FriendsIngresso, appena oltre il Ballo di Natale (libera)

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    LOKI NORMAN – 16 ANNI – SERPEVERDE (IV)

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    Ah, i Balli scolastici. Finiscono sempre per lasciarsi dietro una scia di cuori spezzati e qualche anima perduta. Per come si sta svolgendo la serata, tuttavia, anche la nomea da “robot privo di anima” potrebbe venire presto persa dal bassissimo Serpeverde, che già alla dichiarazione di Skylee sul volerlo attorno per quella serata s’è lasciato sfuggire un piccolo sospiro dalle narici, mentre gli occhi – complice probabilmente l’alcol in circolo – si sono rivolti verso la bionda annebbiati da una patina lucida di lacrime trattenute. Non è nemmeno in grado di risponderle, considerato che non saprebbe come farlo. Non è molto pratico con i complimenti, e le volte in cui qualcuno gli ha riferito di tenerci si contano sulle dita di una mano. Permane quindi in silenzio, lasciando che le iridi indugino un po’ più a lungo su di lei, decisamente meno fredde del normale e pertanto facili da attraversare per cogliere un piccolo frammento del suo cuore. Cazzo, però, un minimo di contegno vuole riprenderselo alla svelta, se non altro perché si trova in una Salagrande addobbata a festa in mezzo all’intero corpo studentesco o quasi. [No… non era ovvio… Spero che adesso le cose vadano meglio…] mormora fra sé e sé, con una voce così bassa che forse la può udire solo lui, mentre si impone di voltarsi a puntare lo sguardo altrove. C’è MARCEL che sta dando spettacolo, perché lo spettacolo è lui, ci sono tentativi di rimorchio grotteschi e reiterati poco più in là, e c’è gente che inizia ad alzare la voce e a cercare lo scontro. Chissà perché la WHEELER si trova sempre in mezzo a queste situazioni. Chissenefrega, meglio berci sopra. Cioè, per la verità non avrebbe nessuna voglia di trangugiare un altro bicchiere di quella brodaglia, ma gli viene gentilmente offerto da SKYLEE. Dopo quello che gli ha detto, non potrebbe rifiutarle proprio nulla, perciò accetta il calice e lo porta alle labbra stoicamente. Solleverebbe le spalle, indisturbato dal caos che sta venendosi a creare sulla pista da ballo, se non fosse che di lì a poco la sua attenzione cade su ROSE. L’incantevole ROSE. Bellissima, luminosa e capace di regalare i suoi migliori sorrisi pure a uno stronzo come lui. Peccato che sia pallida, e triste e stia… scappando? Che cazzo è successo? Se quel deficiente di Harris cui si accompagna spesso le ha fatto un brutto tiro, non è sicuro di voler rimanere in disparte. Serra la mascella, sentendo una scarica di nervosismo salirgli su dall’ombelico, ma le priorità al momento sono altre. Tipo appunto raggiungere ROSE, spronato anche da una SKYLEE con una nuova passione per i cristalli. [O…ok] avrebbe voluto andare dalla Tassorosso comunque, ma per qualche motivo sta titubando, e le membra del corpo gli sembrano diventate improvvisamente prive di legamenti. [Perché avete litigato?] non sono nemmeno fatti suoi, però gli scappa proprio di chiederglielo, forse per potersi concedere il lusso di prendere del tempo che non ha. “Merda, Loki, muovi quel cazzo di culo. Che problema hai?” gli risuona nella testa. [Muoviti che se no ci fugge] gli fa eco SKYLEE, spintonandolo via dal posto in cui i piedi avevano probabilmente iniziato a metter su radici. Grazie all’incentivo riesce a partite. I movimenti sono rigidi, nemmeno stesse marciando, ma si sente anche più leggero, e ad ogni passo ha sempre più l’impressione che il pavimento si stia trasformando in un ponte tibetano sospeso nel nulla. Merda. Non sa nemmeno lui come riesce a raggiungere l’ingresso, sbagliando le misure e prendendosi una plateale spallata contro lo stipite di una porta larga cinque metri, ma nonostante tutto supera l’ostacolo (?) e prosegue il suo cammino verso… verso… beh non ne è molto sicuro, ma se lui si trovasse in una situazione simile (e non gli è proprio difficile immaginarlo, avendola vissuta pochi mesi prima) imboccherebbe la strada più veloce per il dormitorio. Volta quindi l’angolo per direzionarsi verso la scalinata che conduce ai piani inferiori, ed è lì che la vede, accucciata, in procinto di togliersi le scarpe. Rallenta. Prende un respiro che dovrebbe riempirgli i polmoni ma che invece gli si ferma a metà, e lo lascia in apnea. Non sa cosa dire. Si sente un vero imbecille a stare lì, in piedi come uno stoccafisso, con questo cazzo di bicchiere ancora in mano che non sa dove lasciare. Nemmeno la mano libera sa bene dove metterla, quindi la infila nella tasca dei pantaloni, ma poi gli sembra di apparire ancora più idiota, quindi la riporta lungo il fianco, e a lisciare la stoffa della tasca. Così, non c’è un motivo. E’ solo un fascio di nervi. [Ciao] non ricorda di aver mai salutato qualcuno così dai tempi delle elementari. E’ proprio una parola stupida. [Stai bene?] e questa è una domanda ancora più stupida. E’ palese che non stia bene. L’ha seguita apposta. Dio, si può essere così incapaci? Però non riesce a pensare a niente di meglio. Non riesce a fare niente di più sensato che restare lì a guardarla con uno sguardo impanicato e le guance che lentamente si fanno un po’ più rosee. [Ahm… stai bene, voglio dire… il vestito. Ti dona] sempre più stupido. Fa un passo in avanti, avvicinandosi alla parete, e chinandosi ad appoggiare finalmente il calice. In tutto questo, spera che SKYLEE sia ancora abbastanza lontana da non assistere a questa scenetta pietosa. Chissà se all’esterno l’imbarazzo è evidente quanto lo è per lui.


    Si commuove per le parole di SKYLEE, e si beve due bei bicchierozzi di sbobba alcolica. Poi, decisamente brillo segue ROSE fuori dalla Salagrande e prova a iniziare un’imbranatissima conversazione con lei. Citati alcuni presenti al Ballo, in particolare Marcel, Halley e David.


    Edited by Justapoint - 5/1/2023, 19:33
     
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    Tassorosso
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    Rose Mia White

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    Andare via sempre più velocemente e fuggire da quello che avevo appena visto e sentito. L'aria era così pesante o forse ero io che non riuscivo a respirare. Le gambe si muovevano con pesantezza ma in una direzione ben precisa e una mano sorreggeva un lato del vestito per rendere questa "Passeggiata" più fluida possibile e con meno ostacoli. Urtai diverse persone ma non mi soffermai nemmeno a comprendere chi fossero e nessun "scusa" uscii dalle mie labbra. Quelle parole dette da Kai ad Halley e il suo sguardo... Furono come se qualcuno avesse spostato la tenda che copriva la finestra e che fino a quel momento faceva vedere solo un tipo di paesaggio ma appena spostata la verità saltò agli occhi e la mente ci ricamò sopra. Finalmente varcai la porta della sala e svoltai l'angolo accovacciandomi per togliere le scarpe mentre le lacrime iniziarono a scendere sempre di più tanto da costringermi a togliere la maschera ed appoggiarla a terra vicino a me. Il vestito della mia mamma sembrava prendere una forma che circondava il mio corpo accovacciato e i capelli cadevano sulle spalle in avanti. Non poteva essere vero... Come poteva dopo quello che era successo fra noi due. Un altro pensiero si annidò nella mia testa "Non sono che una come le altre per lui?" Questo mi fece davvero piegare la testa in avanti e sentirmi una completa nullità più di quello che già mi sentivo e forse ero mentre il cuore faceva male. Io mi ero fidata e quello che avevo fatto non lo avevo fatto perchè lui era uno dei tanti. E se queste cose nella mia mente fossero tutte fandonie? E se fosse solo gelosia e nient'altro? Fu proprio in quel momento che una voce arrivò alle mie orecchie ed interruppe il fiume di pensieri che erano nella mia testa. La voce che udii però, non era la voce che mi aspettavo, perchè nella mia mente e nel mio cuore da romantica, sognavo che fosse proprio David a venirmi dietro e chiedere cosa fosse accaduto e forse mi avrebbe dato della stupida e mi avrebbe detto che erano menzogne che me le stavo inventando da una stupida frase detta a caso in un momento poco opportuno ma la voce non era la sua ma una molto familiare e forse, in quel momento, era una voce amica. Mi fermai in quella posizione voltando leggermente il viso per vedere chi fosse e dare conferma al mio udito e vidi la figura di Loki. Mi voltai verso il muro per non fargli vedere le mie lacrime e stavo per rispondergli quando lo sentii continuare. Si sentiva che era strano e che non era a suo agio e quando parlò del vestito un piccolo sorriso mi uscii spontaneo. Tirai su con naso e con il dorso della mano provai ad asciugarmi gli occhi, mentre anche l'altra scarpa era stata tolta. «Grazie... era di mia mamma...» risposi riguardo al vestito ma le lacrime ripresero a scendere senza tener conto del freno che volevo mettere a loro «A-anche tu stai bene!» aggiunsi quasi singhiozzando per poi cercare di rialzarmi ma restare li in ginocchio perchè la mia mente era completamente fuori uso. I capelli si stavano schiarendo dalla radice diventando di un castano spento. Sapevo che stava cercando di far qualcosa per me e nel mio cuore esplose ancora più paura. Avrei ferito anche lui? «Mi- mi dispiace... adesso passa... tutto...» dissi scoppiando nuovamente a piangere sul finale e portando le mani verso il viso. «Mi dispiace Loki..! La mia mente pensa cose che non so se siano vere ma vere o false che siano fanno così male...» Non volevo tediarlo era il ballo di natale. Asciugai con la mano la guancia destra mentre mi venne in mente che lui era l'accompagnatore di SKy erano insieme al ballo così aggiunsi «Non dovresti essere qui... Hai un dama da sostenere...» alzai il volto completamente rigato dalle lacrime e feci un enorme sorriso pieno di tristezza ma che puntava a non far rattristare il mio amico. «Non lasciare Sky... da sola! Non a causa mia...» dissi in conclusione mentre i capelli si sbiadirono completamente gli occhi divennero grigi e le mie braccia cinsero il mio minuscolo corpo come a sorreggermi da sola. Non a natale e non lei... Meritava una bella serata, io le volevo bene anche se lei non ci credeva più.


