A favor. David

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    01/10/2022

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    Forma di lupo o meno quel che i miei occhi avevano osservato per tutta la durata della precedente luna piena poteva chiamarsi in un solo modo, sofferenza. La sofferenza di una persona amata e impossibilitata a mantenere il controllo di sé e del suo corpo animale. Non era stato per nulla facile vederlo contorcersi dal dolore e dalla furia della bestia che gli montava dentro sapendo di essere impossibilitata ad aiutarlo. Cosa avrei potuto fare io per lui quella sera? Nulla, questa era la verità, ma ora, ora che la luna era passata e che già su di me avevo testato la pozione antilupo di mia produzione con esito positivo, o per lo meno immaginavo fosse così visto che non avevo avuto alcun effetto collaterale simile alla morte, potevo dire quasi per certo di poterlo aiutare. Dovevo solo testare la pozione ancora una volta per poter capire se sul serio funzionava su un qualsiasi lupo mannaro, o se invece poteva nascondere in sé ancora qualche piccolo errore. Lo dubitavo e anzi, dopo tutto quel tempo passato ad allenarmi e a studiare ogni aspetto della sua preparazione mi ritenevo piuttosto sicura di me, ma la sicurezza non era mai troppa e prima di consegnarlo a una persona tanto scettica e convinta che nulla potesse aiutarla, come era Axel, dovevo essere certa al cento per cento che quella che avrei consegnato fra le sue mani sarebbe stata davvero la soluzione definitiva ai suoi problemi. Non mi illudevo, sapevo bene che nonostante tutto lui avrebbe insistito sul fatto che tale pozione non aveva più effetto ormai da anni sulla sua persona, ma la Stojnov era stata chiara, non esistevano eccezioni e qualsiasi lupo mannaro rispondeva positivamente a quel preparato ed era per tale motivo che ormai da secoli era considerata l'unica pozione in grado di sedare l'indole feroce e famelica di sangue dei lupi mannari e quindi, nonostante il Bulgaro fosse convinto del contrario, l'antilupo avrebbe funzionato eccome su di lui e gli avrebbe finalmente permesso di fare pace, almeno in parte, con la sua maledizione.
    Ci avevo pensato a lungo, avevo riflettuto su quanto poco etico sarebbe stato usare una persona come cavia da laboratorio ed ero giunta alla conclusione che non lo era affatto, ma se la pozione era preparata alla perfezione e diamine, lo era eccome... ne ero certa, non sarebbe successo assolutamente nulla di male alla cavia e anzi, avrebbe dovuto ringraziarmi visto che gli avrei offerto una dose totalmente gratuita di antilupo, che tra parentesi, se non registrati al ministero e quindi presenti su una qualche lista della scuola che garantiva mensilmente la pozione a tutti gli iscritti, costava veramente tanto procurarsela. Mi ero così convinta che la cavia che faceva al caso mio era proprio la persona che aveva reso possibile che io assistessi alla trasformazione di Axel, ovvero David, colui che pochi mesi prima, privo di autocontrollo e dominato totalmente dal lupo che c'era in lui, mi aveva morso al fianco durante una notte di luna piena. Se lui fosse morto a seguito di un qualche problema della pozione mi sarei sentita sicuramente meno in colpa di quanto non avrei potuto sentirmi se a farlo fosse stata una qualsiasi altra persona e quindi beh, alla fine avevo scelto proprio lui e in fin dei conti considerando ciò che aveva fatto mi doveva proprio un bel favore. Scrissi così dopo lunghe settimane di indecisione una lettera al ragazzo e senza firmarmi col mio nome -sempre perché la sicurezza non è mai troppa- gli chiesi di raggiungermi alla Stamberga Strillante, un posto in un qualche modo discreto e sicuramente lontano dalle orecchie che sembravano essere nascoste in ogni mattone del castello.

    I minuti passavano e l'orario prestabilito -le diciassette in punto- si avvicinava sempre più e il mio stomaco, nemmeno a dirlo, cominciava a contorcersi dall'agitazione. Non avevo paura di lui nonostante quanto avesse fatto e nemmeno gliene facevo troppo una colpa, lui non poteva controllarsi quella notte e chiunque al suo posto sarebbe stato schiacciato dall'istinto della bestia, ma tra di noi non era mai corso buon sangue e quindi temevo seriamente la possibilità che al vedermi appoggiata al tronco di un albero poco distante dall'ingresso della catapecchia avrebbe fato velocemente dietrofront e questo non potevo permettermelo. Non se volevo consegnare nelle mani del Bulgaro una pozione perfettamente testata e sicura.

    ★ ★ ★
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    Edited by Skylee. - 2/12/2022, 14:24
     
