Unforgivable Curses

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    Rey Shiny | 5° anno | Serpeverde


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    Qualche ora prima.
    Rey era abituata ad andare nella biblioteca quasi ogni momento libero. Non sapeva cosa avrebbe potuto attirarla, perciò sostanzialmente nel corso degli anni leggeva tutto ciò che le capitava in mano e prendeva appunti delle cose che più le interessavano.
    Quel giorno non faceva eccezione, cercava un libro che non aveva ancora letto, lo prese e si andò a sedere in una delle aree libere della biblioteca.
    Aprì il libro, andando subito come sempre a leggere l'indice.
    Quel libro sembrava parlare di qualcosa a tema difesa contro le arti oscure, e già le interessava.
    Accanto al libro che stava leggendo c'era il suo quadernino degli appunti, su cui già aveva iniziato a scrivere.
    Un capitolo che le interessava parlava delle più famose maledizioni con cui si ci trovava ad avere a che fare, e fu proprio tra le prime voci che Rey lesse quelle parole.
    Maledizione imperius, permette il controllo della vittima, così diceva.
    Uno poteva far fare a qualcun'altro ciò che voleva.
    Rey sgranò gli occhi, rimanendo colpita da una maledizione simile.
    Quante cose si potevano fare? Praticamente qualunque cosa, uccidere, comandare, guidare le sorti del mondo, era un po' come essere Dio.
    Scrisse rapidamente le informazioni, sebbene erano poche, sul suo quadernino.
    La scrittura era tremolante, il cuore batteva forte e Rey lo sentiva pulsare in tutto il corpo e sentiva l'eco nelle sue orecchie.
    Cosa sentiva una vittima di maledizione imperius? E come doveva sentirsi colui che la faceva?
    Un Dio...
    Tuttavia, scendendo più giù nel paragrafo, vide scritto:
    Maledizione cruciatus, la maledizione della tortura.
    Quando lesse la parola tortura, un brivido le percosse la schiena, partendo dalla testa sfogandosi lungo la colonna vertebrale.
    Per un'attimo era come se il tempo, in una frazione di secondo, smettesse di scorrere.
    Rey amava veder soffrire qualcuno, non pensava però potesse esserci una maledizione dedicata prioprio a questo.

    "Cruciatus..."

    Sussurrò, con una voce quasi impercettibile, mentre scrisse appunti sul suo quadernino.
    Era... incredibile, e non poteva di certo non imparare di più a che su questa.
    Lesse ancora più sotto... era...
    Avada Kedavra, la maledizione che uccide.
    Rey si sentì mancare il fiato, era emozionata. Conoscere quelle tre maledizioni ti rendeva come Dio, sostanzialmente.
    Era... la violazione di ogni... autodeterminazione.
    Era, per Rey, ciò che di più importante un umano aveva, ed era capace di distruggerlo corpo e mente.
    Scrisse gli appunti anche su questa maledizione in grado di uccidere, tremava mentre scriveva.
    Avrebbe avuto altre lezioni, ma ... non riusciva più a leggere, non diceva nient'altro in quel libro... e non sapere una cosa di quel tipo le faceva così male da sentire come se qualcuno la stesse divorando dentro, strappandole le viscere e stesse ridendo davanti al suo corpo agonizzante.
    Era forse... una specie di piccola tortura mentale?
    Era da li che si diceva che l'attesa era a volte più bello del momento stesso?
    Chiuse il libro, sapendo che a breve sarebbe dovuta tornare a lezione.
    Il pensiero di quelle tre maledizioni era così martellante...
    Rey era in quella scuola già da molto, ma era solo di recente che, leggendo ciò che aveva trovato nella biblioteca, fu presa da una grande curiosità.
    Dal primo anno Rey durante le lezioni di difesa contro le arti oscure era li, a prendere appunti per ogni minima cosa e dedicare le notti talvolta insonni per imparare meglio ciò che poteva imparare.
    Rey era abile con gli incanti, durante le lezioni di difesa spiccava la sua abilità, abilità che mancava in altre materie come volo o erbologia, ma nessuno era perfetto in tutto.
    Era sempre silenziosa, anche se talvolta faceva domande mostrando un forte interesse.
    Passava infatti spesso i pomeriggi in biblioteca ad approfondire, e fu proprio in uno di quei giorni che Rey in biblioteca aveva letto riguardo le tre maledizioni senza perdono.
    Uccidere, torturare, controllare...
    Non pensava che cose del genere venissero citate nei libri della biblioteca, eppure era stato così.
    Ovviamente l'interesse maggiore lo aveva per la maledizione cruciatus, non sapeva cosa si intendeva per tortura, la spiegazione era molto generica, superficiale, ma le mancava il fiato... voleva saperlo.
    Perciò, al termine di una lezione dove ci sarebbe stata la pausa dalle lezioni, Rey si diresse nell'aula di difesa contro le arti oscure.
    Sebbene lei aveva sempre un forte interesse per la materia, non era mai capitato che si fermasse oltre l'orario per fare domande.
    Ma quel giorno era così...
    Non riusciva quasi a respirare dopo aver scoperto che esistevano incanti di quel tipo...
    Ma non poteva certo mostrare l'interesse per quella roba così... facilmente.
    Cercò quindi di darsi un contegno, anche se avrebbe desiderato di trovarsi nel suo mondo dei sogni, il suo mondo ideale, dove certe cose erano di dominio pubblico, e poteva addirittura allenarsi.
    Ma sapeva essere maledizioni senza perdono, aveva letto che quelle maledizioni avrebbero rinchiuso ad Azkaban se usate.
    Ma... quanto sarebbe stata efficace la tortura creata da una maledizione tale da essere perfino definita senza perdono?
    Era quello che l'aveva mandata fiori di testa.
    A passi lenti, controllando i tremori per l'emozione che ogni tanto sentiva nelle gambe, si avvicinò all'ingresso dell'aula di difesa contro le arti oscure.
    Lui era il professore, vicepreside e direttore dei serpeverde.
    Lo aveva visto spesso a lezione, era il suo professore dopotutto, e le lezioni di difesa contro le arti oscure erano così emozionanti che non poteva che generare, vederlo li in quell'aula, una grande emozione.
    Non vedeva l'ora della prossima lezione.

