I volunteer

· Caidan

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Grifondoro
    Posts
    301

    Status
    i'm sleeping


    Danielle Richards | III anno | Corvonero


    Ellie
    «Lo faccio io, lo faccio io!» Scatto immediatamente quando Sephora m'informa che il guardiacaccia della scuola ha fatto richiesta di alcuni specifici libri chiedendo se, gentilmente, gli potessero essere recapitati alla capanna. Potevo tirarmi indietro da quel compito perfettamente adatto e nelle corde di un'assistente? Ma certo che no, ovvio che no. Ed io subito lì, pronta a prendermi la briga di eseguire quel compito con estremo entusiasmo tanto d'aver fatto sollevare il sopracciglio della donna che con aria furba mi posava in mano grandi tomi impolverati. Probabilmente le farà anche ridere la scenetta però dico io, dico, lo avete visto? Il signor guardiacaccia è una cavolo di bestia che – con gran divertimento delle mie sorelle – rientra perfettamente nel mie corde e più di una volta Skylee mi ha sorpresa a guardarlo incantata da dietro le vetrate senza però avere il minimo coraggio di avvicinarlo. La bionda se la ride in merito e di gusto pure non perdendo occasione per sfottermi sulla mia passione esagerata per gli uomini con decisamente il doppio dei miei anni. La psicologia lo definirebbe una sorta di complesso di Elettra non proprio superato e se mi auto-analizzo da sola probabilmente dovrei aprire quel vaso di Pandora che altri non è che il rapporto decisamente travagliato soprattutto con mia madre e l'assenza del mio adoratissimo padre in parte però compensata dalla presenza dello zio Jonathan. Dove papà non c'era o non poteva arrivare, zio Jon in groppa al suo metaforico cavallo bianco – o meglio dire il suo camice da medimago – faceva di tutto per realizzare ogni mio piccolo desiderio: tipo come quella volta alla vigilia di Natale dei miei dieci anni, quando aveva corrotto i guardiani dello zoo magico di Londra per apporre un corno ad un pony poiché io mi ero impuntata di voler cavalcare un unicorno. Non è stato il gesto più carino del mondo? Okay sto divagando, molto anche. Questo perché in questo momento sono impegnata a maledirmi per la fantasmagorica idea che ho avuto. Il mio piano geniale mi si sta ritorcendo contro. Il magone comincia ad aggrovigliarmi lo stomaco nelle membra e non smetto di stritolarmi contro al petto i tomi richiesti dall'uomo. Lo sto per incontrare, dal vivo, face to face e lui finalmente si renderà conto della mia esistenza!
    No vabbè, voglio morire. Non ce la farò mai a rivolgergli la parola.
    Prendo un grosso respiro mentre sento le guance pizzicarmi ed il viso accaldarsi ed istintivamente affondo di più con il naso nella sciarpa bronzo-blu. “Fuori è freddo, El. Sei rossa per questo. Niente di assolutamente più normale” Che bella l'auto-convinzione. Mi fermo sulla soglia della casupola e mi schiarisco la voce dimenticando improvvisamente come si esegue il più semplice dei gesti: bussare alla porta. Il magone è alle stelle ma devo razionalizzare: gli sto solo portando i libri che ha richiesto e lo sto facendo di persona senza che lui si scomodi a passare in orario di lezione – quando non posso beccarlo – o scomodando un povero gufo sotto il peso di questi mattoni. Mi schiarisco la gola. Di nuovo. Sollevo la mano e do alcuni colpi decisi alla porticina di legno.
    «Signor Kruse? È in casa? Sono l'assistente bibliotecaria... i suoi libri» Attendo qualche istante. Silenzio. «Signor Kruse?» E ti pare non è nemmeno in casa? E io dove glieli lascio adesso questi? Non posso di certo mollarli incustoditi nella neve...


    Edited by .Danielle - 30/1/2022, 18:07
     
    .
  2. Caidan Kruse
     
    .

    User deleted



    Caidan Kruse | Lupo mannaro | Guardiacaccia


    Le apparenze ingannano e mai verità fu più assoluta. Chiunque lo guardasse avrebbe visto un uomo burbero ma determinato, privo di qualsivoglia timore o insicurezza che lo avrebbero reso ridicolo di fronte ad un'eventuale platea. Non era mai stato goffo in effetti e di autostima un tempo ne aveva avuto da vendere, eppure di tanto in tanto le figure di merda - così amabilmente definite - capitavano persino a lui. Il lato positivo del vivere come una sorta di eremita era, però, che gli unici spettatori era gli alberi e gli animali che, diciamocelo, non avevano poi un gran senso dell'umorismo.
    Quel giorno, impegnato a riacciuffare un cucciolo di crup sfuggito dalla riserva, aveva finito letteralmente per immergere il piede in un letamaio e, così facendo, scivolare in esso con buona parte del corpo.
    La sua avventura terminò solo quando si decise a lasciare che fosse la madre del piccolo a trovarlo, dirigendosi verso casa per levarsi di dosso quella robaccia. Come minimo si trattava di cacca di unicorno, pensò con stizza, o almeno così sembrava dall'odore.
    Inquietante? Forse, ma ad essere del tutto onesti non era la prima volta che si rotolava negli scarti altrui: da lupo sembrava trovare particolarmente affascinante marcare il territorio apponendo la propria presenza su feci e carogne.
    Si liberò dalle vesti che gettò in un cesto con il chiaro intento di dar loro fuoco, prima di fiondarsi sotto il getto bollente della doccia che sentì di meritarsi. Lo scroscio dell'acqua fu un toccasana per i suoi nervi, i muscoli si sciolsero e smisero di dolere sotto la prepotenza dell'acqua che ne carezzò la linea delle spalle, quella del naso, della mascella, fino a trascinarsi via sporcizia e cattivi pensieri. Uno sbuffo scacciò il vapore e le palpebre si chiusero su quest'ultima visione prima che il mondo smettesse di respirare.

    Tornò nel cucinotto e mise a bollire l'acqua in una teiera, recuperò dalla credenza una manciata di barattoli per scegliere una tisana e fu allora che sentì qualcuno bussare alla porta. Si volse per lanciarvi uno sguardo, come se ciò bastasse a far sparire chiunque vi fosse dall'altra parte; smise persino di strofinare i capelli umidi con l'asciugamano, fingendo che l'immobilità avrebbe convinto l'ospite a ripercorrere i propri passi.
    Ma così non fu.
    «Dannazione.» Esalò avviandosi verso quella porta, lanciando il telo sulla poltrona in salotto e recuperando dalla stessa una maglia usata. Aprì la porta che ancora si stava rivestendo, ritrovandosi davanti una ragazzina dal viso immerso in una sciarpa che riportava i colori di Corvonero.
    Il sopracciglio attraversato dalla cicatrice si inarcò e la lingua umettò le labbra secche.
    «Ah... Grazie.»
    Infilò del tutto la maglia e allungò le mani per sottrarre quel peso alla ragazza. Non poté fare a meno di domandarsi, nel notare le gote rosse dell'altra, quale urgenza avesse spinto Sephora a mandarla lì con quel freddo.
    «Vuoi del tè? Fuori si gela.»
    Fu mosso da un moto di compassione neppure fuori norma, considerando il cuore che gli pulsava nel petto o, più semplicemente, l'umanità a cui ancora si ancorava disperatamente.
    Si spostò quel poco che sarebbe bastato alla ragazza per accomodarsi, e laddove lei avesse accettato l'offerta il bulgaro avrebbe adagiato la porta fino a far scattare la serratura.
    «E' questo che fai? Le consegne?»
    Le avrebbe domandato poggiando i libri sul divano in maniera tutt'altro che elegante, prima di tornare in cucina, da dove la Corvonero avrebbe potuto comunque vederlo. Non ricordava neppure di quali tomi si trattasse, probabilmente di un manuale relativo all'accoppiamento fra Unicorni o un volume sulle proprietà della pelle coriacea di una particolare razza di Schiopodi della Corea.
    «Ed io che non sapevo neppure che i bibliotecari avessero bisogno di assistenti.»
    Commentò a voce abbastanza alta affinché l'altra potesse sentirlo, mentre versava l'acqua in due tazze e le portava nel piccolo e modesto salottino insieme alle tisane in polvere. Le rivolse un'occhiata incerta facendole cenno di servirsi liberamente, prendendo posto di fronte alla sedia che avrebbe offerto all'ospite, prima di riavviarsi i capelli all'indietro.
    «Vuoi che accenda il fuoco?»
     
