Candies

x Rose

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  1. seán
     
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    Esistevano dolori vivi, impressi nella memoria, ben definiti, tanto da durare nel tempo anche quando non ce n'era più motivo. I graffi che avevo sulle braccia ne erano un esempio, conoscevo a memoria quel dolore, esso si riproduceva nella mia mente anche la notte, mentre dormivo.
    Possedere un falco come animale domestico significava convivere con tagli e cicatrici malrichiuse sulle braccia, ma non ne facevo un dramma, ne ero abituato sin da quando ero bambino ed ormai non ci facevo nemmeno più caso. Sebbene avessi la pelle marchiata da numerosi graffi, il mio braccio si sarebbe sempre alzato per permettere alle zampe di Galays di appoggiarvisi, così da darle una superficie stabile su cui riposarsi. Faceva male, bruciava, ed anche se l'essenza di dittamo sapeva essere un'ottima alleata, il dolore pungente sarebbe stato sempre più forte, una memoria indelebile. Per questo motivo mi trovavo ad Hogsmeade, a pochi giorni dal rientro a casa: dovevo acquistare una boccetta di dittamo, così da coprire l'intera estate, magari anche qualcosa per scacciare il prurito, perchè no? Ed anche un antipulci per Galays, che chissà dove si era ficcata di recente. Ero vestito con abiti estivi, dei bermuda di jeans ed una t shirt nera semplice, occhiali da sole contro le gioie della vita e capelli in disordine. Feci piuttosto in fretta ad acquistare ciò che mi serviva in uno dei negozietti del paese, ed uscìì con sulle braccia qualche goccia dell'essenza curativa all'odore agrumato, che accelerò la guarigione di quelle ferite. La mia tappa successiva era Mielandia, perchè come l'affrontavi l'intera estate senza i dolci di Mielandia? Impossibile. Con in mano la bustina contenente l'essenza di dittamo ed altre cose, entrai dentro il negozio di dolciumi, lasciandomi catturare dal famoso odore di zucchero che aleggiava nell'aria. Inspirai a pieni polmoni, e subito tornai di buon umore, riuscendo persino a sollevare gli occhiali da sole sui capelli, con sguardo curioso che scrutava ogni anfratto di quello shop. Avrei acquistato qualche caramella divertente da rifilare a Jordan nei momenti di noia, l'estate era lunga. Mi soffermai davanti alla vetrina dei pallini acidi, le mie caramelle preferite, indeciso se prenderne un chilo o due, ma mi resi conto che era semi vuota, e che ne rimanevano forse una sola manciata. Indicibile. Con sguardo già polemico, rintracciai il commesso. Com'è possibile che siano finiti i pallini acidi?? E' una vergogna. Mi fidavo di questo negozio. E niente, non ero esattamente il cliente che qualsiasi proprietario avrebbe desiderato.


    Seán Hardice - III - 80 18 - Scheda - Diario - inizio estate
     
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    La scuola era quasi al termine, ultimi sforzi per gli esami finali e poi non restava che il ballo di fine anno. I preparativi ormai erano al termine e avere del tempo libero era una fortuna. I compiti dei caposcuola e prefetti sembravano essere aumentati di colpo e non solo, la dottoressa aveva avuto bisogno di una mano per tagliuzzare delle radici che gli servivano per curare diversi studenti che avevano toccato una pianta urticante, mentre il professore Blackwood sembrava in un momento di alto nervosismo e mi chiamava per controllare le diverse piante nelle serre. L’ultima volta avevo finito in tempo per la ronda e non ero riuscita nemmeno a cenare visto che ero con lui dalle quattro del pomeriggio a catalogare la salute, il colore e il diverso status delle piante delle serre. Sembrava essere più irritato del solito e le sue occhiatacce erano aumentate anche se facevo mezzo rumore. In più, non era un periodo semplicissimo per me, ero piena di sensazioni contrastanti e a scuola dovevo tenere tutto sotto controllo per non dare a vedere quello che stavo pensando, perché i giorni in cui stavo per attuare un piano particolare erano vicini e questo mi rendeva pensierosa e molto agitata a volte così mi nascondevo in un aula dismessa per potermi calmare e ricomparire con un umore decente e senza pensieri, anche se a scuola ne subentravano tanti altri che era poco il tempo per pensare alle cose proprie. Era difficile fare quello che stavo per compiere ma dovevo farlo. Quindi recarmi ad Hogsmeade per acquistare qualcosina di utile era necessario ormai le vacanze erano alle porte. Chissà forse avrei trovato il modo per distrarmi un pochino e rilassarmi, ne avevo bisogno. Prima entrai nel negozietto dove vendevano diverse erbe aromatiche e curative con anche diversi infusi e pozioni. Guardai i miei galeoni e mi feci i conti, non potevo acquistare molto quindi presi solo le cose strettamente necessarie come due fialette di dittamo, un mazzettino di lavanda, un pochino di dragoncello e per finire della semplice camomilla. Con il mio bottino nella borsettina incantata uscii salutando gentilmente la strega dietro al bancone e poi andai verso un negozio di libri. Era meraviglioso entrare li dentro. Di solito ci stavo ore ma questa volta sapevo cosa acquistare e andai dritta presi un libro che parlava dei talenti innati e delle maledizioni, mi sarebbe servito per il mio stato di metamorfomagus visto che avevo intenzione di continuare ad allenarmi anche in estate e poi una copertina in cuoio con ricami dorati attirò la mia attenzione. Il titolo recitava così “ Come curare diverse ferite magiche e non” lo presi, il costo era irrisorio così lo acquistai. Anche questa commissione era stata fatta adesso avevo solo da fare una delle ultime tappe: Mielandia. Quel negozio non era mai vuoto ed era davvero pieno di leccornie e cose strambe. Entrai e il campanello della porta suonò facendo notare la mia entrata. Nessuno si voltò verso di me, erano tutti intento ad acquistare delle caramelle o cioccolatini vari o a guardare qualche novità appena giunta sul mercato. Un ragazzo aveva appena ingerito qualcosa che gli aveva fatto allungare le orecchie e se la rideva con il suo compagno che invece aveva la pelle viola. Un sorriso comparve sul mio volto ma io sapevo cosa volevo acquistare. Andai a prendere delle cioccorane e poi volevo delle api frizzole. Mentre gironzolavo stavo guardando i diversi barattoli pieni di leccornie prima di andare a pagare i miei acquisti, mi resi conto che un ragazzo stava dicendo qualcosa davanti a una vetrinetta ormai vuota. Mi avvicinai a guardare di cosa si trattasse e sorrisi, il negozio lo aveva deluso? ma davvero? «Hai- Hai provato a chiedere al negoziante? So che di solito hanno una scorta di tutto in cantina...» Dissi con voce non altissima e leggermente intimidita. Non era da me intervenire ma vedere il ragazzo così dispiaciuto o forse leggermente risentito per delle caramelle mi fece sorride e allo stesso tempo stranire. Erano delle caramelle in fondo. Mi guardai intorno per cercare il proprietario e lo vidi sgattaiolare dietro uno scaffale «Credo sia andato da quella parte...» indicai con il braccio girandomi in velocità.




