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.Bruciava ancora, quell'imbarazzante sconfitta subita contro quei maledetti corvi della malora. Non era la prima volta che i Serpeverde perdevano una partita, a volte si vinceva a volte no, tutto normale quando si parlava di competizioni sportive, la fortuna non sempre girava a proprio favore, ma era proprio fastidioso quando l'altra squadra vinceva solo grazie alla cattura del boccino. In più, non le piacevano le loro facce. Aveva deciso così, e non solo perché odiava perdere. No, vi erano di certo altre ragioni che avrebbe potuto elencare, ma per quelle servirebbe tempo, che non abbiamo, o interesse, quindi diamolo per buono e basta: non le piacevano più i Corvonero, fine. Eppure, dovendo essere onesti con se stessi, lei e i suoi compagni avevano sbagliato parecchie cose durante la partita, ma anche questo era trascurabile, e lo avrebbe ammesso solo davanti al suo avvocato. Comunque, di sicuro ci sarebbe stato modo di allenarsi in vista della prossima partita di campionato, tanto per giocarsi l'ultimo o il penultimo posto. Che delizia. Quell'anno per le serpi non sarebbe stato ricco di soddisfazioni. Calciò dei sassolini sul suo cammino, in qualche modo doveva sfogare la frustrazione e non aveva tante alternative al momento, a meno che non decidesse di andare a cercare qualche ragazzetto dei primi anni e usarlo come pungiball, ma anche in questo caso ci sarebbe stato un dispendio inutile di energie, meglio passare oltre. Era fastidioso impegnarsi per qualcosa e vederselo portare via da sotto al naso, mai una gioia? Nemmeno per sbaglio. Alla fine le cose ormai erano fatte, e non potevano farci più niente a parte impegnarsi per non arrivare ultimi almeno in quello.
Erano più o meno le cinque del pomeriggio, le lezioni erano finite e la maggior parte degli studenti si erano ritirati nei loro luoghi di comfort per studiare come pazzi in vista degli esami finali. Quelli del suo anno, poi, stavano impazzendo per via dei G.U.F.O. ma, per lei che già sapeva che fine avrebbe fatto e che nemmeno aveva bisogno di fare alcun esame, era solo una giornata come un'altra libera da ogni dovere. Arrivare ad anno iniziato le aveva fatto perdere abbastanza lezioni da meritare una bocciatura d'ufficio, ma poco male, almeno aveva avuto tempo e modi di ambientarsi, di trovare il suo posto, e conoscere qualche personcina interessante. Non tutti i mali vengono per nuocere. Quando, guardando fuori dalle enormi vetrate, aveva scorto il sole ancora alto e il cielo sereno, aveva pensato che sarebbe stata un'occasione perfetta per andare a chiedere consigli ad un vecchio amico e guardargli il sedere. Ancora con la divisa, dopo aver abbandonato il mantello da qualche parte sul pavimento della camera, era uscita dal portone più vicino e si era incamminata giù per il sentiero che l'avrebbe condotta al grande campo ovale che spiccava in mezzo a tutto quel verde per i suoi colori brillanti. Non incontrò nessuno nel tragitto, ma meglio così, le piaceva passeggiare sola per il parco, le ricordava un po' casa. Che poi, “casa”, quella nuova, in Norvegia, non certo quella in cui era nata. D'altra parte era proprio li che aveva passato la maggior parte dei suoi anni, la Slovenia non era che un triste e lontano ricordo a cui ormai di rado pensava e che non suscitava in lei nostalgia e nessun altra emozione se non rabbia, talvolta paura, e frustrazione a seconda dello stato d'animo del momento. Scosse la testa per liberarsi del pensiero quasi fosse una mosca fastidiosa, si era ripromessa di smettere di fare la malinconica o di intristirsi per uno stupido incidente. In più pensare a casa voleva dire pensare ai suoi genitori, e mai nulla di buono succedeva quando i pensieri vagavano verso quelle due esimie teste di cazzo, con rispetto parlando.
Arrivata al campo lo trovò deserto, così come si era immaginata, e sorrise contenta come sempre di avere ragione. I motivi che la portavano li erano due, voleva davvero delle dritte dal prof di Volo ma, dato che il professore di Volo era anche l'amicone di suo fratello per cui da bambina aveva una cotta, sarebbe stato divertente anche solo infastidirlo
-Ehilààààà- cercò di richiamare l'attenzione del ragazzone troppo cresciuto, sperando di trovarlo li da qualche parte. Di sicuro non era in giro sul terreno, così come non stava sorvolando il cielo in quel momento, era logico supporre che fosse nel suo ufficio e, senza attendere oltre, vi si diresse con la sua solita camminata sicura, ripercorrendo i suoi stessi passi. Tempo e fatica sprecati. Bussò al portone in legno spesso aspettando di sentire la voce familiare dall'altra parte di esso. Un angolo della bocca carnosa si sollevò in un ghigno divertito quando la sentì, afferrò il pomello con la mano sinistra e spinse per aprire non appena le venne accordato l'ingresso
-Buonasera, professor Lennox, posso disturbarla?- il ghigno si accentuò, non si sarebbe mai abituata al suo ruolo. L'avevo visto in troppe situazioni compromettenti per prenderlo troppo sul serio, eppure non poteva fare altrimenti. Sarebbe stata dura.