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    Quando, due giorni fa, gli era arrivato un gufo con un biglietto anonimo non ci aveva messo molto a capire chi fosse il mittente. Dopo averlo letto lo aveva gettato nell' immondizia, non gliene fregava un cazzo di quello che voleva la Métis e, di certo, non gli doveva alcun tipo di favore. Non era in sé quando l'aveva morsa, nemmeno si ricordava di averlo fatto, quindi che voleva da lui? Il suo cane da guardia gli aveva rotto i coglioni a sufficienza, anche a lezione di Cura lo aveva intimato a starle lontano, come se a lui andasse di condividere la stessa aria di quella stronza. Ma per favore. Per due mesi era stato in pace, non aveva sentito la sua voce stridula e, a parte le occhiatacce scambiate con il Dragonov durante gli allenamenti, non aveva avuto contatti con nessuno dei due. L' unica cosa che voleva sapere era se si era trasformata, in quel caso sarebbe stato in guai grossi se qualcuno lo avesse detto a suo padre visto che, una delle regole base degli Harris, era non trasmettere, per nessuna ragione, la maledizione ad una donna. Cosa che lui aveva fatto. Era per questo che aveva deciso di incontrarla, oltre al fatto che sarebbe stato divertente vedere la faccia dell'altro mannaro se mai fosse venuto a conoscenza del loro incontro segreto. Nonostante la sua impulsività, David era pur sempre una serpe e aveva imparato che, a volte, era meglio usare la testa, soprattutto dopo quello che era successo in estate. Così, aveva preso il foglietto dalla spazzatura e lo aveva conservato in un luogo sicuro, magari un giorno gli sarebbe stato utile, chi poteva dirlo. Anche se forse era meglio che Axel restasse all'oscuro di tutto. Ne aveva fin sopra le palle dei suoi modi di fare e ogni volta che si vedevano rischiavano di prendersi a mazzate, il sapere che si era visto con la Métis avrebbe avuto conseguente pesanti e, questa volta, uno dei due non sarebbe sopravvissuto. E poi non gli andava di rovinare la squadra, già c'erano delle tensioni interne e mettere altra benzina sul fuoco non era proprio il caso. Il Quidditch era una delle poche cose a cui si poteva dire tenesse. Ma c'era da aspettarlo da uno sportivo come lui.
    Alle cinque del pomeriggio era quasi buio, la luna già visibile in cielo. David la guardò per un attimo, rilassando le spalle e facendo un tiro di sigaretta. L'aveva accesa poco fa, gli serviva per rilassare i nervi visto che l'avvoltoio aveva l'innata capacità di farlo sbottare con due parole. Era sempre stato uno dall' incazzatura facile, ma quella bionda ossigenata gli faceva salire il sangue alla testa in tempi relativamente brevi. Peccato che non potesse più permetterselo, la bestia dentro di lui non andava risvegliata. Da quando si era trasformato la sua voglia di uccidere era aumentata e, presto o tardi, lo avrebbe fatto di nuovo. Non uno studente però, rischiava troppo.
    Camminava lento, farla aspettare era il minimo. E poi era lei a volere un favore da lui, non il contrario, quindi avrebbe fatto meglio a non farlo incazzare e a prosi nel modo giusto, altrimenti col cazzo che sarebbe stato lì ad ascoltarla. Dopo aver girato in tondo per altri dieci minuti, si diresse alla Stanbega. Era arrivato solo mezz'ora dopo l'orario stabilito, gentile da parte sua. La vide subito, era appoggiata con la schiena vicino ad un albero. Sembrava nervosa. Paura che ti mandi a fanculo? Probabilmente lo avrebbe fatto. Buttò il mozzicone di sigaretta per terra e resa nota la sua presenza. «Dimmi avvoltoio, in questi mesi hai perso anche l' ultimo neurone che avevi?» La provocò, fermandosi a pochi passi da lei. Incrociò le braccia al petto e la guardò con tutto lo sdegno di cui era capace, per lui, quella bionda ossigenata, era al pari di un insetto. «Il tuo cane da guardia sa che hai chiesto di vedermi?» Si aspettava un no come risposta. Per quanto gli dolesse ammetterlo la Métis non era stupida e conosceva abbastanza il suo ex compagno di stanza da sapere che non avrebbe mai permesso una cosa del genere, non dopo il modo in cui lo aveva aggredito mesi fa. Quel bastardo aveva perso la testa per una ragazza. Patetico. «Che vuoi da me?» Andò diritto al punto. Non gli andava di perdere altro tempo in compagnia di quell'essere, aveva di meglio da fare: dormire.