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Grifondoro
    Posts
    301

    Status
    i'm sleeping

    Danielle Richards | III anno | Corvonero


    Ellie
    Sono ancora lì impalata che attendo, cosa non lo so, ma nel mezzo rifletto mangiucchiandomi l’interno della guancia valutando cosa sia meglio fare. Di lasciare i libri lì sul porticato alla mercé delle intemperie è fuori discussione, si sarebbero rovinati o peggio qualcuno avrebbe potuto trovarli e prenderli e poi chi l’avrebbe sentita Sephora contando che avrebbe avuto anche ragione? Già me la sento, stile mia madre, anche se nella realtà fino ad ora non ha mai avuto la necessità di riprendermi, che mi strilla addosso i peggio improperi levando anche punti alla casa di Corvonero perché ho smarrito dei preziosi tomi relativi a delle creature fantastiche e... porca Morgana. La porta a cui oramai sto dando il fianco si spalanca ed il guardiacaccia mi apre mentre si sta ancora infilando la maglietta. Una panoramica del suo corpo scultoreo mi si presenta davanti agli occhi mentre sento la bocca rifuggire alla mia volontà spalancandosi per lo stupore, fortunatamente la sciarpa mi ripara evitando si sembrare una completa imbecille con la bocca aperta e sbavante. La cicatrice sul sopracciglio m’ipnotizza portandomi a produrre, nel giro di mezzo minuto, una miriade di storie che potrebbero celarsi dietro a quel taglio salvo poi perdere tutta quell’opera di fantasia che viene cestina nel momento esatto in cui si bagna le labbra. Miseria, dal vivo, così ad una distanza ravvicinata rispetto a quelle rare volte in cui si presenta al banchetto, è ancora più bello e solo quando mi “strappa” di mano il peso dei tomi ponendomi una domanda mi accorgo che sono rimasta piantata a fissarlo muta come una completa imbecille. «T-te? S-si grazie» do in un colpo di tosse mentre lo seguo all’interno della piccola struttura che pare svilupparsi di poco oltre la sua testa. Sono convinta che se alzasse le braccia toccherebbe il soffitto senza il minimo sforzo. Comincio a srotolare la sciarpa, all’interno della casa la temperatura è buona nonostante il camino sia ancora spento o forse è il semplice sbalzo termico tra l’interno e l’esterno a darmi questa impressione, magari tra cinque secondi ricomincerò a battere i denti. «N-no, cioè sì no.» El, connetti la testa! schiarisco di nuovo la gola mentre adagio cappotto e sciarpa ordinatamente sul bracciolo del divano più vicino alla porta. «Sono l’assistente di Sephora, l’aiuto a tenere ordinata la biblioteca rimettendo al loro posto i libri dei prestiti» non era compresa la consegna dei libri, di solito quando arrivava la richiesta di prenotazioni Sephora, o io per lei, mettevamo da parte l’ordine mandando poi un avviso all’interessato di turno che sarebbe poi passato a ritirarlo. Quella di consegnare i libri a Kruse era stata una mia iniziativa data l’aura da eremita di cui si circondava e la donna aveva alla fine fatto spallucce ma non dopo avermi scoccato un’occhiata divertita. Il rumore delle stoviglie mi risveglia ancora una volta dalla mia immobilità e mi affretto a prendere posto al tavolo per non farmi trovare nuovamente imbambolata. Poggiò le mani in grembo, a disagio, totalmente nervosa avendo la sensazione di non dover stare lì come se sentissi l’occhiata bruciante della direzione che mi giudica nuovamente per i trascorsi avuti al primo anno con l’ormai ex insegnante di volo. Lui è stato allontanato, io costantemente tenuta d’occhio. «Forse in una biblioteca piccola no, ma quella di Hogwarts è una delle biblioteche più rifornite del Regno Unito, forse addirittura d’Europa. Ci arrivano richieste di prestito anche dalle università magiche o dal Ministero generalmente quelle sono tutte indirizzate al reparto proibito ma...» forse sto parlando troppo, mi ammutolisco decidendo di prendere, casualmente, la polvere di uno dei barattoli più vicini a me. Ha un colorito rossastro e spero contenga roba come frutti rossi o giù di lì, ho evitato di proposito quello dal colorito verdognolo che richiama solitamente quelle brodaglie purificanti e amare come la mia media in divinazione. «Le ha raccolte lei? Oh scusi» Mi zittisco di nuovo dato che involontariamente gli ho parlato sopra. «Oh no, no sto bene, si... si sta bene qui» Spoiler: è l’imbarazzo che mi fa salire la temperatura corporea oltre il milione di gradi, freddo chi sei? Non ti temo. «Unicorni quindi...» con un cenno dell'indice indico i tomi gettati malamente – Priscilla aiutami – sul divano, «si dice che nella foresta ce ne sia uno, è vero?» Mi rizzo sulla schiena curiosa della risposta e smetto persino di girare il cucchiaino all’interno della tazza.
     
    .
  4. Caidan Kruse
     
    .

    User deleted



    Caidan Kruse | Lupo mannaro | Guardiacaccia


    La fece entrare e la invitò ad accomodarsi, non prestandole più attenzione di quanta pensava gliene fosse dovuta. Non amava la compagnia, Caidan, ma se avesse dovuto scegliere di certo non si sarebbe intrattenuto con le adolescenti.
    Troppe tentazioni dicevano alcuni.
    Troppe rogne diceva lui.
    Avrebbe lasciato di proposito la finestra aperta se ciò fosse servito a non far intendere cose che in realtà non erano, ma la sua mente galoppava veloce, al contrario della lingua, e il timore che qualcosa potesse andare come non programmato non gli sfiorò minimamente la testa, mentre preparava il tè da versare nella tazza riservata alla ragazza.
    Quando tornò nel piccolo salotto poggiando sul tavolo tutto il necessario per una sana e povera merenda, Caidan si costrinse a osservare il volto della giovane strega, rendendosi conto di non riconoscerne i lineamenti. Non era tornato in quella scuola da molto tempo, non aveva avuto modo di raffigurarsi chiaramente il viso di ciascuno studente nella memoria e aveva la vaga idea che ciò non sarebbe mai successo, eppure non poteva evitare di pensare che le ragazze delle nuove generazioni fossero molto diverse dalle adolescenti a cui era stato abituato lui in tempi ormai lontani.
    Prese posto di fronte a lei e afferrò la tazza rimasta isolata, versandovi dentro due cucchiai di polvere verde.
    In realtà era menta.
    Si esibì in uno dei suoi mugugni nel sentirla parlare, facendo scorrere lo sguardo da lei al tè che, impavido, tentava di stabilire il suo futuro tracciando un percorso sul fondo della tazza. Se avesse creduto a simili sciocchezze, probabilmente avrebbe messo in pausa il resto del mondo per scoprire cosa lo attendesse.
    Ma aveva sempre preferito concentrarsi sul presente. E probabilmente il suo errore era sempre stato quello.
    «Parli molto per una che credevo balbettasse.»
    Commentò prima di nascondere parte del volto dietro la tazza e prendere un sorso di brodaglia, mentre l'occhio sinistro non perdeva di vista la strega. La ascoltò parlare e la lasciò fare, sorvolando appositamente e consapevolmente sul fatto che ciò non spiegasse il motivo che l'aveva spinta ad andare fin lì.
    La sentì rivolgerglisi con una formalità a cui non era abituato, tanto da rendere palese tale sensazione storcendo il naso.
    «Caidan. Dammi del "tu".» Come faceva la maggior parte della popolazione studentesca, ad eccezione di chi non aveva mai avuto a che fare con lui personalmente - e quello era il caso che tuttavia, come sempre, veniva legittimato - e chi gli stava pesantemente sui coglioni.
    Eufemismi, si intende.
    «Come?»
    Sussurrò sovrappensiero, prima di ricollegare la domanda della ragazza ai libri distribuiti malamente sul divano. L'iride cerulea lesse il titolo di uno dei tomi prima di tornare sul bel viso della studentessa.
    «Oh... sì, beh, più di uno.»
    Sbuffò sopra la tazza e si passò la punta della lingua sui molari. I canini iniziavano a dolergli, ma non abbastanza da fargli presagire qualcosa di spiacevole. Non ancora.
    «Quando lavoravo nelle riserve tentavamo di far accoppiare i draghi in modo che una determinata razza non si estinguesse. Potrebbe funzionare anche con la specie degli unicorni.»
    Ammise in un flusso incontrollato di coscienza, stringendosi tra le spalle e conducendosi indietro la lunga chioma selvaggia con la mano destra. Fu allora che l'angolo destro della bocca gli si curvò verso l'alto ed un sorriso appena accennato ne illuminò il volto altrimenti burbero.
    «Ma immagino tu non sia venuta qui per sapere di loro.»
    Si era ripromesso di non metterla in difficoltà non appena aveva aperto quella porta, ma alcune tentazioni, si disse, a volte dovevano essere assecondate.
    «Come ti chiami?»
     
