Quando, due giorni fa, gli era arrivato un gufo con un biglietto anonimo non ci aveva messo molto a capire chi fosse il mittente. Dopo averlo letto lo aveva gettato nell' immondizia, non gliene fregava un cazzo di quello che voleva la Métis e, di certo, non gli doveva alcun tipo di favore. Non era in sé quando l'aveva morsa, nemmeno si ricordava di averlo fatto, quindi che voleva da lui? Il suo cane da guardia gli aveva rotto i coglioni a sufficienza, anche a lezione di Cura lo aveva intimato a starle lontano, come se a lui andasse di condividere la stessa aria di quella stronza. Ma per favore. Per due mesi era stato in pace, non aveva sentito la sua voce stridula e, a parte le occhiatacce scambiate con il Dragonov durante gli allenamenti, non aveva avuto contatti con nessuno dei due. L' unica cosa che voleva sapere era se si era trasformata, in quel caso sarebbe stato in guai grossi se qualcuno lo avesse detto a suo padre visto che, una delle regole base degli Harris, era non trasmettere, per nessuna ragione, la maledizione ad una donna. Cosa che lui aveva fatto. Era per questo che aveva deciso di incontrarla, oltre al fatto che sarebbe stato divertente vedere la faccia dell'altro mannaro se mai fosse venuto a conoscenza del loro incontro segreto. Nonostante la sua impulsività, David era pur sempre una serpe e aveva imparato che, a volte, era meglio usare la testa, soprattutto dopo quello che era successo in estate. Così, aveva preso il foglietto dalla spazzatura e lo aveva conservato in un luogo sicuro, magari un giorno gli sarebbe stato utile, chi poteva dirlo. Anche se forse era meglio che Axel restasse all'oscuro di tutto. Ne aveva fin sopra le palle dei suoi modi di fare e ogni volta che si vedevano rischiavano di prendersi a mazzate, il sapere che si era visto con la Métis avrebbe avuto conseguente pesanti e, questa volta, uno dei due non sarebbe sopravvissuto. E poi non gli andava di rovinare la squadra, già c'erano delle tensioni interne e mettere altra benzina sul fuoco non era proprio il caso. Il Quidditch era una delle poche cose a cui si poteva dire tenesse. Ma c'era da aspettarlo da uno sportivo come lui.
Alle cinque del pomeriggio era quasi buio, la luna già visibile in cielo. David la guardò per un attimo, rilassando le spalle e facendo un tiro di sigaretta. L'aveva accesa poco fa, gli serviva per rilassare i nervi visto che l'avvoltoio aveva l'innata capacità di farlo sbottare con due parole. Era sempre stato uno dall' incazzatura facile, ma quella bionda ossigenata gli faceva salire il sangue alla testa in tempi relativamente brevi. Peccato che non potesse più permetterselo, la bestia dentro di lui non andava risvegliata. Da quando si era trasformato la sua voglia di uccidere era aumentata e, presto o tardi, lo avrebbe fatto di nuovo. Non uno studente però, rischiava troppo.
Camminava lento, farla aspettare era il minimo. E poi era lei a volere un favore da lui, non il contrario, quindi avrebbe fatto meglio a non farlo incazzare e a prosi nel modo giusto, altrimenti col cazzo che sarebbe stato lì ad ascoltarla. Dopo aver girato in tondo per altri dieci minuti, si diresse alla Stanbega. Era arrivato solo mezz'ora dopo l'orario stabilito, gentile da parte sua. La vide subito, era appoggiata con la schiena vicino ad un albero. Sembrava nervosa.
Paura che ti mandi a fanculo? Probabilmente lo avrebbe fatto. Buttò il mozzicone di sigaretta per terra e resa nota la sua presenza
. «Dimmi avvoltoio, in questi mesi hai perso anche l' ultimo neurone che avevi?» La provocò, fermandosi a pochi passi da lei. Incrociò le braccia al petto e la guardò con tutto lo sdegno di cui era capace, per lui, quella bionda ossigenata, era al pari di un insetto.
«Il tuo cane da guardia sa che hai chiesto di vedermi?» Si aspettava un no come risposta. Per quanto gli dolesse ammetterlo la Métis non era stupida e conosceva abbastanza il suo ex compagno di stanza da sapere che non avrebbe mai permesso una cosa del genere, non dopo il modo in cui lo aveva aggredito mesi fa. Quel bastardo aveva perso la testa per una ragazza. Patetico.
«Che vuoi da me?» Andò diritto al punto. Non gli andava di perdere altro tempo in compagnia di quell'essere, aveva di meglio da fare: dormire.