     
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    David era in ritardo e la cosa non mi stupiva nemmeno troppo. Purtroppo conoscevo bene il suo totale rifiuto verso le imposizioni di qualsiasi genere e l'anno precedente avevo usato quel suo stesso difetto per tormentarlo. Mi divertivo a vederlo soffrire e arrancare quando non poteva sottrarsi a quelle tanto odiate regole. Forse poteva fregarsene se ero io a dirgli di smettere di fare un qualcosa che andava contro al regolamento scolastico ma ovviamente non poteva fare lo stesso se a ordinarglielo era il vicepreside in persona e io solo sapevo quanto adoravo disturbarlo ogni qual volta che David disubbidiva agli ordini di un prefetto. Ora però le cose erano cambiate, io ero cambiata e durante quel primo mese e mezzo di scuola avevo avuto la mente troppo occupata da altri pensieri per concentrarmi sul come infastidire tutti gli studenti poco rispettosi delle regole e anzi, ora mi sarebbe servito proprio l'aiuto di uno di loro. Ero quasi certa che la pozione antilupo fosse perfetta ma visti i risvolti inaspettati accaduti durante la prima notte di luna piena del mese precedente, dove per chissà quale motivo che ancora non capivo non mi ero trasformata, non potevo dare per assodato al cento per cento il corretto funzionamento del preparato. Per questo necessitavo di un qualcuno del quale non mi preoccupassero troppo le sorti, certo, non avrei mai lasciato morire volontariamente nemmeno David, ma se gli fosse venuto il mal di pancia o se il controllo durante la trasformazione non fosse stato totale, poco me ne sarebbe importato e almeno così avrei saputo cosa migliorare ancora prima di poterlo rifilare ad Axel. Non sarebbe stata un impresa facile farlo e nella mia mente era balenato persino il pensiero di provare di sostituire la sua antilupo con la mia senza che se ne rendesse conto, ma lo ammetto, le conseguenze nel caso mi avesse scoperto mi spaventavano molto più del dover tentare di farlo ragionare a parole davanti a fatti evidenti. «Sei in...» Non appena vidi il ragazzo arrivare mi obbligai a soffocare la parola ritardo fra le labbra, non era il caso di iniziare fin da subito a litigare e tentare di mantenere l'imminente trattativa appetibile al Serpeverde era per me fondamentale, per questo preferii lasciar correre sul suo ritardo nonostante quella fosse una di quelle cose che come poche era in grado di indispormi di più. «Non credo mi serva il suo benestare per parlare con qualcuno» Sibilai alzando con fare deciso lo sguardo dal terreno per puntarlo sul viso del ragazzo. In parte il Serpeverde aveva però ragione, Axel non sarebbe stato per nulla contento nel caso fosse venuto a conoscenza di tale incontro, mi aveva ripetuto più volte di stargli lontana se non volevo che gli staccasse la testa dal collo finendo ciò che in estate aveva cominciato, ma quell'incontro era necessario per il suo bene e quindi, pure se in un modo contorto, ciò che stavo facendo lo stavo facendo solo per lui e un giorno forse mi avrebbe addirittura ringraziato. «Diciamo che potrei avere un favore da chiederti e beh... visto che mi hai quasi fatto morire dissanguata condannandomi a un'intera esistenza all'ombra di una bella maledizione... credo che sarebbe quantomeno carino da parte tua se seppellissi l'ascia di guerra e mi venissi incontro, non trovi?» Mi costrinsi a far comparire un leggero sorrisetto tirato sul volto in segno di bandiera bianca da parte mia. Il ragazzo non poteva sapere che alla fine per chissà quale motivo la maledizione sembrava non aver attecchito su di me e andava bene così, mi serviva che continuasse a credere il contrario almeno per un po'. «Per motivi che non intendo stare a spiegare non posso iscrivermi al ministero per farmi consegnare della pozione antilupo gratuitamente dalla scuola e quindi ho provato a crearmela da sola...» Cominciai a parlare staccandomi dal tronco dell'albero per fare qualche piccolo passo in direzione del Serpeverde. «L'ho già testata su di me, ma non saprei dire se abbia funzionato del tutto o meno e quindi volevo chiederti se potevi provare ad assumerla pure te che al contrario di me hai già avuto modo di vivere una trasformazione senza averla assunta» Già. Proprio quella fatidica e prima trasformazione che mi era costata una bella cicatrice sul fianco sinistro. «Mi serve un parere esterno e beh, oltre ad Axel tu sei l'unico mannaro che conosco. Te lo chiedo per favore. Lo sai pure te che me lo devi...» Alzai nuovamente lo sguardo per fissarlo con un'espressione sincera e carica di preoccupazione. Quella pozione significava molto per me e volevo essere certa di poterla usare per aiutare la persona che amavo. Ecco perché ero preoccupata, non potevo permettermi un no come risposta.

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    «Ah no? E allora perché ci siamo incontrati qui? Avresti anche potuto fermarmi a scuola.» In realtà era meglio per loro se nessuno li vedeva insieme, però, da provocatore qual era, avrebbe fatto di tutto pur di farle perdere la pazienza. Era uno dei suoi passatempi preferiti. Si aspettava delle risposte crude e sarcastiche, ma l'avvoltoio non fece nulla di tutto questo, ignorando le sue provocazioni e andando diritta al punto. Ora, David ne aveva sentite di stronzate, ma niente a che vedere con quelle che stavano uscendo dalla bocca della corvonero. Davvero credeva di avere il diritto di chiedergli un favore quando sapevano entrambi che ciò che era successo in estate non era colpa di nessuno? Si era rassegnato al fatto di restare un debole umano visto che, dopo quasi un anno dai sintomi, il gene non si era manifestato. Aveva passato l'inferno in quei mesi, la convinzione di essere un mannaro lo aveva fottuto e si era ritrovato a rompere oggetti, prendere a pugni gente per strada e a maledire suo cugino che gli gridava di darsi una calmata. Si era dato una regolata solo dopo essere tornato nel Bronx, sfogando la sua ira con il sesso e gli incontri clandestini per poi capire di poter essere superiore agli altri in qualsiasi caso, visto la facilità con cui aveva ucciso due uomini il doppio di lui. L' unica cosa che gli aveva fatto credere di avere ancora una possibilità erano state le parole di suo padre: "sei quasi pronto," ma le aveva sottovalutate perché i fatti erano altri. E invece quel bastardo aveva ragione. «Io non ti devo niente. E poi ci siamo ignorati per tutto questo tempo, perché non continuiamo?» Quei due mesi erano stati una pace e poi sembrava essersi allontanata anche da Rose quindi, anche se stava con il coniglio, non doveva se la doveva subire. Ed era tutto merito delle minacce del Dragonov. «Ma che brava, ora vuoi un applauso?» La derise sbattendo le mani. Si mostrava indifferente, però aveva bisogno di sapere se le aveva passato la maledizione. Suo cugino aveva fatto la stessa cosa, anni fa, ed era stato torturato per giorni, rinchiuso in una delle celle dei sotterranei di famiglia, malnutrito e colpito ogni tre ore. Portava ancora i segni di quell' inferno e suo zio era stato clemente. Il suo carino paparino avrebbe fatto molto di peggio, tipo spezzargli entrambi i femori a mani nude. «Tu sei fuori. Col cazzo che bevo quella pozione, trovati un altro mannaro da avvelenare, avvoltoio.» Come cavolo le veniva in mente di chiedergli una cosa del genere? Doveva essere rimasta con zero neuroni in testa. David a stento si fidava della sua ombra, figuriamoci di una che aveva insultato, morso e che lo odiava, non era così stupido. Chissà cosa ci aveva messo lì dentro e poi l'anti-lupo non era facile da preparare. La Métis se la cavava in pozioni in pozioni, ma non era così brava. Bastava sbagliare un solo ingrediente e il mannaro che la ingeriva era fottuto, quel pazzo fissato di suo zio Nick glielo ripeteva sempre. Lui e suo padre erano fratelli, eppure non si somigliavano affatto: uno era un forte e autoritario, l'altro magro e debole, tutto cervello e niente muscoli. Non aveva voluto lottare per la successione ed era stato diseredato. Per quelli come lui non c'era posto. Tuttavia, David era rimasto in contatto perché gli conveniva avere qualcuno con un quoziente intellettivo sopra la media. «La risposta è no. E ora se non hai altre cazzate da dire, me ne vado.» Non sarebbe mai dovuto andare a quell' incontro, aveva solo perso tempo. Doveva essere proprio disperata da ridursi così, peccato che a David non fregasse un cazzo di niente e di nessuno. Così, fedele a ciò che aveva detto, fece due passi indietro pronto a ritornare al castello per farsi una bella dormita.