Edited by -RedFlag- - 8/5/2023, 10:56. -
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.Era divertente pensare a Seth in un contesto completamente diverso a quello a cui era abituata, sempre pronto a fare battute o qualche casino ovunque si trovasse. Ora, che era niente meno che un professore, le capitava di scorgere il suo brutto muso in giro per il castello e per il parco, sempre serio a darsi un tono. Sembrava un adulto, ed era strano pensarlo così dopo averlo visto più volte sgattaiolare fuori dalle finestre insieme al suo stesso fratello in piena notte, per fare Merlino solo sa cosa o meglio, all'epoca non poteva immaginarlo, ora un'idea se la sarebbe anche potuta fare. Un vero peccato che le lezioni di Volo fossero un'esclusiva del primo anno, non aveva mai avuto il piacere di vedere come fosse davvero a lavoro e vederlo nei panni di un insegnante le suonava divertente. Non avrebbe saputo dire che tipo di professore fosse, se uno paziente e comprensivo, o se uno rigido e con poca pazienza, un vero peccato non poter fare da spettatrice a tale unico spettacolo!
Bussò alla porta del suo ufficio e, una volta concesso l'ingresso, non se lo fece ripetere due volte ed entrò. Come avrebbe dovuto comportarsi? Come si sarebbe dovuta rivolgere a lui? Era uno dei professori, ma era anche quello che aveva visto correre con le chiappe al vento per le strade del paesino vicino a dove abitava. Non aveva mai saputo il motivo, sperò fosse per aver perso una scommessa, ma certi misteri è meglio che rimangano tali.
-Ma che ne so, non mi era mai capitato di avere per professore uno che ho sentito cantare sbronzo dopo aver dichiarato il suo affetto per mio fratello- iniziò lei chiudendosi la porta alle spalle ed immergendosi di qualche passo in quella stanza in cui non era mai stata prima -Sembra di essere in camera di Oliver- ad osservare tutti quei poster alle pareti le sfuggì un sorriso spontaneo pensando al fratello che, in effetti, non vedeva da un po'.
-Quindi posso chiamarti per nome quando siamo soli? Non devo darti del lei e fare la reverenza?- dopo un rapido giro osservando trofei e medaglie, si avvicinò alla scrivania che l'uomo occupava, posando le mani sullo schienale di una delle sedute e concentrandosi finalmente su di lui
-Potresti sorridere di più, per esempio. Ti vedo sempre in giro con la faccia imbronciata, ti sta venendo una ruga, proprio qui- si indicò il punto sopra il naso tra i suoi occhi verdi -Se mi diventi tutto grinzoso poi come le rimorchi le ragazze?- ghignò divertita. La sua fama di latin lover lo precedeva, in fin dei conti
-Scherzi a parte, non mi farebbero schifo delle dritte sul volo sai, tipo schivare bolidi ed evitare che mi spacchino la scopa in partita- mosse la mano come a voler scacciare una mosca fastidiosa ricordando gli avvenimenti di quell'odiosa partita. Non sapeva se le avesse dato più fastidio quell'incidente imbarazzante e degno di un pivello, o i gol subiti. D'altra parte quello era il suo ruolo, fermare la Pluffa e, per quante volte ci fosse riuscita, erano comunque le volte in cui era andata a segno che ricordava di più. Sempre così, i fallimenti le bruciavano più di quanto le vittorie le dessero soddisfazione. In questo modo di ragionare c'era la firma di sua madre, che non perdeva mai occasione di sottolineare le sue mancanze. Ah, l'amore materno, quale gioia e fortuna.
L'argomento bocciatura non aveva ancora capito come prenderlo. Si, da una parte sapeva non dipendesse da lei e dalle sue capacità per cui non era niente di grave, d'altra parte aveva perso già abbastanza anni per.. incidenti vari, chiamiamoli così.
-Cosa ci vuoi fare- sospirò fintamente sconsolata -Se ne inventano di tutti i colori per tenermi qui più tempo possibile, sono quasi lusingata- si, certo.
-Ma si, sapevamo sarebbe andata così, ne approfitto per divertirmi un po'. Mi porterai in giro a vedere i posti dove facevate i festini quando eri..- giovane -.. studente?- poi non si dica che Freya non sapesse essere gentile o accorta. Avrebbe approfittato di quel periodo per famigliarizzare con le materie, così diverse a quelle a cui era abituata a Durmstrang, ma soprattutto per cominciare a creare dei legami. Non aveva mai trovato facile farsi degli amici, non tutti erano in grado di sopportare i suoi modi, ne era consapevole, ma insomma non è che gli altri fossero tutto questa incredibile perfezione. Prima o poi avrebbe trovato qualcuno con cui incastrarsi. Si portò le mani ai fianchi alla domanda di lui, corrucciando le sopracciglia indignata
-Se ero una musona era perché tu e quello stronzo di mio fratello mi mollavate sempre a casa mentre voi andavate in giro a divertirvi. Hai idea di quanto faccia schifo passare la sera a guardare tuo fratello che gioca a scacchi con se stesso?- Logan, mistica creatura.
-Sono più che capace di farmi degli amici- cominciò sicura cominciando a guardarsi le unghie -Si insomma credo- non è che avesse avuto proprio tutto questo successo -Cioè ci provo- sbuffò infine.
