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.Il tentativo di avvicinare alle nostre fila quello sciocco ragazzino Serpeverde era fallito miseramente. Dopo Halloween avevamo seguito perfettamente il copione che sia io che il White ci eravamo prefissati, lo avevamo portato avanti con cura tassello dopo tassello, ma quando era stata l'ora di sorprendere il colpevole dell'orribile scherzo che era costato la sanità mentale di molti il ragazzo aveva dato di matto... non si parla del vero colpevole chiaramente, non raccontiamoci fesserie, solo quello che avevamo scelto si sarebbe preso le colpe al posto nostro, e beh, quando il momento era giunto quello sciocco bambino capriccioso era venuto meno ai patti e aveva cominciato a vantare pretese decisamente poco piacevoli che avrebbero rischiato di mettere a rischio il nostro piano. Era stato allora che avevamo capito che avremmo dovuto agire diversamente per salvaguardare le nostre preziose natiche nascoste da eleganti abiti di sartoria e lo avevamo fatto nel miglior modo che conoscevamo. Veloce e indolore, circa, quasi, non troppo in effetti, ma questa era un'altra storia, quella che racconterò oggi è ben diversa. Era un pomeriggio di Dicembre freddo e nuvoloso, la neve minacciava di ricoprire presto buona parte della tenuta e non appena i compiti sulla mia scrivania fossero stati corretti, cosa che purtroppo per me non erano in grado di fare da soli, mi sarei dovuto dirigere verso le serre di mia competenza. Esse erano stregate, certo, tutto in quella scuola lo era e questo non era di certo un segreto, ma le serre necessitavano di qualche accortezza in più. Le fragili e preziose piante al loro interno soffrivano particolarmente gli sbalzi climatici e se alcune temevano il caldo soffocante che raramente colpiva il suolo Inglese, altre soffrivano il freddo e di quello ce ne era abbastanza per tutti. Persino io che di certo non ero una fragile piantina lo soffrivo e il cappotto pesante che indossavo al di sopra del mio elegante completo di sartoria Italiana, ne era la prova. A differenza mia le mie amate piante non erano purtroppo in grado di provvedere a loro stesse e Merlino in persona solamente avrebbe saputo dire quanto avrei dato di matto se anche solo un esemplare della mia collezione, anche dettasi "collezione della scuola", fosse morto a causa di uno sbalzo improvviso della temperatura dato da una possibile falla nel sistema magico di gestione delle serre. Era quasi sicuro al cento per cento, quasi appunto ed erano esattamente quelle poche probabilità che ciò accadesse che dovevo evitare. Nulla meglio del controllo umano sarebbe servito a quelle piantine e per quanto io fossi di natura pigro e menefreghista, quando si trattava del mio lavoro, della mia passione, diventavo particolarmente preciso e meticoloso.
Tu meriti una misera A, ma sei un noioso e pieno di se Grifondoro perciò diciamo che per oggi ti darò una bella S. Gongolai mentalmente all'impossibilità dei ragazzini di quella scuola di contestare il giudizio di un professore, troppo ligi alle regole per farlo e ciò significava decisamente meno gatte da pelare per me. Che goduria. Conclusi di correggere i restanti compiti facendomi guidare per lo più dell'umore del momento e dalla lunghezza della gonna delle proprietarie dei vari riassunti sulla mia scrivania. Chissà perché nella mia materia le femminucce sembravano essere nettamente più portate dei maschietti. Chissà perché. Già.