     
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    «No che non potevo» Idiota che non sei altro. Conclusi mentalmente la frase sforzandomi di non cedere alle sue fastidiose provocazioni. Io ero superiore e avrei fatto tutto ciò che era in mio potere pur di riuscire a ottenere quanto mi serviva, era un qualcosa di troppo grande per gettare la spugna tanto facilmente. «È vietato prepararsi l'antilupo da soli, è una pozione che solo alcuni pozionisti del ministero hanno il permesso di produrre, ti pare che potevo parlartene a scuola?» Sul serio David? Già lo sapevo che eri stupido, ma fino a questo punto? Sul serio? Distolsi lo sguardo mordendomi con contenuta forza l'interno della guancia per tentare di tenere a freno la mia velenosa lingua. Per quanto le buone intenzioni non mancavano era davvero dura evitare di insultare il Serpeverde per le sue doti mentali apparentemente assenti. «Perché a malincuore ho bisogno del tuo aiuto...» Sibilai a denti stretti lasciando trasparire il fastidio nel dover pronunciare simili parole a voce alta. Se solo ci fosse stato un altro modo per testare la pozione lo avrei sicuramente preferito, ma non c'era e quel coglione di David era così diventato la mia ultima spiaggia. Una desolata, orribile e ignobile spiaggia. «Te lo ripeto» Visto che pare sia particolarmente tardo, cosa che tra l'altro già sapevo, ma speravo quantomeno in uno sforzo da parte sua per fare il serio in una simile situazione e invece zero, i suoi soliti due neuroni continuavano a rincorrersi senza mai riuscirsi a raggiungere davvero. «Non voglio un applauso, voglio il tuo aiuto» Brrr. Solo a dirlo mi venivano i brividi. Era veramente umiliante doversi rivolgere a una delle persone che meno sopportavo in quella scuola per una situazione tanto delicata. Se solo Vanja non se ne fosse mai andata il problema non si sarebbe posto, avrei potuto chiedere a lei un simile favore tanto confidenziale, ma non c'era, non c'era più da tempo e di lei era ormai rimasto solo un debole ricordo. «Cosa? Ti pare? Non ti proporrei di usarla se non fossi sicura che non è rischiosa per la tua salute o per quella di chiunque altro» Non volevo certo ritrovarmi un cadavere sulla coscienza. Già sapevo che era preparata in modo ottimale, l'avevo testata persino su me stessa e non mi aveva dato alcun problema, solo necessitavo di capire se avrebbe realmente funzionato a dovere o se invece lo avrebbe fatto solo in parte e ahimè quello su di me non avrei potuto testarlo. «Mi esercito ormai da mesi, so prepararla alla perfezione, ho solo bisogno di sapere se funziona alla perfezione come le altre da qualcuno che in passato l'ha già assunta e beh, immagino tu lo abbia fatto lo scorso mese, no?» Domandai scuotendo leggermente la testa con fare concentrato e vagamente isterico. Quel dilemma mi mandava ai matti e non potevo permettermi di consegnare ad Axel qualcosa che avrebbe potuto non funzionare, se tutto fosse andato per il meglio avrei comunque avuto una sola possibilità di convincerlo a provare tale pozione e se non avesse funzionato dubitavo sarei riuscita a convincerlo nuovamente a tentare. Una volta che la fiammella della speranza si accendeva per poi spegnersi a causa di una delusione era dura farle riprendere forma, ancora di più se il possessore di tale fiammella era un testardo e diffidente Serpeverde di nome Axel. «Solo una...» Cominciai con tono di sfida alla minaccia del ragazzo di andarsene. Col cazzo che glielo avrei permesso e se era veramente necessario avrei tentato persino con le maniere forti. «Immagino tu sia regolarmente iscritto alla lista dei maghi affetti da licantropia in possesso del ministero, non è vero?» Domandai sibilante con in volto uno sguardo che gridava: Oh sì, lo farei eccome, ti denuncerei al ministero come lupo mannaro pure ora se solo mi obbligassi a farlo. Ero piuttosto certa che un individuo tanto caotico quanto totalmente menefreghista delle regole non avrebbe mai voluto vedere il suo nome apparire nella lista dei mannari presenti sul suolo Inglese e non, una lista che il ministero non perdeva mai l'occasione di consultare ogni qual volta succedevano fatti di dubbia moralità per ricercare un possibile colpevole. Nessuna persona tanto fiera di essere un potente lupo mannaro libero di fare ciò che più gli pareva avrebbe voluto trovarsi su quella lista e Axel mi aveva confidato quanto quel Serpeverde vedesse la sua condizione di lupo in quella specifica maniera.