-Le mie compagne di stanza sono.. ok? Cioè una è sarcastica e velenosa, mi piace, l'altra è forse troppo seria e silenziosa, ma si fa i fatti suoi e mi piace anche questo- non si trovava male dove stava, nonostante ogni tanto venisse ripresa perché inciampavano nelle sue cose lasciate in giro un po' ovunque
-E tu? Te lo sei fatto qualche amico qui al castello? Senza offesa, ma non ti ci vedo ad andare al pub con il vicepreside- era così strano immaginarlo in giro a chiacchierare con gli altri insegnanti, chissà di cosa avrebbero mai potuto parlare. Certo avrebbe potuto immaginarlo a provarci con la professoressa di Incantesimi, e sarebbe stato oltremodo divertente vederlo tentare di sciogliere il bibliotecario dal nome complicato. Eppure si chiedeva se anche lui, come adulto, si sentisse mai solo al castello, se sentisse mai la mancanza della sua squadra che, per sua fortuna, no aveva ancora mollato. Chissà com'era avere un numero così limitato di persone con cui avere conversazioni normali. Non se lo fece ripetere due volte e finalmente si accomodò sulla poltroncina a cui si era appoggiata fino quel momento
-Per tua fortuna sono arrivata io a salvarti dalla tua noia- li seduta, prese ad osservare meglio gli oggetti sulla scrivania, fascicoli, scartoffie, piume e boccette di inchiostro. Noia vera. Eppure la bottiglia dal contenuto ambrato attirò in breve tempo la sua attenzione. Vi posò gli occhi per un breve istante prima di tornare a fissarli in quelli di lui, mentre un ghigno furbo le increspò le labbra rosee
-Posso, vero?- senza aspettare il suo consenso afferrò la bottiglia, l'aprì e ne analizzò il contenuto saggiandone il profumo -Non male- quindi vi posò sopra le labbra e ne mandò giù un primo sorso prima di posarla di nuovo tra loro. Finalmente era maggiorenne e finalmente non avrebbe potuto impedirle una bevuta con lui. O forse si? Era permesso bere a scuola?
-Mi denuncerai al preside per questo?- Ma sticazzi, se qualcuno avesse chiesto avrebbe detto che era solo tè freddo.. -
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.-Ti ho sentito forte e chiaro- ridacchiò al ricordo di quella serata in cui li aveva visti tornare l'uno con il braccio attorno alle spalle dell'altro -E te lo devo proprio dire, hai fatto bene a puntare sul Quidditch e sull'insegnamento, cantare non fa per te- i vocalizzi stonati e gli acuti imbarazzanti avevano ferito le sue orecchie dall'udito delicato ma, doveva ammettere, avrebbe rivissuto quella tortura volentieri anche solo per rivederli così allegri e spensierati. Ora che lo aveva davanti, si chiedeva se anche Lennox, come suo fratello, si interrogasse su quello che sarebbe stato del suo futuro ora che la loro carriera di sportivi si stava avviando verso il tramonto. Si era domandata spesso se avrebbe mai voluto intraprendere lo stesso percorso, diventare una giocatrice professionista e puntare tutto su quello ma, come tutti gli sportivi, avrebbe avuto una data di scadenza troppo breve per poterne avere grandi soddisfazioni, avrebbe dovuto trovare qualcos'altro a cui dedicarsi.
Si portò una mano davanti alla bocca, aspirando aria con un gemito di finta sorpresa, cercando di mettere su la faccia più ingenua e innocente del suo repertorio, anche se non era sicura che il risultato fosse poi troppo credibile -Sprovvisto di una certa cosa? E cosa?- sbatté i grandi occhioni verdi faticando a non lasciarsi sfuggire un sorriso divertito -Cos'è che manca a mio fratello che ti interessa così tanto? Confidati con la tua studentessa che portavi a cavalluccio fino qualche anno fa- ora, più che un sorriso divertito, si stava formando un ghigno appena un po' malefico. Era curiosa di capire con che occhi lui la vedesse, da una parte trovava divertente che forse sarebbe sempre rimasta la piccoletta che lo guardava adorante, dall'altra era un ruolo che cominciava a starle un po' stretto, soprattutto se ad averglielo assegnato era uno con quella faccia.
-È carino, molto maschile, mai pensato a delle tendine?- rivolse l'attenzione alle grandi vetrate che, grazie all'allungarsi delle giornate, facevano entrare ancora una grande quantità di luce. Certo, magari avrebbero stonato con il resto dell'arredamento e con lo stile gotico del castello, ma volete mettere il privilegio di un po' di privacy? Qualunque studente sarebbe potuto passare volando davanti alla sua finestra e vedere quello che stava facendo, che fosse ballare in mutande sulla scrivania o amoreggiare con un elfo domestico, un minimo di riservatezza non sarebbe stato male agli occhi della verde-argento.
-Seth- pronunciò quel nome per saggiarne il suono -Seth- ripeté, questa volta a voce leggermente più bassa -Si, suona bene, però potrei abituarmici. Non vorrei confondermi e usarlo poi davanti a tutti, sia mai che poi ti accusassero di favoreggiamenti- anche questa era una cosa a cui aveva pensato, non avrebbe mai voluto metterlo nei casini mostrando più confidenza di quanta ne potesse avere con tutti gli altri. Soprattutto in partita. Eppure, la confidenza, era qualcosa che avrebbe voluto prendersi. Almeno in modo completamente diverso rispetto a quella che avevano sempre avuto.
-Oh, Seth, non mi starai diventando vanitoso?- in realtà lo era sempre stato, da che ricordava, e non poteva nemmeno dargli torto -Ma forse hai ragione, rimarranno tutti troppo abbagliati dal tuo sorriso per soffermarsi su una piccola, innocua, ruga- per non parlare del suo sedere che dava ancora una pista alla maggior parte degli studentelli in circolazione. Le gioie dei duri allenamenti, ecco a cosa portavano. Ecco i risultati di tante fatiche. Prendessero tutti nota!