Poggiai la piuma ancora sporca dell'inchiostro con il quale avevo appena concluso di correggere i compiti sulla scrivania ed esattamente mentre stavo per recuperare il cappotto posto sull'attaccapanni al lato opposto della stanza qualcuno bussò. Incoraggiai l'inutile essere che aveva osato disturbarmi ad entrare, la cortesia prima di tutto, e quando si rivelò essere un avvenente studentessa del quinto anno il fastidio provato pochi attimi prima parve decisamente calare. Peccato solo che la studentessa in questione era tanto appetibile quasi quanto era negata nella mia materia, ma beh, non si può sempre vincere su tutti i fronti, no? «Mi dica signorina» Feci cenno alla ragazza di sedersi in una delle due poltroncine color rubino poste difronte alla scrivania che dominava la stanza. «A meno che lei non mi voglia seguire nelle serre però non potrò dedicarle più di un paio di minuti quest'oggi La avvertii tornando a sedermi sulla mia imponente poltrona in pelle scura. «Purtroppo il tempo minaccia di fare bufera e quelle povere piante non sono propriamente in grado di badare a loro stesse» Precisai con un cordiale sorriso sulle labbra che stava a nascondere un sonoro "non mi stressare troppo che ho da fare", anche se, nel caso in cui la ragazza si fosse voluta unire a me nella passeggiata verso le serre, non avrei di certo rifiutato. Chi poteva sapere se poi nel corso del tragitto i miei istinti più impuri sarebbero comparsi violentemente a disturbare la quiete della giornata. Amavo quando lo facevano.. -
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.Che fortuna, la Tassorosso era ben disposta a seguirmi nelle serre e già che c'era poteva promettere di farlo fino in capo al mondo, no? Magari così mi avrebbe convinto a passarle sotto banco un voto che superasse la "A" di: anche oggi hai fatto schifo. «Molto bene signorina, fra pochi minuti potremo scoprire se ci riuscirà» Allargai le labbra in un sorriso cordiale che non raggiunse gli occhi. Dire che ero pessimista su quanto appena promesso dalla biondina difronte a me era dir poco. Ahimè ero pienamente cosciente delle capacità, nonché dei limiti, della Duvall e nulla di buono si prospettava davanti a noi. Se avesse accidentalmente fatto prendere fuoco a dei giovani esemplari di Mandragora non mi sarei particolarmente stupito, ma speravo sinceramente che quel giorno avremmo avuto la fortuna di osservare un miracolo. “Sono certa che con il mio aiuto, si troverà a fare ritorno al castello in un baleno.”... Sì, come no. Le sopracciglia tradirono la mia espressione sollevandosi lievemente verso l'alto in un chiaro sentore di sfiducia verso tali parole. Diciamo che se fossi stato io a dirle sarebbero risultate certamente più credibili e rassicuranti, ma uscite dalle labbra color pesca della ragazzina avevano quel non so che di minaccioso. Apprezzavo però la sicurezza sprezzante con la quale aveva deciso di dirle nonostante sapesse bene pure lei che nella mia affascinante materia era tutt'altro che brava. «Ah, davvero signorina?» Domandai sarcastico posizionando una mano aperta sotto al mento per sostenerlo mentre la guardavo con aria decisamente divertita. «Non me ne ero accorto sa...» Proseguii punzecchiando la giovane donna nell'animo, nessuno amava che gli si facessero notare i propri fallimenti, ma chi ero io per non approfittarmi del mio ruolo per far soffrire e imbarazzare un po' le giovani menti che abitavano il castello? Che ce la stesse mettendo tutta non potevo esserne sicuro e detta fra noi lo dubitavo abbastanza visto l'accenno di ribrezzo che le si percepiva in volto ogni qual volta che la lezione verteva verso qualcosa che riguardava il terriccio o i fertilizzanti di drago, ma le avrei riservato il beneficio del dubbio. Erbologia non era una materia "pulita", certo che no, aveva i suoi lati scomodi e poco affascinanti, nemmeno a me riempiva il cuore di gioia fertilizzante il terriccio delle madragore con guano proveniente da svariate creature magiche, ma per avere il potere bisognava sporcarsi le mani e beh, l'erbologia costudiva in sé molto potere. Osservando le piante magiche crescere si poteva ammirare passo dopo passo l'avvicinarsi del potere, l'imminente tracollo dei propri nemici dovuto a un piccolo seme di una pianta velenosa posto accuratamente all'interno di una loro pietanza, o l'avanzare di una malattia incurabile in seguito all'assunzione prolungata di una pozione che non lasciava tracce, perché sì, cos'erano le pozioni senza le materie prime che servivano per la loro preparazione? Nulla e caso vuole che tali ingredienti siano spesso piante, semi, o parti vegetali di ciò che le mie sapienti e abili