    "Salve professore, sono Rey Shiny

    Disse, avvicinandosi tra i banchi, verso la cattedra

    "Scusi se la disturbo, ha tempo? Avevo letto una cosa in biblioteca e riguarda la sua materia, vorrei se possibile qualche approfondimento"

    Chiese, sempre con fare molto rispettoso.
    Non sapeva come si sarebbe dovuta comportare fuori dalle lezioni con il professore, e aveva così tanta paura di dargli fastidio...
    Dovette metterci tutto l'impegno possibile per calmarsi, la paura di ricevere una risposta negativa o brusca si mescolava con la felicità per l'informazione ottenuta dai libri e, in un angolo della sua mente, anche qualche fantasticheria riguardo a come poteva essere questa maledizione cruciatus.
    Era da quando aveva letto in biblioteca informazioni, che lei non riusciva a non pensarci.



    Edited by Rey Shiny - 27/4/2023, 16:47
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    Dylan
    Gli ultimi colpi di coda di quell’anno scolastico, così poteva considerarsi l’imminente arrivo del mese di maggio. Un solo mese e poi gli studenti si sarebbe trovati a dover affrontare i famigerati esami per il passaggio d’anno e chi, invece, gli esami finali che avrebbero consentito loro lo schiudersi delle porte verso l’età adulta. Lì, non ci sarebbe stata più la scuola a fare da paracadute o, in taluni casi, da cuscinetto nel caso i conti non fossero stati eseguiti nella maniera corretta. Sicuramente alcuni avrebbero avuto la fortuna di avere comunque le spalle coperte dall’ingente capitale messo a disposizione dalla propria famiglia ma non a tutti era concesso questo vanto e proprio chi non aveva tale ciambella di salvataggio si stava armando fino ai denti per portare a casa il risultato. Maggio, quindi, rappresentava l’ultimo baluardo per alzare la media, l’ultimo mese utile per interrogazioni di recupero o verifiche finali proprio per questo, consci di questo, la fila alla cattedra del professor White era andata allungandosi nell’ultimo periodo. Difesa non era una materia semplice di per sé di base ma se tenuta dal vicepreside in persona nonché dall’uomo più autoritario di tutta Hogwarts, le cose si facevano ben più complicate.
    «Signor Harris, permette?» Il ragazzo si avvicinò alla cattedra, lo sguardo fermo ma al contempo basso e pregno di rispetto. «Mi piacerebbe vederla interrogato prima di giugno», non so se mi spiego, «venga preparato la prossima volta.» Una cortesia quella del White strettamente legata al fatto che il ragazzo fosse un appartenente alla casa della quale era il direttore e responsabile. Una mera cortesia e nulla più unicamente dettata dal fatto che il ragazzo, nonostante i natali e la natura discutibili, sembrava reticente a queste due condizioni e pertanto, forse, degno d’essere almeno tenuto d’occhio. Un’attenzione che il fratello maggiore, ad esempio, non vantava minimamente. Se solo avesse potuto farlo fuori Dylan, allontanarlo, farlo sparire, come aveva fatto con quel miserabile cane di Grifondoro che aveva osato poggiare gli occhi su sua figlia; anche David si era macchiato dello stesso peccato riuscendo ad andare fino in fondo dove il rosso-oro aveva invece fallito. Lo odiava, disprezzava, per questo ma mai quanto il disprezzo che provava per Rose e per la quale la ragazza aveva dovuto pagare uno scotto altissimo.
    Le iridi scure si posarono sugli altri membri di quel folto stuolo di studenti e con un sorriso, le braccia spalancate, li congedò permettendo loro di muoversi stancamente verso l’uscita chiudendo quella che per loro rappresentava la giornata di lezione. Erano liberi ora e Dylan si auspicava che quelle teste vuote sfruttassero al meglio il loro tempo, un auspicio destinato a cadere nell’etere. Adolescenti, figurarsi. Si voltò, osservando l’aula, la confusione che vi regnava al suo interno al seguito di una delle sue lezioni pratiche e con un colpo di bacchetta comandò i banchi affinché tornassero alla loro posizione originale insieme alle panche delle sedute. Tutto poteva essere risolto con la magia e Dylan la utilizzava molto più che spesso per mantenere l’ordine ma c’erano momenti in cui il mago oscuro preferiva indugiare nella sistemazione degli oggetti magici, momenti in cui trovava catartico l’assenza di pensieri, di rumore se non quello del proprio respiro e delle cose nella quale il suo tocco leggero ed elegante andava soffermandosi. Stava quindi sistemando la cattedra, battendo i fogli prima di infilarli in una cartellina quando la sua attenzione venne richiamata da una sagoma scura riflessa nello specchio. Gli occhi del mago indugiarono sulle iridi: nessuna sclera. Si schiarì la gola tirandosi bene eretto e si voltò ad accogliere la studentessa che aveva osato interrompere il suo momento di pace.
    «Miss Shiny, prego. Sì, so chi è lei», le labbra si piegarono in un sorriso ironico. Come dimenticare quella ragazza dai capelli corvini con quella lugubre tenda a coprirle gli occhi chiari, appassionati, forse persino al limite della morbosità nei riguardi della sua materia e forse, perché no, anche nei suoi. Era tra le migliori del suo corso proprio per quella passione. «Prego mi dica. Cosa posso fare per lei in questa bella giornata di sole?» Con un cenno del palmo indicò le vetrate dalla quale entrava la luce primaverile. Anche in questo quella ragazzina poteva forse considerarsi strana. Se i suoi coetanei e colleghi preferivano fuggire all’esterno al termine delle lezioni, lei non sembrava dello stesso avviso ed anzi a giudicare da quelli che erano i suoi sognanti pensieri più superficiali sembrava essere corsa direttamente dalla biblioteca. «Mi dica pure. Di che argomento si tratta?» Assottigliò lo sguardo mentre l’estensione della sua coscienza percepiva quella di lei leggendo un’unica parola: Cruciatus, come la maledizione perché si trattava di essa. Si umettò le labbra. Poteva essere interessante ma tutto dipendeva da come la ragazza si fosse posta: se avesse giocato bene le sue carte, Dylan, le avrebbe schiuso – a piccole dosi – le porte del mondo oscuro in caso contrario... Beh, dipendeva unicamente da lei.
     