Serrò i denti quando cominciarono a parlare del vero motivo -o di uno dei veri motivi, quello serio- per cui si era rivolta a lui. Odiava perdere. In qualunque campo, sotto qualunque circostanza, in qualsiasi contesto. La lingua schioccò contro il palato sentendo il suo commento sul risultato, grazie, lo sapeva anche da sola. Distolse lo sguardo puntandolo verso il Lago Nero, visibile oltre le vetrate, simulando un improvviso interesse per le increspature sulla superficie dell'acqua
-Si bhe, non si può sempre vincere- serrò i pugni per evitare di conficcare le unghie nello schienale a cui si era aggrappata fino quel momento. Cercava di sdrammatizzare, ma la verità era che si stava mangiando il fegato. Tra lanci sbagliati e bolidi mancati, quella era stata la peggiore partita che avessero giocato fino quel momento. Nemmeno quando si allenavano tra loro erano mai arrivati a toccare il fondo a quel modo.
-Si- sospirò -Allenamenti, consigli, diciamo che al momento accetto qualsiasi aiuto- difficile da ammettere, ci tenne a sottolineare come fosse solo una cosa una tantum, le dava troppo fastidio passare per disperata
-Non hai voglia di insegnarmi qualche azione segreta? Conoscerai qualche manovra spericolata da tramandare alla nuova generazione- le sopracciglia si alzarono e abbassarono velocemente un paio di volte riportando gli occhi smeraldini in quelli di lui -Non ti faccio tenerezza?- il capo si piegò verso la spalla, mentre il labbro inferiore andò a coprire quello superiore e le ciglia scure sbatterono velocemente andando così a creare la stessa espressione di Bambie nello scoprire il corpo trucidato della madre. Cosa non si faceva per avere qualche freccia in più nella propria faretra.
Essere bocciati non faceva piacere a nessuno, questo era un dato di fatto, le motivazioni che avevano portato a quel risultato non dipendevano da lei, non del tutto per lo meno, e questo la rincuorava, tuttavia in qualunque modo la si volesse mettere, sarebbe rimasta una macchia sul suo curriculum scolastico, un'altra ad essere onesti, ma che, se paragonata a tutto il resto, appariva immensamente piccola
-I miei non l'hanno presa troppo bene, come puoi immaginare, ma alla fine non mi importa più di tanto- sua madre si era battuta in tutti i modi per non farle cominciare l'anno da metà, farla attendere fino a settembre solo per poter evitare l'ennesima onta ma, Freya, piuttosto che passare un altro giorno a casa con lei si sarebbe sparata in faccia con la sua stessa bacchetta -Le materie e le regole qui sono così diverse che non è male avere il tempo per abituarsi a tutto- non accennò ai motivi che l'avevano spinta al trasferimento, sapeva che Lennox era stato messo al corrente da Oliver di qualcosa, ma non aveva idea di quanto sapesse e, quel discorso, sarebbe stato meglio affrontarlo con più calma, un'altra volta -Certo che sono contenta, Seth, puoi mandarmi un gufo quando vorrai avere compagnia- la ragazza si inumidì le labbra per poi ghignare diabolica -Quando vuoi- e sorrise mettendo in mostra i denti perlacei. Eccolo li, la sua cotta storica e adolescenziale che, in un certo senso, non era mai passata. Come poteva trovarsi così a stretto contatto con lui e non provare ad approfittarsi della situazione, nella speranza che smettesse di vederla come una bambina pura e ingenua. Era cresciuta, e la nave della purezza era salpata da un pezzo. Ecco perché si imbronciò quando lui si rifiutò di farle scoprire nuovi posti. Tutti quegli anni, ed era ancora la ragazzetta lasciata a casa
-Lo sai che non ho più otto anni, vero?- gli chiese sollevando il sopracciglio stizzita. Il fastidio, però, venne presto attenuato da una proposta che non avrebbe potuto rifiutare. Incrociò le lunghe gambe soppesando il suo invito, “Ci stai?” ma grazie al cazzo. Futura bocciata si, ma mica stupida.
-Ci sto- decretò infine un po' più tronfia, con il desiderio di continuare a metterlo in difficoltà -Quindi, durante l'estate, ai professori è concesso avere appuntamenti con i propri alunni?- ridacchiò pronta a vedere la sua faccia. Appuntamento. Così lo aveva definito tanto per vedere il terrore attraversare i suoi occhi -Non vedo l'ora di dirlo ad Oliver!- sorrise, il sorriso più angelico a sua disposizione, e quanto di più finto potesse fare. Si era incastrato con le sue stesse mani, però insomma, a parte il fatto di essere appena maggiorenne, una sua studentessa e la sorella minore del suo protettivo migliore amico, non era poi così male! Poteva anche andargli peggio!
-Allora è davvero un bene che ci sia qua io a farti compagnia- fosse andato a bersi qualcosa con il vicepreside si sarebbe ritrovato senza lavoro nel giro di cinque minuti, massimo dieci a voler essere buoni. Ed infatti eccola subito aprire le danze e appropriarsi della bottiglia che aveva adocchiato da quando era entrata. Le era sempre piaciuto bere, fin dal primo sorso trafugato dalla riserva personale di suo padre, le piaceva la sensazione di bruciore giù per la gola e il conseguente calore che le intorpidiva lo stomaco. Non le capitava praticamente mai di riuscire ad annebbiarsi i sensi, aveva una sorta di alta tolleranza alcolica, chiamiamola così. Questo era perfetto però per fare in modo che gli altri si rilassassero e ottenere da loro le informazioni che le servivano, in caso. Ma non era una molestatrice, fino li non si sarebbe spinta. Sogghignò alla sua ultima battuta
-Tu? Innamorato? Dovrei essere davvero molto speciale per riuscire in una tale impresa, dici che c'è del potenziale?- quanto si stava divertendo. Seth era famoso per fuggire agli impegni romantici, e lei avrebbe fatto carte false anche solo per vederlo. Gli passò la bottiglia invitandolo a bere a sua volta e rendendosi conto solo in quel momento di quanto fosse scomoda la scrivania tra loro
-Senti ma devi stare per forza seduto la dietro? Mi sembra di essere in punizione dal preside. Vieni qui- imperativa, batté la mancina sullo schienale della poltroncina libera a fianco a lei -Giuro che non mordo- di solito. Cambiò posizione e, invece di stare seduta come una signorina composta, si girò completamente alla sua sinistra, lasciando penzolare le gambe nude dal bracciolo, ah, le gioie di portare una gonna!