     
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    LOKI NORMAN – 16 ANNI – SERPEVERDE (IV)

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    Vedere ROSE in preda ai singhiozzi gli strazia il cuore più di quanto aveva immaginato. Perché non è poi così sorpreso di trovarla in lacrime, no, ma la vista del suo viso disperato ha l’effetto di una doccia ghiacciata, che lo blocca a distanza di un paio di metri. Una statua di sale. Vorrebbe sorriderle quando lei spiega che l’abito è di sua madre, e ancor di più quando gli viene fatto il complimento di rimando. Però non riesce a rispondere nulla sul momento, e tra l’altro è anche piuttosto convinto che si tratti solo di una mera gentilezza che non corrisponda al vero. Una cazzata a fin di bene. Perché lei è fatta così. Sempre carina e dolce, anche quando vorrebbe solo essere altrove. E’ evidente che sia così. Sosta quindi con le iridi su di lei, ascoltando in religioso silenzio ciò che ha da dire, prima di riuscire a compiere quei dannati passi che gli servono per accorciare la distanza fino a raggiungerla. [Capisco] gli si scioglie anche la lingua, anche se un po’ faticosamente, visto che la voce sembra ancora un po’ ingolfata nella gola stretta. [E’ difficile mettere a tacere le proprie paure…] ora è diventato anche Capitan Ovvio, ma almeno sta facendo uno sforzo per parlare. E poi è vero che ha capito. Cioè, gli mancano i dettagli, le persone coinvolte, i come e i perché, ma in linea molto generale crede di aver intuito cosa affligge la Tassorosso. [Non so… Voglio dire, credi che potrebbe fare qualcosa che non dovrebbe, e che lo farebbe di nascosto da te? Non ti senti sicura?] quello stronzo di un Harris. E’ sicuramente tutta colpa sua. Infame. Come può ferire una ragazza come ROSE? Gli fa salire la bile al solo pensiero, nonostante poi si renda conto di come stia facendo prevalere il proprio orgoglio maschile sul resto e finisca per vergognarsene, correggendo il tiro. [Cioè, beh… però magari sono solo timori infondati. L'hai detto anche tu, no? Magari ha solo detto, o fatto, qualcosa di fraintendibile, e vi siete capiti male] ecco, meglio. Questo è probabilmente ciò di cui ha bisogno ROSE in questo momento. Un palliativo, la speranza di essersi sbagliata per davvero. Ci sarà tempo poi, a posteriori e con l'anima meno tormentata, per ragionare sul rapporto di fiducia fra i due. Adesso non è il momento adatto. Adesso è importante tamponare le ferite e ristabilire un equilibrio. [Cos'è successo?] a questo punto avere un quadro della situazione un po' più preciso gli sarebbe utile, per capire come muoversi in quelle acque agitate. [Se ti va di parlarne] specifica comunque, mettendo le mani avanti, figurativamente parlando, mentre di fatto le porta al viso, a sfilare la maschera che ha ancora sugli occhi. Sfila anche la giacca del proprio completo, accucciandosi sulle proprie ginocchia, vicino a lei, per depositargliela delicatamente sulla testa, così da nascondere la sua chioma cangiante. Poi, con estrema cautela si sistema un po’ più comodamente, appoggiando le spalle alla parete e sedendosi a terra, a pochi centimetri dal corpo della ragazza. Senza osare toccarla, però. ROSE è intoccabile. Specialmente per uno come lui, sporco fino al midollo delle storture del mondo. [SKYLEE è preoccupata quanto me] le confida, lanciandole uno sguardo con la coda dell’occhio. Crede che la cosa possa alleggerirle un po’ la tensione, sorprendendola positivamente. [Mi ha detto che avete litigato] butta lì, piegando un po’ il capo, come se non credesse più di tanto a quella versione. Gli sembra piuttosto palese che le due tengano l’una all’altra al di là di qualsiasi incomprensione sia avvenuta fra loro. [Comunque non l’ho propriamente lasciata da sola… S-spero] conclude, facendosi cogliere all’ultimo dai dubbi. Aveva detto che sarebbe arrivata, ma non vedendola ancora comparire, l’ansia di averla effettivamente lasciata indietro sta iniziando ad avvertirla. Infatti non può evitare di far scattare le iridi verso lo svincolo da cui è venuto.
     
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    Harry Barnes

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    17 anni - III anno

    Harry era andato a prendere nuovamente da bere: la situazione lo richiedeva in modo particolare. Quel tipo di eventi avevano sempre lo stesso gusto pre-impostato; non succedeva mai nulla di che, complice anche la presenza costante di professori e altri dipendenti scolastici, che Harry percepiva costantemente col sul fiato sul collo. Che gran rottura di scatole. Tuttavia, quando vide la professoressa di Incantesimi levarsi di torno insieme al bibliotecario (chissà cosa avrebbero fatto quegli zozzoni), decise che fosse il momento giusto per lasciare il segno a quella festa.
    – Cazzo fai, stron… – Harry si sentì sbattere contro, mentre una bevanda altrui gli si rovesciava, in parte, sul completo candido. Sì fermò nel pronunciare qualche buona bestemmia, però, nel momento in cui si accorse che la stronza in questione fosse Skylee. Harry ghignò ironico, vedendola allontanarsi con tanti bicchieri quanto le braccia riuscissero a contenerne. La puttanella predicava bene, guardando con sospetto i suoi succhini, quando si era appena ridotta uno straccio con della roba allungata. Dal modo in cui traballava, doveva averne bevuti talmente tanti che faticava persino a tenersi dritta. Una buona occasione per darle fastidio, senz’altro.

    Harry si lasciò alle spalle il panico con un ghigno divertito. Aveva avvertito il suo elfo personale di sguinzagliare qualcosa che avrebbe tenuto occupati gli studenti e i dipendenti scolastici per un bel po’. Violette? Di lei s’era già scordato, preso com’era dall’inseguimento della bionda caposcuola. Ci avrebbe pensato il giorno dopo, forse, usando la scusa più ovvia.
    Ci mise un po’ per trovarla; strano che, in quelle condizioni, fosse stata così rapida. La vide appoggiata a un muro con l’aria di un’investigatrice privata da quattro soldi, intenta a spiare qualcuno, o qualcosa. Il moro si avvicinò a lei con passo felpato e le strizzò una chiappa, sussurrandole da dietro un orecchio: – Métis, vedo che le bevande sono state di tuo gradimento – aspettò che si voltasse per mostrarle un’espressione che sapeva di presa in giro, una particolarmente soddisfacente. – Non c’è di che – un sorriso sornione, che le dimostrava quanto poco gli importasse di essere “beccato”. Dopotutto, aveva più che apprezzato. Harry era certo di non essere stato l’unico a notare quanto la caposcuola fosse ubriaca, il che non era affatto una buona pubblicità per il mantenimento della sua carica. Si portò un lungo dito davanti alla bocca, come a ricordale il suo ruolo da investigatrice silenziosa, qualora avesse avuto la geniale idea di sbroccare nei suoi confronti (tanto per cambiare), e allo stesso tempo di mantenere il segreto.
    – Oltre all’ubriacona fai anche la guardona? Cosa c’è di interessante, qui? – Harry si sporse tanto quanto bastava per vedere un Loki in chiacchiere intime con la tassorosso con cui aveva visto il cugino varie volte. – Cazzo, stanno insieme? Avrei giurato che a lui piacesse l’uccello. Mi sarò sbagliato – alzò le spalle con l’aria di uno a cui alla fine non importava davvero un cazzo, tanto meglio per lui. – Lei non ha un’aria molto felice, comunque… forse le avrà rivelato “il grande segreto” – sghignazzò, divertito; vedere la gente piagnucolare gli aveva sempre tirato fuori la più sadica ironia. – E tu, invece? Non ho visto il per-sempre-corrucciato, alla festa… il bulgaro, lì. Ti ha piantata? – alzò un braccio per poggiarlo al muro, guardandola con fin troppo interesse. – Che gran peccato. – non fosse che da quel sorrisetto intendesse tutt'altro.