mani erano ormai in grado di far crescere ovunque. Un pizzico della pianta giusta polverizzato dentro una bevanda ristoratrice e persino il preside di Hogwarts sarebbe lentamente caduto verso il declino delle proprie forze mentali e fisiche. «Vede signorina...» Cominciai facendo schioccare la lingua prima di alzarmi in piedi e avanzare di qualche passo avanti e indietro per la stanza con le braccia raccolte al petto. «Dovrebbe provare a vedere l'erbologia come un mezzo per raggiungere un fine, più che un susseguirsi di scomodi compiti da svolgere per il mantenimento e la crescita di una noiosissima pianta...» Non era facile spiegarsi senza cadere in esempi decisamente non adatti alle orecchie di quei cari ragazzi ancora attaccati al seno della madre. «Storia della magia ad esempio è senza ombra di dubbio una materia interessante, ci fa conoscere frammetni di passato che altrimenti rimarrebbero a noi sconosciuti, ma concretamente cosa le può offrire oltre a una conoscenza teorica della storia e buoni voti a scuola?» Domandai cristallino alla ragazza cercando il suo sguardo ancora illuminato dalla scintilla della gioventù per incatenarlo al mio, color ebano. «So bene che voi Tassorosso non ambite quasi mai al diventare grandi, potenti o particolarmente temuti per le vostre capacità e con questo non voglio togliere nulla alla vostra nobile casa, avete certamente altri pregi» Tipo quelli di saper fare adorabili coroncine di fiori da poter posare sulle vostre sciocche testoline vuote, ahhh... cari dolci e inutili Tassorosso, almeno erano più sopportabili di quei petto gonfio dei Grifondoro, loro sì che erano famosi per essere la piaga del mondo magico con le loro manie di grandezza quando stando ai fatti valevano spesso meno di un avvincino senza tentacoli. «Ma se ci rifletterà un attimo potrà sicuramente giungere da se a ciò che l'erbologia può portare. Da dove vengono gli ingredienti per le pozioni più potenti e per gli antidoti più sorprendenti? Cosa potrebbero i guaritori con il solo sventolio della bacchetta? Purtroppo la magia da sola ha i suoi limiti, limiti che piccole foglie o radici sminuzzatte della pianta giusta possono abbattere per sempre!» Ogni volta che parlavo della materia che insegnavo mi si illuminavano gli occhi di una luce strana, era pura passione quella che provavo per ciò che facevo ed era persino in grado di cancellare quella fastidiosa parentesi che riguardava il dover sopportare quei noiosi bambini ogni giorno dell'anno. «Dubito sia un inclinazione naturale, può esserci qualcuno più portato di altri, ma con impegno e duro lavoro tutto si può ottenere e non siete forse famosi per questo voi Tassorosso?» Per una sola caratteristica erano ammirabili quei mollaccioni, non aveva senso sprecarla così. «Posso assicurarle signorina Duval che ora come ora lo sta perdendo eccome, è al suo sesto anno di studi e non ha ancora fatto tesoro di ciò che tale materia ha da offrirle, non le resta molto tempo. Ha già pensato a cosa vorrà fare una volta usicta da qui?».
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.L'affermazione riguardante l'incapacità di provvedere a sé stessa che la ragazza esternò senza troppo disagio nel tono mi strappò un sorriso, e chi di noi poteva realmente dirsi capace in tutto e per tutto di provvedere a sé stesso? Io per primo talvolta peccavo ancora in svariati aspetti della mia vita e paragonati agli anni che la Tassorosso aveva ancora davanti a sé prima di raggiungere la mia età, al posto suo avrei tirato un sospiro di sollievo, lei almeno era già giunta a una tale consapevolezza da riuscirlo ad ammettere, io al contrario lo avevo sempre negato sostenendo di essere perfettamente in grado di provvedere a me stesso e ai miei bizzarri bisogni, salvo poi lasciarmici travolgere violentemente e compiere azioni avventate che al mattino seguente mi pentivo di aver compiuto. Dire che non andavo fiero dell'uomo che ero diventato sarebbe stata una grande bugia, ma sapevo bene di non essere l'esempio lampante di persona equilibrata e ragionevole che tanti altri potevano invece vantarsi di essere. «Le assicuro che certe piante sono spesso più in grado di noi di provvedere a loro stesse, noi serviamo loro solo per conpiere quelle azioni che da sole non sono in grado di compiere» Cominciai allargando un sorriso e pizzicandomi il mento con la punta delle dita cercai un esempio pratico da esporle. «Veda le Madragore per esempio, sono in grado di organizzare festini, sono in grado di procurarsi cibo e talvolta persino alcolici quando entrano nella loro fase adolescienziale, ma non sono capaci di travasarsi da sole in tenera età ed è nostro