     
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  3. seán
     
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    Dopo aver sganciato la mia lamentela, mi aspettavo che qualcuno mi desse retta e riempisse di nuovo la teca di caramelle semivuota, ma questo non avvenne, probabilmente perchè il commesso del locale non mi aveva nè visto nè sentito - o forse perchè non ero stato molto eloquente in quella velata richiesta buttata lì a caso, avrei dovuto andare a chiedere direttamente a lui di persona, come un essere umano funzionale. Magari lo avrei fatto, o forse avrei fatto ricadere la mia scelta su altri tipi di dolciumi: più facile e sbrigativo. Non mi ritenevo proprio timido, il più delle volte ero solo incapace di comunicare con il prossimo senza sentirmi a disagio, anche se questo significava dover modificare anche solo di un po' le mie scelte. In verità, una persona aveva sentito la mia lamentela, perchè si trovava vicino a me abbastanza da avermi visto e sentito, e voltando lo sguardo verso di lei la riconobbi come la nostra caposcuola, nonchè figlia del vice White. Non la conoscevo direttamente di persona, forse avevo scambiato qualche sguardo con lei a scuola, ma non ero sicuro che lei ricordasse di me. Io al contrario sapevo bene chi fosse perchè, insomma, te lo ricordi un Caposcuola, no? Soprattutto se è figlia del Vice. Ciò che mi aveva sempre colpito di lei era la solarità e la dolcezza che sembrava emanare, totalmente in contrasto con quello che sembrava essere il carattere rude di suo padre. In effetti mi domandavo come la mela potesse essere caduta così lontano dall'albero. Anche in quel momento, mentre timidamente cercava di approcciarsi a me con un tono di voce appena udibile, provando ad aiutarmi. Ero nervoso, questo era palese, non tanto per la mancanza di pallini acidi - che erano una sciocchezza, ma rappresentavano una piccola ciliegina su una torta già di per sè orribile - quanto per il fatto che, appunto, non volessi affatto tornare a casa mia. Non volevo proprio farlo. Ma nonostante quell'umore grigio, riuscii comunque a sorridere alla White, perchè semplicemente, gli approcci così morbidi e silenziosi, a pelle mi piacevano. Se c'era un modo giusto per prendermi era così, in silenzio. E dunque per qualche attimo misi da parte l'attrito che provavo verso la vita e le persone che mi circondavano. Non mi limitai a lanciarle un'occhiata distaccata, come avrei fatto di solito e come senza dubbio avevo fatto con lei altre volte, ma addirittura le sorrisi. Non l'ho visto, ma sai, magari prendo le api frizzole, non sono male. Le risposi, a tratti morbido anche io, e sicuramente con un tono di voce pacato. Mi piaceva il gusto acidulo mischiato a quello più dolce dello zucchero, impazzivo! Non volevo farmi i fatti suoi, ma naturalmente lo sguardo mi era ricaduto sulle bustine che lei teneva in mano, e tra le tante sembrava esserci anche un sacchetto di api frizzole, dunque presi ispirazione. Tra le tante cose, poi, notai anche un tomo che parlava delle ferite magiche e non. Lo trovai parecchio interessante, ma non ebbi lo sprint giusto per spingermi a chiederle di mostrarmelo. Non avevo con lei la giusta confidenza per farlo, ma certamente lei avrebbe potuto notare il mio interesse verso quel tomo in particolare. Felice di rientrare a casa? Domandai, andando a recuperare tre sacchetti di api frizzole dall'apposito scompartimento.


    Seán Hardice - III - 80 18 - Scheda - Diario - inizio estate
     
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    Quando il ragazzo si voltò per rispondermi, lo riconobbi era uno studente di Hogwarts... non riuscivo a ricordare il cognome eppure il nome mi venne in mente dopo qualche attimo, ma il cognome proprio mi sfuggiva. Accidenti! Sorrisi dolcemente mentre il ragazzo sembrò calmarsi un pochino e cambiare idea sui pallini acidi o alemo ebbi quella sensazione. «Vero, non sono male. A me piacciono abbastanza.» risposi mentre sistemavo i pacchetti in mano per non farli cadere. Mi resi conto che il suo sguardo si era posato a lungo sui miei acquisti e in particolare, forse perché era in prima fila e ben visibile, su uno dei libri che avevo acquistato. Scossi la testa alla sua domanda come se fossi ritornata alla realtà. La mia mente si fermò per un secondo come se stesse trovando le parole giuste per poter rispondere, mentre la mia espressione non si modificò restando dolce e sorridente. Quello che mi aspettava durante le vacanze estive non sapevo come definirlo. Prima avevo un problema molto più grande a cui pensare e che dovevo affrontare io, non da sola per fortuna, ma quasi. In più non avevo idea di cosa aspettarmi da quelle vacanze. Ero felice di passarle con la mia amica ma allo stesso tempo ero molto preoccupata e spaventata da quello che poteva accadere a Londra in casa White. Sapevo benissimo che ci sarebbe state delle conseguenze alle mie azioni, era la regola ma quali e come non potevo nemmeno immaginarle. Mi bagnai le labbra e presi fiato tornando a guardare il viso di Seàn ed a sorridergli ancora. Chi mi conosceva anche solo per avermi vista in giro ad Hogwarts più volte, ben sapeva che cercavo di sorridere ed essere gentile con tutti, era il mio modo di essere anche se a volte la timidezza faceva i suoi danni. Mugolai in segno affermativo «Mh, mh. Si certo sono felice di rientrare a casa. Sai Amo Hogwarts ma ho bisogno di una vacanza per staccare un po’. E’ stato un anno impegnativo. » Mi spostai leggermente di lato per far passare dietro di me due ragazzine che parlavano tra di loro ridacchiando. «E tu? Contento di rientrare?» chiesi con curiosità «Hai in ,mente di fare qualche viaggio?» continuai, rendendomi conto solo dopo aver posto la domanda che forse ero stata indiscreta. Mi morsi il labbro ed aggiunsi «se ti va di dirlo... Scusami!» Nel frattempo con la coda dell’occhio avevo iniziato a guardare la zona delle api frizzole che sembrava essersi leggermente svuotata dalle persone che prima la circondavano. «Sembra ci sia meno gente vicino le api, se vuoi possiamo spostarci li così nel mentre le puoi comprare! » dissi con un tono quasi servizievole, potevo essere scambiata per una commessa del locale. Non riuscivo proprio a non sorridere alle persone e a non essere carina, a meno che non erano arroganti ed indisponenti, li non potevo di certo fingere bontà, anche se a volte per qualche occasione speciale lo avevo fatto. «Quanta gente oggi vero? Si fatica a non fare la coda nei diversi negozi ...» chiesi mentre iniziai a fare qualche passo in direzione della postazione dove si trovavano le caramelle, ma involontariamente urtai con il braccio sinistro qualcuno o meglio qualcosa prendendo una bella botta. Mi voltai dispiaciuta «Mi scus...» dissi mentre il mio viso si voltava nella direzione del soggetto. Ed eccomi con l'ennesima figura pronta all'uso. Il malcapitato, precisamente, era una colonna messa li , beh da sempre per quanto ricordassi. Si, stavo parlando nell'effettivo con un pezzo di marmo e quando me ne resi conto sbattendo le lunghe ciglia un paio di volte, arrossii vistosamente e feci una risata imbarazzata finendo la frase cominciata «...si colonna!» Le mie gote erano diventate di un bel rosso intenso che a contrasto con la mia carnagione chiara spiccavano ancora di più. Nell’urto il libro che parlava di ferite varie, mi scivolò dalle mani. Mi voltai per guardarlo e stavo per piegarmi a prenderlo quando mi bloccai. Se mi fossi piegata le caramelle che avevo acquistato avrebbe fatto una brutta fine ruzzolando sul pavimento. La mia mente stava cercando di architettare un modo per poterlo afferrare ma lasciare le cose per terra non mi sembrava un ottima idea. Avrei potuto chiedere al serpeverde si aiutarmi? Assolutamente si, ma io, Rose, che chiedevo qualcosa a qualcuno che non conoscevo bene? Quello si che sarebbe stata una novità. A volte avevo difficoltà a chiederlo alle mie amiche, figuriamoci ad altre. “La solita sbadata Rose, brava!” Mi ammonì nella mia testolina, mentre i miei occhi si scurirono leggermente passando dai toni del dorato a quelli del castano.