     
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    Skylee Metis

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    «Storia lunga...» Cercai di tagliare corto e sollecitai nuovamente il Serpeverde a seguirla prima che la Tassorosso riuscisse a fuggire a gran velocità verso, sospettavo, il suo dormitorio. Quale posto migliore per lasciarsi andare a se stessi? Beh, io gliene avrei potuti proporre almeno una decina di migliori, ma le avrei concesso di inserirlo in lista giusto perché durante quella serata probabilmente nel dormitorio non vi era nessuno e quindi la sua privacy non sarebbe stata violata. Recuperai del coraggio liquido dal tavolo delle bevande e mi diressi a tutta velocità all'inseguimento di Loki che a sua volta inseguiva rose che al mercato suo padre... no ok, non divaghiamo. Durante il tragitto andai persino a sbattere contro qualcuno rovesciando qualche preziosa goccia del mio coraggio liquido sulla sua giacca, ma non ci prestai particolare attenzione e tornai a riprendere il mio pedinamento. Svoltai per svariati corridoi e quando finalmente vidi i due ragazzi in lontanza mi apprestai a nascondermi dietro al muro più vicino che si trovava alle loro spalle. Adagiai i bicchierini a pochi passi da me per liberarmi ambo le mani e cercando di allungare le orecchie il più possibile cominciai a origliare la conversazione. David. Lo sapevo che era sua la colpa dello stato in cui si trovava Rose. Pezzo di merda. Merlino caro quanti calci nel culo avrei tirato a quel coglione se solo lo avessi avuto sotto tiro in quel momento. Feci un respiro profondo e cercai di mantenere la calma per non far saltare la mia copertura, o per meglio dire il mio nascondiglio, cominciando a imprecare contro quel coglione di David. Diamine, se solo quella sciocca mi avesse ascoltato... a chiunque, da fuori, era lampante che nulla di buono sarebbe potuto uscire da una simile accoppiata. «Brutto sce...» Soffocai le parole in gola zittendomi con una mano davanti alla bocca. Cosa non aveva capito della frase "abbiamo litigato, non posso seguirla io"? Era ovvio che implicasse che lei non doveva sapere che quella preoccupata fossi in realtà io, no? Non poteva quindi andarle a dire delle simili cose, piccolo stronzetto traditore... non è così che si regge la copertura a un amico, pensai assottigliando gli occhi a una fessura mentre cominciavo già a pensare a come avrei potuto fargliela pagare, forse negargli la scorta di alcol che avevo portato per entrambi bevendomela tutta alla faccia sua sarebbe stato sufficiente...
    Improvvisamente da dietro le mie spalle sentii una mano affondare le dita sul mio fondoschiena e per un attimo pensai che Axel fosse riuscito in un chissà quale modo a liberarsi e a raggiungermi, in fin dei conti chi altro si sarebbe preso una simile confidenza? Barnes, chiaro, a chi altri poteva puzzare così tanto la salute da tentare un simile gesto pensando scioccamente di non ricevere un pugno da parte mia? La sua voce giunse chiara alle mie orecchie e non appena realizzai che la sua mano stava continuando a sostare sulle mie natiche mi voltai di scatto e gli tirai con forza una manata sulla tempia. «Che stracazzo fai idiota?» Gli domandai sforzandomi di sussurrare con la furia negli occhi. Come si permetteva? Non ero di certo un oggetto che poteva essere palpato o toccato da chi più ne aveva voglia. «Rifallo e ti stacco una mano e te la infilo in gola, cretino» Lo minacciai scostandomi da lui mentre mi risistemavo il vestito che si era sciupato dove quello scemo ci aveva affondato con vigore la mano. «Dovrei denunciarti al corpo studenti per quelo che hai fatto, lo sai?» Continuai a sussurrare minacce a denti stretti come se per prima non mi fossi approfittata del suo gentile pensierino alcolico. «Ma non lo farò solo perché è Natale e mi sento più buona...» E leggermente alticcia aggiungerei, con quale faccia tosta sarei potuta andare da un docente a gridare al crimine quando il mio fiato lasciava intuite un generoso consumo di alcolici. «In che senso?» Domandai confusa dinnanzi l'uscita del Serpeverde riguardo le preferenze sessuali dell'altro dopo aver archiviato momentaneamente le minacce. A Loki piacevano veramente gli uomini? Se era vero non ne avevo la più pallida idea, lui in merito non si era mai confidato con me e vista la natura del nostro rapporto, che era si solida ma basata sullo spazio reciproco, non mi stupivo affatto, ma ciò avrebbe cambiato tante cose, prima fra tutte il significato che quello sguardo rivolto alla volta di Marcel nascondeva, che fosse? No, non poteva essere dai, loro due? Impossibile... vero? «Fermo!» Afferrai repentinamente i lembi della sua elegante giacca per tirarlo nuovamente verso di me, ben nascosto alla vista dei due ragazzi. «Non dobbiamo farci vedere e... sta zitto» Biascicai leggermente provata dalla tutt'altro che contenuta quantità di alcol bevuta mentre gli premevo il palmo della mano contro le labbra. Ero alticcia, sì, ma sapevo bene che da solo non sarebbe mai stato in grado di tacere quello stupido e anzi, probabilmente si sarebbe potuto mettere a fare casino solo per farmi innervosire. «E no, non mi ha piantata il mio Bulgaro corrucciato, grazie per l'interesse... aveva solo degli impegni ai quali non poteva sottrarsi, tutto qui...» Sibilai freddamente guardandolo da sotto le sopracciglia con sguardo severo. A dirla tutta non erano nemmeno cazzi suoi dove si trovasse il "per sempre corrucciato". Era forse possibile che il ragazzo non fosse in grado di non essere inopportuno? Probabile.

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    Caposcuola Corvonero | Mailbox | Pensatoio
     
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    Tassorosso
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    Rose Mia White

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    In quel momento forse un angelo aveva deciso di mandarmi qualcuno per non farmi sentire sola ed inutile. Loki era un amico così discreto e in quel momento per quanto avevo intuito da tempo che a volte faticava a esporre le sue idee in fatto di consolare qualcuno, ci stava davvero mettendo tutto se stesso. Io, beh, io stavo uno schifo. Aveva ragione era difficile far tacere le paure e non solo volevo far tacere tutto per un secondo e restare in un mondo di completa calma e pace senza avere troppo da nessun piatto della bilancia, li in equilibrio. «Già le paure e non solo...» dissi senza pensarci. Continuai mentre ogni tanto mi fermavo per un singhiozzo che mi saliva da dentro il cuore «Sicura... » ripetei a bassa voce, pensando se nella mia breve vita mi fossi mai sentita sicura. Si c'erano stati dei momenti, alcuni passati molto tempo fa e altri recenti ma adesso quelli recenti facevano male e le lacrime ripresero a scendere silenziosamente «So che non vorrai sentire queste parole, come altri, era chiaro ormai... Sai gli sguardi e i sussurri li notavo. Lui mi fa sentire sicura o meglio fino a qualche ora fa. So che sembra burbero e a volte oltre le righe ma con me non lo era. Io mi sono fidata fino in fondo!» si mi ero fidata fino a tal punto di donarmi a lui e non lo avrei fatto se non provavo qualcosa per la persona che avevo davanti e soprattutto quella persona avrebbe dovuto darmi la sicurezza per mettere a nudo me e le mie insicurezze e paure e David lo aveva fatto almeno era quello che io provavo. Abbassai nuovamente la testa per nascondere il viso mentre sentii il Serpeverde continuare la frase. Tirai su con il naso e deglutii «Si può essere... non comprendo.» Ascoltai le sue domande così delicate come una mano che accarezza delicatamente qualcosa che portava la consistenza di una nuvola e poi sentii un fruscio e un secondo dopo qualcosa di caldo e morbido coprire la mia testa. Aprii gli occhi e vidi la sua giacca su di me a coprire il disastro che avevo fatto con i capelli grazie al potere che mi trovavo fin dalla nascita. Con le mani afferrai i lembi della giacca e mi ci chiusi dentro come a nascondermi dal mondo per poi parlare da li con una voce rotta dal pianto «Grazie... sono un disastro!» Dopo qualche attimo aprii leggermente la giacca e i miei occhi grigi leggermente arrossati e pieni di lacrime incontrarono il viso di Loki «Lui non ha fatto nulla, o meglio adesso al ballo ma... Non so se puoi comprendermi e forse sono pazza ma una frase mi ha come fatto notare cose che non avevo mai notato...» Mi fermai per un piccolo rumore dietro l'angolo mi strinsi nella giacca come a nascondermi ma non passò nessuno quindi continuai, sicuramente erano gli studenti che passavano da una parte all'altra. «C'e stato un momento che a me non aveva destato sospetti tra David ed Halley anzi ho creduto che David fosse un pochino esagerato ma poi Kai...» Sospirai e guardando avanti a me continuai «Kai ha detto una frase alla grifondoro e so che è stupido ma quella frase e il modo in cui lo ha detto mi è entrato nelle orecchie e nella testa come una scossa che ha attraversato tutta me e poi lo sguardo di Halley, mi ha penetrato. Oddio!» Mi copriì il viso con le mani «So che sembro stupida e pazza ma... E' stato come se un colpo di vento gelido mi fosse entrato dentro.Ha detto: " Che cazzo è successo tra te e David? E come mai lo conosci?"» La frase di Kai mi risuonò nella mente con la sua stessa voce mentre la mia la ripeteva a voce sottile e quasi trattenuta, mentre il viso di Halley mi si disegnava in ogni sfaccettatura. «Io-io non so... cos'è? Ma Loki, fa male...»
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    Ero a pezzi e le lacrime non avevano mai smesso di scendere macchiandosi del mascara che avevo sulle ciglia. Non avevo mai provato un sentimento simile, non lo conoscevo. Le parole che pronunciò ancora Loki mi fecero trattenere il fiato "Sky preoccupata?" «Forse ti sbagli... e se anche fosse così non vorrei che provasse una cosa simile per me in questo giorno... » La giacca scivolò leggermente dalla testa lasciando il viso scoperto. No, non avevamo litigato io e Sky, avevamo combattuto nel vero senso della parola. Non c'erano state armi ma le parole lo erano state tali da ferirci. Presi fiato e mi asciugai gli occhi con una mano macchiandola «Loki... lei è importante, e si merita un ballo con un amico come te che la faccia divertire in qualche modo... E' un'ottima persona e per quanto possa fare la dura... beh....è buona, gentile e ha un cuore enorme... » Presi fiato e feci un sorriso forzato verso il ragazzo «Io sto bene! E tu sei stato anche troppo dietro a me... E' la vigilia di natale, dovresti divertiti. Vai da Sky e senza dirle niente augurale un "buon natale" e tu saprai che sarà anche da parte mia.» Provai ad alzarmi con un viso stravolto e lo stomaco sottosopra tanto da rendere ancora più pallido il mio viso, mentre le gambe barcollavano e mi tenevano in piedi a stento e poi aggiunsi «Sei un vero amico, davvero speciale... Mi spiace averti rovinato un pezzo di serata... Scusami!» Rimasi li a guardarlo mentre le mie gambe non riuscivano a muoversi e senza motivo le lacrime ripresero a scendere. Mi meritavo quello, tutto quello che stavo vivendo. In fondo ero una nullità e una puttana e mio padre me lo aveva sempre ricordato. Non potevo far del male ancora alle persone a cui volevo bene e Loki era uno di quelle persone. «Buon Natale Loki..!» dissi offrendogli un fiore che avevo come decoro sull'abito ma restando li appoggiata al muro mentre le gambe non rispondevano ai comandi e tremavano. Sembravo così piccola, ferita e indifesa.