-E dimmi, di solito che fai la sera? Mi sembra di capire che non c'è ancora una possibile signora Lennox, te ne stai sempre qui a far nulla e girarti i pollici o è ancora tutto sesso droga e rock&roll?- Altrimenti sarebbe stato uno strano appuntamento, il loro. Impossessandosi di nuovo della bottiglia, mandò giù un secondo sorso -Giochi ancora a strip poker con i tuoi amichetti?- sollevò le sopracciglia interrogativa mandando giù il terzo sorso prima di passare di nuovo la bottiglia dal contenuto ambrato al suo legittimo proprietario. Solo curiosità, null'altro.. -
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.Si piaceva Freya, non si poteva certo dire che avesse problemi di autostima. Salvo giornate particolari in cui era piuttosto critica, poteva ritenersi soddisfatta con il lavoro fatto da Madre Natura. Era consapevole di avere un certo ascendente molti dei ragazzi, non tutti ovviamente, e doveva ammettere che si divertiva parecchio a giocare su questa cosa. Peccato che, ora, i suoi occhi avessero puntato un uomo fatto e finito che non sarebbe stato facile far cedere. Ma come poteva trovarsi davanti alla sua cotta storica e non provarci?
-Allora pensi che abbia un bel faccino- si poteva leggere una certa soddisfazione sul suo viso mentre sorrideva tronfia -Buono a sapersi- non che questo la portasse più vicino al suo obiettivo, nonostante tutto temeva che lei sarebbe sempre rimasta la piccoletta di casa ai suoi occhi. Questo non le avrebbe impedito di provarci, poco ma sicuro. Si perse nell'esaminare la stanza nuova, ma allo stesso tempo fin troppo famigliare, ed era innegabile ci fosse una bella vista dall'ampia finestra, tuttavia la cosa non riusciva a catturare affatto la sua attenzione
-Dici che abbiamo gusti così diversi? Potremmo vederci più spesso e conoscerci meglio per scoprirlo- la confidenza che si prendeva era davvero fuori luogo, ma non riusciva a trattenersi dal sorridere mentre riportava l'attenzione su di lui. Stava giocando, e avrebbe continuato a farlo, per cercare di capire fin dove potesse tirare la corda e, soprattutto, cosa ne avrebbe ricavato. Punizione o qualcosa di meglio? Questo solo Merlino avrebbe potuto saperlo. O una qualsiasi veggente, se non fossero state solo delle gran ciarlatane. Anche solo chiamarlo per nome, nonostante fosse stato lui a concederlo, sarebbe potuto risultare assurdo se ci fossero stati altri li presenti, inopportuno era la parola adatta. Ma ora erano soli, era lecito prendersi certe confidenze, doveva solo stare attenta a non farselo sfuggire in circostanze diverse.
-Penserebbero che sei fortunato, daddy- ridacchiò punzecchiandolo con quel nomignolo che si era autoinflitto, almeno era certa che Seth avesse senso dell'umorismo e che non fosse il classico bacchettone che si nascondeva dietro il suo titolo da insegnante. Era un adulto e un professore, ma era sempre Seth -Ma smettila che non sei così vecchio- l'ex Grifondoro sembrava sensibile sull'argomento -Da quando in qua ti preoccupi della tua età?- lo osservò curiosa alzando un sopracciglio, le pareva fin troppo presto per la classica crisi di mezza età ma, forse, non era il momento migliore per scherzare sulle sue rughe
-Bhe si, è sicuramente una delle prime- non mentiva, Lennox aveva di sicuro un bel sorriso, ma era difficile non apprezzare anche le sue braccia definite, le sue gambe muscolose e quel sedere rotondo che a lui piaceva mettere in mostra. E lo sapeva di essere attraente, se c'era qualcosa che al professore non mancava era la sicurezza in se stesso, ed aveva avuto fin troppe conferme nell'arco della sua giovane vita. Non era la sola a non fregare nessuno fingendo ingenuità.
Chiacchiere a parte, non si era intrufolata nel suo ufficio solo per attentare alla sua virtù (?). Oltre al piacere della sua compagnia, aveva davvero un motivo per andare a cercare il professore di volo. Mettendo da parte l'orgoglio, era andata da lui a cercare di migliorare perché, purtroppo, odiava perdere più di quanto odiasse chiedere aiuto.