     
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  5. seán
     
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    A parte lezioni ed esami che, come ben sapevo anche io, avevano richiesto un impegno notevole, potevo immaginare che trascorrere un intero anno come Caposcuola non dovesse essere stata proprio una passeggiata. Era un ruolo parecchio delicato e stancante, o così credevo, perchè comportava avere a che fare con un branco di (pre) adolescenti scalmanati, terribile. Mandare avanti l'ordine a scuola non doveva essere semplice, ed anche se per me non era la stessa cosa, sapevo che staccare tutto ed andare in vacanza dovesse essere per lei bellissimo. L'osservai incuriosito dai suoi atteggiamenti, dal tono di voce pacato e gentile che aveva e dal modo in cui teneva stretti a sè i libri e le buste, quasi a voler prendere meno spazio possibile sul pianeta, per non disturbare. Lo trovavo dolce. Voi Caposcuola dovete avere una pazienza immensa. Storsi di lato il capo, cercando di immaginarmi la White nel contesto scolastico, alle prese con sgridate e punizioni. Eppure non riesco ad immaginarti arrabbiata a seminare terrore. Ti rispettano sempre? Non era mia intenzione mettere in dubbio il suo operato o la sua credibilità, solo che davvero non me la immaginavo come una Caposcuola severa, e si sa che le persone non aspettano altro che una più docile delle altre per metterle i piedi in testa. Che merde. Magari, però, segretamente la White nascondeva un lato aggressivo e severo che io non potevo conoscere. Divertente immaginarla a sbraitare verso gli studenti. Io se non fossi stato così pigro mi sarei divertito a cercare le falle nei comportamenti altrui e mettere punizioni, senza contare i privilegi che avrei avuto a discapito di altri studenti, ed ultimo ma non meno importante, un bagno tutto mio a cui poter accedere senza dover fare a turno con Loki. Trovavo divertente che si scusasse dopo avermi posto delle domande, dunque sorrisi, per farle capire che era tutto okay. Sì, tranquilla. Non ho molta voglia di rientrare a casa e mi pesa un sacco anche solo fare la valigia, ma si fa...Lanciai uno sguardo nella teca delle api frizzole e mi spostai insieme alla giovane di qualche passo. Inaspettatamente avevo trovato una guida a Mielandia, o qualcuno di più disponibile dei commessi, e non me ne pentivo. Attent-! Troppo tardi, aveva colpito in pieno una colonna, rovesciando a terra il libro che teneva tra le mani. Ed okay, fin qui sarebbe stato anche solo appena buffo, se poi lei non si fosse anche scusata con il pezzo di marmo, credendo che si trattasse di una persona. AHAHAHA Scoppiai a ridere, non perchè in genere mi piaceva ridere delle disgrazie altrui, quanto perchè avevo trovato buffa la scena, in particolare la sua reazione dopo essersi resa conto che stesse parlando con un oggetto inanimato. Magari ora ti risponde anche. Scherzai, e mi chinai a recuperare il libro che le era caduto, risollevandomi ed osservandone la copertina. Ti sei fatta male comunque? Nel caso, ho il libro che fa per te! Lo sollevai a mezz'aria, sventolandolo. Dev'essere super interessante, ti piacerebbe diventare medimaga?



    Seán Hardice - III - 80 18 - Scheda - Diario - inizio estate
     
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    Non era la prima volta che parlavo con qualcuno del fatto di essere caposcuola e non era la prima volta che mi facevano quella domanda. Dovevo dare proprio la sensazione di essere una con poca spina dorsale... Abbassai leggermente lo sguardo e mi morsi il labbro «Ecco... più o meno... ho dalla parte il potere di poter mettere in punizione, o togliere punti... ma cerco di non farlo quasi mai.» Era vero cercavo di coprire cose futili che succedeva e se le cose erano troppo grandi provavo a far ragionare lo studente e a dargli una minuscola punizione... ma quasi sempre facevano gli spacconi e mi toccava rivolgermi ai professori «La cosa che non riesco a far comprendere e che le regole non le decidiamo noi, siamo solo un mezzo e soprattutto vorrei farvi comprende che abbiamo il dovere di riportare tutto e con tutto intendo proprio tutto al Vicepreside e ai professori se succede qualcosa...» Era un concetto difficile da far entrare nelle testoline degli studenti, se fosse stato per me non avrei punito quasi nessuno che usciva per fumarsi una sigaretta o che stava rientrando con dieci minuti di ritardo e nell’effettivo cercavo di nasconderli o di dare un ultimatum andando avanti e parlando ad alta voce ripetendo che sarei passata da li tra circa dieci minuti. Sorrisi a Seàn prima di fare una gaffe con la colonna che era nelle nostre vicinanze. Il serpeverde scoppiò a ridere e sul momento rimasi seria e leggermente confusa ma dopo la sua affermazione, scoppiai a ridere di gusto anche io. I miei occhi si illuminarono completamente diventando di un dorato acceso «Per la barba di Silente! Se mi rispondesse mi spaventerei!» Ridevo di gusto come non facevo da qualche tempo e poi feci cenno di no con la testa alla domanda del ragazzo se mi fossi fatta male «No sto bene, grazie!» Alzai lo sguardo verso di lui e lo vidi con il mio libro in mano «Ti prego, non lo spaginare! Fai piano!» dissi preoccupata «E’ importante!» aggiunsi allungando una mano per cercare di prenderlo. «Medimaga!? Eh non so... ammetto che mi interessa molto ed aiuterei le persone che è un obbiettivo che mi piace molto ma... non so se sia adatta...» dissi continuando a muovermi cercando di afferrare il libro. «Però dalla mia parte ho il tempo... ho ancora un pochino di tempo per pensarci!» Già, cosa volevo fare e soprattutto sarei riuscita a farlo? Non solo per le mie capacità ma avrei dovuto dirlo a mio Padre e non avevo idea di come avrebbe potuto reagire. Forse gli sarebbe andato a genio oppure no. Non lo sapevo e questo pensiero mi agitava molto ma tornai alla realtà lasciando da parte quel tipo di pensieri, avevo altro a cui pensare in quel momento. Infatti dopo vari tentativi mi fermai soffiando su un ciuffo lungo di capelli che penzolava davanti il mio viso e con garbo posai a terra vicino alla colonna incriminata i diversi acquisti che avevo fatto in giro per Hogsmeade per avere libertà di movimento. «Me lo ridai... per favore?» chiesi allungando la mano ancora, questa volta con più agilità. Nel mentre feci di rimando una domanda nel momento che mi fermai con un pochino di fiatone, ero proprio fuori allenamento anche se ero magra come un fuscello, anche troppo. «Tu? Tu hai in mente qualcosa che ti piacerebbe fare dopo la scuola?» dissi mentre feci un movimento con il corpo, posai una mano sulla sua spalla ed afferrai il libro. Adesso entrambi avevamo il libro in mano. Lo guardai negli occhi e feci un sorrisetto «Posso?» insistetti, mentre qualcuno alle nostre spalle fece cadere un barattolo di caramelle che saltellavano per tutto il locale, rendendo difficile camminare. Spostai lo sguardo sulle ragazze e poi su i pallini che saltellavano dappertutto macchiando i vestiti e le scarpe dei loro colori... Ma la mia mano destra era ancora ancorata al libro e la sinistra appoggiata sulla spalla del ragazzo. Abbassai lo sguardo e vidi che entrambe le nostre scarpe si stavano colorando a pois di diversi colori e non solo loro ma anche gli abiti... Alzai gli occhi al cielo «Possibile che finisco sempre nei guai?» dissi continuando a mantenere quella strana posizione e sbuffando ancora una volta. In quel momento acquisii un’espressione da bambina.