    .
  5.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Grifondoro
    Posts
    301

    Status
    i'm sleeping

    Danielle Richards | III anno | Corvonero


    Ellie
    «Parli molto per una che credevo balbettasse.» Dalla mia bocca esce un suono impercettibilmente stizzito mentre mi rizzo sulle spalle facendomi più dritta con il busto. «I-io non balbetto» faccio e ti pare che invece la frase mi esce proprio balbettando? Che palle! Mi prodigo in un colpo di tosse. «Succede solo quando sono nervosa», tipo come parlare a sproposito pentendomi un secondo dopo di quello che ho appena detto esattamente come adesso. Ottima mossa Danielle rendere partecipe il protagonista della tua cotta che ti rende nervosa, davvero un colpo di genio degno di una figlia di Priscilla. Vai così! Abbasso lo sguardo sulla mia tazza trovando improvvisamente interessante il liquido rossastro che si agita in piccole spirali mosse dal cucchiaino che vi muovo all’interno. Mi dico che è un essere umano esattamente come lo sono io e che devo smetterla di idolizzarlo nella maniera che sto facendo, non ha il minimo senso oltre a farmi apparire come una perfetta deficiente – ed è questa la figura che vuoi fare, Danielle? Certo che no - oltre che magari potrebbe parlare con Sephora e magari chiedergli se sono affetta da qualche ritardo e quindi provare pena per me e... BASTA. La mia mente sta di nuovo viaggiando e per darle uno stop definitivo mi porto alla bocca la tazza. Grosso errore. Il contenuto all’interno scotta, millemila gradi, lava pura e io, stoica come mai nella vita, rimango impassibile mentre dentro di me urlo per il dolore. Tiro su col naso mentre la vista si annebbia leggermente per le lacrime e nel tentativo di dissimulare la seconda figuraccia nel giro di quanto? Mezz’ora? Gli pongo una domanda finendo per parlargli sopra... ecco siamo già a quota tre, si potrebbe considerare il record dei record questo. «Caidan» ripeto sottovoce, nonostante lo sapessi già in quanto è scritto da qualche parte negli avvisi in bacheca della Sala Comune. Roba in merito ai recinti per chi possiede animali, non il mio caso ma ad esempio quello delle mie sorelle che in due si potrebbe dire che possiedono uno zoo.
    «Più di uno? Sul serio?» Sollevo lo sguardo stupita, le labbra schiuse dalla sorpresa. Nemmeno mi aspettavo che confermasse quella che per me era unicamente una diceria, aspettando piuttosto che mi dicesse che animali del genere non abitano luoghi così vicini all’uomo o cose di questo tipo e invece qui, a pochi passi persino, c’è un unicorno, anzi, più di uno che potrebbe essere addirittura visto. «Quindi c’è un branco? E si lasciano avvicinare?» I miei occhi brillano all’idea che magari, un giorno, seduta al limitare della Foresta io possa intravedere una di quelle creature. Andrei in brodo di giuggiole se Caidan mi confermasse che sono avvicinabili. Lì diventerebbe una vera e propria missione personale quella di accudire queste creature eccezionali. «E ti prendi cura di loro? Come? Cosa mangiano? Si trattano come dei comuni cavalli?» Non era premeditato che lo tampinassi con tutte queste domande ma d’altronde il cappello non mi avrebbe smistato tra i Corvonero se non fossi stata una maledetta curiosona avida di sapere. Poi non è nemmeno colpa sua se fin da bambina sono sempre stata attratta da queste creature. Ricordo perfettamente la Vigilia di Natale dei miei dieci anni quando lo zio Jon mi ha portato dopo la recita scolastica a visitare lo zoo magico di Londra. Quella volta mi eri impuntata, dall’alto dei miei dieci anni appunto, di salire in groppa ad un unicorno e ancora mi chiedo come lo zio fosse stato in grado di convincere le guardie ad esaudire la mia richiesta. Probabilmente aveva dovuto sganciare un bel sacchettino pieno di galeoni agli uomini perché mi permettessero anche solo di avvicinarne uno. «I draghi, che meraviglia... ne abbiamo uno anche qui vero? Nel recinto proibito...» Ecco questo era il bello di essere stata un prefetto fino a qualche giorno prima e soprattutto di essere l’assistente della bibliotecaria: si sanno cose. Nello specifico avevo scoperto che nella tenuta del castello era presente un quinto recinto protetto da potenti incantesimi di protezione e trasfigurazione atti a renderlo invisibile e lì vi era tenuto un drago; non sapevo di che tipo o quanto fosse pericoloso ma la sola idea di avere una seconda creatura leggendaria qui nella scuola mi elettrizzava. «Ma immagino tu non sia venuta qui per sapere di loro.» L’angolo delle sue labbra si solleva in un sorriso furbo appena accennato quanto incredibilmente carico di significato che mi fa saltare un battito del cuore percependo nuovamente le guance bruciare. Sono sicuramente arrossita di nuovo. «Danielle Richards sign... Caidan. Ma puoi chiamarmi Ellie se preferisci». Distolgo lo sguardo mordicchiandomi le labbra salvo poi prendere lo slancio: «Sono venuta per consegnarti i libri... Non sarebbe la prassi ma ecco, pensavo potesse essere carino per... ehm... agevolarti. Immagino tu abbia molti compiti legati al tuo ruolo... Compiti manuali» Ellie non pensare a lui che si da da fare con l’ascia in mano! Te lo vieto! «Che ti tengono lontano dal castello» sviare e negare l’evidenza sempre e comunque, poi ecco non sto arrangiando troppo dato che lui effettivamente presenzia poco e niente ai banchetti e all’interno del castello non lo si vede praticamente mai. Sì, credici El.
     
    .
  6. Caidan Kruse
     
    .

    User deleted



    Caidan Kruse | Lupo mannaro | Guardiacaccia


    Caidan non era un provocatore, non più, motivo per cui non amava infierire sulle persone in evidente stato di difficoltà, checché ciò significasse.
    Come già anticipato non era uno sciocco né un ingenuo, al contrario si limitava a lasciar intendere quel che gli risultava rilevante, fingendo di non concepire cosa il resto del mondo stesse tentando di comunicargli.
    Guardò la ragazza con sguardo divertito, un sorriso celato dalla tazza che si portò una volta di troppo alle labbra.
    «E credo sia meglio non chiederti cosa ti rende nervosa.» Non aveva bisogno di leggerle nella mente per carpire il motivo di quella sua apparente rigidità, la tendenza ad arrossire piuttosto facilmente e ad abbassare lo sguardo ogni qualvolta il bulgaro lo cercava col proprio.
    Non avrebbe infierito e non avrebbe smesso di essere gentile con lei, ricambiando la cortesia che, grazie a Merlino o a chi di dovere, gli aveva concesso un altro giorno lontano dalle mura del caotico castello.
    Fu subito evidente che la scelta dell'argomento avesse attratto l'attenzione della Corvonero, e Caidan ne approfittò per snocciolarle qualche informazione utile.
    «Piccoli gruppi più che branchi veri e propri. E no, se si fidano a sufficienza si mostrano ma difficilmente si fanno sfiorare all'uomo.» Scosse il capo dopo aver assaporato un altro sorso di tè, lasciando che gli occhio vagassero all'interno della capanna fino a focalizzarsi nuovamente sul libro sugli unicorni. Lo aveva richiesto talmente tanto tempo fa da aver praticamente dimenticato il motivo per cui si era recato in biblioteca settimane addietro.
    «Motivo per cui non li accudisco e non si fanno trattare come normali cavalli.»
    Concluse rivolgendole un altro mezzo sorriso, tornando su di lei con l'iride cerulea e sollevando la mano a sfiorare lo strato sporgente della cicatrice che gli deturpava il volto. Fu un riflesso incondizionato il suo, nel parlare di creature e sapendo già dove sarebbe andato a parare.
    «E' un po' come dire che un jarvey si fa trattare come un furetto.»
    Gli tornò in mente Nora e la sua richiesta - durante il banchetto di rientro - sull'aiutarla ad ammaestrarne uno. Ancora non sapeva cosa una donna come lei facesse con una simile creatura e in verità neppure gli interessava, ma aveva un debito con quella strega e tutte le intenzioni di ripagarlo. Non mancava molto al plenilunio e dopo quelle notti Caidan avrebbe dovuto cercarla ancora. Prima o poi sarebbe stato inevitabile raccontarle la verità, o lo avrebbe scoperto da sola e chissà con quali conseguenze per uno come lui.
    Si schiarì la voce quando l'altra parlò, facendo poco caso al proprio nome pronunciato dalle labbra della ragazza. E si sorprese nel sentirla parlare di cose che, in teoria, sarebbero dovute rimanere piuttosto segrete.
    «Sai più cose di quanto non sia lecito sapere.»
    Le fece notare non senza accennare un sorriso. E fu allora che si fermò ad osservarla realmente, senza remore e considerando un dettaglio che faceva fatica a ricordare: di quei tempi a Hogwarts non c'erano più ragazzini. Quella che aveva davanti era una donna in tutto per tutto, per quanto giovane potesse apparire ai suoi occhi. Molto più giovane di lui, probabilmente aveva la metà dei suoi anni, ma non certo una quindicenne e dalla linea elegante del suo profilo, le labbra carnose e i lineamenti ormai maturi Caidan comprese quanto le cose fossero ormai cambiate.
    «Ellie. Mi piace.»
    Pronunciò con semplicità mentre abbandonava la tazza sul tavolo e si lasciava cadere contro lo schienale della sedia.
    La ascoltò parlare senza mai distogliere lo sguardo da lei, annuendo una volta o due per poi riprendere la parola, le braccia incrociate sul petto che seguivano il ritmo lento e regolare del respiro sollevandosi ed abbassandosi di conseguenza.
    «Non è il mio ruolo a tenermi lontano dal castello. Ma apprezzo il pensiero.»
    Il caos era la reale motivazione. In quella fase della sua vita aveva bisogno di quiete, ricercando lui stesso qualcosa di diverso all'occorrenza.
    «Qualcosa mi dice che anche tu non sia particolarmente amante della confusione. Insomma, per stare qui a bere un tè con me...»
    A volte si annoiava e i buoni propositi facevano fatica ad essere mantenuti, ma, si disse, non c'era niente di male a lasciar comprendere a quella ragazza quanto poco saggio fosse restare in sua compagnia.
     