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    «Sei caposcuola, una scusa potevi trovarla. Serviva una stanza vuota, un incantesimo di insonorizzazione ed ecco risolto il problema.» Spalancò le braccia dinnanzi a una cosa tanto ovvia, ma tanto a scuola o qui non avrebbe fatto alcuna differenza, quella pozione del cazzo non l'avrebbe presa, soprattutto visto che era vietata prepararsela da soli. Inoltre, solo i migliori pozionisti erano in grado di farlo e l'avvoltoio poteva essere brava quanto voleva, ma era una studentessa come lui e ne aveva ancora di strada da fare quindi si sarebbe dovuta trovare un altro mannaro da avvelenare, lui non era disponibile. E poi perché diamine non la testava su quel bastardo di Dragonov? Aveva paura che crepasse? Non gliene poteva fregar di meno, non voleva avere niente a che fare con quei due, la sua vita era molto più tranquilla senza quella bionda ossigenata tra i piedi. Adesso che si era allontanata anche da Rose a maggior ragione, non c'era niente che li legasse a parte quello che era successo in estate. Si era quasi dimenticato di quanto scassacazzo potesse essere anche se era una bella soddisfazione vederla stringere i denti e chiedere, anzi implorare, il suo aiuto. Ghignò. Tutto questo alle spalle del povero Axel, la sua fidanzatina non gli aveva ubbidito. Che peccato. «E io non voglio dartelo, te l' ho già detto. Certo che sei lenta di comprendonio.» Alzò gli occhi al cielo, aveva sempre saputo che era stupida, quasi tutte le bionde lo erano, ma lei portava la bandiera. Era ovvio a chiunque che uno come David non avrebbe mai aiutato nessuno se non sotto ricatto o per necessità, se poi la richiesta era da parte di una che aveva morso e che rischiava di farlo ammazzare dal suo caro paparino beh, peggio ancora. Voleva solo sapere se si fosse trasformata, ma per non prendere lei stessa l'anti-lupo per capire se funzionasse lasciava ben pochi dubbi: non era diventata un mannaro. Ne aveva quasi la certezza. «Te lo ripeto anche io visto che non ci arrivi: non voglio dartelo.» Scandì ogni singola parola, così che la demente là davanti capisse una volta per tutte che la sua richiesta non sarebbe stata accolta. Non era in vena di fare beneficenza. Andare lì per incontrarla era stata solo una perdita di tempo, che poi, anche se si trasformava, non aveva alcuna prova per dimostrare che era stato lui a morderla e, fin quando Micheal non ne era a conoscenza, suo padre non lo avrebbe mai saputo. La coscienza sporca non era un problema per lui, non aveva alcun grillo parlante che gli facesse la predica. «Non mi fido di te avvoltoio, potresti anche star dicendo una marea di cazzate come fai sempre per convincermi a berla. Ma non lo farò.» David si fidava di se stesso e di nessun altro, era stato tradito dai suoi genitori e da suo fratello che erano sangue del suo sangue, era cresciuto in un ambiente tossico e malsano dove tutto quello che contava era il potere e la supremazia e, per ottenerli, potevi fare di tutto. Anche uccidere il tuo stesso figlio se era una minaccia. Quindi una come la Métis, con lui, non aveva nessuna speranza. «Queste non sono cose che ti riguardano, avvoltoio. Vuoi dirmi che non ti sei trasformata, mmh?» La provocò con un sorrisetto beffardo. Non avrebbe risposto, era scontato, ma ormai aveva deciso di lavarsene le mani, la cazzata l'aveva fatta e indietro non si poteva tornare, tanto Dean Harris per ora non era un problema. Fece due passi indietro, pronto ad andarsene per impiegare il suo tempo in attività più redditizie, quando l'avvoltoio parlò di nuovo. Il tono della sua voce e il suo sguardo cambiarono: sembrava più sicura di sé e il suo sarcasmo non tardò ad arrivare. Assottigliò gli occhi alla sua velata minaccia, ma tornò serio subito dopo, incrociando le braccia e non lasciando trapelare alcuna emozione. David era sempre stato una testa calda, ora che era un mannaro ancora di più, tuttavia, quando si trattava di celare la sua vera identità cambiava radicalmente. «Sai Métis, eviterei questi ricatti perché potresti trovarti in una brutta situazione.» Si avvicinò alla ragazza fermandosi a qualche centimentro di distanza. Era serio. Se avesse avvertito il ministero ci sarebbero state molte vittime, lei compresa. Suo padre avrebbe ucciso tutti quelli che sapevano di loro. «Non svegliare il lupo che dorme, e non parlo di me. Stai attenta a quello che fai.» Per una ragazzina e per il suo cane da guardia rischiavano di far scoppiare una guerra tra un potente clan di mannari americani e il ministero inglese.