compito colmare tale lacuna. Le veda un po' come dei bambini, che in tenera età non sono capaci di badare a loro stessi e necessitano delle cure dei loro genitori, ma che poi, crescendo, cominciano a camminare sulle loro gambe e si allontanano sempre più dai loro creatori per vivere la loro vita» Io almeno lo avevo fatto eccome, fin quando non ero stato in grado di provvedere a me stesso mi ero affidato alle cure di quella sgualdrina di mia madre, che sputando su tutto ciò che significava famiglia aveva ben pensato di farsene una parallela venendo meno ai suoi doveri di consorte nei confronti di mio padre, ma crescendo, crescendo col cazzo che avevo continuato a correre verso la sottana di quella donna per piangere acerbe lacrime di disperazione, niente affatto, avevo preso in mano la mia vita nel modo che più ritenevo utile in quel periodo e avevo cominciato a muovere i primi passi in solitaria. Non sempre mi avevano portato nella giusta direzione, talvolta ero inciampato, caduto a terra, ma ad ogni caduta seguiva un rialzarsi da terra e proseguire più determinati di prima per raggiungere quella porzione di mondo che avevo sempre ritenuto di meritare e diamine, guardatemi ora, se togliamo questo fastidioso asterisco che riguarda il dover insegnare a dei marmocchi troppo lenti di comprendonio ero arrivato veramente in alto, ma non mi sarei sicuramente fermato ora, nient'affatto. «Ad esempio, sì!» Sorrisi incoraggiante con un leggero brillio negli occhi scatenato da quell'inaspettata esternazione della Tassorosso. Per un attimo, per un breve attimo, visto come prontamente aveva poi tentato di ritrattare il tutto allontanandolo da sé, avevo creduto di aver trovato un anima affine che come me cominciava a individuare le vere potenzialità di tale materia, ma non mi sarei esposto troppo in merito, almeno non fin quando non sarei stato certo del reale pensiero della ragazza, che se si fosse rivelato concorde col mio avrebbe significato che a quella Tassorosso avrei potuto insegnare molto più di quanto la sua giovane mente avrebbe mai potuto immaginare. «Se fosse quel tipo di persona immagino l'erbologia potrebbe darle tanto, sì...» Come io d'altronde, la sua personale fonte di indispensabili nozioni per padroneggiare con sicurezza l'arte dell'Erbologia. «Non che sia una materia prettamente concentrata su tali scopi, questo è ovvio, come ogni cosa nella vita può essere utilizzata per fare del bene come per fare del male, anche se direi che la via del male non è uno di quegli argomenti raccomandati per un programma di studi» Sorrisi a mia volta con aria innocente, beh, innocente nei limiti di una faccia che ormai di fanciullezza non ricordava più nulla. «Sta forse insinuando che io sia un tipo arrendevole?» Domandai retorico in risposta all'uscita della ragazza, che determina le circostanze non avrei potuto lasciar capire che condividevo appieno. Chi vorrebbe insegnare quando il mondo esterno ha da offrire così tante opportunità, ma sono umile in fondo e capisco che questo è solo un piccolo impiccio da sopportare prima di continuare a scalare la vetta del successo personale. «Non ne dubito signorina, per questo ho deliberatamente deciso di utilizzare quel "quasi", sa ho conosciuto Tassorosso che grazie al loro duro lavoro sono andati molto lontano, il che va da se dovessero avere in loro pure tanta ambizione. La storia ci racconta persino che alcuni membri di tale rispettosa casa sono stati ammessi tra le fila del signore oscuro durante le guerre magiche, insomma, come dicevo prima, niente e nessuno è del tutto buono o cattivo, siamo composti da tante sfumature che ci rendono unici» Ora giuro che mi metto a vomitare arcobaleni, sarà meglio cambiare discorso. «Ministero eh? Molto interessante, non le nego che persino io punto prima o poi a riuscire ad entrare al ministero, sa applicare leggi, controllare che esse vengano rispettate, per non parlare poi dell'ufficio misteri, dentro quegli uffici si nascondono meraviglie che noi comuni maghi non possiamo nemmeno immaginare, tutte cose molto interessanti, non trova?» Domandai alzandomi e facendo segno alla ragazza di seguirmi mi diressi verso le serre per cominciare ciò che dapprima l'avevo informata avrei dovuto fare, ma essendo un signore, durante il tragitto che portava dal mio ufficio alle serre, dove il porticato del castello si interrompeva lasciandoci esposti alle intemperie esterne, feci comparire un ampio ombrello incantato sulle nostre teste per proteggerle al meglio durante il tragitto.SPOILER (clicca per visualizzare)Se vuoi citare l'arrivo alle serre puoi decidere te in quale entrano, mi adeguerò di conseguenza ehehe..