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    Rey non aveva mai parlato più che durante le lezioni con i propri insegnanti, pensava di essere anonima, quasi un personaggio senz'anima per i suoi professori.
    Non parlava, non era solita violare il regolamento sebbene il suo cuore aveva pianta stabile nel reparto proibito, anche se non ci entrava per evitare problemi, eppure quel professore si ricordava di lei. Dopotutto però, Rey era al quinto anno, e forse anche se gli studenti erano tanti, lui ormai ricordava gli studenti di anni superiori.
    I G.U.F.O. erano alle porte, e Rey a volte aveva espresso il suo sogno per la carriera dopo la scuola, ovvero fare l'insegnante di difesa contro le arti oscure, o una carriera comunque orientata verso quella materia.
    Quando il professore disse che sapeva lei chi era, Rey abbozzò un sorriso, stupendosi poi della successiva frase del professore.
    Aveva indicato le vetrate della meravigliosa, incantevole, inebriante... aula. O per lo meno, così era diventata dopo quelle lunghe lezioni passate a scoprire incanti utili per combattere, creature oscure e cose simili.
    Parlando della bella giornata di sole, Rey stessa si stupiva.
    Molti altri studenti dedicavano il loro tempo libero all'aria aperta, svagandosi in futili passatempi e sprecando il proprio tempo, arrivando alla fine con verifiche ed esami impreparati, con notti insonni alle spalle per recuperare tutto. Rey odiava il sole, le giornate piene di luce, i ragazzi che chiacchieravano di inutili cottarelle giovanili.
    Si, aveva parlato con qualcuno, qualche volta si era dedicata a conversazioni futili, ma era sempre utile conversare con gente di anni superiori che potevano fornirle spiegazioni e appunti anni prima, e non intendeva smettere con questa sua abitudine.
    Rey infatti il più delle volte il tempo lo dedicava allo studio, alcune persone nella sua casa la chiamavano "corvonero" per il fatto che era una secchiona, tuttavia Rey sapeva una cosa. Aveva uno scopo, e la conoscenza era il mezzo più utile per raggiungerlo. Non si cambiava il mondo sbaciucchiando il proprio ragazzo, non si cambiava il mondo iniziando a rincorrersi tra gli alberi, non si cambiava il mondo raccontandosi barzellette fini a se stesse. Rey aveva intenzione davvero di contribuire alla creazione di un mondo migliore, il mondo che lei desiderava, e bisognava avere le competenze necessarie per farlo. Perdere tempo non era da lei, specie se era alla luce fastidiosa del sole di primavera.
    Una cosa sola l'avrebbe portata li fuori, uno studente del settimo anno che si preparava per i M.A.G.O. ... almeno, questo era l'unico motivo che in quel momento le veniva in mente.
    Il professore le parlò ancora, chiedendole di che argomento si trattava.
    Rey, sebbene cercava di non mostrare con il linguaggio del corpo il suo trasporto per quell'argomento, era pur sempre magia oscura, non riusciva per nulla a controllare la sua mente, i suoi pensieri.
    Il comportamento, all'esterno, era rispettoso, come si ci doveva rivolgere ad un insegnante.

    "L'argomento sono le maledizioni senza perdono, professore"

    Disse subito, il corpo mostrava con la postura rispetto, ma dentro di lei, nella mente, sentiva un fremito di euforia così intenso...
    Non conosceva molto a riguardo di quelle tre maledizioni, aveva appena letto qualcosina in biblioteca, tuttavia ciò che aveva letto l'aveva come segnata.

    "Ho letto in un libro della biblioteca riguardo queste tre maledizioni, parlavano solo dello scopo, controllare, torturare e uccidere"

    Disse ancora, cercando di rimanere il più normale possibile.
    La curiosità la stava consumando, ma la fretta non era buona consigliera, perciò usava le energie della sua mente per mantenere la calma. La conoscenza era la fonte della tranquillità per Rey, cresciuta in una famiglia dove, per via del padre completamente folle, veniva picchiata anche solo se leggeva la gazzetta del profeta. Poco dopo il suo primo anno, suo padre l'aveva picchiata una volta tornata a casa per via del fatto che era stata smistata in serpeverde, la stessa casa dei malvagi, la casa del suo orrendo zio, fratello della mamma di Rey. I soliti pregiudizi sulla casa di serpeverde che suo padre condivideva appieno.
    Purosangue, rifugiato dai babbani perché improvvisamente ha iniziato ad avere paura della magia, aveva costretto la figlia a vivere come una nata babbana.
    Le questioni sul sangue a Rey di norma non interessavano, ma questa cosa del padre l'avevano portata a sentirsi irritata da ciò che era babbano. Era pratica con la tecnologia, ma sentiva come se il mondo babbano l'avesse come sporcata. Se avesse vissuto come una purosangue, come era destino per lei, sarebbe andato molto diversamente.
    Ma ora la vita era cambiata, sebbene però il passato portava uno strascico, lasciava un segno.
    Rey non era più quella ragazza spaesata nel mondo magico che tutti avrebbero pensato nata babbana quando in realtà era purosangue, ora era una strega intenta a studiare che aveva recuperato di granlunga le lacune lasciate dalla segregazione dai babbani di suo padre.
    Era li, perfino interessata all'arte più nascosta della magia, e probabilmente, anche la più potente, che veramente avrebbe potuto cambiare il mondo.

