You, again!Seth

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    Serpeverde
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    Bruciava ancora, quell'imbarazzante sconfitta subita contro quei maledetti corvi della malora. Non era la prima volta che i Serpeverde perdevano una partita, a volte si vinceva a volte no, tutto normale quando si parlava di competizioni sportive, la fortuna non sempre girava a proprio favore, ma era proprio fastidioso quando l'altra squadra vinceva solo grazie alla cattura del boccino. In più, non le piacevano le loro facce. Aveva deciso così, e non solo perché odiava perdere. No, vi erano di certo altre ragioni che avrebbe potuto elencare, ma per quelle servirebbe tempo, che non abbiamo, o interesse, quindi diamolo per buono e basta: non le piacevano più i Corvonero, fine. Eppure, dovendo essere onesti con se stessi, lei e i suoi compagni avevano sbagliato parecchie cose durante la partita, ma anche questo era trascurabile, e lo avrebbe ammesso solo davanti al suo avvocato. Comunque, di sicuro ci sarebbe stato modo di allenarsi in vista della prossima partita di campionato, tanto per giocarsi l'ultimo o il penultimo posto. Che delizia. Quell'anno per le serpi non sarebbe stato ricco di soddisfazioni. Calciò dei sassolini sul suo cammino, in qualche modo doveva sfogare la frustrazione e non aveva tante alternative al momento, a meno che non decidesse di andare a cercare qualche ragazzetto dei primi anni e usarlo come pungiball, ma anche in questo caso ci sarebbe stato un dispendio inutile di energie, meglio passare oltre. Era fastidioso impegnarsi per qualcosa e vederselo portare via da sotto al naso, mai una gioia? Nemmeno per sbaglio. Alla fine le cose ormai erano fatte, e non potevano farci più niente a parte impegnarsi per non arrivare ultimi almeno in quello.
    Erano più o meno le cinque del pomeriggio, le lezioni erano finite e la maggior parte degli studenti si erano ritirati nei loro luoghi di comfort per studiare come pazzi in vista degli esami finali. Quelli del suo anno, poi, stavano impazzendo per via dei G.U.F.O. ma, per lei che già sapeva che fine avrebbe fatto e che nemmeno aveva bisogno di fare alcun esame, era solo una giornata come un'altra libera da ogni dovere. Arrivare ad anno iniziato le aveva fatto perdere abbastanza lezioni da meritare una bocciatura d'ufficio, ma poco male, almeno aveva avuto tempo e modi di ambientarsi, di trovare il suo posto, e conoscere qualche personcina interessante. Non tutti i mali vengono per nuocere. Quando, guardando fuori dalle enormi vetrate, aveva scorto il sole ancora alto e il cielo sereno, aveva pensato che sarebbe stata un'occasione perfetta per andare a chiedere consigli ad un vecchio amico e guardargli il sedere. Ancora con la divisa, dopo aver abbandonato il mantello da qualche parte sul pavimento della camera, era uscita dal portone più vicino e si era incamminata giù per il sentiero che l'avrebbe condotta al grande campo ovale che spiccava in mezzo a tutto quel verde per i suoi colori brillanti. Non incontrò nessuno nel tragitto, ma meglio così, le piaceva passeggiare sola per il parco, le ricordava un po' casa. Che poi, “casa”, quella nuova, in Norvegia, non certo quella in cui era nata. D'altra parte era proprio li che aveva passato la maggior parte dei suoi anni, la Slovenia non era che un triste e lontano ricordo a cui ormai di rado pensava e che non suscitava in lei nostalgia e nessun altra emozione se non rabbia, talvolta paura, e frustrazione a seconda dello stato d'animo del momento. Scosse la testa per liberarsi del pensiero quasi fosse una mosca fastidiosa, si era ripromessa di smettere di fare la malinconica o di intristirsi per uno stupido incidente. In più pensare a casa voleva dire pensare ai suoi genitori, e mai nulla di buono succedeva quando i pensieri vagavano verso quelle due esimie teste di cazzo, con rispetto parlando.
    Arrivata al campo lo trovò deserto, così come si era immaginata, e sorrise contenta come sempre di avere ragione. I motivi che la portavano li erano due, voleva davvero delle dritte dal prof di Volo ma, dato che il professore di Volo era anche l'amicone di suo fratello per cui da bambina aveva una cotta, sarebbe stato divertente anche solo infastidirlo
    -Ehilààààà- cercò di richiamare l'attenzione del ragazzone troppo cresciuto, sperando di trovarlo li da qualche parte. Di sicuro non era in giro sul terreno, così come non stava sorvolando il cielo in quel momento, era logico supporre che fosse nel suo ufficio e, senza attendere oltre, vi si diresse con la sua solita camminata sicura, ripercorrendo i suoi stessi passi. Tempo e fatica sprecati. Bussò al portone in legno spesso aspettando di sentire la voce familiare dall'altra parte di esso. Un angolo della bocca carnosa si sollevò in un ghigno divertito quando la sentì, afferrò il pomello con la mano sinistra e spinse per aprire non appena le venne accordato l'ingresso
    -Buonasera, professor Lennox, posso disturbarla?- il ghigno si accentuò, non si sarebbe mai abituata al suo ruolo. L'avevo visto in troppe situazioni compromettenti per prenderlo troppo sul serio, eppure non poteva fare altrimenti. Sarebbe stata dura.


    Edited by -RedFlag- - 8/5/2023, 10:56
     
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    Seth Lennox

    Lorelei. Dal suo arrivo, l’umore del Professore di Volo era, drasticamente, mutato. Nonostante la buona volontà, ancora non riusciva a comprendere il senso della sua presenza tra quelle mura. Affrontarla avrebbe voluto dire ridursi a sottostare a qualche assurdo giochetto messo in piedi da quella ragazzina viziata e, per questo motivo, temporeggiare sembrava la soluzione migliore fino a quando non si sarebbe più potuto sottrarre a quell’inevitabile confronto. La sua famiglia era un bel casino e parlare di loro non era uno dei passatempi preferiti per lui che, per anni, era stato oggetto di profonde mancanze da parte di coloro che, consapevolmente, avevano deciso di metterlo al mondo. Quando il padre aveva levato le tende, la madre aveva ben pensato di mettere in piazza la sua mercanzia, offrendola al primo sfigato che passava e, così, era franato nella sua vita Rosier, marito di sua madre e padre della sua sorellastra. Una disgrazia che, però, aveva fatto in modo di aprirgli gli occhi e comprendere quanto fosse di troppo all’interno di quel nucleo, oramai, estraneo. Si passò un amano tra i capelli e allontanò quello che sarebbe potuto diventare un pensiero fisso, utile solo il resto della giornata. Fanculo. Dopo aver sistemato le scope nel loro apposito sgabuzzino, Lennox richiuse la porta e si voltò con tutta l’intenzione di tornare in ufficio per poi concedersi una serata in compagnia di un buon vecchio Whiskey. Come un nonno. II suo sguardo vagò per l’ampio spazio, soffermandosi più volte sugli anelli e partendo con la nostalgia riguardo i primi passi mossi nel mondo del quidditch. Quanti anni erano passati? Troppi per quel che poteva tollerare. Nonostante si sentisse l’eterno ragazzino, Seth, era consapevole che il tempo trascorreva inesorabile anche sul suo animo fanciullesco e mai cresciuto realmente.
    Seguendo il fiume dei suoi pensieri, si avviò verso quella che era divenuta la sua confort zone indiscussa. Aveva arredato quell’ufficio mettendoci tutta la personalità del quale era capace, che lo rispecchiasse in tutto e per tutto, con il solo scopo di tentare di riprodurre un ambiente capace di riportarlo indietro nel tempo quando, bene o male, era ancora al centro delle attenzioni genitoriali, andate a puttane qualche anno dopo. Rientrò al castello, salutando con la mano, di tanto in tanto, studenti e conoscenti vari che sostavano in totale relax, godendosi i momenti liberi. Salì le scalinate e si immerse in quel groviglio di corridoi che lo avrebbero, poi, condotto proprio davanti al suo ufficio, dove si sarebbe lasciato cadere nel fancazzismo ma con il pensiero rivolto alla prossima partita di campionato che si sarebbe svolta di lì a poco. Se da un lato era rimasto soddisfatto per l’atteggiamento tenuto sul campo dalle ragazze di Grifondoro, dall’altro provava un profondo rammarico per quel che riguardava la sconfitta delle Serpi, cadute in disgrazia a causa di un’immensa sfortuna. Quel che era stato, non poteva essere cambiato ma il desiderio di riscatto lo voleva insito in loro, così da potersi spronare in autonomia, come era giusto che fosse. Si trascinò dietro la pesante porta e si rinchiuse in quell’antro tetro che lo proteggeva dal caos proveniente dall’esterno. Raggiunse la scrivania ed estrasse dal secondo cassetto la sua fidata fiaschetta, dalla quale bevve un sorso del suo Whiskey preferito. Aveva bramato quel silenzio per troppe ore e quando finalmente gli parve di aver raggiunto il suo obiettivo, qualcuno bussò alla sua porta con insistenza. “Avanti!” Che altro avrebbe potuto fare? Fingere la sua morte? Pareva brutto, tutto sommato. ”Buonasera, professor Lennox, posso disturbarla?” Si sporse in avanti, sorpreso di vedere proprio lei. Freya Riis, la sorellina di uno dei suoi più cari amici di vecchia data e compagni di squadra. “Professor Lennox, sei seria? Tutti burloni in famiglia.” Piegò la testa di lato, osservandola con i suoi occhi chiari e divertiti. Posò il contenitore dal quale stava bevendo e poggiò i gomiti sul tavolo di legno. Era cresciuta. Troppo e troppo velocemente, scandendo ulteriormente quel tempo che trascorreva senza poter essere controllato in nessun modo. “Cosa posso fare per te?” Domandò, evitando la ramanzina che avrebbe voluto affibbiarle per la sconfitta contro i Corvonero. Per quello vi era sempre tempo. “Ho saputo della tua bocciatura.” La ragazza era giunta ad anno iniziato, perdendosi i punti salienti del programma e, per questo motivo avrebbe dovuto rifrequentare l’anno. Un peccato, Si trattava di una ragazza sveglia, lo era sempre stata, determinata e intelligente. “Ti stai ambientando? Ti sei fatta degli amici o sempre la solita musona?” Scherzò. Perché non avrebbe dovuto? Da bravo professore, dedito al suo ruolo, non stava facendo altro che preoccuparsi per una sua studentessa, con un occhio di riguardo. “Che maleducato. Accomodati.” Si rilassò, considerando il fatto che, con lei, che lo conosceva da tempo, sarebbe potuto essere il vero Seth, non quello impostato che la scuola pretendeva. Era il suo professore, vero, ma in un certo senso sarebbe potuto essere anche un suo amico fidato.
     