     
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    LOKI NORMAN – 16 ANNI – SERPEVERDE (IV)

    jiDikA
    Le lacrime di ROSE sono una visione difficile da sopportare per lui. Vorrebbe poterle far smettere, subito, con un gesto, una parola o un incantesimo. Eppure è consapevole di non potere fare proprio niente per lei se non restare lì al suo fianco ad ascoltare quelle parole talvolta sconnesse che le escono direttamente dal cuore. Ha anche notato la ripetizione di quel “sicura”, che non fa che confermare il timore che la Tassorosso si trovi in uno stato di confusione tale da non trovare solido nemmeno il pavimento su cui poggia i piedi. Però le sue labbra dicono il contrario, ed è il cuore di Loki quello che si spezza quando la sente pronunciare quelle frasi piene dell’amore che prova per David. Merda, ne è proprio innamorata. Non che pensasse di avere davvero qualche chance con lei, ma semmai la sua mente avesse osato anche solo sperarlo, in quel briciolo di follia dettato dall’alcol ormai in circolo, adesso non può che mettersi l’anima in pace, mandando giù il boccone amaro e lasciando sanguinare la ferita appena aperta finché non smetterà spontaneamente. Niente di nuovo sotto il ponte, comunque. Anzi, il ponte, ora, deve esserlo lui. Per ROSE. [Burbero…] ok, diciamola così. Lui avrebbe di certo usato qualche altro termine più colorito per descrivere quanto gli appaia odioso quel ragazzo. Ora più che mai. Il tono sarcastico con cui lo dice probabilmente suggerisce in parte i suoi pensieri, ma preferisce lasciarli intendere senza aggiungere altro. E lei invece si è fidata. Bella fregatura del cazzo. Ci è caduto qualche mese addietro nello stesso tranello della fiducia gettata in pasto ad uno stronzo, ma è sicuro che il crollo delle certezze subito da lei sia di tutt’altro livello, fondandosi su un rapporto di lunga durata. Almeno per come l’ha capita lui. E poi… che vuol dire “fino in fondo”? [In che senso…?] è un’idea di merda chiederglielo direttamente, ma gli è uscita la domanda prima che riuscisse a fermare la lingua. Spera di non risultare invadente, e si pente di aver aperto bocca subito dopo, ma ormai è andata e non può far altro che mordersi il labbro inferiore e maledirsi per poi lasciarle qualche minuto di raccolta personale. In silenzio. Posizionandole la propria giacca sulla testa per coprirle i capelli cangianti, e sistemandosi al suo fianco, discreto. [Non dirlo nemmeno] di essere un disastro. Gli dà fastidio. Trova ingiusto che lei debba sempre colpevolizzarsi. Il che è abbastanza ironico, dato che lui non è affatto da meno. Tira su con il naso a sua volta, ma senza un valido motivo per farlo. E’ più un modo per prendere aria mentre scalcia con la punta di un piede un sassolino che non sa se sia sempre stato lì, o se lo abbia portato la scarpa di qualcuno che non ha neanche visto passare. Prima non lo aveva notato. Il fatto che lo stia facendo adesso è ovviamente un modo come un altro per evitare di rimuginare troppo sulla situazione in cui si trova: essere seduto a terra di fianco alla ragazza per cui ha una cotta (?), che piange disperatamente per un altro ragazzo. Però lei, sorprendentemente, riprende a parlare, descrivendogli davvero gli eventi appena trascorsi. Ne è colpito. Di solito sono entrambi piuttosto riservati, perciò si volta rapido e attento verso di lei, anche se per un attimo è costretto a tendere l’orecchio verso l’angolo da cui è venuto percependo gli stessi rumori avvertiti da ROSE. Cioè, c’è una festa in corso, perciò da quella direzione proviene un gran casino, ma quelle voci gli sembravano un po’ troppo vicine. Qualche attimo di tensione, che gli fa irrigidire la schiena e solleva il dubbio se debba alzarsi a controllare, ma poi la Tassorosso continua il proprio discorso, dunque torna a rivolgerle tutte le attenzioni del caso. Gli attori della scena sono un’accozzaglia di gente che non è sicuro di aver mai visto nello stesso posto nello stesso momento, ad eccezione delle aule scolastiche. Perciò aggrotta le sopracciglia, perplesso. Halley, cazzo, sempre lei. Possibile? Davvero, per quanto la Grifondoro gli risulti come una nota stonata presente in ogni circostanza del genere, in questo caso fa fatica anche solo a figurarsela in compagnia di David. [Capisco…] risponde invece, facendo tornare lo sguardo dritto davanti a sé. Ha bisogno di fare mente locale, perché l’istinto lo porterebbe a confermare quanto la possibilità che sia effettivamente accaduto qualcosa fra i due soggetti in questione sia tangibile. Però, nella concretezza dei fatti, nulla risulta scontato. David e Halley, tra l’altro. Chissà. [Forse questo Kai si è impensierito nello stesso modo in cui lo stai facendo tu] butta lì, incerto, iniziando a torturarsi il collo con la mancina. [O forse la tua conoscenza approfondita con Harris ti fa capire alcune sfumature che non posso capire io. Quindi, in buona sostanza sono fottutamente sbagliato per questo compito, Rose. Ti chiedo di scusarmi] china il capo, rassegnato, iniziando a sentirsi di troppo, a percepire con più chiarezza che non avrebbe mai dovuto correrle dietro. Tutto ciò che ha fatto è stato trattenere egoisticamente una persona in uno squallido angolo del Castello solo perché per un istante ha avuto la pretesa di poter riparare qualcosa anziché distruggerla. E invece… [Sì…] fa male. Non sa proprio cosa fare. Ridarle speranza significherebbe gettarla di nuovo fra le braccia di uno stronzo che finirebbe quasi sicuramente per ferirla di nuovo. Ma dirle che la persona che lei ama con tutta sé stessa ha dimostrato di essere un figlio di puttana senza scrupoli rischierebbe di fare ancor più a brandelli l’anima già straziata di Rose. Non c’è scampo a quelle lacrime e quel trucco sbavato. Al massimo può tentare di arginare qualche danno facendole sapere che ha degli amici che si preoccupano per lei, compresa SKYLEE. [Siete proprio testarde] commenta, tentando di sollevare un angolo della bocca, senza riuscirci molto bene. Il risultato è un mezzo sorriso sconsolato. [Siete importanti tutte e due, cazzo] mette i puntini sulle “i”, togliendosi quella smorfia dalla faccia per sostituirla con un’espressione esasperata e a tratti irritata. [E no, non stai bene, perciò non posso andarmene]. I nervi gli sono saliti a fior di pelle, e tutto quello stupido discorso sull’augurarsi un buon Natale come se lo fosse mai stato, lo indispone più di quanto si aspettasse. Ancora non la guarda, ma è perfettamente consapevole dei movimenti di lei. Sa che è in piedi, e sa che vuole scappare. E in tutta risposta lui si gira dall’altra parte. Non glielo impedirà. Se è ciò che vuole, è libera di farlo. [Comunque non mi è andata così male. Ho passato del tempo con Skylee e con te, perciò…] cazzo, gli è partita la vena sentimentale. Proprio nel momento peggiore possibile, tra l’altro, dato che in quella succede qualcosa che non avrebbe mai sperato accadere in vita sua: un regalo. Al suo compleanno. Va bene, lei non può saperlo che è il suo compleanno, ma quel dono per quanto semplice, è spontaneo. Ed è per lui. Ed è la cosa più importante del mondo. Lo accetta, cogliendolo con una delicatezza tale che rischia di sfuggirgli dalla presa. Lo porta davanti a sé, osservandolo a lungo, con affetto, prima di coprirsi il viso con la mano libera. Non deve piangere. Merda, non ci riesce da anni, se lo facesse adesso sarebbe proprio un gran coglione. Sente gli occhi inumidirsi e il viso scaldarsi, così si stringe un po’ fra le spalle, incurvandole. [G-grazie] ha la gola talmente chiusa che gli esce solo un filo di voce spezzata. Ma almeno ha il volto asciutto. Per quanto possa servire a conferirgli un’aria da duro, a questo punto. [Senti… non sono bravo con le parole, però… se tu potessi vederti per come ti vedo io, Rose, gli sputeresti in faccia a quello stronzo]. Che smidollato. Gli sta pure salendo la nausea, e i contorni delle cose cominciano ad apparirgli sfumati. E non è solo per il velo liquido che ha davanti agli occhi. Non sono previsti meteoriti per la distruzione imminente del pianeta, vero?
     
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    Harry Barnes

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    17 anni - III anno

    – Giuro che non è stato intenzionale! – Harry alzò le mani affiancandole al volto, respingendo prontamente ogni protesta o responsabilità, per quanto la sua mano si fosse aggrappata con una notevole presa sulla chiappa della Métis; impossibile che non fosse intenzionale. Ma buttare il sasso e nascondere la mano era uno dei suoi passatempi preferiti, soprattutto se questo portava ad infastidire qualcuno, soprattutto se quel qualcuno era la Métis. – Però se mi fai ancora quell’aria da micetto corrucciato potrei farlo a posta, la prossima volta – era vero: quando faceva quell’espressione gli ricordava proprio quello. A dir poco adorabile, ben lontano dall’effetto intimidatorio a cui ella probabilmente aspirava. – Ti dai a nuove pratiche sessuali alternative? Ha iniziato ad aleggiare la noia fra le lenzuola? Se vuoi qualche esperienza friccicarella basta dirlo, eh… – a quel punto Harry si sarebbe aspettato un bello scappellotto, ma scommetteva che Skylee, a quel punto, fosse troppo brilla riuscire persino a centrarlo. Dopo la sua incredibile rivelazione (chi avrebbe mai detto che fosse stato lui a manomettere le bevande? Cose da pazzi!), vennero ovviamente le minacce che, proprio come aveva immaginato, non poterono che cadere a vuoto. – Ah, funziona così? Allora per Natale me la d…?…potrei dartelo. Per pura bontà del mio cuore! – si portò una mano al petto, con aria addolcita e caritatevole, come se lo considerasse un atto di beneficenza. Non che ne avesse mai compiuto uno in vita sua… – Confusa, tesorino? – osservò divertito Skylee cercar di far due più due nella propria testa, all’ipotesi che il signorino Norman potesse essere omosessuale. – Non so, è che girano certe voci… come ne girano tante, d’altronde. Per esempio si dice che tu sia una… no, meglio non dirtelo – lasciò cadere a posta la frase con con un’incognita aperta, col solo obiettivo di metterla a disagio.
    Quando Skylee lo tirò nuovamente verso di sé, lui ne approfittò per sovrastarla per un momento, un largo palmo sopra la testa bionda. Così vicino sentiva il profumo dei suoi capelli misto ad alcol, un connubio che doveva ammettere non fosse niente male. – E come pensi di zittirmi? – le sussurrò in un’orecchio, sfiorandolo leggermente con le labbra. Il suo tono di voce mostrava sfida, ma anche un senso di calore. – Quale impegno può mai essere più importante di accompagnare la propria ragazza al ballo d’inverno? – con un polpastrello seguì la linea ondulata di una ciocca dei suoi capelli dorati, girandosela impercettibilmente attorno a un dito con aria leggermente assorta. Poi tornò a guardarla dritta negli occhi, con voce più pacata. – Imperdonabile, se me lo chiedi, piccola Métis… lasciarti tutta sola, a farti bella per qualcun altro. A proposito, con chi sei venuta? – la festa era stata così movimentata che l’aveva appena incrociata un paio di volte, senza possibilità di avvicinarsi. Poi ricordò di aver intravisto Loki, vicino a lei, e gli sorse un dubbio: – Aspetta, sei venuta col presunto ciuccia-… – si interruppe un secondo, scrollando rapidamente il capo – Norman? – Harry si sporse nuovamente ad osservare la scenetta, e tornò a sussurrare: – Ti ha mollata per quella lì? Cazzo, sei davvero sfigata stasera Métis. E comunque che gusti di merda… – la White era una ragazza abbastanza graziosa, certo, ma era fin troppo silenziosa per i suoi gusti; non vedeva in lei il minimo fascino. Come poteva mettere da parte una come Skylee? Non c’era palesemente confronto. La tipa gli stava allungando anche un fiore dal proprio abito. Tsé. – Vuoi che vada a rompergli il naso? – si offri con nonchalance, alzandosi una manica. L'onore era uno dei valori portanti per ogni Barnes e, nonostante la Métis non fosse la sua donna, non avrebbe desistito un momento dal difenderla, qualora lei lo avesse lasciato fare. Inoltre la serata non era ancora finita, e una bella scazzottata l’avrebbe chiusa in bellezza.