    "Mi chiedevo tante cose, in primis cosa provano le vittime della maledizione cruciatus, o della maledizione imperius"

    Si, il desiderio martellante era sopratutto questo.
    La maledizione cruciatus, una maledizione fatta per far soffrire, la maledizione della tortura, una maledizione senza perdono. Quale dolore poteva essere? Doveva essere un dolore indicibile, inimmaginabile, qualcosa da essere paragonato alla morte. La tortura... forse era un dolore che portava a chiedere la fine, anche se la fine era la morte? Erano solo congetture, pensieri di una studentessa che si aggrappava alla logica per colmare la sua sete di conoscenza che non era stata colmata da quel paragrafo del libro. La fantasia però, quella fantasia così pressante, era viva nella sua mente. Una persona che soffriva così tanto da desiderare la morte era forse la fantasia più emozionante che aveva fatto in tutta la sua vita, per questo il desiderio era così martellante, intenso, viscerale. Sarebbe riuscita a non farsi scoprire da menti abili, da occhi indiscreti, si... avrebbe poi studiato l'occlumanzia, non ci teneva a finire ad Azkaban. Nella sua famiglia erano abili in queste cose, e fortuna che Rey non ci aveva praticamente mai a che fare con i suoi famigliari, eccetto suo padre che però, essendosi rifugiato dai babbani per paura della magia, sembrava più un magonò che altro ormai, arrugginito com'era.
    Non che fosse mai stato abile con la bacchetta lui.
    Desiderava diventare auror, ma non aveva ne abilità, ne coraggio.

    "Mi chiedevo inoltre se era possibile resistere a ciò"

    Non avrebbe mai voluto finire vittima della maledizione imperius e far danno a gente che combatteva per lo stesso suo ideale, se c'era, in qualche modo avrebbe voluto anche resistere.
    Smise poi di parlare, attendendo la risposta del professore, sperando in cuor suo di non averlo infastidito chiedendo questa cosa al di fuori dell'orario di lezione.
    L'atmosfera in quel luogo era magica, incantevole, sebbene Rey aveva sempre quel modo di fare rispettoso verso gli insegnanti, specialmente il professore di difesa contro le arti oscure, i suoi occhi erano desiderosi di conoscenza anche più di quanto non lo erano in classe. Fin ora quello era chiaramente l'argomento che le interessava di più. Forse avrebbero potuto affrontarlo in qualche anno superiore, anche se nessuno dei compagni gli e ne aveva parlato, o forse sarebbe rimasto sepolto e visibile solo a chi era interessato? Ma Rey era curiosa, forse troppo, per aspettare il tempo in cui eventualmente si sarebbe insegnato qualcosa in classe.
    Era rimasta folgorata da qualcosa che neppure conosceva così tanto, e conoscendosi, non si sarebbe tolta dalla testa quelle tre maledizioni finchè non avrebbe scoperto tutto sul loro conto. Avrebbe fatto ulteriori ricerche? Ovviamente. Aveva fame di conoscenza, così intensa da essere paragonata ai poveri nei paesi del terzo mondo. Voraci, insaziabili, e Rey se avesse potuto avrebbe divorato ogni briciolo di sapere. Ma aveva paura di molte cose, paura di essere scoperta nella sua passione e di finire per chissà quale motivo ad Azkaban, o venir ostacolata da gente che sapeva per bene come e quando agire per fermarla. Avrebbe fatto il possibile per coltivare la conoscenza di quelle arti, per plasmare un mondo come voleva lei, possibilmente senza quelle fecce come suo padre, traditore della magia e buono a nulla, come tutti i suoi stupidi amici babbani, e ... la magia oscura non più un taboo.