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    Era divertente pensare a Seth in un contesto completamente diverso a quello a cui era abituata, sempre pronto a fare battute o qualche casino ovunque si trovasse. Ora, che era niente meno che un professore, le capitava di scorgere il suo brutto muso in giro per il castello e per il parco, sempre serio a darsi un tono. Sembrava un adulto, ed era strano pensarlo così dopo averlo visto più volte sgattaiolare fuori dalle finestre insieme al suo stesso fratello in piena notte, per fare Merlino solo sa cosa o meglio, all'epoca non poteva immaginarlo, ora un'idea se la sarebbe anche potuta fare. Un vero peccato che le lezioni di Volo fossero un'esclusiva del primo anno, non aveva mai avuto il piacere di vedere come fosse davvero a lavoro e vederlo nei panni di un insegnante le suonava divertente. Non avrebbe saputo dire che tipo di professore fosse, se uno paziente e comprensivo, o se uno rigido e con poca pazienza, un vero peccato non poter fare da spettatrice a tale unico spettacolo!
    Bussò alla porta del suo ufficio e, una volta concesso l'ingresso, non se lo fece ripetere due volte ed entrò. Come avrebbe dovuto comportarsi? Come si sarebbe dovuta rivolgere a lui? Era uno dei professori, ma era anche quello che aveva visto correre con le chiappe al vento per le strade del paesino vicino a dove abitava. Non aveva mai saputo il motivo, sperò fosse per aver perso una scommessa, ma certi misteri è meglio che rimangano tali.
    -Ma che ne so, non mi era mai capitato di avere per professore uno che ho sentito cantare sbronzo dopo aver dichiarato il suo affetto per mio fratello- iniziò lei chiudendosi la porta alle spalle ed immergendosi di qualche passo in quella stanza in cui non era mai stata prima -Sembra di essere in camera di Oliver- ad osservare tutti quei poster alle pareti le sfuggì un sorriso spontaneo pensando al fratello che, in effetti, non vedeva da un po'.
    -Quindi posso chiamarti per nome quando siamo soli? Non devo darti del lei e fare la reverenza?- dopo un rapido giro osservando trofei e medaglie, si avvicinò alla scrivania che l'uomo occupava, posando le mani sullo schienale di una delle sedute e concentrandosi finalmente su di lui
    -Potresti sorridere di più, per esempio. Ti vedo sempre in giro con la faccia imbronciata, ti sta venendo una ruga, proprio qui- si indicò il punto sopra il naso tra i suoi occhi verdi -Se mi diventi tutto grinzoso poi come le rimorchi le ragazze?- ghignò divertita. La sua fama di latin lover lo precedeva, in fin dei conti
    -Scherzi a parte, non mi farebbero schifo delle dritte sul volo sai, tipo schivare bolidi ed evitare che mi spacchino la scopa in partita- mosse la mano come a voler scacciare una mosca fastidiosa ricordando gli avvenimenti di quell'odiosa partita. Non sapeva se le avesse dato più fastidio quell'incidente imbarazzante e degno di un pivello, o i gol subiti. D'altra parte quello era il suo ruolo, fermare la Pluffa e, per quante volte ci fosse riuscita, erano comunque le volte in cui era andata a segno che ricordava di più. Sempre così, i fallimenti le bruciavano più di quanto le vittorie le dessero soddisfazione. In questo modo di ragionare c'era la firma di sua madre, che non perdeva mai occasione di sottolineare le sue mancanze. Ah, l'amore materno, quale gioia e fortuna.
    L'argomento bocciatura non aveva ancora capito come prenderlo. Si, da una parte sapeva non dipendesse da lei e dalle sue capacità per cui non era niente di grave, d'altra parte aveva perso già abbastanza anni per.. incidenti vari, chiamiamoli così.
    -Cosa ci vuoi fare- sospirò fintamente sconsolata -Se ne inventano di tutti i colori per tenermi qui più tempo possibile, sono quasi lusingata- si, certo.
    -Ma si, sapevamo sarebbe andata così, ne approfitto per divertirmi un po'. Mi porterai in giro a vedere i posti dove facevate i festini quando eri..- giovane -.. studente?- poi non si dica che Freya non sapesse essere gentile o accorta. Avrebbe approfittato di quel periodo per famigliarizzare con le materie, così diverse a quelle a cui era abituata a Durmstrang, ma soprattutto per cominciare a creare dei legami. Non aveva mai trovato facile farsi degli amici, non tutti erano in grado di sopportare i suoi modi, ne era consapevole, ma insomma non è che gli altri fossero tutto questa incredibile perfezione. Prima o poi avrebbe trovato qualcuno con cui incastrarsi. Si portò le mani ai fianchi alla domanda di lui, corrucciando le sopracciglia indignata
    -Se ero una musona era perché tu e quello stronzo di mio fratello mi mollavate sempre a casa mentre voi andavate in giro a divertirvi. Hai idea di quanto faccia schifo passare la sera a guardare tuo fratello che gioca a scacchi con se stesso?- Logan, mistica creatura.
    -Sono più che capace di farmi degli amici- cominciò sicura cominciando a guardarsi le unghie -Si insomma credo- non è che avesse avuto proprio tutto questo successo -Cioè ci provo- sbuffò infine.
    -Le mie compagne di stanza sono.. ok? Cioè una è sarcastica e velenosa, mi piace, l'altra è forse troppo seria e silenziosa, ma si fa i fatti suoi e mi piace anche questo- non si trovava male dove stava, nonostante ogni tanto venisse ripresa perché inciampavano nelle sue cose lasciate in giro un po' ovunque
    -E tu? Te lo sei fatto qualche amico qui al castello? Senza offesa, ma non ti ci vedo ad andare al pub con il vicepreside- era così strano immaginarlo in giro a chiacchierare con gli altri insegnanti, chissà di cosa avrebbero mai potuto parlare. Certo avrebbe potuto immaginarlo a provarci con la professoressa di Incantesimi, e sarebbe stato oltremodo divertente vederlo tentare di sciogliere il bibliotecario dal nome complicato. Eppure si chiedeva se anche lui, come adulto, si sentisse mai solo al castello, se sentisse mai la mancanza della sua squadra che, per sua fortuna, no aveva ancora mollato. Chissà com'era avere un numero così limitato di persone con cui avere conversazioni normali. Non se lo fece ripetere due volte e finalmente si accomodò sulla poltroncina a cui si era appoggiata fino quel momento
    -Per tua fortuna sono arrivata io a salvarti dalla tua noia- li seduta, prese ad osservare meglio gli oggetti sulla scrivania, fascicoli, scartoffie, piume e boccette di inchiostro. Noia vera. Eppure la bottiglia dal contenuto ambrato attirò in breve tempo la sua attenzione. Vi posò gli occhi per un breve istante prima di tornare a fissarli in quelli di lui, mentre un ghigno furbo le increspò le labbra rosee
    -Posso, vero?- senza aspettare il suo consenso afferrò la bottiglia, l'aprì e ne analizzò il contenuto saggiandone il profumo -Non male- quindi vi posò sopra le labbra e ne mandò giù un primo sorso prima di posarla di nuovo tra loro. Finalmente era maggiorenne e finalmente non avrebbe potuto impedirle una bevuta con lui. O forse si? Era permesso bere a scuola?
    -Mi denuncerai al preside per questo?- Ma sticazzi, se qualcuno avesse chiesto avrebbe detto che era solo tè freddo.
     
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    Seth Lennox

    Ehm ehm. Via con i ricordi imbarazzanti. Niente di meglio per terminare quella magnifica giornata del cazzo. Ricordava perfettamente, uno ad uno, tutti i momenti vissuti in gioventù che lo avevano visto rappresentare alla perfezione il ruolo di gran coglione e il tutto alla luce del sole, pubblicamente, senza contare che la sua reputazione, lentamente, se ne sarebbe andata a puttane. Le cose non erano cambiate poi di molto, a dirla tutta. Affetto da una gravissima forma di Sindrome di Peter Pan, Seth, non dava alcun segno di voler crescere del tutto. Forse era per questo motivo che, con tutte le sue forze, si aggrappava al quidditch. Preoccupato di perdere il suo lato giovanile che lo aiutava a rimanere a galla in quel castello abitato prevalentemente da ragazzini. Viziati e arroganti, per inciso ma questo è un altro discorso ben più ampio. La osservò mentre si accomodava all’interno del suo uffici, notando i drastici cambiamenti che il tempo aveva portato con sé. Bei cambiamenti, si intende, eppure così radicali da farla sembrare quasi un’altra persona davanti ai suoi occhi. Ma che pensi? Si domandò, allontanando la possibilità di esprimere complimenti che sarebbero risultati del tutto fuori luogo per un professore. ”Ma che ne so…” Esordì come se fossero amici di vecchia data, con un livello di confidenza che andava ben oltre il normale rapporto studente/professore. Già. Roteò gli occhi. Aveva lo stesso atteggiamento spavaldo di Oliver, lo stesso atteggiamento che lo aveva avvicinato a lui, diventando il suo migliore amico. Vedeva molto di lui in lei e il fatto lo lasciò alquanto senza parole –cosa impossibile per lui-. Le fece un cenno con la mano, invitandola ad avanzare. “Mi hai sentito cantare sbronzo?” Si finse dubbioso quando, in realtà, sapeva benissimo che si trattava della nuda e cruda realtà. Aveva perso il conto delle volte che, in piena notte, si erano ritrovati a tornare a casa completamente ignari anche di quale fosse il loro nome. “Dichiaro ancora il mio affetto per tuo fratello, Freya.” Ammise. Sì, mica avevano smesso di festeggiare le vittorie della squadra. “Peccato che sia sprovvisto di una certa cosa…” Fondamentale per attirare del tutto la sua attenzione. Erano mesi, però, che quel lato della sua sfera intimi si trovava in stallo, sovrastata dai mille e più problemi che aleggiavano sopra la sua testa, pronti a piombargli addosso quando meno se lo aspettasse. Fanculo. cominciò a credere di doversi dedicare un po’ di più a sé stesso e meno al lavoro o sarebbe finito ad invecchiare prima del tempo, pronto per essere sbattuto in qualche ospizio, dimenticato da tutti.
    La giovane Riis si guardava intorno, studiando attentamente quel luogo che aveva tutta l’aria di essere la camera di un ragazzino estremamente tifoso dei Falcons. Bella scoperta. ”Sembra di essere in camera di Oliver.” Fece spallucce. “Ti piace? L’ho arredato a mia immagine e somiglianza!” Era pur sempre il cacciatore dei Falcons, squadra –momentaneamente- in cima al campionato. Tirarsela un po’ sembrava essere cosa buona e giusta, in fin dei conti, così per auto elogiarsi quel tanto che bastava per gonfiare il suo ego. “Ti sembro uno di quei bacchettoni frigidi?” I classici professori con gli occhialini e i baffi? Insomma, un po’ di decoro, Signorina Riis. “Poi ho un nome così bello!” Ah si? Si lasciò scappare una risatina, convinto ci stesse bene a contornare quella carrellata di stronzate alle quali stava sottoponendo la povera, malcapitata, Serpe. Probabilmente un bagno di umiltà avrebbe salvato il salvabile ma, ehi, finché avrebbe avuto voce, avrebbe urlato i suoi aspetti positivi, anche i più insignificanti al mondo.
    “Non so quanto si soffermino a guardare il mio naso.” Ruga si o ruga no, non era di certo quello il suo punto forte. “Sbaglio?” Domandò. Chi, meglio di una donna, avrebbe potuto confermare o ribaltare quel risultato ottenuto da specifiche statistiche con coloro che avevano fatto un giro su Lennox? Nessuno. Ovviamente.
    ”Scherzi a parte…” Attese la sua stoccata finale, sul vero motivo per il quale fosse piombata lì, senza avvertire. La osservò in silenzio, mentre avanzava la sua richiesta, con la testa tra le nuove. “Avete fatto una figuraccia contro Corvonero.” Risultò più serio del dovuto, ricordando anche le dure parole che aveva riservato al loro capitano, nonché suo assistente. Quella giornata, per i Figli di Salazar, sarebbe stato meglio cancellarla dal calendario o ricordata come fonte di una sfiga immensa che li aveva trascinati a fondo, permettendo ai Corvi di schiacciarli come piccoli insetti. “Mi stai chiedendo degli allenamenti privati?” Insomma, la sorella minore di un Riis, non poteva permettersi di prenderle in quel modo, senza meditare vendetta. Annuì. Perché no? In lei scorrsava buon sangue per quanto riguardava quello sport e, Seth, era certo che con il duro allenamento, sarebbe riuscita a riacquistare la credibilità che la sua squadra aveva in parte perso. La sconfitta. Un duro prezzo da pagare, sempre e comunque che fosse a livello scolastico, regionale o mondiale. Aveva lo stesso retrogusto amaro.
    “Mi terrai compagnia. Non ti rende felice?” Scherzò, cercando di non rimarcare troppo l’argomento, non avendo chiari i pensieri a riguardo della ragazza. “Vuoi farmi perdere il lavoro?” Era ovvio che stesse scherzando, come era ovvio che non l’avrebbe mai portata in giro per locali, a ripercorrere il viale dei ricordi. Oliver lo avrebbe ammazzato. “Sono certo che scoverai da sola le gioie che questi luoghi sanno offrire.” Era pur sempre una ragazza sveglia, non si sarebbe accontenta della noiosa routine scolastica. Tutta sua fratello.