    .
  7.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Grifondoro
    Posts
    301

    Status
    i'm sleeping

    Danielle Richards | III anno | Corvonero


    Ellie
    «E credo sia meglio non chiederti cosa ti rende nervosa.» Di tutta risposta nascosi il viso dietro la tazza da perfetta codarda, incapace di trovare il coraggio di vedere con che espressione mi stesse dicendo quelle parole. Che dire, la mia missione di andare lì e conoscerlo senza far scoprire il mio interesse si può dire bellamente andata a quel paese, ormai doveva aver di certo capito che ero attratta da lui e non solo per la sua figura burbera quanto misteriosa che avrebbe allontanato chiunque, ma anche per l’effetto che una sua singola occhiata aveva, mi incuriosiva attirandomi anche se mi rendevo perfettamente conto di quanto fosse sbagliato e che stessi ribadendo nuovamente nei miei errori. Non potevo farne a meno però. Bevvi un sorso, questa volta non scottandomi e poggiai la tazza mentre il discorso evolveva vertendo verso gli unicorni. A quanto diceva non era nemmeno un piccolo branco ma più d’uno parlandone come fosse la cosa più naturale al mondo, io ne ero completamente stupita. Le labbra mi si schiusero in una piccola “O” di sorpresa. «È incredibile. Animali così rari, eppure hanno scelto un posto pericoloso come la foresta per vivere e riprodursi... Hogwarts potrebbe essere considerata una riserva per questo» un caldo sorriso mi si disegna in volto mentre rifletto ad alta voce fissando qualcosa, un punto del mobilio, alla destra del guardiacaccia. «Però è anche vero che se questo diventasse di dominio pubblico i bracconieri verrebbero a...» non riesco a terminare la frase mentre il sorriso che poco prima mi scaldava i lineamenti lascia il posto ad una linea di apprensione velata di tristezza. Non ci posso fare nulla, sono sempre stata empatica e per natura amante degli animali e dedita alla cura in generale degli esseri viventi. Se con un essere umano saprei gestire con sangue freddo un’emergenza sanitaria – si ringraziano i miei genitori e mio zio per i corsi intensivi di medicina – con un animale non avrei lo stesso nerbo, anzi, la loro purezza mi rende incapace di razionalizzare ed il panico per una creatura in difficoltà mi blocca. Cerco di scuotermi di dosso quell’orribile sensazione e per farlo lo tempesto di domande sulle bestie a cui lui, molto gentilmente risponde. Tutte queste cose nei libri non sono presenti, anzi, sono pochissime le informazioni in merito a queste creature fantastiche e l’unica cosa su cui ogni libro concorda è che il loro sangue abbia proprietà curative e me lo ricordo bene, in uno dei primi incontri privati con la professoressa Stojnov ne avevamo proprio parlato anche se la donna non si era scucita particolarmente frenata dalle implicazioni etiche e morali in cui era andata a parare la conversazione. Non voleva di certo mettermi idee in testa ed io non avevo insistito con la mia insaziabile curiosità. Questo discorso più quello avuto con la mia capocasata mi fa pensare e venire la voglia di riportare queste informazioni in un libro, un libro che però andrebbe custodito lontano da possibili cattive intenzioni e come fare per questo? Bella domanda.
    «Uh! Quelli sono terribili!» Ridacchio, mentre il filo dei pensieri procede verso una nuova via. «L’infermiera Norton ne ha uno, l’altro giorno passando per l’infermeria l’ho sentito che insultava qualcuno per una fattura, urlava che aveva un brufolo così grande che gli sarebbe scoppiata la faccia. Non oso pensare il poverino» ridacchio ancora al ricordo. La Norton era disperata e le sue urla si sentivano fino all’altro capo del corridoio insieme a quelle dello studente che non voleva saperne di farsi più toccare la faccia per paura delle conseguenze decantate dallo pseudo-furetto.
    «Un paio» annuii mentre un nuovo sorriso si apriva di riflesso al suo. «Questo è il bello di essere l’assistente di Sephora ed essere circondata tutto il tempo da informazioni... Potrei chiedere di meglio?» Pur non conoscendo la mia casa di appartenenza da un risposta simile chiunque lo avrebbe capito, solo una Corvonero poteva essere così attratta dallo studio in genere. «No, a parte gli scherzi fino a prima di Natale ero un prefetto per cui...» sollevai le spalle, c’erano cose di cui prefetti e caposcuola dovevano essere messi al corrente – informazioni riservate ad esempio – mantenendo comunque il riserbo affinché altri studenti non andassero a cacciarsi nei guai ma non reputavo quella una politica vincente, si sa che il misterioso ed il proibito attraggono e nella mia breve carriera di guardiana avevo sorpreso e rimesso nei propri ranghi diversi studenti che si erano avventurati dove non dovevano. «Ellie. Mi piace.» Sollevai per un breve istante lo sguardo nei suoi occhi ed avvampai per la milionesima volta in quel pomeriggio distogliendo immediatamente lo sguardo per ripararlo nuovamente dietro la tazza. Quanto ero codarda! El, non farti pensieri strani. Non farti partire film mentali! Era chiaro che non stesse dicendo che gli piacessi io ma come suonava il mio nome però... «Ah no?» Ecco vedi a farti i film? Io già che me lo immaginavo perennemente impegnato a fare cose tra i boschi e invece, la risposta si palesa nel giro di poco: un solitario. «Mh... beccata, ammetto che spesso sento il bisogno di isolarmi un po' ultimamente», ammetto con un lieve accenno di sorriso. Se prima avrei passato volentieri il mio tempo ricercando la compagnia di mia sorella o di Rose adesso è come se avessi bisogno di tempo per me, unicamente per me, per metabolizzare tutto quello che è successo nell’ultimo anno. Se mi fermo a pensare, il 2021 è stato un anno tremendamente ricco di avvenimenti stressanti, non ho avuto un singolo istante di quiete nemmeno durante l’estate, passata principalmente da mio zio. Anche lì i pensieri mi avevano seguita non permettendomi di concentrare completamente persino nel posto che più amo al mondo: l’ospedale. Ho bisogno di rallentare, il mio corpo e i miei nervi hanno bisogno di una pausa ed era proprio quella che mi sto prendendo. Parola d'ordine: relax.
    «Oh, beh ecco, se volevi rimanere da solo io posso andarmene, non volevo disturbare...» poggio la tazza e questa volta lo guardo direttamente con i miei grandi occhi dorati spalancati, innocenti nonostante i denti afferrino il labbro inferiore mordicchiandolo in qualcosa che di innocente ha poco.
    Dì di no, dì di no.


    Edited by Dragonov - 11/2/2022, 11:23
     
    .
  8. Caidan Kruse
     
    .