    Edited by Rey Shiny - 1/5/2023, 05:40
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    Dylan
    Aveva percepito quella presenza, ancora quando la mano della ragazza si era adagiato sullo stipite d’ingresso all’aula palesando a voce alta la sua presenza. Lì, Dylan, aveva terminato di sistemare i compiti raccolti dalla lezione precedente per inserirli nella sua valigetta scura di pregiata pelle di drago e nel contempo aveva accolto la ragazza affinché si avvicinasse, lì alla cattedra, ed esplicasse il motivo della sua visita. Era pesante mantenere la maschera, fingere che gli importasse un minimo di quei ragazzini capricciosi che abitavano il castello. Fingere che le loro curiosità, i loro problemi o anche solo i loro crucci gli importassero minimamente e che lui, l’adulto, il direttore di casa e vicepreside di quella prestigiosa scuola gestisse amenità come la loro scarsa educazione. Patetici, fosse stato per lui avrebbe rivoluzionato l’intero sistema scolastico abolendo tutte quelle stucchevolezze indette dal suo diretto superiore che, probabilmente affetto da una demenza senile che si rifiutava di essere diagnosticata, blaterava e ordinava provvedimenti che incentivassero la cooperazione e l’unione tra le case come quel dannato banchetto dove avevano unito le tavolate in un unico ferro di cavallo dove persino gli insegnanti erano stati chiamati a mescolarsi in quel supplizio. Quanto lo disprezzava. Se quei ragazzi si presentavano come degli smidollati che rabbrividivano al primo ostacolo era unicamente colpa di atteggiamenti di questo tipo ma quando Hogwarts sarebbe diventata sua tutti quegli ideali sarebbero stati messi al bando. Che si godessero la pacchia fintanto che durava.
    «L'argomento sono le maledizioni senza perdono, professore.» Un argomento leggero, un argomento per la quale qualsiasi insegnante di quella scuola si sarebbe messo sull’attenti e attenzione, anche Dylan aveva ben rizzato le orecchie e non solo. Il suo potere si mise maggiormente in ascolto nel tentativo di sondare quello che era il reale stato d’animo in merito all’argomento della ragazza. Vi lesse euforia, vi lesse entusiasmo, vi lesse passione. Tutto ciò che avrebbe potuto interessargli per i suoi scopi extra. Interruppe la sistemazione della cattedra e lentamente, fingendo una certa apprensione quasi una difficoltà, si voltò verso la ragazza, l’espressione corrucciata ad indicarle tutta la serietà richiamata dall’argomento in questione. Si poggiò con la parte finale della schiena alla cattedra come di consueto faceva durante le ore teoriche in classe quando, al posto di passeggiare tra i banchi, sedeva lì indentificando quello spazio frontale alla distesa di banchi come fosse un palco e lui l’attore protagonista pronto a dispensare sapere. Incrociò le braccia al petto facendo quasi per prendere parola e lasciò che l’altra continuasse a spiegare poiché la domanda naturale che le avrebbe posto sarebbe certamente come era venuta a conoscenza di un tale argomento oscuro. «Ho letto in un libro della biblioteca riguardo queste tre maledizioni», si affrettò quasi a dire lei ed il mago si mostrò esteriormente quasi contrariato come se, almeno all’apparenza, stesse meditando in merito all’inefficienza del personale ausiliario, al bibliotecario nello specifico, che aveva osato lasciare alla mercé di qualsiasi studente libri di quel calibro. Chiaramente non era affatto così, anzi, Warmswizzler era l’efficienza fatta a persona. Nessuno era più adatto di lui in quel ruolo che sembrava venerare con ogni fibra del suo essere. La biblioteca era il suo tempio e non esisteva modo di eludere la sorveglianza dell’uomo così come il rigoroso ordine vigente al suo interno. Lo stimava per questo, per questo suo rigore. Dylan amava il rigore, la disciplina erano per lui sinonimo d’ordine, di nerbo. Non era stato semplice eppure, il mago, era riuscito con i suoi mezzi ad ottenere una copia di un volume oscuro seppur facente parte di quelli a suo giudizio basici nel modo in cui trattavano l’argomento, persino delicati, e li aveva inseriti nell’elenco di quelli messi a disposizione dalla scuola facendo particolare attenzione a lasciarlo fuori dall’archivio proibito. Quello doveva essere un richiamo e la prima allodola sembrava essersi appena presentata. «Mi chiedevo tante cose, in primis cosa provano le vittime della Maledizione Cruciatus o della Maledizione Imperius» Fece la ragazza, gli occhi chiari che tradivano uno scintillio di fervente passione. Alzò una mano, interrompendo il suo discorso. «Miss Shiny lei lo sa che questa è magia oscura?» Gli occhi scuri s’incatenarono a quelli di lei. «Quella della quale lei mi sta parlando è magia ritenuta illegale nel nostro paese», smidollati, «è magia che se praticata la porterebbe in un unico posto soltanto: Azkaban. Sono stato chiaro? Voglio che per lei questo concetto sia estremamente chiaro. Non parliamo di semplice magia oscura, parliamo della magia oscura. Quella per eccellenza», sentenziò solennemente. Il disclaimer era stato dato, i puntini sulle “i” messe. Era importante ai fini della sua copertura che lui figurasse pulito, che le avesse spiegato le implicazioni di certi tipi di magia e che se la stolta avesse approfondito, o peggio, provato di suo pugno era unicamente una sua colpa nella piena consapevolezza di cosa avrebbe rappresentato compiere una tale avventatezza. Ma ora, dopo gli avvertimenti e unicamente dopo la conferma dell’altra poteva passare alla vera spiegazione.
    «Come le dicevo miss Shiny, questa è magia estremamente oscura. C’è un motivo se viene definita senza perdono ed esso è proprio legato alla conseguenza che hanno tali incantesimi sull’individuo. Puntano all’annientamento dell’Io della vittima. Ci pensi e mi segua nel ragionamento. La Maledizione Imperius e l’annientamento del controllo che la vittima ha del suo corpo, talvolta persino dei pensieri. L’Anatema di Morte, glielo suggerisce il nome stesso, e l’annullamento della vita. La soluzione finale rapida, indolore. E poi c’è la Cruciatus», si trattenne dal sorridere, era la sa preferita, «la maledizione della Tortura. L’annichilimento di mente e corpo causati dal dolore. La formula, Crucio, è la trasposizione letteraria di crocifiggere, torturare. È dolore miss Shiny, dolore nella forma più pura del termine. Immagini il suo corpo avvolto nelle fiamme, immagini che esso sia pugnalato da un’infinità di coltelli... questo si dice sia la Cruciatus. A mio giudizio la peggiore», migliore, «di tutte.» Fece una breve pausa lasciando che quanto detto attecchisse in quella giovane mente, lasciando che quelle parole, quelle nozioni, si depositassero in lei. Gli occhi della Serpeverde non avevano smesso di brillare un secondo, il suo fiato s’era fatto corto e Dylan fu certo che la giovane stesse provando dentro di lei un’emozione indescrivibile, qualcosa che il mondo al di fuori di loro, della loro bolla, avrebbe classificato come innaturale.
    «Resistere... mah», espirò portando nuovamente le braccia al petto, la mancina al di sotto della dominante protesa a sottolineare le parole pronunciate dall’uomo. «Ad una su tre le direi che è impossibile. Immagino conosca la storia del signor Potter, la casualità dietro all’eccezione. Non è la norma. Dicono sia necessaria una grandissima, immensa, forza di volontà per riuscire a contrastare l’imposizione della Imperius e chissà... magari anche una particolare storia personale e predisposizione potrebbero aiutare con la Cruciatus ma chi siamo noi per dirlo?» Accennò un sorriso quasi a sottolineare ancora una volta quanto quella pratica lì, nel Regno Unito, fosse bandita. Non che la cosa lo avesse fermato dall’utilizzarle in passato, tutt’altro.
    «C’è dell’altro che posso fare per lei?»
     