    “Piccolina…” L’apostrofò scherzosamente, astenendosi dallo scompigliarle i capelli come avrebbe fatto in passato. Davanti a lui, ora, vi era una giovane donna bellissima, pronta a mettersi in gioco e ad apprendere materie fondamentali per il suo futuro che, era certo, sarebbe stato roseo. “Facciamo così…” Perché no? “In estate ti porto in uno dei miei posti preferiti. Ci stai?” Era pur sempre un buon compromesso e anche un modo per farsi perdonare per tutte le volte che non era stata ben accetta durante le uscite tra grandi.

    ”Le mie compagne di stanza sono ok?” Ok? Insomma, frena l’entusiasmo ragazza. Le apparenze suggerivano che non si fosse ancora abituata alla vita del castello ma, in fondo, come darle torto? Si trovava lì da un anno e ancora non era riuscito a entrare in sintonia con anima viva, solo qualche fantasma qua e là ma quelli li conosceva da prima di essere incaricato come professore di volo, facevano, oramai, parte dell’arredamento di Hogwarts. “Un uomo troppo schivo e pacato. Mi ci vedi? Andiamo. Rischierei il posto per davvero, solo per aver aperto bocca ed essermi lasciato sfuggire qualche cazzata delle mie.” Ed erano un numero infinito, ogni volta.
    Freya si appropriò del suo Whiskey, deliziandosi del suo profumo. “Puoi.” Ne bevve un sorso. “Ti sembro uno dai gusti scadenti?” In tutti i sensi. “Sei maggiorenne. Per Merlino, quando è successo? Eri così piccola. Ora potresti anche farmi innamorare, senza accorgertene.” Scoppiò a ridere, prendendola in giro anche se… No. Oliver ti ucciderebbe, stupido idiota.
     
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    -Ti ho sentito forte e chiaro- ridacchiò al ricordo di quella serata in cui li aveva visti tornare l'uno con il braccio attorno alle spalle dell'altro -E te lo devo proprio dire, hai fatto bene a puntare sul Quidditch e sull'insegnamento, cantare non fa per te- i vocalizzi stonati e gli acuti imbarazzanti avevano ferito le sue orecchie dall'udito delicato ma, doveva ammettere, avrebbe rivissuto quella tortura volentieri anche solo per rivederli così allegri e spensierati. Ora che lo aveva davanti, si chiedeva se anche Lennox, come suo fratello, si interrogasse su quello che sarebbe stato del suo futuro ora che la loro carriera di sportivi si stava avviando verso il tramonto. Si era domandata spesso se avrebbe mai voluto intraprendere lo stesso percorso, diventare una giocatrice professionista e puntare tutto su quello ma, come tutti gli sportivi, avrebbe avuto una data di scadenza troppo breve per poterne avere grandi soddisfazioni, avrebbe dovuto trovare qualcos'altro a cui dedicarsi.
    Si portò una mano davanti alla bocca, aspirando aria con un gemito di finta sorpresa, cercando di mettere su la faccia più ingenua e innocente del suo repertorio, anche se non era sicura che il risultato fosse poi troppo credibile -Sprovvisto di una certa cosa? E cosa?- sbatté i grandi occhioni verdi faticando a non lasciarsi sfuggire un sorriso divertito -Cos'è che manca a mio fratello che ti interessa così tanto? Confidati con la tua studentessa che portavi a cavalluccio fino qualche anno fa- ora, più che un sorriso divertito, si stava formando un ghigno appena un po' malefico. Era curiosa di capire con che occhi lui la vedesse, da una parte trovava divertente che forse sarebbe sempre rimasta la piccoletta che lo guardava adorante, dall'altra era un ruolo che cominciava a starle un po' stretto, soprattutto se ad averglielo assegnato era uno con quella faccia.
    -È carino, molto maschile, mai pensato a delle tendine?- rivolse l'attenzione alle grandi vetrate che, grazie all'allungarsi delle giornate, facevano entrare ancora una grande quantità di luce. Certo, magari avrebbero stonato con il resto dell'arredamento e con lo stile gotico del castello, ma volete mettere il privilegio di un po' di privacy? Qualunque studente sarebbe potuto passare volando davanti alla sua finestra e vedere quello che stava facendo, che fosse ballare in mutande sulla scrivania o amoreggiare con un elfo domestico, un minimo di riservatezza non sarebbe stato male agli occhi della verde-argento.
    -Seth- pronunciò quel nome per saggiarne il suono -Seth- ripeté, questa volta a voce leggermente più bassa -Si, suona bene, però potrei abituarmici. Non vorrei confondermi e usarlo poi davanti a tutti, sia mai che poi ti accusassero di favoreggiamenti- anche questa era una cosa a cui aveva pensato, non avrebbe mai voluto metterlo nei casini mostrando più confidenza di quanta ne potesse avere con tutti gli altri. Soprattutto in partita. Eppure, la confidenza, era qualcosa che avrebbe voluto prendersi. Almeno in modo completamente diverso rispetto a quella che avevano sempre avuto.
    -Oh, Seth, non mi starai diventando vanitoso?- in realtà lo era sempre stato, da che ricordava, e non poteva nemmeno dargli torto -Ma forse hai ragione, rimarranno tutti troppo abbagliati dal tuo sorriso per soffermarsi su una piccola, innocua, ruga- per non parlare del suo sedere che dava ancora una pista alla maggior parte degli studentelli in circolazione. Le gioie dei duri allenamenti, ecco a cosa portavano. Ecco i risultati di tante fatiche. Prendessero tutti nota!
    Serrò i denti quando cominciarono a parlare del vero motivo -o di uno dei veri motivi, quello serio- per cui si era rivolta a lui. Odiava perdere. In qualunque campo, sotto qualunque circostanza, in qualsiasi contesto. La lingua schioccò contro il palato sentendo il suo commento sul risultato, grazie, lo sapeva anche da sola. Distolse lo sguardo puntandolo verso il Lago Nero, visibile oltre le vetrate, simulando un improvviso interesse per le increspature sulla superficie dell'acqua
    -Si bhe, non si può sempre vincere- serrò i pugni per evitare di conficcare le unghie nello schienale a cui si era aggrappata fino quel momento. Cercava di sdrammatizzare, ma la verità era che si stava mangiando il fegato. Tra lanci sbagliati e bolidi mancati, quella era stata la peggiore partita che avessero giocato fino quel momento. Nemmeno quando si allenavano tra loro erano mai arrivati a toccare il fondo a quel modo.
    -Si- sospirò -Allenamenti, consigli, diciamo che al momento accetto qualsiasi aiuto- difficile da ammettere, ci tenne a sottolineare come fosse solo una cosa una tantum, le dava troppo fastidio passare per disperata
    -Non hai voglia di insegnarmi qualche azione segreta? Conoscerai qualche manovra spericolata da tramandare alla nuova generazione- le sopracciglia si alzarono e abbassarono velocemente un paio di volte riportando gli occhi smeraldini in quelli di lui -Non ti faccio tenerezza?- il capo si piegò verso la spalla, mentre il labbro inferiore andò a coprire quello superiore e le ciglia scure sbatterono velocemente andando così a creare la stessa espressione di Bambie nello scoprire il corpo trucidato della madre. Cosa non si faceva per avere qualche freccia in più nella propria faretra.
    Essere bocciati non faceva piacere a nessuno, questo era un dato di fatto, le motivazioni che avevano portato a quel risultato non dipendevano da lei, non del tutto per lo meno, e questo la rincuorava, tuttavia in qualunque modo la si volesse mettere, sarebbe rimasta una macchia sul suo curriculum scolastico, un'altra ad essere onesti, ma che, se paragonata a tutto il resto, appariva immensamente piccola
    -I miei non l'hanno presa troppo bene, come puoi immaginare, ma alla fine non mi importa più di tanto- sua madre si era battuta in tutti i modi per non farle cominciare l'anno da metà, farla attendere fino a settembre solo per poter evitare l'ennesima onta ma, Freya, piuttosto che passare un altro giorno a casa con lei si sarebbe sparata in faccia con la sua stessa bacchetta -Le materie e le regole qui sono così diverse che non è male avere il tempo per abituarsi a tutto- non accennò ai motivi che l'avevano spinta al trasferimento, sapeva che Lennox era stato messo al corrente da Oliver di qualcosa, ma non aveva idea di quanto sapesse e, quel discorso, sarebbe stato meglio affrontarlo con più calma, un'altra volta -Certo che sono contenta, Seth, puoi mandarmi un gufo quando vorrai avere compagnia- la ragazza si inumidì le labbra per poi ghignare diabolica -Quando vuoi- e sorrise mettendo in mostra i denti perlacei. Eccolo li, la sua cotta storica e adolescenziale che, in un certo senso, non era mai passata. Come poteva trovarsi così a stretto contatto con lui e non provare ad approfittarsi della situazione, nella speranza che smettesse di vederla come una bambina pura e ingenua. Era cresciuta, e la nave della purezza era salpata da un pezzo. Ecco perché si imbronciò quando lui si rifiutò di farle scoprire nuovi posti. Tutti quegli anni, ed era ancora la ragazzetta lasciata a casa
    -Lo sai che non ho più otto anni, vero?- gli chiese sollevando il sopracciglio stizzita. Il fastidio, però, venne presto attenuato da una proposta che non avrebbe potuto rifiutare. Incrociò le lunghe gambe soppesando il suo invito, “Ci stai?” ma grazie al cazzo. Futura bocciata si, ma mica stupida.
    -Ci sto- decretò infine un po' più tronfia, con il desiderio di continuare a metterlo in difficoltà -Quindi, durante l'estate, ai professori è concesso avere appuntamenti con i propri alunni?- ridacchiò pronta a vedere la sua faccia. Appuntamento. Così lo aveva definito tanto per vedere il terrore attraversare i suoi occhi -Non vedo l'ora di dirlo ad Oliver!- sorrise, il sorriso più angelico a sua disposizione, e quanto di più finto potesse fare. Si era incastrato con le sue stesse mani, però insomma, a parte il fatto di essere appena maggiorenne, una sua studentessa e la sorella minore del suo protettivo migliore amico, non era poi così male! Poteva anche andargli peggio!
    -Allora è davvero un bene che ci sia qua io a farti compagnia- fosse andato a bersi qualcosa con il vicepreside si sarebbe ritrovato senza lavoro nel giro di cinque minuti, massimo dieci a voler essere buoni. Ed infatti eccola subito aprire le danze e appropriarsi della bottiglia che aveva adocchiato da quando era entrata. Le era sempre piaciuto bere, fin dal primo sorso trafugato dalla riserva personale di suo padre, le piaceva la sensazione di bruciore giù per la gola e il conseguente calore che le intorpidiva lo stomaco. Non le capitava praticamente mai di riuscire ad annebbiarsi i sensi, aveva una sorta di alta tolleranza alcolica, chiamiamola così. Questo era perfetto però per fare in modo che gli altri si rilassassero e ottenere da loro le informazioni che le servivano, in caso. Ma non era una molestatrice, fino li non si sarebbe spinta. Sogghignò alla sua ultima battuta
    -Tu? Innamorato? Dovrei essere davvero molto speciale per riuscire in una tale impresa, dici che c'è del potenziale?- quanto si stava divertendo. Seth era famoso per fuggire agli impegni romantici, e lei avrebbe fatto carte false anche solo per vederlo. Gli passò la bottiglia invitandolo a bere a sua volta e rendendosi conto solo in quel momento di quanto fosse scomoda la scrivania tra loro
    -Senti ma devi stare per forza seduto la dietro? Mi sembra di essere in punizione dal preside. Vieni qui- imperativa, batté la mancina sullo schienale della poltroncina libera a fianco a lei -Giuro che non mordo- di solito. Cambiò posizione e, invece di stare seduta come una signorina composta, si girò completamente alla sua sinistra, lasciando penzolare le gambe nude dal bracciolo, ah, le gioie di portare una gonna!
    -E dimmi, di solito che fai la sera? Mi sembra di capire che non c'è ancora una possibile signora Lennox, te ne stai sempre qui a far nulla e girarti i pollici o è ancora tutto sesso droga e rock&roll?- Altrimenti sarebbe stato uno strano appuntamento, il loro. Impossessandosi di nuovo della bottiglia, mandò giù un secondo sorso -Giochi ancora a strip poker con i tuoi amichetti?- sollevò le sopracciglia interrogativa mandando giù il terzo sorso prima di passare di nuovo la bottiglia dal contenuto ambrato al suo legittimo proprietario. Solo curiosità, null'altro.
     