     
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    Tassorosso
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    Rose Mia White

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    Era tutto così complicato e così confuso, io ero confusa. La domanda di Loki riguardo a quello che avevo detto di David mi fece coprire il volto con la sua stessa giacca per poi aggiungere un "niente di che" velocemente e lasciar cadere quel dettaglio. Si dettaglio, che mi stava logorando e non solo per il motivo che tutti potevano dedurre ma perchè quel "dettaglio" aveva sancito una mia presa di posizione verso l'amore e i sentimenti che io provavo e aveva portato all' allontanandomi da mio Padre e non solo, avevo mandato completamente all'aria la promessa che avevo fatto a mia madre. Valeva ancora quella promessa dopo tutto quello che era successo? Non lo sapevo più e avevo dei sentimenti contrastanti anche su di lei che mi facevano andare in tilt il cervello. Adesso mi stavo chiedendo se ne era valsa la pena, se era stato giusto. Sapevo che avrei risposto di si, che ne era valsa la pena che io provavo per lui dei sentimenti e che ero li a piangere per lui per un motivo e soprattutto perchè i sentimenti non possono essere comandati, almeno io non ci riuscivo, eppure i dubbi, le paure mi si erano insinuate e non volevano andar via. "Nessuno ti amerà mai se non per degli interessi" La frase di mio Padre mi risuonò nella mente e bruciava come fuoco tanto da provocarmi una fitta alla testa e farmi portare le mani alle tempie per farla passare. Pochi attimi ma sembrò come un fulmine che percorse da un lato all'altro il mio cranio. Loki stava li vicino a me e aveva rinunciato al ballo per ascoltare le lagne di una tassorosso, infatti prese parola e cerco di consolarmi. Il mio sguardo finalmente si sollevò del tutto e si posò su di lui cercando di asciugare le lacrime con il dorso della mano. Si, forse aveva ragione, anche Kai si era sentito così, ma quando terminò la sua frase una piccola risata spontanea si irradiò per qualche attimo in modo un pochino strano «Fottutamente sbagliato!» ripetei per poi aggiungere velocemente «No, non lo sei... Anzi...» mi fermai per prendere fiato un secondo e chiudendo gli occhi aggiunsi «Grazie! E credimi non sei sbagliato in nulla.» Cercavo di prendere dei piccoli respiri per potermi calmare almeno momentaneamente e far tornare i miei capelli di un colore decente e allo stesso tempo volevo tranquillizzare il serpeverde, ma non ci riuscivo perchè ogni volta mi tornava in mente qualcosa, un particolare, che mi faceva scivolare le lacrime sulle guance e quasi singhiozzare. Quando il discorso ricadde su Sky e Loki sottolineò che eravamo testarde, non potei non fissarlo per qualche secondo mentre mi stavo mettendo in piedi. Testarda, se solo lo fossi stata davvero, se mi fossi intestardita nel momento giusto. No, io non avevo niente di testardo, in quel momento mi sentivo solo una nullità che poteva sparire e forse nessuno avrebbe notato tale assenza, era quello che mi passava per la mente, e che stava tenendo un amico inchiodato a lei e questo non era giusto. Il tono di Loki cambiò nel dirmi che non poteva lasciarmi perchè era chiaro che non ero in buone condizioni e nemmeno moderate e quel cambio brusco mi fece rabbrividire un attimo, tanto da farmi piccola per un secondo come se qualcuno mi avesse dato un comondo di prepotenza. Rimasi appoggiata al muro freddo mentre i respiri si fecero più insistenti. "Sotterra e reprimi... puoi farcela su!" Mi ripetevo nella testa per cercare di calmarmi ma la frase di Loki mi fece deconcentrare e la mia bocca si aprì leggermente. Il gesto fatto era davvero spontaneo e fatto con il cuore. Donargli qualcosa era il minimo in quella circostanza, anche se non avevo granchè e forse lo avrebbe trovato stupido. Lui si era seduto vicino a me per sostenermi, per incoraggiarmi e non lasciarmi sola, non potevo fargli ancora male. Chiusi ancora una volta gli occhi mentre Loki afferrava il piccolissimo dono e poi si andò a coprire il viso con la mano mentre nello stesso momento riuscì a far tornare i capelli di colore nero, si non erano castani ma meglio di altro, ma riuscii a vedere il momento e quel gesto. Mi avvicinai di un passetto a fatica, sempre mantenendomi al muro perchè la sua reazione mi stava leggermente preoccupando «Tutto ben...» non finì la frase che il suo "Grazie" arrivò con delicatezza. Sorrisi e questa volta senza lacrime anche se il viso non era proprio perfetto. Poi il serpeverde continuò con una frase che mi lasciò per un attimo bloccata. Era stato così dolce e per la prima volta dopo mesi non mi sentivo sola, non ero sola. Da tempo mi trattenevo nelle dimostrazioni di affetto che di solito amavo dare perchè alle persone non piacevano e le trovavano strane ma adesso era davvero complicato. «Sputarlo? Bleah... sono una signorina io!» risposi con un poco di ironia mista alla voce di pianto. Si stavo cercando di essere ironica e far capire che era riuscito nell'intento di farmi tranquillizzare un pochino, almeno in quel momento. Fu in quel momento che sentii il bisogno del contatto, perchè io ero così, e senza pensarci troppo gli presi la mano e gli diedi un veloce abbraccio. Il mio braccio si posò ad altezza spalle e il mio viso si avvicinò al suo ma fu una questione di attimi per non oltrepassare troppo i limiti e non dar fastidio «Lo so, troppo appiccicosa, scusami. Scusami davvero mi sono lasciata trasportare... ma Grazie!.» Mentre cercavo di non sembrare troppo invadente il mio sguardo si soffermò sul volto di Loki e il suo colorito mi sembrò diverso, dopo averlo visto qualche istante prima coprirsi il viso mi prese il timore che non stesse bene. «Loki, tutto bene?» Chiesi sottovoce per non dare fastidio, «Ehi?» Forse erano le luci e i miei occhi stanchi che mi davano la sensazione strana, o forse ero io che ero messa completamente sottosopra.