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    Il professore, come Rey poteva immaginare, non tardò a rispondere evidenziando la gravità di quella magia.
    Rey infatti normalmente avrebbe avuto una paura terribile nel parlare di cose del genere, a casa con suo padre una volta aveva semplicemente letto nella gazzetta del profeta la parola "mangiamorte" e aveva chiesto cos'era, con totale naturalezza. Per questo suo padre l'aveva picchiata, arrivando a spezzarle un braccio e mandarla a letto senza cena.
    Quel giorno, aveva blaterato di "cose oscure" di cui non doveva parlare, e Rey semplicemente usando la logica, arrivò alla conclusione che questo "mangiamorte" era qualcosa di oscuro. Nel libro della biblioteca, c'era proprio scritto che era magia oscura, imperdonabile, e che l'utilizzo era punito con la reclusione ad Azkaban a vita, percui Rey in una parte recondita di se si aspettava che il professore preso dalla rabbia le avrebbe spezzato qualche osso.
    Ovviamente però non era così, era a conoscenza che le punizioni corporali a scuola non c'erano, anche se alcuni professori erano molto autoritari, e Rey sapeva che non avrebbe sofferto poi così tanto nel ricevere quel genere di punizioni da loro... anzi.
    Il discorso del professore puntava a far capire a Rey la gravità delle maledizioni senza perdono, Rey lo aveva capito e mentre parlava il suo viso aveva un'espressione seria e annuiva con la testa.
    Però quell'informazione era così importante, così pressante, che Rey avrebbe ricevuto qualunque punizione in cambio di quella conoscenza. Nella descrizione del libro, seppur breve e superficiale, Rey aveva compreso che si trattava di magia oscura per eccellenza, e quando quelle stesse parole furono pronunciate dal professore, il cuore di Rey saltò un battito.
    Non per lo spavento, ma per l'emozione. Ormai per la mente di Rey non era più un segreto, la magia oscura era la sua più grande passione, quella conoscenza potente e proibita che Rey, dal primo attimo in cui aveva scoperto della sua esistenza, aveva bramato.
    Quella magia aveva sicuramente tanti segreti, Rey non conosceva nulla, ma lo aveva capito, quelle tre maledizioni erano probabilmente la magia oscura per eccellenza, le regine delle tenebre, per così dire.
    Il cuore batteva fortissimo, le si mozzava il fiato per l'emozione e Rey cercò in ogni modo di non tremare. La sua mente quasi non ci credeva, aveva chiesto approfondimenti al professore su quella magia oscura per eccellenza?
    Era come se solo in quel momento se ne rendesse conto davvero, il discorso era così serio e improntato sulla gravità di quelle maledizioni... era terribilmente emozionante, gli occhi erano come ipnotizzati, fissi sul nulla.

    "Si, ne sono consapevole, professore, era scritto anche nel libro"