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    Seth Lennox

    Dotata di un gran senso dell’umorismo, Freya, non avrebbe faticato a fare amicizie ma, allo stesso tempo, si sarebbe assicurata anche gran parte delle antipatie provenienti da individui private del sacrosanto senso dell’umorismo. Un’arma a doppio taglio che, sicuramente, sarebbe stata in grado di gestire nel migliore dei modi. Forse, se avesse voluto. Niente di scontato, però, quando si parlava della piccola Riis. Da bambina aveva avuto modo di assistere a scenette imbarazzanti che lo vedevano come co protagonista del fratello. Serate terminate con canti folcloristici e atteggiamenti punibili con l’arresto. Insomma, ordinaria amministrazione che caratterizzava ogni istante del suo passato. Non poteva dirsi sorpreso, proprio per nulla. I ricordi aleggiavano ancora vividi nella sua testa, dandogli anche un certo grado di sollievo, se paragonati alla vita che conduceva in quel momento. “Ehi!” Si finse offeso dall’affermazione della Serpe che, però, ne aveva tutte le ragioni. Nessuno lo avrebbe mai neanche invitato ad un banalissimo karaoke, per quanto grave fosse la situazione, diciamoci la verità. Si mise a braccia conserte, conservando quel mezzo ghigno comparso non appena si avviò quello scambio di battute basate su quello che era un vero e proprio viale dei ricordi. Con un po’ di nostalgia, Seth, cercò di mantenere quella linea ferrea, sperando che una giovane donna non fosse in grado di metterlo in difficoltà. Sì. Nonostante se la cavasse discretamente bene con il gentil sesso, il biondino, risultava spesso impacciato e fuori luogo. Difficile da credere? Deludente, a tratti imbarazzato, esattamente come dopo la palese battuta sfornata a tradimento dalla bad girl che aveva preso il posto di una tranquilla ragazzina che, ahimè, aveva davvero portato a cavalluccio. “Tutta quell’ingenuità non si addice affatto al tuo bel faccino!” Sul quale si leggeva una furbizia senza precedenti. La apostrofò, mentre le sue sopracciglia schizzarono all’insù, mostrando il suo palese disappunto. Non aveva mai avuto dubbi sul suo orientamento sessuale eppure, come al solito, parlare di questi argomenti lo metteva in soggezione, specialmente davanti a colei che probabilmente era pure a conoscenza della sue gesta eroiche e no. Sedurre e abbandonare, questo era uno dei piani geniali messi in atto dai due ragazzi in giovane età e, ora, non poteva dirsi fiero di alcuni dei suoi atteggiamenti frivoli e dettati dalla foga del momento. Osservava le sue movenze e non poteva fare a meno di notare il suo radicale cambiamento, in meglio, certo, ma pur sempre sconvolgente. Una figa, si ma tienilo per te! Un dato oggettivo, negarlo sarebbe stato totalmente inutile. Totalmente non da Seth.
    ”… mai pensato a delle tendine?” Uhm. Effettivamente ci sarebbero state bene. Magari rosa, ricamate con tanti bei fiorellini. Beh, tutte argomentazioni valide. Dopotutto un giorno –sperava lontano- avrebbe trovato quella giusta e, alla fine, avrebbe ceduto alle sue angherie, accettando anche quel tipo di compromessi. Ma anche no, probabilmente sarebbe rimasto lo stesso circa per sempre. Di fiore in fiore, una notte e mai più. Quelle cazzate lì, insomma. “Un tocco femminile, dici?” Assunse quella che doveva essere l’aria pensate per eccellenza, fallendo miseramente. “Ti proporrei di darmi una mano, ma sono certo che il tuo gusto sia affine al mio!” Sarebbe stata una perdita di tempo. Punzecchiarla gli riusciva bene ma, se fino a qualche anno prima, Freya non avrebbe risposto a tali provocazioni, ora, l’antifona era cambiata del tutto, ponendoli sullo stesso piano. Buon per me!
    Ripeté il suo nome, come per volersi gustare il suo risuonare. Quando capitava di poter chiamare un professore per nome? Evento più unico che raro. “Non te ne approfittare!” La fronteggiò, corrucciando la fronte. “Favoreggiamenti? O peggio. Potrebbero pensare che sono il tuo sugar daddy.” E se fosse successo per davvero? L’amarezza che non avrebbe provato. “Non posso permetterlo! Sono così giovane. Che penserebbero di me?” Domandò costernato preoccupato più per la sua età che per il resto. Andiamo, non era questione di vanità ma di un fatto oggettivo, nessuno gli avrebbe guardato le rughe. Vero? Veroooo? Cercò di auto convincersi. “Il sorriso, certo…” E cosa se no? Sempre a pensare male, sto figliolo. Effettivamente non ci aveva mai pensato di poter puntare su altro ma, visto lo scorrere del tempo, forse avrebbe dovuto. “Quindi è la prima cosa che noti in me? Buono a sapersi!” Bugiarda! Così come stava mal celando la sua amarezza per aver subito una schiacciante sconfitta contro i Corvonero. Beh, come darle torto. Perdere una partita così clamorosamente toccava sul vivo. Sapeva bene cosa significasse portare dentro un peso del genere, soprattutto se in gioco vi era la sorte dell’intero campionato. Fece spallucce, così da non rincarare la dose di disagio che quell’argomento sembrava infonderle. “La mia porta è sempre aperta.” Nonostante il tempo fosse del tutto limitato, Seth, cercava in ogni modo di accontentare le richieste degli studenti in difficoltà, così come aveva fatto con Rose. Certo, la piccola Riis era tutto un alto paio di maniche. Quel che li legava era una profonda conoscenza, nata, cresciuta e ancora tutta da approfondire. Ci teneva a lei, così come al resto della sua famiglia e suo fratello gli sarebbe stato grato se l’avesse aiutata a farsi strada in quella che per lei era una novità. “Facciamo domani?” Domandò, buttando una rapida occhiata sulla scrivani dove, come al solito, teneva il calendario con le richieste da parte dei capitani delle squadre per effettuare gli allenamenti. “Hai imparato a giocare le tue carte, eh?” Ironizzò al suo sbattere le palpebre, con quell’innocenza fanciullesca che aveva perso con il passare del tempo. Questo non era bastato, purtroppo, ad evitarle la perdita dell’anno. Oliver lo aveva messo al corrente, così come sul fatto che i suoi non erano stati molto contenti, una volta ricevuta quella notizia. “Credo rientri nella normalità, Frey!” Tornò serio, sperando di risultare convincente. “Quale genitore sarebbe in grado di prendere bene una bocciatura?” Se un minimo interessato al proprio figlio. “C’è pur sempre il tuo futuro in ballo.” Ok, il momento serietà, dopo poche battute, si suicidò in totale autonomia. La sua compagnia, un’offerta praticamente impossibile da rifiutare ma, beh, non in quel contesto dove un’amicizia poteva essere presa per qualche cosa di talmente ambiguo da fargli rischiare quel posto di lavoro. Chi lo spiega a White che l’ho vista in fasce? Non scherziamo. Senza contare il fatto che la trovava più attraente del dovuto e, probabilmente, se non fosse stata lei e se si fossero trovati al di fuori di quelle quattro mura, non ci avrebbe pensato due volte a rimorchiarla. Ciao, Oliver! Eh. Basta. Sei vergognoso! O no? “Lo vedo che non hai più otto anni.” Eccome se lo vedeva. Lo notava in ogni curva che il suo sguardo attento incontrava. ”Ci sto!” Non che nutrisse dubbi a riguardo. Ma proprio per niente. Prenderla sotto la sua ala, non solo avrebbe fatto comodo a lei ma anche al suo fratellone iperprotettivo, così non sarebbe uscito di testa per via della possibilità che, la sorella, potesse non integrarsi in quella scuola. “Durante l’estate mi trasformerò in quello che sono sempre stato.” Un coglione? Ah, no. “Il migliore amico di tuo fratello, con un debito da pagare!” Ogni promessa era pur sempre un debito, così gli aveva insegnato la mamma, prima di aver perso la testa per il Signor Rosier, quell’imbecille da competizione.
    ”Allora è davvero un bene che ci sia qua io a farti compagnia.” La modestia, questa sconosciuta. Da quando aveva messo piede all’interno del castello, tra il suo ruolo e quello nella squadra, Seth, non aveva tempo per dedicarsi a sé stesso in maniera approfondita, da curare relazioni amicali e/o sentimentali. Era capitato, di tanto in tanto ma nulla di così serio degno da essere ricordato. Un po’ triste per un ragazzo che si addentrava, con tutti i piedi, nella fascia d’età che più l’aveva spaventato sin da piccino. “Il mio angelo custode!” Allargò le braccia. “Sei venuta qui per me, dì la verità!” Lui, così simpatico, irresistibile e single. Già. Single per scelta e non degli altri, precisiamo. “Dovrai impegnarti. Sono un uomo difficile. Ma chi sono io per dire no? Le vie di Merlino sono infinite. Mai dire mai.” Se solo fosse stato dall’altra parte della barricata, col cazzo che si sarebbe fatto scappare un’occasione simile ma, per forza di cose, attenersi alla morale era ciò che contava di più. Questi pensieri sarebbero rimasti lì, nel suo profondo, in silenzio, così che nessuno potesse farsi idee sbagliate –che forse troppo sbagliate non erano, dipendeva da che lato le si osservava-. Innalzò il classico muro che, di dovere, un professore doveva mettere tra lui e i propri studenti ma, con una semplice frase, la Riis, riuscì a frantumarlo, invitandolo a prendere posto accanto a lei. “Ok, ok. Mia Signora!” Scherzò mentre lasciava la sua postazione, dietro la scrivania per raggiungerla sul divanetto scuro. “Sicura? Sai essere tremenda.” Lo ricordava perfettamente, così come ricordava la sua incapacità di stare composta a tavola o sul divano. Ed eccola, lasciare penzolare le gambe nude dal bracciolo. Non hai otto anni. E io non sono asessuato. Fece finta di nulla, lasciandola fare. “Non c’è nessuna al momento!” Non era per nulla dispiaciuto del suo stato attuale anzi, al contrario, sentiva quella libertà che aveva perso da anni e, comunque, non avrebbe potuto dedicare il giusto tempo a una donna, bisognosa di troppe attenzioni per i suoi gusti. “Sono cresciuto anche io, sai?” Certo, come no. Sindrome di Peter Pan a parte. “Quando posso torno agli albori!” Rivelò, nonostante ne fosse passata d’acqua sotto al ponte. “Vuoi sfidarmi, per caso?” Ci sarebbe stata l’occasione. “Sai che sono praticamente imbattibile a poker.” Oh sì, lo era per davvero. Campione imbattuto nei secoli dei secoli, amen.
     