     
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  7. seán
     
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    Sistemai le api frizzole dentro la mia borsa in cuoio incantata con l'incantesimo estendibile, e più o meno come facevo sempre con qualsiasi oggetto avesse la sfortuna di finirmi tra le mani: pregai. Pregai il karma che non si schiacciassero in mezzo a tutto quel marasma di roba. Poi riportati l'attenzione sulla mia nuova conoscenza. La White era tanto simile ad una zolletta di zucchero: dolce ed apprezzabile, dall’apparenza fragile e con la capacità di sciogliersi facilmente. La immaginavo a cercare di ridimensionare i danni altrui, ed abbassare le proprie difese dinnanzi al faccino dispiaciuto di qualche studentello. La immaginavo persino a scusarsi dopo aver sottratto punti a qualcuno, e questo pensiero mi fece sorridere. Probabilmente qualche anno prima sarei stato uno di quelli che si divertivano a metterla alla prova nei momenti di noia. Ci tenni a tranquillizzarla, dato che parlava degli studenti cocciuti ed a cui non entravano in testa le regole mettendo in mezzo pure me, in quel plurale maiestatis. Io non vi reputo degli spioni per questo, e potete stare tranquilli che non vi darò mai grane. Sollevai le spalle. Quando trasgredisco le regole lo faccio molto bene. Ammiccai. E soprattutto lo facevo con la certezza quasi matematica di non essere beccato. Dunque meno problemi per me, per la mia casa, per caposcuola e prefetti. Dopotutto ciò che non si vede non esiste, no? Non volevo assolutamente fingere di essere lo studente ligio alle regole che chiaramente non ero. Ma allo stesso tempo non è che facessi chissà cosa, per esempio mi era capitato di sgattaiolare fuori dalla sala comune oltre il coprifuoco, o fermarmi a fumare in aree in cui non era concesso, cose di questa portata, niente di davvero troppo grave. Non rientrava nei miei interessi infrangere le regole con il rischio di essere scoperto e finire nei guai.
    Non mi sfuggì la tonalità di colore ambrato che assunsero i suoi occhi, e ne rimasi incuriosito, senza però far sfociare questa curiosità in domande indiscrete. Se io fossi stato un metamorfomagus, non avrei gradito delle domande circa le mie capacità, quasi come se fossi una bestia alla fiera delle stranezze.
    Appurato che stesse bene, dopo aver sbattuto contro Donatella - non riuscivo a levarmi di dosso l'idea che quella colonna dovesse avere un nome e che Donatella fosse perfetto per lei, ormai eravamo un trio - tenni il suo libro tra le mani come se fosse fatto di vetro, non perchè me lo suggerii lei, chiedendomi di non spaginarlo, ma perchè anche per me i libri erano molto importanti! Erano forse gli unici oggetti per cui nutrissi una certa premura, evitando di sbatacchiarli a destra e sinistra come facevo con altre cose che ritenevo meno importanti. I libri della saga di Dragonia, che tenevo nella libreria a casa Hardice, erano ben disposti sui ripiani e protetti da un incantesimo che evitava loro di riempirsi di polvere, ad un passo dall'essere incellophanati. Ero piuttosto fissato su questo! L'apprensione con cui Rose mi chiese di fare attenzione al libro mi fece sospettare che si trattasse di un regalo. Ne ero piuttosto convinto, ma non erano certo fatti miei. Mi premeva solo capire dove lo avesse comprato.
    Sapere che le piacesse aiutare il prossimo non mi stupì. Davvero ammirevole! Non ti conosco ma a pelle ti ci vedo. Non come me, che probabilmente più che aiutare il prossimo, avrei studiato medimagia per imparare come fare la differenza tra la vita e la morte, e risolvere problemi complessi che riguardavano la salute di un individuo. La vidi agitarsi tanto per provare a recuperare il proprio libro, che tenevo in mano ad un'altezza per lei non agevolata. Fu quasi ad un passo dall'arrampicarsi come se fossi una scala, e quando mi mise la mano sulla spalla, in un gesto così confidente, finalmente abbassai il braccio fino a porgerle il libro. Non ti agitare. Le suggerii, con espressione seria, mentre lentamente mi svincolavo dal tocco della sua mano. Facevo fatica a rimanere indifferente al tocco altrui, lo trovavo fin troppo confidente, e mi faceva sentire a disagio, non sapevo come reagire, quando gli altri si avvicinavano a me fisicamente senza che io per primo ne avessi avuto l'intenzione. Fu comunque un gesto silenzioso, per il quale non manifestai disagio in modo plateale, anzi, reagii in maniera piuttosto rilassata e sottile. Va bene non te lo rubo, scherzai. Lo vado a comprare.
    La sua domanda me l'ero posta diverse volte, negli ultimi tempi, soprattutto in vista del mio diciottesimo compleanno, e sebbene di norma fossi una persona molto decisa e soprattutto con chiaro in mente cosa volessi e cosa no, a questo quesito non avevo una risposta certa. Non lo so. Risposi onestamente, senza paura di apparire una persona priva di ambizioni. Non era così, solo che era difficile, in particolare perchè avevo dei dubbi che riguardavano due possibilità molto diverse tra di loro. Però so cosa non vorrei mai fare: lavorare in Ministero. Penso mi ucciderebbe, ho bisogno di stimoli. E poi, meglio che fare la fine di mio padre, completamente dedito al proprio lavoro e nient'altro, avrei preferito finire sotto un ponte di Londra ad elemosinare qualche zellino. Ciò che accadde successivamente fu abbastanza per convincermi che dovessi fuggire al più presto da quel locale - e forse scappare da quella ragazza portatrice di guai, a sua detta. Le palline che caddero a terra iniziarono a saltellare per il perimetro del negozio colorando tutto ciò contro cui andavano a scontrarsi - ovviamente miei vestiti compresi. Ma che cazzo! Non riuscii a trattenere quello che doveva essere a tutti gli effetti uno sguardo omicida, nei confronti delle ragazze colpevoli. Ma poi Rose mi spiegò che forse era colpa sua, anche se non ne capivo il motivo. Non è rassicurante sentirselo dire da una caposcuola. Finiva spesso nei guai? Che tipo di guai? Ridacchiai, immaginando quale dovesse essere la sua idea di "guai", tipo ritrovarsi senza piuma ad un esame importante? Sgarrare l'orario delle ronde? Aveva un visino troppo angelico per immaginarla in chissà quale tipo di guai! Io lo chiamo karma, hai fatto qualcosa di sbagliato e vieni punita. E io che avevo fatto invece?