     
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    Skylee Metis

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    Roteai più e più volte gli occhi verso il soffitto in pietra del corridoio e non persi nemmeno tempo a replicare alle stupidaggini che il Serpeverde aveva cominciato a dire, preferendo piuttosto raccogliere un bicchierino dal pavimento per sorseggiarlo con aria annoiata mentre continuavo a fissarlo impassibile in attesa che la sua lingua si arrestasse e le sue labbra smettessero di muoversi. Mai prima di quel momento avevo fatto caso a quanto il Barnes parlasse senza quasi nemmeno il bisogno di riprendere fiato. Era tipo una macchinetta automatica di stupidate dette con così tanta scioltezza e disinvoltura che quasi poteva risultare ammirevole, quasi appunto, perché dopo l'ennesimo shottino l'unico effetto che sortiva in me era quello di farmi venire il principio di un mal di testa.
    «Non sono mai stata il tipo che da retta alle voci di corridoio, ma chissà perché non mi sorprende affatto che tu sia una pettegola Harry caro...» Sussurrai a denti stretti con aria compiaciuta in volto per quella nemmeno troppo velata presa in giro che gli avevo appena riservato.
    «Purtroppo però molte che riguardano me sono già giunte alle mie orechie... e dimmi, te a quale ti riferivi? Che sono una stronza senza cuore? Che ritengo più importante la mia carica di Caposcuola piuttosto che i rapporti umani con persone delle quali non mi interessa nulla? O che ho un manico di scopa su per il culo?» Domandai sciolta con un espressione altrettanto rilassata mentre sollevavo ambo le sopracciglia.
    «In ogni caso sono tutte vere... te lo assicuro, ti farei vedere la firebolt che ho sotto la gonna ma è un po' troppo ingombrante per riuscirla a sollevare fino alla vita, spiacente...» Alzai le spalle e mandai giù l'ultimo goccio di alcol presente nel bicchierino. Ormai avevo imparato a reggerlo bene e per quanto non mi lasciasse mai indifferente, prima di ubriacarmi nel vero senso della parola rischiando di perdere la lucidità a tal punto da fare cose decisamente stupide, necessitavo di berne decisamente molto. Quella sera ad esempio non ero ancora per nulla arrivata al limite di dignità che ero solita impormi e per quanto la testa cominciasse a girarmi appena, ero ancora perfettamente in grado di parlare senza biascicare e muovermi con disinvoltura senza rischiate di perdere l'equilibrio in maniera maldestra.
    Fu con uno scatto felino che tirai il Barnes verso di me per impedire a Rose di intravvederne la sagoma e rischiare così di far saltare la mia copertura. Non volevo pensasse che ancora mi preoccupavo per lei e che nonostante tutto ci tenessi, dentro la stanza delle necessità ero stata dura, ma pensavo sul serio ciò che dicevo, non ero il tipo che dava aria alla bocca solo perché arrabbiata e quindi i problemi fra noi sarebbero restati i medesimi se avesse continuato a rifiutarsi di aprire gli occhi e accettare che le mie spigolose parole nascondessero in loro parecchia verità. «Potrei farlo in tanti modi...» Sussurrai a mia volta all'orecchio del Serpeverde. Inaspettatamente le mie labbra si erano mosse più velocemente del mio buon senso e con fare ammiccante mi ero avvicinata pericolosamente a lui. «Temo che per questa volta non potrò darti torto, non è stato molto carino» Scossi il capo con aria innocente mentre nello sguardo si animava una scintilla decisamente meno innocente e ingenua. «Ha davvero importanza con chi sono venuta al ballo?» Chiesi curiosa voltandogli nuovamente il capo verso di me affinché smettesse di spiare i due ragazzi al di là del muro e col dito indice da prima puntellato sulla sua guancia cominciai a scendere percorrendo con estrema calma una linea immaginaria diretta verso la vita. «No, non voglio che tu rompa il naso a nessuno...» Continuai sussurrandogli all'orecchio in un tono così suadente e melodioso da ricordare il suono delle fusa feline. «Voglio solo che tu inizi a tenerti le tue fottute mani o labbra o altre parti del tuo corpo solo su di te, intesi?» Sibilai con tono rabbioso mentre la mancina arrestava la sua corsa sul cavallo degli eleganti pantaloni del ragazzo per stringersi con forza attorno alla sua mascolinità. Nessun accenno di gentilezza o seduttività, puro scherno nei confronti di quel ragazzo che più volte aveva deciso di prendersi libertà decisamente non richieste sul mio corpo. Non tolleravo che qualcuno mi usasse come un mero oggetto di piacere, né che si trattasse della mia vita sentimentale o intima, né tantomeno di quella di tutti i giorni e di certo non ero incline al farmi mancare di rispetto stando in silenzio su simili comportamenti. «Cerchiamo di andare d'accordo Barnes, eh? Che ne dici?» Proseguii cominciando solo allora ad allentare la stretta sul suo corpo sollevando lo sguardo severo verso i suoi occhi affinché capisse che non stavo per nulla scherzando in quel frangente. Avremmo dovuto avere a che fare ancora a lungo e sarebbe stato un vero peccato se nel mentre mi fosse toccato di tagliargli le mani con un diffido solo perché non era stato in grado di tenersele in tasca. «Bicchierino?» Chiesi con un ritrovato sorriso rilassato indicando i bicchieri ricolmi di alcol poggiati sul pavimento a pochi metri da noi, come se nulla fosse mai accaduto.

    ★ ★ ★
    Caposcuola Corvonero | Mailbox | Pensatoio
     
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    LOKI NORMAN – 16 ANNI – SERPEVERDE (IV)

    Merda, sta lentamente prendendo la consapevolezza di essere ubriaco. Cioè, non proprio del tutto, forse è la definizione di “alticcio” quella sensazione che sta facendosi strada sempre più prepotentemente nelle sue membra e nella sua mente, ma gli è ormai evidente dalla repentina fluttuazione dell’umore che si trova in uno stato alterato e a tratti confusionale che gli sembra ragionevole attribuire all’unica cosa che ha ingurgitato in tutta la serata: le bevande zuccherine dal retrogusto amarognolo. Alcolico, appunto. Vuoi che siano state effettivamente “corrette” da qualcuno? A questo punto è probabile. Ed è anche l’ultima cosa che avrebbe voluto accadesse in un momento così delicato. ROSE ha bisogno di conforto. Un conforto che lui non è in grado di darle e non solo. Una parte nascosta di lui vorrebbe davvero che Harris si levasse definitivamente dalle palle, lasciando un po’ di spazio a qualcuno che saprebbe prendersi cura della Tassorosso come merita. Tipo… lui? Che cazzata. Dev’essere quello schifo che ha bevuto a fargli partorire questi pensieri senza senso, che si vergogna persino di aver formulato. E’ chiaro che non può farlo. Non è degno, e non è nemmeno la persona adatta a fornire il supporto necessario alla ragazza. Per quanto lei sostenga il contrario, per quanto lei gli dica apertamente che “non è sbagliato”, lui continua a sentirsi fuori luogo e si convince che le parole di ROSE siano una morbida carezza pietosa. Perché ROSE è dolce, e buona, e gentile e non potrebbe mai ferire nessuno. Neanche un idiota che l’ha rincorsa per farla sentire meglio e che invece se ne sta lì a farsi venire fantasie prive di raziocinio. Patetico. Ancor di più perché nel profondo si culla pure di queste emozioni. Gli danno l’illusione di essere in pace con sé stesso dopo lunghissimi mesi in cui non ha fatto che prendere a pugni quelle stesse eccitazioni perché rivolte al target sbagliato. Questa volta, invece, è corretto. E’ perfetto, in tutto il suo candore. Lei è perfetta. E lui un perfetto testa di cazzo.
    Accenna un sorriso, senza avere repliche per quelle rassicurazioni che non meritava. Poi si indispone perché non sopporta i discorsi sul Natale, e il non capire perché le due ragazze si ostinino a non venirsi incontro, e si sente anche un po’ allontanato da ROSE che vorrebbe – a ragione, peraltro – solo starsene per fottuti cazzi suoi. Poi ancora, la sente alzarsi e si volta dal lato opposto, rassegnato. E’ turbato da questo saliscendi di apprensioni. Non sa nemmeno più che cosa sta provando, se c’è una forza che prevale su un’altra o è solo un miscuglio di sensazioni a caso che si scontrano e si mischiano. Il fiore che gli viene donato, non è che la ciliegina su una torta tutti-i-gusti, che all’improvviso prende il sapore della commozione, e lo lascia stordito a raccogliere internamente le proprie lacrime per non lasciarsene sfuggire neanche una. Riesce a non cedere con enorme fatica, stringendosi fra le spalle e nascondendo il viso nei momenti più critici. Ma quando si sente sfiorare la mano, sussulta sul posto, volgendo il viso verso ROSE, o meglio il punto in cui ROSE sostava fino a un secondo prima, salvo ritrovandosela addosso. Non si accorge che la propria mano libera sta andando automaticamente a stringersi sulle dita delicate di quella altrui, quasi a trattenerla, sebbene la stretta sia sufficientemente leggera da permetterle di sottrarsi al contatto. [Grazie] ripete, disorientato. I loro visi sono così vicini che gli basterebbe staccare la nuca dalla parete su cui s’è appoggiata per annullare completamente le distanze fra loro. Che è esattamente quello che fa lui. Perché non ci sta capendo più niente, e finisce per fare la mossa più stupida che potesse mai fare. Il respiro di ROSE è caldo e accogliente, e gli solletica la pelle. Allungando di poco le labbra, può percepire appena l’umidita delle sue, prima di rendersi conto di cosa cazzo stia combinando, e ritrarsi istantaneamente. Lascia pure la sua mano, semmai non ci avesse già pensato lei in autonomia, osservandola con un’espressione a metà scioccata e a metà colpevole, mentre si sente rivoltare lo stomaco sottosopra e assume un colore prossimo al verde. Nauseato. Da sé stesso o dall’alcol? Più probabile la prima. [Sì…] risponde. Si sente bene. Cazzata. Si sente una merda. […No.] corregge il tiro, più sinceramente. [Mi dispiace…] mormora, mentre si rialza con urgenza, senza più riuscire a guardarla in faccia. Adesso è lui che ha fretta di andarsene. Che deve andarsene. [Sono un gran coglione]. Che altro può dire? Nulla. Ha già fatto abbastanza danni, senza che si metta pure a peggiorare la situazione con scuse penose. Perciò, se non dovesse essere trattenuto, comincerebbe a muovere veloci e lunghe falcate verso l’uscita. Ha assoluto bisogno di prendere aria.