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    Serpeverde
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    Si piaceva Freya, non si poteva certo dire che avesse problemi di autostima. Salvo giornate particolari in cui era piuttosto critica, poteva ritenersi soddisfatta con il lavoro fatto da Madre Natura. Era consapevole di avere un certo ascendente molti dei ragazzi, non tutti ovviamente, e doveva ammettere che si divertiva parecchio a giocare su questa cosa. Peccato che, ora, i suoi occhi avessero puntato un uomo fatto e finito che non sarebbe stato facile far cedere. Ma come poteva trovarsi davanti alla sua cotta storica e non provarci?
    -Allora pensi che abbia un bel faccino- si poteva leggere una certa soddisfazione sul suo viso mentre sorrideva tronfia -Buono a sapersi- non che questo la portasse più vicino al suo obiettivo, nonostante tutto temeva che lei sarebbe sempre rimasta la piccoletta di casa ai suoi occhi. Questo non le avrebbe impedito di provarci, poco ma sicuro. Si perse nell'esaminare la stanza nuova, ma allo stesso tempo fin troppo famigliare, ed era innegabile ci fosse una bella vista dall'ampia finestra, tuttavia la cosa non riusciva a catturare affatto la sua attenzione
    -Dici che abbiamo gusti così diversi? Potremmo vederci più spesso e conoscerci meglio per scoprirlo- la confidenza che si prendeva era davvero fuori luogo, ma non riusciva a trattenersi dal sorridere mentre riportava l'attenzione su di lui. Stava giocando, e avrebbe continuato a farlo, per cercare di capire fin dove potesse tirare la corda e, soprattutto, cosa ne avrebbe ricavato. Punizione o qualcosa di meglio? Questo solo Merlino avrebbe potuto saperlo. O una qualsiasi veggente, se non fossero state solo delle gran ciarlatane. Anche solo chiamarlo per nome, nonostante fosse stato lui a concederlo, sarebbe potuto risultare assurdo se ci fossero stati altri li presenti, inopportuno era la parola adatta. Ma ora erano soli, era lecito prendersi certe confidenze, doveva solo stare attenta a non farselo sfuggire in circostanze diverse.
    -Penserebbero che sei fortunato, daddy- ridacchiò punzecchiandolo con quel nomignolo che si era autoinflitto, almeno era certa che Seth avesse senso dell'umorismo e che non fosse il classico bacchettone che si nascondeva dietro il suo titolo da insegnante. Era un adulto e un professore, ma era sempre Seth -Ma smettila che non sei così vecchio- l'ex Grifondoro sembrava sensibile sull'argomento -Da quando in qua ti preoccupi della tua età?- lo osservò curiosa alzando un sopracciglio, le pareva fin troppo presto per la classica crisi di mezza età ma, forse, non era il momento migliore per scherzare sulle sue rughe
    -Bhe si, è sicuramente una delle prime- non mentiva, Lennox aveva di sicuro un bel sorriso, ma era difficile non apprezzare anche le sue braccia definite, le sue gambe muscolose e quel sedere rotondo che a lui piaceva mettere in mostra. E lo sapeva di essere attraente, se c'era qualcosa che al professore non mancava era la sicurezza in se stesso, ed aveva avuto fin troppe conferme nell'arco della sua giovane vita. Non era la sola a non fregare nessuno fingendo ingenuità.
    Chiacchiere a parte, non si era intrufolata nel suo ufficio solo per attentare alla sua virtù (?). Oltre al piacere della sua compagnia, aveva davvero un motivo per andare a cercare il professore di volo. Mettendo da parte l'orgoglio, era andata da lui a cercare di migliorare perché, purtroppo, odiava perdere più di quanto odiasse chiedere aiuto.
    -Domani sarebbe perfetto- ecco, prima le avesse insegnato, meglio era -E non andarci piano- avrebbe voluto davvero imparare qualche tecnica particolare, persino pericolosa, la cosa non la spaventava. Qualcosa che gli avversari difficilmente avrebbero potuto conoscere e, di conseguenza, contrastare. Ma in fin dei conti era solo un portiere, a parte svolazzare attorno agli anelli dubitava ci fossero vere e proprie manovre per quel ruolo. Certo, come se poi si sarebbe mai limitata a stare ferma davanti agli anelli ad aspettare. Ma per favore. -Cosa ci vuoi fare, ci provo- ridacchiò smettendo di fare gli occhi dolci come una cerbiatta qualunque -Ma funziona solo con le menti deboli- infatti, se fosse bastato sbattere gli occhi per ottenere quello che voleva, magari non avrebbe perso l'anno scolastico. Come se il vicepreside White fosse il tipo da farsi abbindolare da un paio di ciglia scure. O come se lei avesse mai avuto il coraggio anche solo di provarci, quel tipo metteva soggezione.
    -Merlino sembra di sentir parlare loro, da quando sei diventato così serio?- arricciò le labbra mettendo su il broncio, non le piaceva che venisse sottolineato l'ovvio -Lo so che non fa piacere, non è piacevole nemmeno per me che pensi? Sono l'ultima arrivata, ho già perso tempo stando a casa per... cose, e ho perso anni con il cambio da Durmstrang ad Hogwarts, ti assicuro che mi sarei risparmiata la bocciatura, ma non dipende da me- ci teneva a sottolineare questo piccolo dettaglio che i suoi genitori continuavano a dimenticare, non era una usa mancanza, non sarebbe stata bocciata perché era una sciocca e un'inetta. Anzi, ci teneva ad avere successo in tutte le materie, seppur alcune le trovasse più interessanti di altre.
    -Non ho la minima idea di cosa ci sia nel mio futuro, né cosa voglio fare, ma voglio uscire da qui con la possibilità di scegliere, e non di accontentarmi- magari non avrebbe saputo dire quale fosse il lavoro dei suoi sogni, non ancora almeno, ma terminati gli studi avrebbe voluto una preparazione tale da poter decidere che fare della sua vita.
    Ad ogni tentativo, il biondino le restituiva pali in faccia. Per quanto provasse a stuzzicarlo e provocarlo, sembrava proprio che la cosa non lo sfiorasse né interessasse. Per quanto anche lui confermasse di non vederla più come una bambina, sembrava che la cosa non risultasse affatto a suo favore in ogni caso. Sospirò, lasciando che l'aria fuoriuscisse solo dal naso, mentre un sorrisetto a metà tra il divertito e lo sconsolato faceva capolino sul suo viso
    -Dovresti smetterla di considerarmi solo come la sorella del tuo amico, sono molto più simpatica di lui!- insomma, davvero non aveva alcuna carta da giocare per riuscire a farlo cadere in tentazione? Frustrante, ecco cos'era. Ad ogni battuta rispondeva senza lasciar trasparire alcun tentennamento, nemmeno il più piccolo dubbio, ed era vero che non si poteva piacere a tutti, ma insomma. Poteva almeno fare finta. Invece no. Stoico, la respingeva con nonchalance ma sempre con delicatezza. Faceva il finto tonto
    -Certo che sono venuta qui per te, te l'ho detto, devo farti compagnia. Dato che si parlava di futuro, fare la badante è sempre un'opzione, devo pur far pratica- gli occhi si assottigliavano mentre un ghigno, oserei dire stronzo, le incurvava le labbra piene. Così imparava a non darle soddisfazione.
    “Le vie di Merlino sono infinite. Mai dire mai” non aveva mai pensato che tra i due ci potesse essere qualcosa di serio, insomma lei era appena diciottenne e lui.. quanti anni aveva lui? Lui era un professore, lei una studentessa, si conoscevano da tanto tempo, ma si conoscevano davvero? Insomma, in quel momento nella sua mente i pensieri si sprecavano ma nessuno di quelli riguardava progetti che andassero oltre la mattina dopo ma, come diceva lui, le vie di Merlino erano davvero infinite. Si sporse verso di lui posando entrambe le mani sulla scrivania, che nelle sue fantasie era il palcoscenico per uno spettacolo non adatto a tutti, fissando i suoi occhi divertiti in quelli chiari di lui -E sei sicuro che sapresti gestirmi?- o reggere.
    Con il retrogusto amaro del liquido ambrato che ancora le permeava in bocca, non si perse nemmeno un movimento mentre lo osservava sfilare fino alla seduta di fianco alla sua. Eh si, poteva mandare a casa tantissimi dei suoi coetanei, per non dire tutti. Non passò inosservata l'occhiata, seppur sfuggente, che aveva riservato alle sue gambe penzolanti. Non avrebbe saputo dire se fosse interessato o solo divertito dai suoi modi, comunque decise di accavallarle mentre, in modo lento e ritmato, cominciò a farle dondolare appena, quel tanto che bastasse per attirare l'attenzione su di loro
    -Sei cresciuto davvero- ammise mandando giù un altro sorso prima di ripassargli la bottiglia -Non è strano?- chiese arricciando alle labbra pensando anche a se stessa. Si vedeva che non era più il vecchio animale da festa, era maturato probabilmente -Sicuro di non esserti solo dimenticato come ci si diverte?- con un cenno del capo indicò la bottiglia invitandolo a bere. A quell'ora in Inghilterra bevevano tè, ma a lei aveva sempre fatto schifo.
    -In realtà non ho mai imparato a giocare, troppo noioso- si spostò i capelli su una spalla, liberando così un lato del collo -Però sono molto brava a spogliarmi, vuoi vedere?- accompagnò la domanda alzando appena le sopracciglia. La lasciò cadere nel vuoto rimanendo seria.. almeno per una manciata di secondi prima di lasciarsi andare ad una risatina divertita -Rilassati, Seth, sto scherzando- scherzava, certo, almeno così diceva, solo perché non aveva voglia di sentirsi dire “No”. si alzò in piedi, il tempo necessario per voltare la poltrona verso di lui, così che fosse più facile per lei recuperare la bottiglia. Lo fece, lasciando scivolare un altro generoso sorso giù per la gola fino a bruciarle lo stomaco. Si risedette, questa volta come una vera signorina. Composta, con le gambe accavallate e la gonnellina ben adagiata su di esse.
    -Dico davvero, che combini di solito? Non mi starai soffrendo di solitudine e depressione?- non immaginava nemmeno la noia che erano costretti a sopportare i poveri insegnanti -Se vuoi possiamo davvero giocare a carte, senza spogliarci tranquillo, come si fa in tutte le case di riposo- ghignò di nuovo, perfida. Chissà che non gli venisse voglia, tutto d'un tratto, di dimostrarle quanto fosse giovanile.


