce della poesia. Rhysand in quel momento era stato se stesso come mai in tutta la sua vita: privo di vincoli, privo di paura, libero da ogni catena. Aveva inflitto il dolore a quel ragazzo e gli era piaciuto, anche se il suo volto era una maschera di ghiaccio senza espressione, il suo cuore aveva cantato di gioia, sentendo di poter pompare il potere che scorreva nel sangue.
    « Penso... penso di essere uscito dalla caverna di Platone, quella notte » disse, aprendo gli occhi ed affondandoli nella notte. « Ho trovato la luce in un momento di estrema oscurità. E questa luce, paradossalmente, l'ho trovata proprio nel buio. Non odio la luce, perché so che è un elemento importante affinché l'oscurità possa esistere... però penso sia l'ordine, ad essere fastidioso. L'equilibrio tra questi due elementi. Sai, è strano » Rhysand si fece sfuggire una risatina amara. « Ho passato la vita ad ordinare qualsiasi cosa. I libri in ordine alfabetico, i vestiti in ordine cromatico secondo lo spettro dei colori; i miei strumenti scolastici in ordine di grandezza e simili sottigliezze. Ho trovato schemi che mi aiutassero a tenere tutto quanto in ordine, ma quella notte ho scoperto il piacere della confusione, il sussurro sibaritico del caos. Non posso smettere di catalogare i miei averi come ho sempre fatto, ma forse posso lasciare entrare un po' di caos nella mia vita. »
    Si voltò verso Rey, cercando di intuire se stesse seguendo il discorso.
    « Il Caos è la matrice di ogni cosa, in fin dei conti. Senza di esso non può esistere la rinascita, ciò che porta all'ordine. Secondo me è questo che dovrebbe accadere al mondo intero. Un nuovo inizio, un nuovo, disordinato equilibrio. Non trovi anche tu? »
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