     
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    Skylee Metis

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    «Sai non ti facevo tanto ingenuo. Voglio darti un consiglio spassionato, se non vuoi rischiare complicazioni cerca sempre di immaginare lo scenario peggiore e provvedi di conseguenza a evitarlo» Era una sorta di gioco che facevo sempre, tentavo di visualizzare nella mente i possibili scenari che un determinato evento avrebbe potuto causare e cercavo di fare in modo di eliminare le minacce su più fronti possibili. Chiaro, non ero onnisciente e capitava pure a me di sbagliare o di lasciarmi sfuggire qualcosa, ma nel mio piccolo, nelle mie possibilità, tentavo sempre di controllare gli eventi a mio favore prevedendoli. Parlare di pozioni antilupo illegali a scuola sarebbe stato già di per sé incredibilmente sciocco, per non parlare poi dello smercio diretto della stessa, non ero ingenua, sapevo che i professori e la direzione già in passato si erano serviti dei vigili occhi di quadri e fantasmi per carpire informazioni che sarebbero state altrimenti impossibili da reperire e io non ci tenevo a finire sulla lista nera della scuola e poi pure del ministero per aver preparato e poi smerciato della pozione antilupo. Avevo promesso alla professoressa Stojnov che non l'avrei fatta finire nei guai per questo favore che aveva deciso di farmi ed ero totalmente intenzionata a far si che ciò non accadesse. Era una pozionista fin troppo rispettabile per machiarsi il curriculum professionale in questo modo e probabilmente pure la fedina penale magica. No signore, lei ne sarebbe rimasta fuori e io con lei, i guai li avrei lasciati volentieri ad altri. «Non ti sto raccontando cazzate. Mi alleno a prepararla ormai dall'anno scorso, me l'ero fatta insegnare per Vanja, non so se ti ricordi di lei. Bassettina, capelli rosso fuoco, occhi da stronza...» Mentii sfruttando la natura della mia ormai ex migliore amica affinché il mio interesse per tale pozione nato molto prima di ricevere il morso potesse avere senso senza farlo sospettare che si trattasse di interesse nato esclusivamente per Axel. Non sapevo quanto a fondo si fossero parlati i due Serpeverde prima di ridurre i loro rapporti a zero, ma conoscendo l'indole diffidente del Bulgaro dubitavo gli avesse rivelato che con lui la pozione non sortiva più l'effetto sperato ormai da svariati anni. «Ora invece beh, le mie esigenze sono cambiate ma il fine ultimo è sempre quello di avere una pozione funzionante e testata da più persone» Conclusi guardandolo con sguardo serio nel tentativo di leggere qualche espressione sul suo viso che mi facesse intuire un possibile punto debole di cui servirmi. «Owh Harris, che carino, non ti facevo uno che si preoccupava delle mie sorti, ma temo di doverti deludere, è un pelo difficile sfuggire alle sorti imprescindibili di una maledizione, non trovi? Se si potesse farlo immagino lo farebbero in molti...» Sorrisi rilassata espondendo i fatti che chiunque avrebbe ritenuto certi. Dalle maledizioni non si sfuggiva, che si trattasse di un morso di lupo o di quello di un vampiro poco cambiava, nell'esatto istante in cui le loro zanne sprofondavano nella tua pelle non avevi più scampo. Beh, io in un qualche modo lo avevo avuto, era vero, ma non era la normalità e sapevo che sotto tale stranezza si nascondeva per forza di cose qualcosa che ancora mi era sconosciuto e se lo era per me che ormai da un mesetto mi ritrovavo tutti i pomeriggi a divorare le pagine di quanti più libri possibili nel tentativo fallimentare di fare chiarezza, dubitavo che il signor due neuroni lenti potesse avere la risposta che cercavo grazie alla divina provvidenza. «Oh David david, io amo le brutte situazioni...» Sibilai con aria di sfida facendo scendere la mia bacchetta dalla manica della giacchetta leggera che indossavo per poterla avere pronta all'uso. Ero solita custodirla altrove ma nel corso dei mesi avevo studiato Axel a fondo e avevo notato che difficilmente chi aveva davanti si rendeva conto di ciò che faceva quando sotto ai loro ignari occhi si armava del suo catalizzatore facendoselo scivolare nella mano, era un modo di entrare in contatto diretto con la propria bacchetta molto più discreto che estrarla da un anfibio o sfilarla da un reggi bacchetta legato attorno alla coscia e avevo quindi deciso che se mai mi fossi trovata in una situazione potenzialmente rischiosa come poteva essere quella attuale, mi sarei recata sul posto d'incontro con la bacchetta nascosta nel medesimo modo del Bulgaro, così da non farmi cogliere impreparata. «Harris bevi la mia pozione e nessuno si dovrà preoccupare di nulla. Pensa positivo, se tu mi facessi questo favore io in cambio potrei preparare dell'antilupo pure per te per ripagarti dei tuoi servigi» Continuai a parlare tenendo ben salda la punta della bacchetta fra le dita pronta a estrarla totalmente al minino accenno di pericolo. Axel mi aveva chiesto di stare alla larga da Harris e io gli avevo detto che se mai non avessi avuto altra scelta che averci a che fare, come in quel caso, visto che di alternative per aiutare il Bulgaro ne avevo ben poche, sarei stata estremamente attenta. Lui aveva protestato e non si era espresso per nulla in accordo con le mie parole, perché a suo avviso David sarebbe solo dovuto svanire dalla mia vita per non comparirci mai più, nemmeno per un minimo lasso di tempo quale poteva essere una lezione, ma a mia volta non ero in accordo con lui, ritenendo infattibile una simile richiesta e quindi avevo optato per il miglior compromesso possibile. La massima prudenza dinnanzi al "nemico". «Stai sereno, non morirai di certo per aver bevuto una pozione funzionante... ma beh, se hai paura questo è un altro discorso...» Feci spallucce senza però indietreggiare di alcun passo per evitare di cedere campo al mannaro davanti a me. Non gli avrei lasciato nessun vantaggio, ne fisico ne psicologico.