    Edited by -RedFlag- - 22/5/2023, 10:01
     
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    Seth Lennox

    ”Allora pensi che abbia un bel faccino?” Ed eccola in tutta la sua sfacciataggine. Né più, ne meno. Che poteva fare? Negare che fosse una figliola affascinante? Impossibile, non sarebbe stato oggettivo e lui, si sa, lo era per natura. La certezza stava nel fatto che, Freya, con le sue provocazioni, lo avrebbe indotto a commettere un passo falso se non avesse innalzato il livello di attenzione. Sempre facile scivolare in quelle tentazioni che, da anni, l’avevano reso quello che era: un dannato latin lover. Oh, sì. Nonostante ciò, grazie a Merlino, nessuna era mai riuscita a metterlo in gabbia, tarpando quelle ali che avevano la necessità di spiccare il volo, sempre e comunque. Roteò gli occhi e puntò le sue iridi chiare su quella figura longilinea e seduttrice. Quanto era cambiata. Solo in quel momento notava davvero la differenza. Quella sua sicurezza, il suo modo di muoversi, di parlare. Tutto era mutato, anche il fatto che non si faceva problemi a mostrare uno stralcio di quello che poteva dare in realtà. Sì, non a lui. Fuori questione. Seth rimaneva un suo professore e le cose non sarebbero cambiate a breve, se avesse mantenuto un basso profilo, consono a quel contesto che gli stava, letteralmente, dando modo di sopravvivere. “Quello che penso io non conta!” O forse si? Ma non in quel frangente. La confidenza che avevano, certo, non l’avrebbe soffocata ma, sfortunatamente, si sarebbe dovuto tenere per lui i commenti più salienti, quelli volti a metterla in difficoltà, facendo un tuffo nel passato. Oh, si! Ne sono ancora in grado! Avrebbe voluto vederla arrossire, in seguito del suo fare esplicito ma, dall’altra parte della barricata vi era pur sempre la sorellina di Oliver. Buono a sapersi!” Non le ci era voluto molto a comprendere quali fossero i suoi reali pensieri a riguardo. Figuriamoci. Un libro aperto e, più precisamente, una rivista a luci rosse, vista la sua espressione rapita. Riprenditi, idiota! Le attenzioni erano sempre ben accette ma, davanti a lui, vi era una studentessa e, per questo motivo, il buon senso non si sarebbe dovuto limitare per nulla al mondo. Senza contare il fatto lo scarto generazionale, avrebbe posto dei grandi limiti alle loro argomentazioni. O forse no? Visto e considerato la sua incapacità di crescere una volta per tutte. ”… potremmo vederci più spesso e conoscerci meglio.” Ridusse gli occhi a fessura, senza abbandonare la figura di lei neanche per un secondo. Stava scherzando? Sì, per forza. Un ghigno comparve sul volto del Professore di volo, pronto a raccogliere quel guanto di sfida. “Sei sicura?” Domandò. “E se poi quel che scopri non ti piace?” Avrebbe smontato il rapporto che fino a quel momento li vedeva come, pseudo amici/conoscenti o chissà cos’altro. “E se fossi pericoloso?” Mai quanto lei, da quel che poteva osservare ma la sceneggiata gli stava riuscendo così bene, da non poter più fare a meno di andare fino in fondo. Il solito coglione. Se all’interno di quella stanza, qualcuno non era cambiato di una virgola, era proprio lui. Lui e nessun altro, senza ombra di dubbio. Se fosse un bene o un male, non era dato a sapere. In ogni caso, le provocazioni si sprecavano all’interno di quell’ufficio e, nonostante il divertimento, tirare i remi in barca sembrava essere cosa buona e giusta. O forse no. Daddy! Suona bene, dai.” Tra tutti i nomignoli “da vecchio” sembrava essere il più tollerabile, così, di primo acchito. Certo, finire per essere lo zimbello della scuola, quello era tutto un altro discorso. Non aveva mai compreso quei professori che intrattenevano relazioni con studentesse così giovani da poter essere le loro figlie ma, ora, comprendeva a pieno cosa voleva dire essere provocati da queste ammaliatrici, desiderose di cosa? Di emergere? No. Freya non ne aveva bisogno ma quell’atteggiamento lo conosceva bene e se si fosse trattato della giovane Riis, avrebbe pensato che stesse provando a farlo cadere nella sua rete. “Non è la mia età che mi preoccupa!” Ma ciò che essa portava appresso. Doveri. Doveri e ancora doveri. Come poteva ignorare tutto ciò che lo circondava? Un adulto, ecco cosa era diventato contro la sua volontà e, senza neanche rendersene conto, si comportava da tale, accantonando il suo fare fanciullesco. Anche vero che nessuna, fino a quel momento, aveva sollevato il problema età con lui. “La decadenza è lontana! Che dici?” Ne era più che certo. L’esercizio fisico era servito e i suoi allenamenti occupavano la stra grande maggioranza del tempo, che poteva fare di più? Sbuffò, arrendendosi al fatto che, volere o volare, gli anni trascorrevano inesorabili e niente li avrebbe fermati. Tutto vero ma che il sorriso fosse la prima cosa che saltava all’occhio di una ragazza, beh, dubitava molto. “E la seconda?” Sapeva di rientrare nei gusti di molte donne ma, a dirla tutta, non se ne era mai approfittato, vivendo volta per volta il meglio che potesse offrire anche un solo incontro. In tenera età, invece, era stata tutta un’altra storia. Calzava le vesti di un piccolo stronzetto specializzato in frantumazione di cuori, senza pietà. Che vergogna. Allontanò quel pensiero, con estremo imbarazzo che però tenne per sé, focalizzandosi su argomentazioni più serie.
    ”Domani sarebbe perfetto.” Perdere tempo non sarebbe servito a nulla, considerato che di lì a poco, si sarebbero scontrate Tassorosso e Serpeverde, le due squadre uscite sconfitte dai primi gironi di campionato scolastico. Male, molto male. Un vero peccato anche se, davanti a loro, vi era un ampio margine di miglioramento se solo avessero messo la testa a posto. “Non lo farò. Hai bisogno di essere forgiata.” E poi non si sarebbe spaventata neanche davanti a metodi poco ortodossi, quelli che piacevano a lui. Sì, aveva decisamente imparato a giocare le sue carte e le menti deboli non potevano far altro che cascarci con tutte le scarpe. “Non stento a crederci! Una buona notizia: questo castello è ricolmo di menti deboli, se può farti piacere!” Una triste realtà che, però, spesso faceva comodo, così da riuscire a plasmare quelle menti che, se lasciate a sé stesse, sarebbero finite in mezzo a una strada o peggio. Per questo che l’argomento futuro occupava il primo posto nelle priorità di professori e famiglie, e tra queste anche quelle della una volta piccoletta Riis.
    “La serietà mi da quel tocco in più di fascino che mi serviva a farti cadere, definitivamente, ai miei piedi!” Affermò, coronando il tutto con un sorriso beffardo, volto a minimizzare quell’atteggiamento serioso che gli era uscito senza neanche farci troppo caso. “Non si tratta di una punizione. Hanno optato per il meglio. Hai affrontato Durmstrang, questa sarà una passeggiata in confronto!” Effettivamente non poteva che essere così, viste le difficoltà che la scuola a Nord, prevedeva di curriculum. “Una specie di vacanza. E poi ci sono io!” Per lo meno un appoggio. “Tu che ti accontenti? Con quella testa dura?” Per essere gentili. Conosceva la famiglia Riis da troppo tempo per nutrire dubbi sulla loro testardaggine. Ma non scherziamo. Nessuno di loro si era mai arreso al primo ostacolo, accontentandosi di condurre una vita mediocre e fuori dal loro range. Scrollò la testa, sapendo che da quel giorno, avrebbe avuto a che fare con una vera spina nel fianco, intenta a vendicarsi di tutte le volte che non l’avevano invitata a prendere parte alle loro serate ricche di baldoria.
    “Più simpatica e più bella!” Scusa, Oliver ma si trattava pur sempre di un dato più che oggettivo, osservabile e provabile. Badante? A quella parola, però, il suo sopracciglio schizzò all’insù, palesando il suo disappunto. “Quando avrò un catetere, mi punterò la bacchetta alla gola, facendomela saltare una volta per tutte!” Nessuno lo avrebbe visto in uno stato pietoso. Ehi. Che affronto bello e buono. Gli scambi di battute non terminò così facilmente. “Mi stai sfidando?” Se solo avesse avuto qualche anno in più e lui non avesse vestito quei panni, chissà, forse avrebbe accettato quella sfida, portandola nella sua vita. “Attenta, Frey!” La mise in guardia. “Mai essere troppo sicuri di sé stessi! Potrei stupirti e potrebbe piacerti!” Un po’ troppo e quella sarebbe stata una grana. No. Innalzare le difese, immediatamente.