    User deleted



    Caidan Kruse | Lupo mannaro | Guardiacaccia


    Quell'incontro non era stato programmato. Gradito? Forse, ma di certo inatteso. Il barlume di intelligenza della ragazza le fece guadagnare una mezza risata roca dall'uomo che, con marcato accento bulgaro, mostrò ancora una volta il proprio apprezzamento.
    «Sei sveglia.» Affermò con cipiglio curioso.
    Che non si fraintenda, Caidan aveva chiuso con le ragazze così giovani, seppur un tempo non si sarebbe fatto tanti problemi.
    «La foresta non è pericolosa per chi sa rispettarla.»
    Uno sguardo birichino virò verso la strega mentre le labbra soffiavano sulla tazza bollente per prendere l'ennesimo sorso di tè.
    «Siete voi ad esserlo e loro si difendono. Ecco perché vi è proibita.»
    E non poteva essere più d'accordo con chiunque avesse trovato quella scappatoia.
    Quando il discorso si spostò sulle creature, Caidan non poté evitare di risultare divertito dall'entusiasmo e dalla sorpresa che Ellie gli mostrò. Era certo che gli unicorni non fossero bestie comuni per una come lei, ma dopo aver lavorato con i draghi non si stupiva più tanto facilmente. All'accenno all'infermiera annuì, conscio del "problema".
    «Mi ha chiesto di aiutarla ad addestrarlo. Non che ne abbia granché voglia e non mi aspetto chissà quali risultati, ma è una collega...»
    Come se ciò bastasse a convincerlo a fare la "cosa giusta". La verità era un'altra: Nora lo aveva aiutato in più occasioni e nei momenti di reale bisogno senza neppure essere a conoscenza del suo segreto. Per quanto fosse il senso del dovere a smuoverlo, non poteva negare che in parte agisse anche una sana dose di egoismo: doveva tenerla dalla sua parte, perché sarebbe stata fra le prime persone a scoprire di lui.
    «Quindi ho l'onore di ospitare nel mio umile salotto un'alta carica di Hogwarts.» Asserì sovrappensiero alla ragazza mentre lasciava scorrere lo sguardo sul pavimento della stanza, un lieve sorriso ad aleggiargli sul volto. Non era per l'occhio malandato che non riusciva a cogliere piccoli e significativi dettagli, quanto per l'abitudine che lo portava a ignorare qualunque cosa aleggiasse al di fuori del proprio raggio d'azione e campo d'interesse.
    La vide prepararsi ad andar via, e senza preoccuparsi di mettere dell'enfasi nelle parole a cui diede voce scosse lentamente il capo, allungando una gamba di fronte a sé e massaggiando la coscia dolente a causa del lavoro di quel pomeriggio.
    «Se così fosse stato non ti avrei invitata a entrare.»
    Fu brusco nel dirlo, ma Caidan Kruse era tutto un pacchetto: prendere o lasciare.
    «Scoprirai che non è mia abitudine fare ciò che non voglio.»
    Forse.
    Rivolse uno sguardo più gentile a Ellie e aveva tutte le intenzioni di invitarla nuovamente a sedere di fronte a sé, chiarito il fatto che la giovane non intendesse andare via, ma l'arrivo di un ospite inaspettato che saltò sul tavolo facendo versare il tè nella tazza dell'uomo cambiò irrimediabilmente i suoi programmi.
    «Cazzo!» Imprecò indietreggiando con la sedia, distanziando la maglia fradicia dal torace e soffiando appena sulla pelle arrossata. Il tè non era così caldo da ustionarlo, ma da qui a definirla una sensazione piacevole...
    «Le avevo detto domani, porca puttana.» Non lo disse a Ellie né a nessuno in particolare, il suo unico intento fu lanciare al jarvey un'occhiata assassina, prima di soffiare via ciocche di capelli umidi dalla faccia e alzarsi dalla seduta ignorando il tè sul pavimento.


    Edited by Caidan Kruse - 12/2/2022, 14:01
     
    .
  9.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Grifondoro
    Posts
    301

    Status
    i'm sleeping

    Danielle Richards | III anno | Corvonero


    Ellie
    Per quanto lo sguardo del guardiacaccia si fosse fatto allusivo non me la dava a bere con le sue parole. Lui forse, anzi, senza il forse, poteva entrare nella foresta come se nulla fosse girando in lungo e in largo con l’immaginaria ascia che mentalmente gli affibbiavo andando a spaccare tronchi a destra e a manca o salvando creature in difficoltà da perfetto eroe misterioso quale mi figuravo. Esattamente, così lo immaginavo, con le sue braccia forti che si caricavano in spalla senza il minimo sforzo il povero unicorno ferito per prestargli soccorso e... Pianeta terra chiama Danielle?! Terra a Danielle? Ecco dovevo ritornare con i piedi per terra e non perdermi nelle mie fantasticherie sull’uomo che in questo momento avevo peraltro di fronte. Ero già sufficientemente distratta così e probabilmente mi ero già persa in fin troppe pause assorta a contemplarlo mentre non mi stava fissando – quando mi sarebbe ricapitato di parlarci nuovamente? – o persa a riflettere sulla risposta migliore da dargli per evitare che mi bollasse come l’insulsa ragazzina con probabilmente la metà dei suoi anni che alla fine ero. «Dubito di essere più pericolosa di una Acromantula, penso che se una di loro incrociasse il mio cammino sarei il suo prossimo pasto altroché» scherzai ma non senza una punta di dubbio nel tono e involontariamente rabbrividii. Oltre alla paura debilitante per le altezze, il mio secondo terrore più assoluto erano i ragni che si posizionavano a pari merito con i serpenti nella mia top-five dei possibili infarti mortali. «Ma tanto penso di essere una delle poche, se non l’unica a non avere nessuna voglia di metterci piede» feci spallucce, in realtà un po’ mi attira come luogo ma sono ben conscia di quelle che sono le mie abilità di attacco – pressoché nulle – e soprattutto del budget di coraggio che ho a disposizione. Sono una fifona, curiosa quanto vuoi ma quando si tratta di buttarsi in qualcosa di pericoloso o trasgressivo me la faccio sotto. Se il cappello non mi ha smistato tra i Grifondoro un motivo ci sarà, mi ripeto.
    Feci una smorfia in risposta del suo commento sul jarvey dell’infermiera, avevo letto qualcosa su quelle creature in questione e sapevo che per indole non erano proprio l’educazione fatta a bestia e ne avevo anche avuto la prova lampante diverse volte passando proprio nei pressi dell’infermeria stessa, quindi sì, capivo che quel tentativo della Norton sarebbe stato tempo sprecato soprattutto per Caidan. «Magari ti va bene... ?» Trattenni un risolino mentre gli angoli delle labbra si sollevavano irrimediabilmente in un sorriso complice, volevo essere positiva ma sapevamo entrambi come sarebbe andata. Quel sorriso però si tramutò immediatamente in una breve risata per il modo in cui mi apostrofò successivamente: «chi? Io? Non più alta della tua! Poi comunque adesso non lo sono più...» distolsi lo sguardo dalla sua direzione prendendo una sorsata dalla tazza che si era fatta finalmente bevibile. Il liquido non aveva più la temperatura dell’inferno e finalmente potevo gustarmi quell’infuso caldo ai frutti rossi nella quale percepivo più spiccate note di fragole – forse fragoline di bosco? – che mi scaldarono immediatamente le membra donandomi una sensazione di calore che si irradiò al resto del corpo scaldandomi e scaldando ulteriormente l’incarnato del mio viso. Scese un leggero silenzio dato purtroppo dall’innesco di pensieri che avrei preferito tenere alla larga soprattutto in quel frangente e fu proprio quella distrazione e farmi male interpretare il tono della sua affermazione facendomi cogliere un velato invito a sloggiare. Ero già in piedi, pronta a raccogliere le mie cose quando la sua frase mi bloccò sul posto: «se così fosse stato non ti avrei invitata a entrare. Scoprirai che non è mia abitudine fare ciò che non voglio.» Mi abbandonai sulla sedia ed un sorriso smagliante mi si dipinse in faccia. Quindi la mia presenza gli piaceva? Gli stavo simpatica? «Lo scoprirò?» Non riuscivo a togliermi quell’aria gongolante nemmeno mi avesse detto che ero la ragazza più bella del creato, eppure, quella frase mi era piaciuta più del dovuto ma Caidan non riuscì mai a rispondere alla mia domanda poiché, completamente dal nulla, una macchia marroncina saettò sul tavolo in direzione dell’uomo schizzandogli addosso la tazza che stringeva precariamente tra le mani. Il jarvey dell’infermiera saltò quindi per terra e sotto lo sguardo furente del guardiacaccia si raggomitolò cominciando a tremare. «Ommioddio, ti sei scottato?» Scattai in piedi e senza pensarci due volte mi avvicinai a lui afferrando alcune salviette per tamponare il liquido che dal tavolo stava colando al pavimento. «È caldo, devi farti vedere per scongiurare un ustione anche lieve», vedi ad avere TUTTI i parenti medici? Ne sapevo una più del diavolo di primo soccorso, senza contare la miriade di corsi che avevo fatto da privatista che mi rendevano quasi del tutto un’infermiera, mi mancava giusto l'attestato. «I miei sono medici, mio zio un guaritore. Posso darci un’occhiata io» Ero partita bene, decisa, autoritaria che sapevo ciò che stavo dicendo ma come incontrai lo sguardo torvo dell’uomo tutto il mio entusiasmo svanì in una coltre di imbarazzo: «s-se vuoi». Abbassai lo sguardo sulle mani che stringevano le salviette imbevute con cui avevo raccolto il tè ed attesi il verdetto mentre il jarvey, spaventato, era fuggito a rintanarsi in qualche pertugio se non era scappato del tutto. Di una cosa però ero certa: doveva far controllare la zona.
     
    .
  10. Caidan Kruse
     
    .