    Seán Hardice - III - 80 18 - Scheda - Diario - inizio estate
     
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    Beh era un sollievo sapere che qualcuno non ci considerava spioni o cose simili. Ogni volta sembrava che fossimo noi i cattivi della situazione e non loro che non rispettavano le regole- Quindi non potevo fare altro che sorridere gentilmente a quella affermazione. Mentre cercavo di afferrare il libro usando il ragazzo come appoggio la mia mano si adagiò sulla sua spalla e Seàn abbassò subito il braccio per ridarmelo. Lo afferrai lasciando la spalla del ragazzo e tornando a terra con i talloni, per poi mettere una leggera distanza tra noi due facendo un passo indietro. Controllai il libro, accarezzandone la copertina e poi lo strinsi a me come se fosse un tesoro immenso da custodire, come se fosse un piccolo essere vivente che si era spaventato e doveva essere rincuorato. «Grazie!» gli dissi spostando una ciocca di capelli. Potevo sembrare strana ma per me i libri erano importanti, in fondo era grazie a loro se ero riuscita a scoprire un pochino del mondo esterno nei miei sedici anni passati a casa senza poter uscire, ed erano stati i miei compagni di avventure e i miei amici nei momenti di sconforto. Poi con tono quasi servizievole, aggiunsi rivolgendomi al serpeverde «Se vuoi ti ci accompagno! E’ qui vicino, tre negozi prima ma sull'altro marciapiede di fronte a questo...» mi morsi il labbro prendendo le cose da terra e infilandole nella mia borsa. Mentre il serpeverde rispondeva alla domanda che gli avevo rigirato dicendomi che non sapeva cosa voleva fare dopo Hogwarts e che la cosa che avrebbe evitato sicuramente era un lavoro al ministero accadde che delle ragazze fecero cadere delle caramelle particolari sul pavimento. Le scarpe e i pantaloni dei presenti erano completamente colorati di diversi colori vivaci che andavano dal rosso al blu, dal giallo al verde. Seàn sembrò super infastidito mentre io ero quasi sconsolata dalla situazione. L’affermazione che fece dopo mi fece sgranare gli occhi e socchiudere la bocca. «Ecco... io- io... Sono solo un pochino...» stavo per finire la frase quando parlò del Karma. Lo fissai per un secondo e poi abbassai gli occhi, non sapevo di preciso cosa dire e mi aveva insinuato diversi dubbi nella mente. Il Karma..! Stavo per fare qualcosa che il Karma si sarebbe rivoltato di sicuro. Avevo organizzato un qualcosa, insieme alla mia amica, che mi sembrava assurda ma allo stesso tempo indispensabile. Se fosse stato vero, il Karma avrebbe colpito di sicuro. E prima? Cosa mai avevo combinato per meritarmi la rivolta del Karma? Attimi di silenzio mentre cercavo di comprendere e darmi una risposta. Ero davvero una persona così cattiva? Ero davvero così pessima? Era possibile che non riuscivo a fare niente di giusto? Nemmeno ad essere amata dalla persona che più bramavo? E dopo quello che andavo a fare se il Karma avesse avuto un nome di sicuro si sarebbe chiamato Dylan Christopher Adam White. Sapevo bene che non sarei sfuggita, in fondo ad Hogwarts per il nuovo anno sarei comunque dovuto tornare. Non dovevo pensarci e lasciare che gli eventi andassero per come dovevano andare, fasciarsi la testa prima del dovuto era uno spreco di tempo e prima di ciò avevo altro a cui pensare. Il mio viso serio e senza sorriso si rifletteva nel pavimento leggermente specchiato del locale dove le figure erano leggermente distorte. «Forse... forse non sono quella che tutti credono.» dissi lasciando un alone di mistero nella frase e alzando lo sguardo per fissarlo nei suoi occhi. Giusto, chi ero? Non parlavo di nome e cognome ma di qualcosa di più profondo. Io chi ero? E chi volevo essere? Troppe domande senza risposta e nei giorni che presto sarebbero arrivati avrei di certo compreso cosa potevo essere capace di fare ma non chi o cosa volessi essere. In un colpo di bacchetta da parte del proprietario di mielandia, tutto tornò alla normalità nel locale, tranne le nostre scarpe. «I miei guai sono sciocchezze... nulla di che. Sono un pochino sbadata ecco!» conclusi girandomi verso la porta di uscita e dando le spalle al ragazzo. «Se ti va e non sono troppo “cerca guai” per te...» calcai sulle parole cerca guai in modo scherzoso, «Posso davvero portarti al negozio per il libro... Ci vado spessissimo e con il proprietario ormai ho una certa confidenza...» Mi avvicinai alla porta di uscita e spinsi con la mano per far si che la porta si potesse aprire per poter dirigerci, se Seàn avesse desiderato verso il negozio. Mentre attesi Seàn cercando di comprendere quale fosse la sua decisione, il mio sguardo si posò sulle scarpe dei presenti. Era davvero divertente vederci tutti colorati, tanto che un sorriso spuntò sulle mie labbra «Beh! Un pochino di allegria ci voleva! » conclusi spostando lo sguardo sul ragazzo.





     
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  9. seán
     
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    Apprezzavo le persone gentili, perchè ritenevo che la gentilezza verso il prossimo fosse una dote rara. Io per primo troppo spesso non lo ero, infastidito da tutto e diffidente verso tutti. Lo riconoscevo. Effettivamente, per gli ambienti che frequentavo io, la gentilezza era davvero qualcosa di anomalo, quasi al pari di una debolezza, una moda passata, qualcosa da cui distaccarsi perchè certamente non ripagava. Mio padre non era un uomo gentile ed io ero cresciuto guardando come si comportava con gli altri, facendo miei, senza volerlo, alcuni dei suoi comportamenti. Entrambi sapevamo che gran parte delle persone con cui avevamo a che fare, avevano come fine ultimo quello di tirare l'acqua al proprio mulino, cercando di prendere quanto più possibile dal prossimo senza dare niente in cambio, e ci comportavamo di conseguenza.
    Quando venivo a contatto con persone come Rose, dunque, non sapevo davvero come reagire o come comportarmi di preciso, convinto che avere dinnanzi a me una persona gentile significasse avere a che fare con qualcuno di troppo sensibile. Ed avevo paura di dire o fare qualcosa di sbagliato e che la facesse rimanere male. Certo era che, nella mia mente, ritrovarmi dinnanzi ad una persona gentile, significava essere di fronte ad una brava persona, ed in verità non sempre era così, anzi. Ma nemmeno una volta avevo messo in dubbio che la gentilezza di Rose fosse ostentata o falsa, credevo di saper riconoscere i bugiardi in poche occhiate. Dunque percepii assoluta naturalezza nella sua proposta di accompagnarmi al negozio di libri lì vicino. Ed anche se sapevo bene dove si trovasse, non vedevo il motivo per dirle di no: la sua presenza non era fastidiosa per me, al contrario, ero convinto che avrebbe potuto farmi bene, sempre secondo la filosofia di vita che prevedeva prendere dagli altri quanto possibile. E forse, inconsciamente, volevo assorbire un po' dell'animo buono di Rose e della sua gentilezza. Sì! Se non hai di meglio da fare...l'idea che volesse davvero spendere del tempo per me, nonostante tutto, era ancora un po' difficile da assimilare. Perchè...perchè avrebbe dovuto? Conclusi che non ero io ad essere simpatico, ma lei ad essere gentile e disponibile con chiunque.
    A tratti mi dispiacque vederla così pensierosa dopo ciò che le avevo detto sul karma, ma alla fine era solo un mio pensiero, e non ero così ottuso da credere che fosse l'unica verità assoluta. Era qualcosa in cui a me piaceva credere, perchè avevo sempre apprezzato il concetto causa-effetto, ovvero che ad ogni azione corrispondeva una reazione. Questo pensiero mi spingeva ad essere migliore, diverso da mio padre. Però Rose parve turbata da questo discorso, ed io sollevai le labbra in un sorriso. Ti sei comportata male, Rose? Non è che volessi rigirare il coltello nella piaga ma, come già detto, avevo difficoltà a rapportarmi alle persone così gentili. Le sue parole successive, se possibile, mi fecero sorridere ancora di più. Volevo tirarle su il morale e dirle che il karma sarebbe stato più clemente con lei che con la maggior parte degli esseri umani, ma poi mi resi conto di non conoscerla davvero, e che non potevo sapere se e cosa nascondesse. E come sei? Le chiesi, forse troppo curioso di sentirla raccontarsi. Come si vedeva, lei? Magari mostri di te alcune parti e ne nascondi altre, ma non lo facciamo tutti? Non sapevo cosa le stesse girando per la testa in quel momento, ma non mi sarei immischiato facendo domande inopportune a riguardo.
    Tenendo la borsa tracolla vicino al corpo, mi avvicinai alla cassa, in attesa del ritorno del proprietario che si era fermato a sistemare i pasticci delle due ragazze. Pagai le apri frizzole e raggiunsi Rose all'uscita, cercando di ignorare il fatto che avessi le scarpe completamente macchiate. Estrassi la bacchetta ed eseguii un gratta e netta sulle calzature, affinchè tornassero linde come erano prima. Il mio concetto di "allegria" si fermava al tè delle cinque preso con in mano un buon libro, oltre quello era già un party hard a cui non avrei partecipato. Ricalai gli occhiali da sole sugli occhi, per riparlarli dalla luce dell'esterno, mentre ci dirigevamo verso il negozio di libri. Per me è sempre un rischio passare in una libreria, potrei non uscirne tanto facilmente. Ma se hai da fare mollami lì, prima o poi ne uscirò. Entrammo nella libreria, ed il campanellino all'ingresso suonò, dando segnale della nostra presenza. Subito mi venne il buon umore, tanto che, persino, salutai con un allegro Buongiorno! Mi feci accompagnare da Rose nella sezione in cui si trovava il libro che lei aveva acquistato e ne presi un'altra copia.