    Disse, con serietà, cercando di parlare senza che la voce venisse alterata dall'emozione così intensa che provava.
    Il professore continuò con la spiegazione, descrivendo perchè quelle maledizioni erano imperdonabili.
    Per logica Rey ci era già arrivata, ed ebbe una conferma di ciò dalla spiegazione del professore. La maledizione imperius controllava la vittima, l'altra la uccideva, fu però quando arrivò alla maledizione cruciatus che Rey non riuscì più così bene a controllare le azioni del suo corpo.
    Parlò inizialmente di annichilimento di mente e corpo causati dal dolore, Rey inevitabilmente si immaginò una persona, distrutta, senza forze, a terra dopo una lunga tortura.
    Se la immaginava li, che boccheggiava, e che chiedeva pietà, qualunque cosa, perdendo dignità e desiderio di vivere.
    Il cuore pulsava così forte da vibrare nelle orecchie come pugni sferrati alla massima potenza, vibrazioni intense come una danza che scandiva il ritmo dell'emozione che in quel momento Rey provava.
    Avrebbe fatto qualsiasi cosa per vedere davanti a se una vittima di maledizione cruciatus, lo desiderava così visceralmente...
    Il professore poi disse la formula, crucio, Rey aveva intuito anche questo, significava crocifiggere, torturare.
    Crucio, quella parola incisa nella sua testa, indelebile più di un tatuaggio sulla carne, di una cicatrice, di un marchio a fuoco sulla pelle.
    Crucio...
    Il professore procedette con la sua spiegazione, disse che era dolore, dolore nella sua forma più pura.
    Anche questa volta, Rey poteva immaginarlo, le maledizioni senza perdono erano magia oscura per eccellenza, la potenza del dolore causato dalla maledizione cruciatus doveva essere probabilmente il dolore più forte che qualcuno poteva provare nella sua vita.
    Aveva i brividi, lo sguardo era così assetato di piacere e colmo di emozione da bloccarla in uno stato di semi incoscenza, ferma in un limbo dove tutto era sfocato e dove quelle parole sembravano parole pronunciate da una divinità eterea, marchiate a fuoco nella mente e che probabilmente non sarebbero mai andate via, no... era sicura che quella conoscenza non sarebbe mai andata via.
    Durante difesa contro le arti oscure era appassionata, ma mai lo sguardo appassionato di Rey si era avvicinato a ciò che aveva in quel momento, mai...
    Avrebbe dovuto riprendere il controllo, le serviva, ma il professore andò avanti, con una spiegazione più dettagliata.
    Corpo avvolto dalle fiamme, le fiamme... il bruciore del fuoco.
    Parlò di coltelli, un'infinità di coltelli.
    Nella sua mente Rey provò ad immaginare, una persona sul rogo, circondata da una quantità così alta di coltelli da non riuscire a contarli. Il fuoco la bruciava, questa persona strillava, per il dolore e la disperazione.
    I coltelli la perforarono, scaldandosi col fuoco diventando incandescenti, bruciando la pelle, la carne...
    Una cosa del genere avrebbe sicuramente ucciso qualcuno sul colpo, ma avrebbe giurato che la maledizione cruciatus non uccideva sul colpo, dando la possibilità alla vittima di sentire bene quell'indicibile tortura.
    La sensazione di piacere e meraviglia di Rey era tale che la bocca rimaneva leggermente aperta, il fiato intenso e irregolare, ciò che provava nell'immaginare quella vittima era perfino più intenso di tutto ciò che aveva provato, comprese le sensazioni in una situazione sessuale.
    Cercò il più rapidamente possibile di tornare in se non appena la spiegazione di quella maledizione fu terminata.
    Il cuore batteva ancora forte, la mente di Rey iniziava a tornare lucida e vedere i contorni sfocati attorno alla figura del professore diventare più nitidi, il respiro regolare, la bocca chiudersi e l'angolo di paradiso sparire nel nulla.
    Avrebbe voluto provare, lasciare che le fantasie continuassero all'infinito, come una danza del dolore e del piacere, infinita quanto il suo desiderio di imparare quella meravigliosa maledizione.
    Il dolore era arte, questo lo aveva sempre pensato.
    Gente si emozionava davanti a tutto, una bella musica, un bel quadro, anche saper torturare, mescolare vari tipi di tortura, fisica e psicologica, era arte, un connubio di emozioni e sensazioni, come una danza, e chi stava a guardare veniva trascinato, come dal vento, trasportato in un mondo meraviglioso.
    Ok... riprendere il controllo...
    Per Rey fu effettivamente difficile, ma era determinata, abbastanza da riuscire poi a riprendere il controllo dei suoi pensieri e della sua mente.
    Il professore citò poi la storia del signor Potter.
    Rey era sempre stata segregata dai babbani, con pochi o nulli contatti con la magia, non aveva mai sentito parlare di questo "Potter" prima di entrare a far parte della scuola di Hogwarts. Una volta li era venuta a conoscenza di un Potter come quello che era definito molti anni fa come il "bambino sopravvissuto", e solo ora aveva fatto quel collegamento. Era riuscito in chissà quale modo, a sopravvivere alla maledizione che uccide, ma ovviamente non era la norma, di norma nessuno sopravviveva. Parlò della maledizione imperius, che serviva molta forza di volontà per riuscire a contrastarla.
    Rey non sapeva se ne aveva abbastanza, a giudicare da ciò che era appena accaduto non era riuscita molto bene a bloccare i pensieri di pura estasi poco prima, tuttavia erano davvero intensi, e anche solo per bloccarli un po' serviva forza di volontà.
    Tuttavia si stava parlando di una maledizione senza perdono, perciò sicuramente non era facile da ostacolare.
    E chissà, come diceva il professore, se qualche predisposizione poteva aiutare con la cruciatus?
    Forse un'altissima soglia del dolore? Rey aveva una soglia del dolore terribilmente alta, questo lo sapeva, con le ossa rotte lei neppure si lamentava, ci era abituata, idem per scottature e botte quali calci e pugni, ci era abituata e spesso in passato ignorava proprio lo stimolo del dolore. Ma la maledizione cruciatus era tutta un'altra cosa, era qualcosa di completamente diverso, non riusciva per bene ad immaginare che tipo di dolore poteva provare, e non mentiva a se stessa, avrebbe voluto provare sulla sua pelle quel dolore, quell'agonia, per conoscere quella maledizione ancora più a fondo.
    Lui chiese poi se c'era altro che poteva fare per lei.
    Rey non voleva di certo infastidirlo, aveva da fare dopotutto, era all'inizio combattuta sul se chiedere un'informazione che durante la sua spiegazione le era venuta in mente, o se andare.
    La curiosità era però così tanta...
    Pensò ancora alla maledizione cruciatus, parlando, la voce era leggermente diversa, come più roca per l'emozione, anche se quasi impercettibilmente .

    "Si, mentre ascoltavo la sua spiegazione sulla maledizione cruciatus ho pensato a come potrebbe essere una simile tortura e mi chiedevo: la maledizione cruciatus è in grado di uccidere per il dolore insostenibile?"

    Che domanda, dentro di se Rey sperava di no, anche se era terribilmente curiosa di sapere se in realtà qualcuno, per shock o altro, sarebbe potuto morire sotto quella tortura.
    Se solo suo padre la sentiva, in quel momento, sicuramente l'avrebbe presa a calci così tanto che sarebbe svenuta per le botte ricevute, sicuro come l'oro.
    Veder sua figlia approfondire una maledizione del genere, era... terribile per lui.
    Rey era curiosa, ma non intendeva disturbare ulteriormente l'insegnante che si era addirittura gentilmente offerto di spiegare questa cosa così oscura soddisfando la curiosità di una studentessa. Dentro di se Rey ne era estremamente grata, non poteva permettersi di disturbarlo più di tanto, sebbene il desiderio di conoscenza l'avrebbe incollata li giorno e notte.