    User deleted



    Caidan Kruse | Lupo mannaro | Guardiacaccia


    L'ambizione era un'arte a cui lui non era mai stato avvezzo e che in quella piccola e umile dimora dissonava come la nota vibrata dalla corda di un violino prossima alla rottura. La determinazione, quella sì che contava qualcosa, era invece bene accetta.
    La ragazza che aveva davanti era una completa e perfetta sconosciuta agli occhi di Caidan, che non riteneva di averla mai notata prima d'allora. La studentessa, se mai fosse entrata in possesso di tale, insignificante informazione non avrebbe dovuto prenderla troppo a cuore, poiché era normale per il vecchio, taciturno guardiacaccia non prestare attenzione a nessuno al di fuori di se stesso. Rientrava nella sua boriosa routine e dunque nella sua quieta quotidianità.
    «Voi donne siete le creature più pericolose al mondo.» Rispose alla sua affermazione sulle acromantule, non riscontrando eccessiva verità in quelle parole.
    «Ma avrai modo di scoprirlo immagino.»
    Ancora una volta commise quel grave errore: ritenere gli studenti di quella scuola troppo piccoli per comprendere le dinamiche degli adulti. Cambiare prospettiva era per lui complesso, quasi impossibile, e forse questo gli impediva - e gli avrebbe impedito - di guardare Danielle per ciò che era.
    Quando seppe che la Corvonero non aveva più alcuna spilla fra le mani, quasi fu tentato di domandarle il motivo che aveva spinto le autorità a negargliela. Quasi, perché non lo fece, scegliendo di trattenere l'accenno di curiosità che iniziava a percepire quando trascorreva più di qualche minuto con una persona nuova.
    «Brava ragazza.» Commentò nel sentirla specificare di non avere alcun interesse a entrare nella foresta.
    Non ci credeva, non era così ingenuo né sprovveduto, ma per il momento accettò quell'eventualità concedendole il beneficio del dubbio in qualità di ospite.
    Quando il jarvey atterrò sul tavolo facendo letteralmente scoppiare una bomba, Caidan imprecò a voce talmente alta da lasciarsi udire persino dal castello probabilmente. Soffiò sul torace fino a quando, inerme, non ricevette le cure e le attenzioni della ragazza, riscontrando in lei una praticità e una sicurezza che non si sarebbe aspettato. Sembrava sapere il fatto suo.
    «Non è nulla, respira.»
    Fu lui a tranquillizzarla, lanciandole un'occhiata piuttosto incerta nonché divertita. Il tè si era raffreddato parecchio da quando lo aveva sottratto al fuoco, motivo per cui come peggior conseguenza dell'incidente la pelle sarebbe rimasta arrossata per un po'.
    «Futura guaritrice?» Domandò in una mezza risata ripensando al discorso dell'ambizione. Forse la brunetta fingeva solo di non esserlo.
    Prese le distanze e le fece cenno di aspettarlo.
    «Torno subito.»
    Le diede le spalle ed entrò in camera da letto, non preoccupandosi di chiudere la porta mentre si sfilava la maglia lasciandola cadere per terra e aprendo un cassetto per prenderne una pulita. In quell'istante ne approfittò per guardare allo specchio il risultato dell'accaduto, appuntandosi mentalmente di non accettare mai più di provare ad addestrare un jarvey.
    Si sfiorò la scottatura e soffiò tra i denti; se avesse indossato la maglia, il tessuto lo avrebbe solo ulteriormente irritato.
    Così decise di sfruttare l'aiuto che aveva nell'altra stanza e le doti da futura medimaga della studentessa.
    «Ellie, ti spiace cercare l'aloe nella credenza che ti viene di fronte? E' in un barattolo di terracotta.»
    I rimedi della nonna, si disse, erano sempre i migliori.
    Fu allora che rammentò la domanda a cui la ragazza aveva dato voce solo per metà, chiedendogli indirettamente se ci sarebbe stato modo di scoprire come lui era fatto. Caidan, che nell'attesa non aveva granché di meglio da fare, riprese l'argomento.
    «Quanto a prima... credo che resterai nei dintorni per un po', no?» Le domandò sporgendosi di poco al di là dello stipite per cercarla con lo sguardo dell'occhio sinistro.
    «E io non credo di andare da qualche altra parte per il momento.»
    In altre parole sì, se Danielle avesse davvero voluto scoprire altro di lui, non avrebbe dovuto fare altro che bussare alla porta ed entrare. Possibilmente non nelle notti di luna piena.
    In fondo nascondere qualche informazione cruciale era ancora una sua prerogativa.
     
    .
  11.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Grifondoro
    Posts
    301

    Status
    i'm sleeping

    Danielle Richards | III anno | Corvonero


    Ellie
    «Caidan» lo richiamai con dolcezza lasciando per un attimo stare il mio thè per poggiare il mento al palmo, «quanti anni pensi che abbia? Non sono piccola» ridacchiai sommessamente abbassando il viso. Incontrare i suoi occhi cerulei in quell’accenno di coraggio – o sfrontatezza? – mi era sembrato sufficiente. Non volevo dargli l’impressione di essere una donna vissuta con un infinito numero di esperienze alle spalle ma, per le calze di Morgana, quest’anno avrei compiuto vent’anni, non ero proprio nata ieri e qualche ragazzo, okay uomo, persino di quella che potevo ipotizzare essere la sua età lo avevo anche avuto. Ma non ci fu il tempo di approfondire quel discorso né i successivi poiché l’impertinente jarvey della Norton seminò letteralmente il caos nei dieci secondi netti d’orologio in cui si era presentato. Mi alzai immediatamente andando ad asciugare da terra il disastro che aveva fatto passando inoltre qualche salvietta al guardiacaccia poiché non volevo prendermi la confidenza di farlo da me senza il suo consenso. L’occhiataccia che riservò allo pseudo furetto mi immobilizzò cancellando tutta l’autorità che ero riuscita a racimolare per spingerlo a farsi invece controllare. «Non è nulla, respira.» Mi tranquillizzò fraintendendo la mia reazione all’occhiata assassina rivolta all’animale con quelle che in realtà erano le mie competenze. Mi aveva spiazzato quell’occhiata di fuoco e sicuramente non avrei voluto per nessuna ragione al mondo fare in modo che la stessa espressione fosse invece rivolta a me. Non so tutt’ora spiegarmi perché reagii a quel modo. Alla fine, ho avuto litigate e discussioni con persone apertamente ostili e in alcuni casi ben più pericolose rispetto a lui ma forse, così volevo giustificarmi, era la sua aria da orso eremita ad attirarmi ed allo stesso tempo a mantenermi a distanza. Per certi versi il guardiacaccia si presentava in tutto e per tutto dall’aspetto e dal carattere diffidente di un animale e avrei tanto voluto conoscerne la storia ed i motivi che lo avevano portato ad isolarsi a quel modo. “Magari la scoprirò” un sorriso mi si aprì sulle labbra. Avevo finito di asciugare il pavimento e nell’attesa che lui tornasse avevo momentaneamente occupato la sua sedia accavallando distrattamente le gambe. Mi guardai attorno nuovamente, indisturbata dalla sua presenza totalizzante ed il mio sguardo alla fine dell’ispezione cadde in direzione della porta verso cui l’uomo si era infilato. Era aperta. Un movimento catturò la mia attenzione e nuovamente, così come mi aveva accolto, lo vidi a torso nudo. I miei occhi si soffermarono sul suo corpo statuario tracciando i contorni di ogni singola curva in cui la muscolatura scolpita si contraeva. La superficie del busto era disseminata da tagli e ustioni rimarginate nel passato fino alla “V” in cui si delineava il suo bacino. «Ellie» Porca puttana! Scattai immediatamente sull’attenti roteando il busto a guardare altrove, dissimulando dalla possibilità che mi avesse effettivamente scoperta ad incantarmi sulla sua figura. «L’aloe?» che cazzo è l’aloe? «Oh sì, certo, l’aloe» scattai in piedi dirigendomi verso il mobile che avevo di fronte, esattamente come mi aveva indicato. L’aprii cercando al suo interno il famoso vasetto e mi grattai il mento constatando che ce ne erano diversi al suo interno, tutti uguali. Ne presi alcuni e li aprii constatandone il contenuto fino a che, al quarto tentativo, non trovai il composto gelatinoso trasparente. Ne presi una puntina sfregandomela tra le dita per accertarmene ulteriormente e mi diressi nella stanza dove stava lui trovandolo ancora seminudo ma appoggiato ad attendermi sullo stipite.
    «Abbiamo altri quattro anni» mormorai arrossendo di un poco dopo aver incontrato la sua occhiata. Mi schiarii la voce e abbassai – per modo di dire dato che era comunque molto più in alto di me – lo sguardo sulla scottatura trovando immediatamente una zona molto arrossata. «Altro che nulla. Come minimo se non la tieni costantemente idratata con l’aloe ti uscirà una bolla gigantesca... Posso?» Aprii il barattolo intingendo le dita. Confidavo fosse capace in una operazione tanto semplice ma qualcosa in lui mi diceva che ne avrebbe presa una noce e se la sarebbe buttata sul petto senza un minimo di cura per poi ricoprirla con la maglia che vi avrebbe sfregato al di sopra, nulla di più sbagliato. Se mi avesse concesso l’okay lo avrei immediatamente spronato a sedersi, per ovvie ragioni di dislivello, e mi sarei presa cura della sua ferita, altrimenti gli avrei retto il barattolo aperto mentre con fare sconcertato lo avrei osservato curarsi malamente da solo. «Comunque sì, finita Hogwarts vorrei frequentare il corso da medimaga... mi è sempre piaciuta la medicina ma forse questo è un “effetto collaterale” di essere cresciuta in mezzo ai dottori» feci spallucce mentre un sorriso alzò gli angoli delle labbra al pensiero di mio padre e di mio zio.
     