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.“Affascinanti creature. Così dannatamente letali.” Un sorrisetto appena accennato mi smosse gli angoli della bocca. Riflessione a dir poco originale per una giovane ragazza come quella che mi ritrovavo davanti. Aveva lineamenti dolci e fanciulleschi, ma sembrava nascondere una qualche passione repressa per ciò che altri avrebbero ritenuto inopportuno pensare. «La invito a prestare attenzione a ciò che dice in giro, persone un po' limitate e bacchettone potrebbero farsi un idea sbagliata di lei...» Questa volta sorrisi più apertamente in un espressione allusiva che non lasciava spazio a fraintendimenti. Il mio era un vero e proprio avvertimento, non un giudizio o un rimprovero, solo un: Fai attenzione, non tutti potrebbero capirti. Io per primo alla sua età avevo cominciato a mostrare un certo interesse per tutto ciò che poteva essere moralmente di dubbio gusto, guadagnandomi così parecchie occhiatacce da professori mentalmente ottusi e una leggera diffidenza da parte di adulti e ragazzi in generale. Col tempo avevo imparato a far trasparire di me soltanto il "meglio", ovvero la versione noiosa e accettabile dai più, mi ero fatto furbo e avevo smesso di condividere con chiunque il mio punto di vista o la mia curiosità e difatti le occhiatacce avevano cessato di seguirmi come pure la diffidenza generale che le persone provavano nei miei confronti. Ora questo poteva forse non essere il caso della ragazza, non potevo saperlo con certezza e farmi un idea su di lei e sulla sua mente basandomi solo su poche frasi buttate lì sarebbe stato sciocco e presuntuoso, ma avvertirla di diffidare dei pareri altrui non avrebbe potuto farle alcun male, al più l'avrebbe potuta prendere come un fraintendimento da parte mia, nulla di strano insomma. Comprensibile. «Sa... non saprei dirle se nella vita mi sia mai sentito realmente appagato, temo di essere una persona fin troppo ambiziosa, ad ogni traguardo si crea immediatamente un nuovo obbiettivo da raggiungere, quindi no, temo non sarò mai abbastanza appagato o soddisfatto della posizione che mi ritroverò a ricoprire» Le confidai sincero non vedendoci nulla di male nel piantare il seme dell'ambizione in giovani maghi che altrimenti avrebbero potuto decidere di vivere una vita banale e sciapa come un piatto di minestra preparata da mani poco capaci, un gran schifo insomma. “Ne sono a conoscenza. Tutte e quattro le casate hanno formato maghi oscuri. Sono appassionata di questo argomento da molti anni.” «Cosa nello specifico l'affascina?» Domandai curioso questa volta senza ricordarle l'avvertimento di poco prima, essendo ormai chiaro che io non ero uno di quei docenti che avrebbero visto di cattivo occhio una simile curiosità da parte dei propri studenti. Quella era una scuola e come tale era giusto che le loro curiosità, moralmente accettabili o meno che fossero, venissero nutrite ed io sarei stato per loro la responsabile figura che li avrebbe spinti a percorrere sempre a testa alta tali vie del sapere. Il loro eroe senza macchia insomma. Questo si che mi appagava. «Non dispiace nemmeno a me, ma purtroppo ai miei abiti di sartoria non piace affatto temo» Affermai divertito coprendo con l'ombrello incantato il capo di entrambi per evitare che la pioggia ci bagnasse.
Feci strada alla Tassorosso fino alla serra numero otto, quella che fra tutte nascondeva più piante in grado di alterare lo stato mentale di chi ci entrava, una di quelle serre che amavo definire "interessante", perché lì si che il potenziale della mia amata materia era visibile persino all'occhio meno allenato. «Cosa mi ha portato qui ad Hogwarts chiede? Beh... non è forse qui che le vostre giovani menti vengono più... hum... condizionate nel bene o nel male?» Domandai a mia volta retorico fissando la ragazza con i miei penetranti occhi scuri come la pece. «Non voglio certo vivere in un mondo magico popolato da ignoranti...» Esclamai poi con disinvoltura per potare la ragazza a credere che le mie intenzioni fossero pure e forse solo un pelo presuntuose. «Qualcuno dovrà pur formarvi a dovere, non trova?» Continuai scherzando con tono leggero mentre aprivo la porta della serra per lasciar entrare la ragazza facendomi precedere di pochi passi. «Non abbia fretta» Le sorrisi amichevolmente prima di farle cenno di seguirmi verso il fitto della serra. «Qui potrà avere prova di quanto l'erbologia possa essere sottovalutata da molti. Vede quelle piante?» Indicai un punto non troppo