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    «Avvoltoio, puoi dire tutto quello che vuoi, per me restano cazzate. Non mi fido di te e non prendo una pozione anti-lupo preparata da una studentessa. Stai solo perdendo tempo.» Non gliene fregava un cazzo di chi era quella Vanja, cosa era o che fine avesse fatto, lui quell' intruglio che la Métis si era portata dietro non l'avrebbe mai bevuto. L'aveva morsa, il suo cane da guardia lo odiava e lo stesso valeva per lei, quindi perché avrebbe dovuto fidarsi delle sue parole? Lui stava alla larga da tutto e da tutti e poi non avrebbe mai chiesto un favore a qualcuno. I sentimenti delle persone sono volubili: un giorno ti amano e l'altro ti odiavano quindi, a meno che non li avesse sottomessi al suo volere come era solito fare suo padre, evitava di restare coinvolto in situazioni scomode. Già il fatto che due persone sapessero della sua natura di mannaro gli dava sui nervi. A quel bastardo di Dragonov lo aveva detto lui, avevano condiviso un segreto, ma alle altre due no. Non avrebbe mai dovuto accettare l'invito di Rose, non quando c'era la luna piena e lui era letteralmente impazzito per non essersi trasformato. Era stato incauto e queste erano le conseguenze. Quel bastardo di Dean gli aveva sempre detto di fare attenzione, invece lui aveva mandato tutto a puttane, tutto per colpa del suo orgoglio e la sua convinzione. Si era fottutto con le sue stesse mani. Una cosa l'aveva capita però: doveva imparare a controllare la rabbia, aveva rischiato più di una volta di trasformarsi durante gli allenamenti perché i suoi cari compagni di squadra gli facevano girare le palle. Per non parlare dei suoi coinquilini, suo fratello soprattutto. Avere il letto centrale era una gran rottura di coglioni, si sentiva braccato e dormiva male. I suoi istinti erano attivi anche nel sonno e, spesso, si svegliava di soprassalto sentendo la porta del bagno sbattere. Una camera singola, no eh? «Davvero credevi che sarei stato tra quelle persone?» Alzò un sopracciglio. Lui non sarebbe stato la cavia di nessuno, tantomeno la sua. Era stato quella dei suoi genitori per anni, anche se più che una cavia era stato un sacco da box che avevano usato per sfogare le loro frustrazioni. Invece di scopare, preferivano torturare il figlio maggiore per rafforzarlo, per fargli capire l'esatta dose di dolore che doveva infliggere alle sue vittime, solo così sarebbe stato un carnefice perfetto. Alla fine avevano raggiunto il loro scopo, trasformandolo in un bastardo senza cuore. L'avrebbero pagata cara. «Hai detto bene, quasi impossibile. Ma se sei un mannaro ti basta testare la pozione su te stessa per capire se funziona, non hai bisogno di altri mannari. Se funziona su uno, funziona su tutti. » Ah, adesso si che era certo che la pozione fosse per il suo cane. L'anno scorso gli aveva detto che su di lui non aveva fatto, c'era qualcosa che non andava ed era colpa dell'anti-lupo che prendeva. David aveva sempre pensato che il colpevole fosse chi gliela preparasse, non aveva mai sentito di lupi che avevano avuto problemi e chi poteva saperlo meglio di lui che faceva parte di un clan di licantropi? A maggior ragione non avrebbe preso quella cazzo di pozione, non avrebbe aiutato chi lo aveva ridotto quasi in fin di vita.
    «E rischiare che mi avveleni dopo? » Dalla sua bocca stavano uscendo solo stronzate. Aveva chi gli forniva l'anti-lupo, gliela preparava suo cugino e lui era sempre presente. Non si fidava nemmeno lui. Conosceva tutti gli ingredienti, glieli avevano fatti memorizzare da piccolo visto che era una conoscenza base per qualsiasi mannaro del Bronx. Eccola, adesso passava alle provocazioni. Di solito avrebbe ceduto, ma non era così stupido da farlo adesso, non dopo tutto quello che aveva combinato in estate. Fece due passi indietro, allontanandosi e con i sensi allerta. «Pensa il cazzo che vuoi, io non la bevo e fine della questione.» Si era rotto i coglioni di ripetere sempre le stesse cose ma quella bionda ossigenata era davvero lenta di comprendonio. Che avesse convinto Axel a stare con lei massacrandolo fino a farlo cedere? Povera anima, ecco come teneva ben stretto il guinzaglio.