    Seán Hardice - III - 80 18 - Scheda - Diario - inizio estate
     
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    Gli acquisti a mielandia erano ormai terminati per noi l’intento era di dirigerci al negozio dei libri, la libreria, per acquistare il libro sulle ferite. «No, effettivamente ho terminato i miei acquisti ed ho un altro pochino di tempo prima del rientro. Mi fa piacere accompagnarti!» Sorrisi incamminandomi al suo fianco. Nel mentre continuammo a chiacchierare, dirigendoci all’uscita del negozio di caramelle. Arrossii leggermente alla sua domanda, poi ci pensai su e decisi di giocare un pochino anche io. Sorrisi e gli risposi «Forse! In fondo tutti ci comportiamo un pochino male a volte!» Feci un passetto più veloce per portarmi leggermente avanti. «Io come sono? Non so risponderti. In questo momento ti direi che sono un casino, un vero disastro.»Non sapevo minimamente come rispondere. Effettivamente non sapevo descrivermi. Com’ero? Cosa ero? Erano troppe incognite che in quel momento non potevo risolvere o cercare. La situazione nella mia vita non era delle migliori e io non ero in grado di dare risposte a quesiti così grandi. Mi misi a ridere continuando a camminare vicino a lui. «Si certo, lo facciamo tutti. In fondo alcune parti di noi non sono per tutti.» Finalmente fuori. L’aria calda colpii il mio viso come anche qualche raggio di sole che mi fece portare una mano verso i miei occhi. «E tu? Tu come sei? Saresti in grado di descriverti?» era chiaro che nessuno dei due parlava di descrizione esteriore e semplice ma quella che pochi vedono e conoscono, la parte che a volte nascondiamo a noi stessi pur di non riconoscerla o trovarla e soffrire per come siamo realmente. Eccoci che parlottando la porta della libreria fece capolino. Una porta in legno scuro con quattro vetri ambrati leggermente giallini. «Oh! Allora siamo in due! Io adoro entrare nelle librerie e non sono mai e poi mai uscita a mani vuote. Qui sono di casa, ormai conosco il personale e tutti.» Infatti appena aprii la porta con il piccolo campanellino che fece un leggero e dolce suono Il Signor Cole alzo lo sguardo da sopra i suoi occhiali a mezzaluna e rimase sorpreso Signorina White! Nuovamente qui? Qualcosa non va con il libro? sorrisi dolcemente al vecchio libraio e mi affrettai a rispondergli con garbo e voce non molto alta «Assolutamente nessun problema. Ho portato un compagno di scuola per fare degli acquisti...» Mi spostai indicando Seàn con la mano mentre il ragazzo si era presentato educatamente con il suo "buongiorno!" e poi aggiunsi «Le dispiace se diamo un occhiata in giro?» chiesi guardando anche Seàn come a chiedere il permesso anche a lui. L’uomo sorrise e con un cenno d’assenso ci invitò a guardare tra gli scaffali, Prego, fate pure... fate attenzione, non rovinate niente e non mettete in disordine! aggiunse guardandoci poi si voltò e continuo a controllare un vecchio ed enorme libro. Era la solita frase che diceva sempre e a tutti tanto che sorrisi ed annuii al termine di essa. «E' una frase che dice sempre... potrebbe registrarla così non si affaticherebbe a ripeterla a tutti quelli che entrano! Bene... ti va se giro insieme a te? Se non ti do fastidio...» dissi sottovoce al ragazzo. Mi sarei allontanata da lui in caso contrario. A volte la scelta di un libro diventava qualcosa di intimo e personale ed anche se aveva mostrato interesse per lo stesso che avevo acquistato non potevo di certo sapere se aveva intenzione di guardare anche altro. «Comunque io ho preso il libro qui... e se non erro vi erano due altre copie.» Feci strada in una sezione per indicare il punto in cui avevo preso il libro. Poi mi misi un passo indietro per non disturbarlo e lasciarlo tranquillo. Lo vidi afferrarlo e guardare la copertina.«Amo quest’odore di carta misto a legno e all’odore del passato e del nuovo...» Inspirai socchiudendo gli occhi e lasciandomi inebriare da quel bellissimo odore. Quando i miei occhi si riaprirono erano completamente dorati e brillanti e il mio sorriso lasciava intendere quanto amassi davvero i libri. «Vuoi guardare qualcos'altro o vuoi solo lui?» chiesi gentilmente attendendo la sua risposta.