    .
  12. Caidan Kruse
     
    .

    User deleted



    Caidan Kruse | Lupo mannaro | Guardiacaccia


    Caidan non era mai stato particolarmente attento alla propria incolumità, tant'è che non capitava di rado vederlo tornare dalla foresta in condizioni disastrate, capelli arruffati e graffi sul volto, umore a pezzi e muscoli doloranti. Ma quella era una sorta di routine che prendeva luogo regolarmente una volta al mese. Non fu dunque un dramma per lui ustionarsi tre quarti di torace, ma non poteva dire lo stesso della ragazza che, individuato il barattolo che lui le aveva richiesto, si avvicinò con aria incerta - non che Caidan fosse particolarmente bravo a interpretare le emozioni altrui - e gli chiese di poter essere lei a occuparsene.
    L'uomo, che dal canto suo avrebbe fatto esattamente ciò che l'altra temeva, si lasciò curare roteando gli occhi e sbuffando spazientito. Eppure già il fatto di aver accettato il suo aiuto voleva pur dire qualcosa. Forse quell'aria da duro poteva essere parte di un'immagine che non sempre veniva ben interpretata e compresa.
    «Melodrammatica.»
    Prese in giro l'altra non riuscendo a trattenere quel mezzo sorriso impenitente che andò a curvargli impercettibilmente l'angolo destro della bocca verso l'alto.
    La lasciò fare e osservò con attenzione la cura della ragazza, percepì distintamente il contatto dei suoi polpastrelli contro l'addome irritato e particolarmente sensibile e dovette trattenersi dal parlare per non rendere evidente cosa quel contatto prolungato gli stava scaturendo. Ad essere terribilmente onesti, la sua vita era ben lontana dall'essere considerata semplice e priva di stimoli o tentazioni. Era un uomo di una certa età, solitario e con una bestia a squarciargli animo e corpo nelle notti di luna piena. Immaginare che con simili premesse non subisse il fascino di una ragazza tanto giovane quanto avvenente mentre per di più questa si occupava di curarlo con dedita cura sarebbe stato riduttivo oltre che piuttosto fantasioso, persino per un mondo in cui esisteva la magia.
    «Sei portata.» Borbottò mentre si schiariva la voce, sollevando lo sguardo verso l'alto solo dopo aver notato il rossore sulle guance di lei.
    La situazione stava iniziando a degenerare e Caidan avrebbe dovuto imparare a tenersi alla larga da quelle ragazze, ormai non più tanto piccole com'erano una volta.
    Dannazione.
    Cosa avrebbero pensato gli altri se li avessero visti in quel momento? Non che all'uomo interessasse il punto di vista altrui, ma conosceva piuttosto bene il regolamento della scuola e, dati i recenti sviluppi, decise in quello stesso momento che una volta congedata Ellie si sarebbe recato in fretta e furia verso Hogsmeade, a svagarsi in qualche modo.
    Fu un impulso rapido quanto quelli che tentava di trattenere, quello di filtrare i suoi pensieri fino a cogliere anche solo quello più superficiale; una qualunque sfumatura che lo distraesse.
    «Quanti anni credo tu abbia...» commentò sottovoce mentre cercava di resistere alla tentazione di penetrarle la mente e fallendo miseramente. «Sedici? Diciassette? O siamo sulla trentina e te li porti estremamente bene?»
    Sorrise e si allontanò dal suo tocco non appena l'altra finì, passandosi di mano in mano la maglia pulita.
    «In ogni caso sei parecchio più giovane di me.»
    Il tono serio con cui pronunciò quelle parole lasciava ben intendere cosa volesse dire, così come lo sguardo che, fermo, costringeva l'altra a ricambiarlo. Sarebbe stato meglio mettere le cose in chiaro, soprattutto per evitare che circostanze simili si replicassero.


    Lascio a te la scelta se e cose riesce a cogliere :3
     
    .
  13.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Grifondoro
    Posts
    301

    Status
    i'm sleeping

    Danielle Richards | III anno | Corvonero


    Ellie
    «M mh, ne riparliamo quando, se seguirai le mie indicazioni, ti risparmierai l’ennesima cicatrice» borbottai non degnandolo di uno sguardo per continuare a spalmargli con delicatezza l’aloe. Dalla mia tracolla avevo anche recuperato una benda dal mio kit d’emergenza che avevo costruito insieme allo zio Jon e con fare altrettanto esperto gli fasciai il torace evitando così che gli indumenti gli sfregassero sulla ferita. «Ripetilo almeno... Uhm, almeno tre volte al giorno» lo fissai con intenzione severe, grande errore. Seduto dov’era arrivava perfettamente all’altezza del mio viso e poche spanne distanziavano i nostri volti. Vicino come forse non lo sarebbe mai più stato. Mi schiarii la gola dandogli un buffetto sul petto. «Come nuovo» non potei fare a meno di arrossire mentre mettevo qualche passo di distanza. Forse sarei dovuta tornare nel piccolo soggiorno che fungeva anche da sala pranzo per permettergli di rivestirsi senza la mia presenza tampinante ma nella realtà dei fatti rimasi immobile, ciondolante, a guardare ovunque nella sua camera da letto tranne che lui. Le mie mani presero nuovamente ad agitarsi, torcendosi tra loro, massaggiando ciò che rimaneva dell’aloe dai palmi. Dovevo concentrarmi su quel gesto, sulle proprietà dell’aloe che avrebbero idratato le mie mani e non sull’omaccione seminudo e silenzioso di fronte a me. Non dovevo lasciar correre la mente in quella direzione. Mi era già successo con un insegnante. Ma il guardiacaccia non è un professore, maledetto stupido subconscio che aveva ragione ma io non sarei ricaduta nello stesso errore, non avrei sollevato nuovamente un polverone anche perché la direzione era stata clemente nei miei confronti già una volta, non avrei sfidato nuovamente la mia buona stella o questa volta mia madre sarebbe stata inarrestabile e avrebbe fatto tabula rasa prima di sbattermi a Durmstrang. Beh, ma la mamma come dovrebbe venirlo a sapere? Nemmeno vi sentite più. Strinsi gli occhi arricciando il naso, probabilmente mia madre non lo avrebbe mai saputo ma... stavo decisamente correndo troppo. Lui non era minimamente interessato a me, quindi di cosa mi preoccupavo?
    «Quanti anni credo tu abbia...» fece lui riflettendo, l’aria assorta. Io dal canto mio tornai ad osservarlo, felice di quella distrazione mentre inclinavo il capo con un sorrisino angelico stampato. Lo spronai a dire un numero con un rapido cenno delle sopracciglia prima di finire con la bocca spalancata. «Caidan» sbottai divertita mentre dentro i miei sogni di gloria si sgonfiavano come palloncini. «Sedici anni? Ma scherzi», misi su un finto broncio incrociando le braccia al petto. Mi vedeva come una stramaledetta mocciosa, dentro di me ero un mare in tempesta ma non avrei potuto né voluto darglielo a vedere. Nonostante tutto ero orgogliosa. «Vado per i venti quest’anno» non ero affatto piccola e per l’appunto i miei ultimi due ex avevano uno sedici anni in più mentre l’altro sette, non a caso V e Skylee mi prendevano in giro su questo fronte dicendomi che ero rotta in quanto mi piacevano solo i “vecchi”, dalla mia potevo solo rispondere che uomini più adulti avevano un cervello più responsabile e formato rispetto ai nostri coetanei, ne erano una prova il pancione di V ed il suo padre biologico fuggito ancor prima di scoprire la gravidanza e vabbè, quasi a voler sparare sulla croce rossa, il comportamento da immaturo che aveva avuto Christian nei confronti della biondina. La loro lotta sui social fino all’ultimo fake-selfie aveva visto Skylee perdere proprio quest’inverno. Non avevo ancora capito cos’era successo a Capodanno ma lei era tornata strana da lì. Avrei dovuto parlarle, saperla strana m’intristiva esattamente come l’espressione che doveva essermi cambiata in viso. «In ogni caso sei parecchio più giovane di me.» La sua replica seria mi colpì come una stoccata. Sostenni il suo sguardo di ghiaccio mentre i miei occhi dardeggiavano di puro orgoglio. «Quindi? Adesso solo perché sono “parecchio più giovane” di te non posso curarti una ferita?» Avevo capito il messaggio che mi aveva mandato eppure avevo deciso di rispondere a tutt’altro, non stavo né stavamo facendo nulla di male ed io per prima non avevo nessun interesse a ripetere i miei stessi errori. «O...» mandai giù il groppo, «non posso essere tua amica?» Amica, figuriamoci.