    ...va beh, la gif è indicativa, non ci formalizziamo 😝
     
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    Harry Barnes

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    Harry ghignò, ironico, alzando entrambe le mani in segno di mancata colpevolezza: – Ti precedo: non sono certo io a metterle in giro, bionda. Ti precedono. D’altronde, qualcosa come trecento studenti annoiati dovranno pur trovare il modo per ingannare il tempo, e i pettegolezzi sul tuo conto sembrano suscitare particolare interesse. Beh, come dargli torto… – giravano davvero voci sul suo conto, come sul conto di buona parte di studenti e dipendenti scolastici, ma Harry voleva farle credere che la situazione fosse molto peggiore di quel che pensasse. Era divertente cercare di capire quanto il candore della sua reputazione le importasse, magari proprio perché Caposcuola. A lui sarebbe sicuramente importato. Mal sopportava le male lingue, se a queste andava di sputar veleno sul suo personalissimo conto, e più di una volta aveva preso a pugni qualcuno, o tirato qualche brutto incantesimo, pur di far rispettare il proprio nome. Poco importava se i diretti interessati fossero i reali colpevoli o meno. Qualcuno le prendeva sempre come segnale condiviso.
    La bionda, comunque, sembrava stare al gioco senza infastidirsi minimamente. Anzi, sembrava andare perfino fiera di certi nomignoli affibbiatole. Interessante. Di certo era cambiata con gli anni, e a Harry sarebbe interessato sapere fino a che livello. – Hai bisogno di rifarti ai manici di scopa? Il tuo tipo ce l’ha piccolo? O non lo sa semplicemente usare? – era divertente il modo in cui gli rendesse così semplice il lavoro di canzonare il suo “bel tenebroso” per sport; praticamente non doveva neppure sforzarsi. Dal canto suo, non è che sembrasse difenderlo particolarmente. Magari voleva dire che la loro relazione non era poi così seria. – Meglio che tu non le sappia… sono un signore, e non mi piace ripetere certe cose. In ogni caso è buffo che non ti importi di come venga masticato il tuo nome, vista la spilla luccicante che ti ritrovi. Non hai paura che ti tolgano la carica perché non sai tenere le mutandine addosso? – cercò di instillarle un briciolo di timore, poco prima di venire tirato a muro, contro il suo corpo. E contro le sue forme.
    Harry era sicuro che Skylee non avrebbe abboccato a certe provocazioni. L’alcol però doveva aver fatto effetto a livello intenzionale, compromettendo la sua ragione, perché altrimenti non si sarebbe mai messa a miagolargli all’orecchio facendolo indurire con una facilità imbarazzante. Le labbra carnose della bionda ora accarezzavano la pelle del suo lobo, mentre scandiva una frase che lo lasciò per un attimo basito. Lo stava prendendo in giro? Chiaramente. Oppure reggeva l’alcol davvero molto male. Anche se considerando il numero di bicchieri… – Chi avrebbe mai detto che fossi un’alcolizzata, Métis? Forse abbiamo più cose in comune di quante tu creda. – le afferrò di colpo il sedere con entrambe le mani, spingendo l’esile bacino contro il suo, bisbigliandole a un soffio dalle sue labbra: – Per esempio come? – se pensava di prenderlo in giro non avrebbe funzionato affatto. Avrebbe tranquillamente approfittato di ogni minimo segnale di debolezza, vero o fasullo, per giocare con lei. – Vuoi dimostrarmi che le storie sul tuo conto sono vere? O vuoi che ti consoli, magari? – qualunque fosse il caso, sarebbe volentieri stato così caritatevole da concederglielo. Ciò che non si aspettò affatto fu che le sottili dita della bionda scivolassero fin sotto la sua vita, rendendo sempre più evidente il suo bozzo, e Harry non poté che rispondere prendendole il volto con una mano, facendo per avvicinarsi alle sue labbra…
    Harry strizzò gli occhi, gettando la testa all’indietro, in preda a un misto di dolore e piacere, quando quella strinse il suo membro attorno alle sue dita. Diciamo più che lo aveva stritolato. Quando quella mollò la presa, probabilmente non si sarebbe aspettata di vedere Harry ridere, ma così fu: una risata fragorosa, come risposta al suo gesto e alle sue inutili minacce. – Sei almeno consapevole del fatto che mi sia piaciuto? E che continui a giocare col fuoco? Se un giorno finisci scottata, ricorda a te stessa di non farmi più… nulla del genere. – Harry fece per ricomporsi, sistemandosi il colletto della camicia rivolgendo lo sguardo altrove, faticando ad ammettere quanto quei suoi modi di fare da femme fatale lo avessero messo in difficoltà. – Non dirò al bulgaro che morivi dalla voglia di toccarmi il pacco tanto da farlo alla prima occasione buona. O magari no, eh bionda? – ghignò con un angolo delle labbra, afferrando anche lui un bicchierino. – Ci siamo intesi, bionda. Dopotutto sarebbe più divertente che tu lo volessi. E vedo che i drink non sono stati ancora abbastanza da addolcirti… – fu con la coda dell’occhio che avvertì un movimento inaspettato: Norman si avvicinava alle labbra della White. Purtroppo non era abbastanza vicino da vedere se il bacio avesse attecchito o meno. Ma tanto bastava.
    Norman si allontanò dalla White, per dirigersi chissà dove. Nello stesso momento, Harry sbucò fuori dal loro nascondiglio e gli si parò davanti, sovrastandolo di almeno una spanna. Strinse un pugno e fece per alzarlo in direzione di una sola cosa possibile: la sua faccia di cazzo. Invitare Skylee per poi limonare un’altra? Cazzo di playboy sotto mentite spoglie. Gli stava proprio sul cazzo. Tuttavia, si bloccò prima che il pugno incontrasse il naso del Norman. Una breve riflessione lo fece ragionare: quello, almeno, voleva significare che non fosse un mangia-cazzi. A quel pensiero, aveva appena acquisito mille punti ai suoi occhi. E tale notizia non poteva che essere festeggiata. – Viva la figa, amico! Alla tua salute! – gli batté una mano calorosa sulla spalla, prima di trangugiare il contenuto del bicchierino in un sol sorso, stringere gli occhi e scuotere la mossa chioma in risposta al sapore deciso, e lanciarlo in modo che si sfracellasse contro la scalinata.
    – Buon Natale, figli di puttana! – un cenno generale, mani in tasca e se la rise divertito fino a che la sua ombra non scomparve all’ingresso dei sotterranei.


     
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    Skylee Metis

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    «Le mie mutandine non hanno nessun problema a restare al loro posto e chi di dovere lo sa, tranquillo» Affermai fingendo totale impassibilità alle sue stupide allusioni che in realtà facevano dannatamente male. Non ero per nulla indifferente alle voci sul mio conto e anzi, soffrivo e mi arrabbiato ogni qual volta che ne sentivo una nuova messa in giro, ma avevo capito che dar loro la soddisfazione di vedermi stare male dinnanzi tali voci era esattamente ciò che volevano e quindi, montando la mia migliore espressione fredda e disinteressata, finivo ogni volta per far finta che nessuna di quelle voci mi toccasse e che anzi, ero addirittura in grado di scherzarci su. «Magari questa sera non le porto però... chissà...» Ammiccai con fare civettuolo mentre il corpo del Serpeverde mi sovrastava e avvicinava a sé parti del mio corpo alle quali in una qualsiasi altra situazione non avrebbe neppure potuto sognare di avvicinarsi. Mi ricordavo quando anni prima avevo desiderato una simile vicinanza fra noi e di come poi, spaventata da quel mondo che per me era totalmente nuovo e spaventoso, avevo finito per non fare mai il primo passo in quella direzione, passo che altre ragazze non avevano però esitato a fare e che il ragazzo davanti a me non aveva esitato ad accettare. Allora ci avevo sofferto molto, ci avevo pianto e avevo maledetto il suo nome per quanto mi ero sentita presa in giro, ma dopo quell'esperienza ero cambiata, o almeno così credevo, visto che poi, qualche anno più tardi, avevo finito per farmi prendere nuovamente in giro allo stesso modo da un'altro ragazzo che si era rivelato essere tale e quale al Barnes. Chissà se era una caratteristica distintiva dei ragazzi quella di non saperselo tenere nei pantaloni dinnanzi alla prima bella ragazza che gli passava vicino. Se davvero erano tutti viscidi alla stessa maniera c'era ben poco da stare tranquille e ciò mi mandava letteralmente ai matti, sentendomi perennemente tradita nella fiducia prima ancora che ciò accadesse. «Ne avevamo diverse di cose in comune se non erro...» Commentai con un sorrisetto lascivo sulle labbra. Era vero, per quanto il Serpeverde fosse innegabilmente una testa di cazzo al tempo ci eravamo riscoperti essere più simili di quanto ora non mi sarebbe piaciuto ammettere, ma le persone cambiano, io almeno lo avevo fatto e ora non avrei saputo dire se ci fosse ancora qualcosa che ci accomunasse o se invece fossimo diventati due corpi totalmente estranei. «In più modi di quanti immagini...» Sussurrai a fior di labbra con aria flirtante per convincere il ragazzo che le mie intenzioni fossero sincere, così sincere che persino quando strinse nuovamente le sue mani attorno ai miei glutei resistetti all'impulso di tirargli una testata sul naso per l'ennesima invasione del mio spazio privato, ma non aveva da temere, presto avrei ricambiato il favore e fu esattamente dopo pochi secondi che ebbi la possibilità di farlo stringendo con forza i suoi genitali nella mancina nel tentativo di procurargli quanto più dolore possibile, salvo poi scoprire che in un qualche modo gli era in realtà addirittura piaciuto. «Sei disgustoso...» Mi limitai a dire scostando la mano dalla sua mascolinità per ritrarla velocemente fin dietro alla schiena, come se lasciarla alla mercé del ragazzo fosse un qualcosa di estremamente pericoloso... e probabilmente lo era sul serio. «Troppo gentile... mi chiedo come farei se no...» Lo guardai con aria rilassata sapendo bene che se solo tale racconto fosse giunto alle orecchie del Bulgaro l'unico rammarico che avrebbe esternato sarebbe stato quello di esserci andata troppo leggera e che se al mio posto ci fosse stato lui ora il Barnes si sarebbe potuto unire al popolo degli eunuchi. «Puoi sempre provare di sognarlo, visto che non accadrà mai» Commentai sarcastica salutandolo con la mancina mentre si allontanava a gran passi lasciandomi nuovamente libera di spiare... nessuno? Dove erano finiti Rose e Loki. Fino a un attimo prima erano dietro l'angolo e ora non c'erano più, come scomparsi nel nulla, un po' come aveva fatto il Barnes visto che di lui non c'era ormai più traccia. Pensai dapprima di cercarli ma poi mi dissi che se erano ancora assieme non mi sarei potuta comunque far vedere da Rose e che quindi il ritrovarli sarebbe stato al quanto inutile, mentre se si erano già separati e avevano raggiunto entrambi le loro sale comuni beh, avrebbe significato che Loki era comunque già riuscito nella sua mia impresa che consisteva nel stare vicino alla Tassorosso per assicurarsi che stesse bene. Lo avrei cercato il mattino seguente mi dissi e afferrando prima e ingurgitando poi l'ultimo bicchierino rimasto, mi diressi traballante verso la torre dei Corvonero, dopotutto doveva essersi fatto ormai tardi.