     
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  11. seán
     
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    Camminai al suo fianco lungo la via frequentata di Hogsmeade, lanciandole uno sguardo di tanto in tanto mentre parlalva, ed ascoltandola definirsi "un casino". Per quanto Rose apparisse ai miei occhi una ragazza equilibrata e tranquilla, considerai che fosse comunque molto giovane, e non dovetti faticare troppo per crederle, quando mi confessò di essere "un vero disastro". Niente di nuovo, ma tutto importante. Gran parte dei giovani lo era, ed a parte certe note fastidiose tra gli adolescenti, questo era sicuramente positivo. Chi era nato già inquadrato e con la verità in tasca era noioso, e dalla compostezza esagerata non veniva mai fuori niente di originale. Non ero l'unico a pensarla così, anzi. Prima di me, numerosi filosofi l'avevano pensata in questo modo. Non che questo desse o togliesse valore ai miei pensieri, sia chiaro. Allora sei destinata a fare grandi cose. Accennai ad un sorriso. Non era mia intenzione dirle quelle parole per tirarla su di morale, ma inconsciamente forse ci stavo provando. Senza dubbio ci credevo, perchè questo discorso mi ricordava la citazione di un filosofo che mi aveva sempre colpito, sebbene non condividessi al cento per cento ogni suo pensiero, tutt'altro. Nietzsche diceva che "bisogna avere il caos dentro di sé per partorire una stella danzante", e credo che questo pensiero sia molto vero, e molto importante. E' okay non sapersi descrivere adesso, ed essere un casino. Era normale portarsi il caos dentro, era giusto, era bello, era produttivo. Comunque, sicuramente con questa citazione degna di un seguace di Pinterest, noto sito web del male babbano, avevo certamente scoperto alcune delle mie carte più ovvie: ero un accanito lettore, come le avevo già accennato. Leggevo di tutto, passando dalla letteratura, ai saggi, alle poesie. Ed il fatto che stessimo entrando in un negozio di libri era pericoloso quanto eccitante. Io, non so, dipende da come mi sveglio. Il più delle volte sono scorbutico. Divertente che fosse il primo aggettivo che mi veniva in mente pensando a me stesso, e poi me ne venivano in mente molti altri, se ci riflettevo, ma non ero sicuro che Rose volesse sentire la lista dei miei pregi e difetti. E io non avevo nemmeno voglia di elencarglieli (perchè ero anche pigro). Ma non oggi. A quanto pareva! E comunque, una volta dentro il negozio, il silenzio iniziò a regnare sovrano. Che bello che era, il silenzio. Un'assenza di rumore anticipata dal suono di quel campanellino sulla porta. Solo un anziano signore lo ruppe, salutando Rose come si saluta una nipote, o come immaginavo che un nonno salutasse una nipote, ecco. Non potevo saperlo perchè non avevo mai conosciuto i miei nonni. Rimasi in assoluto silenzio, lasciando che fosse la tassorosso a gestire la cosa, e guardandomi intorno, come se entrassi nel negozio per la prima volta, ma non era certo la prima. Mi allontanai dal bancone d'ingresso percorrendo un corridoio costeggiato da alte librerie in legno, con affianco a me la ragazza, che come io stesso avevo fatto, si era soffermata sull'ultima frase dell'anziano libraio, conosciuta a memoria da chi aveva messo piede in quella libreria più di una volta. Portai la mano sul cuore, fingendomi colpito, ma trattenendomi dal ridacchiare. Meno male che l'ha detta, sono un po' scaramantico, poi magari non trovo i libri che sto cercando ed è una tragedia. La presenza di Rose non mi disturbava, ed essendo lei più avanti con gli anni scolastici, al contrario avrebbe potuto essere un'ottima consigliera. Non glielo dissi però, non volevo che sapesse che stavo segretamente riponendo fiducia nelle sue opinioni. Non era proprio da me.
    Recuperai una copia del libro sulle ferite magiche, quello che aveva già comprato anche lei, e mi guardai intorno spostando lo sguardo anche su altri libri, catturato dai titoli. Dando occhiate più approfondite, alcuni libri si rivelarono dei palesi flop, altri invece parevano rispecchiare ciò che promettevano. Li sfogliai velocemente, alzando lo sguardo su Rose quando un luccichio mi distrasse: i suoi occhi avevano cambiato colore e sembravano essersi accesi. Non riuscii a fingere di non essere sorpreso, non avevo mai visto una reazione simile nello sguardo di qualcuno, ed anche se ero nato e cresciuto nel mondo magico, in cui di particolarità se ne vedevano tante, fino a smettere di essere così particolari, alcune cose rimanevano per me sorprendenti. I tuoi occhi stanno prendendo fuoco, Rose, attenta perchè qui c'è molta carta. E se poi partiva un incendio? Le mie labbra si tesero in un sorriso, ed approfittai della sua attenzione su di me per metterle davanti due libri. Uno parlava di erbe ed infusi naturali per curare alcuni disturbi, mentre l'altro pareva andare più sui tecnicismi riguardanti alcuni incantesimi di guarigione di livello avanzato. Secondo te sono validi?


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    Le parole che mi aveva detto prima di entrare nella libreria mi avevano sorpresa «Wow! Sei davvero acuto ed intelligente, complimenti»era un'affermazione seria senza presa in giro o cose simili. Io che avrei fatto qualcosa di grande nella mia vita? Non ci credevo minimamente anzi ero sicura di essere destinata a restare nell'ombra e a non contare per molti ma non dissi nulla di ciò al ragazzo. «Grazie è una bella frase da dire a qualcuno... potrebbe servirti.» conclusi facendo una piccola linguaccia.
    Quando entrammo nel negozio mi misi a ridere portando una mano davanti alla bocca quando il serpeverde si mise in una posa quasi teatrale e lanciò una battuta. Stare in quel luogo per me era così rilassante ed emozionante, tantissimi libri e tante storie raccolte. Mentre seguii Seàn nella ricerca dei libri i miei occhi andarono a destra a sinistra ed ero interessata a diversi volumi ma non potevo acquistarli. Le mie finanze scarseggiavano e avevo bisogno di risparmiare per quello che andavo a fare da li a poco e non avrei più avuto il lavoro del locale prima del rientro ad Hogwarts. Ero soprappensiero quando il ragazzo mi chiamò e mi disse che i miei occhi avevano un colore strano. Rimasi a fissarlo per un istante con gli occhi spalancati e poi gli diedi le spalle e li chiusi cercando di riportarli alla normalità controllando il respiro e i pensieri. Dovevo esserci riuscita ma non ne ero certa, dovevano essere sul marrone chiaro in quel momento «Scusami... non prenderà niente fuoco tranquillo, questa è una mia particolarità che ho da sempre.» Cercai di tranquillizzarlo o forse era un modo per tranquillizzare me stessa. Ogni tanto sfuggivano al mio controllo anche se ormai ero in grado di controllarli sempre di più. Un secondo dopo non avevo il viso di Seàn davanti ai miei occhi ma due libri. Osservai entrambi e con le due mani li abbassai per guardare il ragazzo negli occhi «Assolutamente si.» dissi con un sorriso compiaciuto e poi aggiunsi «Quello sui diversi infusi è spettacolare. Ne faccio alcuni io stessa e funzionano benissimo...Lo sai che alcune piante sono anche nelle nostre serre? Non si possono prendere ma si possono vedere e studiare. Aggiunsi con allegria e una voglia matta di fargli vedere alcuni esemplari. Invece l’altro è molto valido ma attenzione è abbastanza pericoloso. Provare da solo senza qualcuno che sappia manovrare alcuni incanti è davvero rischioso. Quindi valido ma da usare con cautela e studiare molto bene. » Mi morsi il labbro inferiore come mio solito e poi afferrai un libro alla mia destra «Ti consiglio questo.» gli consegnai un libro dalla copertina in cuoio con alcuni ghirigori «Ti insegna come approcciarsi ad alcuni metodi di guarigione con degli incanti basici ma che man mano aumentano di livello a seconda di come impari a gestire tu l’incanto...» arrossii leggermente in viso ed abbassai lo sguardo «... e come avere una guida.» conclusi attendendo la decisione del ragazzo. Gli misi tra le mani il terzo libro precisamente sopra gli altri due e poi mi voltai a guardare fuori da una piccola finestra che era alla fine del corridoietto fatto dagli scaffali in cui eravamo. «Leggi anche altro oltre a questo?» gli chiesi con semplicità visto che avevo ben intuito che leggesse abbastanza «Sai a me piace leggere diversi generi, come avventura e romantici. So che sono solo storie e che non c’è molta realtà ma a me piace pensare che qualcosa di vero ci sia in alcuni racconti.» Mi voltai ancora verso il ragazzo ed aggiunsi «E poi leggere mi fa viaggiare anche restando nello stesso posto e come sparire per un poco dalla realtà che ci circonda...» Ecco che ero partita nel mio mondo. Adoravo leggere e anche se David trovava alcuni libri senza senso e stupidi a me piacevano e in passato mi avevano aiutato a sparire ed a essere invisibile. .«Scusami, mi è partita la parlantina... Però mi piacciono anche quelli di cucina. Mi piace cucinare soprattutto i dolci...» dissi muovendomi seguendo il mio compagno casuale. Doveva sembrare strano vedermi parlare tanto visto che a scuola ed in classe ero abbastanza silenziosa. «Tra un pochino devo rientrare scuola ho delle cose da fare... quindi cosa decide di acquistare signore?» gli chiesi con aria da commessa ma sorridendo come a prenderlo scherzosamente in giro. Non mi aspettavo di divertirmi così in una giornata che di divertente non aveva nulla anzi aveva solo brutti pensieri.