distante da noi sulla sinistra dove, bellissime e sinuose, si ergevano un paio di esemplari di Calea Casus. «Quelle che paiono muoversi pur non essendoci vento» Uniche nel loro genere e incredibilmente sottovalutate. «Fra non molti minuti completeranno il loro ciclo di "ricarica interiore" e rilasceranno delle spore in grado di confondere a tal punto la mente umana da convincerci di star vivendo un qualcosa che in realtà avrà luogo solo nelle nostre teste, non le trova affascinanti?» Chiesi fissandole con occhi carichi di meraviglia. «Come tutto del resto potrebbe venir usata per scopi benevoli o malvagi, sta a noi decidere che uso farne, di base è solo una pianta con strabilianti capacità magiche, ma siamo noi maghi a scegliere come usarle» Tutto il potere era nelle nostre mani quando decidevamo di utilizzare mezzi magici tendenzialmente neutri, ma decidere di manipolarli affinché mostrassero il loro vero potenziale non era da tutti, serviva un mago deciso e sicuro delle proprie idee per farlo, altrimenti si rischiava che le piante stesse o gli oggetti magici vari tentassero di ribellarsi a noi facendoci diventare non più i carnefici bensì le vittime della loro magia.. -
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.«Si immagini un arcobaleno pieno di colori e più o meno si avvicinerà a ciò che intendo dire con "colorite"» Sorrisi amaramente incrociando le braccia al petto con fare disinvolto. Non avevo mai sperato che gli studenti mi eleggessero professore dell'anno o che per loro potessi essere un porto sicuro sul quale approdare ogni qualsivoglia volta ne avessero sentito la necessità per farsi dare pacche sulla schiena e ricevere consigli paternali, ma un minimo di gratitudine per quanto insegnavo loro l'avrei gradita. Non ero il tipo da pacche sulle spalle e mi sarei sentito a dir poco un coglione a riservare loro certi trattamenti, a quel punto mi sarebbe bastato indossare abiti di panno rossi e piazzarmi una bella barba finta color bianco ottico in faccia e il gioco sarebbe stato fatto, mi sarebbe mancato poi solo indurre bambini a sedersi sulle mie gambe e far loro regali e nessuno mi avrebbe più distinto da quella figura tanto pacchiana dei babbani al quale invidiavo di fatto solo la parte riguardante ragazze in braccio a lui, si... ragazze, perché un minimo dovevano averlo conosciuto il mondo prima di diventare interessanti per me, dopotutto l'odore di latte non mi era mai piaciuto molto e si sa, gli infanti piangono, piangono molto ed è tipo impossibile spegnerli, perciò sì, decisamente meglio più grandicelle. Feci spallucce al commento sui genitori incapaci, come darle torto d'altronde? Tuttavia mi limitai a ciò perché farle capire che ritenevo la stragrande maggioranza degli studenti e dei genitori dei veri e propri imbecilli mi sarebbe sembrato come espormi troppo. «Non lo moderi signorina, non con me almeno, certe lingue affilate dovrebbero rimanere sempre tali» Certo quello non era il modo più facile di farsi tanti amici, ma ci si sarebbe potuti vantare davanti allo specchio di essere sempre rimasti noi stessi nonostante le occhiatacce delle persone.
«È orribile, ha ragione, ma lei non dovrà temere nulla di tutto ciò» La guardai rivolgendole quello che doveva essere un sorrisetto rassicurante, un qualcosa di così estraneo al mio volto che mi fece sentire parecchio a disagio, brrr... come facevano certe persone a compiere simili interazioni per la maggior parte della loro giornata senza sentirsi dei completi idioti?
La guardai fare silenziosamente un piccolo passo in avanti verso la pianta in attesa di rilasciare le sue spore velenose e poi un altro e un altro ancora fino ad arrivarle davanti. Bastò attendere una manciata di secondi e subito dalle foglie della Calea Casus venne rilasciato un gas vaporoso incolore che fece immediatamente perdere i sensi alla ragazza davanti a me. Attesi che il getto di gas fosse quasi terminato prima di seguirla, assicurandomi così una confusione mentale ben più leggera rispetto a quella della Tassorosso che al contrario aveva inalato quel ciclo di spore per intero, un trucchetto imparato col tempo dopo tanta esperienza e tentativi andati non sempre a buon fine dove cercavo di apprendere il modo migliore per affrontare le visioni che tale pianta inviava al nostro cervello umano, una magia così curiosa e potente della quale non avrei potuto fare a meno di interessarmi. Ahh, la ricerca del potere, quale bevanda avvelenata tanto dolce e corrosiva al tempo stesso.