    ★ ★ ★
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    Rose Mia White

    2021011082531__2__2
    Un solo abbraccio, istintivo e pieno d'affetto.
    Un abbraccio per ringraziarlo per fargli capire quanto era stato d'aiuto e che se non si fosse avvicinato sarei andata nel dormitorio a piangere per ore senza avere la possibilità di parlare con qualcuno, e forse pensarci sopra ancora di più senza trovare idee o soluzioni per smettere di piangere. Un abbraccio che voleva essere un piccolo gesto di ricambio e fargli comprendere quanto non fosse sbagliato ma era solo come lui si sentiva e quasi mi veniva da ridere a questo pensiero perchè proprio attimi prima era stato lui a ricordarmi la stessa identica cosa.
    Un attimo e poi confusione.
    Si, perchè in quell'attimo successe qualcosa che non mi sarei aspettata. Un movimento con un punto preciso da raggiungere e poi le sue labbra che sfiorarono le mie e lasciarono un sapore che non era dolce e non aveva note piccanti, che si mischiò insieme al salato delle lacrime che erano scese e avevano bagnato la mia pelle, un qualcosa che da descrivere sembrava impossibile. In quel momento non riuscivo a distinguere nessuna sensazione e forse anche i miei sensi giocavano a nascondino e mi lasciavano assaporare solo le lacrime. La mia mente stava andando in confusione, ed io ero in confusione, lo ero già, immobile e quasi senza respiro. Cosa stava succedendo? Perchè stava accadendo? Il mio cuore aveva accelerato ma era un mix di sensazioni che si mischiavano in un vortice che annebbiava tutto. Pallida e fredda. ferma come una statua, le braccia scesero lungo il busto lasciando ogni presa, ogni contatto, abbandonando la mano del serpeverde, scivolando delicatamente mentre la nostra pelle si sfiorava e si allontanava e non ebbi la forza di fare molto. Ero li con gli occhi spalancati a guardare la figura davanti a me che sembrava scioccata tanto quanto me. Farfugliava risposte che non riuscivo a comprendere bene, mentre le mie gambe tremavano ma erano inchiodate al posto come se qualcuno le avesse pietrificate. «Cos...» Una mezza parola balbettata si percepii appena fuoriuscire dalle mie labbra mentre Loki sembrava nel panico e mentre io non comprendevo molto. Delle lacrime scesero silenziosamente sulle mie guance pallide e quasi inespressive, di quelle piccole e delicate che le noti in contro luce ma che dentro portano un mare di sensazioni che confonderebbero la persona più potente del mondo. "[Sono un gran coglione]." Quella frase ridestò un poco di controllo in me e sbattendo finalmente le palpebre vidi l'immagine di Loki chiara e distesa come se qualcuno avesse tolto un velo che si era posato per qualche minuto sui miei occhi. Era capitato, suvvia. Questa era la risposta che la mia mente cercava di formulare. Era chiaro che era confuso anche lui e forse incredulo tanto quanto me. Era successo qualcosa fuori controllo ed era finito con un gesto inatteso e repentino. Presi un po' di aria che entrò gelida dentro i miei polmoni facendomi quasi rabbrividire«No... Loki...non di-» Chiusi per un attimo gli occhi e poi li riaprii velocemente puntandoli sul punto in cui si trovava Loki, lo vidi muoversi per andare via in velocità e il mio braccio si mosse in sua direzione come per fermarlo ma non ci riuscii. Rimasi li con la sua giacca sulle mie spalle incredula e tremante. Nella mia testa, che di solito formulava mille pensieri, in quel momento non ve ne era uno. Non sapevo cosa fare e non sapevo se le mie gambe avessero retto il mio stesso peso. Mi spostai dal muro, presi le mie scarpe ed iniziai ad incamminarmi. Voltato l'angolo vidi Loki fermo e davanti a lui Barnes, che aveva una mano alzata e che si andava a posare sulla sua spalla. Non so per quale motivo mi allarmai e mi avvicinai verso Loki, e poi la frase che pronunciò mi lasciò senza parole, l'eleganza era in lui. Stava bevendo da un bicchiere e non sembrava succo di mora, cosa era successo al ballo? Non era il momento di pensarci e non mi interessava nemmeno in quel momento. L'augurio di Harry poi fu davvero perfetto, tanto da farmi alzare gli occhi al cielo e sbuffare. Quanto si divertivano con quelle cavolate... Se ne andò e io lo seguì con la coda dell'occhio solo per qualche attimo. Non volevo parlare con nessuno ma ero dietro a Loki in silenzio. Era andato via e non stava bene tanto quanto me e vederlo impalato li sul posto mi fece immediatamente pararmi vicino. Infondo era mio amico. Era chiaro che se avesse avuto bisogno non l'avrei lasciato li ma non avevo voglia di parlare nemmeno con lui in quel momento, o almeno non volevo affrontare nessun discorso con nessuno. Volevo tornare nella mia sala comune, salire in camera e chiudere le tende del mio baldacchino. «Tutto bene Loki?» Riservata, timida e maldestra, non ero di certo la migliore e non mi sentivo nemmeno all'altezza di qualcuno ma non abbandonavo qualcuno anche se c'era chi lo pensava e questo mi aveva davvero ferita molto. Non volevo parlare ma era Loki, era l'amico che aveva lasciato il ballo per starmi vicino e sostenermi e anche se era confusa se non volevo fare altro che andare via da tutto e tutti non sarei andata via da lui. Fu l'unica frase che mi uscii in quel momento con un filo di voce ma abbastanza udibile. e senza pensarci mi avvicinai a lui allungando una mano per poterla posare sulla sua spalla ma si fermò a pochi centimetri da essa e non sfiorò il tessuto che la ricopriva, lasciai cadere la mano giù verso l'altra mia mano che reggeva le mie scarpe. Se aveva bisogno io ero li anche se forse non la scelta migliore in quel momento per lui ma io c'ero.



    Uscita! Grazie a tutti <3


    Edited by Rose Mia White - 11/2/2023, 21:55
     
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    LOKI NORMAN – 16 ANNI – SERPEVERDE (IV)

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    La sensazione piacevole dell’incontro soffice fra le loro labbra, passa immediatamente in secondo piano quando si accorge dell’errore madornale che ha appena commesso. Anche il suo cuore inizia a battere a ritmo frenetico, ma purtroppo non è solo per essersi spinto troppo oltre con la ragazza che gli fa smuovere le farfalle nello stomaco. Probabilmente quella corsa forsennata di battiti è dovuta piuttosto alla paura di aver appena fatto a pezzi la loro amicizia, qualcosa che per lui ha la valenza di un tesoro inestimabile e di cui avrebbe voluto prendersi cura, e che adesso sembra essere definitivamente perso. Ha appena raso al suolo ogni progresso fatto in questi mesi, ogni ricordo felice condiviso con lei, relegandolo dietro un becero e fallimentare tentativo di pretendere “di più”. Perché? Nemmeno lo voleva. Gli bastava starle vicino e vederla sorridere. Perché? Il sangue gli si gela nelle vene sentendo le mani della ragazza allontanarsi da lui. Immagina che si senta schifata da quel contatto inatteso, seppure fosse stata lei la prima ad averne cercato il calore con quell’abbraccio. Prende le distanze, la sua espressione pallida gli suggerisce che ha tutte le ragioni per sentirsi in colpa. E quando le lacrime ricominciano a sgorgare dagli occhi di Rose, il ritmo cardiaco rallenta per un attimo, e una fitta di dolore si propaga dal centro del petto verso gli organi vicini. Si è rotto. Forse è andato in mille pezzi. Non saprebbe dire di preciso, sa solo che sente l’impulso di levarsi di torno prima che glielo chieda lei. Non potrebbe sopportarlo come non può sopportare che quelle nuove lacrime stiano scendendo a causa sua. Percepisce le parole della Tassorosso come se fossero distanti chilometri, e vorrebbe non farlo affatto. Ha paura di sapere cosa gli stia per dire. Infatti comincia a muoversi, lasciandola indietro nonostante avesse appena detto che non poteva abbandonarla. Codardo. Doppiamente, visto che ne ha tradito la fiducia prendendosi libertà che non doveva nemmeno venirgli in mente. Compie qualche passo malfermo verso il portone d’ingresso, ma prima che possa raggiungerlo una figura alta gli si piazza davanti facendolo barcollare pericolosamente. Non capisce nemmeno da dove sia sbucato fuori, il cervello fa cilecca nel ricostruire gli eventi e comunque non è in grado di focalizzarsi su questo aspetto perché il muso duro che ha appena evitato per miracolo minaccia di… boh. Non lo sa neanche lui. Ed è lo stesso HARRY a tenerlo in piedi, agguantandogli la camicia all’altezza della spalla, perché altrimenti, sbilanciato com’è, avrebbe finito per schiantarsi a terra. L’espressione colorita che accompagna quel gesto, poi, ha l’effetto di un Confundus, tant’è vero che lo sguardo di Loki, dapprima assottigliato e indisposto, diviene presto un punto interrogativo. Non ha capito. Cioè, ha capito ciò che gli è stato detto, ma non ha riferimenti per comprenderne il motivo. Quindi non sa nemmeno cosa rispondergli e rimane ammutolito, con una smorfia incomprensibile stampata in faccia, finché non lo vede andar via. Solo allora, seguendolo con le iridi e voltando di poco la testa di lato, si accorge che ROSE lo ha seguito e si trova dietro di lui. Avvampa, prendendosi un momento, prima di ruotare con il corpo in modo da poterla guardare in viso. Anche se, una volta che ha completato il giro, gli occhi tornano ad abbassarsi. Però sono cambiati. Il velo disinteressato e freddo che li copriva mentre fronteggiava Harry è sparito, addolcendone la forma e rendendoli più profondi. Nella mente una sola domanda continua a pizzicarlo, a tratti allusiva, a tratti fastidiosa: perché? Perché lo ha seguito? Forse vuole delle spiegazioni che lui non è in grado di fornirle. Forse vuole dargli risposte che non vuole sentirsi dare. Forse è solo Rose, la meravigliosa Rose che si preoccupa e si colpevolizza anche per le colpe degli altri. In ogni caso, però, la sua presenza lì gli sta rendendo le cose terribilmente più difficili. Forse. Oppure apre la porta ad una speranza che non credeva di avere. La testa vortica. I pensieri sono incoerenti, spesso in contrasto fra loro, e lui vorrebbe essere ovunque tranne che lì, in piedi come uno stoccafisso a guardare un punto casuale del pavimento per evitare di incrociare la visuale di lei. La mano sinistra fa per alzarsi con l’intento di depositarsi debolmente sulla spalla destra di lei, un gesto che si compie quasi di riflesso col suo, ma all’ultimo scatta indietro, senza giungere a destinazione, come se si fosse scottata. E viene riportata lungo il fianco. Annuisce, quasi impercettibilmente. Non è che stia davvero bene, ma di sicuro quella domanda così affettuosa lo rassicura. Anche lui non se la sente molto di parlare. Ha la gola annodata a sufficienza da rendergli difficile farne uscire dei suoni, ma lei, nonostante tutto, è lì a preoccuparsi per lui. Adorabile. Le dita della destra stringono appena il fiore che gli è stato donato, senza metterci troppa forza per non rovinarlo. […E’ meglio che vada…] mormora, dopo istanti che gli sembrano interminabili, arrischiandosi a lanciarle una fugace occhiata, prima di riprendere a camminare, decisamente più incerto e lento, volgendosi indietro un paio di volte, come se non sapesse se la decisione presa fosse quella giusta.
     
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