    ”Non è strano?” Si lo era. Mai e poi mai avrebbe pensato di raggiungere quei traguardi che, sin da piccolo, gli erano parsi davvero troppo lontani anche dal suo modo di essere. Alzò le spalle. Il contesto nel quale si trovavano, limitava di parecchio il suo vero Io ma, tutto sommato, non aveva così torto. “Questione di priorità.” Non poteva concedersi il lusso di non lavorare, soffermandosi solo sul mero divertimento. “Dici che sono diventato tanto noioso?” E bacchettone? No. Non ci aveva mai pensato, la sua mente era ferma ancora a tutte le partite di strip pocker di qualche anno prima. Sì, fino a quando una domanda lo attirò in quello che era un presente troppo tentatore per dargli credito. ”Però sono molto brava a spogliarmi, vuoi vedere?” Sì. Cioè no. Ma che dico? Nessun imbarazzo, niente di niente. “Freya!” Si passò la mano tra i capelli, mascherando il suo disagio egregiamente. Quei pensieri impuri da dove arrivavano? Non vi era alcun motivo di pensare a certe cose, doveva smetterla prima di subito. “Ti diverti?” Spoiler: sì. Lo si leggeva a caratteri cubitali su quel viso all’apparenza angelico. Già, le apparenze ci si nutriva di queste ultime, senza un minimo di vergogna ed era ciò che stava facendo anche lui. Quel che vedeva gli piaceva un po’ troppo ma la sua morale combatteva per mantenere quella distanza indispensabile, non solo dal punto di vista fisico. “Ti stai preoccupando per me?” Depressione? Come se avesse tempo per pensare. “Tieniti libera quest’estate. Ti farò provare le brezza di come si sa divertire un nonnetto!” Oh, sì. Le avrebbe fatto chiedere scusa per tutte le insinuazioni poco felici. “O hai paura di non reggere?” Ops. Stoccata finale.
     
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    Passare più tempo insieme a Seth sarebbe stato, sicuramente, interessante. Sotto svariati punti di vista. Nonostante i loro trascorsi, per quanto innocenti, vi erano ancora tante incognite che aleggiavano sulla figura dell'ex Grifondoro che, prima o poi, avrebbe voluto sapere. Aveva provato, anni addietro, ad indagare cercando informazioni da Oliver ma, il maggiore, l'aveva scacciata come si fa con un insetto fastidioso intimandole di girare al largo dai suoi amici con le solite scuse dell'età e quelle che lei considerava grandi cavolate. Il cuore vuole quello che il cuore vuole, si diceva quando aveva appena quattordici anni e guardava Lennox come fosse il principe azzurro. Le veniva da sorridere a ripensarci ora, ricordando l'ingenuità di quegli anni e di come tutto sembrasse semplice e ovvio. Non c'era nulla di ovvio, tanto meno di semplice. Venendo a patti con quella che era la sua esistenza, aveva ormai messo da parte il cuore, decisa a non farlo battere per nessuno, mai, e a lasciarsi muovere da ben altri intenti. Ghignò a sua volta, divertita di come ora fosse lui a provare a provocare lei, raccogliendo la sfida in quel gioco che tanto la divertiva
    -Sicuro che il problema non sia che, magari, quello che scopriresti, poi, potrebbe piacerti?- sostenne il suo sguardo, furba. Un rapporto studente-professore? Quello si che sarebbe stato pericoloso.
    -E se tu fossi pericoloso, Seth, allora sarei io ad innamorarmi di te- il ghigno si allargò in un sorriso divertito sia per il momento che si era creato, sia per quanto ritenesse improbabile che avvenisse. Aveva messo i sentimenti sotto chiave, e li sperava che restassero per evitare che altri pensieri la tormentassero. Non ne sarebbe valsa la pena. Mai.
    -Cos'è, allora, che preoccupa il famoso cacciatore Lennox?- cacciatore di ruolo e di fatto, da che ricordava. Ppoggiò il mento sulle mani intrecciate facendosi avanti curiosa -Posso essere la tua confidente- lo sguardo si soffermò sul viso maturo del professore, vagando dai suoi occhi, al suo sorriso, fino quella barbetta ispida che, doveva dire, era un bel progresso rispetto a quei quattro peletti che, anni prima, lui si ostinava a definire “baffi”. Era attratta da lui, come chiunque avesse gli occhi per guardarlo, non era semplice stabilire quale fosse la prima cosa di lui che saltasse agli occhi. Forse non vi era nemmeno una sola cosa, forse era l'insieme, o forse ancora erano le fantasie che nascevano spontanee in sua presenza
    -Andiamo, Seth. Fai domande di cui non vuoi sapere la risposta- lo guardò sollevando appena gli angoli della bocca. Cosa voleva che gli dicesse? Che gli facesse l'elenco delle sue qualità in ordine di gradimento? Era il primo ad aver messo paletti da quando era entrata, non gli avrebbe dato alcuna soddisfazione facendolo cedere alla vanità -Te lo dirò un giorno, se farai il bravo- o quando sarebbe stato pronto a sentirla.
    Sorrise senza inganno quando il biondo le confermò che non ci sarebbe andato piano, non sa sarebbe aspettata di meno da lui che, a parte i giochi e i suoi modi da perenne ragazzino, quando si trattava di Quidditch tirava fuori tutta la sua serietà. Sembrava che fosse l'unica cosa che lo facesse tornare responsabile, come se finisse tutta la coscienziosità per quell'argomento e non ne avesse a sufficienza per tutto il resto. Tranne quando si trattava di respingere giovani studentesse come lei, purtroppo. Ed eccolo tornare il solito ragazzino di sempre, con l'ennesima battuta che la vedeva ai suoi piedi
    -Quindi stai cercando di farmi cedere al tuo fascino? Mi sta forse seducendo, professore?- ghignò di rimando con gli occhi accesi da un lampo di malizia -Non sarebbe divertente se, nel tentativo, la situazione si ribaltasse?- davvero molto, molto, divertente. Chiaro che ne avrebbe approfittato in tutti i modi possibile. E come darle torto? Però Seth su una cosa aveva ragione, non si sarebbe accontentata di alcuna situazione che le si fosse presentata davanti, che fosse in un possibile lavoro o nella vita privata. Non sarebbe stata la seconda scelta in niente, non era il fottuto piano B di qualche povera mente semplice. La sua ambizione la spingeva a volere il meglio che potesse trovare, e si sarebbe fatta trovare pronta a saperla gestire. Nessuna forza, né in cielo né in terra, l'avrebbe fatta accettare qualcosa che sentiva non fosse alla sua altezza, per quanto arrogante questo la poteva far sembrare, ci avrebbe messo il tempo di un battito di ciglia a scomparire se solo avesse avuto il sentore di essere una ruota di scorta.
    “Più simpatica e più bella!”
    -Adulatore- la mano si mosse come a scacciare una mosca, piegando il polso dall'alto verso il basso, roteando gli occhi in un'espressione di finta modestia che, però, la fece sorridere di nuovo. Quanto gli era costato dirlo? Probabilmente più che ammettere che si sarebbe fatto fuori da solo una volta raggiunta la vecchiaia. Ridacchiò immaginandoselo andare in giro con il bastone su cui avrebbe, di certo, attaccato qualche adesivo della sua squadra del cuore
    -Chi lo sa, biondo. Potresti anche avere un motivo per restare, anche se con il catetere- se lo vedeva già, con una vecchietta al suo fianco che gli passava biscotti al burro e una quantità inquietante di nipotini che gli giravano attorno. Un brivido le percorse la schiena pensando a quel tipo di futuro, qualcosa che a lei sarebbe stato per sempre negato. Scrollò la testa volta a lasciarsi il pensiero alle spalle come sempre faceva in quelle situazioni, decidendo di tornare a giocare con lui e testare la sua pazienza. Si umettò le labbra -Provalo- si limitò a rispondergli mentre l'angolo destro delle labbra si alzava in un sorrisetto sghembo che scopriva parte della dentatura perfettamente allineata. Sarebbe stata proprio curiosa di vedere in che modo avrebbe mai potuta stupirla e, soprattutto, se ora lo avrebbe fatto davvero. Pessima idea sfidare qualcuno se non si vuole o non si può andare fino in fondo, caro il mio Seth.
    A dover fare un pronostico, non aveva la minima idea della persona che sarebbe diventata un domani. Era facile fare progetti o i proverbiali e babbani film mentali, ma la verità è che esperienze, nuove informazioni, persino le persone che avrebbe incontrato e con cui avrebbe intrecciato almeno un parte della sua vita, tutto questo sarebbe andato a sommarsi e l'avrebbero resa una persona diversa, sperò in meglio, ma non si poteva mai sapere e, giudicando dalla fortuna che aveva avuto fino quel momento, non poteva dire di aver mai avuto troppa fortuna nella vita, se non quella di aver ricevuto un bel faccino, che a volte era più una condanna che altro. Non tanti vi avrebbero guardato oltre. Quindi si, era probabile che le sue priorità sarebbero cambiate anzi, se lo augurava.
    -Non direi noioso, solo più serio e, bhe, un tempo era difficile farti seguire le regole- e maledizione, tra tutte le cose che potevano cambiare, proprio quella dove scegliere? Al diavolo le regole scolastiche o del buon senso. Il corpo della brunetta fremeva all'idea di poter mettere le mani su quello di lui che, invece, faceva il difficile. In quei giorni si sentiva più sensibile sull'argomento, che ne sapeva, magari era l'influsso della luna, si sa che influisce l'umore di tutti. Stava facendo davvero fatica a tenere a freno quell'istinto, e il fatto che lui continuasse a troncare ogni sua tentazione la faceva divertire solo di più, non riuscì neppure a mordersi la lingua prima di proporre a quello che sarebbe dovuto essere un insegnante di spogliarsi. Guardarlo muoversi a disagio, finalmente, fu per lei una vittoria meritata. Ce n'era voluto, eh! Rise di gusto, annuendo quando le chiese se si divertiva, come poteva non farlo?
    -Dovresti vedere la tua faccia!- bevve un altro sorso di liquore, con ancora le spalle che si muovevano mosse dai singulti -Andiamo, un innocuo scherzo tra amici, no?- no.
    Si era sempre chiesta come passassero il tempo gli insegnanti, al di la dei compiti e delle lezioni come occupavano le proprie giornate? L'idea che vivessero solo ed esclusivamente per svolgere il loro lavoro era deprimente, dovevano per forza trovare qualcosa che li facesse svagare, magari anche tra loro.
    -Stai solo accrescendo la mia curiosità, sicuro poi di riuscirci?- a fare cosa? E lei che ne sapeva! Era lui che aveva in mente qualcosa di divertente, ormai avrebbe dovuto esserne all'altezza -Ormai ho alte aspettative- si stiracchiò sulla poltroncina prima di alzarsi posando la bottiglia sulla scrivania. Andò alla finestra, alle spalle di Seth, osservando il campo da Quidditch in lontananza -Vero che farai il tifo per me anche se non potrai essere di parte?- gli chiese prima di voltarsi e osservarlo, ancora seduto, di spalle. Le serviva un po' di tifo, per quanto facesse sempre la stoica, le partite la mettevano sempre in agitazione. Gli si avvicinò rimanendo dietro di lui, si chinò mettendogli un braccio attorno alle spalle e il viso a fianco a quello di lui, prima di scoccargli un bacio sulla guancia -Ci vediamo a cena, Daddy- si avviò alla porta ridacchiando ma, prima di andarsene, con la mano sulla maniglia si voltò di nuovo verso di lui -Ah, Seth, guarda che l'ho notato che non hai detto di no, prima- fece lei riferendosi a quando gli aveva proposto di spogliarsi. Con un'ultima strizzata d'occhio si richiuse la porta alle spalle e abbandonò quella tentazione vivente. Che fatica.