     
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  13. seán
     
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    Avevo il brutto difetto di cedere dinnanzi ai faccini tristi. E se magari per alcune persone questo non si trattava nemmeno di un lato caratteriale negativo, ma per me sì, lo era. Significava che non avessi esattamente il cuore di pietra che mi sarebbe piaciuto avere e detestavo non poter vantare un blocco emotivo solido. Vedendo dunque Rose che pareva afflitta da qualche pensiero, avevo percepito dentro di me uno strano sentimento di malinconia, un sentimento che mi suggeriva che tirare su di morale qualcuno che fosse visibilmente pensieroso o giù di tono, non fosse poi così sbagliato. Era un fatto strano, generalmente ero il tipo di persona che non si lasciava immischiare in fatti che non lo riguardassero, e d'altra parte non ero nemmeno un efficace supporto emotivo per lei. Non l'avrei abbracciata per darle conforto nemmeno se ci fosse stata quella dovuta confidenza tra di noi. Perchè semplicemente non era nella mia indole farlo. Questo per dire che quelle parole, dette con una semplicità estrema, con naturalezza e semplicità, per me significavano molto. Avevano importanza, erano sentite e non lanciate lì a caso. Ci credevo davvero, che Rose avesse un futuro speciale ad attenderla, e non solo perchè lo diceva un filosofo come tanti con una frase fatta. Era una mia sensazione, ma di solito ci prendevo fin troppo bene.
    Ritrovarci dentro la libreria fu come entrare nel paese dei balocchi: da qualsiasi parte mi voltassi pareva di riuscire ad intercettare un libro dal titolo accattivante: uno dei miei problemi più grandi era che ero davvero aperto a qualsiasi genere, e dunque ogni corsia, ed ogni scaffale, potevano riservare sorprese e distrazioni varie. Non finsi di non essere incuriosito da più di un libro e recuperai qualsiasi tomo trovassi interessante, spedendolo con un colpo di bacchetta direttamente sul bancone del librario, così da avere le mani libere per studiare altri libri. Poco alla volta, il banco di ingresso che ospitava i libri da me scelti, ospitò una pila di volumi pericolosamente alta.
    Forse un po' mi pentii di aver commentato la particolarità riguardante il colore degli occhi di Rose, che aveva variato da un castano chiaro ad un tono più dorato. Mi morsi la lingua, perchè lei si voltò, quasi a voler nascondere il viso e gli occhi dalla mia vista. Non la stavo giudicando, per lo meno non in maniera negativa. Scherzavo! Ci tenni a chiarire, per evitare che si sentisse ulteriormente a disagio. Trovo che sia una particolarità molto piacevole. E no, non ci stavo provando con lei. Nè comunque lei mi aveva chiesto la mia opinione a riguardo. Mi domandavo perchè si nascondesse, però. Per quale motivo si era girata per far sì che non la guardassi? Non sarei rimasto a fissarla in maniera fastidiosa, se il problema era questo. Tanto che voltai lo sguardo, riabbassandolo sui libri che tenevo in mano. Sapevo anche essere discreto nonostante quel commento ironico mi fosse sfuggito con fin troppa facilità. Non potevo sapere quale rapporto lei avesse con il proprio corpo e con la propria particolarità, ne potevo sapere se per lei fosse stato difficile accettare questa caratteristica da bambina o se l'avesse accettata in generale! Scusa, ho scherzato con troppa leggerezza. Avere un simile dono, in mezzo a tanti maghi e streghe che non lo avevano, era un po' come ritrovarsi essere una strega tra i babbani, forse. Non potevo saperlo, non avevo caratteristiche fisiche che mi facessero sentire in qualche modo diverso dagli altri. Io ero sempre stato un tipo piuttosto ordinario, forse anche troppo. Mi sarebbe piaciuto, in verità, avere una caratteristica che mi distinguesse dalla massa, in qualche modo. E l'essere alti e spilungoni non contava. Nemmeno avere un cervello niente male come sapevo di possedere, contava. E dato che sì, magari ero un ragazzo in grado di ragionare, ma non ero mai stato davvero il tatto fatto persona, mi permisi di chiederle...ma perchè li nascondi? Semplice curiosità.
    Trovai davvero utili le sue considerazioni sui libri che le avevo proposto, tanto che osservai prima uno e poi l'altro, ed alla fine decisi di tenere il terzo, quello che lei mi aveva proposto in alternativa, lasciando da parte gli altri due...nonostante quello sulle erbe e gli infusi mi stuzzicasse parecchio. Forse però lo trovavo anche fin troppo semplice, proponeva ricette che avrei potuto trovare in qualsiasi libro scolastico dedicato alle pozioni o all'erbologia. Grazie. Le dissi allora, recuperando il terzo libro e, come avevo fatto con quelli precedenti, facendolo levitare fino al bancone di ingresso. Fortuna che avevo portato con me la mia borsa incantata con incantesimo estendibile, sennò sarebbe stato complicato portarmi dietro tutti quei volumi! Per rispondere alla sua domanda, bè non dovevo nemmeno rifletterci molto. Anche io leggo di tutto. Come aveva potuto notare dalla quantità variegata di libri che avevo fatto levitare al bancone. Letterari babbani, gialli, ma soprattutto storici. Mi piace un po' tutto. Una pausa. Tranne quelli di cucina. Specificai, inarcando entrambe le sopracciglia con un sorrisetto sulle labbra, perchè su quello non ci trovavamo proprio. Nel senso: magari se mi ci applicavo, seguendo una ricetta, ero anche bravo, ma in verità non mi interessava parecchio l'arte culinaria. Mangiare sì, sano in particolare, ma cucinare? Meh. Indicai il bancone colmo di libri. Io direi che ho finito! E devo rientrare per lo stesso motivo, grazie per aver fatto un po' da tutor, ci vediamo in giro...capa. Ammiccai, prima di avviarmi al bancone d'ingresso.

    Seán Hardice - III - 80 18 - Scheda - Diario - inizio estate



    credo possa dirsi conclusa a meno che non vuoi fare un ultimo post tu <3
     
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12 replies since 1/7/2022, 12:54   201 views
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