-Domani sarebbe perfetto- ecco, prima le avesse insegnato, meglio era -E non andarci piano- avrebbe voluto davvero imparare qualche tecnica particolare, persino pericolosa, la cosa non la spaventava. Qualcosa che gli avversari difficilmente avrebbero potuto conoscere e, di conseguenza, contrastare. Ma in fin dei conti era solo un portiere, a parte svolazzare attorno agli anelli dubitava ci fossero vere e proprie manovre per quel ruolo. Certo, come se poi si sarebbe mai limitata a stare ferma davanti agli anelli ad aspettare. Ma per favore. -Cosa ci vuoi fare, ci provo- ridacchiò smettendo di fare gli occhi dolci come una cerbiatta qualunque -Ma funziona solo con le menti deboli- infatti, se fosse bastato sbattere gli occhi per ottenere quello che voleva, magari non avrebbe perso l'anno scolastico. Come se il vicepreside White fosse il tipo da farsi abbindolare da un paio di ciglia scure. O come se lei avesse mai avuto il coraggio anche solo di provarci, quel tipo metteva soggezione.
-Merlino sembra di sentir parlare loro, da quando sei diventato così serio?- arricciò le labbra mettendo su il broncio, non le piaceva che venisse sottolineato l'ovvio -Lo so che non fa piacere, non è piacevole nemmeno per me che pensi? Sono l'ultima arrivata, ho già perso tempo stando a casa per... cose, e ho perso anni con il cambio da Durmstrang ad Hogwarts, ti assicuro che mi sarei risparmiata la bocciatura, ma non dipende da me- ci teneva a sottolineare questo piccolo dettaglio che i suoi genitori continuavano a dimenticare, non era una usa mancanza, non sarebbe stata bocciata perché era una sciocca e un'inetta. Anzi, ci teneva ad avere successo in tutte le materie, seppur alcune le trovasse più interessanti di altre.
-Non ho la minima idea di cosa ci sia nel mio futuro, né cosa voglio fare, ma voglio uscire da qui con la possibilità di scegliere, e non di accontentarmi- magari non avrebbe saputo dire quale fosse il lavoro dei suoi sogni, non ancora almeno, ma terminati gli studi avrebbe voluto una preparazione tale da poter decidere che fare della sua vita.
Ad ogni tentativo, il biondino le restituiva pali in faccia. Per quanto provasse a stuzzicarlo e provocarlo, sembrava proprio che la cosa non lo sfiorasse né interessasse. Per quanto anche lui confermasse di non vederla più come una bambina, sembrava che la cosa non risultasse affatto a suo favore in ogni caso. Sospirò, lasciando che l'aria fuoriuscisse solo dal naso, mentre un sorrisetto a metà tra il divertito e lo sconsolato faceva capolino sul suo viso
-Dovresti smetterla di considerarmi solo come la sorella del tuo amico, sono molto più simpatica di lui!- insomma, davvero non aveva alcuna carta da giocare per riuscire a farlo cadere in tentazione? Frustrante, ecco cos'era. Ad ogni battuta rispondeva senza lasciar trasparire alcun tentennamento, nemmeno il più piccolo dubbio, ed era vero che non si poteva piacere a tutti, ma insomma. Poteva almeno fare finta. Invece no. Stoico, la respingeva con nonchalance ma sempre con delicatezza. Faceva il finto tonto
-Certo che sono venuta qui per te, te l'ho detto, devo farti compagnia. Dato che si parlava di futuro, fare la badante è sempre un'opzione, devo pur far pratica- gli occhi si assottigliavano mentre un ghigno, oserei dire stronzo, le incurvava le labbra piene. Così imparava a non darle soddisfazione.
“Le vie di Merlino sono infinite. Mai dire mai” non aveva mai pensato che tra i due ci potesse essere qualcosa di serio, insomma lei era appena diciottenne e lui.. quanti anni aveva lui? Lui era un professore, lei una studentessa, si conoscevano da tanto tempo, ma si conoscevano davvero? Insomma, in quel momento nella sua mente i pensieri si sprecavano ma nessuno di quelli riguardava progetti che andassero oltre la mattina dopo ma, come diceva lui, le vie di Merlino erano davvero infinite. Si sporse verso di lui posando entrambe le mani sulla scrivania, che nelle sue fantasie era il palcoscenico per uno spettacolo non adatto a tutti, fissando i suoi occhi divertiti in quelli chiari di lui -E sei sicuro che sapresti gestirmi?- o reggere.
Con il retrogusto amaro del liquido ambrato che ancora le permeava in bocca, non si perse nemmeno un movimento mentre lo osservava sfilare fino alla seduta di fianco alla sua. Eh si, poteva mandare a casa tantissimi dei suoi coetanei, per non dire tutti. Non passò inosservata l'occhiata, seppur sfuggente, che aveva riservato alle sue gambe penzolanti. Non avrebbe saputo dire se fosse interessato o solo divertito dai suoi modi, comunque decise di accavallarle mentre, in modo lento e ritmato, cominciò a farle dondolare appena, quel tanto che bastasse per attirare l'attenzione su di loro
-Sei cresciuto davvero- ammise mandando giù un altro sorso prima di ripassargli la bottiglia -Non è strano?- chiese arricciando alle labbra pensando anche a se stessa. Si vedeva che non era più il vecchio animale da festa, era maturato probabilmente -Sicuro di non esserti solo dimenticato come ci si diverte?- con un cenno del capo indicò la bottiglia invitandolo a bere. A quell'ora in Inghilterra bevevano tè, ma a lei aveva sempre fatto schifo.
-In realtà non ho mai imparato a giocare, troppo noioso- si spostò i capelli su una spalla, liberando così un lato del collo -Però sono molto brava a spogliarmi, vuoi vedere?- accompagnò la domanda alzando appena le sopracciglia. La lasciò cadere nel vuoto rimanendo seria.. almeno per una manciata di secondi prima di lasciarsi andare ad una risatina divertita -Rilassati, Seth, sto scherzando- scherzava, certo, almeno così diceva, solo perché non aveva voglia di sentirsi dire “No”. si alzò in piedi, il tempo necessario per voltare la poltrona verso di lui, così che fosse più facile per lei recuperare la bottiglia. Lo fece, lasciando scivolare un altro generoso sorso giù per la gola fino a bruciarle lo stomaco. Si risedette, questa volta come una vera signorina. Composta, con le gambe accavallate e la gonnellina ben adagiata su di esse.