Ci ritrovammo catapultati in un'altra epoca, un epoca lontana e pericolosa. Mi vidi bene dal farmi notare dalla Tassorosso già stretta fra le mani forti e vincolanti di due uomini corpulenti che la trascinavano contro la sua volontà verso la sua fine. Mi mischiai guardingo e silenzioso fra la folla con un cappello scuro a coprirmi in parte il volto mentre la osservavo per capire ciò che alla fine avrebbe fatto, quanto il suo spirito si sarebbe rivelato combattivo e quanto fino all'ultimo avrebbe vantato o meno la sua vera natura. Capii che ci dovevamo trovare in uno di quei tanto ignobili e immondi processi alle streghe non appena vidi svariati pali di legno ergersi al di sopra di pile ordinate di legna secca altamente infiammabile. Che poi, definirli processi era piuttosto inesatto visto che chi veniva legato a uno di quei pali difficilmente ne sarebbe mai disceso sulle sue gambe, non per camminare almeno, no, quelli non erano processi, erano vere e proprie condanne a morte prive di una qualsivoglia reale giustificazione e per cosa poi? Paura? Ahh, un giorno noi maghi saremmo finalmente riusciti a raggiungere ciò che da sempre ci sarebbe dovuto appartenere, il potere di dominare sui poveri umani privi di magia che per quanto si sforzassero di stare al nostro passo o addirittura superarci grazie a ingegnose scoperte scientifiche e tecnologiche, non avrebbero mai e poi mai potuto competere realmente contro di noi, un po' come se le loro gambe fossero state legate giusto poco prima di dare il via alla corsa per la supremazia di razza. Poveri illusi, apprezzavo ciò che erano in grado di fare senza l'ausilio della magia, si erano da sempre parecchio ingeniati, ma da qui a definirli nostri pari la strada era veramente molto lunga e tortuosa, una salita troppo ripida per poterla risalire. «Lei si trova qui oggi perché accusata di stregoneria» Strillò una voce maschile sovrastando il vociferio della folla che subito parve come ammutolita dinnanzi l'imponenza del suo tono. La Tassorosso che soli pochi attimi prima si era incamminata verso l'ignoto era ora legata stretta a un palo verticale dal quale non si sarebbe mai potuta liberare se fosse stata una babbana qualunque. Mi avvicinai di qualche passo rimanendo però nell'ombra per lasciar affrontare la situazione alla ragazza, ero curioso, molto curioso di vedere come si sarebbe comportata. «Come si dichiara?» Pfff, che domanda sciocca, come se qualsiasi cosa dicesse non fosse già condannata a morte. «Suo padre sostiene lei non sia una vera strega e che ci sbagliamo ad averla processata per stregoneria...» Indicò con una mano un signore smilzo e pallido già in ginocchio a pochi passi da lui intento a implorare silenziosamente pietà per la figlia. Una risata sprezzante si diffuse fra le fila di persone che ora avevano ripreso a vociferare fra loro indicando Ruby con fare di scherno. «bruciatela viva!» Gridò una donna paffuta dalla chioma color mogano. «È una schifosa strega! Uccidetela» Le diede manforte un vecchio rugoso che a malapena riusciva ancora a sostenere il suo peso sulle ricurve ginocchia avvizzite. «Ebbene? Vuole professarsi innocente in un qualche modo?» Domandò l'uomo che da prima aveva messo a tacere la folla con la sua sola presenza e che ora, limitandosi a pacati gesti con la mano destra, li invitava a calmarsi per far parlare la strega prima di ardere della fanciulla corpo e anima. Come si sarebbe dichiarata? E quanto a caro avrebbe avuto la sua vita? Magari pur di sopravvivere avrebbe dichiarato il falso sperando in un'assoluzione delle sue presunte colpe, forse pur di salvarmi io stesso lo avrei fatto, per poi attendere il momento migliore per far pagare a tutti i loro peccati come se la mano che si sarebbe mossa contro di loro munita di catalizzatore fosse la mano stessa del signore.. -
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.Mettere alla prova le persone mi era sempre piaciuto, trovavo affascinante osservare ciò che facevano se messe alle strette, capire cosa avrebbero scelto se pensavano che da una loro decisione sarebbero potute dipendere le sorti della loro vita. L'essere umano era così fragile e incline alla rottura sia mentale che fisica alla minima pressione che nulla mi dava più piacere che osservare i miei simili brancolare nel buio alla ricerca di una soluzione ai loro problemi. Per tutto il pomeriggio avevo messo alla prova la Tassorosso presentatasi nel mio ufficio e per tutto il pomeriggio avevo scorto in lei un qualcosa di singolare, una fiammella che le illuminava lo sguardo in un modo così simile a quello che ricordavo di aver percepito in me in giovane età che mi aveva in un qualche modo incuriosito. Volevo capire se era stata solo la mia immaginazione mista alle sue parole ambigue a farmi immaginare il tutto o se invece in lei