    Edited by Rey Shiny - 3/5/2023, 08:04
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    «Che fosse scritto nel libro non lo metto in dubbio. Ma non è ciò che le ho chiesto miss Shiny. Le ho chiesto se è davvero consapevole delle conseguenze se dovesse anche solo provare a sperimentare con argomenti simili.» Come si soleva dire “uomo avvisato, mezzo salvato” e quello era proprio il caso specifico nella quale Dylan si trovava. Era necessario che l’uomo fosse sicuro che la ragazza avesse capito, che la consapevolezza fosse tale per cui, a prescindere, se fosse stato il caso specifico nessuno avrebbe potuto dire che lui aveva indirizzato quella fanciulla a compiere qualcosa di cui non era interamente consapevole. Miss Shiny doveva quindi essere cosciente di quanto il professore le avrebbe spiegato di lì a poco e solo poi, a mani di Dylan completamente pulite, avrebbe potuto, nel caso, scegliere quali erano le sue inclinazioni. Successivamente all’ulteriore conferma della ragazza il docente prese a spiegare sciorinando quelle che erano le varie informazioni riguardanti le tre maledizioni passando dalla loro origine, alla formula e a quello che era lo scopo originariamente destinato ad incantesimi di quel calibro. Ad hoc infiocchettò le varie informazioni seminando qualche commento quale “disdicevole”, “orribile” o “barbarie” giusto per rendere più credibile quella recita che lo voleva come l’integerrimo insegnante e vicepreside di quell’ambita scuola, così rigida che si dissociava nella maniera più assoluta dalle arti oscure esattamente come quel governo mollaccione e buonista voleva. Quanto li disprezzava Dylan quella classe politica al governo che altro non faceva che insozzare tutto con le loro sporche mani che altro non facevano che censurare, porre freni e paletti a quella che era la grandezza della magia. Destinare i maghi e la loro forza, il loro potere, alla segretezza poiché quella feccia, i babbani, non sarebbero stati in grado di apprezzare e capire quale era il loro posto nella catena alimentare, il fondo. Nascondersi per proteggerli, ma perché proteggerli? Era ciò che si domandava il mago oscuro e per la quale in passato, moltissimi anni prima, aveva dovuto scontare cinque anni di carcere per il suo gesto. Mai si era pentito di ciò. Quei babbani avevano meritato la sua bacchetta fendere l’aria e tramutare le parole in tortura, avevano meritato quella menomazione, quella sfigurazione, della loro persona e Dylan non avrebbe mai chiesto perdono, anzi, avrebbero dovuto ritenersi fortunati o il loro destino sarebbe stato ben più infausto rispetto a quanto potevano vantare al momento: la pazzia.
    La spiegazione si spostò sulla maledizione della tortura, l’ultima delle tre e la peggiore secondo il punto di vista del mago. Era la sua preferita in assoluto e forse non era l’unico a nutrire quel sentimento. L’espressione della ragazza mutò, gli occhi si sbarrarono e le pupille si dilatarono mentre l’attenzione veniva focalizzata al massimo possibile sull’uomo, sulla sua bocca che si muoveva. Il petto della ragazza, il suo respiro, si alterò, il ritmo incalzò mentre i pensieri prendevano la forma di un vortice che la assorbiva e la trascinava in un’estasi di piacere che lasciarono il docente oltremodo perplesso. La ragazza, la Serpeverde, stava provando piacere, piacere sessuale, all’idea, alla spiegazione che l’uomo ne stava facendo e Dylan, dal canto suo, non sapeva come catalogare quell’informazione. Da un lato trovava curiosa quella passione così profonda e primordiale dall’altro lo trovava perverso, inadatto. Anche lui aveva torturato e ucciso in passato ma mai per trarne quel tipo di piacere. Non era naturale e, soprattutto, non era lucido, non permetteva il pensiero lucido. Le passioni influenzavano la ragione e questo era una forma mentis che Dylan aborriva. La ragione era la spinta massima che avrebbe dovuto governare le azioni, null’altro. Puro pensiero razionale.
    «Mentre ascoltavo la sua spiegazione sulla maledizione cruciatus ho pensato a come potrebbe essere una simile tortura e mi chiedevo: la maledizione cruciatus è in grado di uccidere per il dolore insostenibile?» Il sopracciglio del docente svettò impercettibilmente verso l’alto. «Sì», sentenziò, privo d’inflessioni. «In base alla forma fisica della vittima è possibile che l’eccessivo dolore causato dalla maledizione possa portare alla morte. Infarto più presumibilmente... Ma tutto ciò è pura teoria, chiaramente», ciò che era successo alla sua ormai defunta moglie dodici anni prima ma questo la ragazzina non avrebbe potuto saperlo in alcun modo. In un eccesso d’ira, Dylan aveva colpito la donna. Aveva mantenuto l’incantesimo saldamente, così tanto che alla fine il cuore della donna aveva ceduto complice il decadimento fisico raggiunto dalle sevizie dell’uomo.
    «Se per lei non c’è altro, miss Shiny, le auguro una buona giornata. Purtroppo, i miei doveri verso questa scuola mi chiamano altrove ma non esiti a bussare ancora alla mia porta.» Un sorriso. «Sia gentile, chiuda la porta quando esce.» Detto ciò sollevò brevemente la sua valigia in pelle scura serrando le fibbie di chiusura che immediatamente scattarono al di sotto del suo tocco e dopo un ulteriore sorriso uscì dall’aula lasciandola la Serpeverde alla sua estasi.


    CITAZIONE
    CONCLUSA.


    Edited by Dragonov - 8/5/2023, 07:58
     
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5 replies since 27/4/2023, 14:17   196 views
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