-Dico davvero, che combini di solito? Non mi starai soffrendo di solitudine e depressione?- non immaginava nemmeno la noia che erano costretti a sopportare i poveri insegnanti -Se vuoi possiamo davvero giocare a carte, senza spogliarci tranquillo, come si fa in tutte le case di riposo- ghignò di nuovo, perfida. Chissà che non gli venisse voglia, tutto d'un tratto, di dimostrarle quanto fosse giovanile.
Edited by -RedFlag- - 22/5/2023, 10:01. -
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.Passare più tempo insieme a Seth sarebbe stato, sicuramente, interessante. Sotto svariati punti di vista. Nonostante i loro trascorsi, per quanto innocenti, vi erano ancora tante incognite che aleggiavano sulla figura dell'ex Grifondoro che, prima o poi, avrebbe voluto sapere. Aveva provato, anni addietro, ad indagare cercando informazioni da Oliver ma, il maggiore, l'aveva scacciata come si fa con un insetto fastidioso intimandole di girare al largo dai suoi amici con le solite scuse dell'età e quelle che lei considerava grandi cavolate. Il cuore vuole quello che il cuore vuole, si diceva quando aveva appena quattordici anni e guardava Lennox come fosse il principe azzurro. Le veniva da sorridere a ripensarci ora, ricordando l'ingenuità di quegli anni e di come tutto sembrasse semplice e ovvio. Non c'era nulla di ovvio, tanto meno di semplice. Venendo a patti con quella che era la sua esistenza, aveva ormai messo da parte il cuore, decisa a non farlo battere per nessuno, mai, e a lasciarsi muovere da ben altri intenti. Ghignò a sua volta, divertita di come ora fosse lui a provare a provocare lei, raccogliendo la sfida in quel gioco che tanto la divertiva
-Sicuro che il problema non sia che, magari, quello che scopriresti, poi, potrebbe piacerti?- sostenne il suo sguardo, furba. Un rapporto studente-professore? Quello si che sarebbe stato pericoloso.
-E se tu fossi pericoloso, Seth, allora sarei io ad innamorarmi di te- il ghigno si allargò in un sorriso divertito sia per il momento che si era creato, sia per quanto ritenesse improbabile che avvenisse. Aveva messo i sentimenti sotto chiave, e li sperava che restassero per evitare che altri pensieri la tormentassero. Non ne sarebbe valsa la pena. Mai.
-Cos'è, allora, che preoccupa il famoso cacciatore Lennox?- cacciatore di ruolo e di fatto, da che ricordava. Ppoggiò il mento sulle mani intrecciate facendosi avanti curiosa -Posso essere la tua confidente- lo sguardo si soffermò sul viso maturo del professore, vagando dai suoi occhi, al suo sorriso, fino quella barbetta ispida che, doveva dire, era un bel progresso rispetto a quei quattro peletti che, anni prima, lui si ostinava a definire “baffi”. Era attratta da lui, come chiunque avesse gli occhi per guardarlo, non era semplice stabilire quale fosse la prima cosa di lui che saltasse agli occhi. Forse non vi era nemmeno una sola cosa, forse era l'insieme, o forse ancora erano le fantasie che nascevano spontanee in sua presenza
-Andiamo, Seth. Fai domande di cui non vuoi sapere la risposta- lo guardò sollevando appena gli angoli della bocca. Cosa voleva che gli dicesse? Che gli facesse l'elenco delle sue qualità in ordine di gradimento? Era il primo ad aver messo paletti da quando era entrata, non gli avrebbe dato alcuna soddisfazione facendolo cedere alla vanità -Te lo dirò un giorno, se farai il bravo- o quando sarebbe stato pronto a sentirla.
Sorrise senza inganno quando il biondo le confermò che non ci sarebbe andato piano, non sa sarebbe aspettata di meno da lui che, a parte i giochi e i suoi modi da perenne ragazzino, quando si trattava di Quidditch tirava fuori tutta la sua serietà. Sembrava che fosse l'unica cosa che lo facesse tornare responsabile, come se finisse tutta la coscienziosità per quell'argomento e non ne avesse a sufficienza per tutto il resto. Tranne quando si trattava di respingere giovani studentesse come lei, purtroppo. Ed eccolo tornare il solito ragazzino di sempre, con l'ennesima battuta che la vedeva ai suoi piedi
-Quindi stai cercando di farmi cedere al tuo fascino? Mi sta forse seducendo, professore?- ghignò di rimando con gli occhi accesi da un lampo di malizia -Non sarebbe divertente se, nel tentativo, la situazione si ribaltasse?- davvero molto, molto, divertente. Chiaro che ne avrebbe approfittato in tutti i modi possibile. E come darle torto? Però Seth su una cosa aveva ragione, non si sarebbe accontentata di alcuna situazione che le si fosse presentata davanti, che fosse in un possibile lavoro o nella vita privata. Non sarebbe stata la seconda scelta in niente, non era il fottuto piano B di qualche povera mente semplice. La sua ambizione la spingeva a volere il meglio che potesse trovare, e si sarebbe fatta trovare pronta a saperla gestire. Nessuna forza, né in cielo né in terra, l'avrebbe fatta accettare qualcosa che sentiva non fosse alla sua altezza, per quanto arrogante questo la poteva far sembrare, ci avrebbe messo il tempo di un battito di ciglia a scomparire se solo avesse avuto il sentore di essere una ruota di scorta.