    Edited by -RedFlag- - 4/6/2023, 19:58
     
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    Seth Lennox

    Un tuffo nel passato. Seth ne aveva realmente bisogno. Erano stati mesi impegnativi, ricchi di problematiche alle quali urgevano delle soluzioni. Improvvisate, sì, ma pur sempre risolutive in un modo o nell’altro. Fatiche incommensurabili che lasciavano dietro di loro dei postumi non molto divertenti da affrontare da sobri. Pffff. Stupida vita dell’adulto. Sbuffò mentre la giovane Serpeverde continuava imperterrita ad esporre le sue provocazioni con estrema naturalezza, come se quell’atteggiamento fosse il suo solito. Che fosse per via della confidenza? Poco importava. Nonostante il ruolo occupato all’interno di quelle quattro mura, era innegabile che Seth, da che mondo era mondo, avesse un debole per le belle donne ed, in quel momento, davanti a lui non vi era più la bimba capricciosa di una volta. No. Davanti a lui si elargiva una donna nel fior fiore dei suoi anni. I migliori. Una donna che mai avrebbe potuto guardare con occhi diversi da quelli di un semplice amico e insegnante. Forse. Guardare ma non toccare, quella era la regola che non avrebbe mai potuto infrangere, se ci teneva davvero al rapporto con Oliver e alla sua vita in generale. Sì. Quel ragazzone teneva così tanto alla sorella da mettere a repentaglio anche la loro amicizia se solo, Seth, avesse posto in essere un atteggiamento interessato verso la piccola di casa Riis. Però, tralasciando il tutto, doveva ammettere di aver trascorso del tempo piacevole in sua compagnia, percorrendo quel viale dei ricordi che tanto gli era mancato. Bei tempi. Andati e che non avrebbero mai più fatto ritorno.
    “Sarebbe un grosso problema!” Affermò serio, osservandola con i suoi occhi chiari, senza lasciar trapelare un minimo tentennamento che potesse coglierlo in fallo. Non aveva mai pensato di intrattenere un rapporto con una studentessa. Così squallido e lontano dal suo modo di fare. Quanta vergogna sarebbe stata gettata sulla sua candida reputazione se, per volere di Merlino, un giorno la notizia fosse stata sulla bocca di tutti? Il licenziamento immediato non sarebbe, di certo stata la cosa peggiore che potesse capitare. No. No e poi no. Pensieri inutili che non avrebbero trovato alcun fondamento. Quel suo sguardo furbo stampato su quel viso d’angelo cozzava con il suo vero io. “Freya!” L’ammonì, senza perdere quella calma apparente che utilizzava, solitamente, quando qualcuno riusciva anche solo in parte a metterlo in difficoltà. Il limite era appena stato scavalcato, portandolo sulla difensiva come se fosse preoccupato a gestire le sue reazioni. Credeva fermamente nella sua morale e, per questo, si sarebbe astenuto dal continuare la discussione su quel piano appena elevato a qualche cosa di più di un semplice incontro professore/studente. Si sporse in avanti per osservarlo, studiando i particolari più insignificanti. Dissentì fermamente con il capo, indietreggiando con la schiene e portandosi a debita distanza, così da neanche lontanamente cadere a quel fascino esercitato su di lui. Impossibile. Allontanarla gli sarebbe dispiaciuto ma, di quel passo, avrebbero avuto molte cose di cui pentirsi e non l’avrebbe mai permesso. Ricordava alla perfezione cosa era successo con la Corvonero, rimorchiata in quel dannato locale in quel di Londra. Dopo la passione scoppiata a causa di qualche shot di troppo, Seth, se l’era ritrovata nel suo ufficio, mettendo in discussione tutto ciò che si poteva mettere in discussione. Un trauma. Si era portato a letto una sua studentessa, inconsapevolmente, questo era da sottolineare ma, in un modo o nell’altro, non era riuscito a tutelare sé stesso dal rischio di finire nella merda a causa della debolezza della carne. “Fuori da queste mura.” Definitivamente. Quando entrambi si sarebbero spogliati di quelle vesti per tornare ad essere liberi cittadini, aventi diritto di frequentare chi più li aggradava.
    Discussioni su discussioni. Prese in giro. Fraintendimenti e poi? Il quidditch, l’unica motivazione valida che potesse spiegare la sua visita. Ma, in fin dei conti, la Serpe, gli aveva allietato quella giornata, cupa e spenta fino al suo arrivo. Quella famiglia non si smentiva mai. “Non ne ho bisogno.” Sentenziò, sapendo bene che non gli ci sarebbe voluto molto per sedurre quella giovane anima e farla cadere ai suoi piedi, se solo avesse voluto ma, ahimè, le circostanze sembravano avverso da ogni prospettiva le su guardasse. Il classico male che non veniva per nuocere, chiaramente. Una magra consolazione. Troppo magra.
    “Verità, mia cara!” Adulatore? Forse sì. Ma nei contesti adeguati. Di certo vi era che suo fratello, mai e poi mai, sarebbe riuscito a smuovergli l’ormone. Freya? Beh, un giorno forse avrebbe anche potuto impugnare il coltello dalla parte del manico, senza alcun problema. Lasciò che si cimentasse nel suo teatrino organizzato per sottolineare la sua finta modestia. Un ghigno, seguito da un sorriso sornione. Si stava divertendo ma, di tanto in tanto, si ricordava di far ricorso a quella serietà da professore fissato con i suoi doveri. Forse eccessivamente, a detta dell’attenta mora che, sembrava averlo studiato. “Sarò lieto di elencarti tutti i cambiamenti che sono avvenuti in questo uomo stanco.” Il tempo era riuscito a smussare qualche angolo della sua personalità complicata. Un peccato. Il suo temperamento era da sempre motivo di caos, divertimento e grane. Tutte caratteristiche che, nel bene e nel male, lo avevano reso quello che era in quel preciso istante. Nessun rimpianto. Delusioni, tradimenti, inganni . Tutti fattori che gli avevano permesso di crescere e raggiungere livelli che non avrebbe mai sognato per sé stesso.

    Sentì un ombra di disagio, invadere il suo spazio vitale quando si parlò di nudità. Piegò la testa di lato, dopo aver allontanato l’istinto di rispondere a tono a quella palese stoccata. “Amici. Certo.” Spoiler: no. Quel tono denotava ben altro ma lasciò cadere quella provocazione nel nulla, mentre la frustrazione raggiungeva livelli molto alti. Deglutì la saliva in eccesso, senza dare nell’occhio e sciolse quel fastidioso nodo in gola.
    ”Oramai ho alte aspettative.” Come era giusto che fosse. Quell’estate le avrebbe permesso di seguirlo in quello che per lui era il divertimento. All’insaputa del suo migliore amico che, altrimenti, si sarebbe opposto con spiccato orgoglio. Così fastidioso.
    Si mosse verso la finestra, raggiungendola in pochi attimi. Lo sguardo rivolto al campo che, come sempre, faceva capolino in lontananza. “Cerca di fare del tuo meglio. Non avrai bisogno del mio sostegno morale!” Si fidava delle sua capacità L’aveva osservata e in lei scorreva il sangue di quello che era uno dei giocatori migliori degli ultimi decenni.
    Non fece in tempo a dire altro che, subito, fu di nuovo accanto a lui, con il viso all’altezza del suo. Un gesto semplice. Freya gli donò un casto bacio sulla guancia, lasciandolo interdetto, lì, sul posto. “A dopo.” Nient’altro di sensato da dire.
    ” Ah, Seth, guarda che l'ho notato che non hai detto di no, prima” Cosa, cosa? “Se ne vada, Signorina Riis!” Tornò formale. L’invito fu consegnato, accompagnato da un sorriso arrendevole. Quella ragazza gli avrebbe dato del filo da torcere, senza dubbio. Una nuova sfida che era pronto a cogliere.

    Conclusa.
     
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