    Usa pure ciò che vuoi contro di me :occhioni:


    Edited by .Danielle - 27/2/2022, 20:47
     
    .
  14. Caidan Kruse
     
    .

    User deleted



    Caidan Kruse | Lupo mannaro | Guardiacaccia


    Quella ragazza sapeva il fatto suo e fin qua nessuno avrebbe avuto da ridire, neppure lui. Notava il modo in cui Ellie, con estrema cura, si occupava di medicargli la ferita, l'attenzione che poneva mentre lo bendava - aveva davvero con sé un kit di pronto soccorso? - al che gli venne spontaneo pensare ad una domanda che tuttavia le espose solo dopo un paio di commenti inevitabili dal momento in cui lei dapprima chiarì un concetto fondamentale, portando alla luce quelli che erano difetti fisici insormontabili ma che tuttavia a lui non turbavano più del dovuto, subito dopo esordì con indicazioni precise su come gestire la ferita nei prossimi giorni.
    «Sono così terrificanti da vedere?»
    Domandò con la voce rotta dalla vibrante risata che si ripercosse nella casa toracica, guardandola allontanarsi quel poco che gli permise di indossare la maglia.
    «Agli ordini, dottoressa.»
    L'ilarità nel suo tono di voce sarebbe stata impossibile da non notare, tuttavia tornò piuttosto serio quando la vide restare lì, immobile, incapace di guardarlo negli occhi. La vide studiare la stanza in cui erano immersi e l'occhio buono del lupo andò a finire sul letto disfatto e gli indumenti usati e mai rilavati sparsi su una poltrona di vimini posta nell'angolo più distante della camera.
    «Avresti dovuto fare l'aiutante in infermeria, non perdere il tuo tempo tra i libri.»
    Asserì come per distrarla da ciò che vedeva, più per un senso di decenza verso di lei che non per reale preoccupazione che l'altra lo considerasse disordinato e trasandato; era in fondo esattamente ciò che lui era. E la camera da letto non era certo il posto ideale per accogliere un ospite inaspettato.
    Quando l'altra mise in chiaro l'età, ancora una volta Caidan si ritrovò a sorridere, questa volta schioccando la lingua contro il palato e scostandosi dall'improvvisata seduta sulla cassettiera con un colpo di reni.
    «Ah, allora sei vecchia.»
    La stava prendendo deliberatamente in giro. Qualcosa che, se aveva più o meno capito il tipo che si trovava di fronte, con ogni probabilità l'avrebbe fatta innervosire. Era orgogliosa la ragazza, glielo poteva leggere con un unico occhio da ogni fibra del suo essere; Ellie sembrava letteralmente andare a fuoco e non nel senso blando e superficiale del termine.
    Il lupo aveva la certezza che chiarire le cose con quella ragazza non sarebbe servito a niente. Lui non era un tipo che aveva amici, men che meno così socievole da considerare tali gli studenti - e le studentesse - di quella scuola. Non voleva problemi, doveva pensare a sé e futili distrazioni sarebbero servite unicamente a convincerlo maggiormente a restarsene nel suo buco.
    Le si avvicinò e inclinò appena il busto in avanti, facendosi talmente vicino a lei da poter percepire distintamente il suo profumo che, volente o nolente, impregnava ormai la piccola e umile capanna.
    «Arrossisci così spesso con tutti i tuoi amici
    Non era sua intenzione ferire qualcuno, ma ad allontanare le persone indesiderate, per così dire, era un maestro.
     
    .
  15.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Grifondoro
    Posts
    301

    Status
    i'm sleeping

    Danielle Richards | III anno | Corvonero


    Ellie
    «No, raccontano la tua storia» replicai assorta studiando i contorni frastagliati della più grossa. Il suo corpo era perfetto a prescindere da quei segni che forse all’occhio di qualcun altro sarebbero stati orrendi, antiestetici, persino spaventosi, ma non per me che li osservavo con pacata devozione, curiosità di sapere cosa avesse offeso quella carne così dura e all’apparenza invincibile. “Mi piacciono”, avrei volute dire ma ebbi sufficiente criterio da non rivelargli quel pensiero ad alta voce, di non rivelargli quanto fossi dannatamente attratta da lui e dalla sua figura. Almeno quello, sarebbe rimasto un mio segreto. Mi allontanai lasciandogli il tempo di ricomporsi, la fasciatura che spuntava lievemente dallo scollo della maglietta. Ebbi un brivido discostandomi da lui, la temperatura nella stanza era come scesa di colpo in quella breve distanza e decisi di guardarmi attorno piuttosto che fissarlo mentre si rivestiva. L’ordine non era decisamente una sua qualità ma onestamente mi sarei stupita del contrario. Caidan appariva internamente così come dava a vedere all’esterno: caos e asocialità, esattamente come quella stanza disseminata dei suoi indumenti, era palese mancasse una donna della sua vita. Non potei fare a meno di accennare un sorrisino.
    «Hey! Non è una perdita di tempo. Dai libri viene la conoscenza... queste manine mica si muovono a caso», papà me lo aveva sempre ripetuto: mai improvvisare, muoviti solo nella tua sfera di competenze e così io facevo, come in quel caso che mi ero proposta di prendermi cura della sua ferita. «Però effettivamente adesso che ho più tempo potrei farlo, non mi dispiacerebbe e farebbe curriculum per l’accademia. Buona idea!» Ottima idea. Come avevo fatto a non pensarci prima? Semplice, non avevo avuto granché modo di pensare a me stessa. Nell’ultimo anno ero sempre stata proiettata in quelle che erano le necessità altrui, di Vanja principalmente, ma così facendo, e mi stupii che una semplice chiacchierata lo avesse fatto emergere, avevo messo in secondo piano me stessa e i miei bisogni, i miei sogni. Sarebbe stato così naturale per me affiancare la dottoressa Norton apprendendo e solidificando ulteriormente le basi del mestiere. Poi appunto, ora che non ero più oberata dai compiti da prefetto avevo sicuramente una montagna di tempo libero da dedicarle e dalla mia avevo comunque lo zio Jon che vi avrebbe messo sicuramente una buona parola con la donna. Sì, gli avrei chiesto!
    «Ah, allora sei vecchia.» Strinsi gli occhia gialli in due fessure, mi stava apertamente prendendo in giro adesso. «Ma che simpaticone» accennai ad una falsissima risata prima di sbuffare scocciata e ricevere la stoccata definitiva che mi infiammò ulteriormente. Non era necessario ricordarmi le nostre posizioni e quale era il regolamento della scuola ma non stavamo facendo niente e, tralasciando la mia attrazione nei suoi riguardi, me ne sarei assolutamente stata al mio posto. Non volevo problemi, men che meno adesso che avevo praticamente riabilitato il mio nome e quasi nessuno mi puntava più come “quella che si scopava il prof per non essere bocciata”, un successivo scandalo era scoppiato e i riflettori si erano, con mio sommo sollievo, spostati altrove. Non intendevo tornare alla ribalta per nessuna ragione e capivo anche che fosse nel suo interesse scoraggiarmi ma davvero, non stavo facendo nulla ed era lampante per me che da parte sua non ci fosse quel genere di interesse. Mi si avvicinò e prima che potessi avere una qualsiasi reazione atta a mettere nuovamente distanza, il suo viso fu ad una spanna dal mio ed il suo unico occhio buono mi scrutò intensamente. Riuscivo a vedermi in quell’occhio ceruleo piccola ed insignificante, le guance imporporate di vergogna e d’emozione mentre il cuore scalpitava in petto. «Arrossisci così spesso con tutti i tuoi amici?» VAFFANCULO. Serrai la mandibola ribattendo a quelle parole con sguardo furente. Se un’occhiata avesse potuto bruciare qualcuno, in quel momento Caidan avrebbe preso fuoco.
    «In realtà sì» replicai glaciale, «“avrai modo di scoprire”»o forse no”, citai letteralmente le sue parole di poco prima, «che arrossisco frequentemente, sai, è una cosa che non si controlla»Ma che ne vuole sapere uno stronzo eremita?!” Mi morsi la lingua evitando quelle parole e senza discostare lo sguardo dal suo uscii a testa alta dalla stanza.
    «I libri preferisci restituirli da solo» sia mai che sia “troppo giovane” anche per questo, «o preferisci il ritiro?» Avrebbe dovuto restituirli da solo, non avrei nemmeno dovuto lasciargli quella possibilità ma fu più forte di me cedere alla voglia di rivederlo, di scoprire qualcosa in più nonostante quei continui avvertimenti a tenermi a distanza.


    Edited by .Danielle - 28/2/2022, 18:57
     
    .
15 replies since 23/1/2022, 02:16   400 views
  Share  
.
Top
Top