“Più simpatica e più bella!”
-Adulatore- la mano si mosse come a scacciare una mosca, piegando il polso dall'alto verso il basso, roteando gli occhi in un'espressione di finta modestia che, però, la fece sorridere di nuovo. Quanto gli era costato dirlo? Probabilmente più che ammettere che si sarebbe fatto fuori da solo una volta raggiunta la vecchiaia. Ridacchiò immaginandoselo andare in giro con il bastone su cui avrebbe, di certo, attaccato qualche adesivo della sua squadra del cuore
-Chi lo sa, biondo. Potresti anche avere un motivo per restare, anche se con il catetere- se lo vedeva già, con una vecchietta al suo fianco che gli passava biscotti al burro e una quantità inquietante di nipotini che gli giravano attorno. Un brivido le percorse la schiena pensando a quel tipo di futuro, qualcosa che a lei sarebbe stato per sempre negato. Scrollò la testa volta a lasciarsi il pensiero alle spalle come sempre faceva in quelle situazioni, decidendo di tornare a giocare con lui e testare la sua pazienza. Si umettò le labbra -Provalo- si limitò a rispondergli mentre l'angolo destro delle labbra si alzava in un sorrisetto sghembo che scopriva parte della dentatura perfettamente allineata. Sarebbe stata proprio curiosa di vedere in che modo avrebbe mai potuta stupirla e, soprattutto, se ora lo avrebbe fatto davvero. Pessima idea sfidare qualcuno se non si vuole o non si può andare fino in fondo, caro il mio Seth.
A dover fare un pronostico, non aveva la minima idea della persona che sarebbe diventata un domani. Era facile fare progetti o i proverbiali e babbani film mentali, ma la verità è che esperienze, nuove informazioni, persino le persone che avrebbe incontrato e con cui avrebbe intrecciato almeno un parte della sua vita, tutto questo sarebbe andato a sommarsi e l'avrebbero resa una persona diversa, sperò in meglio, ma non si poteva mai sapere e, giudicando dalla fortuna che aveva avuto fino quel momento, non poteva dire di aver mai avuto troppa fortuna nella vita, se non quella di aver ricevuto un bel faccino, che a volte era più una condanna che altro. Non tanti vi avrebbero guardato oltre. Quindi si, era probabile che le sue priorità sarebbero cambiate anzi, se lo augurava.
-Non direi noioso, solo più serio e, bhe, un tempo era difficile farti seguire le regole- e maledizione, tra tutte le cose che potevano cambiare, proprio quella dove scegliere? Al diavolo le regole scolastiche o del buon senso. Il corpo della brunetta fremeva all'idea di poter mettere le mani su quello di lui che, invece, faceva il difficile. In quei giorni si sentiva più sensibile sull'argomento, che ne sapeva, magari era l'influsso della luna, si sa che influisce l'umore di tutti. Stava facendo davvero fatica a tenere a freno quell'istinto, e il fatto che lui continuasse a troncare ogni sua tentazione la faceva divertire solo di più, non riuscì neppure a mordersi la lingua prima di proporre a quello che sarebbe dovuto essere un insegnante di spogliarsi. Guardarlo muoversi a disagio, finalmente, fu per lei una vittoria meritata. Ce n'era voluto, eh! Rise di gusto, annuendo quando le chiese se si divertiva, come poteva non farlo?
-Dovresti vedere la tua faccia!- bevve un altro sorso di liquore, con ancora le spalle che si muovevano mosse dai singulti -Andiamo, un innocuo scherzo tra amici, no?- no.
Si era sempre chiesta come passassero il tempo gli insegnanti, al di la dei compiti e delle lezioni come occupavano le proprie giornate? L'idea che vivessero solo ed esclusivamente per svolgere il loro lavoro era deprimente, dovevano per forza trovare qualcosa che li facesse svagare, magari anche tra loro.
-Stai solo accrescendo la mia curiosità, sicuro poi di riuscirci?- a fare cosa? E lei che ne sapeva! Era lui che aveva in mente qualcosa di divertente, ormai avrebbe dovuto esserne all'altezza -Ormai ho alte aspettative- si stiracchiò sulla poltroncina prima di alzarsi posando la bottiglia sulla scrivania. Andò alla finestra, alle spalle di Seth, osservando il campo da Quidditch in lontananza -Vero che farai il tifo per me anche se non potrai essere di parte?- gli chiese prima di voltarsi e osservarlo, ancora seduto, di spalle. Le serviva un po' di tifo, per quanto facesse sempre la stoica, le partite la mettevano sempre in agitazione. Gli si avvicinò rimanendo dietro di lui, si chinò mettendogli un braccio attorno alle spalle e il viso a fianco a quello di lui, prima di scoccargli un bacio sulla guancia -Ci vediamo a cena, Daddy- si avviò alla porta ridacchiando ma, prima di andarsene, con la mano sulla maniglia si voltò di nuovo verso di lui -Ah, Seth, guarda che l'ho notato che non hai detto di no, prima- fece lei riferendosi a quando gli aveva proposto di spogliarsi. Con un'ultima strizzata d'occhio si richiuse la porta alle spalle e abbandonò quella tentazione vivente. Che fatica.
Edited by -RedFlag- - 4/6/2023, 19:58. -
.SPOILER (clicca per visualizzare)Conclusa..