     
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    Skylee Metis

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    «Oh santo Merlino...» Sbuffai alzando gli occhi al cielo per l'incommentabile lentezza cerebrale del ragazzo. «Ma allora non fai solo finta di essere scemo, lo sei seriamente...» Mi passai una mano davanti al viso con aria esausta, munirsi di quanta più pazienza possibile non sembrava essere bastato e ora il bel teatrino fatto di cordialità e rispetto reciproco non aveva più senso di esistere. «Lo so pure io che se funziona su un mannaro allora funziona per tutti, su di me ha funzionato» Mentii continuando reggere la mia impeccabile recita. «Solo non ne ho mai presa nessun'altra per fare un paragone e capire se funzionano nello stesso modo, brutta testa di cazzo che non sei altro!!» Aahhh, quel deficiente mi avrebbe portato all'esaurimento nervoso prima o poi, pareva quasi non parlassimo la stessa lingua, ma era evidente che il problema non fosse quello, probabilmente era solo il ragazzo ad aver sbattuto troppe volte la testa da piccolo. «E non essendo registrata non ho modo di procurarmene altre se non al mercato nero di Notturn e spoiler, col cazzo che me la compro lì che chissa cosa ci mettono dentro...» Tentai di essere il più chiara possibile visto che evidentemente il mannaro doveva essere più duro di comprendonio di quanto non avessi supposto in precedenza. «Ti stavo solo gentilmente chiedendo di dirmi se erano uguali... visto che tu evidentemente hai altre fonti dove reperirla e visto che mi hai condannata a un esistenza di atroci sofferenze a ogni luna piena» Mentii ancora cercando di fare -probabilmente inutilmente- leva sui suoi sensi di colpa. «Non mi sembrava una richiesta così tanto assurda, ma non ti preoccupare, mi è passata la voglia di chiederti favori» Esclamai spazientita mentre mi voltavo per andarmene quanto più lontano possibile, salvo poi pensare che fosse quantomeno doveroso dargli almeno un po' di fastidio vista l'inutilità di tale conversazione. Come avevo anche solo potuto credere che qualcosa di buono sarebbe potuto uscirne da quel ragazzo, c'era un motivo se per mesi avevo supplicato alla Tassorosso di allontanarsi da lui. Lei forse non riusciva a vederlo il marcio che emanava la sua aurea, troppo coinvolta per vederlo davvero per quel che era, spazzatura, ma io no, io ci riuscivo benissimo e ciò che vedevo mi dava a dir poco sui nervi. Quel ragazzo pareva sprecare solo ossigeno su quel dannato pianeta, perché se si provava a pensare all'utilità che poteva avere un simile individuo le possibilità erano veramente desolanti. «Tranquillo, una volta che il ministero saprà della tua natura non avrai più nulla di cui preoccuparti, la pozione che ti forniranno sarà sicura al cento per cento e addio rischio di essere avvelenati!» Esclamai con voce squillante e tono di sfida come a lasciargli intuire che lo avrei fatto davvero e che diamine quanto poco mi sarei sentita in colpa nel farlo. Chiaramente non era vero, o almeno, per il momento dubitavo sarei arrivata a tanto ma lasciarlo nel dubbio per un po' non mi sarebbe dispiaciuto. Pronunciai la frase camminando all'indietro per non dargli le spalle e rischiare di essere attaccata in un impeto di aggressività del Serpeverde, che tutto sommato sarebbe pure stata giustificata in una simile circostanza. Sicurezza, ricordate? Quello era il massimo che mi ero sentita di promettere al Bulgaro quando si trattava di David e decisa a rispettare la parola data mi smaterializzai nel bel mezzo del villaggio magico prima ancora che David potesse avere il tempo di ribattere o incazzarsi. Lo avrei lasciato lì, turbato e incazzato dalla mia promessa e se per qualche strana ragione le mie minacce non lo avessero turbato per nulla, beh... tanto meglio per lui, tali dettagli non riguardavano certamente me e non ci tenevo nemmeno particolarmente a metterci naso. Che si fottesse quel coglione, avrei trovato un modo diverso per capire se ciò che avevo creato fosse realmente perfetto o meno e forse, giunta a questo punto, con le spalle contro al muro, avrei forse rivalutato la possibilità di fare visita alla professoressa Stojnov, mia vecchia conoscenza e insegnate di pozioni. Chi meglio di lei avrebbe potuto decretare l'esito della mia pozione? E per farlo sarebbe bastato metter su qualche altra bugia, in fin dei conti io e Vanja eravamo sempre rimaste in contatto, se pur lontane e col passare del tempo avevo scoperto che la ragazza necessitava con urgenza che qualcuno le fornisse tale pozione, visto che dove si trovava ora, a fare qualcosa che poi avrei definito meglio, non era possibile reperirla. Era perfetto come racconto, forse andava ben definito qui e là, ma per quando avrei raggiunto la donna avrei trovato qualcosa di perfettamente inventato da raccontarle e mio zio Ian sarebbe stato il tassello mancante per potermi mettere in contatto con lei. In fin dei conti avrei dovuto zittire fin da subito i sensi di colpa che immaginavo avrei provato nel mentire a una simile donna che, nonostante i suoi errori di gioventù, avrebbe fatto di tutto per la figlia, persino insegnare e poi valutare la pozione antilupo da me creata. Avrei dovuto farlo fin da subito, sì ma il mio buon cuore me lo aveva impedito, preferendo invece un simile sciocco tentativo disperato di convincere David a collaborare.

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    Conclusa.
     
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