poteva esserci realmente del potenziale e che quindi poteva valere la pena lavorarsela un poco affinché si fidasse prima di me e poi perché no del credo che mi ero ripromesso avrei portato avanti. Il nostro era ancora un lavoro in alto mare, un cantiere con dalla sua solo solide basi sulle quali piantare le fondamenta e poco più, ma eravamo decisi e agguerriti a prendere il controllo del mondo magico in un modo o nell'altro. Avremmo allargato la nostra rete di contatti e adepti e se per farlo bisognava portare dalla nostra perfino dei marmocchi o troppo stupidi da riuscire a pensare con la propria testa, o abbastanza intelligenti da capire cos'era meglio per il futuro della magia, beh, lo avremmo fatto. Quello era il nostro bene superiore e sarebbe valsa la pena di tentare il tutto e per tutto pur di vederlo risplendere. Ironia della forte o fortuna sfacciata la pianta dalle spore velenose parve spalleggiarmi in quella mia ricerca tanto singolare e decise di portare entrambi in una qualche epoca passata dinnanzi una delle barbarie più disgustose di sempre. Decisi di mischiarmi fra la folla per vedere cosa la ragazza dai biondi capelli avrebbe deciso di fare e non mi mossi di un solo passo quando con modi bruschi e frettolosi la legarono ben salda a un palo ricavato dal legno di chissà quale albero con una corda altrettanto resistente affinché la fanciulla sospettata di stregoneria non si potesse liberare. Lo trovavo ironico come metodo di imprigionamento, perché avrebbe funzionato realmente solo su streghe ancora troppo deboli e inesperte per castare incanti non verbali senza l'uso di bacchetta o non streghe, il che era a dir poco divertente se si pensava che quei coglioni per la stra grande maggioranza del loro tempo si erano divertiti ad abbrustulire loro simili ignari che le vere streghe stavano probabilmente bevendo calici ricolmi di whisky incendiario alla faccia loro al calduccio nei loro ripari improvvisati del tempo. Babbei. Gli umani non magici erano tanto intelligenti quanto stupidi e senza un benché minino briciolo di buon senso alle volte. Osservai ancora guardingo e silenzioso lo svolgersi degli eventi e non mi sorpresi affatto quando dalla folla cominciarono ad alzarsi insulti e incitamenti alla morte della sospetta strega e non mi stupii neppure quando il padre di lei -o almeno quello che l'allucinazione aveva deciso di appiopparle- si inginocchiò ai piedi dell'esecutore della sentenza per implorare pietà per la figlia. «La prego signore, la prego» Biascicò piangendo tirandosi i capelli stretti fra le ricurve dita. «Ha solo dei modi di fare un po' eccentrici, ma non è una spostata, non sa cosa sta dicendo ora, è agitata» Disse il vecchio nel tentativo di appianare gli animi decisamente riscaldati dalle parole inaspettate della giovane donna che con ferocia e grinta aveva abbaiato a tutti quanti quanto fosse disgustata da loro e che piuttosto che portare i loro figli in grembo avrebbe preferito morire. Interessante. Veramente molto interessante e inaspettata come reazione da parte di colei che stando agli stereotipi delle case di Hogwarts sarebbe dovuta essere molto più pacata e sensibile nei modi di fare, ma che invece ora sarebbe stata in grado di tenere testa al più sfacciato dei Grifondoro e al più spietato dei Serpeverde. Interessante. Mi ripetei silenzioso in testa continuando a osservare rapito la sua spassosa scenetta di fuoco e fiamme. Presto a bruciare non sarebbero stati loro però e quindi sarebbe stato particolarmente interessante scoprire se ciò che sosteneva ora sarebbe stata in grado poi di mantenere mentre le fiamme calde e ustionanti avrebbero cominciato a bruciarle le caviglie. «Tesoro mio, ti prego, di loro la verità, di loro che si sbagliano, tu non sei uno scherzo della natura, tu sei come me sei una persona qualunque come tutti noi, non una spostata, diglielo» La supplicò questa volta direttamente rivolgenole uno sguardo apprensivo degno di un vero e proprio genitore, non che io ne avessi mai visto uno rivolto a me, ma quelli che di tanto in tanto avevo visto sul volto dei genitori di un qualsiasi moccioso gli somigliavano abbastanza.
La folla ricominciò a inveire contro la giovane donna e incurante delle preghiere del padre l'uomo designato per emettere la sentenza prese in mano una fiaccola e dopo averla accesa la mostrò alle svariate dozzine di persone presenti in piazza chiedendo loro se fosse giunta l'ora di bruciare la strega. Dalla folla si innalzarono solo urli d'assenso e la fiaccola si abbassò fino a sfiorare i primi legnetti alla base della struttura che subito presero fuoco risalendo lenti e minacciosi verso le punte dei piedi nudi della ragazza. Che avrebbe fatto? Ero così curioso che quasi quasi avrei atteso un altro po'.. -
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